ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00036

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 15 del 14/05/2013
Abbinamenti
Atto 1/00041 abbinato in data 03/06/2013
Atto 1/00039 abbinato in data 03/06/2013
Atto 1/00040 abbinato in data 03/06/2013
Atto 1/00043 abbinato in data 03/06/2013
Atto 1/00042 abbinato in data 03/06/2013
Atto 1/00063 abbinato in data 03/06/2013
Atto 1/00065 abbinato in data 04/06/2013
Atto 1/00067 abbinato in data 04/06/2013
Firmatari
Primo firmatario: BINETTI PAOLA
Gruppo: SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Data firma: 13/05/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DELLAI LORENZO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
BUTTIGLIONE ROCCO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
CESA LORENZO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
GIGLI GIAN LUIGI SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
GITTI GREGORIO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 15/05/2013
ADORNATO FERDINANDO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
CERA ANGELO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
BALDUZZI RENATO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
CAPUA ILARIA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
CARUSO MARIO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
CAUSIN ANDREA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
CIMMINO LUCIANO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
D'AGOSTINO ANGELO ANTONIO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
DAMBRUOSO STEFANO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
DE MITA GIUSEPPE SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
GALGANO ADRIANA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
MARAZZITI MARIO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
MATARRESE SALVATORE SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
MAZZIOTTI DI CELSO ANDREA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
FITZGERALD NISSOLI FUCSIA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
OLIARO ROBERTA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
PIEPOLI GAETANO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
QUINTARELLI GIUSEPPE STEFANO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 20/05/2013
RABINO MARIANO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
ROSSI DOMENICO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
SANTERINI MILENA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
SBERNA MARIO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
SCHIRO' GEA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
TINAGLI IRENE SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
VARGIU PIERPAOLO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
VECCHIO ANDREA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013
VITELLI PAOLO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 13/05/2013


Stato iter:
04/06/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 03/06/2013
Resoconto BINETTI PAOLA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 03/06/2013
Resoconto MARZANO MICHELA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto GIAMMANCO GABRIELLA IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto RICCIATTI LARA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto DE MARIA ANDREA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto SCOPELLITI ROSANNA IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto MALPEZZI SIMONA FLAVIA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto MAIETTA PASQUALE FRATELLI D'ITALIA
Resoconto ANTEZZA MARIA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto PICCOLI NARDELLI FLAVIA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto SAVINO SANDRA IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto ROSSOMANDO ANNA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto SCUVERA CHIARA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto VILLECCO CALIPARI ROSA MARIA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto AGOSTINI ROBERTA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto MANTERO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto IORI VANNA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto MORETTI ALESSANDRA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto CESARO ANTIMO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto PARIS VALENTINA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 15/05/2013

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 20/05/2013

ATTO MODIFICATO IL 30/05/2013

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 03/06/2013

DISCUSSIONE IL 03/06/2013

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 03/06/2013

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 04/06/2013

RITIRATO IL 04/06/2013

CONCLUSO IL 04/06/2013

Atto Camera

Mozione 1-00036
presentato da
BINETTI Paola
testo di
Martedì 4 giugno 2013, seduta n. 28

   La Camera,
   premesso che:
    non è certo la prima volta che l'Italia si trova a dover affrontare momenti alquanto critici: si sono già verificate pesanti crisi economiche, unitamente a fasi di estrema incertezza politica che hanno dilaniato il Paese; tutti concordano, però, nel dire che in passato una delle forze – anzi, forse la principale – su cui gli italiani hanno sempre potuto contare per ricostruire una società migliore è stata la famiglia, un'istituzione coesa in cui la solidarietà interna ha attutito e contrastato la durezza delle condizioni esterne;
    oggi la violenza crescente al suo interno segnala che questa forza non è più così compatta e non è più in grado di sostenere il peso delle sconfitte individuali e degli smottamenti sociali; la crisi familiare, tuttavia, viene occultata e lo si vede nei sempre più frequenti casi di femminicidio che, purtroppo, funestano le pagine dei giornali;
    negli ultimi anni, in diversi consessi internazionali, lo Stato italiano è stato fortemente redarguito dalle Nazioni Unite per il suo scarso e inefficace impegno nel contrastare la violenza maschile nei confronti delle donne; le osservazioni all'Italia di Rashida Manjoo, special rapporteur delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, sono pesanti: «In Italia resta un problema grave, risolverlo è un obbligo internazionale. Femmicidio e femminicidio sono crimini di Stato tollerati dalle pubbliche istituzioni per incapacità di prevenire, proteggere e tutelare la vita delle donne, che vivono diverse forme di discriminazioni e di violenza durante la loro vita. In Italia, sono stati fatti sforzi da parte del Governo, attraverso l'adozione di leggi e politiche, incluso il piano di azione nazionale contro la violenza, ma non hanno però portato a una diminuzione di femmicidi e non si sono tradotti in un miglioramento della condizione di vita delle donne e delle bambine». E successivamente ha aggiunto: «Le leggi per proteggere le vittime ci sarebbero. Non sono, però, sufficienti. Dipendenza economica, inchieste malfatte, un sistema d'istituzioni e regole frammentato, lungaggine dei processi e inadeguata punizione dei colpevoli le rendono poco efficaci»;
    nell'agosto del 2011, il Comitato per l'eliminazione della discriminazione contro le donne (Comitato per l'attuazione della Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna) e, nel giugno 2012, la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, hanno rivolto allo Stato italiano una serie di raccomandazioni: ad oggi, si è ancora del tutto inottemperanti rispetto agli standard e agli impegni internazionali;
    rappresentano cifre da brivido quelle del femminicidio in Italia (il Paese è ai primi posti nel mondo, calcolando che viene uccisa una donna ogni tre giorni): in otto anni sono state più di novecento le vittime nel nostro Paese, ma la cosa più grave è che il 70 per cento di quelle uccise nel 2012 aveva denunciato il proprio assassino per stalking, maltrattamenti e abusi;
    quello che emerge e che fa più orrore, sia a leggere le statistiche che i casi di cronaca nera, è che il maggior numero di violenze sessuali è messo in atto da un uomo che la donna conosce; di solito, infatti, i responsabili di questi reati (consumati nel 63 per cento dei casi tra le mura domestiche) sono coloro che dichiarano di «amare» le loro donne: mariti lasciati, fidanzati traditi o che non accettano la fine di una storia. E tutto ciò, indipendentemente da alcune caratteristiche della donna, quali l'età, la nazionalità, lo status sociale, il carattere, l'istruzione e l'occupazione;
    nello specifico, sono 124 le donne uccise nel 2012 (nel 2013 già circa una quarantina), in leggero calo rispetto alle 129 del 2011. Ma ci si trova davanti ad un dato altrettanto preoccupante, se si considerano i 47 tentati femminicidi e le otto vittime, tra figli e altre persone;
    questo è quanto risulta dal rapporto sul femminicidio in Italia nel 2012 della Casa delle donne di Bologna che, dal 2005, raccoglie dati sul fenomeno sempre più allarmante e, quindi, meritevole di immediata attenzione da parte della politica;
    le regioni del Nord restano quelle in cui i delitti sono più frequenti (52 per cento), nonostante le donne vivano situazioni di maggior autonomia e indipendenza: evidentemente sono meno propense ad accettare di subire violenza e disparità di potere nella relazione e, forse, per questo sono anche maggiormente a rischio di finire vittime della violenza maschile;
    il rapporto sottolinea l'unico dato positivo, ovvero una maggiore attenzione della stampa nella descrizione dei femminicidi, tralasciando, a volte, la solita etichetta «omicidio passionale» che ingenera confusione e non descrive adeguatamente la situazione; finalmente, i giornalisti focalizzano la propria attenzione sui maltrattamenti e le denunce che hanno preceduto il delitto, escludendo il cosiddetto «raptus»: il femminicidio, infatti, raramente è frutto di un accesso d'ira incontrollata, ma costituisce soltanto l'ultimo scalino di una lunga escalation;
    se fino al 2011, in quasi il 90 per cento dei casi riportati dalla cronaca, tale informazione non era reperibile, oggi si apprende frequentemente dai mezzi di informazione che il 40 per cento delle donne uccise nel 2012 aveva già subito violenza da parte del partner o dell'ex compagno che poi l'ha uccisa: è questo un dato importante che dimostra come la consapevolezza dei media sul legame profondo tra violenza di genere e femminicidio, in questi anni, è cresciuta e si è consolidata;
    il femminicidio è sempre preceduto da altre forme di violenza sul corpo, la mente, l'emotività e gli affetti di una donna. Comincia con una forma di potere e controllo che si esprime attraverso atti o minacce di sopruso fisico, psicologico, sessuale, economico o persecutorio contro le donne in quanto donne, per mantenerle in una condizione di inferiorità nei rapporti privati (la coppia, la famiglia) e pubblici (il lavoro, la scuola, la collettività). Ognuno di questi abusi costituisce una forma di violenza che va tenuta sotto controllo, a prescindere dal fatto che sia punito dalla legge come reato e/o che sia accettato e considerato «normale» nella società di appartenenza;
    la prevenzione di questi delitti è necessaria e praticabile e richiede una tipologia di interventi diversificati a seconda della situazione concreta in cui vive la donna: dalla sua autonomia economica alla presenza o meno di figli, dalla sua capacità di reagire con energia alla sua tendenza, invece, a subire passivamente le situazioni; la prevenzione si può realizzare offrendo una protezione sempre maggiore e sempre più qualificata alle donne che vivono situazioni di violenza, prima che giunga a conseguenze irreparabili;
    fondamentale importanza assume la formazione di tutti i soggetti che lavorano nei vari settori con le vittime di violenza e i minori: l'assenza di un'adeguata specializzazione rappresenta un fattore di rischio per l'incolumità psicofisica delle donne che si rivolgono alle autorità ed ai servizi territoriali per chiedere aiuto, e può determinare prassi deleterie e percezioni soggettive che sminuiscono e giustificano gli abusi, determinando una condizione di vittimizzazione secondaria ed aumentando il pericolo di ulteriori violenze;
    infine, si deve porre fine all'umiliazione ed alla frustrazione delle donne che, in sede civile, combattono per il riconoscimento dei propri diritti e di quelli dei propri figli, vagando da una sede all'altra a seconda delle diverse competenze territoriali dei diversi giudici;
    secondo l’Helsinki foundation for human rights serve un'attività di osservazione condotta per un periodo prolungato di tempo, in maniera costante o intermittente (Helsinki foundation for human rights, 2001). Secondo il report della Human rights monitoring and documentation series, serve l'attenta osservazione della situazione generale condotta in modo tale da determinare quali azioni future andranno intraprese,

impegna il Governo:

   a monitorare con rinnovata sensibilità e lucidità la violenza alle donne, considerandola come un fenomeno e un'azione sociale molto complessa che va contro i diritti umani di tutti;
   ad attuare politiche di supporto alla famiglia per contrastare i livelli di povertà e di disagio che spesso hanno, nella donna, la prima e principale vittima di un sistema sociale, in cui la disoccupazione può generare frustrazione e degrado;
   a sostenere l'inserimento professionale delle donne e la loro autonomia economica, in modo che possano interrompere prontamente rapporti caratterizzati da aggressività e da violenza domestica, senza dover temere per la loro successiva autonomia;
   a rispettare ed attuare le osservazioni conclusive 2011 del Comitato per l'eliminazione della discriminazione contro le donne, nonché le raccomandazioni della relatrice speciale delle Nazioni Unite contro la violenza sulle donne;
   a riconoscere i centri antiviolenza come nodi strategici di ogni politica e come parte integrante dei servizi da offrire sul territorio per accogliere donne vittime di violenza e, nel caso, i loro figli e, per questo, a garantire che siano affidati a personale altamente specializzato, oltre ai volontari;
   a destinare alle sopra citate strutture maggiori risorse, attraverso finanziamenti regolari e continuati nel tempo, proprio per creare una rete di interventi sistematici che possano aiutare le donne nella fase acuta del distacco dall'aggressore e, successivamente, accompagnarle in un itinerario di progressiva riconquista della propria autonomia, anche sul piano psicologico;
   a rafforzare le reti di contrasto al fenomeno tra istituzioni e privato sociale qualificato, potenziando la capacità di ascolto e di pronto intervento, in modo da non lasciare le donne sole o in balia della potenziale violenza dell'uomo;
   a promuovere una forte campagna di prevenzione e di sensibilizzazione culturale, debitamente pubblicizzata, che segnali fino a che punto la violenza è una piaga della società italiana e un fattore concreto di disgregazione familiare e sociale;
   a favorire una corretta formazione di operatori sanitari, sociali, del diritto e dell'informazione, soprattutto per imparare a gestire i primi contatti con la vittima e aiutarla a raccontare in modo esaustivo ciò che le accade, perché troppo spesso appare impaurita, prigioniera di uno strano senso di protezione nei confronti del suo aguzzino e, quindi, reticente;
   ad assumere iniziative normative per un severo inasprimento delle pene previste per lo stalking e l'inserimento nel codice penale dell'aggravante del «femminicidio», unitamente ad una maggiore tempestività tra la denuncia del caso e la tutela del soggetto;
   ad assumere iniziative per evitare, in ogni modo, che chi ha ricevuto una denuncia per stalking possa disporre di un'arma, prevedendo in tali casi la revoca delle relative licenze;
   ad assumere iniziative per prevedere, negli uffici giudiziari, sezioni specializzate in questo specifico campo, in modo che le donne possano superare la paura e divenire consapevoli che sconfiggere e sopravvivere alla violenza è possibile, aiutando a trasformare velocemente in denuncia anche gli sfoghi o le confidenze addolorate delle donne che giungono in questura accompagnate da amici o familiari, ma che poi non sanno porre un punto fermo e decisivo alla loro condizione.
(1-00036)
(Nuova formulazione) «Binetti, Dellai, Buttiglione, Cesa, Gigli, Gitti, Adornato, Cera, Balduzzi, Capua, Caruso, Causin, Cimmino, D'Agostino, Dambruoso, De Mita, Galgano, Marazziti, Matarrese, Mazziotti Di Celso, Nissoli, Oliaro, Piepoli, Quintarelli, Rabino, Rossi, Santerini, Sberna, Schirò Planeta, Tinagli, Vargiu, Vecchio, Vitelli».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

diritti umani

violenza sessuale

omicidio

vittima

delitto contro la persona

condizione della donna

convenzione europea

ratifica di accordo