ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00167

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 8 del 09/04/2013
Firmatari
Primo firmatario: REALACCI ERMETE
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 08/04/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BAZOLI ALFREDO PARTITO DEMOCRATICO 08/04/2013
BERLINGHIERI MARINA PARTITO DEMOCRATICO 08/04/2013
COMINELLI MIRIAM PARTITO DEMOCRATICO 08/04/2013
GALPERTI GUIDO PARTITO DEMOCRATICO 08/04/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 08/04/2013
Stato iter:
15/11/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 15/11/2013
CIRILLO MARCO FLAVIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

SOLLECITO IL 27/05/2013

SOLLECITO IL 01/07/2013

SOLLECITO IL 06/08/2013

SOLLECITO IL 02/09/2013

SOLLECITO IL 02/10/2013

RISPOSTA PUBBLICATA IL 15/11/2013

CONCLUSO IL 15/11/2013

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-00167
presentato da
REALACCI Ermete
testo di
Martedì 9 aprile 2013, seduta n. 8

   REALACCI, BAZOLI, BERLINGHIERI, COMINELLI e GALPERTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che:
   secondo un reportage dello scorso autunno e trasmesso domenica 31 marzo 2013 dalla trasmissione di Rai Tre «PresaDiretta», alcuni recenti articoli di stampa locale e nazionale pubblicati negli ultimi giorni, ad esempio dal Giornale di Brescia, Il Fatto Quotidiano e il Corriere della Sera, dallo stabilimento Caffaro di Brescia, ora società Chimica Fedeli s.p.a. e in disuso, continuano ad uscire policlorobifenili (PCB) e altri pericolosi inquinanti;
   nella città di Brescia esiste infatti da anni un'emergenza sanitaria e ambientale che riguarda direttamente 25 mila tra uomini, donne e bambini, ovvero gli abitanti della zona che si estende a sud della Caffaro, la fabbrica adesso chiusa che dagli anni trenta fino a metà degli anni ’80 ha prodotto migliaia di tonnellate di pcb, che al pari della diossina è un pericoloso cancerogeno, sversandone centinaia di tonnellate allo stato puro nell'ambiente circostante;
   come si legge dall'articolo del Corriere della Sera del 3 aprile 2013, dallo stabilimento ex Caffaro si è infatti costretti a pompare dieci milioni di metri cubi d'acqua l'anno dai pozzi interni all'azienda. L'operazione, oltreché costosa, è fondamentale e necessaria per impedire che la prima falda salga troppo e vada a contatto con i veleni sottostanti ai capannoni, depositati a tonnellate nelle lavorazioni degli scorsi decenni. Tale pompaggio inoltre non si può interrompere se non si vuole andare per quanto detto incontro ad un disastro ambientale. Ma l'acqua pescata dai pozzi è tutt'altro che pura, come dimostrato dalle analisi fin qui condotte: mercurio (2,8 microgrammi al litro contro un limite di 1), pcb (0,09 microgrammi per litro, contro un limite di 0,01) e tracce di altri solventi clorurati, pesticidi e organoalogenati (19 microgrammi contro un massimo di 10) lavorati negli anni dalla Caffaro. Sebbene quest'acqua, prima di finire nel vaso Franzagola di via Morosini e da qui al Fiume Grande, passi attraverso un sistema di filtraggio a carboni non risultano abbattuti tutti gli inquinanti attivi;
   conseguentemente, ogni goccia d'acqua scaricata nei fossi diretti alla Bassa e al fiume Mella contiene una piccolissima dose di veleni. Un fluire continuo verso i canali dei terreni bresciani. Giulio Sesana — direttore di Arpa Lombardia così dichiara: «L'impianto di depurazione funziona ma è perfettibile. Il problema è che l'inquinamento prosegue per dilavamento e dispersione, mentre gli anni passano, si sommano ritardi e la bonifica non arriva»;
   il risultato di una recente ricerca svolta da Paolo Ricci, epidemiologo della Asl di Mantova che segue il sito Caffaro da quando si è scoperto il grave inquinamento, conferma poi chiaramente la drammaticità del rischio sanitario. Nella citata ricerca il tumore maligno alla tiroide segna un più 49 per cento di incidenza a Brescia rispetto al Nord Italia, il linfoma non Hodgkin più 20 per cento, il tumore al fegato il più 58 per cento, mentre infine il tumore al seno schizza al 26 per cento in più. Secondo Ricci la correlazione tra questa maggiore incidenza e il pcb è più che probabile, visti i risultati della ricerca scientifica internazionale, ma date anche le incredibili dimensioni dell'inquinamento dei terreni a sud della Caffaro rilevati dai tecnici del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dell'Arpa;
   è in effetti utile ricordare che, dal 2002, il sito Caffaro è entrato a far parte ufficialmente dei siti di interesse nazionale individuati dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare come sito fortemente contaminato dal pcb e quindi da bonificare;
   alle inequivocabili criticità ambientali segnalate nell'area dell'ex Caffaro vanno aggiunte: la presenza di una grande acciaieria Alfa Acciai a ridosso di una futura discarica d'amianto, di due bitumifici, di una discarica di scorie radioattive (ex Piccinelli) di un'altra di scorie tossiche (VePart), dell'autostrada A4, che hanno negli anni creato danni persistenti all'ambiente. Saranno poi previste una discarica di rifiuti speciali tra Buffalora e Rezzato e il nuovo bitumificio Gaburri (che sostituirebbe l'attuale, molto inquinante) –:
   quali iniziative urgenti intenda prendere il Ministro interrogato per affrontare in maniera organica la grave situazione ambientale e sanitaria dell'area a sud di Brescia; se il Ministro non intenda chiarire i tempi di implementazione della bonifica delle aree interessate dal citato grave inquinamento chimico; se non ritenga mettere in campo, anche per tramite degli istituti specializzati del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, azioni e infrastrutture mirate a fermare da subito lo sversamento degli inquinanti dallo stabilimento bresciano della ex Caffaro; da ultimo se il Ministro non intenda precisare quante risorse sono disponibili per il proprio dicastero per la bonifica dei siti inquinati di interesse nazionale. (4-00167)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 15 novembre 2013
nell'allegato B della seduta n. 119
4-00167
presentata da
REALACCI Ermete

  Risposta. — Com’è noto all'interrogante, i siti di bonifica di interesse nazionale (sin) sono così riconosciuti in funzione delle caratteristiche del sito, degli inquinanti e della loro pericolosità, al rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico, nonché di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali.
  Allo stato, in Italia, essi sono 39, così ridotti a seguito della derubricazione di 18 di essi, dai 57 che erano, a siti di interesse regionale con il decreto ministeriale Ambiente dell'11 gennaio 2013.
  In particolare, il sito denominato «Brescia-Caffaro (aree industriali e relative discariche da bonificare)» è stato aggiunto, con altri, all'elenco dei sin già istituiti, con l'articolo 14 della legge n. 179 del 2002.
  Detto sito include le aree del comune di Brescia che sono interessate da contaminazione diffusa da pcb, pcdd-pcdf, arsenico e mercurio, derivanti, principalmente, dalle attività pregresse dello stabilimento chimico «Caffaro SpA», ubicato nello stesso comune, attivo dall'inizio del 1900 nella produzione di vari composti derivati dal cloro, tra cui i policlorobifenili (pcb) dal 1930 al 1984.
  Il perimetro del sin include, altresì, tre discariche ubicate nei comuni di Castegnato e di Passirano, che sono state utilizzate in passato per lo smaltimento di scarti di produzione da parte della stessa società Caffaro.
  Con riferimento alle principali criticità ambientali, nel sito in argomento si riscontra una contaminazione elevata e diffusa da pcb, pcdd-pcdfd e mercurio soprattutto nei terreni superficiali, ma anche nelle acque di falda e nelle acque superficiali (sistema delle rogge) nonché nei sedimenti delle rogge medesime. In particolare, la matrice suolo risulta interessata anche da contaminazione diffusa da metalli quali arsenico, antimonio, mercurio, nichel, piombo e alluminio, da ipa, alifatici clorurati cancerogeni, clorobenzeni e fitofarmaci. Nelle acque di falda si sono riscontrati, inoltre, molteplici superamenti dei limiti vigenti relativi a metalli, mtbe, solventi clorati, ipa, clorobenzeni, fitofarmaci e idrocarburi totali.
  I policlorobifenili (pbc), in particolare, sono composti industriali largamente impiegati in passato quali liquidi dielettrici in trasformatori e condensatori e in altri settori produttivi. I PCB se esposti a temperature di 600-650oC possono formare derivati altamente tossici quali le policlorodibenzodiossine (pcdd) e i policlorodibenzofurani (pcdf), più comunemente indicati come «diossine». Tutti questi composti sono estremamente resistenti alla degradazione chimica e biologica e pertanto persistono nell'ambiente, entrando in diversi comparti, trasportati per grandi distanze dalle correnti atmosferiche e, in misura minore, dai fiumi e dalle acque superficiali. Essi tendono ad accumularsi lungo la catena alimentare e si depositano nel tessuto adiposo essendo composti lipofili.
  Nel complesso i pcb sono composti ritenuti ad elevata tossicità, simili alle diossine per alcuni di essi, e sono stati classificati come «probabili cancerogeni» per l'uomo. In alcuni studi è stato evidenziato un effetto di queste sostanze sul sistema endocrino («interferenti endocrini»), anche a dosaggi moderatamente elevati.
  Già nel corso degli anni novanta erano stati effettuati ripetuti campionamenti nei terreni interessati, i cui risultati davano valori di pcb totali nei limiti delle disposizioni regionali allora vigenti (12,5 mg/kg) ma che, a seguito della fissazione con decreto ministeriale Ambiente n. 471 del 1999 dei valori limite per area residenziale (0,001 mg/kg, successivamente modificati in 0,060 mg/kg) erano risultati essere fino a 5.000 volte superiori.
  A seguito della denuncia per disastro ambientale presentata nel 2001 alla Procura della Repubblica di Brescia il caso assunse rilevanza nazionale. Sulla base delle pertinenti rilevazioni il sito venne, quindi, incluso nell'elenco dei sin.
  Con decreto del Febbraio 2003, questo Ministero provvedeva a definire una triplice e distinta perimetrazione del sito, che si sviluppa prevalentemente a sud dello stabilimento «Caffaro», seguendo il sistema delle rogge, e comprende, in particolare:
   per la matrice suolo (circa 270 ettari) l'area che include anche lo stabilimento della Caffaro Srl, le varie discariche circostanti nel comune di Castegnato e Vallosa in comune di Passirano nonché le aree ex comparto Milano, Bruschi & Muller, ex CamPetroli, ex Pietra e Spedali riuniti di Brescia;
   per il comparto acque sotterranee, un'area più vasta (circa 2.100 ettari) delimitata sulla base delle evidenze analitiche già disponibili di contaminazione della falda;
   il sistema delle rogge a sud delle aree di cui sopra.

  Dal 2009, viene tenuta costantemente sotto controllo da parte di Arpa Lombardia – dipartimento di Brescia, la situazione di inquinamento da cromo totale e da cromo VI della falda perimetrata, e, più avanti, anche l'Asl di Brescia ha dato corso ad un costante monitoraggio della qualità delle acque prelevate dai pozzi della rete acquedottistica pubblica, per garantire la salvaguardia della salute pubblica.
  Per quanto attiene, quindi, ai quesiti posti dall'interrogante, si ritiene opportuno riferire, innanzitutto, quanto fatto conoscere dal Ministero della salute in ordine agli aspetti più riconducibili alla propria competenza.
  Dal canto suo, il predetto Dicastero, nell'ambito della gestione dei sin e delle relative problematiche, partecipa alle Conferenze di servizio nell'ambito delle quali definire e approvare i pertinenti progetti di bonifica delle aree interessate. In particolare, la fase istruttoria e valutativa più propriamente tecnica viene seguita dall'istituto superiore di sanità (Iss).
  Per quanto sopra, di seguito si riferisce quanto in concreto posto in essere dal predetto Dicastero, così come dallo stesso sottolineato:
   stipula convenzione con il comune di Brescia per l'effettuazione dell'analisi di rischio sanitaria finalizzata a individuare le concentrazioni di inquinanti nel suolo che non arrecassero rischi per la popolazione; sulla base di detta analisi di rischio, il comune ha programmato la messa in sicurezza dei giardini delle case del quartiere Io Maggio, ubicato proprio a ridosso della Caffaro e fortemente inquinato;
   partecipazione al tavolo tecnico istituito dalla Asl di Brescia con tutti gli enti territoriali e le università coinvolti nella problematica, al fine di coordinare tutti gli studi e di valutare collegialmente gli esiti degli stessi e programmarne di nuovi, ove necessario;
   valutazione del rischio, in collaborazione con la Asl di Brescia, per le aree agricole a ridosso dello stabilimento Caffaro, individuando quali coltivazioni possono essere mantenute, dove e con quali modalità;
   insieme all'istituto Mario Negri è stato effettuato uno studio sulla qualità dell'aria-ambiente nella città di Brescia per la valutazione della presenza nel particolato fine di pcb, diossine e furani; lo studio ha messo in evidenza in alcune aree cittadine la presenza di tali sostanze nel parti colato atmosferico;
   in collaborazione con la Asl di Brescia è stato realizzato uno studio di bio-monitoraggio umano, con analisi di campioni di sangue, che hanno evidenziato la presenza in alcuni individui (più anziani e che si erano nutriti dei prodotti di orti domestici) di alte concentrazioni di pcb, per fortuna appartenenti alle classi di tossicità più basse;
   partecipazione e/o promozione di studi a carattere epidemiologico (in particolare il progetto «Sentieri») i cui risultati sono stati resi pubblici con il convegno del 18 settembre 2012 organizzato dallo stesso Ministero della salute e dall'Iss.

  Relativamente alle problematiche connesse alla bonifica dei terreni e della falda idrica, più direttamente di competenza di questo Dicastero, valga ricordare di aver già stanziato a tali fini risorse per complessivi euro 6.752.727,00 (a valere sul decreto ministeriale n. 308 del 2006) già trasferiti alla regione Lombardia nel mese di marzo del 2011.
  Infatti, il 29 settembre 2009 veniva sottoscritto l'Accordo di programma «per la definizione degli interventi di messa in sicurezza e successiva bonifica nel sito di Interesse nazionale di Brescia Caffaro», nel quale veniva disciplinato l'impiego delle predette risorse nonché individuati i soggetti attuatori dei pertinenti interventi (Enti locali territoriali, Asl di Brescia, Istituto superiore di sanità, Arpa Lombardia e Sogesid SpA, quale soggetto pubblico in house).
  Corre l'obbligo, tuttavia, di evidenziare che le aree interessate dagli interventi di bonifica di competenza pubblica previsti nel citato Accordo costituivano solo una parte dell'intero perimetro del sin.
  Tenuto conto, poi, delle problematiche legate alle limitazioni di spesa imposte dal Patto di stabilità, è stato possibile individuare in maniera definitiva i soggetti attuatori degli interventi disciplinati dal predetto Accordo di programma solo in data 25 ottobre 2012. E così, ad oggi, questa Amministrazione, unitamente alla regione Lombardia, ha stipulato i previsti atti convenzionali con la Asl di Brescia, l'Istituto superiore di sanità, l'Arpa Lombardia e la Sogesid SpA.
  È in corso di realizzazione, altresì, l'intervento concernente la «Messa in sicurezza di emergenza e progettazione della bonifica dei terreni delle aree agricole nel comune di Brescia» la cui attuazione è stata demandata alla regione Lombardia, nonché gli ulteriori interventi previsti nei comuni di Passirano e Castegnato.
  In relazione, tuttavia, al grave stato di degrado del sito e al potenziale pericolo per la popolazione, questo Dicastero si è comunque impegnato a porre in essere ogni utile iniziativa finalizzata a reperire ulteriori risorse da destinate alle opere di bonifica. A quanto queste potranno ammontare non è facile, allo stato, prevedere, in quanto è dipendente anche da alcuni obiettivi di carattere generale sui quali questo Dicastero ha chiesto un impegno a tutte le istituzioni pubbliche e private interessate.
  Il primo passo, si ritiene, potrebbe essere quello di rivedere il Patto di stabilità al fine di tenere fuori dai conteggi le spese concernenti le bonifiche e il dissesto idrogeologico, in modo che, realizzata tale condizione, si potrebbe pensare di destinare a tal fine più risorse nella prossima Legge di stabilità. Il secondo, è che nella programmazione dei fondi strutturali dal prossimo 2014 le bonifiche siano tra gli interventi prioritari previsti.
  Per quanto attiene, in ultimo, alle eventuali iniziative da porre in essere con carattere di urgenza, si ritiene che a breve si otterrà un quadro più chiaro della situazione, anche sulla base del quale valutare la richiesta da più parti avanzata per la nomina, com’è noto, di un Commissario straordinario.
  Sul punto, questo Dicastero ritiene in via generale che i commissariamenti sono spesso la spia delle difficoltà in cui versano le istituzioni pubbliche che non riescono a far funzionare le cose in modo adeguato. Tuttavia, nel caso specifico del sito Caffaro-Brescia, la particolare situazione di degrado e i risultati dei nuovi campionamenti in corso potrebbe indurre a rivedere tale giudizio e considerare la figura commissariale quale utile strumento (la «sciabola» di Sieyès ?) di un tavolo di coordinamento che, ad onor del vero, nei fatti si è già realizzato.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mareMarco Flavio Cirillo.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

inquinamento chimico

inquinamento del suolo

disastro naturale

sostanza tossica

deposito dei rifiuti

prodotto chimico

protezione dell'ambiente

rifiuti chimici

rischio sanitario