ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00056

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 1 del 15/03/2013
Firmatari
Primo firmatario: PILI MAURO
Gruppo: IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 15/03/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 16/03/2013
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-00056
presentato da
PILI Mauro
testo di
Venerdì 15 marzo 2013, seduta n. 1

   PILI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'alluminio è un materiale cruciale per qualsiasi sistema economico che si prefigga una crescita compatibile con il rispetto dell'ambiente;
   il tasso di crescita della domanda di alluminio è attualmente superiore a quello di ogni altro metallo, oltre che del prodotto interno lordo delle diverse economie mondiali;
   l'alluminio è una commodity: il prezzo internazionale si forma nelle negoziazioni di borsa al London Metal Exchange e le variazioni locali dei costi di produzione della materia prima non sono trasferibili sul prezzo finale del metallo;
   l'andamento di detto prezzo è caratterizzato da una discreta volatilità e, in termini reali, risulta decrescente, con un tasso di riduzione annuo prossimo al 2 per cento, conseguenza anche del miglioramento dell'efficienza dei processi produttivi;
   un'industria di trasformazione tecnologicamente all'avanguardia e alla capacità di innovazione e sviluppo delle applicazioni fa dell'Europa il secondo mercato mondiale dell'alluminio, con ulteriori e significativi margini di crescita;
   la produzione europea di metallo primario non è stata in alcun modo in grado di contribuire allo sviluppo di detta domanda, ed il tasso di copertura sul mercato attuata con metallo autoprodotto è sceso dal 60 per cento del 1980 al 27 per cento del 2003;
   l’import di alluminio primario dai Paesi Extra-UE è costantemente cresciuto oltre al 36.5 per cento del fabbisogno totale di alluminio ed al 56 per cento del fabbisogno di alluminio primario;
   il mercato interno europeo è fortemente deficitario di alluminio e il tasso di import, è a livelli mai prima raggiunti;
   l'industria europea non è in grado di coprire il deficit di metallo con una crescita delle produzioni primarie da lungo tempo a livelli stazionari;
   le produzioni secondarie sono state sviluppate sino al limite massimo della disponibilità di rottame, utilizzando pienamente la generazione interna e trovando difficoltà crescenti al reperimento di rottame dall'esterno;
   l'industria dell'alluminio primario è ad alta intensità di capitale con investimenti ad elevata durata di vita economica;
   l'industria dell'alluminio primario è, per sua natura, un'industria energy intensive;
   l'energia elettrica è la vera materia prima del processo produttivo incidendo per oltre il 30 per cento sui costi operativi;
   la disponibilità energetica a prezzi sostenibili è, quindi, il principale fattore di sopravvivenza economica degli impianti esistenti, ed è elemento chiave per la localizzazione dei nuovi impianti di produzione primaria (i cosiddetti smelters);
   negli ultimi anni la posizione competitiva degli impianti italiani, e quello sardo in particolar modo, anche per le condizioni insulari della Sardegna, si è andata deteriorando significativamente;
   alla naturale evoluzione del costo del lavoro, si sono infatti aggiunti due ulteriori elementi negativi:
    a) il rafforzamento dell'Euro, particolarmente penalizzante in un business che, come nel caso del Primario Europeo, sostiene i costi pressoché interamente in euro ed ha i ricavi interamente in dollari,
    b) l'aumento del costo dell'energia elettrica, indotto non solo da fattori congiunturali attinenti le oscillazioni dei costi delle materie prime energetiche (olio e carbone), ma dalla attuazione delle politiche dell'Unione europea in materia di liberalizzazione dei mercati dell'energia;
   il processo di liberalizzazione del mercato dell'energia in Europa è lontano dall'avere realizzato gli obiettivi di ampliamento della base produttiva, di competitività e di riduzione di prezzo attesi;
   il mercato al momento non è equilibrato, funziona ancora in un regime di oligopolio, non è affatto trasparente e, conseguentemente, non è competitivo per i clienti energy intensive quali i produttori di alluminio;
   la carenza di riserva di generazione elettrica ed i vincoli di varia natura alla trasmissione dell'energia pongono un evidente limite strutturale ad uno sviluppo equilibrato dello stesso;
   le attuali regole di funzionamento del mercato, che opera ancora in difetto di reale concorrenza, soprattutto in Sardegna, e di negoziazione dei prezzi, che vedono una posizione di forza preponderante dei fornitori, non sono adeguate per negoziare acquisti di energia a lungo termine;
   la formulazione del prezzo di borsa è svincolata dai fondamentali elementi di costo, o è volta a remunerare il costo marginale del produttore meno competitivo;
   l'industria dell'Allumino Primario, data l'intensità del consumo energetico, è di gran lunga la più esposta all'imperfetto funzionamento del mercato energetico ed ai conseguenti aumenti dei costi;
   nelle condizioni attuali del mercato dell'energia, senza adeguati interventi strategici e contingenti, si prefigura il seguente scenario:
    a) sarà impossibile la rinegoziazione dei contratti a condizioni e prezzi internazionalmente competitivi;
    b) l'incremento del prezzo dell'energia risulterà incompatibile con la sopravvivenza economica degli impianti che conseguentemente non saranno più in condizioni di operare;
    c) la produzione verrà delocalizzata in Paesi che adottano politiche energetiche compatibili con le loro ambizioni di sviluppo industriale;
    d) per la natura di «capital intensive» dell'industria del primario la delocalizzazione sarà per lungo tempo irreversibile;
    e) il metallo prodotto in tali aree, spesso a condizioni agevolate ed incentivate da risorse pubbliche, sarà importato nei Paesi della Comunità;
    f) l'Europa pagherà i costi sociali ed economici connessi con la delocalizzazione;
    g) l'Europa perderà la corrispondente occupazione diretta ed indotta;
   la competitività europea sarà penalizzata in quanto:
    a) l'industria di trasformazione perderà il supporto che deriva dalla disponibilità in loco di metallo primario;
    b) l'industria manufatturiera perderà le ricadute tecnologiche apportate dalle attività primarie;
    c) il sistema europeo si troverà a dipendere completamente da importazioni extra UE con ricadute negative, nel lungo periodo, anche sui consumatori;
   è indispensabile che le attuali distorsioni del mercato dell'energia vengano corrette al fine di ristabilire un bilanciamento tra fornitori e consumatori energy intensive creando un mercato competitivo che renda attraente per i produttori negoziare contratti competitivi a lungo termine con utenti «baseload»;
   l'Italia, con un consumo di alluminio di oltre 1.600.000 tonnellate all'anno è il secondo Paese consumatore del metallo leggero in Europa, e dispone di una industria di trasformazione (laminazione ed estrusi) ancora importante e relativamente competitiva,
   la produzione nazionale di primario è pari a circa 190.000 tonnellate all'anno, e copre quindi solo il 12 per cento del fabbisogno interno, il valore più basso tra i Paesi industrializzati;
   la produzione di alluminio secondario, derivante dal riciclo dell'alluminio, assomma a 700.000 tonnellate all'anno, pari al 43 per cento dell'intera domanda;
   l'import assomma a circa 764.000 tonnellate all'anno, pari al 47 per cento del fabbisogno;
   la produzione di alluminio primario in Italia è effettuata in due stabilimenti, entrambi appartenenti alla multinazionale Alcoa, che li ha acquistati in seguito alla privatizzazione dell'industria nazionale dell'Alluminio:
    a) Portovesme, nel Sulcis Iglesiente (Sardegna) con capacità di 150.000 tonnellate all'anno;
    b) Fusina, nel Veneto, con capacità di 45.000 tonnellate all'anno;
   nel caso italiano, la produzione di alluminio primario risulta particolarmente strategica per le motivazioni seguenti:
    a) è integrata all'industria di trasformazione a monte valle della filiera produttiva, e ne costituisce importante salvaguardia;
    b) costituisce un indiretto sostegno della industria del secondario, la più evoluta in Europa, che incontra difficoltà crescenti nell'approvvigionamento dell'estero del rottame;
   in Sardegna la produzione del primario costituisce l'attività principale del nucleo industriale del Sulcis Iglesiente, e fornisce un contributo insostituibile al tessuto socio-economico della Regione;
   il comparto dell'alluminio primario italiano è stato privatizzato nel 1996 con l'acquisizione degli stabilimenti da parte della multinazionale Alcoa, leader mondiale del settore;
   condizione essenziale per il perfezionamento di tale privatizzazione fu la fornitura ai suddetti stabilimenti di energia elettrica ad un prezzo allineato a quello medio applicato nel resto dell'Europa per un periodo di almeno dieci anni, ossia sino al 31 dicembre 2005;
   alle intese sottoscritte all'atto della privatizzazione si diede attuazione tramite il decreto del 19 dicembre 1995 del ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, in forza del quale i due smelters italiani usufruirono di un regime tariffario speciale restato in vigore sino a tutto il 2005;
   l'accordo sul prezzo dell'elettricità fu approvato dalla UE, riconoscendo i termini dell'intesa finalizzata a garantire il prezzo medio dell'energia a livello europeo senza configurare un ricorso ad «aiuti di stato»;
   nel definire una durata decennale del provvedimento si era ipotizzato che il mercato dell'elettricità si sarebbe evoluto in maniera da poter offrire, trascorso tale periodo, prezzi sostenibili da uno smelter in competizione sul mercato mondiale;
   oggi si deve, invece, prendere atto del fatto che il lento e difficile processo di liberalizzazione del mercato dell'energia, (liberalizzazione ad oggi solo parziale e in Sardegna assolutamente inesistente) è ancora ben lontano dal realizzare gli effetti di riduzione dei prezzi e aumento dell'offerta giustamente auspicati;
   non si intravede alcuna ragionevole possibilità di negoziare in Italia (e, più in genere, all'interno del mercato europeo) una fornitura di energia, sul cosiddetto «libero mercato», in quantitativi ed a prezzi che consentano l'esercizio economicamente sostenibile di uno smelter di alluminio;
   le distorsioni al funzionamento del mercato, la sua natura essenzialmente oligopolistica, (e, spesso, di fatto ancora monopolistica, specie per quantitativi di energia particolarmente significativi) i vincoli tecnici alla produzione e distribuzione dell'energia e le inefficienze del sistema determinano una effettiva carenza di offerta, e un conseguente aumento dei costi, non giustificabile in base a quelle che sarebbero le logiche di un mercato effettivamente sviluppato;
   in tutti i Paesi della Comunità la produzione di alluminio, sia primario che secondario, come detto, risulta fortemente deficitaria rispetto al fabbisogno interno generando un deficit strutturale, in relazione sia allo sviluppo della domanda, sia per la struttura del costo dei fattori produttivi in Europa, con particolare riferimento alla disponibilità ed al costo dell'energia, fattori a loro volta negativamente influenzati dall'imperfetto e distorto funzionamento del «libero mercato» dell'energia;
   il mantenimento in produzione della ridotta capacità di primario in Italia (12 per cento della domanda nel Paese) non può quindi togliere quote di mercato a nessun concorrente europeo, né può ostacolare l'ingresso di nuovi operatori sul mercato;
   il mantenimento per la produzione Italiana di alluminio di un prezzo dell'energia equiparato alla media della concorrenza non può influenzare in alcun modo il corso del prezzo del metallo;
   il mantenimento di tale prezzo dell'energia non può danneggiare alcun concorrente Europeo sotto il profilo del prezzo praticabile negli scambi intracomunitari;
   il mantenimento di condizioni di fornitura dell'energia elettrica a condizioni competitive, apporta dei concreti benefici al mercato ed al sistema socio economico non solo della Sardegna ma dell'intera nazione;
   il mantenimento della produzione dell'alluminio primario in Italia riduce il rischio di delocalizzazione delle produzioni (gli annunci i della Hydro in Germania evidenziano quanto questa eventualità sia reale) a vantaggio di produzioni effettuate in paesi dove l'energia è fornita sottocosto, e dove le tutele legali sociali ed ambientali sono a livelli infinitamente più bassi rispetto agli standard comunitari, e tali da consentire spesso l'importazione in dumping all'interno del mercato comunitario di metallo prodotto al di fuori dell'Unione;
   il mantenimento della produzione evita la conseguente distruzione e/o depauperamento sia di risorse private (per sostenere i costi di chiusura degli impianti e la loro delocalizzazione) che pubbliche (per, la riconversione del personale, gli ammortizzatori sociali ed il sostegno alle economie dei territori interessati alle chiusure), a danno del mercato europeo ed a vantaggio di produzioni extra-UE;
   il mantenimento delle produzioni evita la perdita di competitività del sistema industriale nel suo complesso sul mercato globale, perdita che conseguirebbe inevitabilmente alle ricadute di varia natura connesse con la rinuncia ad una forma di approvvigionamento interna di metallo, con la conseguente totale dipendenza economica da importazioni extra-UE, e con la crescente carenza di materia prima, sempre più destinata ai consumi interni, che scaturisce dallo sviluppo dei paesi tradizionalmente esportatori (tra cui la Cina, la Russia, ed il Sud-Est asiatico);
   il mantenimento di tariffe ad hoc per le produzioni energivore dell'alluminio primario in Italia non può confliggere con quanto previsto dall'articolo 87 del Trattato, in base al quale «sono incompatibili con il mercato comune, nella misura in cui incidano sugli scambi tra Stati membri, gli aiuti concessi dagli Stati, ovvero mediante risorse statali, sotto qualsiasi forma che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza»;
   non si riscontrerebbero, nel caso di specie, né la richiesta «incidenza sugli scambi tra stati membri», né, soprattutto, sarebbe favorita la «falsificazione», o «minaccia di falsificazione», della concorrenza a livello comunitario; al contrario, ci si limiterebbe a consentire la sopravvivenza, sul mercato globale, di un'importante industria europea altrimenti destinata ad un irreversibile declino per la concorrenza attuata da aree del mondo le cui regolamentazioni normative del mercato non sono neppure comparabili con quelle comunitarie;
   la fornitura di energia elettrica a prezzi internazionalmente competitivi è assolutamente essenziale per la produzione di alluminio primario;
   la legge n. 80 del 2005 finalizzata al mantenimento della competitività del sistema industriale nazionale ha esteso al 2010 il regime energetico speciale per la produzione di alluminio primario allora in vigore ed a suo tempo approvato nel 1996 dalla Commissione EU nel quadro della privatizzazione dell'industria italiana dell'alluminio;
   nel luglio 2006, la Commissione europea, ritenendo che il suddetto regime potesse costituire un aiuto di Stato, ha aperto un'indagine conoscitiva conclusasi con una pesante, quanto ingiustificabile, condanna per il governo italiano, e conseguentemente per Alcoa, al pagamento di oltre 300.000.000 di euro;
   nel gennaio 2007, la Commissione Europea ha formalmente suggerito al Governo italiano, di adottare un programma biennale di phase out dal regime sostituendolo con uno strumento di mercato (il Virtual Power Plant o VPP);
   nel luglio 2008 il Governo italiano, aderendo alla proposta della Commissione EU, ha confermato l'intenzione di darvi corso con apposita legislazione;
   alla notizia della possibilità di introduzione del VPP, i produttori di energia elettrica non solo italiani ma anche europei, hanno visto nel VPP una potenziale minaccia al loro attuale potere di controllare il prezzo sul mercato dell'energia e molto verosimilmente hanno esercitato la loro capacità di lobby non solo in Italia ma anche presso la Commissione EU per limitare gli aspetti per loro negativi del VPP;
   a conclusione di tutte le interazioni che verosimilmente ne sono conseguite, in data 8 luglio 2009, tre anni dopo l'apertura dell'indagine, il DL «Sviluppo» è stato definitivamente approvato e per quanto concerne Alcoa, stabilisce che:
    entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge il Ministero dell'Economia stabilirà le condizioni del VPP;
    entro i successivi 90 giorni, e comunque entro Ottobre 2009, cioè subito, la tariffa speciale per l'alluminio verrà a cessare;
   la legge n. 99 del 2009 contiene degli ulteriori meccanismi che possono contribuire a ridurre il costo dell'energia per utenti energivori italiani per i quali non risulta ancora verificata la compatibilità;
   il mantenimento operativo degli stabilimenti italiani e in particolare quello in Sardegna sono necessarie due condizioni:
    a) che i meccanismi suddetti vengano messi realmente in funzione (Autorità, Ministero, Terna) con le necessarie compatibilità comunitarie riconosciute;
    b) che i produttori di energia (ENEL, E.On) stipulino un contratto bilaterale di fornitura ad Alcoa, così come è stato fatto per altre aziende energivore sia in Sardegna che in altre realtà europee;
   l'accordo bilaterale tra soggetti produttori di energia elettrica e consumatori energivori risulta essere decisivo per scongiurare il blocco della produzione e per consentire agli impianti sardi di proseguire nel ruolo strategico nell'economia nazionale;
   il Governo, soprattutto per quanto riguarda l'Enel ma anche per E.On, ha l'autorevolezza e gli strumenti per impedire l'atteggiamento monopolista da parte dei soggetti produttori e favorire l'accordo bilaterale tra le parti;
   Enel Produzione dispone di impianti termici nell'area del Sulcis alimentati a carbone aventi potenza complessiva di 580 MW e di impianti di produzione di energia eolica già in esercizio nella regione Sardegna, e continua a sviluppare a condizioni sempre più favorevoli nuovi progetti nel settore eolico sia in Sardegna così come E.On che avanza richieste analoghe al governo e alla stessa Regione;
   l'Enel negli accordi bilaterali che ha sottoscritto risulta essere secondo l'interrogante in molti punti inadempiente e trae vantaggi evidenti anche per le modificate prerogative legislative e di mercato;
   il mancato consumo del quantitativo energetico da parte dell'Alcoa che deriva dal blocco della produzione costituisce per l'Enel e quindi conseguentemente per lo Stato, in quanto azionista, un danno economico e finanziario di rilevanti proporzioni;
   il danno economico e finanziario risulterebbe rilevante sia per la conseguenza diretta sulla quotazione in Borsa della società ma anche sul piano produttivo considerato che la Sardegna non dispone ancora di collegamenti di trasmissione elettrica in grado di esportare un simile quantitativo di energia elettrica generando, quindi, un mancato guadagno ma un pari costo produttivo a meno di drastiche riduzioni delle produzioni elettriche stesse;
   l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha già positivamente valutato analoghe situazioni ai sensi dell'articolo 22 della legge n. 287 del 1990 –:
   se non ritenga il Governo e il Ministro dello Sviluppo economico di porre in essere tutte le autorevoli ed urgenti iniziative necessarie e nel potere dello stesso Ministro al fine di promuovere attraverso accordi bilaterali ad azienda/e energivora/e, ritenute strategiche per la propria economia nazionale come Alcoa, il riconoscimento di un quantitativo di energia elettrica necessario a tali impianti ad un prezzo medio di vendita pari alla media europea, già praticato per analoghi impianti energivori, come già previsto peraltro in analoghi protocolli d'intesa tra soggetti pubblici, come regione Sardegna ed Enel, secondo modalità concordate, e già attuate, con l'autorità antitrust e con l'Autorità per l'energia elettrica e il gas;
   se non ritenga di dover verificare i vantaggi competitivi, economici e di mercato che Enel e E.On hanno ottenuto e si predispongono ad ottenere in tutta Italia, con particolare riferimento alle politiche di incentivazione di energie alternative e il valore stesso, attualizzato, dei certificati verdi afferenti l'energia già prodotta;
   se non ritenga indispensabile e prioritario al fine di definire un piano strategico di rilancio dell'industria di alluminio primario in Italia promuovere preventivamente un accordo bilaterale tra le società produttrici in Sardegna di energia elettrica e lo stabilimento al fine di favorire l'immediato riavvio dello stabilimento di Portovesme;
   se non ritenga di dover impugnare negli organi comunitari la decisione della Commissione Europea che «condanna» Alcoa al risarcimento di oltre 300.000.000 di euro per aver usufruito di una norma di «riequilibrio» del costo dell'energia elettrica, e «non di vantaggio», approvata dal Parlamento italiano;
   se non ritenga, al fine di rilanciare il comparto produttivo isolano, di dover favorire progetti, già avanzati nel 2003 e 2004 al Ministero dello sviluppo economico, tendenti alla realizzazione di una centrale di autoproduzione energetica legata alla miniera della Carbosulcis e promossa dalle industrie energivore del territorio;
   se non ritenga di dover chiedere un rapido e urgente confronto con la commissione europea sugli ulteriori strumenti di liberalizzazione del mercato energetico necessari in Europa per non perdere la produzione industriale primaria a favore di Paesi extraeuropei. (4-00056) 

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

politica energetica

alluminio

prezzo dell'energia

accordo bilaterale

liberalizzazione del mercato

prezzo

accordo sui prezzi

energia elettrica