ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00413

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 15 del 14/05/2013
Firmatari
Primo firmatario: MURER DELIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 10/05/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 10/05/2013
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-00413
presentato da
MURER Delia
testo di
Martedì 14 maggio 2013, seduta n. 15

   MURER. — Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
   è cominciato il 17 aprile 2013 a Marsiglia, in Francia, il processo a Jean-Claude Mas, il fondatore della Poly implant prothese, le protesi al seno denominate «Pip»; Mas deve rispondere di frode aggravata, per aver prodotto e venduto per 10 anni protesi mammarie con silicone non conforme e quindi meno care; l'uomo è stato denunciato da circa 5 mila donne a cui sono stati causati danni gravi dal punto di vista fisico e psicologico;
   lo scandalo delle protesi Pip è esploso nel 2010, in tutto il mondo; le vittime sarebbero 300 mila donne in 65 Paesi nel mondo;
   Mas, che ha riconosciuto di aver messo sul mercato un gel non conforme, solo per motivi economici e per questo, nascondeva e falsificava documenti, ingannando per anni le autorità sanitarie, è in prigione dal 29 ottobre 2012 e rischia cinque anni di reclusione;
   il caso delle protesi Pip riguarda anche l'Italia; è istruito presso il Tribunale di Pistoia un procedimento partito dalla denuncia di una giovane donna residente nella città toscana alla quale era stata impiantata una protesi; la donna è una delle molte vittime italiane di questa vicenda; alcune di esse, attraverso il Codacons, hanno avviato una querela collettiva e un'azione risarcitoria;
   il Ministero della salute, con ordinanza del 29 dicembre 2011, ha disposto un censimento delle protesi mammarie denominate Pip impiantate nel nostro Paese; l'ordinanza ha imposto a tutte le strutture ospedaliere e ambulatoriali pubbliche e private, accreditate o autorizzate, di notificare all'autorità regionale di riferimento la data di ciascun intervento d'impianto;
   secondo i dati resi noti sono 2.540 le strutture sanitarie che hanno compilato il modulo on line: 875 strutture di ricovero e cura e 1.665 strutture ambulatoriali (di cui 595 ambulatori privati autorizzati non accreditati); tra le strutture che hanno compilato il modulo on line, hanno dichiarato di avere effettuato interventi di protesi Pip 121 strutture di ricovero e cura e 48 strutture ambulatoriali (di cui 47 ambulatori privati autorizzati non accreditati); risultano effettuati 3.911 impianti di protesi mammarie PIP di cui 3.135 effettuati da strutture di ricovero e cura e 776 da strutture ambulatoriali (di cui 764 in ambulatori privati autorizzati non accreditati);
   successivamente, il Ministero della salute, ha fissato «Linee guida di carattere clinico ed organizzativo per la gestione clinica dei casi di persone portatrici di protesi mammaria/e prodotta/e dalla ditta Poly Implant Prothese (Pip)»; tali linee guida hanno messo limiti all'espianto e al reimpianto delle protesi, stabilendo che tale operazione fosse a carico del Sistema sanitario nazionale solo in presenza di effettivi danni e rischi per la salute della donna e non nei casi in cui la richiesta di rimozione fosse motivata da una generica preoccupazione dell'interessata;
   il protocollo inoltre prevedeva che ogni paziente venisse visitata e sottoposta se necessario ad accertamenti diagnostici come ecografia e risonanza; solo in presenza di effettivi danni fisici o di effetti palesi o controindicazione medica, sarebbe potuta avvenire la sostituzione. Nel caso in cui non fosse stata ravvisata la presenza di alcun rischio sanitario, «alla donna particolarmente spaventata, sarebbe stata consigliata una consulenza psicologica;
   le linee guida così compilate sono state impugnate dal Codacons che ha presentato ricorso al Tar, vincendolo, e successivamente ha vinto anche il contenzioso presso il Consiglio di Stato, dopo che il Ministero aveva impugnato la sentenza del Tar;
   il ricorso al Tar chiedeva che tutte le donne, anche se non palesemente «danneggiate», ma preoccupate dei possibili effetti nocivi delle Pip per la loro salute, potessero chiedere l'espianto delle protesi, con la possibilità che le spese venissero pagate dal servizio sanitario nazionale;
   il Tar del Lazio, nell'accogliere il ricorso scriveva che «è necessario che il ministero della salute riveda la possibilità di estendere i principi fissati, in relazione all'espianto e al reimpianto, a carico del servizio sanitario nazionale, delle protesi Pip, alle donne che lo richiedano, inserendo in coda alla lista di attesa le istanti che non abbiano una prescrizione medica che ha attestato la necessità della sostituzione»;
   in sostanza, il Tar ha invitato il ministero a cambiare le regole; un'impostazione che il Consiglio di Stato ha condiviso –:
   quali siano le intenzioni del Governo in merito alle modifiche al protocollo di cui in premessa, a seguito delle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato che annullano le linee guida e chiedono una revisione dei criteri per espianto e reimpianto delle protesi al seno in seguito alla vicenda delle Pip. (4-00413)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

chirurgia

commercializzazione

donna

rischio sanitario

servizio sanitario nazionale

sanita' pubblica