ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07549

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 364 del 16/01/2015
Firmatari
Primo firmatario: LAFORGIA FRANCESCO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 16/01/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 16/01/2015
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-07549
presentato da
LAFORGIA Francesco
testo di
Venerdì 16 gennaio 2015, seduta n. 364

   LAFORGIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
   il 9,9 per cento delle persone residenti nel nostro Paese vive in povertà assoluta (dato 2013), dato in aumento esponenziale rispetto al 2007, quando la stessa percentuale risultava essere il 4,1 per cento. Secondo dati Istat, si tratta di persone che non raggiungono «uno standard di vita minimamente accettabile», privi di un'alimentazione adeguata, di una situazione abitativa decente e di altre risorse basilari come quelle per la salute, i vestiti e i trasporti;
   la povertà non si concentra più, esclusivamente nel Meridione e tra le famiglie numerose, negli ultimi anni, infatti, si è registrato un preoccupante incremento in segmenti della popolazione prima ritenuti immuni come al Nord, dove le persone in povertà assoluta sono aumentate dal 3,3 per cento nel 2007 al 7,3 per cento nel 2013 e le famiglie povere con due figli minori sono passate dal 3,8 per cento al 13,4 per cento;
   in Italia esiste «una terza società, la società degli esclusi», che negli anni della crisi è cresciuta di dimensioni, fino a superare quota dieci milioni di persone tra disoccupati, occupati in nero e inattivi ma disponibili a un impiego. Una schiera che più o meno coincide con l'ultima statistica Istat su quanti vivono in condizioni di povertà relativa (il 16,6 della popolazione sotto la soglia mensile di 972 euro di spese per nuclei con due componenti). E che non accenna a diminuire, visto che nel novembre 2014 il tasso di disoccupazione ha raggiunto il record del 13,4 per cento (+0,9 per cento rispetto a 12 mesi prima), sfiorando il 44 per cento tra i giovani;
   a fronte dei grandi numeri della povertà di oggi, l'Italia rimane l'unico Paese dell'Europa a 27, insieme alla Grecia, privo di una misura nazionale a sostegno di chi si trova in questa condizione. Pur con differenze, i tratti di fondo dei piani contro la povertà sono ovunque gli stessi: un contributo economico per affrontare le spese primarie accompagnato da servizi alla persona (sociali, educativi, per l'impiego) che servono ad organizzare diversamente la propria vita e a cercare di uscire dalla povertà. Alla base c’è il patto di cittadinanza tra lo Stato e il cittadino in difficoltà: chi è in povertà assoluta ha diritto al sostegno pubblico e il dovere d'impegnarsi a compiere ogni azione utile a superare tale situazione;
   una recente ricerca realizzata dalla Fondazione Moressa su dati Eurostat, che mette a confronto le differenze di reddito e i tassi di povertà in Italia e in Europa, conferma ulteriormente la posizione critica in cui si trova il nostro Paese e spiega in parte la perdita di appeal dell'Italia (basti pensare che nel 2013 sono aumentati i trasferimenti all'estero, + 21 per cento tra gli italiani e + 14 per cento tra gli stranieri, mentre sono calati del 13 per cento gli ingressi);
   l'articolo 3 della Costituzione della Repubblica italiana recita: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese»;
   nell'autunno 2013, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali del Governo Letta, Enrico Giovannini, aveva proposto un piano contro la povertà attraverso un, sostegno all'inclusione attiva (SIA), il costo del piano era di 7,5 miliardi di euro;
   il reddito di inclusione sociale previsto dal SIA invece, sarebbe stato elargito attraverso carta di credito, quindi rivolto completamente al consumo. Le misure in favore dei poveri non sono, dunque, solo giuste, ma rappresentano anche un effetto moltiplicatore massimo sulla domanda interna –:
   se il Governo, alla luce di quanto sopra premesso, non ritenga urgente e necessario avviare, nel 2015, la realizzazione di un piano nazionale contro la povertà, di durata pluriennale, con indicazioni concrete affinché venga gradualmente introdotta una misura nazionale, rivolta a tutte le persone e le famiglie in povertà assoluta nel nostro Paese, che si basi su una logica non meramente assistenziale ma che sostenga un atteggiamento attivo dei soggetti beneficiari dell'intervento. (4-07549)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

integrazione sociale

metodo statistico

partecipazione dei lavoratori