ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00264

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 126 del 27/11/2013
Firmatari
Primo firmatario: PIAZZONI ILEANA CATHIA
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 27/11/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MIGLIORE GENNARO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/11/2013
LAVAGNO FABIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/11/2013
AIELLO FERDINANDO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/11/2013
NICCHI MARISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/11/2013
AIRAUDO GIORGIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/11/2013
COSTANTINO CELESTE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 27/11/2013


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-00264
presentato da
PIAZZONI Ileana Cathia
testo di
Mercoledì 27 novembre 2013, seduta n. 126

   La Camera,
   premesso che:
    la situazione di crisi economica e sociale fotografata da numerosi indicatori e dossier statistici descrive un quadro europeo e nazionale contrassegnato da rischi sociali in costante aumento, da sistemi sociali indeboliti e da individui e famiglie sempre più in difficoltà, anche a causa dell'assenza di politiche concrete e strutturate, capaci di mettere in campo un efficace sistema di protezione sociale;
    gli ultimi rilevamenti forniti da Eurostat indicano come il 24,2 per cento della popolazione europea sia a rischio di povertà ed esclusione sociale, fotografando un dato sensibilmente più alto per l'Italia, ove la percentuale di persone a rischio di povertà arriva a toccare il 28,2 per cento;
    i dati ISTAT del 2012 confermano un quadro allarmante in cui 9 milioni e 563.000 persone, pari al 15,8 per cento della popolazione italiana, versano in condizione di povertà relativa, mentre 4 milioni e 814.000 persone, pari al 7,9 per cento della popolazione, si trovano in condizioni di povertà assoluta. Il numero di famiglie in tale, drammatica, situazione sono aumentate, rispetto al 2011 del 33 per cento. Si tratta dell'incremento percentuale più rilevante degli ultimi dieci anni. Sempre stando ai dati del 2012, ben 8,6 milioni di individui fanno parte di nuclei familiari gravemente deprivati, ovvero, famiglie che presentano quattro o più segnali di deprivazione su un elenco di nove, comprendenti, tra l'altro: l'impossibilità di sostenere spese impreviste; il non potersi permettere una settimana di ferie l'anno, lontano da casa; avere debiti arretrati per il pagamento di mutui, canoni di locazione, bollette; il non potersi permettere un pasto adeguato ogni due giorni; non poter riscaldare adeguatamente la propria abitazione; non potersi permettere essenziali elettrodomestici di uso comune; non potersi permettere un'automobile;
    l'incremento vertiginoso degli indicatori sulla povertà assoluta – 2 milioni di persone in più a rischio negli ultimi 5 anni – e di quelli sulla povertà relativa, trovano riscontro nell'aumento dell'indebitamento medio delle famiglie italiane, passato nell'arco temporale 2003-2011, secondo i dati della Banca d'Italia, dal 30,8 per cento al 53,2 per cento del reddito disponibile lordo. Le famiglie si indebitano sempre di più, basti pensare che nei soli primi mesi del 2012 le famiglie indebitate sono passate dal 2,3 per cento al 6,5 per cento e che, secondo l'indagine di Confcommercio e Censis, Outlook Italia 2013, 4,2 milioni di famiglie (il 17 per cento del totale) non riescono a coprire tutte le spese mensili;
    la preoccupante situazione, inesorabilmente delineata dai dati sopracitati, descrive un Paese in cui è diventato estremamente difficile, oramai, soddisfare anche quei bisogni essenziali legati al rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo, tra cui il diritto all'abitazione, riconosciuto come rientrante a pieno titolo nel novero di tali diritti in diverse pronunce della Corte Costituzionale, della Cassazione e della Corte Europea dei diritti dell'Uomo;
    la questione abitativa, aggravata dal costante aumento del numero di famiglie ed individui che, a causa della perdita del lavoro e della drastica contrazione del reddito, scendono al di sotto della soglia di povertà, sta assumendo i caratteri di una vera e propria emergenza nazionale. Si stimano in oltre 430.000 le famiglie in difficoltà per il costo dei mutui, mentre solo nel 2012 sono state ben 67.790 le sentenze di sfratto (oltre 250.000 negli ultimi 4 anni) di cui l'87 per cento per morosità. Una situazione di vero allarme che riguarda tutto il Paese, anche se con situazioni di vera e propria emergenza per le grandi aree urbane e per le regioni dell'Italia settentrionale, ove, per l'incidenza della crisi economica, le percentuali di sfratti per morosità incolpevole arrivano a superare il 90 per cento e riguardano spesso anche le locazioni di alloggi popolari;
    da quanto si desume dai dati menzionati, sempre più persone – in una composizione sociale mutata comprendente interi nuclei familiari e tutti quei soggetti che rientrano nella definizione di «nuove povertà» – hanno perso, o rischiano seriamente di perdere, la propria abitazione, incrementando il già considerevole e drammatico numero di utenti bisognosi di accoglienza;
    secondo un'indagine realizzata dalla Federazione italiana organismi per le persone senza dimora (Fio.PSD), nel 2012 si stimavano in oltre 50.000 le persone senza fissa dimora, con la concreta possibilità che il numero reale si potesse attestare anche nel doppio, rasentando quasi lo 0,2 per cento della popolazione italiana. Le grandi città rispecchiano compiutamente tale tragico contesto: nella città di Milano si contavano oltre 4.000 adulti privi di una casa, nella città di Torino circa 1.300 persone si sono rivolte alle Case di prima accoglienza notturna gestite dal Comune e 1.500 persone hanno usufruito di interventi e prestazioni presso l'ambulatorio sociosanitario per persone senza fissa dimora. A Napoli, Bologna e Firenze è stata calcolata la presenza stabile di almeno 2.000 homeless, mentre nella Capitale vivrebbero circa 8.000 persone senza fissa dimora, di cui ben 5.500 in strada e 2.500 ospitati nei centri di accoglienza notturni del Comune e delle associazioni di volontariato;
   i dati citati delineano chiaramente l'estensione e la rilevanza di una situazione di disagio sociale crescente che ha portato l’European Committee of Social Right a denunciare la violazione, da parte del nostro Paese, dell'articolo 31, comma 2, della Carta sociale europea, il quale prevede l'impegno, per le fazioni contraenti, di garantire l'effettivo esercizio del diritto all'abitazione prevedendo misure destinate a prevenire e ridurre lo status di «senza tetto», in vista di una graduale eliminazione;
   il numero considerevole e in costante aumento delle persone che nel nostro Paese subiscono una lesione del fondamentale diritto ad una vita dignitosa, in quanto privi di una abitazione o di un alloggio, viene messo a dura prova specialmente nei mesi invernali, particolarmente pericolosi per l'incolumità degli homeless;
   a fronteggiare l'emergenza nei mesi invernali sono soprattutto i privati, le associazioni di volontariato ed i comuni. È stato calcolato come oltre 727 tra enti ed organizzazioni no profit si attivino in Italia per erogare servizi ai senza fissa dimora, fornendo un alloggio notturno, accoglienza diurna ed assistenza focalizzata sui bisogni primari delle persone (cibo, vestiario, igiene personale). Il censimento realizzato dalla Caritas nell'ambito del Rapporto 2012 sulla povertà e l'esclusione sociale in Italia ha permesso di rilevare ben 414 attività di tipo residenziale a favore dei senza dimora, promosse per lo più dalle Caritas diocesane (31,5 per cento), dalle parrocchie (14,8 per cento) e da altre realtà civili (16,1 per cento). La gestione di tali attività vede invece protagoniste un numero più diversificato di realtà, ecclesiali e non: le associazioni di volontariato (21,4 per cento), le parrocchie (14,5 per cento), le Caritas diocesane (13 per cento) e le cooperative sociali (10,7 per cento). Le attività e i servizi in questione si affiancano a quelli attuati dai singoli comuni, che annualmente predispongono «piani antifreddo», mettendo a disposizione luoghi coperti dove passare la notte e posti di accoglienza. Queste iniziative di carattere temporaneo, sebbene si siano dimostrate assolutamente necessarie a tamponare la situazione emergenziale, non sono tuttavia sufficienti ad accogliere e a porre al riparo tutte le migliaia di persone bisognose di assistenza;
    nel quadro delle politiche sociali, in Italia, il tema delle persone senza dimora e del grave disagio abitativo è sempre stato ai margini, in posizione analoga allo spazio occupato da queste persone e dai servizi che se ne occupano all'interno del contesto sociale. Questa dimensione di marginalità e separazione, sia nel quadro sociale, sia in quello politico e legislativo ha impedito, da sempre, lo sviluppo di azioni programmatiche e di interventi che possono essere qualificati come «buone prassi» diffuse a livello nazionale;
    l'assenza di politiche nazionali strutturate e concrete per affrontare il problema di chi rimane senza fissa dimora sul territorio italiano sta lasciando sempre più in balia dell'emergenza i Comuni. Sono i territori locali a offrire soluzioni alle forme di disagio più estremo, trovandosi questi ultimi soli ad affrontare problematiche che inevitabilmente rischiano di superare la scala di intervento dei servizi comunali;
    ciò ha determinato una delega esclusiva degli interventi di contrasto al grave disagio abitativo e a favore delle persone senza fissa dimora alle organizzazioni del privato sociale ed al volontariato, denotando un progressivo e costante disimpegno dello Stato su un tema di tale rilevanza sociale. L'onere del sostegno alle fasce di popolazione più deboli e a maggior rischio di marginalità non può continuare ad essere demandato unicamente alle organizzazioni sopra citate;
    dai dati sopra evidenziati risulta chiaro come le città e i suoi cittadini in difficoltà necessitino, per i mesi invernali, particolarmente pericolosi per la salute delle persone senza una dimora stabile, adeguati interventi salvavita. Questi ultimi vanno però orientati al progressivo superamento della logica emergenziale, strutturandosi in politiche stabili, in grado, a diversi livelli, di programmare e implementare azioni organiche capaci di incidere sulle condizioni di vita delle persone senza dimora, di prevenire l'allargamento del fenomeno e di aumentare la resilienza del corpo sociale, coinvolgendo ampi strati della cittadinanza, valorizzando la solidarietà orizzontale attraverso l'apporto del privato sociale, delle associazioni, delle parrocchie, delle famiglie;
    tutto ciò non può prescindere dalla attuazione di nuove politiche di welfare che si fondino sulla presa in carico delle persone bisognose, accompagnando le persone in difficoltà in percorsi di inserimento lavorativo e di inclusione sociale;
    sebbene siano auspicabili nuove politiche sociali, capaci di non limitarsi a prevedere esclusivamente trasferimenti monetari verso le persone maggiormente in difficoltà, in un Paese fortemente diseguale come il nostro – secondo nei livelli di disparità nella distribuzione dei redditi solo al Regno Unito nell'Unione europea e con livelli di disparità superiori alla media dei Paesi Ocse – appare necessario prevedere nei prossimi provvedimenti di natura finanziaria stanziamenti adeguati finalizzati a garantire un alloggio a tutte quelle persone che ne sono prive, specialmente nei mesi invernali,

impegna il Governo:

   a intervenire assumendo iniziative normative per sospendere gli sfratti per finita locazione e in particolare quelli per morosità incolpevole, per un arco temporale sufficiente ad adottare provvedimenti organici in materia di diritto all'abitare;
   a promuovere mediante l'emanazione di apposite linee guida, azioni di sensibilizzazione presso le prefetture nonché iniziative anche normative per la sospensione nel periodo invernale degli sgomberi e degli sfratti per finita locazione e per morosità, a danno di nuclei familiari in condizione di oggettiva debolezza sociale;
   a prevedere, con apposito provvedimento, un piano nazionale per la messa in atto di interventi di alloggiamento a favore di persone senza fissa dimora che preveda chiaramente che, in ogni contesto territoriale nel quale siano presenti delle persone senza dimora, sia affrontato e programmato un intervento a favore di queste persone che comprenda servizi di accoglienza di primo livello, a bassa soglia di accesso, e servizi alloggiativi di secondo livello, capaci di dare risposte che possano trasformarsi in interventi stabili e duraturi nel tempo;
   a finanziare in maniera congrua il piano nazionale di cui sopra, valutando la possibilità di istituire un fondo ad hoc che garantisca una programmazione continua degli interventi per contrastare la marginalità e a favore delle persone senza dimora;
   per realizzare le finalità del piano nazionale sopra citato, ad avviare una ricognizione del patrimonio immobiliare pubblico sfitto, con particolare attenzione agli edifici non utilizzati del demanio militare, verificandone le condizioni e la possibilità di destinarlo all'accoglienza delle persone senza fissa dimora e al sostegno dell'emergenza abitativa, promuovendo a tal fine appositi accordi con le regioni e gli enti locali;
   all'interno del piano nazionale di cui sopra, prevedere l'incremento delle risorse destinate alle prefetture per fronteggiare l'emergenza freddo, stabilendo la possibilità di utilizzare queste ultime per il potenziamento dei piani antifreddo dei comuni e a sostegno dell'azione di tutti quegli enti e associazioni che offrono prestazioni necessarie alla sopravvivenza fisica delle persone senza fissa dimora o che hanno temporaneamente perso la propria abitazione;
   ad assumere iniziative, per quanto di competenza, diretti a delineare, assieme agli interventi di accoglienza descritti, appositi percorsi di reinserimento sociale, definendo in questo modo la possibilità di accesso per la persona senza dimora a forme di sostegno per l'inclusione attiva e per il riscatto sociale;
   a valutare la possibilità di assumere iniziative normative dirette a sospendere il pagamento della tassa sui rifiuti e sui servizi indivisibili per le famiglie in condizioni di oggettiva difficoltà economica, quando colpite da uno sfratto per morosità incolpevole;
   ad attuare provvedimenti ed iniziative capaci di aumentare la resilienza del corpo sociale, prevedendo azioni idonee a favorire il coordinamento tra enti, associazioni, parrocchie e tutte quelle realtà che mettono a disposizione spazi, operatori e servizi a favore delle persone prive di una abitazione;
   ad avviare campagne di comunicazione sociale sul tema, volte a sensibilizzare la popolazione sulle problematiche dell'emergenza abitativa e a stimolarne la partecipazione attiva e la solidarietà orizzontale.
(1-00264) «Piazzoni, Migliore, Lavagno, Aiello, Nicchi, Airaudo, Costantino».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

cessazione dei pagamenti

imposta ambientale

integrazione sociale

prestazione di servizi

reinserimento sociale

trasferimento di capitali