XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Martedì 18 marzo 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA POVERTÀ E SUL DISAGIO MINORILE

Deliberazione di modifica dell'oggetto e di integrazione del programma.
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 

Audizione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, Vincenzo Spadafora (Svolgimento e rinvio):
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 
Spadafora Vincenzo , Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza ... 4 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 9 
Zampa Sandra (PD)  ... 9 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 9 
Iori Vanna (PD)  ... 10 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 11 
Nicchi Marisa (SEL)  ... 11 
Zanin Giorgio (PD)  ... 11 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
MICHELA VITTORIA BRAMBILLA

  La seduta comincia alle 14.40.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che se non vi sono obiezioni la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Deliberazione di modifica dell'oggetto e di integrazione del programma.

  PRESIDENTE. Sulla base di quanto stabilito nella riunione dell'Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi del 27 febbraio scorso, propongo una modifica dell'oggetto del titolo dell'indagine conoscitiva sulla povertà minorile, con la conseguente integrazione del programma.
  L'indagine assumerebbe, quindi, il titolo seguente: «Sulla povertà e sul disagio minorile». In tal modo ampliamo il tema in questione, occupandoci non solo della povertà ma anche del disagio, laddove sappiamo bene che nell'espressione «disagio» sono incluse, purtroppo, tante situazioni.
  Vi informo che su queste modifiche è stata già acquisita l'intesa del Presidente del Senato e del Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento.
  Se non ci sono obiezioni, così rimane stabilito.

Audizione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, Vincenzo Spadafora.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, Vincenzo Spadafora.
  Sono molto felice di avere con noi una figura di assoluto riferimento per questa Commissione quale il Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, che ringrazio della presenza. Sebbene oggi parleremo del tema inerente all'indagine conoscitiva sul tema della povertà e del disagio minorile, saremo lieti di ascoltare dal Garante – visto che è la sua prima volta in questa Commissione nella nuova legislatura – un illustrazione generale dell'attività che svolge, che certamente va oltre il tema in oggetto.
  Aggiungo che se oggi il dottor Spadafora non dovesse riuscire ad esaurire le tematiche trattate, potremo senza meno programmare una seconda audizione, invitandolo a tornare e a riferire anche con riguardo ai temi attinenti alle altre due indagini che abbiamo deliberato.
  Peraltro, preannuncio all'onorevole Cesaro che con riferimento alla terza indagine conoscitiva deliberata siamo già riusciti a fissare un primo appuntamento, posto che reputo importante che si proceda con lo stesso passo in tutte e tre le indagini.
  Accompagnano il Garante, la dottoressa Laura Baldassarre, coordinatrice dell'area Pag. 4diritti, e la dottoressa Stefania Berbenni, coordinatrice dell'area stampa e comunicazione.
  Ringrazio i nostri ospiti e do la parola al Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, Vincenzo Spadafora.

  VINCENZO SPADAFORA, Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza. Ringrazio la presidente Brambilla e tutti voi parlamentari per questa prima audizione, per me particolarmente importante.
  Accolgo molto volentieri l'invito della presidente Brambilla a relazionarvi, posto che nel mio intervento non solo farò alcuni doverosi accenni, in modo particolare, al tema della povertà e del disagio, ma vi racconterò anche – permettetemelo, come prima occasione – molto brevemente dell'azione che come Authority svolgiamo da due anni. Peraltro, l'auspicio di collaborazione, nel rispetto dei ruoli, è molto forte e sentiamo la necessità altrettanto forte di interloquire ancora più costantemente con questa Commissione.
  L’Authority, come voi sapete, è nata due anni fa. La mia nomina risale, appunto, a circa due anni fa ma, di fatto, il lavoro vero e proprio della nostra struttura è iniziato poco più di un anno fa. Essendo un’Authority nuova, non essendovi un regolamento, né un pregresso, abbiamo dovuto lavorare faticosamente soprattutto per avviarla.
  La legge che il Parlamento approvò all'unanimità ci attribuisce molteplici campi di azione, ma soprattutto molto ampio è lo spazio di azione. Basti pensare che ci occupiamo, di fatto, così come la Commissione, dei bambini e degli adolescenti fino ai diciotto anni, quindi la complessità e la quantità di tematiche sono davvero notevoli.
  Sul tema della povertà, so che nelle precedenti audizioni sono stati riferiti dati aggiornati di cui certamente la Commissione è già a conoscenza. Vorrei quindi soffermarmi soprattutto su alcuni aspetti che, anche rispetto alle politiche di contrasto alla povertà, potrebbero portare dei giovamenti nell'azione parlamentare e governativa. Se è vero, infatti, che siamo in un periodo di particolare crisi economica, nel quale evidentemente sono poche le risorse da poter investire, è anche vero, però, che sarebbe importante investirle nel migliore dei modi e, soprattutto, riuscire sempre a fare una valutazione dell'impatto di queste risorse.
  Questo è un tema sul quale abbiamo cercato di lavorare in questi mesi – devo dire non con particolare successo – perché è davvero difficile svolgere, in modo particolare d'intesa con il Governo, l'azione di valutazione di impatto e di monitoraggio. Ciò avviene, innanzitutto, perché c’è un'enorme suddivisione delle deleghe che riguardano l'infanzia e l'adolescenza. Fino al precedente Governo – ma la situazione non è esattamente cambiata adesso – i nostri interlocutori erano diversi – ministri, viceministri e sottosegretari – posto perché la materia è complessa, quindi è anche naturale che sia così. Tuttavia, è mancata soprattutto una cabina di regia, ossia un momento di coordinamento unico delle politiche per l'infanzia e l'adolescenza. Ciò non vuol dire un nuovo Ministero o nulla del genere, ma un momento di raccordo tra le varie aree istituzionali e governative che si occupano di temi che riguardano l'infanzia.
  Come potete immaginare, noi abbiamo, per motivi diversi, necessità di collaborare con il Ministero dell'interno per alcune tematiche, con il Ministero dell'istruzione per altre, come pure con il Dipartimento per la famiglia e con il Dipartimento per le pari opportunità. Insomma, i soggetti sono molteplici, a volte anche troppi.
  Adesso siamo molto preoccupati del fatto che il Governo non abbia attribuito le deleghe per alcune aree altrettanto importanti – tra cui quelle che ho appena citato, come famiglia e pari opportunità – e siamo in attesa di capire se ciò avverrà. La mancata attribuzione delle deleghe è un problema nella misura in cui manca anche il riferimento politico, poiché è evidente che i capi dipartimento con i quali interloquiamo – è inutile dirlo – sono a loro volta bloccati nella loro attività, perché serve loro un riferimento politico con cui confrontarsi. Ci rendiamo Pag. 5conto dei tanti impegni del premier a livello nazionale e internazionale, ma evidentemente questo dialogo non è semplice.
  Luogo di coordinamento di tutte queste politiche è sempre stato l'Osservatorio nazionale per l'infanzia, il quale, purtroppo, da oltre due anni, non è stato ricostituito, pur essendo una struttura a costo zero per lo Stato. Esso era veramente il luogo ideale di raccordo tra soggetti, non solo del Governo e delle istituzioni ma anche esterni, dove fare un punto della situazione e soprattutto realizzare e approvare il Piano nazionale infanzia. Quindi, oggi, non abbiamo né l'Osservatorio nazionale, né il Piano nazionale infanzia.
  Già questo basterebbe per dire quanto sia complicata la situazione su questi temi. Tra l'altro, per quanto riguarda l'Osservatorio, in base alle nostre possibilità abbiamo esercitato una forte azione di pressione nei confronti dei due Ministri che avrebbero dovuto firmare il decreto. Tuttavia, mese dopo mese, non sappiamo bene perché la ricostituzione sia stata rinviata e, attualmente, l'Osservatorio non c’è.
  L'altro tema riguarda, in particolare, il monitoraggio delle voci di bilancio dedicate all'infanzia, sia a livello centrale, sia a livello locale. A livello centrale, attraverso una collaborazione che intendevamo instaurare con il Ministero dell'economia, abbiamo cercato di fare un'analisi da questo punto di vista, proprio perché, come vi dicevo, è vero che c’è la crisi ma è anche vero che alcune risorse ci sono. Allora, ci piacerebbe capire bene non solo come queste vengono utilizzate, ma anche quale sia l'impatto reale di queste risorse sulla qualità di vita dei bambini e degli adolescenti. Questo è strettamente collegato con il tema della povertà: se è vero, come è vero, che i dati sulla povertà in questi ultimi tre anni sono in aumento, anche se di percentuali minime, significa che anche i progetti che sono stati finanziati nel passato, in modo specifico gli interventi contro la povertà, non hanno avuto quei risultati che si speravano.
  Il tema del monitoraggio delle risorse è, secondo noi, importantissimo. Monitorare servirebbe, innanzitutto, a capire quanto realmente il nostro Paese investe sui temi dell'infanzia e dell'adolescenza, sapendo che altri Paesi dell'Unione europea – abbiamo analizzato la questione e ne parlo anche con i colleghi Garanti degli altri Paesi – nonostante il momento di crisi hanno comunque deciso di investire prioritariamente su alcune aree e non su altre.
  In modo specifico, per quello che riguarda l'infanzia e l'adolescenza, soprattutto il sostegno e l'aiuto alla prima infanzia, abbiamo in Europa esempi di Paesi che, nonostante la crisi, hanno deciso di mantenere alti gli investimenti in questo settore, anche come possibilità per il Paese di uscire dalla crisi. Tutto dipende da come noi guardiamo a queste priorità: se la spesa per l'infanzia viene considerata come tale e non come un investimento, si tende – accadrà anche con la prossima spending review, anche se speriamo in ridotta quantità – a tagliare sempre sulle stesse risorse.
  Un'altra analisi interessante, anche se non abbiamo ancora gli strumenti adeguati, potrebbe essere quella relativa al costo maggiore della spesa pubblica, per rimediare alle conseguenze dei mancati investimenti, quindi, anche della povertà. Mi spiego meglio. In questi anni abbiamo continuamente tagliato le risorse per l'infanzia e l'adolescenza, soprattutto quelle per la prima infanzia. Ci si rende conto, lavorando insieme ai comuni e alle regioni, che l'intervento che bisogna fare in un momento successivo per attutire le conseguenze che derivano dai mancati investimenti, costa più che se avessimo fatto l'investimento in origine ? Questo è fondamentale, perché il mancato investimento non consente di invertire la rotta e di lavorare su questi temi in modo molto più efficace.
  Noi sollecitiamo la Commissione a svolgere un'azione di pressione forte nei confronti del Governo, perché si possa capire se queste competenze non assegnate saranno delegate o meno, e anche perché si possa avere quanto prima una cabina di regia, ma soprattutto la costituzione dell'Osservatorio nazionale per l'infanzia, anche Pag. 6per rimettere mano al Piano nazionale infanzia e poterlo approvare in tempi rapidi.
  Svolgiamo questo lavoro con una struttura che la norma ha voluto giustamente – anche per il periodo in cui questa legge sulla costituzione dell’Authority è stata approvata – estremamente piccola. La struttura conta in totale dieci persone – sono tutti dipendenti della pubblica amministrazione, quindi non abbiamo un nostro organico, né possiamo assumere personale – oltre al sottoscritto e tre collaboratori.
  È dunque una struttura piccola, ma che ha l'ambizione di poter fare un lavoro importante di squadra. Lo dico perché anche sui temi della povertà, un lavoro importante lo hanno svolto in questi anni sui territori tante associazioni e tante organizzazioni che si sono, di fatto, sostituite, a volte anche loro malgrado, laddove non era loro competenza, al lavoro che avrebbero dovuto fare le istituzioni, anche a livello locale, a livello regionale e a livello comunale.
  Questo, però, è stato possibile fino a un certo punto. Adesso molte di queste associazioni e organizzazioni sono in seria difficoltà; anche gli aiuti che in un primo tempo erano previsti a livello centrale non vengono più erogati e comunque non ci sono più fondi. Vorrei lanciare al riguardo un allarme forte: credo che questo mondo del terzo settore, delle associazioni, delle organizzazioni abbia retto sui territori l'impatto con la crisi, cercando di fare anche da cuscinetto, ma nel momento in cui anche questa azione viene meno, la situazione purtroppo, in prospettiva, non può che peggiorare.
  Credo che il lavoro che stiamo svolgendo – soprattutto insieme ai ragazzi, agli adolescenti in modo particolare, ma anche insieme ai più piccoli – di partecipazione e di ascolto, sia un altro compito fondamentale che abbiamo voluto portare avanti come Authority. Non solo la Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia ci ricorda che la partecipazione e l'ascolto dei ragazzi è prioritario in ogni iniziativa, ma vogliamo anche cercare di raccontare un Paese che non sia solo quello in cui certi fatti di cronaca emergono come preponderanti e danno l'idea di una generazione di adolescenti che, in modo particolare, risulta priva di valori o abbandonata a se stessa. Per fortuna, stiamo riscontrando in giro per l'Italia una stragrande maggioranza di adolescenti e di ragazzi che, soprattutto quando aiutati, stimolati e chiamati in maniera onesta e corretta alla partecipazione, riescono a dare il meglio.
  L'attività che noi portiamo avanti, che è fondamentalmente di sprone, per cercare di fare in modo che di certi temi non si parli solo quando i media o i fatti di cronaca lo impongono, è un'azione non facile, che deve avere almeno alcuni punti fermi.
  Credo che sia importante insistere tutti insieme nei confronti del Governo perché almeno alcuni punti fermi – la cabina di regia, l'Osservatorio, il Piano nazionale dell'infanzia, le deleghe – possano trovare attuazione nel più breve tempo possibile, perché da questo tipo di quadro generale si possa trarre beneficio, ciascuno secondo i propri ruoli.
  Vorrei entrare nel dettaglio (lo faccio oggi per la prima volta, cogliendo l'occasione di questa prima audizione) di un tema di cui la Commissione ha già discusso e che fa discutere molto, anche fuori da qui: il tema dei bambini e degli adolescenti fuori dalle famiglie di origine, che in maniera semplicistica i media raccontano come il tema dei figli contesi. Su questo tema, come Authority, stiamo lavorando tanto. Come sapete, l’Authority deve ricevere segnalazioni, quindi, anche prendere in carico casi specifici. All'inizio, non essendo ancora conosciuti, ci muovevamo nell'ordine di qualche decina di segnalazioni; adesso, invece, soprattutto nell'ultimo anno, riceviamo alcune centinaia di segnalazioni, che molto spesso trattano temi che riguardano bambini e adolescenti fuori dalle famiglie di origine.
  A questo riguardo stiamo attuando diverse iniziative, delle quali mi limito a citare le principali. Innanzitutto, insieme ad alcune associazioni e organizzazioni, Pag. 7abbiamo avviato un lavoro sui livelli essenziali delle prestazioni. Questo riguarda il tema generale dei livelli essenziali, che come sapete mancano e che noi ci auguriamo, prima o poi, il Governo e il Parlamento possano approvare.
  La sfida è che, nel riordino a livello nazionale e nella definizione della normativa giuridica sul tema dei livelli essenziali, si possa anche inserire la normativa sulle diverse tipologie di comunità. Come sapete, la situazione varia molto da regione a regione. A volte varia addirittura il modo in cui vengono chiamate le comunità (case-famiglia, comunità e via dicendo). Se questo fosse inserito nei livelli essenziali sarebbe un fatto importante.
  Nell'attesa che ciò possa avvenire – ci rendiamo conto che quello sui livelli essenziali è un dibattito lungo e complesso, che va avanti già da molto tempo – noi faremo alcune azioni. In primo luogo, anche in tempi molto rapidi, un'analisi di raffronto delle leggi che istituiscono le comunità (chiamiamole comunità, per capirci, ma mi riferisco alle diverse tipologie di strutture, regione per regione), per mettere a confronto l'esistente e per cercare, insieme alle regioni, anche con il coinvolgimento della Conferenza Stato-regioni, di definire, ancora prima che si arrivi al discorso dei livelli essenziali, dei criteri comuni standard, che le regioni potrebbero impegnarsi in qualche modo a garantire. Ciò per fare in modo che le comunità, pur nascendo da leggi regionali diverse e pur avendo, a volte, nomi diversi, possano avere sempre criteri comuni standard, nell'interesse superiore dei bambini e degli adolescenti.
  Un altro punto che intendo richiamare è quello dei dati. Al riguardo si fa spesso cattiva informazione e si citano dati sbagliati, anche rispetto ai numeri dei bambini e adolescenti realmente in comunità. I sistemi di rilevazione dei dati sono essenzialmente due: uno passa attraverso le regioni, l'altro attraverso le procure della Repubblica presso il tribunale dei minorenni. Il Ministero per le politiche sociali ha avviato, di fatto – adesso è in fase di sperimentazione, ma dovrebbe essere a regime dal 2015 – il cosiddetto progetto SINBA (Sistema informativo nazionale bambini e adolescenti). Anche in questo caso, vi è un problema di risorse, dunque speriamo che il Ministero continui ad averne per implementare questo progetto.
  Intanto, come Authority, in queste ore stiamo ampliando una sperimentazione che il Garante regionale del Lazio aveva avviato con il Procuratore della Repubblica presso il tribunale dei minorenni di Roma: un monitoraggio semestrale sulla base delle relazioni che le comunità sono obbligate a inviare ai procuratori della Repubblica ogni sei mesi.
  Considerato che le procure della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni sono venti in tutta Italia, anche se i nostri mezzi sono piuttosto scarsi, ci siamo proposti – pensiamo che questo sia molto utile anche per dare al Parlamento e al Governo dei dati oggettivi – di fare da raccordo fra le varie procure, sottoscrivendo protocolli di intesa che firmeremo in questi giorni con ciascuna delle venti procure, per fare la raccolta semestrale dei dati e metterli a confronto. Si tratta di dati sia sul flusso di minorenni, che quindi ci consentiranno di avere una banca dati aggiornata, sia sulle strutture, quindi sulla qualità delle prestazioni e su quello che avviene di fatto nelle strutture.
  In attesa che ciò si concretizzi, a partire dai primi di aprile, inizieremo un'attività – anche questa prevista dalla legge – di monitoraggio, ispettiva, nei parametri consentiti dalla legge. Forse, il termine «ispettiva» è eccessivo e più che di ispezione dovrei parlare di visita nelle comunità. In tanti casi ci sono state segnalate situazioni potenzialmente anomale. Inizieremo, come dicevo, già dai primi giorni di aprile, con diverse visite nelle comunità a campione e su tutto il territorio nazionale.
  Infine, ci erano stati segnalati, da più parti, casi – non tantissimi – di potenziali conflitti di interesse, laddove esperti legati a una comunità erano anche giudici onorari che decidevano sulle sorti di bambini con riguardo a comunità cui gli stessi erano legati. Pertanto, stiamo avviando un Pag. 8lavoro importante, per il quale si sono messi a disposizione i vari ordini professionali (assistenti sociali, psicologi, educatori, gestori di comunità), per un codice di autoregolamentazione che metta la parola fine ai casi citati ove eventualmente si verifichino.
  Tuttavia, queste sono azioni – spero – di aiuto, ma non risolutive. Il tema fondamentale – ve lo ricordo – è riprendere l'annosa questione (che alcuni parlamentari presenti conoscono bene) della riforma della giustizia minorile. Questo è il tema dei temi: sarebbe importantissimo se si riuscisse, a monte, ad arrivare finalmente a una proposta condivisa, tra le diverse proposte che dalle varie forze politiche sono state negli anni consegnate alla discussione in Parlamento, senza che però mai si arrivasse a un approdo. Il nostro Paese, da questo punto di vista, per questo è stato più volte richiamato anche a livello internazionale, essendo piuttosto in ritardo. Abbiamo ancora un sistema di giustizia minorile che non è più al passo con i tempi, lo stesso risalendo a un periodo storico in cui tantissimi fenomeni, tantissime realtà, tantissimi cambiamenti sociali e culturali avvenuti in Italia negli ultimi vent'anni, evidentemente non erano immaginabili, né ipotizzabili.
  Cito solo un esempio delle tante circostanze che potrebbero essere chiarite con una riforma della giustizia minorile. Si parla tanto, quando ci sono casi di allontanamento di minorenni dalle famiglie, delle modalità di esecuzione di questi provvedimenti, dell'uso della forza di polizia o di altro. Come sapete, non c’è una regolamentazione in materia, perché le norme attualmente in vigore non lasciano al magistrato la possibilità di decidere per il meglio nell'interesse del bambino o dell'adolescente. Noi sappiamo che, nella maggior parte dei casi, ci sono magistrati che riescono a gestire al meglio questa flessibilità che la legge consente loro, però sarebbe opportuno che vi fossero norme più chiare a questo riguardo. Ho citato un tema di cui si parla spesso, purtroppo, nei casi di cronaca, ma ci sono aspetti anche più importanti e complessi da riformare.
  Insieme al Ministro Cancellieri avevamo avviato l'istituzione di una Commissione, aperta anche a esperti, ad associazioni e organizzazioni che maggiormente si sono occupate di questo tema, per provare ad esprimere un parere e a fare sintesi tra le varie proposte che negli anni passati erano state avanzate. In realtà, avremmo dovuto insediare la Commissione il giorno in cui il Governo è entrato in crisi. Da quando c’è l’Authority siamo al terzo Governo e, come potete immaginare, ricominciare ogni volta non è facile. Naturalmente, non mi permetterei mai di fare alcun tipo di valutazione politica o partitica, ma parlo della difficoltà che deriva dal cambiare spesso interlocutori, a prescindere dalle loro provenienze politiche.
  Ho chiesto un incontro al nuovo Ministro della giustizia e spero di poterlo ottenere quanto prima per riavviare con lui questo lavoro.
  In conclusione, ringraziandovi nuovamente e sperando che questo sia soltanto un primo incontro, vorrei ribadire che noi portiamo avanti un'azione forte, di lobby; del resto, in questo Paese si fa lobby su tanti temi, sull'industria, sull'economia, sulle banche, ma non sull'infanzia. Quello che stiamo tentando, in maniera dichiarata e trasparente, è di fare lobby sull'infanzia, cioè creare un'attenzione che non sia soltanto generata dai fatti, ma sia di tipo programmatico, di visione, di progetto.
  Ho citato le azioni che, secondo noi, potrebbero essere avviate subito a costo zero – rimettere in piedi una cabina di regia, l'Osservatorio, iniziare a lavorare sul Piano nazionale e via dicendo – e ho voluto invece darvi un accenno specifico su uno dei tanti temi, quello dei bambini e degli adolescenti fuori dalle famiglie, perché sapevo che era stato già oggetto dell'attività di questa Commissione.
  Sono a vostra disposizione per qualunque approfondimento, oggi o anche nei prossimi giorni.

Pag. 9

  PRESIDENTE. Grazie. Raccoglieremo senz'altro questo invito, perché i temi sono numerosi. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  SANDRA ZAMPA. Intervengo, più che per fare domande – che peraltro dovrebbero essere moltissime, ma eventualmente ci riserviamo di incontrarla di nuovo per ulteriori approfondimenti – per ringraziarla del suo lavoro e di questa relazione. Peraltro, al mio intervento non potrà assistere il collega Cesaro, il quale mi ha chiesto la cortesia di scusarlo, per avere dovuto lasciare i lavori della Commissione nell'imminenza di un intervento in Assemblea per dichiarazione di voto.
  Torno su due questioni: l'Osservatorio nazionale dell'infanzia e, tema ad esso collegato, il Piano nazionale per l'infanzia. In questa Commissione, circa tre anni fa – così mi sembra di ricordare, ma probabilmente lo ricorda meglio di me la sua collaboratrice – fu approvato l'ultimo Piano nazionale, il quale, però, come si è visto, non aveva neanche un euro di risorse, quindi, di fatto, era un Piano che esisteva sulla carta ma non concretamente.
  Si può dire che di Piani nazionali dell'infanzia non se ne siano visti mai più, eppure è un obbligo biennale. Lei parla di lobby, ma io penso che sia forse venuto il momento di parlare di una grande rete di sostegno fra di noi. Mentre lei parlava ho controllato alcuni dati: basterebbe solo rileggere le funzioni di questa Commissione e dell'istituzione che lei rappresenta (ricordo che fui io a parlare per dichiarazione di voto a nome del mio gruppo in Assemblea quando fu istituito il Garante nazionale). Allora, questa fu considerata una grande conquista. Tuttavia, dobbiamo registrare il venir meno dell'attenzione o, probabilmente, l'aumento di problemi sempre più grandi che sembrano sovrastarci e ai quali noi – così pare – non riusciamo a porre rimedio. La povertà è uno di questi problemi. Al riguardo, abbiamo ascoltato in questa sede dati molto inquietanti, ma ce ne sono molti altri che riguardano prostituzione, minori stranieri non accompagnati (problema a cui non si è posto alcun rimedio, eppure ci sono situazioni drammatiche), nuovi media, social media, forme di bullismo, disagio adolescenziale, insomma, una quantità grandissima di problemi. Da un'altra parte, poi, assistiamo al venire meno di risorse, di attenzione, di interventi (qualche volta anche solo di attenzione e interventi), che forse potrebbero produrre qualcosa se ci fosse un'alleanza tra le famiglie, le istituzioni, la scuola, chi governa, la televisione.
  Credo che – forse anche oggi stesso – da questa sede potrebbe prendere corpo una richiesta immediata affinché l'Osservatorio venga nuovamente istituito, chiedendo al Governo, anche se esiste soltanto da un mese, di mettere immediatamente mano a tale istituzione, in modo da metterla in grado di lavorare a un nuovo Piano nazionale, essendo passati i due anni. Tra l'altro, questa Commissione ha come obbligo e come funzione più importante quella di esprimere un parere vincolante sul Piano stesso.
  Rivolgo formalmente alla presidente questa proposta, affinché oggi emerga da questo incontro una dichiarazione con la quale la Commissione chiede l'istituzione dell'Osservatorio.

  PRESIDENTE. Vorrei aggiungere una considerazione a quello che ha detto l'onorevole Zampa, proprio in termini di rete. Abbiamo scritto alla Presidente della Camera chiedendo una modifica del Regolamento, il quale prevede funzioni consultive di questa Commissione ma non su tutto quanto viene affrontato dal Parlamento in materia d'infanzia e adolescenza.
  Non pretendiamo di esprimere pareri vincolanti ma, soprattutto per certi ambiti, riteniamo che un parere consultivo sia importante. La informo, dottor Spadafora, di questa iniziativa, anche per darne conto alle colleghe, in particolare alla collega Mattesini, che aveva avuto questa idea. Pag. 10Adesso vedremo quale sarà l'esito, ma rimane un discorso collegato al concetto di rete. Tutti insieme, con un'unica voce, possiamo fare maggiore pressione nel portare avanti queste istanze.
  Nel dare la parola all'onorevole Iori, le rivolgo i miei complimenti, perché ho letto che è stata nominata responsabile per il suo partito delle tematiche di cui ci occupiamo. Credo che questo sia un bellissimo segnale e che, con le sue capacità e il suo impegno – che ci sono noti – lei potrà portare a un maggior coinvolgimento e attenzione anche da parte del Governo.

  VANNA IORI. Grazie, presidente. Naturalmente, tutto questo contribuisce a quel lavoro di rete che è indispensabile per arrivare a qualche risultato concreto ed effettivo. Avendo poco tempo a disposizione, riprendo quanto ha detto poco fa la collega Zampa, considerando il mio una prosecuzione del suo intervento. Aggiungo prima una riflessione sulla giustizia minorile, perché ritengo che questo sia un tema divenuto ormai ineludibile dal punto di vista dei minori vittime di violenze e abusi, ma anche dei minori autori di reati. Considero, quindi, che questo sia un tema sul quale lavorare.
  Segnalo che, proprio in questi giorni, alla Camera è stata inviata la mia proposta di legge sul riordino della giustizia minorile. Naturalmente, per ora è solo una proposta che sta circolando, che ha avuto origine anche dagli input ricevuti nel corso delle audizioni precedenti in questa Commissione (in particolare dall'incontro con Piercarlo Pazè, che oltre ad essere un magistrato in pensione, è il direttore della rivista Minori e Giustizia, il quale ci ha offerto, insieme agli altri interlocutori auditi, stimoli molto interessanti).
  Oltre a me sono firmatari della proposta di legge, innanzitutto, Donatella Ferranti, presidente della Commissione giustizia – credo che questo sia già di buon auspicio per poter almeno esaminare e portare in Assemblea questa proposta – ma anche i colleghi del PD presenti oggi.
  Riguardo al tema della giustizia minorile mi preme sottolineare un aspetto, che è stato anche oggetto di una mia mozione specifica: la violenza assistita. Oggi, giustamente, abbiamo un'attenzione elevata rispetto alla violenza subita, ma tutti gli studi e tutte le ricerche psicologiche ci indicano che, per i bambini, assistere alla violenza non è meno dannoso e meno traumatico che subirla, anzi, a volte lo è addirittura di più, soprattutto quando il bambino sospetta che la violenza verso la madre o i fratelli avvenga in sua assenza.
  Qui si apre il discorso delle comunità, cioè quando e a quali condizioni convenga allontanare i bambini dalle famiglie. Certamente, questa è la decisione più difficile, alla quale nessun tribunale vorrebbe giungere, ma a volte è necessaria per il benessere dei bambini.
  Condivido l'attenzione che lei poneva sul programma di visite e sul monitoraggio del sistema delle comunità che, anche se sono chiamate in modo diverso, erogano lo stesso tipo di servizio ed hanno bisogno, senza meno, di un codice di autoregolamentazione. A fronte di tante critiche – anche giustificate – che ho sentito nei confronti delle comunità, mi sento di spendere anche una parola di sostegno verso gli operatori. Ne ho conosciuti tanti che si sono spesi e si stanno spendendo generosamente, a volte al di là dell'orario di lavoro e certamente al di là dei loro compensi – che spesso sono molto esigui – e davvero lavorano in modo encomiabile.
  A fronte di tante mancanze, c’è un lavoro generoso e spassionato di tanti educatori, che mi sembra anche corretto, giusto e doveroso elogiare.
  Sul tema delle comunità e di questo difficile passaggio, che è generalmente legato ai temi della violenza sui minori, assistita o subìta, ci sono due azioni che riterrei prioritarie. La prima azione è un monitoraggio del fenomeno, come del resto sottolineava anche lei, perché senza sapere l'entità del fenomeno e soprattutto senza avere dati omogenei che possano parlarsi tra di loro, non si va da nessuna parte.Pag. 11
  La seconda azione è una proposta di campagne di sensibilizzazione e di informazione. Spesso ci sono forme di violenza, soprattutto quella psicologica, che non vengono ritenute tali, quindi, secondo me, sarebbe molto importante non lavorare solo sulla violenza fisica, sugli abusi fisici, ma su tutte le forme di violenza, anche quelle emotive, psicologiche, che hanno a che vedere con i legami affettivi e che a volte possono essere anche più deleterie della violenza fisica.

  PRESIDENTE. Mi comunicano che in Assemblea sono stati dati i venti minuti di preavviso delle votazioni, quindi, dovremo a breve concludere.

  MARISA NICCHI. Intervengo in maniera telegrafica per dire che mi associo alla proposta di rilanciare, anche da questa Commissione, la costituzione dell'Osservatorio. Tra l'altro, questo rientrava in una serie di impegni che il Parlamento aveva chiesto, anche attraverso mozioni. Oltre a monitorare, giustamente, la spesa e gli effetti della stessa, dovremmo monitorare gli effetti delle nostre chiacchiere, poiché tra ciò che diciamo e le conseguenze vi è sempre il problema della nostra «impotenza».
  Sul secondo problema, quello della giustizia minorile, credo che le considerazioni possano essere numerose. Penso che il tema che colpisce sempre di più siano le modalità con cui talvolta i bambini vengono allontanati dalle famiglie per volere della magistratura. Penso che questo sia un tema complicato, perché non c’è solo il nodo di quando si allontana. Secondo noi, questa dovrebbe essere l’extrema ratio e, sebbene sia complicatissimo valutarla, non basta l'impossibilità di una famiglia a sostenere economicamente un bambino per allontanarlo dalla stessa. Ricordo il film Ladybird Ladybird di Ken Loach che riguarda il sistema inglese.
  Quando si assume questa decisione, non è possibile poi pensare che la polizia entri nelle scuole e porti via i bambini, che piangono, vogliono la madre e via dicendo. Ci saranno, naturalmente, montature giornalistiche e notizie riportate con enfasi, ma è un problema reale.
  Sono in contatto con il suo collega, Garante per l'infanzia della Toscana, e so che di questi casi se ne verificano molti. Credo che questo tema rappresenti una priorità. È un tema complesso che va affrontato all'interno della ridefinizione della giustizia minorile, che sollecitiamo anche noi. Come esponente di SEL, le dico che stiamo presentando un nostro progetto di legge in tale direzione. Tuttavia, il problema della scelta e delle modalità dell'allontanamento credo che debba essere messo all'ordine del giorno e focalizzato.

  GIORGIO ZANIN. Dottor Spadafora, mi limito a porre tre questioni, che magari riprenderemo in un secondo momento, in un prossimo appuntamento.
  Parto dall'affermazione che ho sentito prima relativamente all'eventuale impatto negativo dei progetti fin qui finanziati e al loro monitoraggio. Forse qualche elemento in più su questo punto sarebbe opportuno, perché dal punto di vista comunicativo l'affermazione potrebbe risultare piuttosto forte. Capire dove si è sbagliato e, insieme, avere un'idea chiara delle risorse disponibili può essere molto importante, soprattutto nella prospettiva del Piano.
  In secondo luogo, sul tema dei figli contesi, permettetemi un link rispetto ai temi che sono stati sollevati, anche in questi mesi, legati alle adozioni internazionali, ossia sui confini specifici tra tutela e autorità. Su questo, un chiarimento da parte vostra per orientare la legislazione potrebbe essere una spinta importante. Infine, pensando al dibattito parlamentare di queste settimane (ma sappiamo che dal punto di vista sociale e sociologico c’è tanta materia su cui ragionare), mi piacerebbe capire se nei monitoraggi che voi effettuate rilevate, soprattutto a livello di infanzia, fattori endogeni rispetto alla questione di genere. Se ci sono fattori esogeni, questo è un aspetto che riguarda la casualità e il mondo degli adulti; se, però, rilevate fattori endogeni, mi sembrerebbe una discriminazione interessante rispetto Pag. 12ai temi di genere che anche a livello parlamentare continuamente affrontiamo, anche per vicende che non sono propriamente quelle dell'infanzia.

  PRESIDENTE. Vista la complessità e la vastità degli argomenti, direi che possiamo senza meno concordare di vederci nuovamente. Abbiamo un calendario di lavori già fitto, ma sicuramente possiamo apportare qualche aggiustamento, così che il nostro incontro possa concretizzarsi a breve. Ringrazio il Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza e rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.30.