ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/06313

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 305 del 08/10/2014
Firmatari
Primo firmatario: D'AMBROSIO GIUSEPPE
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 08/10/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
LIUZZI MIRELLA MOVIMENTO 5 STELLE 08/10/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 08/10/2014
Stato iter:
13/12/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 13/12/2016
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 13/12/2016

CONCLUSO IL 13/12/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-06313
presentato da
D'AMBROSIO Giuseppe
testo di
Mercoledì 8 ottobre 2014, seduta n. 305

   D'AMBROSIO e LIUZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   secondo la strategia energetica nazionale (SEN) entro il 2020 in Italia si vuole più che raddoppiare l'estrazione di idrocarburi fino a 24 milioni di barili all'anno;
   tra le 5 zone ritenute ad elevato potenziale di sviluppo, in Basilicata c’è la Val d'Agri dove, a 2 chilometri dal lago del Pertusillo – invaso che raccoglie le acque poi distribuite alla rete idrica potabile di tutta la regione Puglia – e a 700 metri dal corso dei fiumi affluenti del lago, insiste il centro oli ENI (divisione E&P) che estrae 88 mila barili al giorno di greggio (noi riteniamo ben di più) e la SEN prevede un potenziamento per 129 mila barili al giorno di greggio estratti;
   secondo gli unici dati di monitoraggio eseguiti dall'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente Basilicata (ARPAB) – come da progetto sulla «Valutazione dello stato ecologico del Lago del Pertusillo» finanziato con PO FESR 2007/2013 – i valori di bario, boro, ferro, manganese, rame, vanadio, fluorantene e naftalene risultano in varia misura pericolosamente superiori ai limiti massimi previsti per le acque superficiali, le quali in questo caso sono destinate all'uso potabile, distribuiti in rete in tutta regione Puglia da Acquedotto Pugliese spa;
   le piattaforme off-shore nella fase esplorativa e in quella estrattiva, causano lo sversamento in mare di un quantitativo di idrocarburi valutato nel 10 per cento del totale dell'inquinamento marino da idrocarburi: si tratta di fluidi e fanghi generati dalle trivellazioni e dagli scarti degli idrocarburi, estratti e lavorati letali per la fauna marina e l'intero ecosistema Adriatico, a cui si somma l'inquinamento provocato dal transito in mare di ogni tipo di natanti e delle navi-cisterna per il trasporto degli idrocarburi (si calcola che per ogni milione di tonnellate di petrolio trasportate via mare, una tonnellata vada dispersa a causa di riversamenti di varia natura);
   il Governo parla di 40.000 posti di lavoro grazie alle trivelle ma ad oggi si contano solo circa 240 occupati locali oltre a 500 stagionali –:
   se non ritenga necessario e urgente porre in essere iniziative finalizzate a limitare prima e fermare poi, la contaminazione da idrocarburi e metalli pesanti del mare e delle acque superficiali, specialmente quelle destinate all'uso potabile. (4-06313)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 13 dicembre 2016
nell'allegato B della seduta n. 713
4-06313
presentata da
D'AMBROSIO Giuseppe

  Risposta. — Con riferimento alle problematiche evidenziate nell'interrogazione in esame, relativa al monitoraggio delle piattaforme in mare per idrocarburi, sulla base degli elementi acquisiti dalla competente direzione generale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, si rappresenta quanto segue.
  L'associazione ambientalista Greenpeace, in data 20 luglio 2015, ha avanzato alla competente direzione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare una richiesta di accesso agli atti per acquisire i dati sul monitoraggio ambientale delle piattaforme di estrazione di idrocarburi in mare. A fronte di tale richiesta il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che era in attesa di ricevere i monitoraggi da parte dell'Eni, ha reso disponibile la documentazione richiesta sino a quel momento in possesso, ossia le relazioni sui monitoraggi per gli anni dal 2012 al 2014, dando formalmente riscontro alla richiesta di accesso agli atti.
  Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, qualora l'intervento non sia soggetto a valutazione di impatto ambientale nazionale, autorizza, ai sensi dell'articolo 104 del decreto legislativo 152 del 2006 e successive modificazioni ed integrazioni, le attività di scarico in mare delle acque di strato presenti nelle formazioni geologiche associate agli idrocarburi liquidi e gassosi estratti dalle piattaforme in mare e che vengono separate durante il processo di produzione degli stessi.
  Lungo le coste italiane sono presenti circa 135 piattaforme posizionate parte entro le 12 miglia e parte oltre. Di queste per sole 40 è attivo lo scarico delle acque di strato, autorizzato previa presentazione di un piano di monitoraggio ambientale volto a verificare l'assenza di pericoli per le acque e per gli ecosistemi acquatici.
  Sono stati pertanto forniti all'associazione Greenpeace i dati per 34 piattaforme che scaricano in mare.
  A seguito del riscontro fornito dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, non sono state avanzate ulteriori richieste da parte dell'associazione.
  Tutto ciò premesso, si fa presente che, per quanto riguarda i dati sui monitoraggi ambientali e il rilascio delle autorizzazioni allo scarico, a fronte delle pervenute richieste da parte degli operatori, l’iter per il rilascio dei rinnovi allo scarico in mare per 34 piattaforme è attualmente sospeso in attesa di ricevere le necessarie valutazioni da parte dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Nel corso di questi mesi, è stato specificatamente richiesto al suddetto istituto, tenendo conto degli esiti dei monitoraggi effettuati dal 2012 al 2014 e dei dati elaborati dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale negli anni precedenti, quanto segue:
   di evidenziare eventuali criticità ambientali, superamento di livelli di attenzione previsti da specifiche normative nazionali europee ed internazionali, pericolo ed eventuale compromissione per le acque e gli ecosistemi marini, tali da poter rappresentare motivo ostativo ai rinnovi;
   di individuare, ove necessario, specifiche misure prescrittive in relazione alla caratterizzazione dello scarico e alla tutela del corpo recettore.

  A fronte delle richieste di cui sopra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ha espresso la propria valutazione indicando che «...pur essendosi evidenziati degli effetti delle piattaforme, nella loro complessità sull'ambiente marino nelle aree più prossime alle strutture, in generale per la quasi totalità delle piattaforme prese in esame non sono emerse criticità a carico degli ecosistemi». Peraltro, su quattro piattaforme l'istituto ha evidenziato alcune criticità, per le quali sono stati richiesti dalla competente direzione generale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ulteriori approfondimenti che sono in corso di svolgimento.
  Preso atto di tali valutazioni, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha ritenuto opportuno avviare ulteriori verifiche sui dati rilevati durante i monitoraggi ambientali per le annualità 2011-2012-2013-2014-2015 per le piattaforme in fase di rinnovo dell'autorizzazione allo scarico, trasmessi da Eni tra settembre 2015 e giugno 2016. Tali verifiche sono necessarie per completare l’iter istruttorio e interpretare correttamente alcune variazioni della concentrazione dei parametri chimico-fisici monitorati, che non presentano andamenti costanti nel tempo. Per i profili tecnico-scientifici rilevati si è resa necessaria una valutazione supplementare da parte di un qualificato istituto di ricerca pubblico ed è stata pertanto richiesta una collaborazione mirata al Cnr.
  In relazione ai controlli e alle sanzioni, riguardo la composizione delle acque di strato, la normativa vigente prevede l'effettuazione dei controlli da parte delle capitanerie di porto, con il supporto delle Arpa, al fine di verificare la rispondenza con le prescrizioni previste dalle autorizzazioni e con la qualità e quantità delle acque di scarico dichiarate nella domanda di autorizzazione. L'unico parametro di legge previsto per lo scarico delle acque di strato è ad oggi quello relativo ad una concentrazione di olii minerali che deve essere inferiore a 40 milligrammi per litro (articolo 104 del decreto legislativo n. 152 del 2006) e che qualora rilevata porta al blocco dello scarico.
  Inoltre, come previsto dalla Parte terza del decreto legislativo n. 152 del 2016, chiunque non osservi i divieti di scarico previsti all'articolo 104 è punito con l'arresto fino a tre anni.
  Ad ulteriore integrazione di quanto sopra rappresentato, si informa che è in corso l'attivazione di un tavolo tecnico con i tre istituti di ricerca (Ispra, Istituto superiore di sanità, Cnr), per rivedere le modalità per l'autorizzazione dello scarico direttamente in mare delle acque derivanti dalle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi o gassosi in mare, in ottemperanza alle disposizioni previste all'articolo 104, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006. Attualmente, infatti, la procedura istruttoria per il rilascio dell'autorizzazione allo scarico in mare da piattaforme di estrazione di idrocarburi fa riferimento al decreto ministeriale 28 luglio 1994 che quindi non tiene conto delle sopraggiunte modifiche al quadro normativo ambientale.
  In ogni caso, per quanto di competenza, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare continuerà a monitorare le attività in corso anche al fine di un eventuale coinvolgimento di altri soggetti istituzionali.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

inquinamento da idrocarburi

sicurezza marittima

inquinamento marino