ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03823

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 183 del 05/03/2014
Firmatari
Primo firmatario: VARGIU PIERPAOLO
Gruppo: SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Data firma: 05/03/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
  • MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 05/03/2014
Stato iter:
13/05/2014
Fasi iter:

RITIRATO IL 13/05/2014

CONCLUSO IL 13/05/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-03823
presentato da
VARGIU Pierpaolo
testo di
Mercoledì 5 marzo 2014, seduta n. 183

   VARGIU. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca . — Per sapere – premesso che:
   negli anni Ottanta del secolo scorso, le facoltà di medicina italiane sfornarono una enorme quantità di professionisti laureati, successivamente abilitati, che portò il nostro Paese ad avere una concentrazione di medici tra le più alte d'Europa, generando il cosiddetto fenomeno della «pletora medica», che tante ricadute negative ebbe anche sulla disponibilità di sbocchi occupazionali per la generazione di laureati in medicina in quegli anni;
   ai picchi di laureati in medicina e chirurgia degli anni ottanta, consegue fisiologicamente un picco di «pensionamenti» attesi che, nonostante i differimenti dell'età pensionabile introdotti dalla riforma Fornero, è comunque previsto nei prossimi dieci anni;
   negli anni Novanta, anche per ridurre gli effetti negativi correlati ad un numero crescente di medici senza sbocco professionale, è stato introdotto in Italia il «numero programmato degli accessi a Medicina e Chirurgia»;
   tale «programmazione degli accessi» non è stata collegata alla domanda di professioni sanitarie da parte del mercato, ma alla capacità strutturale formativa degli atenei italiani;
   per effetto di tale contingentamento degli accessi a medicina, il numero complessivo degli studenti si è notevolmente ridotto, così come si è significativamente abbassato il numero dei laureati;
   nonostante la drastica riduzione del numero degli accessi, la difficoltà per i medici italiani nel reperire un adeguato sbocco professionale è rimasta comunque elevata anche negli anni più recenti, sia per l'intervento di nuove norme comunitarie che hanno significativamente inciso sui percorsi di formazione post laurea, sia per la sostanziale occupazione da parte dei medici «prodotti dalla pletora» delle posizioni professionali nel settore pubblico, nella medicina convenzionata e in quella accreditata;
   la marcata riduzione del turn over dei medici ha comportato da un lato l'invecchiamento degli organici in attività e dall'altro il crescente ricorso a rapporti di lavoro precari con i professionisti più giovani, circostanze che rendono assai difficile la crescita professionale e che sono conseguentemente un freno al complessivo miglioramento qualitativo dell'offerta di salute garantita dal sistema;
   il progressivo invecchiamento anagrafico delle risorse umane disponibili nel settore dell'assistenza comporta, a sua volta, il rischio di scadimento della qualità delle prestazioni, ciò perché è causa di perdita di motivazione (sia di crescita professionale, che di carriera) da parte dei sanitari, ma anche perché affida compiti assai impegnativi sotto il profilo del carico di stress (guardie notturne, reperibilità notturne e festive) a sanitari che risentono dell'usura degli anni, spesso essi stessi portatori di handicap fisici e patologie che li rendono quanto meno inadatti alle attività di lavoro più stressanti;
   l'invecchiamento anagrafico delle professioni sanitarie all'interno dell'offerta pubblica, associato alle tutele di legge che scattano nei confronti degli stati di usura, allontanano molti sanitari dalle attività a più alto impegno pisco-fisico per cui, in alcune circostanze, hanno comportato situazioni paradossali, come la necessità di attivare contratti specifici con giovani medici esclusivamente indirizzati alla copertura dei turni di guardia notturna e festiva;
   tali situazioni appaiono sicuramente insostenibili sotto il profilo dei percorsi di professionalizzazione dei giovani medici, ma anche della garanzia della qualità dell'offerta sanitaria;
   gli attuali laureati in medicina si trovano davanti alla necessità di completare comunque la propria attività di training, attraverso l'accesso ad una scuola di specializzazione (o alla formazione di medicina generale), indispensabile per poter partecipare alla concorsualità pubblica;
   il numero dei contratti di formazione e di accessi ai corsi propedeutici alle attività di medicina generale a disposizione dei giovani medici neolaureati è oggi significativamente inferiore, come più volte rilevato dalle azioni di sindacato ispettivo e di proposta del Parlamento, rispetto al numero dei laureati;
   la maggior parte degli altri Paesi europei ha comunque istituito una vera e propria attività di formazione universitaria, anche per quanto attiene ai percorsi di accesso alla medicina generale, puntando alla massima qualificazione delle specifiche risorse professionali, ormai indispensabile per la sostenibilità qualitativa ed economica del sistema;
   tale discrepanza tra i laureati che escono dalla facoltà di medicina e la disponibilità di accessi alle scuole di specializzazione per medici è il segnale di un'incredibile carenza di programmazione, che costringe i medici italiani a cercare fuori dal nostro Paese un accettabile sbocco professionale, impoverendo in modo sostanziale il nostro SSN e certificando l'utilizzo non coerente delle risorse economiche destinate alla formazione universitaria di area medica;
   l'attuale programmazione dei contratti formativi per specialità è affidata ad un percorso concordato tra le regioni e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che dovrebbe sostanzialmente dare risposta alle esigenze di prospettiva della domanda sanitaria delle singole regioni italiane;
   tale programmazione degli accessi alle singole specialità è in realtà del tutto aleatoria e sostanzialmente correlata allo «storico consolidato», sia a causa dell'incapacità/impossibilità delle regioni di prevedere con lustri di anticipo le proprie esigenze in termini di professionalità sanitarie, sia per la libera circolazione delle professionalità stesse (nel territorio nazionale e non solo) che non consente certo una programmazione regionale delle necessità che risulti adeguata alla realtà;
   l'assenza di una programmazione adeguata inizia a farsi sentire con particolare acuzie sia nelle specialità chirurgiche più raffinate e impegnative (anche per l'effetto dissuasivo legato alla crescita del relativo rischio professionale), sia in quelle dei servizi (radiologia, anestesiologia);
   tale carenza di specifiche specialità è ancora più sentita nei sistemi sanitari regionali più deboli (quelli del meridione d'Italia e delle isole), con situazioni di minor gratificazione dei contesti professionali e di minor prospettive di redditività economica per i singoli professionisti;
   è di pochi giorni fa la certificazione della drammaticità della situazione attraverso la clamorosa azione di reclutamento di professionalità mediche promossa dalla ASL pugliese di Foggia, il cui DG Attilio Manfrini ha scritto ai consolati di Spagna, Grecia e Albania per reperire gli undici anestesisti e gli undici medici di pronto soccorso che non riesce a trovare attraverso la concorsualità pubblica rivolta all'offerta locale;
   tale situazione di sofferenza appare estesa anche alle restanti professionalità sanitarie, con crescenti carenze nell'intero skill mix dell'offerta –:
   quali iniziative, intendano porre in essere secondo le rispettive competenze per:
    a) adeguare numericamente i contratti formativi post laurea nelle specialità mediche al numero dei neolaureati;
    b) garantire la programmazione dei contratti di formazione per singola specialità, sostenendo i percorsi formativi oggi a più alto rischio di fuga;
   quali misure intendano ciascuno per quanto di competenza adottare per:
    a) garantire l'adeguata presenza di specifiche professionalità mediche nei contesti territoriali regionali a più alto rischio di desertificazione;
    b) assicurare un adeguato turn over anche nella medicina generale, rafforzando contemporaneamente i percorsi formativi, la cui qualità appare oggi davvero cruciale per il futuro del nostro SSN;
    c) monitorare le esigenze di turn over delle professioni sanitarie nell'intero contesto del SSN e per attenuare gli effettivi negativi sull'erogazione delle prestazioni sanitarie correlate all'invecchiamento anagrafico degli organici;
    d) evitare il crescente ricorso ai rapporti precari nelle professioni del settore sanitario, la cui diffusione comporta il rischio di perdita di qualità dell'offerta assistenziale. (4-03823)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

professione sanitaria

politica comunitaria dell'occupazione

accesso all'occupazione

istruzione postuniversitaria

risorsa economica

medicina

medico

universita'