ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/01651

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 68 del 08/08/2013
Firmatari
Primo firmatario: ZANIN GIORGIO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 08/08/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PELLEGRINO SERENA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 08/08/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 08/08/2013
Stato iter:
18/10/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 18/10/2013
PISTELLI LAPO VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 18/10/2013

CONCLUSO IL 18/10/2013

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-01651
presentato da
ZANIN Giorgio
testo di
Giovedì 8 agosto 2013, seduta n. 68

   ZANIN e PELLEGRINO. — Al Ministro degli affari esteri . — Per sapere – premesso che:
   «se l'Occidente cerca il dialogo deve essere un dialogo alla pari»;
   sono queste le parole battute dalle agenzie nel giorno del giuramento del neo Presidente iraniano Hassan Rohani, che si è rivolto ai Paesi occidentali dichiarando che la politica delle sanzioni non è quella giusta per fugare il grande sospetto che grava su Teheran: quello che fabbrichi segretamente l'atomica;
   «lo dico apertamente: se cercate di ottenere risposte appropriate, parlate all'Iran con il linguaggio del rispetto, non con quello delle sanzioni» ha detto Rohani in Parlamento;
   «la trasparenza è la chiave della fiducia» ha inoltre sottolineato il Presidente «ma non può essere a senso unico. La distensione, la fiducia reciproca e costruttiva devono determinare il nostro cammino», parole che, ci si augura, rappresentino una svolta rispetto all'era Ahmadinejad e si rivolgono evidentemente alla comunità internazionale;
   ora però, proprio in ordine alla trasparenza, la tensione sulla questione nucleare non deve nascondere altre preoccupazioni che devono accompagnare le relazioni con l'Iran, con particolare riguardo alle note violazioni nel campo dei diritti umani;
   fonti autorevoli infatti, come ad esempio l'International Committee against Execution, documentano nel paese una situazione assai grave, con un numero veramente imponente di esecuzioni: 102 in soli 22 giorni, dal 19 giugno al 10 luglio 2013;
   in questi ultimi giorni, attraverso le relazioni intercorse con l'associazione Neda Day, i cui referenti sono noti alla cronaca tra l'altro per aver portato all'attenzione dell'opinione pubblica europea il caso Sakineh, la donna iraniana condannata alla lapidazione per adulterio, gli scriventi hanno assunto nuove dolorose informazioni sulla situazione dei diritti umani in Iran, la cui recrudescenza sembrerebbe coincidere proprio con la stagione di supposto rinnovamento laico sostenuto dal nuovo presidente;
   dopo averli accompagnati ad un incontro con il Ministro Kyenge per un'informativa relativa tra l'altro al tema delle spose bambine, abbiamo infatti appreso di numerosi casi di altre prossime esecuzioni di cittadini iraniani per reati d'opinione. I loro nomi sono:
    a) Mohammad Ali Amouri Nejad, 33 anni, ingegnere della pesca arrestato nel febbraio 2011;
    b) Hashem Shaabani, 31 anni, sposato con un figlio, arrestato nel febbraio 2011;
    c) Hadi Rashedi, 37, single con una qualifica post-laurea in chimica, arrestato nel febbraio 2011;
    d) Jabar al-Boushokeh, 27 anni, sposato con un figlio, dipendente dell'impresa di macinazione del padre e coinvolto in attività di assistenza sociale, arrestato nel marzo 2011;
    e) Mokhtar al-Boushokeh, 25 anni, che aveva svolto un anno di servizio militare ed è il fratello di Jabar al-Boushokeh;
   si tratta di cinque ahwazi — minoranza etnica — autonomisti arabi accusati di inimicizia contro Dio, di corruzione sulla terra e di agire contro la sicurezza nazionale. La loro condanna a morte è stata confermata dalla Corte suprema. Secondo la stessa fonte, questi uomini sono stati torturati nel corso di un periodo di nove mesi, durante il quale è stato loro negato l'accesso alla rappresentanza legale e sono stati costretti a fare false confessioni;
   ci sono anche altri quattro attivisti arabi da Shadegan che sono stati condannati a morte per la guerra contro Dio e la corruzione sulla terra. Anche la loro condanna a morte è stata confermata dalla Corte suprema iraniana. I loro nomi sono i seguenti:
    Ghazi Abbas, figlio di Ahmed, nato nel 1361 del calendario islamico, sposato, senza precedenti penali;
    Khanafereh Abdul Amir, figlio di Giona, nato nel 1366, sposato, senza precedenti penali;
    Copertina Jassim, nato nel 1364, sposato, senza precedenti penali;
    Abdul Amir Mjdmy, figlio H., nato nel 1359, sposato, senza precedenti penali;
   il Comitato internazionale contro l'esecuzione, dopo aver reso noti ben ventisei nominativi nel mese di luglio, continua ogni giorno a segnalare nuovi casi di condanne a morte –:
   se il Governo sia in grado o meno di confermare tali informazioni, con riferimento particolare alle motivazioni per cui vengono condannati a morte gli oppositori;
   se e quali siano, nel caso di conferma delle informazioni di cui sopra, le azioni diplomatiche che il Governo intende promuovere per la salvaguardia dei diritti umani in Iran, con specifico riferimento alle condanne derivate da reati di opinione e perciò con la richiesta di sospensione delle esecuzioni;
   se vi siano già in atto azioni del nostro Governo tese a rappresentare presso il Governo iraniano le ormai tradizionali alte posizioni della nostra Repubblica a salvaguardia dei diritti umani quale orizzonte imprescindibile entro cui aprire una nuova stagione di dialogo e distensione tra repubbliche italiana e iraniana, così come auspicato dal nuovo presidente iraniano. (4-01651)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 18 ottobre 2013
nell'allegato B della seduta n. 100
4-01651
presentata da
ZANIN Giorgio

  Risposta. — La situazione dei diritti umani in Iran continua ad essere preoccupante. Si registrano restrizioni alla libertà di espressione e alla libertà di associazione e manifestazione; torture e maltrattamenti nei confronti dei detenuti; abusi nei confronti delle religioni minoritarie (ivi incluse quelle riconosciute); discriminazione nei confronti delle donne. Particolare preoccupazione desta soprattutto l'ampio ricorso alla pena di morte: la recrudescenza delle esecuzioni – sovente relative anche a reati minori – accompagna il primato dell'Iran nella classifica mondiale delle esecuzioni in percentuale alla popolazione, sebbene alcuni dati mostrino un decremento delle esecuzioni nel primo semestre 2013 rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente. Timide restrizioni all'uso della pena capitale parrebbero contenute nella recente riforma del codice penale.
  In particolare risultano confermate le notizie relative alle condanne a morte comminate in primo grado ai due gruppi di attivisti di etnia araba, ma non si hanno indicazioni circa una prossima esecuzione delle sentenze. Sino all'8 agosto 2013 risulterebbero 219 esecuzioni complessive (217 per reati comuni e due per spionaggio), 50 delle quali portate a termine nel solo periodo 19 giugno-10 luglio.
  Questa situazione è ben nota alla comunità internazionale, così come i numerosi casi individuali di violazione dei diritti umani, a cui puntualmente si rivolge l'attenzione delle ONG di settore e dei media. Le apprensioni della comunità internazionale sono condivise dall'Italia, come noto tradizionalmente impegnata su questo fronte, e hanno motivato numerosi appelli rivolti a Teheran affinché si conformi agli
standard internazionali in materia di diritti umani (in ottemperanza alle prescrizioni del Patto sui diritti civili e politici, di cui l'Iran è parte dal 1975) insistendo per una moratoria delle esecuzioni. In più occasioni si è sottolineato che la ricca storia della civiltà iraniana dovrebbe spingere per un miglioramento degli propri standard in materia, ponendo fine a violazioni ed abusi, con l'auspicio che possa riconsiderare la propria posizione quantomeno rivedendo ulteriormente il proprio quadro normativo al fine di renderlo compatibile con gli standard internazionali.
  Su un piano più generale, si segnala che in ambito Nazioni unite è stata da ultimo adottata, da parte dell'Assemblea generale, la Risoluzione A/RES/67/182, presentata dal Canada e co-sponsorizzata dall'Italia, la quale esprime preoccupazione per le numerose violazioni dei diritti umani,
inter alia quelle contro le minoranze religiose, le donne, i giornalisti e gli attivisti dei diritti umani, mentre nel marzo scorso è stata approvata da parte del Consiglio diritti umani una nuova risoluzione – sempre co-sponsorizzata dall'Italia – che prolunga il mandato dello Special rapporteur sull'Iran.
  Anche alla prossima sessione dell'Assemblea generale è previsto che il Canada riproponga la tradizionale risoluzione di condanna delle violazioni dei diritti umani in Iran.
  A seguito delle recenti elezioni presidenziali, le aspettative della comunità internazionale per un miglioramento della situazione dei diritti umani nel Paese sono elevate. Nella recente visita a Teheran, lo scrivente ha riscontrato la disponibilità delle autorità iraniane ad aprire un «dialogo critico» sui diritti umani. Il presidente Rohani ha d'altra parte annunciato che la priorità del suo mandato risiede nel miglioramento delle prospettive economiche e delle condizioni di vita degli iraniani e che la nuova amministrazione è chiamata a tutelare i diritti di tutti i cittadini, senza distinzioni, scegliendo la via della moderazione (concetto questo che presuppone comunque, a detta dello stesso Rohani, il rispetto della legge).
  Negli ultimi giorni ci sono stati effettivi sviluppi positivi sulla vicenda con l'avvenuta scarcerazione a Teheran di alcuni prigionieri politici attivisti per i diritti umani, tra i quali l'avvocato Nasrin Sotoudeh (premio Sacharov nel 2012), condannati per reati di opinione. Il nostro Ministro degli affari esteri Emma Bonino nel comunicato del 19 settembre 2013 ha commentato favorevolmente la notizia auspicando che ci siano altre iniziative simili e un generale miglioramento della situazione dei diritti umani in Iran. «(...) siamo di fronte a gesti da incoraggiare che vanno nel senso di un dialogo da approfondire e allargare».
  Successivamente, lo scorso 22 settembre, il portavoce del Sistema giudiziario iraniano, l'ex Ministro della sicurezza Ejei, ha dichiarato che altri 80 prigionieri, di cui non sono stati ancora resi noti i nomi, stanno per essere liberati con un provvedimento di grazia.
  Recenti indiscrezioni stampa collegano infine l'attuale nomina dell'esponente moderato Ali Shamkhani quale Presidente del Consiglio supremo di sicurezza nazionale a una possibile revoca degli arresti domiciliari per Moussavi e Karroubi. Sembra infatti che la Guida suprema Khamenei abbia delegato tale organismo costituzionale a decidere sul caso dei due candidati presidenziali riformisti che denunciarono i brogli elettorali del 2009.

Il Viceministro degli affari esteriLapo Pistelli.

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