XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Resoconto stenografico



Seduta n. 27 di Martedì 12 luglio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Blundo Rosetta Enza , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI MINORI FUORI FAMIGLIA

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI), della Conferenza unificata e della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
Blundo Rosetta Enza , Presidente ... 3 
Biffoni Matteo (PD) , Sindaco di Prato e delegato ANCI all'immigrazione e alle Politiche per l'integrazione, nonché presidente di ANCI Toscana ... 3 
Blundo Rosetta Enza , Presidente ... 8 
Naddeo Antonio , Direttore dell'Ufficio di Segreteria della Conferenza Stato-Regioni e Capo Dipartimento per gli affari regionali autonomie e sport del Ministero per gli affari regionali e le autonomie ... 8 
Blundo Rosetta Enza , Presidente ... 9 
Mattesini Donella  ... 10 
Valdinosi Mara  ... 11 
Blundo Rosetta Enza , Presidente ... 11 
Mattesini Donella  ... 11 
Blundo Rosetta Enza , Presidente ... 12 
Biffoni Matteo (PD) , Sindaco di Prato e delegato ANCI all'immigrazione e alle Politiche per l'integrazione, nonché presidente di ANCI Toscana ... 12 
Blundo Rosetta Enza , Presidente ... 14 

Allegato 1: Relazione ANCI ... 15 

Allegato 2: I minori stranieri non accompagnati in Italia. VI Rapporto ANCI-Cittalia ... 25 

Allegato 3: Relazione della Conferenza unificata ... 39 

Allegato 4: Relazione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ... 49

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
ROSETTA ENZA BLUNDO

  La seduta comincia alle 14.05.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito)

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI), della Conferenza unificata e della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno di quest'audizione prevede la presenza dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI), della Conferenza unificata e della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
  Per l'Associazione nazionale comuni italiani, è presente il dottor Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato ANCI alle immigrazioni e alle politiche per l'integrazione, nonché presidente di ANCI Toscana.
  Per la Conferenza unificata, è presente il dottor Antonio Naddeo, Direttore dell'Ufficio di segreteria della Conferenza Stato-Regioni nonché Capo Dipartimento per gli affari regionali autonomia e sport del Ministero per gli affari regionali e le autonomie.
  Ci ha inviato un testo scritto riguardo l'audizione per la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome l'assessore alle attività produttive della regione Sicilia, Maria Lo Bello. Vedremo questo documento, che sarà anche pubblicato in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.
  Do la parola al dottor Matteo Biffoni dell'ANCI.

  MATTEO BIFFONI, Sindaco di Prato e delegato ANCI all'immigrazione e alle Politiche per l'integrazione, nonché presidente di ANCI Toscana. Innanzitutto, vi ringrazio per la possibilità dell'audizione che ci avete concesso come Associazione nazionale dei comuni italiani su uno dei temi che più di ogni altro agita i lavori già complessi di quello che sta accadendo sul nostro territorio, cioè dell'accoglienza migranti, che è quello appunto dell'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati.
  Voi sapete che l'accoglienza di questa categoria di minori è, giustamente a mio modo di vedere – poi ognuno ha le sue proprie sensibilità –, obbligatoria per legge, e quindi ovviamente ricade come competenza sui sindaci, che sono appunto responsabili dei ragazzi minori che arrivano sul proprio territorio.
  Essendo i comuni luoghi in cui i diritti diventano concretamente esigibili e trattandosi, in questo caso, di un'area, di un settore che guarda a persone e a situazioni particolarmente fragili, questo significa un impegno molto importante e molto significativo da parte delle amministrazioni comunali.
  Rimando alla presentazione del rapporto, che si terrà tra qualche settimana, a fine luglio, con i dati precisi. Non vi tedio, quindi, più di tanto su dinamiche e flussi. Sarà nostra cura farvi avere il dettagliatissimo report che produciamo tutti gli anni Pag. 4sui minori stranieri non accompagnati. Domani domattina, per chi avesse voglia e tempo di approfondire, presentiamo invece il rapporto sul Servizio di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR), adulti in questo caso, e tra una decina di giorni, al massimo due settimane, quello sui migranti. Non vi tedierò, quindi, più di tanto con i dati, che potrete reperire in quella sede in maniera molto più approfondita.
  Tanto per inquadrare la situazione, però, ad occhio e croce il numero dei minori stranieri presenti in Italia si attesta mediamente intorno alle 8.000 unità annue. Mi servirà questo dato per poi fare riferimento alla struttura attuale dell'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati.
  Qual è lo scenario in cui ci si muove, con cui abbiamo a che fare? Prevalentemente lungo le coste della Sicilia, al momento degli sbarchi si verifica la presenza di minori stranieri non accompagnati, che poi vengono a loro volta, in questo caso sì, accompagnati verso le città che fanno accoglienza, dove dovrebbero entrare in contatto con i servizi sociali o perché accompagnati dalle Forze dell'ordine o perché accompagnati da conoscenti di vario genere, con percorsi di varia natura.
  Capita anche, però – qualsiasi sindaco ve lo potrà raccontare – che in particolare nelle città del centro-nord arrivino autonomamente, scendano da un bus, da un treno, e ce li si ritrova sul territorio. Questa è la situazione. Questo segnala in maniera piuttosto cruda, ma anche abbastanza incisiva, quanto sia importante far sì che ci sia un sistema che in generale noi come amministratori locali chiediamo sia strutturato per l'accoglienza di tutti i profughi che stanno arrivando sul nostro territorio.
  A maggior ragione, con maggior forza, con maggiore intensità, lo chiediamo per i minori stranieri non accompagnati, partendo da un dato di fatto piuttosto significativo. Nel rapporto verrà riportato anche il percorso normativo che, a partire da quando questo fenomeno si è iniziato a verificare, ha modificato le norme di riferimento, per cui nel corso del tempo anche le leggi sono cambiate.
  Dobbiamo riconoscere che, coerentemente con le richieste importanti che ANCI aveva avanzato verso il Governo centrale, si è arrivati finalmente a definire una situazione che nei suoi contorni, nel suo tratteggio di massima, è quella che gli amministratori chiedevano. Adesso ci sono dei numeri e c'è un'emergenza riconosciuta.
  Non voglio entrare nell'approfondimento geopolitico di quello che accadrà nei prossimi anni, anche perché non ne ho le competenze. Da sindaco di provincia fa sempre una certa scena citare il New York Times che parla di almeno vent'anni di queste dinamiche, che proseguiranno, quindi non è un tema di cui ci occupiamo adesso e che l'anno prossimo o nei prossimi anni ci dimenticheremo.
  Siccome, appunto, il percorso è da strutturare, visto che c'è già un inquadramento normativo importante, adesso è necessario raffinarlo, proseguire in questo tipo di itinerario per mettere in piedi su questo settore così delicato percorsi precisi, definiti, che da un lato accolgano in maniera dignitosa, organizzata, e accompagnino il minore secondo le proprie esigenze, quasi in una sorta di accoglienza personalizza; dall'altro lato, e lo dico per il ruolo che svolgo, tutelino anche le amministrazioni, che si trovano appunto con la responsabilità piena dei ragazzi che arrivano sul proprio territorio.
  Mi interessa fornirvi un altro dato prima di un breve inquadramento normativo vigente e di entrare nelle proposte specifiche che vorremmo avanzare e sottoporre all'attenzione del Parlamento. Colgo l'occasione, con un inciso brevissimo, per ribadire qui nuovamente, come abbiamo già fatto pubblicamente anche piuttosto spesso, la sollecitazione dell'approvazione in via definitiva della cosiddetta «legge Zampa», che non sto a specificare.
  Sapete bene che contiene una serie di passaggi importanti che, proprio nell'ottica di quello che proverò a dire brevemente tra poco, rimettono in fila una serie di questioni e di interventi, e che secondo noi va proprio nella direzione auspicata per quanto riguarda questo tipo di accoglienza. Pag. 5
  Si diceva di 8.000 ragazzi annui in media. L'altro dato che vorrei fornirvi, questo piuttosto macro, è che in questo momento storico circa il 13 per cento di loro gode del sistema principe, quello a cui tutti noi tendiamo, cioè l'accoglienza familiare, mente la stragrande maggioranza, circa l'87 per cento, si trova ospitato in modalità di servizi di vario genere, in servizi residenziali. Vi rendete conto che questo significa che la principale modalità di gestione di un fenomeno così complesso, che potrebbe essere l'affidamento familiare, in questo momento è nettamente residuale rispetto a quello che sta accadendo sui nostri territori.
  Del 10 luglio 2014 è la Conferenza unificata: il Piano nazionale per fronteggiare il flusso di cittadini extracomunitari prevede un paragrafo dedicato esclusivamente ai minori stranieri non accompagnati. Questo documento ha comportato, come vi dicevo, un nuovo approccio molto più efficace, a nostro modo di vedere, rispetto all'accoglienza dei minori stranieri, e attribuisce al Ministero dell'interno la responsabilità del complesso dei minori che arrivano, che siano o non siano richiedenti asilo. Tutti coloro che arrivano e sono sotto i 18 anni di età vengono presi in carico e gestiti attraverso questo tipo di percorso.
  Finalmente, si supera una suddivisione sconcertante. Da un certo punto di vista lo capisco, sono sempre ragazzi, sono sempre minori, molti dei quali infraquattordicenni, quindi questa suddivisione era qualcosa di difficilmente comprensibile.
  Il Piano nazionale stabilisce un altro caposaldo di quelle che erano le richieste degli amministratori. Finalmente, ci sono due livelli, due fasi dell'accoglienza. La primissima accoglienza è l'attivazione di strutture governative ad alta specializzazione, dedicate ai minori stranieri, con funzioni di identificazione, eventuale accertamento dell'età, dello status, la capacità di provare a gestire eventuali percorsi di ricongiungimento con familiari presenti nel nostro Paese, o in altri Paesi dell'Unione europea.
  Successivamente, c'è l'ingresso dei minori stranieri non accompagnati nell'ambito del sistema SPRAR. Anche su questo abbiamo ottenuto qualche mese fa, circa all'inizio dell'anno, se non ricordo male, il bando SPRAR per i minori stranieri non accompagnati, ulteriori mille posti, che hanno portato il complessivo dei minori stranieri nel sistema SPRAR intorno ai 1.800-2.000 ragazzi circa.
  Quello è il sistema che, tratteggiato brevemente in questo modo, ci convince. Arrivano e trovano un luogo dove sono messi in tutela. L'inciso è banale, ma lo faccio solamente per capirci: arrivano ragazzi che hanno un percorso relativamente lineare, per quanto può esserlo, da determinate zone del mondo. Ma arrivano ragazzi, in particolare ragazze, soprattutto molto giovani, con difficoltà legate al percorso di fuga: violenze, talvolta anche sessuali, imprigionamenti, fame, rischio della vita, traumi piuttosto complessi da gestire e che, se non trattati in tempo e in maniera professionale, si scaricano poi nel resto della vita e generano adulti problematici.
  L'idea è, quindi, di avere un primo punto di approccio immediato, che ha le capacità di gestire questo tipo di fenomeno, e poi l'ingresso sui vari territori sparsi nel Paese di un sistema organizzato e che ha dato grande prova di sé, che è il modello che stiamo provando insieme al ministero a trasformare in modello di gestione ordinaria dei flussi di profughi che arrivano, cioè il sistema SPRAR sui territori.
  Questo è, sostanzialmente, lo scenario normativo. È stato successivamente confermato dal decreto legislativo n. 142 del 2015. Su questo siamo arrivati al punto di definizione di un percorso molto positivo. A questo si accompagna il progetto di legge a prima firma dell'onorevole Zampa, che potrebbe comportare una serie di modifiche che metterebbero proprio a regime puntuale questo tipo di percorso.
  Che cos'è accaduto? A seguito dell'approvazione di questo Piano nazionale, a partire dalla fine del 2014, sostanzialmente il Ministero dell'interno ha iniziato ad adempiere all'impegno che si era preso attivando una serie di strutture di primissima accoglienza, destinate appunto all'accoglimento dei minori stranieri appena sbarcati; al momento sono 13 le strutture di questo Pag. 6genere, che complessivamente hanno una capacità di gestione di circa 650 ragazzi.
  Contestualmente, come vi accennavo, il Ministero dell'interno all'inizio – francamente, mi sfugge la data – ha adempiuto all'altro impegno di emettere un nuovo bando SPRAR di mille posti per i minori stranieri non accompagnati, e ha portato complessivamente la capacità di gestione dei minori stranieri non accompagnati nel sistema SPRAR a circa 2.000 persone. Questa è la situazione dal punto di vista del percorso normativo e di quello che è accaduto immediatamente dopo.
  È ovvio – non ci vuole una scienza approfondita per capire – che sono numeri che però non rispondono ancora alle effettività e alle presenze sul territorio. Siamo partiti bene con questo tipo di percorso, ma questi numeri finora, fintanto che questa è la situazione, non riescono a dare esito alle cifre delle presenze effettive sul territorio.
  A chi spetta il compito di dare tutela ai minori sul territorio che non rientrano in questi due percorsi, primissima accoglienza e SPRAR? Ci siamo assunti un impegno, coerentemente con il ruolo che svolge il sindaco, l'amministrazione comunale, insieme al Tavolo di coordinamento nazionale ed al Ministero dell'Interno, attraverso fondi che ci vengono dedicati.
  Questo era l'altro grande tema. Fino all'accordo del 2014, le spese erano tutte in capo ai comuni, adesso ci sono i fondi di vari finanziamenti, arrivano un po’ dappertutto, ma vengono assicurati alle amministrazioni dal Ministero dell'interno. C'è il fondo nazionale per i minori stranieri non accompagnati, finanziato in vario modo, ma va bene. A noi non interessa l'origine. L'importante è che ci sia un fondo importante e sufficientemente capiente per le esigenze che ci sono. Ovviamente, in base alle giornate di sostegno ai minori, viene riconosciuta una somma, a cui ora arrivo, ai comuni che fanno questo tipo di intervento.
  La situazione così fotografata è funzionale, nel senso che così dovrebbe funzionare: accoglienza in centri specializzati appena metti piede sul territorio, accompagnamento in un sistema protetto e organizzato nello SPRAR. Funzionale non vuol dire funzionante. Ribadiamo che si potrebbe portare a effettivo regime questo tipo di meccanismo. Sono stati fatti passi in avanti molto significativi. Su un tema così delicato proviamo tutti insieme a fare degli ulteriori perfezionamenti.
  Che cosa chiediamo? Innanzitutto – perdonate la banalità – l'aumento dei posti, sia nella primissima accoglienza sia nel sistema SPRAR: 655 nei centri specializzati, circa 2.000 nel sistema SPRAR, poiché abbiamo bisogno di margini un po’ più ampi. Che cosa succede, infatti?
  Abbiamo notizia che nei momenti di maggiore pressione sulle nostre coste, nei momenti di sbarchi importanti, come i 7.500 della scorsa settimana, il rischio è che alcuni di questi ragazzi e di queste ragazze non ce la facciano a rientrare nel circuito protetto, ma seguano il percorso degli adulti, con le difficoltà che questo comporta, sia gli hotspot nell'arrivo, sia i Centri di accoglienza straordinari (CAS) sui territori.
  Questo non significa che sono abbandonati – parlo a persone competenti, ma voglio essere chiaro – ma che rischia di scattare in ritardo il sistema puntuale, specifico, di protezione e di presa in carico, con le problematiche che un minore può avere. Ripeto che la grande maggioranza – nel rapporto lo presenteremo – sta tra i 14 e i 17, ma non è che non esistano casi di infraquattordicenni e, cosa che mi fa sempre impressione, di alcune decine di bimbi sotto i 2 anni. Significa che si tratta di famiglie che non sono nemmeno nelle condizioni di partire e affidano a qualcun altro un neonato. È piuttosto complessa da gestire, questa situazione.
  Perché aumento dei posti? È chiaro che con l'aumento dei posti il sistema funziona meglio, è più efficace, comporta una tutela maggior del minore, ma anche per quanto riguarda il mio ruolo – non prendetemi per cinico – esenta i sindaci e l'amministrazione comunale da una responsabilità importante, perché ripeto che quelli che sono fuori da questo percorso comunque sono sotto la responsabilità dell'amministratore, e quindi del sindaco, che si trova a gestire Pag. 7in alcuni momenti anche numeri piuttosto importanti.
  Ho ancora un dato, anche questo piuttosto grezzo, ma significativo. Vi dicevo del primo riconoscimento, del fondo nazionale per i minori stranieri non accompagnati: a oggi, la quota riconosciuta all'ente locale che accoglie nel proprio sistema, per coloro che sono fuori dal sistema SPRAR, un minore straniero non accompagnato è di 45 euro giornalieri. Detta così, sembra una cifra rilevante. In realtà, per un minore non basta, non sempre è sufficiente; è complicato se si vuole, un approccio di qualità, soprattutto nei casi di fragilità.
  È questo il grande tema: tutti i minori sono deboli, fragili, esposti ma non tutti sono uguali. Molti di loro vengono da situazioni tragiche, hanno subìto violenze, le ragazze soprattutto sono a rischio tratta, molto spesso sono purtroppo vittime di violenza sessuale, alcuni di loro presentano traumi importanti non solo fisici, ma anche nell'approccio psicologico.
  Significa che 45 euro per un approccio vero, di grande qualità, in centri specializzati, rischiano di essere insufficienti. Non pretendiamo nemmeno che tutto sia parametrato ad una stessa idea. Quello che proponiamo è un range, che per i calcoli che facciamo per le medie che abbiamo può essere tra i 60 e gli 80 euro, da far scattare in base alle esigenze che la persona ha. Un conto è se è sufficiente un accompagnamento con un approccio psicologico di gruppo – non sono un tecnico – un conto è se è una persona che deve essere seguìta costantemente, magari anche con difficoltà fisiche, che deve essere curata e così via. Questo è il tema.
  Su questo, secondo noi, lasciare la possibilità, anche a fronte di un riscontro, di un giusto controllo da parte delle strutture centrali, di attivare servizi di determinata qualità, quindi di costo ulteriore, potrebbe essere un aiuto importante.
  Ancora, non ci convince, non ci piace, non vogliamo la creazione di circuiti speciali di accoglienza dedicati esclusivamente ai minori stranieri non accompagnati. Il minore straniero che arriva sul territorio è un ragazzo, bisogna tener conto dei percorsi che fa, deve essere inserito per quello che è possibile in un sistema generale e generalizzato, non creare, al netto della primissima accoglienza, dei percorsi ghetto.
  Sono ragazzi, vanno presi nella loro complessità e gestiti esattamente come si gestiscono i minori nel resto delle situazioni complicate che ci si ritrova nei comuni. Qui va capito come incentivare, agevolare il percorso di affidamento familiare, complessissimo, difficilissimo, anche per i bimbi italiani, che però è oggettivamente significativo, e comunque all'interno di strutture qualificate, ben gestite, con operatori formati e tutto quello che sapete.
  Inoltre, avanziamo una richiesta che per il Governo è ormai un refrain infinito. Capendo la difficoltà, sapendo che non è una richiesta semplice e tutto quello che sappiamo, chiediamo per i comuni che fanno questo tipo di accoglienza, in particolare lo SPRAR, una deroga al blocco del turnover nell'assunzione del pubblico impiego, almeno in quei settori particolarmente esposti, come servizi sociali e polizia municipale.
  Abbiamo bisogno che quei comuni che prendono in carico questo tipo di percorsi, secondo me responsabilmente, con un impegno non banale per un amministratore, nello stesso tempo non possano permettersi di abbassare la guardia in alcun modo sull’«ordinaria» amministrazione di tutti i giorni. Purtroppo, con il blocco del turnover degli ultimi anni, che ha colpito in maniera incisiva anche i numeri delle strutture dei comuni, rischiamo di non farcela, in particolare per i comuni medio piccoli. Un conto, infatti, è un comune come il mio, di 200.000 abitanti, che in qualche modo può provare a resistere, un conto sono i comuni, la grande maggioranza del Paese, che rischiano di entrare in sofferenza nel momento in cui devono gestire in maniera precisa questo tipo di percorso.
  Ecco perché, almeno per quei comuni che hanno questo tipo di attività sul proprio territorio, chiediamo che ci sia un riconoscimento e la possibilità di derogare, per quello che sarà possibile, nei settori direttamente coinvolti. Non chiediamo l'esenzione assoluta: non interessa un ragioniere Pag. 8 in più, ma un assistente sociale in più e un agente di polizia municipale in più.
  Mi sembra relativamente semplice poi l'accelerazione dei tempi di nomina del tutore e del rilascio del permesso di soggiorno. Il motivo è ovvio e banale. In questo momento, i tempi sono quelli abituali. Nel caso dei minori, la tempestività di nominare un tutore e ottenere il rilascio del permesso di soggiorno secondo noi può essere un elemento fondamentale per lavorare meglio.
  Questo è un altro dato che vorrei fornire, ma poi ne forniremo di ancora più precisi. Nel 2012, il 60 per cento dei minori presenti in seconda accoglienza era provvisto di un permesso di soggiorno; nell'ultima rilevazione, che consegneremo tra qualche settimana, siamo ancora al 65 per cento. Bisogna che, nel momento in cui entrano in queste strutture, il riconoscimento ci sia. Questo permette a tutti un approccio più efficace su questo tema.
  Questa è la situazione, e queste le richieste che avanziamo. Penso, e poi veramente termino, perché l'intervento è stato fin troppo lungo, che il Paese – ognuno ha le proprie sensibilità e la vede come vuole – abbia messo in piedi un sistema che ormai ha la capacità e la forza di gestire questo tipo di fenomeni. I semi piantati stanno dando dei frutti. Adesso è necessario annaffiarli, altrimenti rischiamo di fermarci alle ottime intuizioni avute. Ne approfitto per ringraziare davvero il sottosegretario Manzione in particolare, con cui ogni tanto la discussione è animata, come è giusto che sia, ma che è un interlocutore molto presente.
  Se però questo seme adesso non viene innaffiato, rischiamo su un tema così complicato e delicato di avere avuto ottime intuizioni, una perfetta partenza, ma che la nostra strada si zavorri di sassi mentre camminiamo. Se riusciamo a sistemare queste piccole cose, ma significative, e le principali richieste, che come vedete molto spesso riguardano soldi, tempi e burocrazia – non so come altro definirla – secondo noi, almeno il tema dei minori stranieri non accompagnati, che tra i flussi di profughi è quello che più ci preoccupa, potrebbe trovare una definizione che dovrebbe fare contento tutto il Paese, chi si occupa della cosa pubblica, potrebbe dare delle belle soddisfazioni.
  Va, però, fatto, altrimenti rischiamo come amministrazioni comunali, stando così le cose, di non farcela da soli, soprattutto se, come sembra, questo fenomeno durerà ancora a lungo nel corso del tempo.

  PRESIDENTE. Ringrazio tantissimo il sindaco Biffoni.
  Passerei la parola all'altro audito. Al termine del suo intervento rivolgeremo eventuali domande di approfondimento. Passo la parola al consigliere Naddeo.

  ANTONIO NADDEO, Direttore dell'Ufficio di Segreteria della Conferenza Stato-Regioni e Capo Dipartimento per gli affari regionali autonomie e sport del Ministero per gli affari regionali e le autonomie. Io sono il segretario della Conferenza unificata. La mia relazione è abbastanza sintetica, perché non siamo un'amministrazione attiva. È il luogo in cui il Governo, lo Stato, con i rappresentanti delle regioni, dei comuni e delle province, fa accordi e intese su atti.
  Alcuni temi sono stati citati dal sindaco di Prato. Io ho fatto una ricognizione degli atti che sono passati in Conferenza in relazione al tema dei minori stranieri non accompagnati. Ho fatto poi una ricognizione ulteriore sul Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo, il Fondo infanzia e adolescenza, il Fondo nazionale politiche sociali. Nel documento che vi ho consegnato sono indicati tutti gli atti per cui c'è stato un passaggio in Conferenza unificata sia tramite intese sia tramite accordi con queste istituzioni.
  Relativamente a quello che più interessa l'argomento di cui abbiamo parlato e l'ampia e sentita relazione da parte del sindaco per quanto riguarda l'ANCI, devo rilevare che in Conferenza il presidente Bianco, sindaco di Catania, in rappresentanza dell'ANCI, ha più volte segnalato quello che diceva il sindaco Biffoni sul problema dei minori stranieri non accompagnati. C'è stata sempre una sensibilità da parte del Ministero Pag. 9 dell'interno. Ovviamente, molte cose sono da fare.
  In realtà, prima del Ministero dell'interno quello responsabile era il Ministero del lavoro. Nel 2014 e nel 2015, sono state ripartite risorse per il Fondo per regioni ed enti locali. Nel 2014, sono stati ripartiti 30 milioni di euro e risorse aggiuntive per 60 milioni, in totale 90 milioni per l'anno 2014. Nel 2015, sono stati ripartiti 21.402.267 euro. Questi sono stati gli atti in relazione al fondo quando la competenza era del Ministero del lavoro.
  A decorrere dal 1° gennaio 2015, la legge n. 190 del 2014 ha stabilito il trasferimento delle risorse del Fondo nazionale per l'accoglienza ai minori stranieri non accompagnati in un apposito Fondo per le politiche e i servizi dell'asilo. Sarò sintetico, ma vi fornirò le somme per il biennio 2016-2017: sono stati previsti 31.798.037 euro per il 2016 e 53.980.000 per l'anno 2017. Per l'anno 2015, le risorse ripartite dal fondo sono state 21 milioni. Nella relazione che vi lascio sono indicati tutti gli atti della Conferenza, dove ci sono i vari decreti ministeriali che hanno ripartito queste risorse.
  Come vi ho detto, trattandosi sempre di un argomento che riguarda i minori, ho messo anche le ripartizioni che ci sono state del Fondo nazionale infanzia e adolescenza. Ci sono state ripartizioni nel 2014, nel 2015 e nel 2016, che ammontano a circa 90 milioni nei tre anni. Vi ho riportato tutti gli atti della Conferenza.
  Un'altra cosa importante da rilevare è il parere che è stato dato dalla Conferenza l'11 febbraio 2016 sul IV Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva nel biennio 2016-2017. Risorse importanti devono essere ripartite.
  Non entro nel merito, anzitutto perché sono un tecnico, in secondo luogo perché ovviamente la Conferenza non può fare altro che riportare un dato quasi contabile. Quello che vi posso assicurare è che più volte questo tema, come vedrete dal numero degli atti che sono stati trattati in Conferenza, è stato appunto discusso in Conferenza, più volte è stato sollecitato, soprattutto da parte dell'ANCI, che ovviamente come associazione dei comuni è quella che più sente il problema.
  Devo dire, però, che più volte al Ministero dell'interno ci sono state conferenze straordinarie su questo tema, soprattutto per quanto riguarda le situazioni di emergenza, che purtroppo stanno diventando quasi l'ordinarietà. Resto a disposizione per tutte le integrazioni della documentazione che vi necessitano.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il direttore Naddeo. È importantissimo avere il quadro chiaro dei fondi indirizzati a queste problematiche. L'altro aspetto è sicuramente l'uso che se ne fa. Una cifra può valere più o meno a seconda di come viene utilizzata. Penso che il vostro compito di aver riportato i lavori della Conferenza sia di averci consegnato il quadro chiaro delle finanze messe in gioco. Mi sembra importantissimo.
  Non so se le colleghe ne abbiano, ma io avrei delle domande per l'ANCI, per il sindaco Biffoni. Inizio io, e cederò poi la parola alle onorevoli colleghe che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
  La ringrazio tantissimo per essere venuto e per averci riportato quest'importante lavoro di sintesi, ma che comunque mi sembra abbastanza approfondito e ben fatto, e che ci dà anche degli spunti, dei suggerimenti. La nostra indagine conoscitiva, infatti, mirerà a predisporre una relazione che raccoglie proprio tutte queste vostre riflessioni, sollecitazioni e indicazioni.
  Ho notato un dato che mi ha allarmato e riguarda il discorso della condizione altamente residuale dell'affido familiare, al 13 per cento. Tornando alla questione finanze, e quindi alla destinazione di questi fondi, ritengo che probabilmente si debba fare – la pongo anche come domanda a lei in quanto rappresentante delle autorità locali – una ricognizione, anche forse una predisposizione più snella, più adeguata a favorire l'intervento delle famiglie.
  A nostra conoscenza, ce ne sono moltissime che si rendono disponibili. Soprattutto, nel caso dei minori l'integrazione è Pag. 10piena, completa, e rende anche più snello il lavoro all'interno delle altre istituzioni sociali, come la scuola o altri organismi che intervengono. Credo, quindi, che bisognerebbe lavorare anche per aumentare questa percentuale, nella direzione dell'affido familiare. Se su questo potesse eventualmente fornirci qualche indicazione, anche in merito a normative o modalità che possano meglio favorire.
  Un altro aspetto su cui vorrei porre l'attenzione è quello del tutore, ruolo che ovviamente ricade inizialmente solo sul sindaco: come vivete questa condizione di grande responsabilità per i minori? Già quando la rivestiamo come genitori di minori interni alla famiglia, non è semplice affrontarla. Mi domando come sia vissuta.
  Un ultimo aspetto mi incuriosiva. Questa notizia che immagino che venga dai sindaci dei comuni del nord, degli arrivi autonomi sui treni e autobus: come pensate di intervenire, visto che esulano dal rapporto più strettamente collegato all'arrivo con i barconi?

  DONELLA MATTESINI. Ringrazio tantissimo il sindaco di Prato, delegato dell'ANCI per l'immigrazione, e il direttore Naddeo, perché ci hanno delineato un quadro che ci aiuta assolutamente anche a raccogliere le idee su tutte le audizioni fin qui tenute, un quadro complessivo. Penso che anche le proposte importanti che avete avanzato debbano valere per noi come un impegno preciso.
  Da questo punto di vista, penso che la Commissione bicamerale debba all'unanimità, in modo trasversale, indipendentemente dalle differenze partitiche, vedere se riusciamo a lavorare insieme, per esempio nella sede delle leggi che approveremo, a partire dalla legge di stabilità, per tentare delle soluzioni davvero in stretta collaborazione con l'ANCI e con la Conferenza.
  Il sindaco Biffoni ci diceva che c'è una necessità di utilizzare e normare in modo diverso anche quella cifra massima per i minori non accompagnati. Credo che questo sia un dato vero. Se non sbaglio, la cifra per gli adulti è soltanto di 10 euro in meno. Evidentemente, questo indica che qualche conto non torna. Nel caso degli adulti, una serie di cose oggi sono dentro il costo, come può essere la pulizia dell'alloggio, hanno un'autonomia, che non può esserci per i minori. Forse potremmo anzitutto stabilire, all'interno delle risorse già riconosciute, un utilizzo differenziato, a partire da questo. Penso che sia particolarmente importante.
  Mi sento, inoltre, di sostenere, spero condivisa da tutti, la richiesta dello sblocco del turnover per il personale specifico. Questo dovrebbe valere in generale. Oggi, i servizi sociali sono quelli maggiormente in difficoltà. Se questa richiesta potesse valere per tutti, sarebbe apprezzabile.
  Questo, però, è ovvio: se vogliamo offrire, infatti, un'accoglienza mirata, non soltanto l'assistenza, l'alloggio, il cibo e così via, se vogliamo ricostruire una buona vita per questi ragazzi, per questi bambini, che tra l'altro hanno subìto tanto, come ci diceva Biffoni, abbiamo bisogno di personale che in modo continuo li accompagni nel superamento delle difficoltà e li aiuti nel contempo ad inserirsi nel contesto. Non stanno, infatti, solo dentro la comunità, ma sono bambini che devono essere aiutati a inserirsi anche fuori dalle scuole. C'è bisogno anche di una rete di servizi a vario titolo che possa sostenere loro e la comunità istituzionale che li accoglie.
  Faccio alcune osservazioni, ma poi vengo alla domanda. Lo stesso discorso vale per il permesso di soggiorno. È chiaro che quanto più si riesce ad attivare rapidamente la nomina del tutore, tanto più possiamo anche attivare quelle pratiche, a partire dall'affido, che secondo me sono un punto fondamentale.
  Relativamente all'affido ed alla sua definizione, francamente non so se la legge preveda già la possibilità dell'utilizzo di risorse specifiche per le famiglie che possono essere affidatarie o se, invece, questa è una norma che possiamo e dovremmo trovare. Effettivamente, questo è un punto che vale per l'affido in generale, ma tanto più per questi casi. Se, però, questo è un punto, anche qui dovremmo un po’ tenerci per mano e lavorare insieme.
  Ringrazio per la chiarezza dell'esposizione e per le proposte avanzate, dando Pag. 11atto che finalmente, dopo anni di una situazione un po’ confusa, questo doppio binario in qualche modo consente anche un'altra cosa importante, ossia di poter contenere, accompagnare e mettere in sicurezza i minori. Accanto a questi numeri ci sono, infatti, tutti quelli dei minori che scompaiono. Questo è un sistema che può mettere ulteriormente in sicurezza e che forse fa anche aumentare i numeri dei minori accolti.
  Qui vengo ad una domanda. Tantissimi sono bambini piccoli, che arrivano sempre più, ma la gran parte è ancora di quelli tra i 14 e i 17 anni, quelli che diventano adulti: come Conferenza e come ANCI vi siete posti il tema di capire e monitorare dove vanno questi ragazzi una volta che diventano adulti, che escono dalla comunità?
  Capisco che sia complicato, ma è un punto sul quale penso che varrebbe la pena provare a capire. Non so se su questo abbiate ragionato e siate d'accordo. Ci permette di capire qual è il processo di inclusione. Altro è, infatti, quando i ragazzi sono accolti. Questo vale per tutti i minori in comunità, anche i nostri ragazzi autoctoni.
  Vi ringraziamo perché veramente ci avete fornito un quadro preciso. Vorremmo anche noi che si riuscisse ad approvare la legge Zampa. Ci hanno provato, ci riprovano. Questo è un Leitmotiv sul quale spessissimo con il Governo poniamo la questione. È chiaro che rimetterebbe esattamente a norma in modo stabile alcune procedure.

  MARA VALDINOSI. Interverrò molto brevemente. Le colleghe hanno già posto le questioni principali.
  Mi associo ai ringraziamenti ai nostri auditi, e vorrei sottolineare come effettivamente sentiamo molto l'esigenza di supportare i comuni che si fanno carico di quest'accoglienza. Stanno svolgendo un compito importantissimo. Mi pare anche che le richieste avanzate dall'ANCI siano quanto mai ragionevoli e da accogliere pienamente.
  In particolare, anch'io vorrei sottolineare l'importanza della deroga al blocco del turnover per quei settori, in particolare i servizi sociali, che si fanno carico di queste problematiche. È molto importante aver sottolineato la necessità di rivedere questo riconoscimento economico per i minori. Non c'è dubbio che, se dietro a questo c'è una prestazione qualificata di supporto, di sostegno, di aiuto per gli aspetti psicologici – naturalmente, moltissimi di questi minori arrivano qui in Italia avendo vissuto esperienze traumatiche difficilissime – questo diventa non un costo aggiuntivo, dal mio punto di vista, ma una prevenzione di costi sociali ed economici rilevante per il nostro Paese.
  Condivido molto quanto dicevano le colleghe in riferimento alla necessità di aumentare la quota di accoglienza nelle famiglie, con l'affido familiare. Da questo punto di vista, mi chiedo se esista un problema solo di tipo burocratico o anche l'esigenza di spingere, di promuovere, da parte delle famiglie, una disponibilità ad accogliere. Vorrei capire com'è determinato questo 13 per cento, per quali motivi è così bassa questa quota.
  Sappiamo che, invece, è importantissima. Sarebbe veramente un punto qualificante per migliorare notevolmente l'integrazione dei minori nella scuola, nella società italiana. Mi fermo qui. Non era una vera e propria domanda, ma vorrei capire in particolare questo tema dell'affido come viene gestito da voi.

  PRESIDENTE. La collega Mattesini vuole aggiungere qualcosa.

  DONELLA MATTESINI. Ho dimenticato una domanda.
  Mi hanno colpito molto i dati della seconda accoglienza, che, su 1.838, vedono un numero elevatissimo, pari a 488 in Sicilia, altrettanto rilevante, 242, in Calabria: come mai questo dato? Esiste la necessità – alcune regioni non ci sono – di sensibilizzazione delle regioni? Da che cosa nasce questo dato?
  Lavorando in quest'indagine conoscitiva – lo dico in punta di piedi e senza voler fare nessun tipo di valutazione, se non porre la domanda – abbiamo rilevato, e dovremmo lavorarci su, la questione che non sempre le comunità nascono dal fatto Pag. 12che vogliamo prenderci cura dei minori. Ci sono anche interessi abbastanza corposi intorno alle comunità. Questi numeri mi fanno domandare: perché sono così elevati? Magari ci sono già regioni nelle quali arriva tantissimo o che altro?

  PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  MATTEO BIFFONI, Sindaco di Prato e delegato ANCI all'immigrazione e alle Politiche per l'integrazione, nonché presidente di ANCI Toscana. Mettiamo un po’ di ordine a quello che mi sembra sia un po’ il tema, l'affido familiare. È difficile da spiegare quel 13 per cento, non banale. Comunque, astraendosi ognuno di noi dai ruoli, non è semplice avere un bambino in famiglia, figuriamoci prendere un ragazzo da fuori. Su questo oggettivamente c'è una questione «culturale» o non saprei come definirla.
  Voglio essere onesto fino in fondo. Probabilmente, c'è anche una modalità da individuare di capacità di raccontare quest'ipotesi di lavoro. Io vengo da una regione il cui presidente un annetto fa ha chiesto la disponibilità – non parlava di minori, ma di tutti – di accogliere in famiglia ragazzi già un po’ più strutturati e formati, profughi che arrivassero da qualsiasi Paese, e debbo dire che la risposta è andata oltre le nostre aspettative. Probabilmente, c'è una serie di fattori da considerare.
  Una delle idee è anche quella dell'affido part time, cioè di una sorta di affido che permetta una modulazione rispetto all'inserimento del ragazzo, che va visto anche in prospettiva. Va forse raccontato meglio.
  Teniamo sempre presente che non è un affido tout court, ma prevede dei controlli, dei professionisti che lo gestiscano. È un impegno significativo, considerando che poi è di competenza regionale anche il riconoscimento economico del sostegno. È chiaro che più la disponibilità è alta e forse più è facile sensibilizzare. Sono tanti, quindi, gli aspetti in gioco.
  Ripeto che l'affido familiare è un problema – lo dico da sindaco – anche per i bimbi, non dico italiani, ma della nostra comunità. È uno strumento che forse necessita di un affinamento culturale da un lato, di comunicazione dall'altro, di formazione di un humus che permetta anche burocrazie più rapide e snelle. C'è da mettere insieme una serie di cose.
  Forse va anche accolta una generosità talvolta sottovalutata nel nostro Paese. Ripeto che l'esperienza toscana che abbiamo avuto ha dato dei numeri che francamente non ci aspettavamo. Non c'è stato l'assalto alla diligenza, ma ci sono state cifre superiori alle aspettative.
  Mettiamo assieme le cose, una burocrazia più leggera, una capacità di essere più tempestivi nel comunicare l'affido familiare, la possibilità di modularlo attraverso un affido part time, magari gestito in determinati momenti della giornata, dell'anno e così via, una capacità di professionisti che seguono la famiglia, controllano che l'affidamento sia vero – vi rendete conto della delicatezza dell'argomento – e nello stesso tempo accompagnino la famiglia nelle difficoltà che ci sono, e probabilmente si riesce a mettere in piedi un meccanismo in cui tutti devono fare la propria parte.
  Bisogna essere consapevoli, però, che come per tutte le cose del mondo è la migliore delle soluzioni, ma non sarà mai unica, esclusiva. Se dal 13 per cento, risultato piuttosto limitato, si riuscisse nel corso del tempo ad arrivare a quantità più elevate, senza mettere limiti alla provvidenza, già sarebbe molto importante, perché è qualitativamente la prospettiva migliore.
  Mettiamo insieme una serie di interventi, ripeto culturali, per far conoscere quest'istituto, e far capire quello che comporta, l'accompagnamento strutturato di professionisti, la risorsa economica, che conta anche quella, e poi ovviamente una burocrazia più snella e meno complicata da gestire.
  Quanto al tutore, si fa, nel senso che siamo sindaci, ci si assume la responsabilità, ma per correttezza intellettuale va detto che la netta maggioranza di quei minori che entrano nella fase della tutela viene presa in carico, al di là dei casi della famiglia, dall'ente che gestisce la struttura in cui il minore è riparato. Pag. 13
  Ne approfitto anche solo per toccare un tema. Capisco che è delicato, che necessiterebbe di una riflessione che, fatta in maniera poco approfondita, rischia di essere anche fraintesa. Voglio essere molto chiaro su questo. Capisco, e anzi mi inibisco molto, ho una sensazione di disgusto per quello che abbiamo letto su mafie capitali, gestioni bizzarre, per non dire peggio, truffaldine o addirittura con infiltrazioni mafiose, relativamente al fenomeno dei migranti. Ci sono i soldi e dove ci sono i soldi, c'è tendenzialmente qualcuno che prova a fare il furbo.
  Proprio per questo, però, per milioni di motivi, ma anche perché molto spesso diventano tutori di minori, sapere a chi si affida il centro d'accoglienza per minori o chi gestisce lo SPRAR è particolare importante e delicato. Giusta e corretta è la trasparenza, il rispetto delle leggi, le gare per gli affidamenti e tutto quello che sappiamo: su un tema del genere proviamo a muoverci nella maniera più cauta ed efficace possibile.
  Ripeto che si deve farlo combattendo con forza e violenza ogni tipo di infiltrazione che ci possa essere di carattere delinquenziale – ci mancherebbe altro –, ma nello stesso tempo attenzione anche a pensare che aprire semplicemente alle gare su un tema del genere sia proprio la panacea di tutti i mali. Avere a che fare con strutture e operatori di un certo livello – penso al fatto che la grande maggioranza diventi tutore di questi ragazzi – ci spinga tutti a riflettere bene su quale sia la strada migliore. Troviamo tutti, nel rispetto del mercato, della trasparenza, della correttezza – non vorrei essere frainteso – il modo di capire chi ti metti in casa, diciamo così. Noi siamo tutori per quei minori, poi subentra l'assistenza, in rari casi anche i parenti, le famiglie, ma nel frattempo ce li teniamo.
  Sul discorso dei ragazzi che arrivano sul territorio bisogna fare un ragionamento. Tolta Roma, che è prima per ovvi motivi, i comuni che accolgono il numero maggiore di minori stranieri non accompagnati sono quelli del sud, come, ad esempio, Reggio Calabria, Palermo, Catania, per motivi ovvi. Lo potete immaginare: il grosso arriva lì. La maggioranza dei comuni che, però, accoglie minori stranieri non accompagnati stanno al nord. Questo è un po’ il paradosso.
  Ora veniamo ai flussi, gli smistamenti delle prefetture, le strutture organizzate, ci sono tutti questi temi. C'è anche una valutazione – soprattutto, vale un po’ per la domanda che faceva prima su quelli che arrivano sul territorio – che tra le nazionalità che si presentano, sempre a memoria, potrei sbagliarmi ma non credo, il numero più importante di minori che arrivano sul nostro territorio è egiziano. L'altra grande percentuale di minori non accompagnati è albanese. In mezzo ci sono il Gambia, il Senegal, la Nigeria, il Pakistan e così via. Perché dico questo?
  È ovvio – lo dico senza entrare troppo nei particolari, ma che penso siano facili da immaginare – che un minore che arriva dall'Albania in Italia o dall'Egitto non ha alle spalle esattamente lo stesso percorso di un ragazzino del Gambia, del Niger o della Costa d'Avorio. C'è un sistema, probabilmente ineludibile, inevitabile, di accompagnamento e di presa in carico da parte dei comuni, che lo sanno, di realtà che non prevedono la fuga, nemmeno dalla guerra, ma da una condizione economica più disagiata.
  Sapere che, se si accompagna un ragazzo a Genova, a Torino, a Bologna, a Firenze, e lì il sedicenne viene preso in carico e accompagnato in un percorso organizzato, dà ad alcune realtà l'idea che intanto lo si instradi in un percorso. Ovviamente, questa è una stortura del sistema, ma io faccio fatica a pensare come si possa fare diversamente. Se arriva al comune di Arezzo o al mio un ragazzino egiziano di quindici o sedici anni, io comunque per legge lo devo prendere in carico. Se nel tuo comune arriva un ragazzo albanese, che tendenzialmente non fugge dalla guerra, ma da una Nazione che ha un rilancio economico notevole, anche se ci saranno comunque delle zone povere, lo devi prendere in carico.
  Ovviamente, non c'è solo questo. Ora è una rotta un po’ più complessa, ma in questi anni, fino a qualche mese fa, c'era la Pag. 14rotta da nord-est, quelli che entravano dal Friuli Venezia Giulia, quindi che arrivavano non più con i barconi, ma seguendo la rotta dell'est, che portavano con sé bimbi, in particolare provenienti in questo caso dall'area asiatica.
  I meccanismi sono tanti. Lo prendi in carico. È una stortura che va presa in considerazione. Va capito se ci sono le modalità per poterla migliorare, ma gli extracomunitari sono tali, e anche se trovi un ragazzino del Wisconsin, è un ragazzino americano da prendere in carico. Chiaramente, un conto è provenire da zone di guerra, di fame – ognuno fa le proprie valutazioni – un conto è provenire da altri tipi di Nazione.
  A questo voglio aggiungere brevissimamente che, nonostante tutto, nonostante un miglioramento nel corso del tempo molto significativo, abbiamo ancora un 30 per cento di ragazzi che ad un certo punto scompaiono. Soprattutto per le ragazze, è preoccupante. Sbaglio di poco se dico che per il grosso c'è la tratta, scattano fenomeni legati alla criminalità, molto spesso alla prostituzione e a questo tipo di scenari. Questo è un altro problema. Ripeto che col 30 per cento parliamo di passi avanti significativi rispetto ai dati iniziali, quando si trattava addirittura del 60 per cento, sette o otto anni fa. Ancora su questo c'è da lavorare.
  Che cosa succede dopo? I diciottenni entrano nel sistema SPRAR, pensato per far sì che ad un certo punto ognuno spicchi il volo con le proprie ali. Lo SPRAR – vale anche per gli adulti – è un sistema organizzato e strutturato: quale grande differenza presenta rispetto ai casi di assistenza emergenziale? Dovrebbe – almeno, questo è lo sforzo dei progetti autorizzati dall'ufficio centrale – dare gli strumenti per muoverti autonomamente nella tua vita, cioè un accompagnamento verso una formazione linguistica, lavorativa, culturale del luogo in cui ti trovi.
  Lo SPRAR è un sistema che ti accompagna verso una crescita. Ad un certo punto, tenuto per mano per un determinato periodo di tempo – per i diciottenni, sono sei mesi se non ricordo male – nel percorso scolastico, nel percorso formativo, si lascia la mano, ma con un permesso di soggiorno in tasca, perché allora si ha un proprio riconoscimento formalizzato, ed una formazione alle spalle: non posso sostenerti per sempre. Se diventi un cittadino della nostra città, di origine straniera, ma residente a Prato, nelle città dove sei, a quel punto dovresti essere nelle condizioni di giocarti la vita esattamente come se la giocano tutti gli altri.
  Lo SPRAR, con tutti i limiti e i difetti di un percorso, riporta il tuo sistema in quello di un migrante «normale». Non sei più il profugo o il minore straniero non accompagnato sfuggito, che arriva sul barcone e viene preso a Lampedusa, ma una persona più o meno strutturata. Questo dovrebbe consentire che tu faccia la tua vita, trovi un lavoro, prenda un diploma, magari prosegua negli studi, che ti muova per conto tuo.
  Questo è l'unico sistema che ci consente di ipotizzare una sostenibilità del percorso, altrimenti non ce la faremmo mai. Non so se sempre ce la faremo. Per ora, il sistema SPRAR – vedo quello è successo nella mia di città – tutto sommato ha dato risultati generalmente positivi di famiglie che vivono la vita normale di tutti noi: trovano lavoro, poi magari lo perdono, poi lo ritrovano, lavorano tutti e due, fanno un figliolo, lo mandano a scuola.
  Sono famiglie fragili e sono ragazzi fragili, ovviamente, proprio nella struttura familiare: non hanno parenti, molto spesso non hanno nessuno, ma tu provi ad accompagnarli nella loro vita. Al momento, non c'è un sistema migliore, francamente. Mi sembra di aver risposto a tutto.

  PRESIDENTE. Ringrazio ancora il dottor Antonio Naddeo e il sindaco di Prato, anche per la sua replica.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.15.

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ALLEGATO 3

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ALLEGATO 4

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