ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00296

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 149 del 10/01/2014
Firmatari
Primo firmatario: SIBILIA CARLO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 10/01/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SCAGLIUSI EMANUELE MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2014
DI STEFANO MANLIO MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2014
ZOLEZZI ALBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2014
D'INCA' FEDERICO MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2014
BECHIS ELEONORA MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2014
TOFALO ANGELO MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2014
CARINELLI PAOLA MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2014
DI BENEDETTO CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2014
CASO VINCENZO MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2014
LIUZZI MIRELLA MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2014


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-00296
presentato da
SIBILIA Carlo
testo di
Venerdì 10 gennaio 2014, seduta n. 149

   La Camera,
   premesso che:
    il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), ratificato dall'Italia, prevede che «Il fondo emette prestiti (concessi a tassi fissi o variabili) per assicurare assistenza finanziaria ai paesi in difficoltà e acquista titoli sul mercato primario (contestualmente all'attivazione del programma Outright Monetary Transaction, ossia l'acquisto sul mercato secondario da parte della BCE di titoli di Stato)»;
    in virtù del trattato l'Italia, titolare di quote pari al 17,9137 per cento ha un dovere di contribuzione pari ad 125.395.900.000,00 di euro, di cui 14.330.960.000,00 di euro «paid» ed il restante a chiamata ai sensi dell'articolo 9, che recita: «Il consiglio dei governatori può richiedere il versamento in qualsiasi momento del capitale autorizzato non versato. [...] I membri del MES si impegnano incondizionatamente e irrevocabilmente a versare il capitale richiesto dal direttore generale ai sensi del presente paragrafo entro sette giorni dal ricevimento della richiesta. In caso di mancato pagamento lo Stato membro perde il diritto di voto negli organismi decisionali del MES»;
    al paragrafo 1 dell'articolo 41 del trattato si afferma che «il versamento delle quote da corrispondere in conto del capitale sottoscritto da ciascun membro del MES è effettuato in cinque rate annuali, ciascuna pari al 20 per cento dell'importo totale. La prima rata è versata da ciascun membro del MES entro quindici giorni dalla data all'entrata in vigore dei presente trattato. Le restanti quattro sono corrisposte rispettivamente alla prima, seconda, terza e quarta data coincidente con la data di pagamento della prima rata»;
    nella riunione dell'Eurogruppo a Copenaghen svoltasi il 30 marzo 2012, i Ministri delle finanze hanno convenuto di accelerare if ritmo del versamento di capitale rispetto a quello inizialmente previsto dai trattato MES;
    l'ex ministro Vittorio Grilli, nell'audizione alla Camera dei deputati del luglio 2012, ha dichiarato che l'Italia avrebbe partecipato al versamento delle quote previste per il fondo MES con 5.732.384.000,00 di euro nel 2012 e nel 2013 e con 2.866.192.000,00 di euro entro la metà del 2014;
    il decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, recante «Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini», convertito con modificazioni nella legge 7 agosto 2012, n. 135, ed in particolare l'articolo 23-duodecies, comma 2-bis, prevedono che, per garantire la maggiore efficienza operativa, ai fini della contribuzione alla sottoscrizione del capitale per la partecipazione al MES, sono autorizzate emissioni di titoli di Stato a medio-lungo termine, le cui caratteristiche sono stabilite con decreti di emissione che destinano tutto o parte del netto ricavo a tale finalità;
    il decreto ministeriale n. 78318 dell'8 ottobre 2012 ha disposto l'erogazione per la sottoscrizione del capitale per la partecipazione al MES, per l'anno 2012, per un importo di 5.732.384.000.00 di euro. I decreti del 26 ottobre e del 26 novembre 2012 hanno dato attuazione al medesimo provvedimento dell'8 ottobre 2012;
    il decreto ministeriale n. 31179 del 16 aprile 2013 ha disposto l'erogazione per la sottoscrizione del capitale per la partecipazione al MES, per l'anno 2013, di due quote di 2.866.192.000,00 di euro ciascuna, per un importo complessivo di 5.732.384.000.00 di euro, ed è stata autorizzato il ricorso all'anticipazione di tesoreria per l'erogazione della prima quota. I decreti n. 41141 e n, 41142 del 27 maggio 2013 hanno dato attuazione al medesimo provvedimento del 16 aprile 2013 per la quota predetta;
    allo stato attuale risulta dai decreti ministeriali che è stata attuata l'erogazione delle rate previste per l'anno 2012 e per l'anno 2013 e che, quindi, per onorare gli impegni presi dall'Italia residua la rata relativa all'anno 2014 pari a 2.866.192.000,00 di euro;
    dal 2010 al 2012 l'Italia, oltre al contributo per il MES, ha versato per gli aiuti alla Grecia e al Paesi in difficoltà (10 miliardi) e per i contributi al ESFS (28 miliardi) una ulteriore somma di 38 miliardi di euro;
    in base alle vigenti normative in materia di finanza pubblica, l'Italia, per far fronte a tali esborsi, ha contratto prestiti mediante la emissione di titoli di Stato, corrispondendo ai sottoscrittori non il più conveniente tasso di sconto fissato dalla BCE (stante il divieto di quest'ultima di prestare direttamente il denaro agli Stati), ma quelli imposti dai «mercati dei titoli e delle obbligazioni» nell'epoca della più elevata impennata del livello degli spread tra titoli italiani e titoli tedeschi;
    siffatti esborsi, come notato anche da Bankitalia, hanno contribuito all'impennata ulteriore del debito pubblico che, alla data odierna, si adegua a 2.074 miliardi di euro, di cui 90 miliardi di spesa per i soli interessi sul debito;
    l'istituzione del fondo MES si è rivelata sinora superflua sul piano dell'obiettivo di riduzione dei tassi di finanziamento per l'emissione di titoli di Stato, dal momento che è opinione concorde di tutti gli analisti che il solo programma Outright Monetary Transaction della BCE ha determinato il raffreddamento degli spread;
    a seguito delle proposte presentate dalla segreteria in data 9 giugno 2013, l'Eurogruppo prima e l'ECOFIN poi, in data 20 e 21 giugno 2013, hanno concordato la destinazione dei Fondi raccolti dal MES alla ricapitalizzazione diretta degli istituti di credito in difficoltà, senza una richiesta formale degli Stati funzionalizzata a tale specifico obiettivo;
    viste altresì le condizioni stabilite per l'intervento, l'assistenza del Fondo Mes sarà effettuata non con erogazione di prestiti in favore degli istituti di credito, bensì con sottoscrizioni di aumenti di capitale sociale negli stessi, con le evidenti conseguenze in termini di controllo e realizzazione di profitti;
    si rivelano sempre più marginali ed occasionali le declamate finalità di assistenza agli Stati in crisi del MES, mentre se ne delineano incisivamente ben altre, ossia quelle di aiutare prioritariamente le banche in difficoltà, nonché ulteriori obiettivi speculativi, atteso che l'erogazione dell'assistenza produrrà, per il Fondo, un ritorno in termini di profitti e controllo sugli istituti bancari sistemici;
    appare paradossale che il denaro degli Stati sovrani, conferito a fondo perduto al MES, gravando quindi sui conti pubblici, venga utilizzato, sotto l'egida di un altrettanto discutibile imperativo «too big to fail», per salvare «banche e banchieri» colpevoli di buchi e ammanchi, regalando loro questo inammissibile salvacondotto sovranazionale, contrariamente a quanto sarebbe accaduto con qualsiasi altra azienda in difficoltà;
    nei primi otto mesi del 2013 il gettito Iva ha subito un ulteriore flessione del 5,2 per cento (-3.724 milioni di euro), dovuta essenzialmente alla riduzione delle entrate derivanti dagli scambi interni (-2 per cento) e al prelievo sulle importazioni (-22,1 per cento);
    chi subisce l'aggravio più pesante sono i prodotti Made in Italy che costituiscono l'asse portante del nostro manifatturiero. Il calo evidente dei consumi sta portando ulteriori effetti negativi sulla miriade di piccole e medie imprese che già operano in condizioni di estrema difficoltà a causa di una tassazione che ha raggiunto livelli record, di una burocrazia asfissiante e di una crisi che continua a produrre effetti devastanti;
    è necessario e non più procrastinabile il rilancio economico del Paese da realizzarsi anche con l'aumento di quote di reddito disponibile per consumi,

impegna il Governo

a reintrodurre l'IVA al 21 per cento cancellando l'aumento di un punto percentuale entrato in vigore il 1° ottobre 2013 coprendo il fabbisogno di cassa previsto mediante la sospensione del versamento a favore del fondo MES delle somme previste a saldo degli impegni presi.
(1-00296) «Sibilia, Scagliusi, Manlio Di Stefano, Zolezzi, D'Incà, Bechis, Tofalo, Carinelli, Di Benedetto, Caso, Liuzzi».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

erogazione di prestito

prelievo all'importazione

rilancio economico

banca

IVA

piccole e medie imprese