ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01450

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 715 del 19/12/2016
Firmatari
Primo firmatario: SEGONI SAMUELE
Gruppo: MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
Data firma: 15/12/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ARTINI MASSIMO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 15/12/2016
BALDASSARRE MARCO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 15/12/2016
BECHIS ELEONORA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 15/12/2016
BRIGNONE BEATRICE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 15/12/2016
CIVATI GIUSEPPE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 15/12/2016
MAESTRI ANDREA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 15/12/2016
MATARRELLI TONI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 15/12/2016
PASTORINO LUCA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 15/12/2016
TURCO TANCREDI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 15/12/2016


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-01450
presentato da
SEGONI Samuele
testo di
Lunedì 19 dicembre 2016, seduta n. 715

   La Camera,
   premesso che:
    l'accordo sul clima «Cop 21» stipulato a Parigi nel dicembre del 2015 prevede un obiettivo molto ambizioso: contenere l'aumento della temperatura globale del pianeta ben al di sotto dei 2oC, perseguendo idealmente il goal di +1,5oC. Promotori di quest'obiettivo sono stati i rappresentanti delle piccole isole e degli altri Stati più vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico, per i quali quel mezzo grado può fare la differenza tra la vita e la morte;
    l'obiettivo a lungo termine dell'accordo è la decarbonizzazione con la quale si intende il totale abbandono di carburanti fossili che si dovrebbe raggiungere entro il 2050 e riconosce anche l'importanza di investire di più in adaptation e resilience, senza entrare nello specifico di azioni concrete e fondi stanziati, pur stabilendo che dovranno essere i Paesi sviluppati a fornirli, confermando inoltre il meccanismo di Varsavia per la valutazione delle perdite e dei danni subiti da alcuni Paesi a causa del riscaldamento globale, anche se esclude la possibilità di individuare responsabilità civili o di stabilire risarcimenti specifici;
   per quanto riguarda i meccanismi di trasparenza e revisione, l'accordo di Parigi stabilisce una cornice flessibile all'interno della quale si chiede alle nazioni di presentare regolarmente un inventario delle emissioni prodotte e assorbite, aggiornamenti sui progressi fatti nel raggiungimento degli obiettivi previsti e informazioni sul trasferimento di capitali e conoscenze tecnologiche e supporto alla capacity-building e viene poi stabilito un meccanismo che prevede la revisione da parte della Cop stessa dei progressi relativi a questo accordo e una rivalutazione degli impegni individuali (per fare in modo che portino all'obiettivo finale, cosa che oggi non fanno) ogni 5 anni a partire dal 2023;
    l'Italia ha ratificato gli impegni della Cop21 e si è preso l'impegno di lavorare ai progetti previsti dagli accordi bilaterali stipulati anche prima della Cop21 con quei Paesi che stanno subendo in maniera maggiore gli impatti del cambiamento climatico quali le isole del Pacifico e dei Caraibi e Maldive. Tuttavia, a livello di energia e di adattamento ai cambiamenti climatici, esistono ad oggi solo delle strategie e delle linee guida che non prevedono priorità, finanziamenti e tempistiche certe;
    alcuni Paesi tuttavia sono già molto avanti come, ad esempio, la Svezia che, in virtù di atti legislativi recentemente emanati, sarà il primo Paese al mondo che lavorerà, produrrà, viaggerà, esporterà, svolgerà insomma qualsiasi attività per cui è necessario consumare energia, senza più usare i carburanti fossili e ha già messo a punto un piano di investimenti equilibrato e preciso;
    i Paesi nordici sono all'avanguardia nel mondo per il passaggio in corsa alle energie rinnovabili e bio. La Svezia, con tutta la forza del suo sistema industriale, produce due terzi dell'elettricità con fonti rinnovabili. La Danimarca è arrivata l'estate scorsa, grazie al vento, a produrre con le pale eoliche il 140 per cento del fabbisogno d'elettricità, esportando il resto in Germania, Svezia e persino in Norvegia. Grande produttore di petrolio e gas, anche il regno delle Loro Maestà Harald e Sonia passa sempre più all'energia pulita: vuole abolire ogni veicolo a combustione di carburanti fossili entro il 2025 (come anche l'Olanda), usa sempre più i suoi fiumi sotterranei installandovi turbine o dighe per produrre elettricità, sovvenziona con un massimo di nove-diecimila euro, esenzione da tassa di circolazione e assicurazione, e ovunque colonnine di rifornimento con corrente gratis, chiunque acquisti auto elettriche. Infine, ma non ultimo, la piccola ma creativa e moderna Islanda ricava quasi il 100 per cento dell'elettricità dalle fonti rinnovabili: vulcani, geyser, cascate, vento;
    Stoccolma dispone ancora di almeno otto centrali nucleari ma le vuol spegnere in fretta, sia perché sono vecchie sia per liberarsi da ogni rischio di panne o incidente dopo le esperienze tragiche in Urss e Giappone e guasti continui in Francia e il premier Loefvén ha affermato: «Vogliamo che i nostri figli vivano in un ambiente privo di sostanze tossiche, quindi il principio è rimuovere ogni sostanza pericolosa e che chiunque inquini sia multato»;
    secondo il Climate Report della Fondazione Sviluppo sostenibile, a livello globale le emissioni di gas serra nel 2014 e nel 2015 sono state stabili, nonostante l'aumento del prodotto interno lordo di circa il 3 per cento l'anno, ma in Italia nel 2015, dopo anni di calo (-20 per cento al 2014 rispetto al 1990), le emissioni di gas serra sono addirittura aumentate del 2,5 per cento;
    l'incremento delle emissioni nel nostro Paese, che interrompe una serie positiva di riduzioni, è dovuto alla crescita del prodotto interno lordo, al calo del prezzo del petrolio e del gas, all'aumento dei consumi energetici, a un rallentamento delle politiche di efficienza energetica e all'interruzione della crescita delle fonti energetiche rinnovabili;
    tra il 2005 e il 2012 l'Italia, nello sviluppo delle fonti rinnovabili, ha raggiunto dei risultati importanti anche grazie all'aiuto degli incentivi portando le energie pulite dall'8 al 16 per cento del consumo nazionale, facendo meglio della media europea e collocandosi fra i leader mondiali, ma nell'ultimo triennio, la situazione si è capovolta: secondo il dossier, le rinnovabili sono passate dal 16,7 per cento nel 2013 al 17,3 per cento del 2015, con una crescita modestissima, dello 0,2 per cento all'anno ed è diminuita la quota di elettricità da fonti rinnovabili passando dal 43 per cento al 38 per cento tra il 2014 e il 2015;
    pur avendo già centrato l'obiettivo europeo del 17 per cento al 2020, l'Italia è molto lontana dall'obiettivo europeo del 27 per cento nel 2030 e anche dall'attuazione dell'accordo di Parigi: «Collocando l'obiettivo della variazione di temperatura in una posizione intermedia – fra i 1,5oC e 2oC – con l'Accordo di Parigi, l'Italia al 2030 dovrebbe ridurre le emissioni di gas serra intorno al 50 per cento rispetto al 1990: ciò richiederebbe un forte impegno nel risparmio e nell'efficienza energetica con una riduzione dei consumi attesi di circa il 40 per cento e un raddoppio della quota di fonti rinnovabili, dal 17,3 per cento a circa il 35 per cento del consumo energetico finale al 2030 e nel solo comparto elettrico, le rinnovabili dovrebbero soddisfare almeno 2/3 della domanda di elettricità» ha spiegato la sopracitata Fondazione;
    per attuare l'accordo di Parigi il nostro Paese dovrebbe al più presto tramutare la strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici in un piano operativo e modificare profondamente l'esistente strategia energetica nazionale, prima di trasformarla in un vero e proprio piano, con obiettivi al 2030;
    l'adozione di politiche per l'adattamento ai cambiamenti climatici, la riduzione di gas serra e la progressiva decarbonizzazione dell'economia italiana porterebbero indubbi vantaggi dal punto di vista dell'occupazione, della ripresa economica, della tutela ambientale, della leadership e competitività internazionale e della sovranità energetica;
    l'impresa non è sicuramente semplice vista l'affezione italiana alle fonti fossili, ma le misure recentemente adottate in Svezia potrebbero essere prese come efficace esempio per procedere speditamente verso una decarbonizzazione del nostro Paese,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per modificare la strategia energetica nazionale improntandola ad una progressiva decarbonizzazione del Paese;
2) a mettere in atto urgentemente un piano di interventi, definendo tempistiche rapide e coperture finanziarie consistenti, finalizzato a:
    a) sviluppare le cosiddette «infrastrutture verdi», con riferimento prioritario alle fonti fotovoltaiche, eoliche e geotermiche;
    b) investire in tecnologie dirette ad immagazzinare l'energia elettrica, con particolare riferimento alla piccola e media scala;
    c) stabilizzare gli incentivi attualmente previsti per l'ammodernamento termico del patrimonio edilizio pubblico e privato;
    d) procedere ad una graduale ma rapida sostituzione dei combustibili fossili con fonti energetiche rinnovabili e con ridotto impatto ambientale, nel campo di ogni settore dei trasporti (sia pubblico che privato, sia di merci che di persone);
3) a considerare l'adattamento ai cambiamenti climatici, la riduzione di gas serra e la decarbonizzazione dell'economia italiana delle linee di sviluppo e ricerca strategiche, da finanziare adeguatamente e prioritariamente.
(1-01450) «Segoni, Artini, Baldassarre, Bechis, Brignone, Civati, Andrea Maestri, Matarrelli, Pastorino, Turco».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

energia rinnovabile

politica energetica

energia dolce