XVII Legislatura

Commissione parlamentare per la semplificazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 8 di Martedì 9 maggio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Tabacci Bruno , Presidente ... 3 

SULLE SEMPLIFICAZIONI POSSIBILI NEL SETTORE FISCALE

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale promotori finanziari (ANASF), della Federazione nazionale spedizionieri doganali (ANASPED), del Coordinamento Libere Associazioni Professionali (CoLAP) e dell'Unione Nazionale professionisti pratiche amministrative (UNAPPA).
Tabacci Bruno , Presidente ... 3 ,
Giannini Guazzugli Gian Franco , Componente del Comitato esecutivo e responsabile dell'Area tutele dell'Associazione nazionale promotori finanziari (ANASF) ... 3 ,
Tabacci Bruno , Presidente ... 6 ,
Giannini Guazzugli Gian Franco , Componente del Comitato esecutivo e responsabile dell'Area tutele dell'Associazione nazionale promotori finanziari (ANASF) ... 6 ,
Tabacci Bruno , Presidente ... 7 ,
De Gregorio Massimo , Presidente della Federazione nazionale spedizionieri doganali (ANASPED) ... 7 ,
Taricco Mino , Presidente ... 10 ,
Alessandrucci Emiliana , Presidente del Coordinamento Libere Associazioni Professionali (CoLAP) ... 10 ,
Taricco Mino , Presidente ... 12 ,
Testa Nicola , Presidente dell'Unione Nazionale professionisti pratiche amministrative (UNAPPA) ... 12 ,
Taricco Mino , Presidente ... 16

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
BRUNO TABACCI

  La seduta comincia alle 13.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che se non vi sono obiezioni la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale promotori finanziari (ANASF), della Federazione nazionale spedizionieri doganali (ANASPED), del Coordinamento Libere Associazioni Professionali (CoLAP) e dell'Unione Nazionale professionisti pratiche amministrative (UNAPPA).

  PRESIDENTE. Nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle semplificazioni possibili nel settore fiscale, la seduta di oggi è dedicata all'audizione di rappresentanti del mondo delle professioni.
  Abbiamo considerato utile, per l'economia dei nostri lavori, procedere congiuntamente all'audizione di rappresentanti di professioni tra loro molto diverse, ma che, probabilmente, vivono problemi simili.
  Sono presenti: per l'Associazione nazionale promotori finanziari (ANASF), Gian Franco Giannini Guazzugli, Componente del Comitato esecutivo e responsabile dell'Area tutele, e il consulente Lorenzo Amati; per la Federazione nazionale spedizionieri doganali (ANASPED), il Presidente Massimo De Gregorio, il Presidente onorario Cosimo Ventucci e il Vicepresidente Bruno Pisano; per il Coordinamento Libere Associazioni Professionali (CoLAP), la Presidente Emiliana Alessandrucci; per l'Unione Nazionale professionisti pratiche amministrative (UNAPPA), il Presidente Nicola Testa e il Consigliere Nicola Ligorio.
  Ringrazio per le memorie che ci avete trasmesso e che contengono spunti interessanti per il lavoro della Commissione.
  Do, quindi, la parola al dottor Gian Franco Giannini Guazzugli in rappresentanza dell'ANASF.

  GIAN FRANCO GIANNINI GUAZZUGLI, Componente del Comitato esecutivo e responsabile dell'Area tutele dell'Associazione nazionale promotori finanziari (ANASF). Ringraziamo intanto la Commissione per quest'opportunità che ci viene data.
  L'ANASF è rappresentativa dei consulenti finanziari iscritti a un albo unico nazionale, che è stato previsto dall'articolo 31 del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria (decreto legislativo n. 58 del 1998). L'Associazione, che nasce quarant'anni fa (nel 1977) e conta oltre 12.000 iscritti, svolge un'azione di rappresentanza della categoria, con funzione di dialogo sia con le istituzioni che con tutte le autorità di riferimento, in ambito nazionale ed europeo.
  L'Associazione si occupa ovviamente di tutti gli aspetti riguardanti l'attività della consulenza finanziaria e dei servizi d'investimento. L'ANASF, inoltre, partecipa attivamente con propri rappresentanti all'Organismo di vigilanza e tenuta dell'albo unico dei consulenti finanziari (OCF), l'organismo che regola sostanzialmente quest'attività, insieme ad ABI e ad ASSORETI.
  Da sempre, la nostra Associazione dedica un'attenzione particolare al tema della tutela dei risparmiatori e alla necessità di favorire tra i cittadini una maggiore consapevolezza Pag. 4 nelle scelte di investimento, per la loro vita e per la loro gestione dei loro risparmi, quindi, in merito a tale impegno, l'Associazione espone, oggi, alcune considerazioni.
  Sul tema dell'inquadramento civilistico e fiscale del professionista consulente finanziario, come dicevamo, il consulente finanziario è abilitato all'offerta fuori sede, che è stata introdotta nel nostro ordinamento con la legge n. 1 del 2 gennaio 1991 e oggi è stata riformulata dall'articolo 31 del testo unico dell'intermediazione finanziaria.
  In maniera puntuale, il consulente finanziario è qualificato come la persona fisica che, in qualità di dipendente, agente o mandatario, esercita in modo professionale l'offerta fuori sede. Sostanzialmente, il consulente finanziario è abilitato all'offerta fuori sede ed è opportuno specificarlo perché oggi, di fatto, le categorie di soggetti sono tre: il consulente abilitato all'offerta fuori sede, il consulente cosiddetto «autonomo» e le società di consulenza. Questi sono i tre soggetti cui la norma demanda quest'attività.
  Di fatto, però, il consulente finanziario abilitato all'offerta fuori sede è l'unico cui viene affidata una doppia funzione, quella di prestare consulenza ai risparmiatori e quella di collocare anche gli strumenti che nascono ed emergono come esigenza di investimento del risparmiatore. Quest'aspetto rende tipica questa figura.
  Tra l'altro, nello svolgimento dell'attività del consulente finanziario è previsto per legge che ci sia un rapporto esclusivo, quindi ci si muove in regime di monomandato. Sostanzialmente, il consulente finanziario può avere rapporti solamente o con una banca o con una SIM o con una SGR. Come vedremo dopo, questo è importante anche per la costruzione della fiscalità del consulente finanziario.
  Peraltro, una forma di verifica dell'attività, quindi di vigilanza sull'attività, deriva dall'essere iscritti all'albo professionale. Per iscriversi, servono requisiti di professionalità e di onorabilità e, per rientrare in questo albo, che fino a oggi è sotto la vigilanza della Consob, ma, con le nuove normative, entrerà sotto la vigilanza appunto dell'OCF, l'iscrizione è subordinata al superamento di un esame di Stato, senza il quale non è possibile svolgere l'attività.
  Esiste poi una normativa che riguarda tutta l'attività svolta dopo che si è superato l'esame e si è ottenuto un mandato o da una banca o da una SIM. Peraltro, tale attività viene svolta in maniera assolutamente individuale. Questo è un altro aspetto importante, che potremo approfondire, quando parleremo della fiscalità in maniera più specifica.
  Eventuali collaboratori di cui si avvalesse un consulente finanziario non possono in nessun modo surrogare la sua attività. Il rapporto con il risparmiatore, il cliente o il potenziale cliente è tenuto solo ed esclusivamente dal consulente finanziario e un eventuale collaboratore può essere, al massimo, di supporto per la gestione dell'agenda o per l'archiviazione dei documenti o quant'altro, ma in nessun modo può agire in maniera attiva.
  Sul piano fiscale, sebbene l'attività del consulente finanziario sia di fatto assimilabile a quella di natura professionale, il Ministero delle finanze, con la risoluzione n. 267/E dell'11 novembre 1995, confermata con una circolare del 3 maggio 1996, ha precisato e riconosciuto che i consulenti finanziari svolgono un'attività tipicamente commerciale di intermediazione, quindi sono produttori di reddito di impresa.
  Per quanto riguarda il regime fiscale semplificato per i piccoli imprenditori, riteniamo che questo si adatti esattamente alla nostra attività. Da ciò deriva l'esigenza di avere degli strumenti che siano sicuramente completi per quanto riguarda la possibilità sia dell'Agenzia delle entrate di fare la sua attività sia, sostanzialmente, del consulente finanziario di avere una facilità nel produrre la propria documentazione fiscale.
  Peraltro, c'è un aspetto che caratterizza l'attività del consulente finanziario: avendo questi, di fatto, un unico cliente, in quanto la remunerazione che il consulente finanziario riceve non arriva dai singoli risparmiatori che incontra, ma dalla mandante, cioè da un soggetto che non fa erogazioni di Pag. 5remunerazione in maniera non corretta, ciò avviene tutto esattamente con la dovuta documentazione fiscale.
  Peraltro, tutta una serie di applicazioni che anche l'Agenzia delle entrate sta attivando e diventa frequentemente un carico che, di fatto, viene sostenuto da soggetti come i consulenti finanziari.
  Purtroppo, abbiamo spesso un'incertezza normativa e frequenti modifiche alle regole nonché una mancanza di regimi anche di natura premiale. Si pensi, per esempio, al regime dei minimi, che a volte sono stati introdotti e poi tolti o riformulati.
  Adesso, c'è il tema dell'abbandono degli studi di settore per altre modalità di lettura e di individuazione del comportamento fiscale di molti soggetti, però anche noi, pur partecipando agli incontri con l'Agenzia delle entrate con cui cerchiamo ovviamente di collaborare e dare il nostro contributo, spesso ci troviamo con delle misure che sono contraddittorie; da una parte, queste sembrano semplificare e, dall'altra, in effetti, complicano la vita soprattutto perché moltiplicano gli adempimenti che uno deve svolgere: nuove certificazioni con i requisiti, maggiore documentazione da conservare e quant'altro.
  È giusto avere l'esigenza di una correttezza fiscale ed è giusto che l'Agenzia delle entrate si muova in questa direzione, però a volte vengono emanate delle disposizioni che, anziché semplificare la vita del contribuente, in qualche modo la complicano ulteriormente.
  Pensiamo, per esempio, all'introduzione dello spesometro, che, con cadenza trimestrale, chiede la reintroduzione delle liquidazioni IVA, quando nella nostra attività la componente IVA è assolutamente marginale e, per il tipo di professione che svolgiamo, basterebbe tranquillamente una dichiarazione annuale perché i volumi sono, rispetto all'attività, estremamente ridotti.
  Peraltro, come associazione, forniamo assistenza fiscale ai nostri associati e posso dire che la maggior parte delle richieste è presentata per avere delucidazioni e precisazioni sulle indicazioni normative che vengono dall'amministrazione finanziaria, anche su molti dati che l'amministrazione finanziaria oggi potrebbe tranquillamente acquisire tramite l'anagrafe tributaria, dove ormai tutta una serie di indicazioni è costantemente presente e aggiornata.
  L'ANASF ritiene che sia assolutamente legittimo l'obiettivo di recuperare evasione fiscale, però riteniamo che la semplificazione fiscale e un sistema premiale che renda sempre più vantaggiosa la virtuosità fiscale rappresentino il percorso corretto da perseguire.
  Per quanto riguarda un sistema fiscale efficace, riteniamo che questo debba caratterizzarsi per la sua semplicità, il che permetterebbe sicuramente meno costi per gli utenti e soprattutto più rapidi e agevoli controlli da parte dell'autorità chiamata a fare queste verifiche, che, nello specifico, è l'Agenzia delle entrate.
  In aggiunta a ciò, la lotta all'evasione fiscale, oltre che attraverso l'affinamento delle tecniche investigative e di tutti gli strumenti di cui dispone oggi l'Agenzia delle entrate, come raccolta e incrocio di molteplici dati da parte dell'amministrazione finanziaria, passa anche attraverso semplificazioni fiscali e soprattutto regimi differenziati e premiali per quei contribuenti che noi definiamo «meno a rischio».
  Nello specifico, riteniamo che per una categoria come la nostra, dove le entrate sono di fatto certificate, sia più facile anche per l'amministrazione finanziaria fare tutte le dovute verifiche, quindi, rendendo più semplice la vita sia al contribuente che all'amministrazione finanziaria, si dovrebbe generare anche un sistema di premialità nei confronti dei contribuenti più diligenti.
  Per quanto riguarda le nostre richieste, come dicevamo prima, la nostra categoria è, per legge, obbligata a instaurare un rapporto esclusivo, il cosiddetto «monomandato» con un solo intermediario, e opera appunto nei confronti di intermediari che sono soggetti istituzionali. Da questo punto di vista, la possibilità di fare controlli e verifiche è estremamente semplice, appunto perché non si esercita un'attività diretta nei confronti di clientela privata, ma, come dicevamo, l'unico cliente del consulente Pag. 6 è la propria mandante, che sia una banca o una SIM o quant'altro.
  Da questo punto di vista, le proposte della nostra Associazione sono: avere un quadro di regole e di adempimenti semplificati per quei soggetti la cui veste istituzionale è quella del consulente finanziario; escludere che si possa sfuggire a una tassazione rispetto a parte dei proventi corrisposti; avere un numero ridotto di adempimenti, ma correttamente esaustivi, e un sistema premiale che riduca i tempi per l'eventuale controllo fiscale.
  Peraltro, questo è un tema che l'Agenzia delle entrate in qualche modo ha annunciato, lasciando il tema degli studi di settore e introducendo altre modalità che dovrebbero, come ci auguriamo, portare a questo.
  Non c'è stato ancora chiarito che cosa significa rientrare nel sistema premiale, nel senso che è stata fornita una scaletta che va da uno a dieci, per cui, se il voto che si riceve è tra otto e dieci, si dovrebbe essere in un ambito di tranquillità, ma quello che non ci hanno spiegato è come si fa a prendere un otto o un nove o un dieci. Come concetto lo condividiamo sicuramente, però vorremmo capire come si fa ad arrivare a questi valori.
  Un altro tema importante che ci riguarda è quello dell'IRAP. Fin dall'introduzione di questa norma, abbiamo espresso notevoli perplessità perché il presupposto della norma stessa è stato individuato nell'esistenza di autonoma organizzazione.
  Di fatto, questo è un criterio pensato per attività industriali e commerciali o di servizi molto strutturate e, sostanzialmente, ha palesato tutti i suoi limiti per le attività come quella del consulente finanziario, che è caratterizzata da una quasi esclusiva impronta di natura personalistica: come ricordavamo prima, l'attività di un consulente finanziario può essere svolta, come persona fisica, solo dal consulente finanziario e un eventuale supporto di un altro soggetto è assolutamente limitato a compiti non inerenti all'attività, anche perché questo, appunto come dicevamo prima, è vietato dalla legge.
  Non a caso, negli anni, c'è stato un elevato contenzioso fra l'amministrazione finanziaria e i consulenti finanziari. Quello che ci lascia ancora più perplessi è che le decisioni delle commissioni tributarie sono state molto spesso in contrasto tra di loro.
  Anche in questo caso, c'è una carenza da questo punto di vista, nonostante ci siano – lo ricordiamo – decisioni sempre più favorevoli ai consulenti finanziari, in cui si riconosce l'assenza di autonoma organizzazione, e, soprattutto, il 10 maggio 2016 la sentenza 9451 della Corte di cassazione, a sezioni unite, abbia stabilito il principio secondo cui non si configura autonoma organizzazione ai fini dell'IRAP, anche nel caso in cui un consulente finanziario si avvalga di un collaboratore.
  Siamo contenti che ci sia stata una sentenza della Corte di cassazione che ha, come tutti ben sappiamo, una valenza superiore a quella di una commissione tributaria, però riteniamo che, se c'è stato un pronunciamento così importante, forse normare quest'aspetto per legge sarebbe il salto di qualità che consentirebbe di avere più chiarezza da questo punto di vista.
  Ciò ci consentirebbe di aumentare anche il rapporto fiduciario che ci può essere tra i consulenti finanziari e l'amministrazione finanziaria perché questa certezza favorirebbe sicuramente il miglioramento di tale rapporto.
  Per quanto riguarda l'organizzazione del consulente finanziario, posso dire che si tratta di un'organizzazione estremamente semplice. Il consulente finanziario dispone di un'auto, di un personal computer e di un telefono cellulare: i tre must che compongono la sua attività. Si utilizza a volte un ufficio, ma, considerando che l'attività è svolta prevalentemente fuori sede, l'ufficio ha un ruolo assolutamente marginale. Peraltro, spesso, anche per questioni di privacy, i risparmiatori preferiscono non farsi vedere e ricevere presso...

  PRESIDENTE. Le chiedo di sintetizzare perché poi ci sono le votazioni in Aula...

  GIAN FRANCO GIANNINI GUAZZUGLI, Componente del Comitato esecutivo e Pag. 7responsabile dell'Area tutele dell'Associazione nazionale promotori finanziari (ANASF). Senz'altro. Oltre al tema dell'IRAP che ho già ricordato, un altro tema sicuramente importante riguarda la semplificazione della documentazione da dover esprimere, visto che la nostra fiscalità è molto semplice e, come dicevo, l'incidenza del tema IVA è assolutamente marginale.
  Vorremmo ricordare un aspetto relativo all'automobile, che ha un valore importante per la nostra attività. Si tratta di una richiesta, peraltro già avanzata da alcuni parlamentari recentemente, in riferimento al tema del maxi ammortamento fiscale delle auto, che non è stato reintrodotto nella nuova legge di bilancio, mentre, per noi, l'automobile ha un valore importante come bene strumentale.
  Chiediamo di avere un innalzamento della soglia massima di costo entro il quale avere la deducibilità sull'auto, anche perché questa soglia risale a oltre dieci anni fa e in questi anni i prezzi dei mezzi sono aumentati, nonché un innalzamento della percentuale di deducibilità di tale costo.
  Oltre a questi aspetti importanti, un altro aspetto è legato alla remunerazione perché la nuova legge di bilancio ha modificato la nostra fiscalità, nel senso che ci ha trasferiti in un criterio di cassa e non più di competenza.
  Tuttavia, il consulente finanziario spesso riceve remunerazioni legate a un periodo di tempo che travalica la singola annualità ed è il frutto di un'attività pluriennale, per cui, di fatto, con questa modifica, la tassazione incide totalmente su un unico anno, quando i bonus sono frutto delle attività di due, tre o quattro anni e trovano poi la loro conferma ed esplicitazione magari nei successivi quattro anni, quindi si rischia di pagare un'imposta su un bonus che si potrebbe dover restituire e non recuperare più la tassazione già pagata.
  Grazie dell'attenzione.

  PRESIDENTE. Voglio ricordare che noi siamo in sede di Commissione bicamerale per la semplificazione, quindi ragioniamo in un'indagine parlamentare con l'obiettivo di cogliere le semplificazioni possibili. Certo, che ci sia una vertenza di natura fiscale da parte dei singoli comparti nei confronti dell'autorità pubblica è verosimile, ma noi non siamo in condizioni in questa sede di fare un lavoro di questa natura.
  Inviterei tutti ad una maggiore sinteticità e do la parola al presidente Massimo De Gregorio in rappresentanza dell'ANASPED.

  MASSIMO DE GREGORIO, Presidente della Federazione nazionale spedizionieri doganali (ANASPED). Ringraziamo anche noi per la possibilità che ci avete dato di essere ascoltati.
  L'ANASPED è la Federazione nazionale spedizionieri doganali, definiti, con legge n. 213 del 2000, «doganalisti». La nostra federazione è il principale interlocutore dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli per la competenza tecnica nelle materie doganali. Ci sono circa 3.000 doganalisti, resi tali grazie a esami gestiti dalla stessa Agenzia, che fanno riferimento al MEF, quale organo vigilante della nostra professione. Il comparto è formato da circa 70.000 soggetti occupati nelle varie mansioni gestite dal doganalista.
  Negli ultimi dieci anni, le dogane italiane sono state impegnate a stringere una rete di controlli per debellare il diffondersi di fenomeni legati a: contraffazione; sottofatturazione; evasione dell'IVA e delle accise; violazione delle norme doganali. La nostra Federazione ha sempre condiviso e sostenuto le scelte operate dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli.
  La politica di implementazione dell'informatizzazione dei processi doganali messa in atto dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli ha consentito all'Italia di arrivare preparata all'appuntamento dell'entrata in vigore del nuovo codice doganale dell'Unione europea del primo maggio 2016, consentendo di distinguersi tra le poche nazioni che hanno rispettato i termini previsti dalla normativa europea e di diventare riferimento per le amministrazioni doganali degli altri Stati membri.
  L'eccellenza raggiunta nell'informatizzazione della dogana italiana ha consentito ai nostri operatori economici la certezza dei tempi e dei costi dello sdoganamento, diventando Pag. 8 un elemento di competitività nel mercato europeo.
  Le disposizioni urgenti in materia fiscale (decreto-legge 22 ottobre 2016, n. 193, convertito, con modificazioni dalla legge 1° dicembre 2016, n. 225) hanno interessato in alcuni articoli la nostra attività professionale e l'intero mondo doganale: in particolare, il regime del deposito IVA e l'abolizione degli Intra acquisti.
  Per quanto attiene ai depositi IVA, segnalando al MEF una anomalia gestionale della norma, lo stesso MEF ha chiesto una correzione al Parlamento, resa ancora più esplicita con successivo decreto ministeriale, che ha riportato la norma allo status quo. Diversamente, la disposizione sulla soppressione degli elenchi intra acquisti di beni ci ha lasciato alquanto perplessi.
  Il decreto-legge n. 193 del 2016 dispone la soppressione degli elenchi Intrastat limitatamente agli acquisti di beni e alle prestazioni di servizi ricevuti.
  Do per letto l'articolo, in quanto di vostra conoscenza.
  Tale disposizione, nella sua originaria formulazione, prevedeva una decorrenza a partire dal primo gennaio 2017 per gli acquisti intracomunitari di merce effettuati durante l'anno 2017 e per le prestazioni di servizi ricevuti da soggetti stabiliti in altri Stati membri.
  In sede di conversione in legge del decreto Milleproroghe, all'articolo 13, paragrafo 4-ter, si stabilisce che la decorrenza dell'abolizione dei dati fiscali relativi agli acquisti intracomunitari, che dovrebbe confluire a dichiarazione IVA trimestrale, è stata prorogata al 31 dicembre 2017.
  A fronte dell'abolizione sopra citata, i dati fiscali relativi agli acquisti intracomunitari dovrebbero confluire all'interno della dichiarazione IVA trimestrale.
  Sulla normativa unionale, l'ANASPED si è adoperata presso il MEF per evidenziare la pericolosità fiscale della soppressione dell'Intrastat, richiamando la vigente normativa europea.
  Le informazioni fornite attraverso gli elenchi riepilogativi, sopra citati e da sei anni completamente telematizzati, in Italia assumono un'importanza fondamentale sotto il duplice punto di vista sia fiscale che statistico.
  A tal proposito è bene ricordare che il sistema Intrastat è nato effettivamente come piattaforma di rilevazione statistica di volumi di scambi intracomunitari, posto che tali informazioni non potevano più essere fornite attraverso il documento amministrativo unico di dichiarazione doganale, in considerazione dell'abbattimento delle frontiere intracomunitarie.
  A seguito della soppressione recata dall'articolo 13, paragrafo 4-ter, ci si chiede attraverso quali strumenti informativi l'Istituto nazionale di statistica (Istat) potrà in futuro conoscere, gestire e processare i dati relativi agli acquisti di beni e servizi intracomunitari e con quale tempistica, soprattutto.
  Ci pare opportuno sottolineare quanto sia importante per ciascuno Stato membro disporre di dati statistici coerenti, al fine di stabilire efficaci politiche commerciali e di scongiurare distorsioni di traffico.
  Il regolamento n. 638/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle statistiche comunitarie e il regolamento attuativo n. 1982/2004 pongono peraltro dei precisi obblighi in capo agli Stati membri: gli adempimenti di natura statistica connessi agli elenchi Intrastat discendono direttamente da obblighi di carattere unionale.
  Si riportano alcune disposizioni significative di questo regolamento.
  L'articolo 5 prevede un sistema particolare di raccolta dei dati, in seguito denominato «sistema Intrastat», che si applica per la rilevazione di informazioni statistiche relative a spedizioni e arrivi di merci, non costituendo oggetto di un documento amministrativo ai fini doganali o fiscali.
  Ogni Stato membro definisce le modalità di trasmissione di dati Istat da parte dei soggetti obbligati a fornire l'informazione. Per facilitare tale compito, la Commissione, quindi l'Eurostat, e gli Stati membri provvedono a creare le condizioni per un maggior ricorso al trattamento automatico e alla trasmissione elettronica di questi dati.
  L'articolo 8 specifica che, al fine di identificare i soggetti obbligati a fornire le informazioni Pag. 9 di cui all'articolo 7 e di verificare le informazioni fornite, le amministrazioni fiscali competenti di ogni Stato membro trasmettono alle autorità nazionali, almeno una volta al mese, gli elenchi di soggetti passivi che hanno dichiarato di aver consegnato merci in altri Stati membri e di aver acquisito merci provenienti da altri Stati membri nel periodo in questione.
  Sulla duplicazione degli adempimenti è, dunque, scontato che la soppressione degli elenchi intra acquisti (recata dalla nuova norma nazionale) non potrà che rilevare ai soli fini fiscali. I dati statistici dovranno, invece, necessariamente continuare a essere forniti attraverso il sistema Intrastat, in quanto previsti direttamente da norme aventi rango unionale, come detto nel precedente punto.
  La diretta conseguenza di questa norma sarà che una misura inizialmente promossa come semplificazione (apparente) finirà fatalmente per produrre una duplicazione di adempimenti, per l'inserimento di dati fiscali relativi agli acquisti intracomunitari nella dichiarazione Iva trimestrale, che è prevista nel decreto, nonché l'inserimento di dati statistici relativi agli acquisti intracomunitari su nuovi modelli Intrastat da creare ex novo.
  In sostanza, a tale proposito, si evidenzia anche il sistema della fatturazione elettronica, che prevede comunque per i soggetti l'obbligo mensile della presentazione di dati statistici. Tale situazione non fa che confermare che la rilevazione dei dati statistici costituisce un elemento obbligatorio, in virtù della citata norma unionale.
  In merito a Intrastat, valore statistico e relative soglie, il regolamento n. 96/2010, che modifica quello n.1982/2004, fa obbligo a ciascuno Stato membro di adottare delle soglie minime di semplificazione, tali da non superare il limite del 6 per cento del valore dei propri scambi totali.
  Nel prevedere tali soglie, si ritiene che l'Italia non possa prescindere dalla particolare conformazione della propria struttura industriale e commerciale, contraddistinta dalla presenza di un elevato numero di piccolissime, piccole e medie aziende. Il nostro Paese ha uno scenario di imprese nettamente diverso rispetto ai Paesi nord-europei. Appare opportuno effettuare un'analisi della composizione del fatturato per comprendere come l'Italia possa fornire i dati previsti dall'Unione europea, senza provocare riflessi onerosi o negativi per le microimprese.
  Gli elenchi Intrastat acquisti (attualmente in vigore sino al 31 dicembre 2017) prevedono l'obbligo di fornitura di dati, sia statistici che fiscali, con cadenza mensile o trimestrale, a seconda del volume d'affari intracomunitari di ciascun operatore economico.
  Come già evidenziato, la nuova misura in argomento recata dal decreto-legge n. 193 del 2016 prevede, invece, che i dati fiscali confluiscano all'interno della dichiarazione IVA trimestrale, che, a sua volta, deve essere presentata entro due mesi dalla scadenza di ciascun trimestre. L'amministrazione disporrà, dunque, dei dati fiscali con un ritardo sino a cinque mesi dalla data di effettuazione della transazione.
  Si ritiene che tale circostanza possa recare pregiudizio nella lotta all'evasione fiscale dell'IVA; si vedano, a tal proposito, le cosiddette «frodi carosello».
  L'Italia dispone attualmente di uno strumento eccezionalmente coerente, molto ben testato ed utilizzato dalla totalità delle aziende nazionali. La cadenza mensile prevalente associata alla presentazione telematica consente efficaci misure di contrasto agli illeciti, come peraltro si può evidenziare e si può riscontrare dai notevoli risultati ottenuti sia dall'Agenzia delle entrate che dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli e dalla stessa Guardia di finanza.
  Il sistema Intrastat acquisti vigente, che contiene la partizione statistica e la partizione fiscale, per sua natura circoscritto alle operazioni doganali, consente, dunque, agli organi preposti un controllo mirato ed immediato sulla corretta applicazione delle norme in materia di IVA.
  Lo stesso VAT Package unionale, entrato in vigore nel 2010 in tutti gli Stati membri, è stato, del resto, implementato per un più efficace contrasto alle frodi di IVA a livello europeo, attraverso l'inclusione negli elenchi delle stesse prestazioni di servizi, la Pag. 10rifiutata scadenza di presentazione e l'obbligo dell'invio telematico dei dati.
  L'abolizione dei Modelli acquisti mensili appare, in tal senso, in netto contrasto con le intenzioni e gli obiettivi perseguiti dallo stesso legislatore unionale.
  Concludendo, l'auspicata semplificazione alla base dell'abolizione degli elenchi intra acquisti produrrà una duplicazione di adempimenti per le imprese, quindi un appesantimento degli oneri. Ugualmente, la mancata fornitura di dati statistici o la non conformità di tali dati con le procedure dettate dai regolamenti europei e da Eurostat esporrebbe l'Italia a procedure di infrazione.
  Si potrebbe, peraltro, arrivare a un paradosso: elenchi Intrastat ai fini statistici forniti con cadenza mensile, sulla base delle prescrizioni dell'Unione europea, e rilevazioni fiscali degli intra acquisti a cadenza trimestrale, con inevitabile confusione per tutti gli operatori.
  Attualmente, l'Italia dispone di uno strumento già perfettamente funzionante e implementato nelle aziende, per cui la previsione di nuovi modelli e nuove piattaforme costituisce palesemente uno spreco di risorse. Per giunta, l'attuale piattaforma Intrastat è disponibile gratuitamente sui portali dell'amministrazione. Le modifiche, quindi, previste dalla norma renderebbero i dati di natura fiscale disponibili entro intervalli di tempo molto più dilatati rispetto a quelli attuali, con inevitabile pregiudizio per l'attività di repressione delle frodi di IVA.
  Per tali motivi e per i precedenti, si ritiene che l'attuale sistema di rilevazione degli acquisti Intrastat dell'Unione europea costituisca lo strumento più efficace e meno oneroso per le aziende. Appare, pertanto, molto coerente mantenerlo immutato, almeno sino alla data di implementazione del regime IVA definitivo negli scambi tra i Paesi europei, verosimilmente applicabile entro il 2020.
  A maggior ragione, l'attuale piattaforma Intrastat potrebbe essere efficacemente utilizzata per includere anche le rilevazioni relative alle esportazioni e alle importazioni, che, invece, il decreto-legge n. 193 del 2016, nella sua attuale formulazione, prevede di includere nelle nuove dichiarazioni IVA trimestrali.
  In tal modo, si disporrebbe di uno strumento esclusivo e integrato, contenente tutte le informazioni relative agli scambi internazionali delle aziende, sia unionali che extraunionali.
  La decisione del legislatore di prorogare l'entrata in vigore della norma al primo gennaio 2018 riflette, del resto, tutte le perplessità sopra enunciate, acclarate dai numerosi emendamenti promossi in Parlamento in sede di discussione del citato decreto-legge.
  Auspichiamo, quindi, che una ulteriore semplificazione, anche nell'applicazione del codice europeo, possa essere costituita dall'aumento del personale presente nelle dogane nazionali, in modo da coprire H24 il servizio doganale, soprattutto nei porti, negli aeroporti e nei centri di sdoganamento che si stanno costituendo. Grazie.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
MINO TARICCO

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Non essendoci altri interventi da parte della vostra associazione, passerei la parola alla dottoressa Alessandrucci, presidente di CoLAP.

  EMILIANA ALESSANDRUCCI, Presidente del Coordinamento Libere Associazioni Professionali (CoLAP). Vi ringrazio per l'invito, ancorché nel programma dell'indagine conoscitiva non fosse chiaramente esplicitato che venissero auditi anche i professionisti ai sensi della legge n. 4 del 2013.
  Ci piacerebbe che, in qualche modo, il tessuto normativo italiano fosse più permeato di tutti i rappresentanti del mondo professionale e non solo di una parte.
  Dopo questa premessa, farò un breve intervento su tre provvedimenti innovativi, che, in qualche modo, hanno inciso fortemente sull'attività dei nostri professionisti e, in particolare, dei liberi professionisti.
  Mi riferisco, intanto, alla dichiarazione IVA trimestrale, che è stata richiesta perché Pag. 11il nostro Paese è permanentemente in ritardo rispetto all'Europa per le dichiarazioni IVA. Il punto è che il problema è stato spostato sui professionisti e le imprese e non sul reale ritardatario del processo. Ora, se guardiamo i dati odierni, si stanno ancora valutando e comunicando i dati del primo semestre 2016, anche se noi abbiamo già comunicato tutto. In realtà, non penso che con questo provvedimento si riesca a risolvere il motivo per cui tale provvedimento è nato.
  Detto ciò, qual è il problema? Intanto, c'è un ulteriore adempimento, che, in realtà, è una nuova tassa occulta perché, se, sulla dichiarazione annuale, il costo era di 40 euro l'anno nelle ipotesi migliori, moltiplicandolo per il numero di volte, si crea un costo suppletivo che non porta a nessuno scambio di vantaggi rispetto al professionista e anche all'impresa. Inoltre, non si tratta solo di una dichiarazione trimestrale, ma anche di dichiarazione ricca di dettagli nelle comunicazioni, il che rende ancora più farraginoso tutto il lavoro della comunicazione.
  La proposta che vi sottoponiamo è quella di rendere annuale la dichiarazione. Soprattutto per chi fattura 50.000-60.000 euro, l'onere (anche per la burocrazia) rispetto al lavoro diventa insostenibile, mentre l'aumento dei costi per la dichiarazione trimestrale resta tale, quindi, in questo modo, l'onere potrebbe incidere in minore misura. Proponiamo, comunque, di eliminare i dettagli delle comunicazioni perché si potrebbero rendere un po’ più veloci.
  L'altro punto riguarda lo split payment. Ci sembra infondata la motivazione per cui è nato, ossia ridurre l'evasione fiscale, perché si tratta dell'unico ambito in cui l'evasione fiscale non esiste: il committente è la pubblica amministrazione, quindi è tutto tracciabile e tracciato. Anche in questo caso, la sorgente della norma ci convince poco, fermo restando il tentativo di allargare lo split payment non solamente alla pubblica amministrazione che applica una fattura elettronica, ma anche alle società collegate e alle società quotate in Borsa più grandi, che sono una quarantina.
  Il sistema si allarga, ma con quali conseguenze? Intanto, c'è un'incidenza sull'aspetto finanziario del professionista, in particolare, se si tratta di un professionista, come molti dei nostri, che lavora prevalentemente, se non esclusivamente, con la pubblica amministrazione. Dalla parte della pubblica amministrazione, nasce un debito fiscale.
  C'è, quindi, una disomogeneità di trattamento temporale: ti trattengo alla fonte l'IVA, però, quando devo restituirla a credito, i tempi sono molto più lunghi e, in termini finanziari, molto più onerosi.
  Soprattutto perché non c'è equità nel trattamento, chiediamo, per lo meno, di pensare a strumenti per cui il recupero dei crediti IVA sia più celere e corrispondente alla velocità con cui, invece, è trattenuta l'IVA alla fonte.
  Rispetto all'utilizzo degli strumenti di digitalizzazione, siamo favorevoli a tutto questo processo che deve rendere più facile e snello il rapporto tra la pubblica amministrazione e il cittadino, però sappiamo anche quali siano i livelli di conoscenze informatiche e digitali dei nostri cittadini: questa digitalizzazione spesso è vissuta come un peso, un aggravio, un ennesimo costo.
  Non proponiamo di fare un passo indietro e di fermare questo processo, che siamo sicuri essere importante per il nostro Paese, ma di rendere tutti i processi di digitalizzazione incentivanti.
  Com'è stato fatto, per esempio, per la fattura elettronica premiante per l'impresa che decide di applicarla, così dovrebbe essere fatto per tutto il resto. Altrimenti, per il cittadino c'è un costo che non sa gestire da solo e per cui deve andare da un operatore. Il cittadino non ne capisce l'utilità immediata, anzi probabilmente diventa più complesso farlo che con la carta. Dobbiamo trovare un sistema per tutte queste innovazioni, anche fiscali. È molto interessante questa parte per cui si può gestire anche il rapporto con il fisco attraverso il sistema digitale, ma dobbiamo renderlo accessibile a tutti altrimenti è di nuovo elitario e risolve pochi problemi.
  Poi, c'è tutta la questione riguardante la revisione delle detrazioni. In realtà, saremmo Pag. 12 per l'ampliamento delle stesse come misura di recupero dell'evasione fiscale. Siamo visti sempre come i veri grandi evasori perché il professionista sembra sempre quello che evade, quindi l'unico strumento che viene utilizzato è quello vessatorio, come l'aumento delle tasse e delle prescrizioni o della burocrazia. Abbiamo visto che questo non funziona e non lo dico io, ma i numeri. Dovremmo cercare – questo è l'approccio che vi invitiamo a trasferire anche sulle norme – di fare in modo che ci sia un avvicinamento del cittadino al fisco e che ci siano anche sistemi premianti per il cittadino virtuoso che paga in tempo e precisamente.
  L'aspetto della detrazione, per esempio, su molte delle nostre professioni è molto interessante. Considerate che più del 60 per cento dei nostri iscritti – abbiamo 300.000 professionisti iscritti alle associazioni aderenti al CoLAP – sono professionisti che esercitano servizi alla persona, dove l'evasione è più facile. Tuttavia, noi potremmo rendere deducibili alcune di queste spese, come, per esempio, quelle relative al pedagogista, all'educatore o al logopedista o al musico-terapeuta, ma anche a tutto il rapporto con il professionista, che non è un medico; le fatture mediche sono deducibili, come sappiamo. Tutta questa parte, se avesse una piccola percentuale di deducibilità, siamo sicuri che farebbe emergere il sommerso e che potrebbe creare anche occupazione. Lo dico perché, altrimenti, il sommerso, oltre a non rientrare banalmente nei dati occupazionali, in qualche modo scoraggia le persone a investire totalmente in quell'ambito.
  In merito, anziché fare dei tagli, sono convinta che sarebbero necessarie grandi aperture.
  Abbiamo fatto, come integrazione al documento, delle osservazioni generali, che in qualche modo affrontano il nostro problema nel rapporto con la complicazione fiscale.
  Intanto, c'è un'assenza di certezza nelle norme, che cambiano a distanza di mesi, ma dobbiamo considerare anche il numero elevato delle norme e la mancata armonizzazione. Spesso, dobbiamo fare corsi per i nostri professionisti perché non si capisce per il regime dei minimi, quando è cambiato, che cosa devi fare: se rientra in quella prescrizione oppure no.
  Poi, c'è un approccio sempre troppo punitivo verso il contribuente, ma anche un'elevata presenza di condoni e sconti fiscali. Per noi, questo è un elemento assolutamente da evitare perché è come cercare l’éscamotage per non pagare le tasse: il condono fiscale permette di dire «adesso non le pago e lo faccio in momenti migliori, cioè quando c'è lo sconto e quando posso conciliare».
  Un altro elemento su cui vi prego di porre l'attenzione è il trattamento omogeneo del contribuente. Per i piccoli evasori, c'è un trattamento omogeneo, a prescindere dalla capacità finanziaria di sostenere o meno quel pagamento. Per i grandi evasori, paradossalmente, questo atteggiamento omogeneo non c'è: ci si siede per capire qual è la capacità finanziaria, quindi si tratta e si arriva anche a sconti molto elevati.
  Credo che questa divisione debba essere considerata iniqua e fortemente ingiusta. È ovvio che un evasore fiscale che ha evaso e non ha versato la previdenza per pagare gli stipendi ai propri dipendenti è molto diverso dal grande cantante che evade una quota per non pagare le tasse.
  Questo non può essere trattato nello stesso modo, quindi vorremmo pensare a delle commissioni tributarie più forti, dove si possa anche discutere della parte di conciliazione, considerando caso per caso. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Do la parola a Nicola Testa, Presidente dell'Unione Nazionale professionisti pratiche amministrative.

  NICOLA TESTA, Presidente dell'Unione Nazionale professionisti pratiche amministrative (UNAPPA). Innanzitutto, grazie dell'invito e dello spazio concesso per presentare alcune nostre considerazioni. Ringrazio poi per l'attività della vostra Commissione perché, al di là degli aspetti generali, questa rappresenta un faro importante che Pag. 13aiuta a monitorare la situazione, visto che la semplificazione è un tema che portiamo avanti da molto e, forse, quando andavo all'asilo, già ne sentivo parlare, quindi si tratta di parecchi anni fa.
  Detto questo, anche se questa è un'indagine sulla semplificazione fiscale, essendo noi soggetti un po’ ibridi, ci siamo azzardati a fare un passettino oltre. Siamo contemporaneamente sia utenti, cioè tra coloro che in qualche modo rispettano e subiscono la norma fiscale, che, di professione, semplificatori, cioè svolgiamo quotidianamente migliaia e migliaia di pratiche amministrative e lo facciamo nella dinamica sussidiaria. Anche se è un po’ forzosa questa cosa, lo facciamo perché lo chiedono imprese e clienti che si rivolgono a noi. Noi diciamo che siamo l'altra faccia della medaglia: siamo il lato oscuro della semplificazione, visto che esistiamo appunto perché non è semplice.
  Altra considerazione che ci teniamo a fare è che se siamo qui a esporre dei problemi vuol dire che la questione è talmente complicata che anche i semplificatori adesso hanno qualche difficoltà nell'affrontarla, per cui il paradosso è che siamo noi a chiedere a voi di semplificarci la vita benché facciamo di mestiere i semplificatori. Qualcuno potrebbe dire «voi campate sulla disfunzione», ma non è così e questa è una favola che dobbiamo sfatare. Forse, lo era qualche decennio fa perché, oggi, chi fa il nostro mestiere lo fa con un'altra logica e con un'altra modalità, anche operativa.
  Abbiamo letto il documento di premessa. L'agenda digitale fissava nove punti, se non ricordo male, e tra questi alcuni passaggi erano appunto sull'aspetto fiscale tributario, che lasciamo, escluso qualche flash, ai tecnici e magari ai nostri commercialisti, visto che credo ognuno di noi, per gestire la parte tributaria, si avvale di consulenti esperti.
  Poi, si parlava di tecnologia e dell'aspetto tecnologico come strumento e leva per agevolare la semplificazione. Anche questo è molto vero, però lo dice un'organizzazione che è presente nell'ambito della innovazione tecnologica fin dal 2000, cioè dal giorno in cui è nata la firma digitale.
  Tuttavia, siamo nel 2017, ma ancora questo traguardo non è stato raggiunto, il che vuol dire che anche la tecnologia probabilmente è uno strumento e come tale deve essere trattato, ma è uno strumento e rimane uno strumento.
  Dobbiamo, di contro, pensare che il mondo delle imprese e dei professionisti in generale non è magari ancora del tutto attrezzato per gestire quella parte, il che vuol dire che, se vogliamo che il binomio tecnologia-semplificazione funzioni, dobbiamo prendere atto noi, ma anche il legislatore una volta per tutte, che effettivamente esistono i semplificatori e che bisogna coinvolgerli. A questa Commissione siamo grati per l'invito anche perché per la prima volta o una delle prime volte riusciamo a esprimere i nostri punti di vista.
  L'ambito fiscale è molto complesso per cui lo eviterei in questo momento, se non per qualche chiosa in fondo, come nostro punto di vista. Abbiamo peraltro letto anche i documenti degli altri intervenuti, per cui questa sarebbe una ripetizione che crediamo anche inutile. Vorremmo tutti meno adempimenti e meno tasse, quindi vorremmo tutti tutto, ma non si può avere, anche perché sappiamo che il grado di evasione e di elusione che abbiamo in questo Paese è molto elevato e purtroppo chi, come noi, si trova a lavorare oggi deve coprire un buco che ci portiamo avanti dagli ultimi settant'anni.
  Questo è uno dei veri motivi per cui non si riesce a risolvere il problema della semplificazione. Ovviamente questo è il nostro punto di vista e non la legge scritta.
  In primo luogo, c'è la stratificazione normativa anche nell'ambito fiscale e tributario: la differenza è che, se ci troviamo a gestire un adempimento, dove esiste una stratificazione enorme, e la caliamo nell'ambito tributario, questa diventa ancor più complicata perché esiste anche il paradosso che non tutti sanno di cosa stiamo parlando.
  La stratificazione normativa esiste anche nell'ambito fiscale e, a titolo esemplificativo, possiamo dire che esiste fino allo Pag. 14sportello. Pensiamo all'Agenzia delle entrate, che è organizzata territorialmente. Io arrivo da Milano, ma credo sia così anche in altre parti. A Milano, se non ricordo male, abbiamo – il mio collega mi può aiutare – sei uffici periferici perché c'è una direzione regionale, una direzione provinciale e una sede periferica, ma a Milano ne abbiamo sei. Possiamo confermarvi che c'è stratificazione, se ci rechiamo a fare la stessa pratica non negli uffici, ma allo sportello, perché la stratificazione non è soltanto a livello normativo, ma addirittura a livello di sportello, per cui devo dire che siamo in una condizione abbastanza complicata.
  Posso portare, invece, un esempio virtuoso. L'Agenzia delle entrate ha da un paio d'anni in corso un protocollo collaborativo e, preso atto che esistono dei soggetti che possono fare semplificazione, ossia tutti coloro che operano come intermediari, quindi noi, i commercialisti e un'altra miriade di soggetti, ha inventato e promosso un protocollo cosiddetto «collaborativo». Questa è l'apoteosi della semplificazione: se pensate che il protocollo collaborativo è stato firmato presso la direzione regionale centrale a Roma e poi lo abbiamo dovuto sottoscrivere in tutte le direzioni regionali in Italia, capite bene che facciamo fatica noi che siamo semplificatori a parlare di semplificazione perché il sottoscritto ha dovuto, con un pellegrinaggio che è durato parecchi mesi, andare in tutte le direzioni a firmare il protocollo collaborativo per semplificare.
  Vorrei offrire degli stimoli a questa Commissione che ovviamente ha il compito di osservare, per cui speriamo che poi possa anche utilizzare i nostri spunti in questo caso, che voglio portare simpaticamente: se li analizziamo nel concreto, questi spunti sono tragici perché siamo un Paese che si dice moderno, ma su questi aspetti non lo siamo assolutamente.
  Posso darvi alcuni numeri perché da semplificatori è giusto e corretto darli.
  Il nostro settore conta circa 10.000 operatori e la nostra sola organizzazione sviluppa circa 250.000 pratiche annuali presso il Registro delle imprese, il che è un indicatore, perché, se pensiamo che al Registro delle imprese ce ne sono 250.000, gli adempimenti collegati al Registro sono almeno cinque volte tanto. Pensiamo alle amministrazioni locali e centrali e così via.
  Abbiamo partecipato, come dicevo fin dall'inizio, all'innovazione tecnologica. L'ultima innovazione in ordine di tempo è il famoso SPID, l'identità digitale, che è uno dei punti inseriti in quella famosa Agenda digitale, cioè quel codicillo che dovremmo avere tutti noi cittadini. Tuttavia, non esistono servizi per lo SPID, per cui c'è stata una fatica che abbiamo fatto come associazione, anche a titolo gratuito, giusto per dare diffusione perché siamo anche convinti che tutti devono dare una mano.
  Possiamo confermarvi che, a oggi, non esistono servizi, per cui, benché abbiamo visto tanti passaggi televisivi e anche una campagna molto forte di sensibilizzazione, salvo due o tre passaggi legati al bonus per i giovani, dove si poteva ottenere il famoso credito di 500 euro, se non ricordo male l'importo, e il bonus per gli insegnanti, cioè quella quota destinata agli insegnanti per l'aggiornamento formativo, altri servizi non ci sono su questo strumento.
  Posso darvi anche un'altra annotazione di semplificazione: mentre parliamo in questo momento, uno dei punti dove avevamo trovato la stabilità e l'efficacia era il sistema dei pagamenti. Oggi, le imprese e i professionisti pagano gli F24 in banca o tramite i loro intermediari. Ecco, da qualche giorno, non si possono più fare le compensazioni con gli F24, cioè, nel caso in cui c'è una compensazione per i lavoratori dipendenti ed eventuali crediti dovessero derivare dal rapporto di lavoro, non si possono più gestire con l'F24 in banca, per cui tra qualche settimana avremo delle persone che, anche magari per una unica prestazione o simili, dovranno o rivolgersi a un professionista, per cui poco fa in un intervento si diceva dell'aumento dei costi, o utilizzare lo strumento tecnologico Fisconline.
  La Commissione magari è più informata di noi e potrà sicuramente sapere quanti sono gli utenti abilitati al Fisconline. Questo potrebbe essere un numero esponenzialmente Pag. 15 molto alto, ma ci interesserebbe sapere quanti lo usano perché sicuramente questi sono molto pochi: se qualcheduno si è qualche volta azzardato a entrare in Fisconline, capisce bene che è una cosa per addetti ai lavori e non certo uno strumento di semplificazione.
  Auspichiamo che la semplificazione possa essere quella che si tocca con mano, cioè quella che l'utente riesce a percepire. Le uniche esemplificazioni fatte fino a oggi sono state innanzitutto obbligatorie. Lo dico da addetto ai lavori: ci occupiamo di PEC e ci occupiamo di firma. Peraltro, oggi vedo l'associazione ANASF, che è una tra quelle con cui abbiamo rapporti di multidisciplinarietà, per cui ci compensiamo in alcune cose. Ecco, si tratta di obblighi, perciò di semplificazione vera, al momento, ne vediamo poca e credo che la semplificazione sarà apprezzata e quando non sarà obbligatoria, ma sarà uno strumento per migliorare il nostro business e il nostro lavoro e non certo per sopperire alle inefficienze della pubblica amministrazione.
  In effetti, quando facciamo una pratica, ci è stata delegata non solo l'attività operativa, ma anche la responsabilità, per cui questi sono punti che in una dinamica di semplificazione dovremmo tener presente.
  Ora, se scendiamo nel dettaglio che riguarda la nostra attività, visto che siamo attori abbastanza autorevoli nell'ambito della semplificazione, possiamo segnalare un aspetto che non riguarda solo noi e può essere esteso a molti altri. Oggi, per entrare in quella dinamica tecnologica, esiste un problema di delega operativa.
  In tutti i passaggi fiscali, non ultimo qualche mese fa con la legge di bilancio, si sono occupati della rappresentanza e hanno confuso la delega con la rappresentanza.
  Questo semplice articolo, che risale a tempi in cui – lo ripeto – forse non c'ero neanche ancora, imballa la dinamica della intermediazione. Oggi, ci sono tantissimi soggetti che intervengono nella intermediazione come noi, per cui in questo contesto non parlo solo ed esclusivamente a beneficio della nostra attività, ma parlo per tutti coloro che in qualche modo si occupano di intermediazione.
  Già in passato abbiamo dato un consiglio al legislatore: istituire una figura che oggi manca e che si chiama «procuratore telematico», cioè un soggetto che possa aiutare anche la persona che non riesce andare in Fisconline. Lo dico perché, se non facciamo passaggi di questo tipo, l'innovazione tecnologica rimane una chimera per almeno i prossimi trent'anni, finché non ci sarà un totale ricambio generazionale.
  Non esiste collaborazione applicativa. Oggi, malgrado i nostri protocolli e malgrado un'Agenda digitale, se un'associazione organizzata come la nostra volesse interloquire con l'Agenzia delle entrate o con il Sogei di turno, che è il braccio tecnologico, per assemblare degli strumenti di semplificazione da adottare, anche a proprio uso e consumo, non lo può fare perché non ci sono interlocuzioni. Manca un'interlocuzione allo sportello per l'utente, ma manca anche un'interlocuzione a chi si occupa di dare supporto alla pubblica amministrazione.
  Vi ripeto: quando noi facciamo una pratica amministrativa, ci stiamo sostituendo all'amministrazione e, anzi, oggi paghiamo anche le sanzioni, per cui siamo andati anche oltre il nostro ruolo, che dovrebbe essere una prestazione semplice, e siamo diventati anche esattori in questo caso perché da noi ovviamente transitano diritti e quant'altro.
  La semplificazione è un contesto abbastanza complicato. Sulla stratificazione normativa, vorrei richiamare l'intervento della presidente Alessandrucci. Coincidenza vuole che io sia di una di quelle associazioni che stanno in quella famosa legge n. 4/2013, una legge dello Stato che nessuno oggi si ricorda di menzionare, salvo noi che lo facciamo ricorrentemente.
  Parliamo di una legge del 2013, per cui sono già passati quattro anni, ma ancora stenta a entrare in questo contesto.
  Nel nostro settore, non ci sono studi di settore adeguati e questo problema riguarda non solo noi, ma molti altri, perché credo che in quell'ambito della legge n. 4 ce ne siano tantissimi. Gli studi di settore devono essere, però, adeguati ai tempi. La Pag. 16nostra categoria, che è definita da un regio decreto del 1931, per cui possiamo capire quanto è anziana, ed è definita come agenzia di pratiche amministrative, nello studio di settore è assimilata a un'agenzia di pratiche auto e a un'autoscuola. I parametri di calcolo non vengono fatti sul numero di pratiche e su come le facciamo, ma su quante ore di scuola guida si fanno, perché il parametro di calcolo è un algoritmo talmente complicato che tutte le volte che ce l'hanno spiegato, ci siamo arresi e abbiamo continuato a dire che va bene così.
  La razionalizzazione delle scadenze sarebbe opportuna. Come accennavo prima, oggi abbiamo anche il problema delle compensazioni perché non sappiamo ancora cosa dire sul tema, che è recente. Non abbiamo fatto in tempo ad aggiornare il nostro Consiglio su quest'aspetto, però sicuramente avere un'unica scadenza sarebbe un sogno che credo chiunque di noi lavora, che sia impresa o lavoratore autonomo o anche piccolo imprenditore, potrebbe sicuramente trovare benefico.
  In ultimo, chiedo – e chiuderei – a che cosa serve oggi il 770 per chi ha lavoratori dipendenti, quando oggi forse va riconosciuto che la gestione del lavoro dipendente è una tra quelle più telematizzate che esistano e anche quella anche più allineata in termini di conteggi.
  Ci sembra una di quelle cose ridondanti che, secondo noi, potrebbero essere eliminate perché oggi, per ogni piccolo imprenditore o piccolo professionista, questa è una dichiarazione che non fa altro che riepilogare quello che già si è fatto durante tutto l'anno. Lo stesso vale anche per la stampa dei registri IVA. Non entro in merito alle dichiarazioni trimestrali perché si sono già espressi i miei colleghi.
  Ci avete chiesto di essere sintetici e mi ero preparato a parlare per un'ora e mezza, ma capisco che non c'è lo spazio. Grazie.

  PRESIDENTE. Noi ringraziamo per questa delicatezza nei nostri confronti e di tutti i presenti. Vi ringraziamo per i contenuti che ci avete espresso e per le memorie. Vi chiediamo, qualora ci fossero ulteriori idee o suggerimenti o integrazioni che vi vengono in mente, di farli prevenire e poi vedremo di farne buon uso.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.30.