XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Martedì 19 maggio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL DIRITTO DEI MINORI A FRUIRE DEL PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE NAZIONALE

Audizione della vicepresidente della società Sistema Museo, Simona Menci.
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 
Cesaro Antimo (SCpI)  ... 3 
Menci Simona , vicepresidente della Società Sistema Museo ... 4 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 8 
Bairati Andrea , direttore dell'area innovazione-education di Confindustria ... 8 
Cesaro Antimo (SCpI)  ... 11 
Blundo Rosetta Enza  ... 12 
Bertorotta Ornella  ... 13 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 13 
Bairati Andrea , direttore dell'area innovazione-education di Confindustria ... 13 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 14 
Menci Simona , vicepresidente della Società Sistema Museo ... 14 
Cesaro Antimo (SCpI)  ... 14 
Blundo Rosetta Enza  ... 15 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 15 

ALLEGATO: Documentazione a cura di Confindustria ... 17

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE MICHELA VITTORIA BRAMBILLA

  La seduta comincia alle 14,20.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione della vicepresidente della società Sistema Museo, Simona Menci.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul diritto dei minori a fruire del patrimonio artistico e culturale nazionale, l'audizione della vicepresidente della società Sistema Museo, Simona Menci, e del direttore dell'area innovazione-education di Confindustria, Andrea Bairati.
  Noi teniamo molto a quest'indagine perché nell'ambito delle altre indagini conoscitive che svolgiamo sul tema dell'infanzia e dell'adolescenza questa è quella che ci permette di parlare dei minori anche in termini più propositivi, senza cadere nella tristezza di alcune vicende di cronaca. L'ultima indagine deliberata verte sulle case famiglia, quelle precedenti sulla prostituzione minorile, la povertà e il disagio minorile, insomma, tutte indagini importanti, che però hanno contribuito a dare un apporto costruttivo soltanto su tematiche molto particolari, mentre sulle modalità e i termini con cui i nostri giovani riescono a fruire del patrimonio artistico e culturale – che tutto il mondo ci invidia – si è poco investigato.
  Come abbiamo detto più volte, abbiamo diciottenni che hanno visitato mezza Europa ma non sono mai scesi sotto Roma; abbiamo un sistema scuola che spesso lavora bene, anche a livello di gite, ma che non sempre tiene in conto il fatto che conoscere il patrimonio culturale dell'Italia è uno dei primi punti.
  Abbiamo accolto, quindi, con estremo entusiasmo la proposta del collega Antimo Cesaro di dare il via a questo tipo di indagine conoscitiva, certi di poter dare un contributo importante. Infine, poiché questa indagine vede nel collega il promotore primo del lavoro che abbiamo iniziato a svolgere, passerei a lui la parola al fine di introdurre più in dettaglio il tema oggetto dell'indagine.

  ANTIMO CESARO. Grazie presidente. Il senso di questa nostra indagine conoscitiva consiste nel cercare di riflettere insieme sulla conoscenza dei nostri giovani del nostro patrimonio culturale. Per noi ciò è significativo perché riteniamo che la conoscenza della grande bellezza del nostro patrimonio sia non solo un investimento sul futuro dei nostri ragazzi, soprattutto in alcune regioni, ciò apportando un grande valore anche in termini di legalità (penso alla mia regione, la Campania e ad alcune regioni del Mezzogiorno), ma anche il modo migliore per pensare in maniera prospettica, propositiva, ottimistica alle potenzialità del nostro Paese, che devono necessariamente interfacciarsi con la conoscenza e le abilità professionali dei nostri giovani. Parlando di recente con il Presidente Grasso, dicevamo Pag. 4che l'Italia è un Paese fondato sulla bellezza e dalla bellezza possono scaturire tante cose, anche occasioni di lavoro. Conosco la realtà di Sistema Museo, che nasce come realtà cooperativa, riunendo tante energie a partire dal territorio umbro, ma che si è poi espansa a macchia d'olio sul territorio nazionale, riscuotendo successi anche in termini di ricaduta occupazionale.
  Andando a conoscere la realtà aziendale di Sistema Museo mi ha particolarmente colpito la valorizzazione di piccole realtà di dimensione localistica, quali il Museo civico di Narni o il Museo civico di Spello, che hanno a volte un unico attrattore, assolutamente valorizzato e fruito non solo dalle scuole del territorio ma anche dalla regione e dall'Italia. Questo ha un enorme valore identitario, che consente ai ragazzi di conoscere il vissuto del proprio territorio, di innamorarsi della ricchezza dei luoghi e, magari, di pensare anche di farne un'occasione di crescita civile e di ricaduta occupazionale.
  Oggi incontriamo anche un esponente di Confindustria, che a maggior ragione insisterà su questo aspetto della ricaduta in termini di ricchezza lavorativa e delle potenzialità occupazionali ed economiche del nostro patrimonio. È vero che il bene culturale è testimonianza di civiltà, ma questa, se adeguatamente intesa, può significare molto altro per un Paese come l'Italia, che è una potenza innanzitutto culturale.
  Abbiamo concordato con il Presidente Grasso – ma era nostra intenzione far ciò già precedentemente – di portare la nostra Commissione fuori da queste aule, per incontrare i territori e i nostri giovani, evitando di parlare solo attraverso delle interessanti slide delle nostre esperienze, che sono sempre esperienze di seconda mano. Vogliamo fare ciò nei prossimi mesi, anche con l'aiuto di Sistema Museo e di Confindustria, con cui potremo stabilire ottime forme di collaborazione.
  Purtroppo, oggi, molti colleghi sono assenti perché abbiamo votazioni ininterrotte alla Camera per il provvedimento concernente La buona scuola, ma la registrazione delle vostre relazioni permetterà a tutti i commissari di seguire i lavori odierni e di fare poi confluire nella relazione finale contenuti e suggerimenti, dando ad essi quella visibilità che sicuramente meritano. Vi ringrazio.

  SIMONA MENCI, vicepresidente della Società Sistema Museo. Ringrazio, a nome di Sistema Museo, la presidenza per averci dato l'opportunità di raccontare la nostra esperienza, un'esperienza che, come anticipava il dottor Cesaro, è quella di una società privata attiva da venticinque anni nel settore dei beni culturali, in particolare nell'educazione al patrimonio culturale.
  Noi siamo una società che è nata nel 1990 in Umbria, a seguito di un'iniziativa di formazione professionale della regione Umbria nell'ambito di un più vasto progetto, cioè quello dell'istituzione del sistema museale regionale, finalizzato a valorizzare e a rendere fruibile i musei locali della regione attraverso professionalità e servizi qualificati.
  Abbiamo cominciato la nostra esperienza vestendo i primi musei aderenti a questo circuito, come per esempio il Museo di Montefalco, di cui vi ho portato una foto, per noi particolarmente rappresentativo, in quanto rappresenta il nostro inizio come attività ma anche il tipo di realtà in cui lavoriamo, cioè, principalmente, musei locali presenti in tutto il territorio nazionale.
  Oggi la nostra società è presente in dieci regioni italiane, con servizi che gestiamo per oltre 150 tra musei, aree archeologiche, monumenti, parchi ambientali, biblioteche, uffici turistici. Offriamo attività a trecentosessanta gradi; siamo una società privata e quindi offriamo dai servizi museali di base ai progetti di valorizzazione, dai progetti di animazione culturale, produzione e realizzazione di mostre temporanee, ai progetti di comunicazione.Pag. 5
  Nell'ambito di queste attività l'educazione al patrimonio ha rappresentato, fin dall'inizio di Sistema Museo, una vocazione perché, lavorando principalmente in musei locali situati in centri medio-piccoli, con collezioni molto diversificate e molto legati al territorio, che spesso sono gli unici punti di riferimento della vita culturale cittadina, il nostro lavoro si è rivolto a valorizzarli in chiave non solo turistica ma anche sociale ed educativa, affinché fossero utili per la comunità. La scuola è stata quindi, da subito, il nostro interlocutore privilegiato. Abbiamo, all'interno dell'azienda, il settore servizi educativi, di cui mi occupo, che progetta e realizza attività educative principalmente per le scuole e i bambini in età scolare (anche se offriamo molte attività per le diverse tipologie di pubblico adulto).
  Mediamente, ogni anno, gestiamo attività per circa 45.000 studenti; la nostra utenza principale è la scuola primaria, seguita dalla scuola secondaria di primo grado, da quella di secondo grado e da una piccola parte di utenza, un 5 per cento circa, data dalla scuola dell'infanzia. Le attività che proponiamo sono legate al patrimonio e molto diversificate fra loro: si va dalle visite didattiche alle attività ludiche, dalle visite animate alle attività teatralizzate ai laboratori; queste attività sono accomunate da una stessa metodologia legata all'apprendimento attivo.
  Le nostre attività mirano, infatti, a far fare un'esperienza diretta e concreta ai partecipanti nel patrimonio in termini di scoperta, di ricerca attiva e di espressione personale creativa. Crediamo che il patrimonio culturale non debba essere inteso solamente come un oggetto di conoscenza, di cui i nostri operatori realizzano un'attività di mediazione, ma possa essere anche una dimensione privilegiata, dove stimolare bambini e ragazzi a sviluppare competenze che sono non solo disciplinari, ma anche trasversali e utili alla loro crescita, quali, ad esempio, la sensibilità al paesaggio, la cittadinanza attiva, la partecipazione e la condivisione culturale.
  Le attività sono attentamente adeguate all'età di partecipanti, alle loro capacità, alle loro conoscenze pregresse e li spingono a fare e a dialogare, cercando tutte le connessioni e i collegamenti possibili con la loro quotidianità, proprio per accorciare le distanze con un passato che sembra troppo lontano, certe volte anche agli adulti, per far comprendere ai giovani che il patrimonio, alla fine, può essere utile per capire meglio ciò che li circonda e magari, un domani, farne anche parte attiva.
  Il limite cui accennava la presidente, che abbiamo riscontrato anche noi in tanti anni di lavoro, è dato dall'occasionalità che spesso caratterizza queste attività educative nel patrimonio, nel senso che la scuola spesso le relega alla gita scolastica o all'uscita didattica. Per questo motivo con le scuole locali lavoriamo per una didattica integrata museo/scuola/territorio, ovvero le nostre attività iniziano al museo, ma spesso finiscono in città e nel territorio circostante, proprio per valorizzare l'aspetto di testimonianza di civiltà che ha l'opera o il reperto musealizzato, un valore che si acquisisce attraverso le molte relazioni che legano l'opera o il reperto al contesto circostante. Andiamo nelle scuole, in classe, con attività che precedono o seguono l'esperienza nel patrimonio, proprio per creare il più possibile continuità educativa e integrazione con i programmi scolastici. A tale proposito vorrei dire che il lavoro sulla didattica integrata ci dà la possibilità di elaborare progetti modulari, multidisciplinari, in collaborazione con gli insegnanti, che si articolano in più incontri anche nell'arco di un intero anno scolastico. Vi porto due esempi che abbiamo realizzato per la convenzione Terre e musei dell'Umbria, una convenzione tra alcuni comuni umbri che si sono associati per poter valorizzare i musei della propria città; si tratta di progetti resi possibili grazie al contributo della regione Umbria. Il primo progetto è Piccolo guide. I musei dell'Umbria raccontati dai bambini, di cui vi ho portato qualche esemplare in visione. Si tratta di Pag. 6un progetto che abbiamo realizzato nell'anno scolastico 2010-2011; abbiamo coinvolto 17 classi della scuola primaria per un totale di circa 300 bambini dagli 8 ai 10 anni, i quali sono stati coinvolti nella produzione di piccole guide cartacee destinate a bambini loro coetanei in visita occasionale al museo.
  Si è svolto un percorso articolato in diversi incontri tra la scuola, museo e città, alla fine del quale i bambini hanno selezionato le opere di loro interesse, le hanno descritte attraverso informazioni di carattere storico-artistico, ma anche con moltissimi commenti propri del loro punto di vista, li hanno corredati di disegni, di indicazioni su cosa fare e non fare al museo e su suggerimenti di cosa visitare in città, indicando, a fianco del monumento, il giardino pubblico piuttosto che la gelateria con il gelato migliore. L'obiettivo, ovviamente, è stato duplice: sviluppare nei bambini un senso di appartenenza al patrimonio e, per questi piccoli musei, avere uno strumento da offrire gratuitamente a un target specifico, quello dei piccoli visitatori, che comunque hanno bisogno di un supporto per una loro fruizione autonoma.
  Finalizzare questi progetti legati all'educazione al patrimonio dei prodotti che abbiano una qualche utilità, ha una forte efficacia educativa perché motiva tantissimo i ragazzi, come abbiamo visto anche con questo secondo progetto realizzato nell'anno scolastico 2012-2013, dal nome A me il mouse. I ragazzi su Wikipedia.
  Questo progetto ha coinvolto 11 classi delle scuole secondarie, per un totale di circa 200 alunni dagli 11 ai 16 anni. Siamo partiti da una lacuna: i musei aderenti non avevano una propria voce su Wikipedia, che ovviamente è una delle fonti principali di informazione sul web, quindi i giovani partecipanti sono stati coinvolti in un percorso che li ha portati a redigere la voce del museo della propria città per l'enciclopedia libera. Questo è avvenuto attraverso un percorso che gli ha fatto vivere diverse sedi di conoscenza, perché in biblioteca hanno incontrato un esperto «wikipediano» che ha spiegato loro le regole, Dietro le quinte di Wikipedia, attraverso un sito che, solitamente, i ragazzi utilizzano come fruitori ma che in questo caso hanno dovuto approcciare come produttori di conoscenza.
  In biblioteca hanno approfondito la ricerca sulle collezioni, che hanno avuto modo di vedere attraverso diversi incontri, al museo e a scuola; con il supporto dei nostri operatori, poi, hanno potuto scrivere, secondo modalità e regole precise, le diverse voci, che poi sono state caricate ufficialmente on line durante un evento di presentazione finale.
  L'utilizzo del web e delle nuove tecnologie è funzionale a promuovere la fruizione e ad avvicinare i ragazzi al patrimonio culturale, perché, ovviamente, web e nuove tecnologie rappresentano per loro il modo di conoscere e di comunicare.
  Per parlare la loro stessa lingua abbiamo cominciato a lavorare in questo senso come società; il primo esperimento è stato per una mostra temporanea realizzata nel 2012 a Vercelli, dal titolo I giganti dell'avanguardia. Miró, Mondrian, Calder e le collezioni Guggenheim, di cui Sistema Museo ha curato la produzione e l'organizzazione.
  Nell'ambito dell'offerta didattica per le scuole secondarie, abbiamo deciso di produrre, insieme a una società di comunicazione informatica, un e-book che veniva sfogliato con il supporto di Ipad presenti in mostra, insieme ai ragazzi, che ha consentito di leggere in modo amplificato le opere, perché attraverso la lettura di testi autobiografici, il confronto fra immagini di opere non presenti in mostra, l'ascolto di brani e musiche dell'epoca e la visione di video, essi hanno potuto contestualizzare, rispetto alla biografia degli artisti e alla storia dell'epoca, la lettura di tipo artistico ed estetico delle opere di fronte alle quali si trovavano.
  Gli ultimi progetti, che prevedono l'applicazione delle nuove tecnologie nell'ambito dell'educazione al patrimonio, sono invece relativi ad alcuni Sistemi Ambientali e Culturali (SAC), legati al programma POR FESR della Regione Puglia, la via Traiana, che ha come capofila il Pag. 7comune di Ostini, nonché l'Ecomuseo di Peucezia, che ha come capofila il comune di Gioia del Colle, laddove si prevede, nella didattica del patrimonio, uno start-up proprio per una valorizzazione integrata dei beni culturali dei vari comprensori della Puglia.
  Nei 13 siti coinvolti in questi due SAC, in cui stiamo lavorando insieme ad altri partner privati – nazionali e locali – in alcuni spazi che ci sono stati messi a disposizione, abbiamo realizzato degli allestimenti che sono dei veri e propri percorsi dedicati ai temi propri della conoscenza del territorio. Ciascun sito, ciascun allestimento è dedicato a un tema, quindi, andiamo dall'arte all'archeologia, alla storia, all'ambiente, al patrimonio immateriale (c’è un sito dedicato alla tradizione musicale pugliese), con allestimenti concepiti come ipertesti mediante l'utilizzo di nuove tecnologie. Abbiamo allestimenti sensibili a livello di spazio aumentato, installazioni con interfaccia audio video, allestimenti scenografici o riproduzioni, diversi strumenti tecnologici che i ragazzi possono utilizzare, facendo una forte esperienza immersiva ed emotiva rispetto a questi temi, ma che poi viene approfondita e guidata da attività didattiche a cui questi percorsi sono funzionali e che portano i ragazzi verso un approccio diretto con il patrimonio nel territorio.
  Vorrei farvi vedere un brevissimo video che riguarda la via Traiana. Considerate che siamo in una fase di start up e adesso stiamo sperimentando entrambi questi SAC, coinvolgendo 1.500 classi, per un totale di oltre 30.000 studenti, quindi, è un progetto molto importante. Questo è il primo risultato di questa esperienza.
  (Si procede alla videoproiezione di un breve filmato).

  Un altro ambito, oltre a quello della scuola, in cui lavoriamo in modo efficace per la promozione della fruizione da parte dei giovani del patrimonio culturale, è dato dai progetti per le famiglie, laddove con i giovani, in questo caso, intendiamo i bambini fino a 11-12 anni, ai quali dedichiamo iniziative particolari, al museo e nel patrimonio, in compagnia dei propri genitori o comunque dei propri gruppi familiari. Ciò che è positivo in questo tipo di iniziative è la forte fidelizzazione da parte delle famiglie, che tornano più volte ogni anno al museo in occasione di queste attività, dimostrando di concepire il museo come un luogo dove trascorrere insieme il tempo libero. Da un punto di vista della fruizione del patrimonio da parte dei più giovani, questa è un'esperienza altamente educativa, perché consente un apprendimento spontaneo, naturale, in quanto andare in famiglia al museo significa un'esperienza non solo cognitiva ma anche fortemente affettiva, perché anche per gli adulti vi è il confronto intergenerazionale, c’è collaborazione, c’è condivisione di conoscenze, di un'esperienza positiva e divertente. Sono infatti attività spesso basate sul gioco, sul laboratorio, in modo da creare un maggior coinvolgimento.
  Uno dei maggiori progetti che abbiamo realizzato, nato sempre in Umbria con il finanziamento della Regione, si chiama Musei si va in scena. Si è trattato di dieci appuntamenti in dieci diversi musei; abbiamo lavorato sull'interazione tra diversi linguaggi (arte, poesia e teatro) e abbiamo avuto l'onore di poter coinvolgere Roberto Piumini, uno dei maggiori autori per l'infanzia d'Italia, che ha composto delle filastrocche originali, che aprivano ogni appuntamento attraverso delle visite animate in cui queste venivano recitate: erano delle vere e proprie esplorazioni delle collezioni, poi seguite da spettacoli teatrali allestiti dentro il museo, cui si dava inizio con l'apertura di un simbolico sipario rosso.
  Per le famiglie abbiamo proposto anche degli strumenti per consentire loro una visita autonoma al museo. Il primo è stato, nel 2008, A B C museo, il grande gioco dei musei dell'Umbria: il nostro cuore è rimasto là, posto che si trattava di un gioco che veniva distribuito gratuitamente alle famiglie in visita al museo e il cui obiettivo non era raggiungere il traguardo, ma compiere quanto più tappe Pag. 8possibili, promuovendo un viaggio nel territorio, dove le tappe erano i musei e quindi, più musei venivano visitati dalle famiglie, tanto più i bambini venivano premiati con dei gadget e, alla fine, con il diploma dell'esploratore del patrimonio perfetto.
  Dal feedback che abbiamo avuto a quel tempo con interviste a campione, effettivamente, per finalizzare il gioco, le famiglie sono state stimolate a visitare più sedi del patrimonio. A Narni, nel 2014, c’è stata la realizzazione di totem permanenti all'interno delle collezioni museali dedicate ai bambini; si tratta di totem riguardanti ciascuno i temi principali del museo, quindi la Narni romana, il Medioevo e l'arte, alla stregua di cassettiere all'interno delle quali, in ciascun cassetto, vi sono gli strumenti e i materiali per una fascia di età da zero a 8 anni.
  Questi oggetti, questi materiali, questi strumenti servono a realizzare semplici giochi e laboratori, che i genitori possono svolgere insieme ai bambini attraverso un manuale d'uso che spiega come seguirli passo passo, corredato da schede di approfondimento per trattare insieme a loro i temi del museo. Ho voluto fare questa carrellata veloce di esperienze concrete, che sono il contributo che cerchiamo di portare ogni giorno per promuovere la fruizione del patrimonio. Vi ringrazio per l'attenzione e spero che siano tutti spunti utili per la vostra indagine.

  PRESIDENTE. Grazie. Darei ora la parola all'altro nostro ospite per poi lasciare spazio a qualche curiosità o riflessione conclusiva. Il direttore dell'area innovazione-education di Confindustria, il dottor Andrea Bairati, ci sottoporrà un'indagine conoscitiva sulla fruizione del patrimonio culturale realizzata attraverso gli uffici studi di Confindustria.

  ANDREA BAIRATI, direttore dell'area innovazione-education di Confindustria. Grazie presidente e grazie dell'invito. Noi abbiamo accolto con grande piacere la vostra sollecitazione a partecipare a questa audizione per due ordini di ragioni, uno di carattere più generale e uno più di interesse interno; quello di carattere più generale insiste su due aspetti, il primo dei quali è che, come sappiamo tutti, partecipando spesso a dibattiti in materia, riflettiamo sulle strategie e sugli ambiti per rimettere il Paese su una strada di crescita. In tal senso, unanimemente si ritiene che una migliore fruizione del grande patrimonio italiano possa essere uno degli asset del Paese per creare nuova occupazione, sviluppare nuova impresa, fornire un contributo anche significativo (ci sono varie stime al riguardo) alla crescita economica italiana.
  Su questo, quindi, vale la prima considerazione che noi abbiamo fatto e che non è una considerazione italiana, cioè l'argomento che voi avete messo al centro della vostra indagine è un argomento internazionalmente oggetto di grande dibattito. Chi ha avuto la fortuna di partecipare direttamente, oppure di vedere la recente inaugurazione del Whitney Museum a New York, il nuovo museo costruito da Renzo Piano, chi ha ascoltato le parole di Michelle Obama in proposito, sa come lei stessa abbia incentrato tutto il suo discorso su due temi centrali della riflessione teorica sulla fruizione del patrimonio, cioè inclusione e comunità.
  Si tratta, dunque, di individuare quali sono le strade, quali sono i vincoli da rimuovere, quali sono i processi da avviare, quali sono le partecipazioni pubblico-private da sollecitare per fare in modo che il patrimonio culturale dell'umanità in generale possa avere un carattere di maggiore inclusività rispetto alla cittadinanza e alle istituzioni in cui è depositato, siano esse istituzioni museali, archivistiche, di varia natura, ovvero abbiano un carattere di maggiore apertura e partecipazione alle comunità in cui sono inserite.
  Sono due temi su cui non ci sono punti di vista univoci, non ci sono strategie comuni; in tal senso, abbiamo sentito esperienze che raccontano di realizzazioni interessanti e due sono le nostre riflessioni. La prima è di carattere storico-politico. Il nostro Paese, infatti, ma non solo il nostro Paese, ha pensato, Pag. 9progettato e realizzato le proprie istituzioni culturali perché avessero deliberatamente un carattere elitario e riservato al pubblico adulto, quindi, in qualche modo, quel obiettivo è stato raggiunto, perché nella storia del ’900 queste sono state istituzioni fruite prevalentemente da un pubblico ad alto livello di istruzione e di età adulta.
  Oggi questo è un processo che noi come Paese – ma non solo noi – stiamo cercando di invertire: stiamo cercando di invertire i paradigmi della fruizione, per renderli non elitisti, bensì aperti all'intero ciclo di vita della popolazione. Riteniamo, anzi, che proprio il ciclo dell'infanzia sia il punto su cui riflettere molto attentamente per generare un punto di svolta nella fruizione del patrimonio culturale del Paese. Questo implica molti piani di intervento e sicuramente ci vuole una riflessione di carattere regolatorio. Secondo noi, nel corso di questa legislatura, il Governo ha intrapreso alcuni atti che sono importanti: l'Art Bonus può essere uno di questi; l'intesa tra Ministero dei Beni e delle attività culturali e il MIUR può essere un secondo passo; sono atti che delineano un inizio incoraggiante, ma va sicuramente avviato un percorso di riflessione su quali possano essere gli assetti regolatori atti a rimuovere quei vincoli di cui parlavamo. C’è un problema pedagogico-didattico di costruzione, di narrazione e di utilizzo di tecnologie per fruizione diverse (c’è chi è palesemente più competente di me in materia, quindi non mi soffermo su questo punto); c’è per noi un elemento molto importante – e qui vengo al secondo punto d'interesse – che è la necessità di avviare su questo terreno una collaborazione tra mondo pubblico e mondo privato diversa rispetto al passato.
  Riteniamo che il dibattito che ruota intorno alla fruizione del patrimonio culturale e alle possibili, diverse collaborazioni tra mondo pubblico e privato sia un dibattito fortemente condizionato da pregiudizi; se la comunità è il concetto che utilizziamo come chiave di lettura per una diversa funzione, la comunità è fatta di istituzioni, di parti pubbliche e di stakeholder privati che possono collaborare a una migliore fruizione del patrimonio stesso.
  Ovviamente, decisivo è un ingresso diverso del patrimonio culturale italiano nei cicli di istruzione del nostro Paese. Su questo faccio due precisazioni, perché ciò ha due valori: uno è quello unanimemente richiamato, che ripeto per esigenze di puntualizzazione, cioè che non esiste un Paese che fruisca intelligentemente del patrimonio di cui è dotato se non lo conosce; in tal senso, quest'ultimo si conosce se entra precocemente nei percorsi di costruzione cognitiva e strumentale di un cittadino, a partire dagli iniziali cicli di istruzione.
  Un punto di vista più innovativo e molto interessante è quello per cui, oggi, un argomento di interessante stimolo intellettuale è dato dal fatto che le discipline artistico-musicali ed espressivo-creative in generale siano considerate un elemento che compone necessariamente il portafoglio di un cittadino europeo colto, un elemento di abilitazione cognitiva ulteriore, quindi esse possono essere considerate strumentali al fatto che, se entrano in maniera diversa nei cicli educativi, possono contribuire a far crescere in maniera intelligente, più competente e più capace a costruire relazioni, strumentalità, collegamenti interdisciplinari per il giovane, cioè sono più che altro una piattaforma che abilita altri piani cognitivi. Il loro valore, quindi, è di due ordini: specifico e generale. Su questo vorrei fare una precisazione che ci sta molto a cuore. Il Paese sta discutendo in maniera piuttosto forte di una riforma, che non commento perché abbiamo già fatto un'audizione; per noi il ciclo 0-6 anni, di cui si parla poco, è un elemento importantissimo di crescita del Paese. Il presidente faceva riferimento alla nostra indagine, in cui abbiamo incrociato una serie di dati storici da cui abbiamo derivato che i luoghi in Italia in cui è più elevata l'adesione delle famiglie dei bambini alla formazione prescolare, evidenziano una diretta ed evidente influenza Pag. 10su due elementi: il tasso di abbandono scolastico e gli elementi di stabilità economico-sociale di quel territorio.
  Il ciclo 0-6 è tanto più proficuo quanto più è forte l'utilizzo di quella piattaforma cognitiva sulle discipline artistiche e sull'utilizzo del patrimonio con modalità anche ludica. Le esperienze più note sono quelle emiliano-romagnole. Introdurre il gioco e l'esperienza, il maneggiare il patrimonio culturale italiano fin dai primi cicli di istruzione, contribuisce a formare cittadini più colti, a ridurre l'abbandono scolastico, a costruire forme di cittadinanza di elevato livello di intelligenza, che quindi contribuiscono complessivamente alla crescita del Paese.
  Secondo ordine di interesse, per cui vi ringraziamo: noi siamo un'associazione di interessi imprenditoriali; associamo 150.000 imprese Italia e dentro queste 150.000 imprese ci sono pezzi di filiera che producono beni e servizi per la fruizione del patrimonio culturale. Qui faccio un'annotazione che ha quasi una forma di appello e di testimonianza: noi abbiamo un segmento di questa filiera, che è proprio la produzione di materiali didattici, che ha uno straordinario valore, una straordinaria storia alle spalle, che deriva dalla storia montessoriana, che è molto interna all'istruzione e all'istruzione dell'infanzia in particolare, che conferisce saperi, know how, beni e servizi alla fruizione del patrimonio culturale italiano: è un asset straordinario del Paese, ma che sta vivendo una situazione di grande sofferenza perché, ovviamente, ha vissuto in maniera particolarmente dura la crisi e la riduzione della spesa pubblica che c’è stata in questi anni. Tuttavia, credo che ciò sia un elemento di ricchezza che vada considerato nella vostra indagine.
  In terzo luogo, noi siamo anche – passatemi il termine – depositari o proprietari di un pezzo di quel patrimonio, perché noi siamo anche la storia dell'industria italiana: noi siamo archivi cartacei, archivi visivi, documenti, musei di industria, insomma, in tutte quelle forme in cui il patrimonio può essere espresso, noi ci siamo per la parte che riguarda la storia dell'industria italiana, che è una storia poco conosciuta, su cui si stanno facendo molti sforzi anche insieme a realtà come quelle che abbiamo sentito oggi, per rendere tutto ciò un patrimonio effettivamente di interesse pubblico. Il nostro interesse alla vicenda, quindi, è di triplice ordine: di carattere puramente associativo, perché rappresentiamo un pezzo di produttori; siamo anche titolari di un po’ di questo patrimonio e crediamo che questa questione possa effettivamente costruire un po’ di crescita nel Paese, a condizione che si superino una serie di ostacoli e di vincoli attraverso una diversa collaborazione tra sistema pubblico e privato, mediante una diversa collaborazione tra istruzione, beni culturali e, secondo noi, anche attraverso una modalità più liberale di costruire gli incentivi fiscali alle donazioni, che finora sono troppo restrittivi.
  Se dovessi costruire un super Art Bonus, lo costruirei proprio per quelle iniziative private che vanno a finanziare il rapporto tra didattica e patrimonio museale italiano. Possiamo cogliere la grande occasione dell'orizzonte 2020 europeo, per cui tanti Paesi europei stanno lavorando in un'ottica di collaborazione diversa tra istituzioni e istruzione e istituzioni culturali in senso lato.
  Su questo il nostro Paese è tutt'altro che un Paese gregario. Se infatti è vero che esistono esperienze internazionali conclamate (ho citato prima il Whitney Museum, ma chi viaggia per ragioni di lavoro o di turismo sa che in tutte le grandi istituzioni museali internazionali ormai esiste un dipartimento educativo, cioè esistono i children museums) e il nostro Paese ha ancora un'offerta disomogenea, anche in questo caso esso distribuisce le proprie risorse in maniera difforme, con esperienze concentrate nel Centro-Nord Italia, nonostante il Mezzogiorno sia depositario di un enorme patrimonio. In molte delle istituzioni museali italiane, però, siano esse istituzioni statali o museali, esistono ormai dipartimenti di didattica museale di primo Pag. 11livello culturale e qualitativo, quindi, anche nel confronto internazionale non sfiguriamo.
  Noi crediamo che per una migliore fruizione si debba partire dai cittadini più giovani, quindi la riflessione che va fatta va incernierata da subito. Quella riflessione potrebbe portare un contributo rilevante alla crescita non solo economica, ma anche civile del Paese. Noi siamo parte produttiva depositaria e associativa di parte di questa dotazione e della modalità con cui se ne può fruire in modo diverso, ma vanno superati quei vincoli e quelle vischiosità culturali che hanno chiuso il patrimonio culturale dentro un’enclave riservata a pochi, anche perché l'ultimo rapporto sulla situazione dei beni culturali dell'ISTAT evidenzia che crescono i volumi complessivi ma, se per giovani intendiamo la fascia fino a 18 anni, la media della fruizione italiana sta sotto il 20 per cento, cioè al di sotto di un quinto.
  Se non guardate ai dati di stock, di flusso, cioè di fruizione, bensì ai dati di propensione, in tutte le indagini che sono state realizzate sulla propensione giovanile al consumo di cultura, la prima e indiscussa voce di consumo culturale è la musica, mentre la seconda – a molta distanza – è il cinema, quindi, spesso, ciò di cui stiamo parlando è ancora davvero un frammento su cui occorre lavorare in maniera molto robusta. La strada per lavorare in maniera molto robusta è duplice: una è una narrazione di tipo diverso, perché se la musica è un vettore universale bisogna usarla anche per altro e occorre partire subito. Non si tratterà di risultati di cicli temporali brevi: occorrono programmazioni di lungo termine. Occorre, quindi, mettere mano a una virtù tutta italica che è la pazienza programmatoria e la stabilità degli interventi: non sto parlando di soldi, sto parlando di applicazione di strategie, che nel ranking delle qualità italiche non metterei nelle prime cinque. Tuttavia, si può cambiare. Grazie per la vostra attenzione.

  ANTIMO CESARO. Prenderei le mosse da alcune sollecitazioni della sua relazione, chiedendole di farci avere, oltre alla relazione, in cui può darsi che già siano contenute, una serie di proposte operative, perché la nostra relazione avrà l'ambizione non solo di fotografare e riassumere il contenuto dei vari interventi, ma anche di avanzare proposte al Parlamento e al Governo per fare tesoro di tutti i suggerimenti ricevuti.
  Considero fondamentale incentivare la collaborazione tra pubblico e privato, così come tra MIUR e MIBACT mediante la valorizzazione del turismo che ora fa capo al MIBACT. Per quanto riguarda l'incentivo fiscale che lei ha richiamato, chi meglio di Confindustria potrebbe suggerirci forme operative ancora più efficaci di quelle che fino adesso, pur meritoriamente, il Governo ha posto in essere ? Noi vorremmo presentare i risultati di queste nostre audizioni in una versione propositiva molto concreta. In riferimento alla relazione della dottoressa Menci, rimango sempre molto favorevolmente stupito dalle attività di Sistema Museo, che è una buona pratica e una forma di collaborazione pubblico-privato efficace, dove il pubblico è per lo più la realtà civica comunale e ho visto dei finanziamenti della Regione. Mi stupisco sempre di quanto, pur nell'esiguità delle cifre messe a disposizione dal pubblico, si riescano a realizzare delle belle cose. I numeri che lei ha citato ci fanno riflettere, perché 45.000 studenti sono mediamente coinvolti nelle vostre attività: è qualcosa di particolarmente significativo. Se sulla base della sua esperienza potesse indicarci dei dati scomposti per le regioni e le realtà territoriali, per noi sarà occasione di riflessione.
  Quella che lei ha definito un'esperienza immersiva ed emotiva, è ciò che fa la differenza tra una fruizione superficiale – che magari valorizza il dato statistico – e una vera fruizione in termini di appropriazione del patrimonio, che è il volano per una serie di successivi positivi sviluppi.
  Mi ha interessato molto questo progetto sulla via Traiana perché io faccio parte dell'intergruppo parlamentare che cerca di valorizzare la via Francigena; abbiamo ora Pag. 12adottato lo statuto della via Francigena del Sud, quindi possiamo immaginare delle collaborazioni in quest'ottica.
  Il cammino di Santiago, che ha avuto un ulteriore sviluppo della visita di Papa Giovanni Paolo II, oggi intercetta centinaia di migliaia di turisti camminatori, che hanno un moltiplicatore per quattro sull'entità del turismo che approda a Santiago. In Italia, con la via Francigena, abbiamo decine di migliaia di camminatori e di pseudo-pellegrini del terzo millennio: il dato ci fa ben sperare e il moltiplicatore è sempre quattro. Questo significa che, se andiamo a riscoprire anche un turismo interno, meno conosciuto dal grande pubblico ma ricco di una serie di attrattori, le potenzialità anche in chiave economica e di sviluppo territoriale non mancheranno: è su questo che vogliamo insistere.
  L'indagine avviata da questa Commissione ha lo scopo di concentrarci proprio sul ciclo 0-6 anni e 6-13, investendo tutte le nostre risorse in un discorso di lungo periodo, perché la differenza degasperiana tra lo statista e il politicante sta nel tentativo di avere una visione del futuro e, per definizione, noi della Commissione infanzia e adolescenza abbiamo questa visione prospettica, che cerchiamo di rendere ricca attraverso il confronto con agli operatori che di volta in volta invitiamo; poi sarà nostro compito fungere da stimolo per le Aule del Parlamento e per il Governo.
  Se riusciamo a trasformare l'episodio di un'audizione in qualcosa di più e di diverso, ad essere coinvolti nelle vostre attività o ad essere vostri ospiti in occasione di approfondimenti, di convegni o di attività realizzate sul territorio, questo sarebbe il miglior modo per dare risalto alla nostra attività parlamentare ed accorciare la distanza tra politica, istituzioni e territorio, cercando tutti insieme di conseguire utilmente dei risultati.
  Noi abbiamo questa pia intenzione e speriamo che questa si sposi con una vostra disponibilità, che considero assodata.

  ROSETTA ENZA BLUNDO. Desidero innanzitutto ringraziarvi per questa audizione e per ciò che siete venuti qui a testimoniarci: fondamentalmente siete venuti a testimoniarci un lavoro che portate avanti da anni e che avete visto concretamente fruttare, avvicinando i giovani e le famiglie alla fruizione del patrimonio.
  Vi ringrazio, quindi, di questa testimonianza, che credo non sia possibile rendere per quello che è profondamente, neanche tramite un video, che peraltro ci ha fatto molto piacere vedere (sappiamo, però, che dietro quelle immagini c’è ben altro, che purtroppo le immagini non riescono a trasmettere). Dico questo perché sono un'insegnante di scuola elementare e ho vissuto nella mia esperienza di insegnante le visite ai musei che voi avete così bene organizzato e strutturato per una massima fruizione della ricchezza di un patrimonio d'arte, di cultura e di valori, che tutte queste realtà storiche e questi reperti possono trasmettere, parlando sia a noi adulti ma ancora di più ai bambini privi di sovrastrutture.
  Sono quindi pienamente consapevole di tutto il lavoro che c’è dietro piccole immagini, con qualcosa di costruito velocemente, dietro cui c’è un bambino che scopre, come era l'oggetto e lo riproduce. Noi abbiamo fatto un'esperienza all'Aquila, dopo il sisma, attraverso un gemellaggio tra le scuole dell'Aquila e delle altre città d'Italia, riscoprendo i monumenti e trasformandoli per renderli attraenti e per agevolarne la conoscenza: li abbiamo trasformati attraverso l'arte di Kandinsky o Degas. Attraverso i quadri di questi grandi autori i bambini hanno inserito i monumenti aquilani e anche altri hanno fatto lo stesso con le loro specificità.
  Mi rendo conto, quindi, della grande importanza di questa indagine conoscitiva e vi ringrazio del confronto con noi (ringrazio anche il collega Cesaro che ci ha offerto questa opportunità).
  Rilevo come l'apertura dei musei una domenica al mese abbia forse favorito Pag. 13una maggiore vicinanza e partecipazione delle famiglie, laddove ritengo fondamentale coinvolgere la famiglia e gli anziani. Lo scorso anno, al Ministro Franceschini, in Commissione istruzione, dissi che se si fosse data l'opportunità a un nonno di entrare gratuitamente al museo, accompagnando un nipote, avremmo fatto un grande lavoro, perché il nostro Paese sarebbe potuto tornare a riappropriarsi della propria bellezza. Vi invito, quindi, a proseguire su questa strada e anche a darci maggiori indicazioni per la futura la relazione che dovremo predisporre.
  Apprezzo anche il tentativo di Confindustria di andare sulla stessa strada, cioè di colmare questo gap che vede ancora un 20 per cento della popolazione non svolgere alcun tipo di attività culturale; sono contenta della vostra attenzione al sistema istruzione e alla fascia di età che può maggiormente recepire, cioè quella della scuola dell'infanzia.
  Sarebbe, però, forse più adeguato lasciare svolgere questo ruolo alle istituzioni scolastiche e alle realtà museali. Credo che sia più giusto indirizzare questo contributo, questa vostra intenzione, anche attraverso un collegamento con la Commissione cultura, verso le possibilità di mantenimento, di sviluppo e di arricchimento delle strutture e delle realtà stesse del nostro patrimonio culturale e artistico, piuttosto che indirizzando il vostro supporto alla scuola pubblica, che invece auspico resti finanziata e supportata da un Governo, da un'istituzione pubblica. Non crede che una maggiore attenzione ai bisogni e alle possibilità di valorizzare il nostro patrimonio sia più utile rispetto ad intervenire all'interno della stessa struttura scolastica, così come previsto anche dagli accordi in questo disegno di legge in discussione alla Camera ?
  Considero indispensabile, invece, valutare una possibilità di lavoro nel campo imprenditoriale e turistico, tale che sia indirizzata a un collegamento più stretto con la fruizione e l'informazione fuori dal nostro Paese rispetto a ciò che possediamo e possiamo offrire. Grazie.

  ORNELLA BERTOROTTA. Mi associo anch'io ai ringraziamenti ma ho una perplessità nei riguardi di queste attività, che sono sicuramente pregevoli, trasmettendo in maniera molto più diretta le emozioni, restando queste impresse nella personalità di questi bambini, che poi diventeranno grandi e ricorderanno sempre queste esperienze fuori dalla scuola.
  L'unico mio timore è che, piano piano, stiamo forse sottraendo troppo tempo a quelle che sono le attività ordinarie, cioè quelle classiche, di cultura e di studio. Senza nulla togliere al valore di queste attività, infatti, mi chiedo se non sia rischioso sottrarre quello spazio e non sarebbe più opportuno svolgere queste attività fuori dall'orario curricolare.
  Ritengo che queste attività, questi progetti PON, abbiano preso piede nelle scuole – non vengo dal mondo della scuola però sono mamma di una ragazza di 22 anni – ma spesso siano una scusa per stare meno sui libri: i ragazzi si stanno disabituando a stare sui libri, a capire i testi, a ragionare, a maturare uno spirito critico.
  Queste sono esperienze molto diverse rispetto alla base culturale che poi serve nella vita; gli insegnanti lavorano un certo numero di ore e quindi diventa complicato gestire tutto ciò fuori dagli orari scolastici. Quindi il mio timore è che si riduca il programma ministeriale, che tra l'altro già oggi difficilmente viene svolto interamente per mancanza di tempo.

  PRESIDENTE. Do la parola gli auditi per una breve replica.

  ANDREA BAIRATI, direttore dell'area innovazione-education di Confindustria. Noi non abbiamo alcuna intenzione di sostituirci, perché facciamo un altro mestiere, che vogliamo continuare a fare nella maniera migliore possibile. Tuttavia, tenendo conto che lavorano circa 5 milioni di addetti diretti nelle nostre aziende e circa 8 milioni, considerando anche gli indiretti, siamo un soggetto che, non solo per fini economici e di efficienza dell'apparato produttivo, ma per Pag. 14piena partecipazione civile alla vita dello Stato, ritiene che il proprio punto di vista sia da ascoltare per materie di nostro diretto interesse, cioè della vita dell'impresa: l'istruzione è una di queste.
  Mi annovero tra coloro che ritengono che il dibattito sulla natura esclusivamente pubblica dell'istruzione sia un dibattito un po’ vecchio; tutto il mondo sta costruendo percorsi di collaborazione tra il mondo del lavoro e il mondo dell'istruzione, senza particolari pregiudizi ideologici; questo da noi pare ancora particolarmente difficoltoso e per noi questo è un danno, non per gli insegnanti o per i dirigenti scolastici ma per i ragazzi.
  Basta vedere, infatti, quali sono statisticamente i diversi livelli di occupazione dei giovani nei Paesi dove la collaborazione tra istruzione e lavoro è molto forte, laddove in quelli come il nostro questa collaborazione non lo è. Analogamente, crediamo che un Paese che ha tanta ricchezza la debba mettere a frutto, non solo per ragioni di crescita economica ma perché li stanno radici, storie, stratificazioni, che possono rendere il Paese più colto, intelligente e civile.
  Noi siamo una parte di questo Paese e intendiamo contribuire a questa crescita complessiva senza nessun interesse particolare. Naturalmente, la nostra Commissione cultura è a vostra disposizione: laddove, per esempio, volessimo fare una seduta di lavoro sul patrimonio culturale e industriale italiano saremmo felici di organizzarla insieme a voi. Quindi, considerateci un soggetto cooperante a pieno titolo. Nella relazione trovate una sintesi delle nostre proposte, che sono state anche discusse con il Ministro Franceschini e il Ministro Giannini. Se è interesse della Commissione approfondire, vi sono anche dei dettagli tecnici che sono a vostra disposizione.

  PRESIDENTE. Grazie, siamo molto interessati ai dettagli tecnici per potere poi avanzare le nostre proposte. Prego, dottoressa Menci.

  SIMONA MENCI, vicepresidente della Società Sistema Museo. Rispondo brevemente alla sua osservazione. Sicuramente, per come è la situazione più generale odierna, può sembrare che le esperienze al museo o nel patrimonio possano sottrarre tempo all'ordinaria programmazione scolastica, perché è vero che gli insegnanti sono sempre in affanno nel rispetto dei tempi.
  Sulla base della nostra esperienza, però, credo fermamente che sia possibile far sì che questo tipo di esperienze possano diventare per i ragazzi un modo diverso di studiare, di apprendere e di conoscere, soprattutto con lo sviluppo di un'attenzione a ciò che li circonda che li può spingere a integrare quello che loro apprendono a scuola, sui libri, a casa durante il normale svolgimento della loro attività scolastica, a dargli un senso, un risvolto pratico, una concretezza e anche a far sì che crescano con questo patrimonio fin da piccoli, in modo da dargli un senso, trovando con esso un collegamento diretto rispetto alla loro attività scolastica ordinaria.
  Per gli insegnanti, spesso, questo non è semplice, perché collaborando con loro vediamo che non è semplice per tutti avere questo tipo di aperture, di naturalezza nell'includere il patrimonio nell'ambito della propria attività. Patrimonio, però, non vuol dire solo conoscere l'arte, ma è anche la possibilità di approfondimento disciplinare per la storia, la geografia, le scienze, quindi, è un timore che credo vada superato, perché considero possibile un'integrazione dell'esperienza del patrimonio rispetto al fare scuola.

  ANTIMO CESARO. Io sono fermamente convinto di questa posizione, penso che molti dei drammi dell'Italia derivino dall'avere avuto, nel migliore dei casi, una cultura manualistica non accompagnata da una cultura esperienziale, che nel campo della storia dell'arte o del patrimonio storico-artistico e musicale è indispensabile.

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  ROSETTA ENZA BLUNDO. Purtroppo tutto dipende dal buonsenso, cioè da quale percorso di integrazione con i musei viene scelto, da come e in quali ore viene ciò organizzato e dal fatto che non ci sia una strumentalizzazione per cui si raggiunge un numero eccessivo. Questo dipende da come il collegio dei docenti gestisce il tutto.

  PRESIDENTE. Prima di salutare i nostri ospiti, autorizzo la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione depositata agli atti dell'indagine. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.25.

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