ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/06320

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 305 del 08/10/2014
Trasformazioni
Trasformato il 16/03/2015 in 3/01365
Firmatari
Primo firmatario: SORIAL GIRGIS GIORGIO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 08/10/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 08/10/2014
Stato iter:
16/03/2015
Fasi iter:

TRASFORMA IL 16/03/2015

TRASFORMATO IL 16/03/2015

CONCLUSO IL 16/03/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-06320
presentato da
SORIAL Girgis Giorgio
testo di
Mercoledì 8 ottobre 2014, seduta n. 305

   SORIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno . — Per sapere – premesso che:
   secondo un'inchiesta giornalistica pubblicata di recente, nelle serre della provincia siciliana di Ragusa lavorerebbero cinquemila donne, quasi tutte di origine rumena, vivendo segregate in campagna come schiave e subendo ogni genere di violenza sessuale sotto ricatti di vario tipo e nella più completa omertà da parte degli abitanti del luogo;
   in quella che viene chiamata la «città delle primizie», uno dei distretti ortofrutticoli più importanti d'Italia con circa 3000 aziende agricole di piccola e media dimensione, nel 2011 risultavano regolarmente registrati 11.845 migranti, ma sembrerebbe che una stima reale di quelli che lavorano nelle serre oscilli tra 15 mila e 20 mila;
   dopo i tunisini degli anni ’80, dal 2007 sono arrivati i nuovi migranti rumeni e soprattutto le rumene, disposte a lavorare per metà salario, così è nato il distretto del doppio sfruttamento: agricolo e sessuale;
   Giuseppe Nicosia, sindaco di Vittoria, ammette che «Se non ci fossero i migranti, la nostra agricoltura si bloccherebbe. C’è una buona integrazione, ma la violenza sulle donne è un peso sulla coscienza di tutti. Un fenomeno disgustoso, anche se in regressione»;
   il sacerdote Don Beniamino Sacco, che per primo ha denunciato questa situazione che secondo lui è diffusa «soprattutto nelle piccole aziende a conduzione familiare», tre anni fa ha mandato in carcere un padrone sfruttatore, e da allora subisce minacce;
   è stato avviato da poco il progetto «Solidal Transfert», un pulmino che permette ai braccianti di spostarsi senza dipendere dai padroni, perché, come sottolinea Giuseppe Scifo della Flai Cgil, lo sfruttamento lavorativo è facilitato anche dall'isolamento che nella maggior parte dei casi sfocia nella vera a propria segregazione e permette ai padroni di ricattare sessualmente le donne anche in cambio di beni primari come l'acqua;
   Alessandra Sciurba, ricercatrice dell'Università di Palermo spiega che le donne sono costrette ad accettare queste condizioni «per tenere unita la famiglia», visto che nelle serre alle donne è permesso di vivere coi figli, mentre in altri lavori come la badante questo non è possibile e questo comporta che a vivere in condizioni disumane nelle serre ci siano anche molti minori;
   una ricerca condotta dall’«Associazione diritti umani» rivela che «Ci sono abitazioni piccole e senza infissi», con letti di cartoni, cucine col fornelletto a gas, buchi nel soffitto che fanno passare l'acqua piovana, mura erose dall'umidità in cui proliferano i miceti, che causano patologie come l'asma soprattutto in soggetti di tenera età, prima perfettamente sani. Il tutto «nel totale disinteresse del locatario», anzi, c’è chi ha anche il coraggio di chiede fino a 300 euro al mese per una di queste casupole;
   sia Emergency che Medici Senza Frontiere sono intervenuti nella zona, come se si trattasse di un posto di guerra e non un distretto produttivo;
   non è casuale che Vittoria sembra sia anche il primo comune in Italia per numero di aborti in proporzione al numero di abitanti da parecchi anni, e le donne che usufruiscono di questo servizio siano per la maggior parte le giovani rumene che lavorano come braccianti, rimaste incinte a causa degli abusi subiti; questa situazione ha portato anche ad un anormale allungamento dei tempi di attesa, rendendo impossibile in molti casi l'aborto entro i tre mesi previsti dalla legge, incentivando strutture abusive che, sotto cospicuo pagamento, praticano l'aborto senza averne competenza, con gravi rischi per la salute delle donne –:
   se il Governo sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e in che modo intenda attivarsi per attuare un serio e completo monitoraggio della situazione, nonché quali azioni intenda intraprendere per fare sì che simili inaccettabili situazioni di reale schiavitù non siano più presenti nel nostro Paese. (4-06320)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

manodopera agricola

malattia

aborto