ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/01887

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 533 del 01/12/2015
Firmatari
Primo firmatario: GIGLI GIAN LUIGI
Gruppo: PER L'ITALIA - CENTRO DEMOCRATICO
Data firma: 01/12/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 01/12/2015
Stato iter:
02/12/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 02/12/2015
Resoconto GIGLI GIAN LUIGI PER L'ITALIA - CENTRO DEMOCRATICO
 
RISPOSTA GOVERNO 02/12/2015
Resoconto GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
 
REPLICA 02/12/2015
Resoconto GIGLI GIAN LUIGI PER L'ITALIA - CENTRO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 02/12/2015

SVOLTO IL 02/12/2015

CONCLUSO IL 02/12/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01887
presentato da
GIGLI Gian Luigi
testo presentato
Martedì 1 dicembre 2015
modificato
Mercoledì 2 dicembre 2015, seduta n. 534

   GIGLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che:
   il ritardo dell'Italia nel ciclo del rifiuto urbano costa caro: si tratta di una grande opportunità che rischia di andare persa non solo sul fronte dell'ambiente, ma anche per quanto riguarda la crescita economica e occupazionale;
   questo è l'allarme lanciato da uno studio, pubblicato nell'aprile 2015, del Laboratorio Spl (Servizi pubblici locali) di Ref Ricerche-Confesercenti, il quale precisa, altresì, che da un miglioramento del ciclo di trattamento dei rifiuti urbani si possono attendere 10 miliardi di euro di risparmi di costo all'anno e la creazione di 60 mila posti nel riciclo e nel trattamento. Il solo recupero energetico dei rifiuti smaltiti in discarica vale un miliardo di euro all'anno;
   nel confronto europeo il Paese, secondo lo studio citato, non è tra i virtuosi: ad esempio, nell'Unione europea a 28 membri, a fronte di una produzione di rifiuti pari a 489 chilogrammi per abitante, l'Italia si situa a quota 505 chilogrammi. Inoltre riesce a trattarne solo 476 chilogrammi per abitante, ossia il 94 per cento (davanti solo a Bulgaria, Slovenia, Romania, Polonia ed Estonia), mentre una dozzina di Paesi arriva al 100 per cento. Ma c’è di peggio: il 41 per cento delle frazioni trattate va a finire ancora in discarica (contro una media europea del 34 per cento e una Germania a zero) ed è fermo al 18 per cento il ricorso al trattamento termico, contro un valore medio del 27 per cento nell'Unione europea a 28, con Danimarca e Olanda al 52 e al 49 per cento;
   questi dati spiegano anche il perché delle numerose procedure di infrazione relative alla normativa comunitaria a carico dell'Italia in materia ambientale, mentre è chiaro che, se oltre il 40 per cento dei rifiuti urbani viene smaltito in discarica, non si favorisce alcuna iniziativa verso soluzioni in grado di generare qualità, crescita e valore per la collettività. Tutto questo nonostante che la direttiva del 1999 abbia imposto la chiusura delle discariche non a norma e abbia vietato di smaltire in discarica i rifiuti urbani non trattati;
   l'articolo 35 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164 (cosiddetto «Sblocca Italia»), prevede la realizzazione di una rete nazionale integrata di impianti di trattamento, la cui individuazione è stata affidata alla Presidenza del Consiglio dei ministri, superando in tal modo i problemi di coordinamento tra gli attori in campo (regioni, enti locali, gestori);
   dal punto di vista geografico la situazione attuale è molto eterogenea: dei 44 impianti di incenerimento attivi, 28 sono al Nord, nove al Centro e otto al Sud. In parallelo con lo sviluppo infrastrutturale cala il ricorso alla discarica: vi è conferito il 20 per cento dei rifiuti urbani al Nord, contro il 56 per cento al Sud e il 44 per cento al Centro. Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Veneto sono le aree più virtuose (rispettivamente 10 per cento, 7 per cento e 9 per cento).Sul lato opposto finiscono in discarica il 93 per cento e il 71 per cento dei rifiuti in Sicilia e in Calabria;
   tale disomogeneità si riflette anche sul piano degli oneri medi di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani, passando dai 34 ai 33 eurocent al chilogrammo al Sud e al Centro, mentre il Nord resta sotto i 29;
   la Conferenza mondiale sul clima attualmente in corso a Parigi ribadisce con forza la necessità non più procrastinabile di attuare politiche di salvaguardia dell'ambiente, con particolare riferimento ad un utilizzo sempre maggiore delle energie rinnovabili;
   nel campo delle energie rinnovabili il nostro Paese ha fatto molto ma può fare di più anche in considerazione delle sua caratteristiche climatiche;
   se la discarica resterà la modalità di trattamento più conveniente, questo significherà l'invio di segnali tariffari che non incentiveranno gli operatori (gestori e utenti) a prendere altre direzioni, in grado di generare qualità, crescita e valore per la collettività, come testimoniano alcune aziende già esistenti, eccellenze in ambito nazionale e internazionale. Per un Paese che è la patria del bello, della buona alimentazione e del turismo, l'ambiente deve essere il centro di una strategia industriale, un volano di sviluppo –:
   quali tempestive iniziative, nell'ambito delle sue competenze, intenda adottare al fine di promuovere l'ottimizzazione del ciclo del rifiuto urbano, dando seguito – altresì – a quanto previsto dal citato articolo 35 del decreto-legge n. 133 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 164 del 2014 in un'ottica di tutela dell'ambiente ma anche di crescita occupazionale ed economica. (3-01887)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

deposito dei rifiuti

cambiamento climatico

violazione del diritto comunitario