Legislatura: 17Seduta di annuncio: 1 del 15/03/2013
Primo firmatario: REALACCI ERMETE
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 15/03/2013
Ministero destinatario:
- MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 15/03/2013
SOLLECITO IL 27/05/2013
SOLLECITO IL 01/07/2013
SOLLECITO IL 06/08/2013
SOLLECITO IL 02/09/2013
SOLLECITO IL 02/10/2013
SOLLECITO IL 18/11/2013
SOLLECITO IL 10/12/2013
SOLLECITO IL 23/12/2013
SOLLECITO IL 08/01/2014
SOLLECITO IL 05/02/2014
SOLLECITO IL 24/03/2014
SOLLECITO IL 05/05/2014
SOLLECITO IL 05/06/2014
SOLLECITO IL 02/07/2014
SOLLECITO IL 01/08/2014
SOLLECITO IL 01/09/2014
SOLLECITO IL 03/10/2014
SOLLECITO IL 05/11/2014
SOLLECITO IL 05/12/2014
SOLLECITO IL 08/01/2015
SOLLECITO IL 02/02/2015
SOLLECITO IL 05/03/2015
SOLLECITO IL 01/04/2015
SOLLECITO IL 05/05/2015
SOLLECITO IL 11/06/2015
SOLLECITO IL 09/07/2015
SOLLECITO IL 03/08/2015
SOLLECITO IL 07/09/2015
SOLLECITO IL 01/10/2015
SOLLECITO IL 02/11/2015
SOLLECITO IL 01/12/2015
SOLLECITO IL 11/01/2016
SOLLECITO IL 03/02/2016
SOLLECITO IL 03/03/2016
SOLLECITO IL 04/04/2016
SOLLECITO IL 02/05/2016
SOLLECITO IL 01/06/2016
SOLLECITO IL 04/07/2016
SOLLECITO IL 01/08/2016
SOLLECITO IL 12/09/2016
SOLLECITO IL 10/10/2016
SOLLECITO IL 08/11/2016
SOLLECITO IL 14/12/2016
SOLLECITO IL 09/01/2017
SOLLECITO IL 01/02/2017
SOLLECITO IL 06/03/2017
SOLLECITO IL 03/04/2017
SOLLECITO IL 09/06/2017
REALACCI. —
Al Ministro della giustizia
. — Per sapere – premesso che:
la Costituzione della Repubblica italiana stabilisce chiaramente che la pena detentiva non possa consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e debba tendere alla rieducazione del condannato;
ad oggi, anche secondo gli ultimi dati elaborati dall'Istat nel rapporto «Noi Italia 2012» si apprende che il numero di detenuti presenti negli istituti di prevenzione e di pena per adulti è, alla fine del 2012, pari a circa 65.961 unità, pressoché 112 persone ogni 100 mila abitanti. Sebbene nell'anno 2006 sia stato approvato un provvedimento di clemenza di carattere generale, ovvero l'indulto con legge n. 241 del 2006, che ha portato alla scarcerazione del 44,2 per cento dei detenuti da 60.710 a 33.847 presenti all'epoca, a poco più 7 anni di distanza si è tornati ad una situazione di gravissima emergenza;
il sovraffollamento è a livelli record: per ogni 100 detenuti che gli istituti di prevenzione e pena dovrebbero ospitare, ve ne sono mediamente 151, emerge dallo studio Istat. Gli stranieri dietro le sbarre italiane sono il 36,7 per cento;
nel mese di gennaio 2013 la Corte europea dei diritti dell'uomo, a Strasburgo, ha condannato la Repubblica italiana, come descritto anche da un articolo pubblicato su La Stampa l'8 gennaio 2013, per lo stato delle proprie strutture carcerarie. La Corte di Strasburgo riconosce infatti che negli istituti di pena italiani c’è ormai un problema strutturale di sovraffollamento e per questo chiede alle autorità italiane di mettere in campo entro un anno soluzioni adeguate per invertire la tendenza e garantire che le violazioni non si ripetano;
l'Italia ha tempo un solo anno per porre rimedio al problema delle carceri in caso contrario dovrà affrontare pesanti sanzioni, anche in termini pecuniari;
la maggior parte delle carceri nazionali versa in condizioni al limite dell'umanità: strutture vecchie, qualcuna risalente al XIX secolo, sporche, sovraffollate, si parla di 3 metri quadrati a disposizione per detenuto, in cui i diritti umani minimi, come, ad esempio quello alla salute, sono pressoché negati;
i detenuti e gli internati, come ricordato anche in un atto di sindacato ispettivo presentato nella XVI legislatura, hanno infatti diritto al pari dei cittadini in stato di libertà all'erogazione delle prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, efficaci ed appropriate, sulla base degli obiettivi generali e speciali di salute e dei livelli essenziali ed uniformi di assistenza individuati nel piano sanitario nazionale, nei piani sanitari regionali ed in quelli locali;
l'affermazione di principio della parità di accesso alle cure per i detenuti è contenuta nel decreto legislativo 22 giugno 1999, n. 230, riguardante il riordino della medicina penitenziaria, e altresì costituisce l'attuazione del principio sancito dall'articolo 32 della Costituzione in materia di diritto alla salute nella parte in cui la carta stabilisce che «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo» e che «la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana»;
ugualmente alle strutture di detenzione, la medicina penitenziaria versa in condizioni di assoluta precarietà per mancanza di mezzi e risorse e i medici e gli infermieri che lavorano nei 206 istituti penitenziari italiani continuano a portare avanti con difficoltà un'opera particolarmente importante e delicata a tutela della salute della popolazione detenuta, sebbene impossibilitati a provvedere al rinnovamento delle strutture e all'adeguamento del personale in sottorganico;
da ultimo è utile ricordare che dall'anno 2000 al marzo 2013 sono 759 i suicidi nelle carceri nazionali e 2.123 le morti in prigione, non tutte naturali. Dati, che nella loro crudezza, ben descrivono la disumanità di questa situazione –:
quali iniziative urgenti intenda intraprendere il Ministro interrogato per affrontare l'emergenza carceri nel nostro Paese, per dare sì effettività alla pena ma anche al processo di rieducazione del reo;
se il Ministro non intenda presentare un piano aggiornato di edilizia carceraria che possa sanare le condizioni inumane di detenzione della popolazione carceraria e permettere così anche condizioni accettabili di lavoro per gli operatori di polizia;
se non si intenda dare effettiva attuazione alla riforma della medicina penitenziaria per permettere il pieno godimento di questo diritto ai detenuti e quali iniziative possano essere messe in campo affinché siano trasferite alle regioni le risorse spettanti al servizio sanitario penitenziario. (4-00016)
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