XVII Legislatura

Commissione parlamentare per la semplificazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 15 di Mercoledì 13 gennaio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Tabacci Bruno , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE SEMPLIFICAZIONI POSSIBILI NEL SUPERAMENTO DELLE EMERGENZE

Audizione di rappresentanti del Tavolo istituzionale per la semplificazione.
Tabacci Bruno , Presidente ... 2 
Paparo Silvia , Direttore dell'Ufficio per la semplificazione amministrativa del Dipartimento della funzione pubblica ... 2 
Santangelo Giovanni , Dirigente della regione Emilia-Romagna ... 3 
Paparo Silvia , Direttore dell'Ufficio per la semplificazione amministrativa del Dipartimento della funzione pubblica ... 5 
Tabacci Bruno , Presidente ... 6 
Taricco Mino (PD)  ... 6 
Montroni Daniele (PD)  ... 7 
Tosato Paolo  ... 7 
Prataviera Emanuele (Misto)  ... 7 
Tabacci Bruno , Presidente ... 7 
Paparo Silvia , Direttore dell'Ufficio per la semplificazione amministrativa del Dipartimento della funzione pubblica ... 7 
Santangelo Giovanni , Dirigente della regione Emilia-Romagna ... 7 
Paparo Silvia , Direttore dell'Ufficio per la semplificazione amministrativa del dipartimento della funzione pubblica ... 8 
Tabacci Bruno , Presidente ... 8

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BRUNO TABACCI

  La seduta comincia alle 13.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti del Tavolo istituzionale per la semplificazione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle semplificazioni possibili nel superamento delle emergenze, l'audizione dei rappresentanti del Tavolo istituzionale per la semplificazione, istituito in base a un accordo tra Stato, regioni e autonomie locali.
  Sono presenti la dottoressa Silvia Paparo, che dirige l'Ufficio per la semplificazione amministrativa nell'ambito del Dipartimento della funzione pubblica, e i dottori Giovanni Santangelo, dirigente della regione Emilia-Romagna, e Andrea Fiori, esperto del Dipartimento della funzione pubblica.
  Da loro ci attendiamo di avere un quadro delle azioni di semplificazione amministrativa svolte di intesa tra i diversi livelli territoriali.
  Do la parola ai nostri ospiti per lo svolgimento della loro relazione.

  SILVIA PAPARO, Direttore dell'Ufficio per la semplificazione amministrativa del Dipartimento della funzione pubblica. Io introduco e poi passerò la parola al dottor Santangelo.
  Come sapete, l'Agenda per la semplificazione prevede tra le aree prioritarie d'intervento quella dell'edilizia. Noi sappiamo – lo avete ampiamente citato anche nelle vostre indagini conoscitive – che l'Italia è all'ottantaseiesimo posto nella graduatoria doing business della Banca mondiale per quanto riguarda il permesso di costruire.
  Le complicazioni maggiormente percepite da cittadini e imprese, emerse anche dalla consultazione pubblica, sono rappresentate dai tempi lunghi e dai costi burocratici eccessivi per il rilascio dei titoli abilitativi, da un numero troppo elevato di amministrazioni cui rivolgersi, dalla differenziazione delle procedure tra un comune e l'altro e dall'incertezza degli adempimenti.
  Un'attività di misurazione degli oneri amministrativi condotta con le regioni e i comuni ci ha consentito di stimare costi burocratici pari a 4,4 miliardi di euro all'anno, un tempo medio di rilascio del permesso di costruire – quello stimato da noi è un po’ diverso da quello di doing business, ma di poco – di 175 giorni, superiore alla media degli altri Paesi.
  In questo contesto, l'Agenda per la semplificazione ha individuato azioni che intervengono su diverse leve: l'implementazione delle misure di semplificazione già operative (ci sono tante norme e tante semplificazioni annunciate ma poche realizzate, a partire dallo Sportello unico per l'edilizia); l'adozione della modulistica unica semplificata e la predisposizione e attuazione di nuove misure di semplificazione. Pag. 3Le azioni sono quindi: implementazione, standardizzazione e nuovi interventi di semplificazione.
  Il tavolo tecnico, istituito sulla base dell'accordo con rappresentanti del Dipartimento della funzione pubblica, della Conferenza dei presidenti delle regioni e dell'ANCI, lavora al coordinamento operativo di queste attività.
  In campo edilizio, oltre alla predisposizione della modulistica per tutti i titoli abilitativi edilizi, che è stata completata, fra qualche giorno si concluderà un'indagine su un campione di 1.500 comuni, che ci consentirà di verificare non solo lo stato di attuazione dello Sportello unico dell'edilizia, ma anche l'adozione della modulistica che è stata recepita a livello regionale. Per esempio, in tutte le regioni a statuto ordinario quelle della comunicazione di inizio lavori (CIL) e della comunicazione di inizio attività libera asseverata (CILA), e in quasi tutte le regioni l'ultima, che era quella della DIA alternativa al permesso di costruire. Con quest'indagine verificheremo davvero a che punto siamo su un campione rappresentativo di comuni.
  Accanto a questo lavoro, abbiamo condotto in modo condiviso un'analisi, consultando anche gli stakeholder, su tutte le procedure più rilevanti dell'edilizia, per individuare principali vincoli e criticità e per definire alcuni interventi in grado di affrontarli.
  Su questa base, il contributo che noi portiamo all'indagine conoscitiva della Commissione parlamentare per la semplificazione è un po’ settoriale e specifico. Dunque, nel contesto dell'individuazione degli ambiti incisi da vincoli e oneri, portiamo un contributo nella gestione delle emergenze con riferimento alla disciplina edilizia e, in particolare, a quella sismica. Ci rendiamo conto che il tema che voi affrontate è ben più ampio. Noi portiamo un contributo su un aspetto che comunque è rilevante ai fini sia della prevenzione che della gestione dell'emergenza.
  Innanzitutto, abbiamo ragionato. Dicevamo che c’è un ritardo competitivo dell'Italia nel confronto internazionale. Abbiamo tempi più lunghi degli altri Paesi europei, perché i titoli edilizi sono quelli.
  Sulle analisi di doing business incidono in particolare due aspetti. Il primo è quello della disciplina in materia sismica e dei tempi di rilascio della disciplina stessa. Il secondo è quello dell'agibilità. Per entrambi, nel caso preso in esame da doing business, vengono calcolati 60 giorni aggiuntivi, che sono relativamente pochi. Infatti, viene preso il caso del comune di Roma, perché doing business prende un caso in una zona a bassa sismicità. In una zona ad alta sismicità i tempi sarebbero più lunghi.
  Abbiamo cercato di capire quali sono le criticità alla base di questi tempi lunghi, per individuare semplificazioni che siano in grado di ridurre tempi e adempimenti, senza abbassare, ma addirittura alzando i livelli di tutela. Infatti, a volte tanti adempimenti burocratici rischiano di abbassare i livelli di tutela e di non concentrare l'attività delle amministrazioni su quello che è più meritevole di tutela.
  A questo punto, io lascerei la parola al dottor Santangelo, con cui abbiamo condiviso questo percorso. Il contributo delle regioni e dell'ANCI è stato molto rilevante nell'analisi dettagliata (per quanto ci hanno permesso i tempi ristretti a nostra disposizione) delle criticità e, quindi, delle soluzioni che abbiamo congiuntamente individuato.

  GIOVANNI SANTANGELO, Dirigente della regione Emilia-Romagna. Cercando di essere estremamente schematico, parlerò da una parte della procedura di agibilità e dall'altra delle procedure abilitative in materia sismica.
  Bisogna partire dal quadro normativo vigente. In materia sismica abbiamo la disciplina del testo unico dell'edilizia, che è abbastanza complessa per un verso, ma anche incompleta. L'impianto normativo è fondato soprattutto sulla distinzione tra comuni a bassa o bassissima sismicità e quelli a media e alta, che hanno regimi autorizzativi sostanzialmente opposti.Pag. 4
  Per la bassa e bassissima sismicità, abbiamo una norma carente anche nella chiarificazione dei contenuti, perché si parla semplicemente di una denuncia dei lavori e di una presentazione del progetto, con l'effetto che in questi anni un po’ tutte le regioni hanno specificato concretamente come si svolgeva questa procedura di presentazione della documentazione e di controlli da parte dei comuni, con la conseguenza di una forte diversificazione.
  Al contrario, per la media e per l'alta sismicità abbiamo sempre un sistema di autorizzazione preventiva ed espressa. La Corte costituzionale dice anche «scritta», enfatizzando che non si può iniziare assolutamente i lavori, finché non ci sia questo provvedimento per qualunque tipo di titolo edilizio.
  È evidente che ci sono una forte rigidità e un gran numero di pratiche che sono sottoposte a questa autorizzazione.
  Le critiche che emergono sono evidenti. Per un verso, c’è un'eccessiva differenziazione delle normative, perché le regioni hanno implementato la procedura soprattutto nella bassa sismicità, e per un altro nel 2006 è successa una situazione particolare: la Corte costituzionale ha chiarito il quadro normativo che vi ho appena illustrato e soprattutto ha affermato che è stata superata una norma di semplificazione del 1981 che consentiva alle regioni di introdurre dei controlli successivi e anche dei controlli a campione.
  Di conseguenza, adesso ci ritroviamo in una situazione di grossa diversificazione, perché alcune regioni, come l'Emilia-Romagna, la Toscana, la Puglia e l'Umbria, hanno recepito questo messaggio della Corte, mentre le altre hanno mantenuto la precedente legislazione.
  Dunque, abbiamo una grossa diversificazione, tempi lunghi e incerti e soprattutto un aspetto sostanziale: una non adeguatezza e proporzionalità degli ATO autorizzativi richiesti rispetto ai veri rischi e agli interessi pubblici.
  Infatti, con questa dicotomia totale, rileviamo che in bassa sismicità – riporto degli esempi eclatanti – se si va a creare un ospedale oppure una struttura strategica, anche in caso di calamità naturali, che sono il vostro focus di attenzione, si presenta un deposito della pratica e, quindi, non c’è un'amministrazione che controlla caso per caso e analiticamente il progetto, mentre nella zona ad alta sismicità, anche per un muretto o per una piccola trasformazione, occorre l'autorizzazione della Pubblica amministrazione.
  Pertanto, abbiamo numerose attività che appesantiscono il carico di lavoro, senza perseguire la ricerca delle situazioni di rischio e l'attenzione alla proporzionalità rispetto alle situazioni su cui intervenire.
  Sull'agibilità abbiamo attualmente una disciplina che presenta varie possibili soluzioni, rimesse alla scelta del privato. Quest'ultimo può richiedere il rilascio del certificato di agibilità, ma può anche presentare una sorta di denuncia finale e, quindi, un'attestazione dei professionisti circa la regolarità dei lavori svolti.
  È inutile dire che le regioni hanno sviluppato questa pluralità di procedure nella propria autonomia. Ciò vuol dire incertezza del dato normativo, duplicità per la Pubblica amministrazione nel dover seguire più percorsi per lo stesso tipo di pratiche e, quindi, maggiori oneri.
  Siamo intervenuti su queste partite, cercando di influire sia sull'aspetto della brevità dei termini sia sugli aspetti sostanziali. Potremmo dire con uno slogan: meno carte e più controlli in concreto, per cercare la qualità della sicurezza, della tutela dell'interesse pubblico e dell'incolumità.
  La proposta che abbiamo elaborato insieme azzera i tempi per il deposito dei progetti in bassa sismicità, azzera i tempi per l'agibilità e, soprattutto, consente l'immediato utilizzo del bene e l'immediato avvio della pratica edilizia. Quindi, da questo punto di vista, facilita significativamente e abbassa quei 30-60 giorni che nello studio della Banca mondiale erano stati rilevati. Per altro verso, riduce in modo significativo e qualifica le pratiche su cui le autorizzazioni devono essere rilasciate.Pag. 5
  Come Emilia-Romagna, abbiamo compiuto una valutazione con riferimento ai dati effettivi del 2003, cioè della classificazione delle pratiche presentate. L'ipotesi che stiamo avanzando insieme e che è stata anche valutata positivamente dai tecnici del Consiglio superiore dei lavori pubblici porterebbe a un passaggio nella nostra regione da una media di 141 giorni per tutte le pratiche sismiche a una media di soli 50 giorni. Pertanto, ci sarebbe una riduzione a quasi un terzo dei tempi di elaborazione, proprio perché gli uffici si potrebbero concentrare sulle questioni più importanti.
  Specifico più analiticamente la proposta: in materia sismica avremo il chiarimento che in bassa sismicità si ha il deposito del progetto, chiaramente asseverato dal professionista, col meccanismo della SCIA, il che significa controllo a campione o sistematico, a seconda delle capacità operative-organizzative che la struttura tecnica può fornire e comunque da svolgere entro tempi certi. La SCIA vuol dire soprattutto l'immediata utilizzabilità del bene e l'immediata attivazione del cantiere e, quindi, una notevole accelerazione, perché, come sapete, i controlli vengono fatti a posteriori e parallelamente all'avvio dei lavori.
  Per quanto riguarda le autorizzazioni sismiche, si è lavorato soprattutto nel concentrare le strutture sulle pratiche più importanti, differenziandole. L'idea è di creare, concordandolo tra il Governo, le regioni e le realtà locali, un elenco tassativo delle pratiche non essenziali (varianti in corso d'opera, strutture nuove ma non complesse, che siano standard, che abbiano dimensioni, regolarità di piante e cose di questo genere), in modo che anche su queste pratiche si possa semplicemente avere il meccanismo della SCIA: presentazione e controllo sistematico o a campione, a seconda delle competenze.
  Un'altra idea è individuare una figura di interventi di minima (l'allargamento di una finestra, la modifica di un solaio, tramezzi e così via), che è una cosa che noi in Emilia-Romagna sperimentiamo già con successo, senza particolari problemi, da quindici anni. Rispetto a questi si farebbe semplicemente una comunicazione e ci sarebbe la possibilità per il comune di controllarli a campione.
  In questa maniera, avremmo un'asseverazione sistematica da parte dei professionisti e un controllo a campione, che potrebbe avvenire con quote diversificate, ma che comunque terrebbe sotto osservazione gli interventi minori, e un'autorizzazione che si concentrerebbe invece sugli interventi più rilevanti.
  Vi ricordate l'esempio dell'ospedale, che in zona a bassa sismicità in questo momento è solo sottoposto a deposito ? L'idea è che gli interventi strategici (le infrastrutture e gli uffici che in caso di collasso o di evento calamitoso creerebbero grossi problemi, e quelle strategiche per la protezione civile), anche nei comuni a bassa sismicità, siano oggetto di una specifica autorizzazione. Dunque, non abbiamo solo ridotto, ma abbiamo anche qualificato i tipi di controlli che verrebbero realizzati.
  Per l'agibilità, da due meccanismi di controllo si dovrebbe passare a uno, prevedendo che sia quello della SCIA, che consente l'immediata utilizzabilità dell'edificio realizzato (si può aprire il negozio o si può avviare l'attività d'impresa), con l'amministrazione comunale che svolge un controllo parallelo o successivo entro i 30-60 giorni previsti.
  Pertanto, avremmo da una parte la certezza delle procedure e, dall'altra, il superamento dei controlli cartacei, per passare a controlli più sostanziali sull'opera realizzata. Infatti, una delle novità che vorremmo introdurre è che questa SCIA preveda un controllo a campione e l'ispezione dell'edificio effettivamente realizzato. Gli uffici finalmente si spostano da tanta burocrazia al controllo dell'effettivo processo edilizio e delle effettive trasformazioni.

  SILVIA PAPARO, Direttore dell'Ufficio per la semplificazione amministrativa del Dipartimento della funzione pubblica. La proposta è stata presentata con grande concretezza. Siamo a disposizione per le Pag. 6domande e gli approfondimenti. È un'idea che abbiamo condiviso, quindi è ancora la proposta del tavolo. È la prima volta che viene presentata e abbiamo l'onore di presentarvela. È frutto di un lavoro e abbiamo pensato che potesse essere un contributo utile.
  Trovate altri aspetti citati nel documento, tra cui la numerosità degli adempimenti preliminari. Ci siamo resi conto che per una SCIA edilizia si arriva potenzialmente a 19 atti presupposti. È quindi evidente che abbiamo un problema di semplificazione.
  Queste semplificazioni in realtà ci portano anche a pensare a una SCIA unica, ovviamente tranne quando c’è l'autorizzazione sismica per le cose rilevanti. Questo è un tema su cui continuiamo a lavorare sotto tutti gli aspetti (paesaggistico e altri), per riuscire ad arrivare a una SCIA che non sia la copertina di tante altre pratiche che il cittadino o l'impresa sono costretti ad assolvere.
  Questo è un aspetto cui si collega il problema delle criticità delle conferenze di servizi, che è il problema dei problemi. In realtà, sulla carta è già previsto che ci sia l'acquisizione d'ufficio di tutti gli atti tramite la conferenza dei servizi, ma le conferenze hanno tempi lunghi e infiniti, vanno deserte e via dicendo.
  Noi riteniamo che – lo vedremo fra poco – le gravi criticità della conferenza dei servizi troveranno una risposta nell'esercizio della delega dell'articolo 2 della legge n. 124 del 2015, la cosiddetta legge Madia; così come nella delega dell'articolo 5, dove si prevede anche una revisione delle attività non soggette a autorizzazione espressa, potremmo trovare il tema dell'unificazione in capo allo Sportello unico per l'edilizia (SUE) e allo Sportello unico per le attività produttive (SUAP) di un'effettiva istanza o segnalazione.
  Saremo lieti di inviarvi un ulteriore contributo appena completata l'indagine sui 1.500 comuni in materia di semplificazione edilizia. Grazie dell'attenzione.

  PRESIDENTE. Ringrazio la dottoressa Paparo e il dottor Santangelo. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MINO TARICCO. Innanzitutto mi scuso se fra qualche istante dovrò lasciare i lavori, perché dovrò recarmi in un'altra Commissione. Vorrei chiedere solo un chiarimento.
  I prossimi decreti legislativi attuativi passeranno in questa Commissione per il parere, per cui potremo eventualmente formulare suggerimenti o integrazioni in quella sede, perché ci sono alcune altre questioni, per così dire, tangenziali che stanno emergendo.
  Riporto un esempio molto concreto. Per quel che riguarda gli impianti di energie rinnovabili, il gestore dei servizi energetici (GSE) chiede le autorizzazioni comunali o provinciali, qualora previste, per consentire l'iscrizione al registro e poi procedere al pagamento. In giro per l'Italia sta succedendo che – a seguito di diatribe, magari cinque o sette anni dopo, sull'utilizzo di una forma di autorizzazione giudicata dal comune a posteriori non valida – i pagamenti sul GSE sono stati bloccati.
  In sostanza, il soggetto forniva il documento ma il comune – sei anni dopo – ha deciso di contestare l'autorizzazione sulla base della quale era stato ricevuto l'avviamento della questione GSE. Quest'ultimo ne prende atto, blocca tutto e si apre un contenzioso col comune e col GSE, che rischia di far fallire decine di imprese.
  A questo proposito, io credo che sia fondamentale porre in essere un ragionamento sui termini entro i quali si può intervenire sui percorsi autorizzativi adottati, perché questo fatto ha conseguenze devastanti. È una follia. Io credo sia legittimo che il comune contesti, ma non sei anni dopo, e soprattutto penso che non sia legittimo che sei anni dopo questa contestazione faccia mandare in tilt l'autorizzazione a suo tempo concessa anche dal GSE.
  Recentemente sono stati riportati alcuni casi, per cui vorrei solo avere conferma che ne parleremo qui e avremo modo di approfondire.

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  DANIELE MONTRONI. Faccio una considerazione brevissima, perché credo che vada apprezzato il lavoro che si sta facendo, prendendo esempio dalle migliori pratiche sperimentate in Italia in questi ultimi anni.
  Credo anche che, unitamente a questo sforzo di semplificazione, dobbiamo prendere atto che l'eccesso normativo non ci ha messi al riparo dall'abusivismo, anzi purtroppo i piccoli abusi spesso sono il prodotto di un'eccessiva burocrazia autorizzativa.
  C’è qualcosa che sta a lato e che viene ancora prima, ad esempio le varianti non sostanziose, che spesso allungano di molto i tempi per ottenere i permessi di costruire. Credo che questo sia un tema che la normativa urbanistica, in questo caso nazionale, dovrà in qualche modo affrontare. Spesso ci si trova nell'impossibilità di rilasciare i permessi di costruzione proprio perché è necessaria una variante, che definire non sostanziosa è quasi esagerato.
  Un'altra questione è il tema delle autorizzazioni paesaggistiche. Ad esempio, noi continuiamo a trattare il Tevere come un qualsiasi altro scolo, che però, essendo in qualche modo classificato, sottostà alla stessa normativa. Anche questo, da un lato, porta ad un allungamento dei tempi e, dall'altro, è fonte di abusivismo, perché spesso si richiede una procedura per fare interventi che sono di una stupidità enorme, solo perché si è sottoposti al vincolo paesaggistico.
  Io credo che anche questi temi debbano essere in qualche modo affrontati, perché incidono moltissimo sui tempi di realizzazione di un intervento.

  PAOLO TOSATO. A testimonianza che questo intervento si rende assolutamente necessario, vorrei ricordare che l'interpretazione della norma in materia sismica, oggi come in passato, è stata difforme da regione a regione.
  Vorrei portare una testimonianza specifica. Nel 2012 approvammo nella regione Veneto una legge che riprendeva la legge dell'Emilia-Romagna, che però fu impugnata dal Governo di allora, il Governo Monti, e fu cassata. Pertanto, non si poté arrivare al risultato, assolutamente necessario e giusto, di distinguere i piccoli interventi da quelli rilevanti anche nelle zone ad alto rischio sismico.
  Fummo interessati da consorzi di fabbri e di artigiani che dovevano adempiere a una serie di procedure molto complesse anche semplicemente per realizzare una ringhiera.
  Io mi auguro che si proceda rapidamente, visto che il tema non è di recente attualità, ma si trascina ormai da troppi anni.

  EMANUELE PRATAVIERA. Credo che le relazioni siano state piuttosto esaustive. Non vorrei rubare tempo ai colleghi, perché purtroppo siamo tutti impegnati anche in altre Commissioni. Io sono solo curioso di sapere quanto tempo necessiterà ancora l'analisi del campione dei 1.500 comuni per l'indagine.

  PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  SILVIA PAPARO, Direttore dell'Ufficio per la semplificazione amministrativa del Dipartimento della funzione pubblica. Per quanto riguarda il tema proposto dall'onorevole Taricco, è assolutamente condiviso. Si tratta di approfondirlo un momento, per vedere se già trova una risposta nella nuova disciplina sull'autotutela. E, in effetti, questa è già operativa e non consente l'intervento successivo ai 60 giorni, tranne nei casi di atto illegittimo, per i quali comunque c’è un termine di 18 mesi. Inoltre, sicuramente vale anche per i casi antecedenti all'entrata in vigore della legge.

  GIOVANNI SANTANGELO, Dirigente della regione Emilia-Romagna. Mentre prima si diceva che gli interventi successivi all'ordinario periodo di controllo dovevano intervenire entro termini ragionevoli e che questa ragionevolezza veniva valutata concretamente dall'amministrazione, con l'ultima modifica normativa è stato scandito un termine massimo di 18 mesi.Pag. 8
  Da questo punto di vista, ci devono essere tutte le condizioni. Ci deve essere un interesse pubblico concreto e attuale alla rimozione. Ci deve essere un abuso o un'irregolarità significativa (un problema di salute, di paesaggio, di ambiente, di cultura eccetera). Inoltre, c’è un limite massimo, che è importantissimo da questo punto di vista.
  Di conseguenza, almeno le questioni più vecchie e più emblematiche dovrebbero essere fuori da questa partita.
  Per quanto riguarda le varianti, queste costituiscono un problema che le imprese hanno sempre presentato, tant’è che il testo originario della legge edilizia nazionale consentiva varianti in corso d'opera di minima portata.
  Alcune Regioni, infatti, erano andate molto avanti. La nostra, l'Emilia-Romagna, aveva addirittura rimesso alla responsabilità del direttore dei lavori una verifica ex post da parte dell'amministrazione comunale.
  Il livello nazionale, dal decreto-legge «Sblocca Italia», è stato portato significativamente in avanti, per cui a oggi tutte le varianti che non siano significative, che non siano le cosiddette «variazioni essenziali», che non incidano sui dimensionamenti (superficie e altezza) per più del 10-20 per cento, possono essere attuate con procedure assolutamente snelle e poi asseverate ex post a fine lavori.

  SILVIA PAPARO, Direttore dell'Ufficio per la semplificazione amministrativa del dipartimento della funzione pubblica. Vorrei tornare sul caso del Veneto, perché mi pare che la discussione abbia condiviso questo tema.
  Il caso del Veneto è l'esplicitazione di quello che abbiamo cercato di ricostruire. Questo è un tema delicato e da tempo irrisolto e, quindi, è importante che venga posto con forza. Abbiamo il pregio di un'elaborazione condivisa.
  È chiaro che semplificazione significa alzare i livelli di tutela e, quindi, può essere molto importante che cresca la sensibilizzazione sulla rilevanza della semplificazione in questi ambiti.
  Rispetto alla domanda sull'indagine, al più tardi entro il mese di marzo vi potremo presentare i dati. Speriamo che ciò avvenga prima, ma voglio essere cauta.

  PRESIDENTE. Ringraziamo gli ospiti. Dichiaro conclusa l'audizione.
  La Commissione procederà mercoledì 20 e 27 gennaio e giovedì 28 gennaio, sempre alle 8.15, alle audizioni – in sequenza – della Sottosegretaria ai beni culturali Ilaria Carla Anna Borletti dell'Acqua Buitoni, del Ministro dell'ambiente Gianluca Galletti e del Sottosegretario alla funzione pubblica Angelo Rughetti.
  Una volta concluso il ciclo di audizioni, si potrà procedere all'elaborazione del documento conclusivo dell'indagine.

  La seduta termina alle 14.10.