ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00062

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 26 del 30/05/2013
Firmatari
Primo firmatario: CARUSO MARIO
Gruppo: SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Data firma: 30/05/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CESARO ANTIMO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 30/05/2013
D'AGOSTINO ANGELO ANTONIO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 30/05/2013
DE MITA GIUSEPPE SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 30/05/2013
NISSOLI FUCSIA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 30/05/2013
OLIARO ROBERTA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 30/05/2013
RABINO MARIANO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 30/05/2013
ROMANO ANDREA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 30/05/2013
ROSSI DOMENICO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 30/05/2013
SANTERINI MILENA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 30/05/2013
VECCHIO ANDREA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 30/05/2013


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-00062
presentato da
CARUSO Mario
testo di
Giovedì 30 maggio 2013, seduta n. 26

   La Camera,
   premesso che:
    nel 1995 la città bosniaca di Srebrenica è stata proclamata zona protetta dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 16 aprile 1993, n. 819;
    l'11 luglio 1995 le milizie serbe, guidate dal generale Ratko Mladic e sotto la direzione dell'allora Presidente della Repubblica serba di Bosnia ed Erzegovina Radovan Karadzic, entrarono nella città di Srebrenica perpetrando in meno di tre giorni una pulizia etnica di inaudita violenza ed atrocità nei confronti della popolazione bosniaca musulmana concentrata nella città e violando la citata risoluzione;
    il 13 luglio 1995 migliaia di profughi musulmani, sopravvissuti al massacro, raggiungevano Tuzla, l'unica città che riuscì a mantenere una posizione di relativa neutralità nel corso del conflitto;
    molti civili, sopravvissuti all'eccidio perpetrato dai serbi, riuscirono a raggiungere la città di Potocari, dove era stata fissata la base delle truppe dell'Unprofor;
    l'eccidio, dichiarato atto di genocidio dal tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia, è avvenuto in una zona di sicurezza, si è consumato in tre giorni dinanzi agli occhi dell'Onu, della Nato e della comunità internazionale ferme nel loro drammatico immobilismo e si configura pertanto come il «simbolo dell'impotenza della comunità internazionale ad intervenire nel conflitto» come evidenzia la risoluzione del Parlamento europeo del 15 gennaio 2009;
    il numero di sparizioni conseguente al genocidio ammonta a circa 25.000 persone, di contro soltanto 7.000 sono stati i corpi rinvenuti dall’International commission for missing persons (ICMP) nell'area circostante le due città di Srebrenica e Zepa, e si sta ancora lavorando per scoprire le fosse comuni e individuali e per esumare e identificare i corpi delle vittime, anche al fine di consentire la ricostruzione completa degli eventi di quei drammatici giorni;
    gli accordi di pace di Dayton del novembre 1995 hanno ufficializzato la fine del conflitto, cristallizzando la contrapposizione dei partiti nazionalisti e consentendo la definizione di una struttura statale della Bosnia-Erzegovina alquanto complessa sotto il profilo politico, amministrativo, organizzativo e culturale che attualmente compromette il processo di riconciliazione in Bosnia;
    nel contesto bosniaco il processo di riconciliazione si snoda su tre importanti fronti: quello interno che coinvolge i tre gruppi etnico-religiosi bosniaci, musulmani, cristiani e ortodossi; quello dei Balcani occidentali, che coinvolge i rapporti tra il Governo centrale bosniaco e i Paesi confinanti, Serbia e Croazia; quello internazionale che coinvolge i Paesi occidentali, la cui configurazione al tempo del conflitto è stata rappresentata delle forze delle Nazioni Unite (Unprofor) e della Nato e dal loro immobilismo;
    il principale accusato del genocidio è il generale Mladic, ricercato ufficialmente dal 1995 è stato arrestato nel luglio 2011. Nel maggio 2012 si è aperto il processo nei suoi confronti presso il tribunale penale internazionale de L'Aja con l'accusa di 2 genocidi, 5 crimini contro l'umanità e 4 crimini di guerra, per un totale di 11 capi di accusa;
    la cattura e l'apertura del processo rappresentano la realizzazione dell'auspicio europeo, definito nella risoluzione del 2009 che «non può esservi vera pace senza giustizia»; questo evento rappresenta l’incipit per il percorso di completamento e di costruzione della pace. Dinanzi alla giustizia che diviene esecutiva e non si limita ad essere vagheggiata, si polarizza la sensibilità della società civile europea, che può certamente avvertire questo senso di completamento e di giustizia;
    a distanza di anni dalla tragedia di Srebrenica è chiara la consapevolezza che uno dei tasselli più rilevanti del processo di riconciliazione nella regione è rappresentato dal percorso di autocoscienza storica della società civile europea rispetto agli eventi del 1995;
    proprio in questo scenario il Parlamento europeo il 15 gennaio 2009 ha approvato la più volte citata risoluzione P6-TA (2009) 0028 Srebrenica con cui «invita il Consiglio e la Commissione a commemorare degnamente l'anniversario del genocidio di Srebrenica-Potocari, sostenendo la proposta del Parlamento di proclamare l'11 luglio giorno di commemorazione del genocidio di Srebrenica nell'intera Unione europea ed invita tutti i paesi dei Balcani occidentali a fare altrettanto»;
    la risoluzione «sottolinea l'importanza della riconciliazione come parte del processo di integrazione europea; evidenzia l'importante ruolo delle comunità religiose, dei media e del sistema scolastico in questo processo, affinché i civili di tutti i gruppi etnici possano superare le tensioni del passato ed iniziare una pacifica e sincera coesistenza tesa ad una pace, una stabilità e una crescita economica durature; esorta tutti i paesi a compiere ulteriori sforzi per cominciare ad accettare un passato difficile e travagliato»;
    quanto riconosciuto nella risoluzione si configura come il tentativo di dare una svolta al processo di riconciliazione sul fronte regionale ed internazionale della Bosnia-Erzegovina;
    la risoluzione intende valorizzare la memoria di un evento drammatico come strumento di ricostruzione sociale, culturale e politica non solo per la regione balcanica ma anche per l'intera regione europea;
    la risoluzione ha rappresentato quindi un tassello importante nel percorso di emancipazione storica dell'Europa rispetto all'evento e allo strascico storico, politico e culturale che questo ha determinato. Con una consapevolezza chiara definita di ciò che l'evento di Srebrenica è stato e che cosa esso può rappresentare: tutto questo si configura proprio come un momento molto importante per una società progredita e civile come quella europea che ha serie e articolate ambizioni politiche;
    il riconoscimento della giornata della memoria della strage di Srebrenica rappresenta senza dubbio lo strumento attraverso cui l'Europa può fare i conti con la sua storia recente, creando le basi storiche, culturali e politiche per rinnovare l'impulso all'integrazione e all'emancipazione della regione balcanica in una cornice europea, segnatamente all'indomani dell'entrata della Croazia nell'Unione;
    la risoluzione traccia un percorso di autodeterminazione storica che parte dunque da un invito alla responsabilità e alla vigilanza per coloro che si trovano alla guida dei popoli. Un ulteriore merito di questo atto è quello di porre Srebrenica come un monito per le generazioni presenti e per le generazioni future. Infatti le vittime di Srebrenica e di tutte le stragi che si consumano ancora oggi in tanti Paesi del mondo invitano a riflettere, a mettersi in discussione, a valutare in maniera opportuna il peso delle scelte che gli uomini di potere operano e che i popoli pagano;
    l'Italia non ha ancora dato seguito alla risoluzione P6-TA (2009) 0028, pur mostrando sensibilità ed attenzione alla commemorazione della tragedia di Srebrenica: negli ultimi anni nelle più alte sedi istituzionali sono state promosse diverse iniziative commemorative con l'obiettivo di creare una cornice entro cui scambiare informazioni, esperienze e creare sensibilizzazione coinvolgendo l'opinione pubblica su un drammatico evento ancora troppo lontano dalla memoria della società civile europea;
    l'Italia deve giocare un ruolo fondamentale in questo percorso di riconciliazione, in virtù del suo ruolo non trascurabile di interlocutore della regione, trovando gli strumenti per creare memoria, analisi e confronto su un evento drammatico della storia recente dell'Europa e per creare una coscienza civile, che non può prescindere anche da una chiara volontà delle istituzioni, di far prevalere la verità e la giustizia e di operare in questo senso,

impegna il Governo

ad assumere le iniziative di competenza al fine di dare attuazione alla risoluzione del Parlamento europeo P6-TA (2009) 0028, con cui si chiede ai Governi europei il riconoscimento ufficiale dell'11 luglio come giornata della memoria della strage di Srebrenica.
(1-00062) «Caruso, Antimo Cesaro, D'Agostino, De Mita, Nissoli, Oliaro, Rabino, Andrea Romano, Rossi, Santerini, Vecchio».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

Bosnia-Erzegovina

crimine contro l'umanita'

crimine di guerra

forza multinazionale

giurisdizione internazionale

mortalita'

omicidio