ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00454

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 224 del 07/05/2014
Firmatari
Primo firmatario: FAENZI MONICA
Gruppo: FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 07/05/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
RUSSO PAOLO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 07/05/2014
PALESE ROCCO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 07/05/2014
CATANOSO GENOESE FRANCESCO DETTO BASILIO CATANOSO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 07/05/2014
DI STEFANO FABRIZIO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 07/05/2014
GALLO RICCARDO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 07/05/2014


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-00454
presentato da
FAENZI Monica
testo di
Mercoledì 7 maggio 2014, seduta n. 224

   La Camera,
   premesso che:
    il 24 e 25 settembre 2013, la Commissione, il Consiglio ed il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo finale sulla riforma della Politica agricola comune – PAC 2014-2020, la cui intesa era stata preceduta nel corso del precedente mese di giugno dal consiglio dell'agricoltura europea riunitosi a Lussemburgo;
    il suindicato accordo, orientato a principi di modernizzazione, di semplificazione e di riduzione dei vincoli normativi per gli agricoltori, con l'intenzione di migliorare l'interpretazione dei segnali di mercato, ha rielaborato integralmente l'architettura giuridica delle regole che hanno l'ambizione di disegnare la nuova politica agricola comune, per la durata di sette anni a partire dal 1o gennaio 2014;
    i sette testi giuridici dei quali i primi quattro sono ritenuti i più importanti riguardano i seguenti aspetti: il sistema dei pagamenti diretti, l'organizzazione comune di mercato unica (OCM), lo sviluppo rurale, ed il regolamento orizzontale sul finanziamento, sulla gestione e sul monitoraggio della PAC;
    in aggiunta ai suindicati atti di modifica seguono: alcune misure di mercato, il regolamento transitorio per il 2013, ed il trasferimento dei vigneti;
    tra le proposte di modifica più significative all'interno dei primi quattro testi di modifica, in cui emergono aspetti innovativi che caratterizzano la nuova proposta si segnalano: la convergenza, l'assegnazione dei nuovi titoli, il greening finalizzato a rafforzare gli aspetti ambientali della politica agricola comune, l'agricoltore attivo, i pagamenti accoppiati, nonché la decisione di applicare per la prima volta su base obbligatoria, un tetto agli aiuti (capping) per contrastare le rendite fondiarie, finalizzato a sostenere chi effettivamente svolge la propria attività nell'ambito agricolo, destinando risorse ai soli agricoltori attivi;
    nell'ambito del nuovo regime dei pagamenti diretti, il negoziato europeo ha inoltre stabilito l'avvio al 1o gennaio 2015 (per alcuni interventi l'inizio è stabilito il prossimo 1o agosto) a differenza delle nuove misure di mercato e di sviluppo rurale che invece sono state introdotte a partire dal 1o gennaio 2014;
    i prossimi mesi saranno pertanto decisivi per definire l'applicazione delle disposizioni indicate dalla nuova politica agricola comune, nell'ambito nazionale, in considerazione dei principi di sussidiarietà e di flessibilità previsti per gli Stati membri affinché la riforma sia pienamente attuata a partire dalla suindicata data del prossimo anno;
    risulta di rilevante interesse di conseguenza prevedere che le scelte e le indicazioni previste in ambito nazionale siano conformi ed in armonia con le decisioni di politica agricola stabilite per il nostro Paese, dalle istituzioni preposte, al fine di applicare nelle forme migliori possibili le novità della riforma al tessuto nazionale;
    a tal fine, con l'ultima fase di attuazione dei dieci atti delegati, adottati dalla Commissione europea l'11 marzo, per rendere operative le misure più urgenti della realizzazione della riforma, senza le quali la nuova politica agricola comune non può entrare in vigore, si sono stabiliti i comparti più importanti, per i quali gli Stati membri potranno elaborare delle regole a livello nazionale, per concretizzare le decisioni da intraprendere nei confronti dei produttori agricoli dei singoli Paesi, finalizzate a migliorare lo sviluppo e la competitività delle imprese;
    all'interno del quadro regolatorio che l'Italia dovrà adottare, di particolare rilevanza appaiono le politiche d'intervento da attuare in maniera sinergica, da parte degli organismi di rappresentanza, degli operatori agroalimentari e di tutti i soggetti della filiera agroalimentare, a sostegno dello sviluppo e della competitività dei numerosi comparti del sistema agroalimentare italiano, riservando un'attenzione particolare ai giovani imprenditori, che devono assumere un ruolo centrale e strategico nelle iniziative del Governo, in sede di trasposizione delle disposizioni di riforma contenute nella politica agricola comune;
    gli atti applicativi in precedenza riportati seguono le seguenti ultime decisioni assunte in sede comunitaria il 16 e 17 dicembre 2013, che hanno determinato l'approvazione definitiva dei regolamenti di riforma della politica agricola comune 2014-2020: regolamento (UE) n. 1305/2013 sul sostegno allo sviluppo rurale; regolamento (UE) n. 1306/2013 sul finanziamento, sulla gestione e sul monitoraggio della politica agricola comune; regolamento (UE) n. 1307/2013 recante norme sui pagamenti diretti agli agricoltori; regolamento (UE) n. 1308/2013 recante organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli; regolamento (UE) n. 1310/2013 che stabilisce alcune disposizioni transitorie; regolamento (UE) n. 1370/2013 recante misure per la fissazione di determinati aiuti e restituzioni connessi all'OCM unica;
    le decisioni assunte a livello comunitario, nell'ambito della riforma sono rivolte principalmente a rivedere le strategie di efficacia delle politiche e di garanzia adottate dalla Commissione europea nel corso degli anni precedenti, al fine di sostenere un comparto, che necessita di prospettive e certezze a lungo termine, nella convinzione che sia l'agricoltura che l'industria agroalimentare e della pesca europea, possano accrescere e contribuire in misura essenziale alla competitività, alla crescita economica e all'occupazione e rappresentare pertanto un volano fondamentale per il rilancio dell'economia dell'Unione europea;
    in un contesto globale, in cui la crisi economica ha evidenziato come l'economia reale, attraverso un settore strategico come l'agricoltura, possa consentire e assicurare la crescita e lo sviluppo di un Paese come l'Italia, le cui tipicità dei prodotti agroalimentari del made in Italy, rappresentano delle eccellenze uniche a livello mondiale, la politica agricola comune assume pertanto un ruolo determinante nello scenario economico e sociale sia nazionale che continentale;
    la politica agricola comune risulta essenziale per garantire un sistema agricolo efficiente per il futuro e per costruire un ambiente e una qualità della vita migliore, oltre che per sostenere le imprese e l'occupazione nelle aree rurali;
    nell'ambito del quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020, l'Italia sarà impegnata a svolgere una funzione importante ed attesa dalle imprese agricole, attraverso gli stanziamenti di circa 52
miliardi di euro, corrispondenti a 7,4 miliardi di euro all'anno, 3,8 miliardi provenienti da pagamenti diretti, 0,6 miliardi dalle organizzazioni comuni di mercato di vino e ortofrutta e 3 miliardi per lo sviluppo rurale, compreso il cofinanziamento nazionale;
    i suindicati dati numerici rientrano all'interno del più ampio spazio finanziario complessivo della riforma della politica agricola comune per gli Stati membri, quantificato in 373,43 miliardi di euro, di cui 277,85 miliardi di euro per il primo pilastro e 95,58 miliardi per il secondo pilastro;
    nell'ambito delle nuove formule previste al sistema redistributivo delle risorse previste dalla politica agricola comune, gli esiti del negoziato europeo del 18 marzo hanno determinato una serie di divergenze sui pagamenti diretti agli agricoltori, in particolare sul testo proposto dalla Commissione europea, per il quale nei prossimi mesi sarà discussa una risoluzione di rigetto dell'atto delegato proposto dal medesimo organismo comunitario;
    le norme comuni relative al sostegno diretto agli agricoltori, nell'ambito della politica agricola comune, contenute all'interno regolamento (CE) n. 73/2009 del Consiglio del 19 gennaio 2009, indicano che anche per il 2014, l'attuale regime di pagamento unico rimarrà invariato, a differenza delle nuove norme sulla politica agricola comune per il periodo 2014-2020, che entreranno in vigore il prossimo 1o gennaio 2015, compreso lo spacchettamento delle tipologie dei pagamenti diretti, che saranno pertanto divisi nell'anno 2014 in due categorie, i pagamenti disaccoppiati (92 per cento del plafond) ed i pagamenti accoppiati di cui all'articolo 68 (8 per cento del plafond);
    la quasi totalità del sostegno della politica agricola comune verrà erogato sotto forma di pagamenti disaccoppiati nell'ambito del regime di pagamento unico, in funzione dei titoli (ordinari e speciali) posseduti da ogni agricoltore, a differenza degli unici pagamenti accoppiati che rimarranno in vigore nel 2014 e riguardano i settori interessati all'articolo 68 (carni bovine, carni ovicaprine, olio di oliva, latte, tabacco, barbabietola da zucchero, tabacco);
    i pagamenti diretti rientrano all'interno del cosiddetto primo pilastro della politica agricola comune, articolato a sua volta nelle seguenti componenti: il pagamento di base; il pagamento redistributivo per i primi ettari; pagamento ecologico, o come in precedenza rilevato greening; il pagamento delle aree svantaggiate; il pagamento per i giovani agricoltori; il pagamento per i piccoli agricoltori; il pagamento accoppiato;
    fra le suindicate componenti, quella che riveste una rilevanza più considerevole è il «pagamento di base» in considerazione del fatto che i requisiti previsti consentono agli agricoltori di accedere alle altre tipologie di pagamento;
    si tratta di un titolo di aiuto molto atteso dagli agricoltori, la cui assegnazione sarà attribuita a seguito della presentazione di una domanda unica entro il prossimo 15 maggio 2014, in relazione ai terreni posseduti;
    fra le proposte legislative destinate a determinare maggiore interesse nell'architettura giuridica della nuova politica agricola comune, emerge quella dell'agricoltore attivo che, come in precedenza esposto, rappresenta quelle fra le più significative, essendo strettamente connessa all'erogazione dei pagamenti diretti;
    la suindicata proposta di regolamento ai fini del percepimento degli aiuti diretti prevede che vengano rispettate le seguenti condizioni: l'importo annuo dei pagamenti diretti percepiti dal singolo imprenditore (o da persona giuridica) deve essere superiore al 5 per cento degli introiti ottenuti dalle attività non agricole nello stesso anno; la superficie disponibile deve ospitare un'attività minima, secondo una definizione data dallo Stato membro, ad esclusione del pascolo;
    si considerano agricoltori attivi indipendentemente dalle condizioni appena indicate coloro che ricevono meno di 5.000 euro di pagamenti diretti all'anno;
    la suddetta definizione di agricoltore attivo mette a confronto i pagamenti diretti ricevuti da un'azienda con i redditi extragricoli del conduttore, due grandezze in realtà non comparabili, in quanto attinenti ad aspetti completamente diversi, in considerazione del fatto che il sostegno, che rappresenta una grandezza definita in modo indipendente dall'attività agricola e legata alla detenzione di un diritto, viene messo a confronto non con l'attività svolta in azienda ma con quella svolta al di fuori di essa;
    ulteriori profili di criticità che emergono nella medesima definizione sono riconducibili al riferimento ad introiti «extraagricoli» e non, come sarebbe più opportuno, extra-aziendali;
    gli effetti di tale definizione rischiano di avviare un dibattito sui redditi prodotti in azienda ma non necessariamente di natura agricola, come nel caso del turismo, dell'attività terapeutica e della produzione di energia;
    per attenuare l'effetto redistributivo degli aiuti e per intervenire con efficacia sui settori strategici del made in Italy, la riforma indicata della politica agricola comune, prevede inoltre l'innalzamento della soglia degli aiuti accoppiati, che può arrivare fino al 15 per cento dell'intero plafond assegnato al nostro Paese;
    gli accordi politici raggiunti nel 2013 sulla politica agricola comune e sul bilancio, inoltre, se da un lato rimuovono lo stato di incertezza sul futuro sostegno dell'agricoltura e del sistema forestale, consentendo alle imprese agricole, agroalimentari e della pesca, di programmare le proprie strategie aziendali con maggiore certezza, dall'altro impongono l'esigenza di essere affiancati da ulteriori misure volte a potenziare il complesso e articolato settore dell'agricoltura;
    i cambiamenti climatici particolarmente evidenti e repentini, le cui abbondanti piogge particolarmente violente determinano dissesti idrogeologici (frane, esondazioni e dissesti morfologici di carattere torrentizio) su tutto il territorio nazionale, anche a causa della conformazione geologica ed idrogeologica, che si ripercuotono in maniera grave e penalizzante per le superfici dei territori a vocazione agricola, causando ingenti perdite economiche per i suoli in cui sono previsti insediamenti produttivi, sollecitano, anche all'interno della riforma della politica agricola comune, un potenziamento del piano irriguo nazionale, nonché una revisione delle infrastrutture idriche su tutto il territorio;
    le crisi di mercato e i cambiamenti climatici si ripercuotono con gravi danni alle produzioni mettendo a rischio la continuità aziendale per cui diventa necessario avviare un piano nazionale di gestione dei rischi;
    la tutela della biodiversità agricola, quale leva a tutela del made in Italy agro-alimentare, può essere raggiunta attraverso un approccio nazionale;
    accelerare gli interventi di monitoraggio che disciplinano le modalità di dismissione dei terreni demaniali agricoli e a vocazione agricola, nell'ambito della politica agricola comune, al fine di consentire la pubblicazione del primo elenco di beni demaniali a vocazione agricola da locare o alienare, con diritto di prelazione per i giovani imprenditori agricoli, costituisce inoltre un altro elemento fondamentale e d'incentivazione per l'inserimento delle giovani generazioni nel mondo produttivo per migliorare i livelli di competitività nel settore agricolo che necessita di essere sostenuto;
    la crisi perdurante del settore della pesca, determinata, in primo luogo, dal drastico rialzo dei costi del gasolio, impone inoltre nell'ambito dei prossimi negoziati internazionali che definiranno il quadro di interventi 2014-2020 un potenziamento per aumentare la disponibilità finanziaria del Fondo europeo per la pesca (FEP);
    la Commissione europea, come in precedenza esposto, ha adottato dieci atti delegati, per rendere operative le misure più urgenti di attuazione della riforma, senza le quali la politica agricola comune non può entrare in vigore, che riguardano comparti importanti per il settore: dai pagamenti diretti che l'Unione europea versa agli agricoltori alle regole per l'ortofrutta, dall'estensione degli aiuti dell'Unione europea allo stoccaggio privato, a nuove iniziative per il vino e la vite, dal programma di aiuto al settore dell'olio di oliva, al sostegno allo sviluppo rurale, al programma dell'Unione europea per il consumo di ortofrutta nelle scuole;
    la suindicata delibera, rappresenta l'ultima fase, come sostenuto anche dal commissario europeo all'agricoltura Ciolos, a seguito della quale gli Stati membri potranno elaborare delle regole a livello nazionale per attuare la nuova politica agricola comune;
    l'introduzione delle nuove regole a livello nazionale, affinché la riforma sia pienamente attuata a partire dal prossimo 1o gennaio 2015, come in precedenza esposto, risulta di particolare urgenza e necessità al fine di consentire agli agricoltori italiani di adottare le opportune decisioni sulle prossime iniziative imprenditoriali e produttive e beneficiare delle articolate disposizioni, incluse quelle finanziarie contenute all'interno della riforma della politica agricola comune;
    i rilievi in precedenza esposti possono contribuire positivamente a determinare, all'interno della fondamentale riforma dell'agricoltura comunitaria, una convergenza più equa e favorevole per l'Italia, attraverso una cornice legislativa nazionale in grado di sostenere l'intera filiera agricola e agroalimentare del nostro Paese a livello mondiale,

impegna il Governo:

   ad attivarsi in sede comunitaria, affinché, nell'ambito della risoluzione di rigetto relativa all'atto delegato dei pagamenti diretti agli agricoltori, sia assunto come ambito per la convergenza interna quello nazionale, in modo di assicurare maggiore uniformità;
   nell'ambito della regolamentazione dell'Unione europea relativa al settore agricolo, per il periodo 2014-2020, all'interno della quale gli Stati membri potranno elaborare le regole a livello nazionale, ad assumere iniziative in conformità ai seguenti orientamenti per:
    a) attivare una serie di componenti facoltative quali, ad esempio, il pagamento delle aree svantaggiate, il pagamento per i piccoli agricoltori ed il pagamento accoppiato, previste all'interno del primo pilastro della politica agricola comune;
    b) prevedere un quadro regolatorio definito e determinato, nell'ambito della figura dell'agricoltore attivo, oggetto di articolati rilievi critici anche dalla Corte dei conti europea, con riferimento alla concessione dei pagamenti diretti alla politica agricola comune a beneficiari non agricoli;
    c) prevedere un potenziamento del piano irriguo nazionale, nonché una revisione delle infrastrutture idriche su tutto il territorio, all'interno della riforma della politica agricola comune è delle politiche dei fondi strutturali;
    d) prevedere un piano nazionale nei settori dove l'approccio nazionale consenta un maggiore valore aggiunto, in particolare nella gestione dei rischi e nella tutela e valorizzazione della biodiversità agricola;
    e) definire gli aspetti tecnico-regolamentari di dismissione dei terreni demaniali agricoli e a vocazione agricola, per favorire l'inserimento dei giovani imprenditori nel settore agricolo, attraverso la pubblicazione del primo elenco di beni demaniali a vocazione agricola da locare o alienare, con diritto di prelazione per i giovani imprenditori agricoli;
    f) rafforzare i sistemi di tracciabilità e di riconoscibilità delle produzioni agroalimentari attraverso una efficace politica di etichettatura obbligatoria dell'origine per tutti i prodotti agricoli e agro-alimentari a tutela della trasparenza delle filiere e dei cittadini consumatori, incentivando altresì i sistemi di qualità nazionale previsti dal regolamento (CE) n. 1974/2006;
    g) scongiurare che l'applicazione del greening per gli aiuti diretti possa determinare effetti distorsivi nell'ambito della capacità di determinare benefici ambientali, nonché un aumento dei costi di produzione, con effetti riduttivi per la competitività delle imprese;
    h) escludere, in sede comunitaria, dal computo delle spese che concorrono ai vincoli derivanti dal patto interno di stabilità e crescita, la quota del cofinanziamento regionale;
    i) assicurare, attraverso strumenti di sussidiarietà orizzontale, la semplificazione degli oneri amministrativi e burocratici a carico delle imprese agricole che ne diminuiscono la competitività;
    j) potenziare i sistemi di vigilanza e di repressione dei fenomeni di contraffazione dell'agroalimentare, del made in Italy, ovvero dell’italian sounding, che ha raggiunto livelli intollerabili, a tutela della qualità e della sicurezza agroalimentare in linea con le politiche che attribuiscono ai prodotti di qualità un'importanza strategica per accrescere la capacità di penetrazione nei mercati internazionali;
    k) perseguire la realizzazione di un modello agricolo economico e ambientale sostenibile, valorizzando le produzioni di qualità, favorendo nelle forme consentite la ulteriore crescita dell'agricoltura biologica e dell'agricoltura di prossimità;
    l) monitorare annualmente l'applicazione sul territorio nazionale delle linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili e incentivare il settore delle agroenergie e le connesse potenzialità in termini di green economy, salvaguardando la funzione primaria dell'agricoltura, il paesaggio agrario e l'equilibrio urbanistico, evitando distorsioni di mercato sui settori connessi;
    m) sostenere l'ammodernamento del sistema forestale e della pioppicoltura attraverso un modello di gestione attiva del territorio;
    n) favorire, nell'ambito delle bioenergie ed in coerenza con la normativa comunitaria, la filiera corta attraverso il ricorso agli impianti di piccola taglia e l'utilizzo di materie prime provenienti dal territorio, sottoprodotti e reflui zootecnici;
    o) favorire l'accesso al credito, incentivando i fondi rotativi per le imprese agricole e per i giovani imprenditori, nonché garantire la possibilità del pieno utilizzo dei fondi per i piani di sviluppo rurale anche attraverso un coordinamento nazionale;
    p) definire una organica politica di sostegno per le aree montane e le zone in particolare svantaggiate, utilizzando gli strumenti previsti dalla regolamentazione comunitaria, compresa l'etichettatura facoltativa «prodotto di montagna», al fine di assicurare una prosecuzione dell'attività agricola nelle medesime aree più efficiente, considerando anche i fondamentali effetti ambientali e socio-culturali, su cui l'agricoltura in tali ambiti interviene;
    q) disporre l'erogazione degli aiuti diretti previsti per il settore agricolo, in via prioritaria all'agricoltore attivo ossia all'imprenditore agricolo professionale, singolo od associato, secondo le definizioni della normativa nazionale vigente sulla base della incidenza sia del tempo dedicato alle attività agricole rispetto al lavoro complessivo che del reddito agricolo sul reddito totale da lavoro, stabilendo una soglia minima per i pagamenti;
    r) sostenere in sede comunitaria il sistema delle piccole e medie imprese agricole, al fine di garantire la dilazione dei pagamenti e un diverso regime fiscale per i terreni agricoli, introducendo anche nel settore primario, il credito d'imposta per la ricerca e l'innovazione e implementazione dei PEI (partenariati europei per l'innovazione);
    s) impedire che, nell'ammontare degli aiuti diretti erogati agli imprenditori agricoli a titolo principale ed ai coltivatori diretti, si registrino riduzioni significative rispetto alle somme erogate al termine del periodo 2007-2013, al fine di evitare l'eventualità, che una repentina diminuzione dei sostegni, determini condizioni di crisi per alcuni comparti o per specifiche realtà produttive;
    t) favorire attraverso aiuti comunitari, la filiera bieticolo-saccarifera interessata da una gravissima crisi, anche a causa della riduzione delle risorse finanziarie stabilite, che rischia di compromettere il futuro del settore impegnato in un processo di ristrutturazione, che viceversa andrebbe sostenuto attraverso più adeguati supporti finanziari;
    u) individuare nuovi strumenti, in armonia con le regioni di produzione, volti a tutelare i comparti che sono stati penalizzati dall'ultima riforma della politica agraria quali: il settore del tabacco, della barbabietola da zucchero, delle patate, che attraversano una crisi profonda i cui livelli di criticità richiedono specifiche misure nella programmazione della politica di sviluppo rurale, unitamente ad interventi di sostegno in sede nazionale compatibili con la normativa comunitaria, che consentano di realizzare i presupposti per il proseguimento delle colture e la ripresa del settore;
    v) sostenere in tutte le sue forme l'accorciamento delle filiere, migliorando la remunerazione e il potere contrattuale dell'agricoltore all'interno delle filiere medesime attraverso una loro migliore organizzazione;
    w) definire una strategia di lungo periodo per il settore lattiero-caseario, che consideri la conclusione del regime delle quote, in grado di determinare i presupposti per un rilancio del comparto, intervenendo su una valorizzazione sistematica della produzione sia sul mercato interno che internazionale, attivando tutti gli strumenti previsti per migliorare il funzionamento della filiera, ricorrendo eventualmente anche ad aiuti specifici, comunitari o nazionali, in maniera non strutturale e limitatamente alle situazioni ove si registrino problemi di mercato;
    x) proseguire con maggiore rigore, le linee programmatiche finora perseguite per i settori vitivinicolo, ortofrutticolo ed oleicolo, al fine di sostenere nell'ambito della politica comunitaria, attraverso specifici importanti strumenti di sostegno non solo finanziario, la qualità dei prodotti agroalimentari del made in Italy e accrescere ulteriormente i livelli di sicurezza, trasparenza e sostenibilità ambientale degli alimenti;
    y) sostenere il settore della pesca e dell'acquacoltura, al fine di incrementare le risorse finanziarie del Fondo europeo per la pesca (FEP);
    z) prevedere nell'ambito della redistribuzione delle risorse annuali, previste dalla politica agricola comune, all'interno di quanto disposto nel secondo pilastro, sul capitolo degli aiuti accoppiati misure volte a potenziare le produzioni di olio, agrumi e tabacco, che, in prevalenza nelle aree agricole del Mezzogiorno, rappresentano una componente rilevante per l'economia nazionale;
    aa) stabilire misure specifiche per le superfici rurali delle cosiddette «terre dei fuochi», per garantire la tracciabilità e il sostegno ai prodotti agroalimentari, unitamente ad interventi dedicati per le aree no food.
(1-00454) «Faenzi, Russo, Palese, Catanoso, Fabrizio Di Stefano, Riccardo Gallo».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

sostegno agricolo

politica agricola comune

riforma della PAC

settore agricolo

organizzazione comune di mercato

industria della pesca

prodotto agricolo