ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/00188

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 48 del 08/07/2013
Trasformazioni
Trasformato il 16/04/2015 in 4/08822
Firmatari
Primo firmatario: BOLOGNESI PAOLO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 08/07/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 08/07/2013
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 15/07/2013
Stato iter:
16/04/2015
Fasi iter:

SOLLECITO IL 09/06/2014

SOLLECITO IL 23/10/2014

TRASFORMA IL 16/04/2015

TRASFORMATO IL 16/04/2015

CONCLUSO IL 16/04/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta orale 3-00188
presentato da
BOLOGNESI Paolo
testo di
Lunedì 8 luglio 2013, seduta n. 48

   BOLOGNESI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno . — Per sapere – premesso che:
   la recente notizia che nell'ufficio di Paolo Borsellino, dopo la sua morte, i cassetti sono stati trovati vuoti «come se qualcuno vi avesse messo mano» è un ulteriore dato che pone interrogativi sull'esistenza e l'azione di strutturali deviazioni che hanno avvelenato la nostra democrazia;
   da diverse fonti storiche e giudiziarie oggi si sa che all'interno del nostro paese – sin dagli anni Sessanta – hanno operato le cosiddette «strutture antinsorgenza», che hanno sistematicamente fatto ricorso alla violenza ed alle tecniche della «guerra psicologica», servendosi di organizzazioni eversive e mafiose per assicurare il mantenimento di un determinato assetto politico;
   l'evoluzione delle tecniche di digitalizzazione consente oggi di cogliere, disseminate negli atti di vari processi, le tracce di alcuni servitori dello Stato che in passato occultarono e manipolarono prove;
   il 24 ottobre del 1990 il Presidente del Consiglio dell'epoca, Giulio Andreotti, in una comunicazione alla Commissione parlamentare sulle stragi, ammise l'esistenza di Gladio – definendola un'associazione costituita ai soli fini di difesa dei confini orientali – e il 27 novembre 1990 ne proclamò lo scioglimento, occultando l'impiego che era stato fatto di alcune sue articolazioni a soli fini di condizionamento della politica interna dell'Italia;
   nulla venne detto, a quanto risulta, dall'allora Presidente del Consiglio sull'attività di riciclaggio di capitali mafiosi e di esportazione all'estero di capitali sottratti al fisco, che Michele Sindona sistematicamente gestiva, né del finanziamento da parte sua di attività eversive da tempo emerso nell'inchiesta giudiziaria sulla Rosa dei Venti;
   nella gestione di quegli stessi interessi, per quanto risulta all'interrogante, Licio Gelli, nulla ha mai riferito circa i finanziamenti per milioni di dollari erogati a uomini di Gladio tra luglio e settembre del 1980, annotati in alcuni appunti recentemente rintracciati tra gli atti del processo relativo al fallimento del Banco Ambrosiano; così come tentò di dissimulare i riferimenti che in essi venivano fatti alla città di Bologna, al generale Aloia (il fondatore di Gladio) a Federico Umberto D'Amato ed al senatore Mario Tedeschi (recentemente identificato come suo stretto collaboratore in un «comitato» segreto «ristrettissimo» creato nel 1965 anche dal colonnello Renzo Rocca); riferimenti il cui esatto significato è possibile cogliere solo a seguito della lettura comparata di documenti sequestrati in circostanze diverse;
   successivamente è emersa notizia di rapporti con Gladio di Vito Ciancimino, attualmente oggetto del processo palermitano sulla trattativa Stato-Mafia, così come, ai tempi del processo relativo all'omicidio del presidente della regione siciliana Piersanti Mattarella; rapporti con un organismo segreto furono più volte affermati da Alberto Volo (l'autore confesso della lettera anonima che già alla fine dell'agosto 1980 indicò come coinvolto nella strage di Bologna Francesco Mangiameli, la persona di cui furono ospiti Valerio Fioravanti e Francesca Mambro nei giorni appena precedenti la strage);
   nel corso del recente processo per la strage di Brescia, alcuni alti ufficiali hanno poi rivelato i rapporti tra Gladio ed Ordine Nuovo, e sono risultati confermati i rapporti di Valerio Fioravanti con gli ordinovisti veneti. E tutte le sentenze in materia di stragi pronunziate negli anni Duemila, anche quelle assolutorie, indicano, sia pur genericamente, proprio negli ordinovisti veneti i responsabili della organizzazione di tutte le stragi degli anni Settanta, con il costante coinvolgimento dei servizi segreti che ebbero la responsabilità nella gestione di quelle strutture;
   nonostante i numerosi riferimenti a Gladio emersi nel corso degli anni, nessuna informazione a suo tempo sembra essere stata data ai giudici del processo relativo alla strage di Bologna: ma anche se allora non se ne avvertì da parte dei singoli inquirenti la rilevanza, il coinvolgimento di Gladio ad avviso dell'interrogante non poteva essere ignoto a chi era preposto alla sicurezza dello Stato ed al coordinamento degli organi di investigazione;
   dalle indagini svolte dai pubblici ministeri bresciani sono stati acquisiti documenti da cui risulta che ad un settore di questa struttura, verosimilmente evolutasi nel corso del tempo nel cosiddetto «Anello», apparteneva anche Federico Umberto D'Amato che, benché allontanato nel 1974 dall'ufficio affari riservati del Ministero dell'interno, continuò a gestire ancora nel 1980 i rapporti con le cosiddette «strutture antinsorgenza»;
   dal discorso di Andreotti del 1990 in poi non risulta sia stata più pronunciata alcuna parola chiarificatrice con riferimento alla operatività di queste strutture a fini di condizionamento della politica interna e – tuttavia – nel corso di numerose inchieste giudiziarie è stato raccolto materiale contrastante con quella affermazione di Andreotti –:
   se il Governo sia in grado di fornire dati certi sull'operatività delle «strutture» citate in premessa negli Settanta, Ottanta e Novanta, sulla attualità di eventuali loro propaggini, sulla totale chiusura di qualsiasi struttura clandestina, operazione, incarico, direttiva che in qualche modo possa intendersi come continuità di applicazione delle tecniche della guerra psicologica o di altre più moderne forme che ne rappresentino l'evoluzione;
   se coloro che ne fecero parte non ricoprano attualmente alcuna funzione di pubblico rilievo e non beneficino di alcun compenso per l'opera illegalmente svolta, nonché se vi siano state eventuali conseguenze sul piano della responsabilità disciplinare, amministrativa e contabile per quanto ad essi in passato sia stato erogato o per i benefici di cui illegittimamente abbiano goduto. (3-00188)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

magistrato

omicidio

mafia

inchiesta giudiziaria

politica interna

regime politico