ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00645

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 316 del 23/10/2014
Firmatari
Primo firmatario: GRILLO GIULIA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 23/10/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GIORDANO SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 23/10/2014
CECCONI ANDREA MOVIMENTO 5 STELLE 23/10/2014
DALL'OSSO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE 23/10/2014
DI VITA GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE 23/10/2014
LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE 23/10/2014
MANTERO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE 23/10/2014
CASTELLI LAURA MOVIMENTO 5 STELLE 23/10/2014
SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE 23/10/2014
BARONI MASSIMO ENRICO MOVIMENTO 5 STELLE 23/10/2014
SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE 06/11/2014


Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 06/11/2014

ATTO MODIFICATO IL 07/11/2014

ATTO MODIFICATO IL 11/11/2014

Atto Camera

Mozione 1-00645
presentato da
GRILLO Giulia
testo di
Martedì 11 novembre 2014, seduta n. 329

   La Camera,
   premesso che:
    la malattia da virus ebola, precedentemente nota come febbre emorragica da virus ebola, apparsa per la prima volta nel 1976 è una malattia grave, con un tasso di mortalità che può arrivare fino al 90 per cento;
    nella popolazione umana il modo più comune con cui si contrae il virus è entrare in contatto con il sudore, la saliva o sangue, secrezioni, tessuti, organi o fluidi corporei di animali infetti o persona infettata o morta a causa della malattia; l'infezione può verificarsi anche in caso di ferite della pelle o delle mucose di una persona sana che entra in contatto con oggetti contaminati da fluidi infetti di un paziente con ebola, quali vestiti e biancheria da letto sporchi dei fluidi infetti o aghi usati, le persone sono contagiose fino a quando il sangue e le secrezioni contengono il virus, l'ebola non si diffonde via aria o con contatti casuali come sedersi vicino a una persona sull'autobus;
    durante un'epidemia le persone a più alto rischio di infezione sono: operatori sanitari, familiari o altre persone a stretto contatto con persone infette, persone che hanno contatto diretto con i corpi dei defunti, nelle cerimonie funebri, cacciatori nella foresta pluviale che entrano in contatto con animali trovati morti nella foresta;
    nonostante la valutazione del rischio di ebola del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie del 27 agosto 2014, la «Dichiarazione sull'epidemia di ebola» in Africa occidentale del Commissario per la salute Tonio Borg dell'8 agosto 2014 e la «Dichiarazione sulla risposta dell'Unione europea all'epidemia di ebola» del Commissario per lo sviluppo, Andris Piebalgs, e del Commissario per gli aiuti umanitari e la risposta alle crisi, Kristalina Georgieva, del 15 settembre 2014, il 17 settembre 2014 si leggeva su un articolo pubblicato dal quotidiano Libero che il Ministro della salute interpellato circoscriveva con assoluta sicurezza l'allarme relativo al virus ebola, affermando che «non c’è nessun rischio ebola legato all'immigrazione, si tratta di un virus limitato ad alcuni territori»;
    nel corso dell'incontro informale dei Ministri, tenutosi il 22 e 23 settembre 2014, a Milano, presieduto dal Ministro interpellato nell'ambito del semestre europeo a presidenza italiana, i Ministri della salute dell'Unione europea sono stati concordi sul fatto che è necessario contrastare l'epidemia di ebola aumentando le risorse umane e finanziarie, affermando al contempo la necessità che gli Stati membri rispondano all'appello lanciato dall'Organizzazione mondiale della sanità, che ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale e ha pubblicato la tabella di marcia di risposta all'ebola, tenuto conto delle conclusioni del Consiglio europeo straordinario del 30 agosto 2014, con ulteriori risorse umane e finanziarie, attraverso gli appositi meccanismi ed organismi;
    il Commissario europeo per la salute, Tonio Borg, ha dichiarato che il rischio ebola in Europa «rimane, comunque, basso perché una persona contagiata che abbia già i sintomi sarebbe troppo debole per viaggiare», che «la malattia non è contagiosa se non in alcune particolari condizioni, ma, nonostante tutto dobbiamo rimanere vigili, e non abbassare la guardia, con stringenti controlli negli aeroporti» e che «il nostro sistema di igiene e salute è di un livello particolarmente elevato»;
    la Commissione europea ha attivato il monitoraggio la situazione attraverso il proprio Centro di coordinamento della risposta alle emergenze, che dovrebbe fungere da piattaforma per il coordinamento dell'assistenza dell'Unione europea, al fine di mobilitare squadre di risposta immediata per assicurare la diagnosi precoce, l'isolamento (dei casi sospetti e dei casi confermati in reparti diversi), il monitoraggio delle persone entrate in contatto con i pazienti e la ricerca delle catene di trasmissione, misure relative ai funerali, l'educazione e il supporto locale;
    il virus dell'ebola «è una minaccia globale» e per combattere l'epidemia nei Paesi dell'Africa occidentale «c’è bisogno di tutto, ma soprattutto di personale medico», come ha sottolineato il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità Margaret Chan durante una conferenza in cui è stato annunciato l'impegno da parte del Governo cubano di inviare 165 operatori in Sierra Leone;
    le organizzazioni non governative più attive sul campo, tra queste Medici senza frontiere e la Federazione internazionale delle società della Croce rossa e della Mezzaluna rossa, hanno criticato gli sforzi internazionali, definendoli pericolosamente inadeguati, in quanto le capacità estremamente limitate sul campo determinano carenze critiche in tutti gli aspetti della risposta: cure mediche di sostegno, formazione del personale sanitario, controllo dell'infezione, ricerca dei contatti, vigilanza epidemiologica, sistemi di allerta e segnalazione, educazione e mobilitazione delle comunità;
    per ridurre il numero dei casi e i decessi è fondamentale accrescere la consapevolezza dei fattori di rischio e adottare le migliori e adeguate misure di prevenzione;
    attualmente non esiste un vaccino autorizzato per la malattia da virus ebola. Diversi vaccini sono in fase di sperimentazione, ma nessuno è disponibile per uso clinico in questo momento;
    l'8 ottobre 2014 l'Oms stimava le vittime in 4.032. Nell'ultimo bollettino del 14 ottobre il numero è salito a 4.447: 415 in più, un incremento di quasi l'11 per cento in una settimana. Nello stesso periodo, i casi accertati di contagio sono passati da 8.300 a 8.914. Solo un mese fa, il 18 settembre, l'Oms riportava 2.630 morti e 5.357 casi. Le cifre confermano dunque la temuta progressione dell'epidemia e rendono verosimili le previsioni più preoccupanti. Come se non bastasse, sempre dall'Oms si apprende che il tasso di mortalità è salito dal 50 a quasi il 70 per cento, considerando anche i decessi non accertati. Infatti l'agenzia delle Nazioni Unite concorda con altri organismi nel ritenere che il numero dei casi e delle vittime accertati sia sicuramente molto inferiore a quello reale: oltre alle persone ricoverate e decedute negli ospedali, moltissime altre, forse altrettante, sono quelle che si ammalano e muoiono a casa, assistite e sepolte dai parenti che a loro volta corrono quindi il serio rischio di contrarre la malattia;
    non esistono eventuali note/circolari dell'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) che individuano specifiche procedure alle quali il personale di volo si dovrebbe attenere per prevenire il rischio da contagio;
    unico documento regolatorio elaborato da Enac è la circolare EAL-10A, peraltro del settembre 2012 e non pienamente attinente, inerente a «Aeroporti agibili per voli provenienti da paesi extra europei o da zone sottoposte a misure sanitarie in applicazione del regolamento sanitario internazionale»;
    secondo la circolare Enac EAL-10o, al punto 5.1, nel caso in cui l'Organizzazione Mondiale della Sanità segnali un evento che possa rappresentare un'emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale, o in tutti i casi in cui la valutazione del rischio di diffusione di malattie trasmissibili da particolari aree geografiche indichi l'opportunità di ulteriori controlli e misure, il Ministero della salute Direzione generale della prevenzione può chiedere l'implementazione di misure di sanità pubblica e il dirottamento del traffico aereo proveniente dalle zone interessate dall'evento, sugli aeroporti designati come sanitari (Roma Fiumicino e Milano Malpensa);
    il sito del Ministero della salute, afferma che in Italia sarebbero state attivate tutte le possibili misure di preparazione e risposta a livello nazionale, regionale e locale, nel caso in cui che si debba gestire un sospetto caso di Ebola, in particolare, che sarebbero state adottate tutte le misure di profilassi internazionale, nei porti ed aeroporti, attraverso i competenti uffici del Ministero, dislocati su tutto il territorio e, anche nel caso di particolari minacce per la salute, il sistema di sanità pubblica sarebbe in grado di rispondere, in base alle indicazioni centrali, al contenimento della minaccia del virus, essendo presenti, sul territorio, due strutture dotate di laboratori di massima sicurezza e di stanze ad alto isolamento (INMI Spallanzani di Roma ed Ospedale Sacco di Milano), in conformità al protocollo per il trasporto in alto biocontenimento di pazienti affetti da febbri emorragiche virali;
    ma non tutto sembra così certo se Andrea Bottega, segretario nazionale del sindacato delle professioni infermieristiche Nursind, afferma che ad esempio. «Gli infermieri italiani non sono adeguatamente preparati a fare fronte ad eventuali casi di Ebola: non hanno ricevuto una formazione specifica né rispetto alla malattia né circa l'utilizzo dei dispositivi di protezione. Inoltre, in molti ospedali tali dispositivi, come tute e maschere, mancano ancora». Il segretario Nursind aggiunge «che in alcuni presidi mancherebbero le tute previste come dispositivi di protezione individuale anti-Ebola e siano quindi state riprese vecchie tute in dotazione contro la Sars; ma si tratta di tute diverse e non conformi a quelle previste invece nei protocolli relativi al trattamento dei pazienti con Ebola». Tali dispositivi, precisa, «sono stati ordinati ma ancora mancano in moltissimi ospedali e, soprattutto, ad oggi, non è prevista una formazione degli infermieri sul come utilizzarli»;
    l'Organizzazione mondiale della sanità ammette gli errori commessi in Africa nel contrastare Ebola. A rivelarlo è la bozza di un documento interno all'Oms ottenuto dall’Associated Press, nel quale si afferma che «quasi tutte» le persone coinvolte nel rispondere all'emergenza non hanno notato elementi di quella che è poi divenuta un'esplosione del virus. Staff incompetente, burocrazia e mancanza d'informazioni affidabili tra le cause. L'OMS non commenta il documento, limitandosi a dire che i «dettagli inclusi non saranno discussi fino a quando il documento non sarà completato e i fatti chiariti e provati. Siamo per la trasparenza e la responsabilità e pubblicheremo la revisione quando tutti i fatti saranno controllati»;
    l'ospedale di Dallas, dove è stato curato Thomas Eric Duncan, il paziente «zero» con Ebola (poi deceduto) e dove due infermiere sono state contagiate dal virus, in una lettera aperta pubblicata sul Dallas Morning e sullo Star Telegram, ammette che «nonostante le migliori intenzioni, non siamo riusciti a rispettare gli elevati standard che sono al centro della storia dell'ospedale, della sua missione e del suo impegno». La missiva è firmata dall'amministratore delegato del Texas Health Resources, Barclay Berdan. «Abbiamo fatto errori nell'affrontare una situazione difficile» ammette Berdan, precisando che da quando il primo caso è stato diagnosticato sono state effettuate modifiche a tutela del personale medico. Le indagini su come le due infermiere, Nina Pham e Amber Vinson, siano state contagiate vanno avanti e arriveranno degli esperti esterni per stabilire l'accaduto,

impegna il Governo:

   a predisporre un apposito capitolo di bilancio destinato ad affrontare la possibile emergenza derivante dall'eventuale epidemia di ebola e in particolare per sostenere e attivare tutte le iniziative necessarie alla attività di prevenzione e di supporto tecnico, logistico e strumentale per gli operatori che si dovesse ritenere necessario mobilitare;
   a prevedere che le risorse utilizzate per affrontare, in particolare, le attività di prevenzione nazionali e internazionali del virus ebola siano escluse dai vincoli europei e dal patto di stabilità previsto per i bilanci regionali;
   a predisporre un piano nazionale finalizzato a modulare gli interventi sanitari a crescere, a seconda dell'evolversi dell'epidemia in Africa ovvero eventualmente in Europa e in Italia;
   a prevedere l'istituzione di ulteriori centri specializzati, oltre ai due già individuati (l'Inmi, Istituto nazionale malattie infettive-Spallanzani di Roma, e l'ospedale Sacco di Milano), anche nell'Italia meridionale dove poter ricoverare eventuali pazienti colpiti da ebola;
   a riattivare i centri di infettivologia oggi dismessi presso ospedali militari che sono in stato di non utilizzo; predisporre mezzi aerei e ambulanze fornite di strutture, personale specializzato e formato, nonché di dotazioni adeguate per affrontare l'assistenza a pazienti eventualmente malati di ebola conclamato o sospetto;
   a procedere alla immediata riorganizzazione del personale e della logistica sia civile che militare per renderlo idoneo alla terapia dei pazienti con patologia da Ebola anche attraverso una turnazione del lavoro che determini l'impossibilità di superare le otto ore di lavoro per il personale sia medico, che paramedico;
   a mettere in atto tutte le attività affinché sia possibile richiamare in servizio il personale medico e paramedico specializzato sia civile che militare anche in deroga alla normativa vigente in materia di congedi e pensionamento;
   ad incrementare e formare adeguatamente il personale medico di stanza negli aeroporti e nei porti;
   a prevedere l'istituzione di unità di crisi mobili per affrontate eventuali psicosi collettive sul territorio nazionale a causa di eventuali casi di cittadini italiani colpiti dal virus ebola;
   istituire una unità nazionale presso l'Istituto superiore di sanità con il compito di supporto e di coordinamento nel caso di emergenze sanitarie;
   ad incrementare ulteriormente l'invio di personale medico e paramedico nei Paesi africani dove si sono evidenziati casi di ebola, dotato di attrezzature idonee, adeguatamente remunerato al fine di affrontare in loco l'espansione della patologia;
   ad attivarsi in coordinamento con gli altri Paesi dell'Unione europea affinché le forme di prevenzione e le eventuali strutture sanitarie individuate siano tutte specializzate e con gli stessi standard di sicurezza, appropriatezza di cure e attrezzature anche in tutti i porti e aeroporti europei dell'est Europa;
   a predisporre protocolli e procedure comuni per quanto concerne i controlli agli aeroporti, per tutelare la salute dei cittadini italiani, seguendo alcune prassi già utilizzate in molti paesi aderenti e non aderenti all'Unione europea, quali la misurazione della temperatura dei viaggiatori provenienti dall'Africa occidentale, in entrata negli aeroporti nazionali;
   ad intervenire con specifiche iniziative di tutela per il personale di volo, che tengano conto delle effettive particolari esigenze connesse al servizio espletato e ai rischi relativi ai loro mansionari, sia in contesti di emergenza sanitaria internazionale che non, dando attuazione al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 ai sensi dell'articolo 3, comma 2, e all'articolo 7 del decreto legislativo n. 185 del 2005;
   in accordo con i Ministri dell'Unione europea, a sostenere e incoraggiare l'Unione Africana per quanto concerne la necessità di un piano d'azione globale, in quanto la situazione africana continua a deteriorarsi rapidamente e incide sull'economia e sull'ordine pubblico dei Paesi interessati, dato che la crisi dell'ebola è diventata complessa, con implicazioni di natura politica e di sicurezza e di carattere economico e sociale che continueranno a ripercuotersi sulla regione ben oltre l'attuale emergenza sanitaria.
(1-00645) «Grillo, Silvia Giordano, Cecconi, Dall'Osso, Di Vita, Lorefice, Mantero, Castelli, Sibilia, Baroni, Spadoni».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

malattia

prevenzione delle malattie

rischio sanitario