ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04995

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 237 del 30/05/2014
Firmatari
Primo firmatario: GIACHETTI ROBERTO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 30/05/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 30/05/2014
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 10/06/2014
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04995
presentato da
GIACHETTI Roberto
testo di
Venerdì 30 maggio 2014, seduta n. 237

   GIACHETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il quotidiano Libero del 18 maggio 2014 ha pubblicato un articolo a firma di Claudia Osmetti riguardante la libertà di stampa e, in particolare, la condanna per diffamazione di un giornale della provincia di Sondrio, ’l Gazetin, periodico mensile con tiratura di mille copie;
   nell'articolo intitolato «“La vignetta diffama il giudice”. Ma è un manifesto storico» si legge: «Un'immagine vale più di mille parole. Deve aver pensato questo un giudice del Tribunale di Brescia quando, lo scorso marzo, ha confermato una sentenza di condanna per diffamazione a mezzo stampa in capo a ’l Gazetin, giornale indipendente di cronaca civile di Morbegno [Sondrio], reo d'aver pubblicato una “vignetta” in merito ad un procedimento fallimentare che dura da 16-anni-16. Peccato però che l'immagine in questione altro non sia che un manifesto. Storico, per giunta. Un pugno di ferro che schiaccia un gruppo di partigiani, sullo sfondo delle case in fiamme e la scritta “Banditi e ribelli, ecco la vostra fine”. E se volete vederlo basta fare un salto in via Borgonovo a Milano. Già perché quel Manifesto è addirittura in esposizione al Museo del Risorgimento del capoluogo lombardo. Data della prima affissione: 1944. Oppure potete collegarvi al sito lastoriamilitare.com: lì è possibile addirittura comprarne una copia (“originale”, si precisa) a 400 euro. Eppure per il magistrato non ci sono dubbi: quella “vignetta” – pardon, quel manifesto – diffama il giudice delegato al fallimento. Beninteso, l'articolo assieme al quale era proposto, nel 2008, non integra alcun reato. Anzi “Il testo non travalica i limiti dell'esercizio del diritto di cronaca e di critica come da tempo elaborati dalla giurisprudenza”, parola dello stesso tribunale di Brescia. Ma quell'immagine proprio non va. “Così proposta – continua infatti la sentenza della prima sezione civile del foro bresciano – travalica i limiti del diritto di satira”. Risultato: il direttore, in solido con la cooperativa editrice del mensile, deve pagare 7.000 euro. E tanti saluti alla cronaca indipendente. Non che sia la prima batosta giudiziaria per ’l Gazetin. Sempre in merito a quel procedimento fallimentare (il caso Gianoncelli che per l'appunto dura da 16 anni) il mensile valtellinese dovrà pagare, tra risarcimenti e spese legali, 20.000 euro al giudice delegato per un articolo del 2004 e ne ha già sborsati circa 29.000 al curatore fallimentare per altri pezzi usciti nel 2000 e nel 2001 e ritenuti diffamatori al pari della vignetta-manifesto. Il rischio chiusura, trattandosi di un piccolo giornale di provincia, è praticamente certezza. Così, a scendere in piazza, sono stati i radicali di Sondrio e l'Associazione Avanti Diritto che ne hanno fatto una piccola battaglia locale. “’l Gazetin è stato condannato semplicemente perché ha raccontato i fatti, a differenza di altre testate”, si legge nell'appello per la libertà di stampa sul quale in Valtellina stanno raccogliendo le firme. “Addirittura – continua la petizione – questo giornale è stato sottoposto a procedimento due volte per lo stesso fatto, in barba al diritto di critica. Diritto che vale anche per l'operato dei giudici”. Giustizia giusta e libertà di stampa, quindi. Perché sarà anche vero che le sentenze si applicano, ma si commentano (e si criticano pure). In un Paese libero, almeno»;
   il primo e secondo comma dell'articolo 21 della Costituzione sanciscono che «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure»;
   la giurisprudenza, anche di Cassazione, in tema di diritto di critica ha ormai ampiamente legittimato la satira come strumento essenziale di esercizio della libertà di manifestazione del pensiero, connotato, peraltro, proprio per le sue caratteristiche intrinseche, da limiti espressivi più ampi rispetto al discorso parlato o scritto;
   l'attuale disciplina normativa evidentemente consente interpretazioni che in ultima analisi, ad avviso dell'interrogante, non salvaguardano adeguatamente il diritto di libera manifestazione del pensiero di cui all'articolo 21 della Costituzione –:
   se, a partire dal caso descritto in premessa, non intenda adottare ogni iniziativa di competenza, anche normativa, per una piena tutela dei diritti sanciti dall'articolo 21 della Costituzione. (4-04995)