XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Martedì 3 novembre 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI MINORI FUORI FAMIGLIA

Audizione dell'assessore alle politiche sociali e cultura della salute del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino, della consigliera delegata alle pari opportunità, politiche di genere, sostegno alle categorie più deboli e disabilità di Città metropolitana di Milano, Maria Rosaria Iardino e del Direttore del Centro assistenza minori (CAM) di Città metropolitana di Milano, Marcello Correra.
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 
Correra Marcello , direttore del Centro assistenza minori (CAM) di Città metropolitana di Milano ... 4 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 7 
Iardino Maria Rosaria , consigliera delegata alle pari opportunità, politiche di genere, sostegno alle categorie più deboli e disabilità di Città metropolitana di Milano ... 7 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 9 
Majorino Pierfrancesco , assessore alle politiche sociali e cultura della salute del Comune di Milano ... 9 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 10 
Gorzo Palaga , operatrice del CAM di Città metropolitana di Milan ... 10 
Ingenito Guida , operatrice del CAM di Città metropolitana di Milan ... 11 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 12 
Romanini Giuseppe (PD)  ... 13 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 14 
Bertorotta Ornella  ... 14 
Battista Lorenzo  ... 14 
Zampa Sandra (PD)  ... 14 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 15 
Correra Marcello , direttore del Centro assistenza minori (CAM) di Città metropolitana di Milano ... 15 
Bertorotta Ornella  ... 15 
Correra Marcello , direttore del Centro assistenza minori (CAM) di Città metropolitana di Milano ... 15 
Iardino Maria Rosaria , consigliera delegata alle pari opportunità, politiche di genere, sostegno alle categorie più deboli e disabilità di Città metropolitana di Milano ... 16 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 16 

ALLEGATO: Documentazione presentata dal Centro assistenza minori (CAM) di Città metropolitana di Milano ... 17

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE MICHELA VITTORIA BRAMBILLA

  La seduta comincia alle 14.10.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione dell'assessore alle politiche sociali e cultura della salute del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino, della consigliera delegata alle pari opportunità, politiche di genere, sostegno alle categorie più deboli e disabilità di Città metropolitana di Milano, Maria Rosaria Iardino e del Direttore del Centro assistenza minori (CAM) di Città metropolitana di Milano, Marcello Correra.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui minori fuori famiglia, l'audizione congiunta dell'assessore alle politiche sociali e cultura della salute del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino, della consigliera delegata alle pari opportunità, politiche di genere, sostegno alle categorie più deboli e disabilità di Città metropolitana di Milano, Maria Rosaria Iardino, e del direttore del Centro assistenza minori (CAM) di Città metropolitana di Milano, Marcello Correra.
  Comunico che hanno chiesto di assistere all'odierna audizione anche due operatrici del CAM: Guida Ingenito e Suor Palaga Gorzo.

  (La Commissione consente).

  L'audizione odierna ha lo scopo di approfondire sia la tematica dei minori fuori famiglia nel Comune di Milano, sia la specifica problematica legata alla prevista chiusura al 31 dicembre 2015 di una delle strutture presenti sul territorio in cui vengono accolti i minori fuori famiglia, nello specifico il CAM, Centro assistenza minori.
  Hanno chiesto di partecipare e abbiamo invitato anche le due coordinatrici, suor Palaga Gorzo e suor Caterina, e diverse educatrici come Guida Ingenito perché possano portare la testimonianza di chi è tutti i giorni sul campo.
  Prima di dare la parola al direttore del CAM, voglio ringraziare i rappresentanti delle istituzioni, Comune di Milano e Città metropolitana di Milano, e tutti i rappresentanti che oggi hanno accolto il nostro invito.
  Devo dirvi che tra le ragioni della vostra presenza c’è il caso, che ha avuto ampia rilevanza anche sui media, del CAM, cioè del Centro assistenza minori di via Pusiano a Milano, di cui tutti abbiamo appreso da notizie di stampa si prospetta la chiusura entro la fine dell'anno per un’impasse burocratica generata dall'approvazione della legge Delrio (n. 56 del 2014). Certo, oggi sarà l'occasione per verificare meglio anche queste notizie.Pag. 4
  La Città metropolitana, secondo quanto si determina ora, non avrebbe più titolo per continuare la gestione del CAM.
  Voglio ringraziare anche del lavoro che svolgono e della passione che mettono tutti i giorni coloro che operano in questo centro perché, anche se questa Commissione spesso, come potete immaginare, si occupa di vicende analoghe, la passione, l'interesse e la pressione che tutti coloro che lavorano al CAM hanno esercitato anche su questo organismo in queste settimane sono stati davvero importanti.
  Il CAM è un centro di eccellenza che da decenni accoglie minori – lo dico per chi non lo sapesse – anche molto piccoli, fino ai sei anni di età, sottoposti a provvedimenti dell'autorità giudiziaria minorile di allontanamento dal nucleo familiare, e lo fa in una maniera non convenzionale, ricreando per quanto possibile un ambiente di tipo domestico e rendendo un servizio unanimemente apprezzato.
  Le norme nazionali e regionali attribuiscono la competenza sui servizi assistenziali ai comuni, punto di riferimento per le decisioni dell'autorità giudiziaria sui minori.
  Ciò detto, è chiaro che al Comune di Milano, in via prioritaria ma non esclusiva, spetterà evidentemente affrontare il problema del CAM e auspicabilmente trovare una soluzione che eviti la fine di un'esperienza positiva, la dispersione delle professionalità presenti e soprattutto ulteriori traumi ai bambini ospitati nella struttura.
  Naturalmente, la domanda che ci si può porre è se il comune, in collaborazione con la regione o con le proprie controllate e poi con la Città metropolitana, intenda intervenire per mantenere in attività il CAM e, in tal caso, come ha intenzione di farlo, operando per assicurare ovviamente l'economicità della gestione, o almeno quali saranno i tempi e le modalità per arrivare a questo risultato.
  Da parte mia, immaginando di parlare anche a nome dei colleghi, ritengo importantissimo che l'attività di questo centro di eccellenza continui per tutte le ragioni che abbiamo detto, cioè nell'interesse soprattutto di questi minori, nella salvaguardia delle professionalità e per lo storico rapporto del CAM con l'autorità giudiziaria.
  Abbiamo avuto in audizione due settimane fa il presidente del Tribunale per i minorenni della Lombardia che ha confermato e spiegato direttamente come questo centro rappresenti per il tribunale un punto di riferimento, quindi c’è stata un'ulteriore sensibilizzazione.
  Credo che, dopo tante discussioni fatte, come spesso accade, più sui giornali che di persona, oggi in questa sede, che è quella istituzionale forse più deputata a dipanare questa matassa, ci sia davvero l'occasione affinché tutte le parti coinvolte possano mettere sul piatto proposte, soluzioni e idee.
  Il nostro auspicio è di arrivare oggi a tracciare almeno le linee guida di una strategia che deve vedere insieme tutti gli organismi coinvolti, ossia il comune, la Città metropolitana e la regione, ma anche il CAM stesso e questa Commissione.
  Un eventuale emendamento, di cui abbiamo già parlato, alla legge di stabilità, in grado di garantire a questo centro risorse maggiori per passare un primo periodo e poi addivenire a una soluzione – penso che anche i colleghi saranno d'accordo – potrà essere a firma di tutti i componenti della Commissione.
  Spero ci sarà condivisione, così da fare un'azione che possa avere un ulteriore peso a supporto delle strategie che intenderete mettere in campo.
  Do la parola al direttore del Centro assistenza minori (CAM) di Città metropolitana di Milano, Marcello Correra.

  MARCELLO CORRERA, direttore del Centro assistenza minori (CAM) di Città metropolitana di Milano. Abbiamo messo in un piccolo dossier i dati essenziali dell'attività del Centro assistenza minori, ricostruendo una storia che è iniziata da tempo, perché nasce nel secolo scorso ai primi degli anni Settanta, ma abbiamo focalizzato l'attenzione soprattutto sugli ultimi tempi e abbiamo voluto mettere in evidenza quello che è stato il trend di fatto dal 2006 in poi.Pag. 5
  Il Centro assistenza minori nasce appunto negli anni che ricordavo prima come attività rivolta soprattutto ai bambini privi di tutela familiare e dichiarati tali e, a differenza delle esperienze precedenti, si presentava allora e si presenta tuttora con una forte carica innovativa.
  Al posto dei luoghi «spersonalizzanti» che spesso contraddistinguevano all'epoca l'accoglienza dei minori, l'attenzione della struttura fu sin dall'inizio quella di cercare di ricreare una situazione che rispondesse e rispecchiasse il più possibile le caratteristiche di un ambiente familiare; di qui anche una scelta organizzativa che fu quella di suddividere il Centro assistenza minori in unità autonome sotto il profilo sociale, che furono denominate «casette» perché tali sono.
  Si tratta di appartamenti in grado di ospitare in media sette bambini, in cui si avvicendano educatrici ed educatori durante l'intero arco della giornata, quindi delle 24 ore. Com’è comprensibile, rispecchiando dei parametri minimi dovuti all'accreditamento, c’è un costo di gestione che è elevato perché, se la turnazione è su 24 ore, evidentemente il fattore di costo maggiore all'interno di una struttura di questa natura è sicuramente quello del personale.
  L'obiettivo è appunto ricreare sostanzialmente una situazione di carattere famigliare e nel ripercorrerlo anche garantire quei normali accessi verso l'esterno, verso la comunità sociale. La vita non si svolge tutta all'interno di questo complesso, ma vede anche i bambini e le bambine frequentare corsi di studio, come la scuola materna, quindi i primi approcci all'istruzione.
  Parallelamente questa struttura, che garantisce la gestione, prevede anche una grande attenzione relativamente a quegli aspetti che non si vedono nella vita familiare, ma si sentono, e che riguardano una supervisione psicologica sia per gli utenti sia per il personale che gestisce il servizio.
  La struttura prevede anche un'assistenza di tipo pediatrico, perché abbiamo a che fare con bambini in primissima età.
  Dopo aver descritto con poche parole la natura del servizio, vengo a illustrarvi alcuni dati. L'ospite tipo del CAM è un bambino o una bambina per il quale l'autorità giudiziaria ha ritenuto necessario disporre la tutela attraverso una struttura esterna.
  Ci sono bambini – lo vedremo poi negli esiti dopo la permanenza nel CAM – estremamente problematici, perché molti di loro hanno vissuto in ambito famigliare situazioni gravi e compromettenti sotto il profilo della tenuta psicologica e che hanno in genere bisogno di un congruo periodo di tempo di riadattamento a una situazione di normalità.
  Si tratta, come vedete dalle tabelle che abbiamo riportato, di bambini che oggi, cioè fino al 2013-2014, si assestavano attorno a una cinquantina. Certo, abbiamo avuto una capacità di accoglienza maggiore negli anni precedenti, ossia nel 2006 e nel 2007, ma il numero alla fine si è assestato attorno a una cinquantina di unità.
  Abbiamo ritenuto utile anche riportare un dato che è quello della saturazione del servizio, dove la saturazione è il tempo necessario a coprire un posto vacante. Il tasso di saturazione mediamente si è aggirato oltre 5 punti in più del 90 per cento, il che significa che c’è una domanda esterna forte che è attestata oltre che dal numero delle domande stesse anche dal fatto che il ciclo del servizio raramente vede, purtroppo, lettini vuoti all'interno della struttura.
  Ho detto «purtroppo» anche per ripercorrere una lettera che abbiamo riportato al termine di questo breve dossier insieme ad altre, che dice «spereremmo che il CAM potesse non esserci, purtroppo c’è perché è il mondo che è crudele e che crea questo tipo di situazione».
  La provenienza dei bambini risente in buona parte della presenza di Città metropolitana che è un capoluogo fortissimo, quindi oltre la metà storicamente proviene dal Comune di Milano, ma vi è anche una provenienza diffusa da tutti i comuni della Pag. 6Città metropolitana e spesso anche, come avviene oggi, da altri comuni in ambito regionale.
  Un dato che può essere interessante per capire la complessità del lavoro è quello relativo ai nuclei familiari di origine di questi bambini, cioè quello che è scattato perché il giudice dovesse promuovere poi una tutela nei confronti del bambino o della bambina.
  Abbiamo problemi di natura psichiatrica all'interno del nucleo famigliare di almeno un genitore, per una percentuale che si attesta attorno al 30 per cento dei casi, e registriamo problemi di tossicodipendenza o di alcolismo per una percentuale che è attorno al 20-25 per cento dei casi.
  Meno complessa è la questione relativa al fatto che un genitore possa essere soggetto a restrizione della libertà. Il caso dei figli dei detenuti è molto limitato ed è attorno al 5 per cento e così pure il caso dei nomadi.
  C’è un altro dato che si rifà a un disagio ambientale più in generale ed è attorno al 20-25 per cento, ma la causa maggiore dipende dai primi due item che vi ho citato: un problema psichiatrico di carattere famigliare o di dipendenza forte.
  Ci sono bambini per la maggior parte italiani e i non italiani si aggirano su una percentuale che è inferiore al 50 per cento, ossia intorno a una media del 35 per cento.
  Le fasce di età sono quelle su cui è nato il CAM, che ha un'attenzione particolare alla primissima infanzia, quindi abbiamo bambini, come potete vedere dalla tabella 6, che hanno per la maggior parte una fascia d'età di 0-3 mesi e che raramente sforano l'anno di età. Spesso lo sforamento di questa fascia di età è dovuta soprattutto al caso di coppie di bambini, come uno o più fratellini o sorelline, che per necessità vengono mantenuti all'interno della stessa istituzione.
  La gravità della situazione è attestata dalle statistiche relative al collocamento dopo la dismissione. In merito, il rientro in famiglia è un caso purtroppo abbastanza raro.
  C’è poi una via di mezzo tra il rientro in famiglia e il collocamento eterofamigliare che è l'ingresso nelle comunità mamma-bambino, ma anche qui i numeri sono relativamente bassi. La complessità del lavoro, assieme alla ricostruzione psicologica del bambino o della bambina, sta nel collocamento eterofamigliare, il che significa percorsi di adozione o di affido che seguono un iter complesso che conoscete probabilmente molto meglio del sottoscritto e in cui giocano un proprio ruolo l'autorità giudiziaria, le amministrazioni locali e i servizi sociali.
  Questa è la fotografia di quello che è stato il CAM fino al 2014, con un elemento, che vi aggiungo, rappresentato dal costo di questo tipo di servizio che abbiamo voluto fare nell'aprile del 2014, quindi con l'entrata in vigore della riforma sull'assetto degli enti di area vasta.
  Il CAM aveva all'aprile del 2014 un costo annuo superiore ai 3 milioni 500 mila euro a fronte di entrate che, nonostante tariffe elevate ma comprensive di tutto il panorama dei servizi possibili, si attestavano nella previsione del bilancio 2014 a 1 milione 700 mila euro all'anno.
  La componente maggiore, come ho già detto, era costituita dal personale che quota circa 1 milione 800 mila euro all'anno come costo complessivo per quanto riguarda la fascia educativa e 370.000 euro all'anno per quanto riguarda i servizi di natura trasversale, mentre il costo di gestione dei servizi collaterali, ossia il vitto, gli aspetti ludici, le pulizie e via discorrendo, si aggirava attorno ai 400.000 euro.
  L'analisi di questa composizione dei costi richiede una specifica che è connessa alla natura del servizio gestito in economia da parte della Provincia di Milano prima e oggi della Città metropolitana. Inoltre, ci sono alcune componenti che, anche se non corrispondono a un servizio, gravano lo stesso sul centro di costo. Un esempio per tutti è il caso delle aspettative per maternità.
  Una maternità per un ente pubblico è un elemento di costo nel senso che a differenza del settore privato, del terzo settore eccetera, dove l'INPS interviene Pag. 7dopo pochi giorni nel ricostruire la situazione e permettere la sostituzione è una voce particolarmente sensibile, soprattutto se teniamo conto della tipologia di personale che è in prevalenza, purtroppo, femminile.
  Ho detto «purtroppo» perché le figure maschili che ci sono state tra gli educatori hanno svolto un ruolo estremamente importante nell'equilibrio dei bambini e lo dico anche per il tipo di lavoro, che è duro, richiede turni e capacità di sollevare pesi, perché i bambini sono anche pesanti, ma richiede anche un'età che sia il più vicino possibile a quella della maternità, che è uno degli elementi che spesso e volentieri, per fortuna, si riproduce all'interno del CAM.
  Tuttavia, avere per esempio una decina di persone su un organico come questo che gode di aspettativa di maternità significa iniziare a mettere su quel centro di costo una somma superiore ai 500.000 euro all'anno. Per quanto riguarda i conti, credo che quello che ho detto possa bastare.
  Arrivando al presente, dopo la legge Delrio, a fronte di un problema di competenze derivanti dalle funzioni fondamentali assegnate alla Città metropolitana e alle Province, questo servizio si è trovato in una crisi di identità e, nonostante la missione di grande utilità, con un problema di legittimità nella tenuta della spesa relativa a questo tipo di attività, soprattutto nel momento in cui la spesa non è in equilibrio.
  Si è proceduto sostanzialmente in un meccanismo di rallentamento nell'accoglienza di nuovi bambini, che è andato di pari passo con il divieto anche di assumere personale, quindi di poter procedere alle necessarie sostituzioni e a garantire gli equilibri dell'accreditamento.
  Fatto sta che i bambini, dalla cinquantina che, come dicevo prima, frequentavano annualmente il centro, sono oggi scesi a diciassette, con una previsione positiva di tre affidamenti per fine anno. Si apre, però, un problema di tenuta complessiva, di riorganizzazione del servizio e di scenario, per il quale lascio la parola alla consigliera.

  PRESIDENTE. Grazie, direttore.
  Do la parola a Maria Rosaria Iardino, consigliera delegata di Città metropolitana di Milano.

  MARIA ROSARIA IARDINO, consigliera delegata alle pari opportunità, politiche di genere, sostegno alle categorie più deboli e disabilità di Città metropolitana di Milano. Ringrazio di averci invitato in questa sede autorevole.
  Voglio subito dire che non c’è nessun atto formale a oggi che stabilisca la chiusura del CAM, ma questo è dato per assunto, perché per chiudere un servizio ci vuole un atto formale che al momento non c’è.
  Tuttavia, c’è un'enorme preoccupazione che è quella della sostenibilità economica, e lo dico perché il CAM è una particolarità che c’è solo nella Città metropolitana di Milano. In merito, ho fatto un'indagine e ho provato a trovare dei modelli nelle altre città metropolitane per capire come avessero affrontato il problema, ed ho avuto conferma che questa specificità è presente solo nella Città metropolitana di Milano.
  Il CAM coinvolge molti comuni, anch'essi molto preoccupati non tanto della riorganizzazione del servizio – qui vengo alla seconda comunicazione – quanto della continuità dello stesso, che questi bambini attualmente ospiti nel CAM vedono messa un po’ in discussione.
  Ho qui con me un documento per voi da parte di tutti i comuni che al momento pagano una retta, come è stato detto, molto elevata per sostenere quella qualità del CAM, sulla quale non spenderò molte parole, e che chiedono di non interrompere questo percorso educativo.
  Si tratta di bambini che non hanno avuto con gli adulti un buon approccio; infatti, se sono finiti al CAM, vuol dire che hanno visto spezzata la fiducia nei confronti dell'adulto.
  Ce ne sono alcuni che purtroppo hanno cambiato più comunità. Ci ritroviamo, Pag. 8quindi, con dei bambini che in questo momento hanno una stabilità non solo psicologica e sociale, perché, anche se non è stato detto, tre dei diciassette bambini hanno problemi anche sanitari, visto che le lesioni di cui stiamo parlando su alcuni di essi portano anche a una complessa presa in carico socio-sanitaria.
  Il punto è che nessuno qui vuole chiudere il CAM o non garantire il rapporto fiduciario e il sostegno psicologico a questi bambini.
  Il tema importante, per il quale sono qui come consigliera delegata a chiedervi una mano, è quello di rendere sostenibile il periodo transitorio, sul quale è stata già citata la legge Delrio, ma potrei anche citare la legge regionale sulla città metropolitana. Intendo dire che in tale passaggio complesso, dove non è possibile cancellare le province con una riga, c’è la necessità di avere un periodo transitorio per poter bene e meglio governare alcuni servizi che non fanno più oggettivamente capo a Città metropolitana, anche perché non stiamo parlando di un ufficio dove basta chiudere la chiave e portare via dei faldoni.
  Come il dottor Correra ha ricordato, tre bambini a fine anno saranno adottati, ma altri tre o quattro sono in fase di affidamento previsto nei primi mesi dell'anno 2016, per cui è importante che ci venga data la possibilità di accompagnare – lo devo dire per onestà – l'esigenza di trasformare questo servizio non solo da un punto di vista economico ma anche in una visione a medio e lungo termine. Tutto ciò lo possiamo fare insieme. In tal senso, noi abbiamo già avviato colloqui e confronti.
  Naturalmente l'allarme che ha voluto lanciare Città metropolitana è che ci sarà un problema economico dal prossimo gennaio e, visto che la legge regionale è stata votata il 29 settembre, c’è preoccupazione, per cui vi chiediamo di darci una mano a coprire economicamente questo periodo che abbiamo di fronte e di ragionare sul servizio, mettendo al centro dell'attenzione i bambini, anche quelli che verranno.
  Mi sono assunta la responsabilità di non accogliere più bambini fino a quando non ci fosse chiarezza normativa, perché mi sembra evidente, e voi mi insegnate, che il primo compito è quello di assumersi la responsabilità delle azioni che si compiono; quindi non c’è stata la volontà di far morire il CAM poco per volta – come ho letto sui giornali provandone un po’ orrore – ma quella, fino a quando non c’è una prospettiva chiara, di non mettere nella condizione di sofferenza altri bambini.
  Potrei passare immediatamente a una proposta concreta, se il presidente me lo consente, però voglio prima dire, con la stessa chiarezza che ho usato in tutti gli altri ambiti o sedi istituzionali dove sono stata chiamata a raccontare i problemi del CAM, che non è nella disponibilità del Comune di Milano decidere se prendere in carico o meno il CAM, ma è Città metropolitana che, insieme ai comuni che vedono in quel servizio un'eccellenza, deve provare a costruire un percorso virtuoso e a individuare il tipo di soggetto da costruire.
  Non è stato detto, o forse è stato detto e mi è sfuggito, che la particolarità del CAM è la costruzione a stella, che riproduce in ogni casetta un ambiente famigliare, oltre a tutti i servizi correlati; quindi, in maniera strutturale ed edilizia è nato appunto con lo scopo di offrire un percorso di quel tipo. Apprezzo molto la sua introduzione e la ringrazio. Ritengo che non si debba strumentalizzare minimamente questa vicenda che è delicatissima.
  Il Comune di Milano sicuramente ha molti bambini, però non è l'unico. Al momento noi abbiamo cinque comuni interessati che hanno bimbi ospiti al CAM, non tutti in Città metropolitana, compresi alcuni, come Vigevano, che sono esterni e fanno riferimento alla regione.
  Abbiamo incontrato già il sottosegretario della regione Lombardia, Giulio Gallera, al quale avevo chiesto la disponibilità di un tavolo, e spero che questa Commissione dia una mano a costituirlo in maniera formale tra Regione Lombardia, Città metropolitana e tutti i comuni interessati a far parte di questo processo.Pag. 9
  Di sicuro quello che in questo momento ci occorre è un vostro emendamento trasversale, perché tale è il tema dei minori, che dia quell'ossigeno necessario a Città metropolitana per superare quest'anno, e noi in un anno dobbiamo avere la responsabilità istituzionale di trovare una soluzione definitiva perché non è corretto continuare a lavorare nell'incertezza non solo per i lavoratori ma soprattutto per i bambini.
  Io qui ho una serie di attestati di merito trasversali (dal Tribunale per i minorenni all'Arcidiocesi di Milano), ma quelle che ho gradito di più sono le testimonianze di coloro che hanno accolto questi bambini. Una cosa che mi ha veramente riempito il cuore è il fatto che c’è chi, uscito da quel servizio, poi è ritornato a riprendere un bambino.
  L'incidenza del reiterare il danno subìto, che è un altro indicatore molto importante della qualità di un servizio, è quasi nulla. Si tratta di bambini maltrattati e/o abusati: cito in particolare il caso di un bambino, Paolo, che è stato scosso violentemente (sindrome SBS) e presenta delle lesioni molto gravi. Il minimo che possiamo fare come adulti è trovare una soluzione congiunta e trasversale, affinché nessuno di questi bambini attualmente ospiti cambi comunità solo perché non siamo stati in grado di provvedere adeguatamente.
  Poi c’è la partita del CAM sulla riorganizzazione, che i dipendenti ben conoscono perché ne abbiamo discusso tante volte, e che va affrontata nella sua sostenibilità e con concretezza. A noi servirebbe solo un anno e abbiamo bisogno almeno di 2 milioni di euro per arrivare a dicembre del prossimo anno.

  PRESIDENTE. In merito al «famoso» emendamento, abbiamo quantificato le risorse e il periodo, quindi io credo che questa Commissione potrebbe senz'altro proporsi di aiutarvi presentandolo.
  Abbiamo individuato la somma di 2 milioni di euro per aiutare Città metropolitana di Milano fino alla fine dell'anno 2016 a gestire la fase transitoria. Verso cosa ?
  Do la parola all'assessore Pierfrancesco Majorino.

  PIERFRANCESCO MAJORINO, assessore alle politiche sociali e cultura della salute del Comune di Milano. Grazie, presidente e commissari, per quest'occasione non scontata di riflessione in una sede tanto autorevole.
  Per quello che riguarda il Comune di Milano, a seguito anche di queste affermazioni a noi già anticipate nei giorni precedenti da parte della consigliera delegata della Città metropolitana, vi è ovviamente l'impegno a far sì che in questi mesi vi sia una presenza costante, per il valore dell'esperienza lì sviluppata, del Comune come ente inviante, quindi – in altre parole e per dirla in maniera ancora più diretta e semplice – vi è l'impegno da parte nostra a continuare a ritenere il CAM una delle strutture a cui fare riferimento per l'inserimento dei minori.
  Ci troviamo di fronte ad una realtà, quella milanese, che, come si sa, è molto ricca sul piano dei soggetti che operano nell'attività cui stiamo facendo riferimento. Sono 403 le comunità di cui attualmente il Comune si serve, mentre i bambini minori soli inseriti in comunità sono stati 1.013 per il 2014 e sono 2.374 i minori inseriti in comunità, se consideriamo anche altre condizioni a cui fare riferimento.
  Vorrei precisare una cosa ovvia per i commissari che gradirei fosse inserita a verbale nell'ambito di questa riflessione: non siamo di fronte a una città o a un'area metropolitana povera sul piano dell'offerta; siamo di fronte però, credo, alla necessità di far sì che quest'esperienza non concluda in modo drastico il suo percorso, affinché si verifichino e si esplorino tutte le possibilità per dare continuità all'esperienza sin qui fatta; abbiamo la necessità di affrontare, non come conseguenza di un processo riformatore, cioè quello avviato dalla legge Delrio, ma come confronto sul tema della qualità piuttosto Pag. 10elevata del servizio offerto, la situazione, e capire in che modo e in che forma il CAM possa proseguire.
  La retta riconosciuta al CAM è, come si ricordava, notevole; infatti siamo di fronte a una cifra pari a 160,88 euro, mentre una retta media praticata nell'ambito delle altre strutture comunitarie è di 76,83 euro. Credo che questo sia dovuto da una parte, come si diceva, alla ricchezza del servizio, e dall'altra anche alla sua natura pubblica, cosa che penso sia corretto ricordare in una sorta di tavolo di lavoro immaginario che cerca di ragionare sul futuro concretamente.
  Da parte nostra c’è l'impegno assoluto e totale a non cogliere l'opportunità – scusate la brutalità – di generare sulla pelle, sulla vita e sulla testa dei bambini un risparmio, immaginando di trovare da domani delle strutture con rette minori che possano ospitarli e pensando al fatto che l'impegno economico così importante che c’è stato in questi anni possa proseguire in futuro. In altre parole, non vogliamo utilizzare questa situazione, perché significherebbe assumerci una grave responsabilità di politica sociale, come l'occasione per produrre un risparmio.
  Il tema vero è chi diventa, dopo un periodo transitorio che credo sia assolutamente necessario – quindi condividiamo totalmente, anzi ci sentiamo di aver costruito insieme alla consigliera Iardino l'ipotesi che faceva – l'ente gestore di un'esperienza simile. Io credo francamente che senza risorse straordinarie sia impensabile ritenere che tra due anni il Comune di Milano possa magicamente diventare colui che internalizza il CAM, e lo dico per evitare che immaginiamo i prossimi dodici mesi, qualora dovessimo ritagliarceli grazie anche al vostro indispensabile concorso, come semplicemente un ponte per poi rifare la stessa discussione – chi ci sarà, la farà – tra tredici mesi.
  Il tema vero è chi è il soggetto gestore. Inoltre, se noi lo vogliamo mantenere in un ambito pubblico, abbiamo bisogno di risorse straordinarie e di un processo di razionalizzazione dei costi, altrimenti l'unica possibilità è pensare di esternalizzare il servizio mettendolo a bando, magari ottenendo da Città metropolitana che la struttura venga messa a disposizione dell'ente gestore. Quest'ultima soluzione, da quel che mi è dato sapere, è difficilmente realizzabile. Queste sono le due possibili strade.
  Ritengo molto incoraggiante il vostro interesse a trovare una soluzione e a cercare di aiutare anche sul piano degli strumenti, ma ci vuole – lo dico senza polemica, anzi convinto che poi si concretizzerà nelle prossime settimane – anche la presenza della Regione Lombardia, che evidentemente è parte indispensabile della ricerca di una soluzione in un dialogo che, assolutamente d'accordo con la presidente, è scontato debba essere realmente costruttivo e capace di non rinchiudersi nell'ambito della definizione di rigide responsabilità o addirittura, cosa che sarebbe delirante, di appartenenze culturali e politiche. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, assessore. Per concludere questa panoramica, prima di dare la parola ai commissari, do la parola a suor Palaga, coordinatrice del CAM, e poi a un'educatrice, la signora Guida Ingenito.

  PALAGA GORZO, operatrice del CAM di Città metropolitana di Milano. Prima di tutto voglio ringraziarvi per l'accoglienza e per questa possibilità.
  Penso davvero di portare i ringraziamenti da parte di tutte noi che lavoriamo e, posso dire, viviamo davvero 24 ore su 24 con i nostri bambini.
  Oggi stiamo qui per dirvi o per cercare di dire, anche se è tanto difficile, della bellezza di questo posto e della qualità del lavoro che si svolge.
  Prima del mio intervento, si è parlato molto di costi, però vorrei sottolineare il valore dell'azione educativa che si fa nei confronti dei nostri bambini. Mi dispiace che non abbiamo portato delle foto o delle proiezioni per farvi vedere la quotidianità dei nostri bambini che è fatta veramente di tante piccole cose che secondo me Pag. 11hanno un altissimo valore e un altissimo prezzo che non si può quantificare.
  Vi chiedo di porre l'attenzione sul valore di questo servizio, che nella sua unicità, secondo noi, va davvero salvaguardato, cercando sicuramente i mezzi e le modalità adatti, perché i tempi richiedono cambiamenti, e di salvaguardarlo come servizio pubblico perché secondo me è una garanzia di qualità.
  Inoltre, a nome delle mie colleghe, vi invito anche a visitarci – intanto ringrazio lei per essere già venuta – perché penso che vedere i nostri spazi e il volto dei nostri bambini aiuti a capire ciò che noi non riusciamo a raccontare, anche perché non siamo abituati a stare a tavoli di lavoro e di trattativa, ma oggi siamo qui soltanto per testimoniare, ripeto, la bellezza e la qualità di un servizio, non tanto di un lavoro.
  Prima di vostre eventuali domande, vorrei raccontarvi di due piccoli fatti accaduti tra ieri e oggi. Ieri pomeriggio io ed un'altra operatrice del CAM siamo andate alla riunione con le maestre di uno dei nostri bambini che il 16 novembre compie sette anni e che ha dovuto cambiare ben 8 comunità per motivi seri. I bambini arrivano da noi non a caso.
  Certo, è vero che sul territorio milanese ci sono tantissime comunità, ma come la nostra non ce n’è un'altra e non ce n’è perché, con questa benedetta retta che tanto fa clamore, praticamente noi possiamo, dottor Correra, offrire un servizio completo che per i nostri bambini è importantissimo perché non vengano sbattuti di qua e di là.
  C’è il valore della continuità di un servizio, come per un figlio, e non accade che un bambino che ha bisogno della logopedia lo affidiamo a una tata e, se poi ha bisogno della pediatria, lo affidiamo a un'altra. I nostri bambini in questa retta riescono ad avere la garanzia di una risposta a tutte le loro esigenze, perché noi ci mettiamo davvero in ascolto di quello che hanno bisogno, il che è molto importante, e viviamo con loro 24 ore su 24.
  Ieri, come vi dicevo, siamo andate alla riunione con le maestre di scuola di un bambino, Simone, che ha iniziato soltanto adesso la prima elementare e con un disagio molto significativo. Abbiamo sentito le maestre che ci hanno detto che è un bellissimo bambino ed ha un'intelligenza acuta, ed è da noi da meno di un anno.
  In più abbiamo un'altra bimba, Alessia, che è da noi da quando aveva sei mesi perché la mamma che è in carcere ha partorito dopo di lei un altro bambino. Alessia ha compiuto tre anni e ieri mattina si è svegliata, è venuta in ufficio e, quando la stavo per prendere in braccio, mi ha detto: «non mi prendere ancora, perché sono un po’ bagnata di pipì, mi vado prima a cambiare». Vi dico questo per spostare un po’ l'attenzione.
  Noi vi portiamo dei volti concreti, ci mettiamo il cuore e non siamo qui per rivendicare o per contestare disinteressi, ma per chiedere una vera collaborazione tesa a cercare di salvaguardare questo servizio e a trovare una soluzione per un futuro. Si tratta di un servizio che secondo me in Italia può essere d'esempio perché la sua storia, che non è iniziata soltanto negli anni Settanta ma anche prima, è segno di una qualità e di un valore che ha, ed è a misura di bambino.
  Come ho già detto altrove, credo che lo Stato abbia investito davvero tantissimo, per cui è un tesoro che sarebbe davvero un peccato perdere.
  In merito, non so l'esperienza che ognuno di voi ha e se avete delle domande, certo è che noi siamo qui per raccontarvi, se c’è bisogno, ben volentieri, e invitarvi a venire a vedere il nostro centro.

  GUIDA INGENITO, operatrice del CAM di Città metropolitana di Milano. Lavoro da quasi ventidue anni al CAM, dove sono entrata quasi per caso, perché studiavo giurisprudenza, ma poi ho interrotto gli studi.
  Quando sono entrata in quel posto per fare domanda per la scuola di puericultura, sono rimasta colpita, quasi scioccata, e me ne sono innamorata. Poi sono uscita, sono andata a casa e ho detto a mio marito di aver trovato quello che mi sarebbe piaciuto fare nella vita, per cui mi Pag. 12sono iscritta a quella scuola che ai tempi funzionava all'interno del CAM, ma da un paio d'anni è stata chiusa, e dove venivamo formate per questa esperienza.
  Ho fatto di tutto per lavorarci, perché ho fatto il concorso, l'ho vinto e mi sono impegnata tantissimo, e, quando sono arrivata a lavorare al CAM, ero veramente felice. Posso dire di avere fatto per tutti questi anni un lavoro che mi ha appagato nella sua completezza. Non tutti hanno questa fortuna; io l'ho avuta e spero di continuare a farlo, perché sento di avere tantissimo ancora da dare a questi bambini, che a loro volta danno a me.
  Il nostro lavoro è veramente fantastico: ci svuota da una parte di energie e di forza fisica, però dall'altra ci riempie l'anima e il cuore e ci dà veramente motivo di orgoglio per continuare a farlo ogni giorno con tutte le fatiche e con tutte le rinunce da parte nostra, della famiglia, degli amici, delle persone care che ci stanno vicino. Siamo appagate perché il ritorno è veramente sostanziale e importante.
  Per quanto riguarda i bambini che noi accudiamo, la preoccupazione più grande in questo momento per noi è quella di pensare a come parlare loro, se questo servizio verrà dismesso. Inoltre, dovremo accompagnarli noi nello spostamento in un'altra comunità. Questa è, secondo me, la situazione che affligge veramente tutte noi.
  La cosa che noi diciamo per tranquillizzarli è che una volta arrivati al CAM tutti i bambini poi vanno a casa, ma questa volta dovremo rimangiarci le parole e dire loro che il prossimo spostamento non sarà verso una famiglia e dei nuovi genitori, e che non andrà come loro si aspettano, avendo visto tutti gli altri bambini andare via con certe modalità.
  Inoltre, dovremo accompagnarli in un'altra realtà che sarà sicuramente dura per loro, perché in tutto questo tempo hanno instaurato con noi dei rapporti significativi.
  Noi abbiamo dato loro la speranza e il diritto di essere bambini che, nel momento in cui sono arrivati da noi, non avevano più, perché erano bambini abusati su tutti i fronti, quindi abbiamo cercato di dare loro la fiducia e spesso lo abbiamo fatto bene. Riusciamo a capire che il nostro lavoro veramente significa qualcosa quando i bambini ti abbracciano e ti dicono «ti voglio benissimo» oppure ti baciano la mattina, vengono in braccio e sono felici di vedere la tua faccia. Si tratta di cose che non si possono dire con le parole.
  Rinnovo l'invito di suor Palaga a venire a trovarci, perché è una realtà talmente lontana dall'esperienza quotidiana che si può capire solamente vivendola.
  Vorrei sottolineare anche un altro aspetto: il nostro centro è ormai diventato un punto di riferimento per tutti i bambini che sono andati a casa in questi anni e che saranno migliaia da quando lavoro lì. Molto spesso, durante l'arco della storia del mio lavoro, mi sono trovata a rivedere bambini ormai grandi, ragazzini o adolescenti o a volte anche giovani, che vengono a raccogliere i loro pezzetti di storia e a distanza di anni desiderano vedere qual è stato il loro lettino, quali sono state le persone che li hanno accuditi, dov'era il bagno, dove era il fasciatoio in cui venivano cambiati.
  Si tratta di emozioni forti che arricchiscono tantissimo il nostro lavoro, perché a distanza di anni questi ragazzi si ricordano di noi e a volte si ricordano anche i nostri nomi. È importante anche che tutte queste persone, tutti questi ragazzi, questi bambini e questi adolescenti vengano e trovino ancora la loro casetta e le persone che hanno voluto loro bene nel momento in cui erano così in difficoltà.

  PRESIDENTE. Grazie. È molto importante anche questa vostra testimonianza per tutti noi e per i relatori che sono qui.
  Avete accennato alla visita che ho fatto e vorrei dire anch'io quello che mi ha colpito: il lettino che aveva rifatto una bimba mettendo il peluche sotto le coperte come se fosse un bimbo. La bimba avrà avuto quindici mesi, ma questo lettino rifatto in maniera un po’ artigianale con le coperte rimboccate e l'orsetto di peluche me lo ricordo ancora. Grazie.Pag. 13
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIUSEPPE ROMANINI. Le testimonianze che abbiamo sentito oggi vanno da quelle più tecniche a quelle più di vissuto personale di un'esperienza che ha, a mio modo di vedere e anche per quel che ho capito, costi paragonabili a quelli di altre esperienze che conosco in altre regioni. Tuttavia, mi sembra che la cosa importante sia la rappresentazione della funzionalità di questo servizio che è stata testimoniata in modo piuttosto efficace.
  Siamo di fronte alle conseguenze del riordino della legge Delrio, ma permettetemi di esprimere un po’ di stupore per il fatto che la questione di un servizio così importante e in un contesto, come è stato detto dall'assessore, molto ricco di offerta non sia stata affrontata prima. Infatti oggi qui siamo con un campanello d'allarme in un'emergenza assoluta dal punto di vista dei tempi.
  Nessuna delibera è stata assunta per quel che riguarda la chiusura, ma leggo nella relazione di comunicati stampa che comunque annunciano l'interruzione del servizio entro il 31 dicembre del 2015, quando manca sostanzialmente pochissimo a questa data.
  C’è una situazione di urgenza, dal momento che la funzione non è attribuibile alla Città metropolitana. Tuttavia, altri tipi di servizi ma anche alcuni molto simili, come il progetto «Icaro» nella mia regione o servizi gestiti dalla Provincia, che non hanno una corrispondente competenza nelle nuove forme di riorganizzazione territoriale, normalmente trovano delle soluzioni di compartecipazione dei comuni che una volta costituivano la Provincia.
  Nell'ambito territoriale interessato, non c’è più la Provincia ma l'Unione dei comuni che in qualche modo, quando riconosce il valore dell'esperienza che si sta portando avanti, se ne fa carico. Tuttavia, siamo qui, quindi vuol dire che questi passaggi non ci sono stati o non hanno portato a soluzioni, quali per esempio le fondazioni, o altre ancora che potevano magari risolvere alcune questioni di carattere giuridico e di disciplina del lavoro, mantenendo la partecipazione di tutti gli enti.
  Penso che l'allarme vada raccolto e che non possiamo ignorarlo. Inoltre, pur riferendoci a un territorio che, come si diceva, è ricco di offerta dei servizi, penso che vada dato il tempo di ragionare su queste possibilità che dicevo prima o su altre da individuare in quel di Milano o riferite, anche se forse è più difficile, alla Regione Lombardia o comunque, vista l'utenza, all'area di Milano e dei comuni limitrofi che sostanzialmente fanno riferimento alla Città metropolitana, anche perché mi pare che il 90 per cento della domanda espressa arrivi da lì.
  Tuttavia, abbiamo un'urgenza anche noi, nel senso che la finanziaria è in discussione oggi al Senato.
  Intanto mi scuso con gli ospiti perché sta cominciando la discussione alla Camera e poi ci sarà il voto, quindi fra poco dovremo salutarvi.
  Sappiamo dai colleghi senatori che l'impostazione delle richieste emendative sulla legge di stabilità ha 48 ore a disposizione.
  Ora, non credo, presidente, che noi abbiamo la possibilità di fare molti passaggi su questo argomento. Inoltre, tornarci su come Commissione bicamerale è impossibile, per cui propongo, se anche gli altri commissari sono d'accordo, che venga delegata la presidente per aprire un tavolo con i capigruppo e quanti altri possano essere referenti di una richiesta di questo tipo, in modo da porre la questione nelle 48 ore che ci separano dalla chiusura dei tempi per gli emendamenti.
  Dico questo perché penso che sarebbe un delitto in questo momento, per questione di tempi così ristretti, impedire la possibilità di un ragionamento che dia una prospettiva a questa esperienza tanto importante che da tanto tempo svolge il suo ruolo in Lombardia.

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  PRESIDENTE. Credo che la proposta del collega sia sicuramente da condividere. Per parte mia sono pienamente d'accordo, ma penso lo siano anche gli altri.

  ORNELLA BERTOROTTA. Vorrei chiedere solo due chiarimenti.
  Intanto vedo indicato, tra le malattie, il labbro leporino che non mi pare sia, oggi come oggi, una patologia irreversibile, perché si opera nel 100 per cento dei casi, quindi non capisco il motivo della sottrazione alla famiglia. Forse c’è qualche caso in cui le famiglie li rifiutano, ma mi ha colpito trovare tra le patologie, insieme all'alcolismo, il labbro leporino.
  Poi, ho visto a pagina 10 che c’è un'inversione di tendenza sul totale bambini ospitati nell'anno, perché nel 2006 erano ospitati 90 bambini e pian piano siete andati dimezzando questo numero. Tutto ciò è accaduto perché si sapeva che prima o poi sarebbe andata a morire quest'esperienza ? Vorrei chiarimenti in merito.
  Inoltre, sono di gran lunga diminuiti i rientri in famiglia. Mi pare che negli ultimi anni la politica abbia aiutato e incentivato il rapporto con la famiglia d'origine, per cui mi sembra un po’ anacronistico e discordante il passaggio da 29 bambini rientrati nel 2006 agli otto di oggi.
  Per quanto riguarda i costi, forse mi è sfuggito qualcosa, ma mi sembra abbiate detto che il CAM costa 3 milioni 500 mila euro all'anno, quindi 70.000 euro a bambino, di cui 1 milione 800 mila è il costo complessivo, se non ho capito male, mentre la cifra di 370.000 che tipo di costo è ? Lo dico perché invece i servizi trasversali, il vitto e le pulizie costano cifre ragionevoli, rispettivamente 400.000 euro e 370.000 euro, ma non capisco a cosa si riferisca questo costo complessivo e come si arrivi a 3 milioni 500 mila euro all'anno e quindi, considerando una media di cinquanta bambini all'anno, a 70.000 euro a bambino per anno, cioè la retta annuale a spese del Comune o della Città metropolitana, che dir si voglia, o della Provincia.
  In effetti è una cifra abbastanza alta, per cui vi chiedo se voi ritenete che magari dando un incentivo maggiore a delle famiglie affidatarie si potrebbe sortire lo stesso effetto con la vostra soddisfazione trasferita a queste famiglie che si possono occupare dei bambini.
  Certo, capisco che voi siete nati tanti anni fa, quindi avete un'esperienza di lungo corso, però oggi si ritiene, in base al lavoro fatto in questi tre anni, che l'inserimento in una famiglia sia migliore di quello in un istituto, visto che si parla di bambini che hanno una media di età di due anni e mezzo, se non ho capito male, quindi per la maggior parte neonati o comunque bambini piccolissimi, che sicuramente troverebbero facilmente una famiglia disposta ad accoglierli.

  LORENZO BATTISTA. Brevemente, presidente, come è stato detto, la legge di stabilità è in esame al Senato, poi ci sarà un passaggio alla Camera.
  Io mi impegno a cercare di dare una risposta in questo momento così transitorio e difficile di questa realtà. Certo, c’è uno stanziamento di 160 milioni con la legge di stabilità in favore delle Città metropolitane, ma bisognerebbe veicolare la parte che voi chiedete.
  Poi, magari, possiamo a margine avere in dettaglio l'importo preciso, ma penso che si tratti di una realtà, come è stato espresso in maniera lapalissiana, di eccellenza e non andrei a guardare il costo. Uno magari può anche fare il costo medio per bambino, però dobbiamo pensare che è una istituzione esemplare che in condizioni di prosperità dovrebbe essere presa come modello.
  Penso che, se ci riduciamo ogni volta a guardare il centesimo, non ne usciamo vivi noi come Paese prima ancora che come comunità, quindi io mi impegno a farmi portavoce del vostro problema per cercare di arrivare al traguardo. Se ci riusciamo, in prima battuta al Senato, altrimenti, se ci sarà il tempo, magari durante il passaggio alla Camera, dove ci sono anche dei rapporti di forza politica diversi.

  SANDRA ZAMPA. Vorrei ringraziarvi perché è molto interessante scoprire queste Pag. 15realtà, di cui avevo già letto diverse notizie e informazioni. Inoltre, i colleghi che sono venuti oggi qui e che sono di quell'area e di quella città me ne avevano molto parlato, perciò siamo perfettamente consapevoli del valore dell'esperienza che voi avete portato qui.
  Mi riconosco assolutamente nella proposta che ha avanzato il collega Romanini, cioè di impegnare la presidenza per tentare di intervenire, anche se in realtà occorre farlo in Senato, perché è lì che in questo momento la legge di stabilità parte e prenderà forma.
  Ringrazio anche le istituzioni per la loro presenza e mi rallegro molto del fatto che siamo qui una volta tanto in una formazione politica assolutamente trasversale, che è la testimonianza che il tema sta a cuore al Parlamento e che di fronte a situazioni come queste, di fronte all'infanzia e all'adolescenza, ognuno di noi tenta di lasciare a casa la maglietta della propria appartenenza strettamente politico-partitica per lavorare insieme.
  Lo spirito con cui è nata d'altra parte questa Commissione è esattamente questo, perciò occorre tutti fare uno sforzo per continuare su questa strada.
  Ho molto apprezzato che si sia già anche pensato a come andare oltre, siamo perciò tutti consapevoli che dobbiamo in questo momento trovare una soluzione ponte per rassicurarvi che faremo davvero quanto possibile per andare nella direzione che la proposta dell'assessore peraltro ci ha già indicato.

  PRESIDENTE. Do la parola agli auditi per la replica.

  MARCELLO CORRERA, direttore del Centro assistenza minori (CAM) di Città metropolitana di Milano. Telegraficamente: perché il trend è in diminuzione ? In merito, c’è stata sostanzialmente una scelta di sostenibilità e di maggiore concentrazione sulle fasce della primissima età, il che appunto è attestato dalla curva che va in senso opposto e che è quella delle fasce di età.
  Il collocamento in famiglia è sicuramente l'obiettivo del servizio, ma non risiede nel servizio la possibilità di collocare un bambino in affido anziché in adozione, perché siamo all'interno di un procedimento giudiziario che si accompagna e si valuta, ma la decisione non sta all'interno della struttura del CAM.
  Per quanto riguarda la composizione dei costi, probabilmente non è stata chiara la questione sui costi trasversali del personale. Noi abbiamo il costo del personale socio-educativo, che va dagli educatori e dalle educatrici che intervengono direttamente all'interno della comunità ai costi dell'assistente sociale, di supervisione e delle collaborazioni specialistiche.
  Poi ci sono dei costi amministrativi generali, cui facevo riferimento, che sono la gestione amministrativa in senso stretto e le spese di gestione che sono l'ultima delle componenti.
  Possiamo anche fornirvi uno specchietto su questa fotografia, visto che nella relazione non c’è.
  I costi prevalenti, e non di poco, riguardano il personale, perché un servizio che lavora sette giorni su sette per 365 giorni all'anno eroga 8.700 ore di lavoro da coprire. Un lavoratore, normalmente, quando lavora 1.600 ore all'anno, sta facendo già gli straordinari, perché il conto medio si attesta attorno alle 1.500 ore.
  Già mantenere un rapporto medio di uno a due fa saltare i costi, quindi il problema sta in questa composizione dei costi e nelle questioni che altri commissari ricordavano, come il fatto che la natura giuridica del servizio in economia non permette, per esempio, di utilizzare direttamente il volontariato, se non in forme molto mediate, perché il lavoro volontario all'interno della pubblica amministrazione è vietato.
  Certo, noi stiamo utilizzando il servizio civile eccetera, ma non il volontariato nelle forme tipiche.

  ORNELLA BERTOROTTA. Non ho capito la questione della maternità.

  MARCELLO CORRERA, direttore del Centro assistenza minori (CAM) di Città metropolitana di Milano. Nel settore privato Pag. 16la maternità la paga l'INPS, mentre nel settore pubblico non la rimborsa e rimane a carico dell'ente, quindi la scelta della natura giuridica della forma di erogazione del servizio è un fatto essenziale.

  MARIA ROSARIA IARDINO, consigliera delegata alle pari opportunità, politiche di genere, sostegno alle categorie più deboli e disabilità di Città metropolitana di Milano. Vorrei rispondere prima che andiate via tutti e per una questione di onestà intellettuale, visto che è tutto registrato, alla perplessità di un commissario che ci ha chiesto come mai siamo arrivati a questo punto. In realtà, noi siamo arrivati soltanto adesso perché il 29 settembre è stata votata la legge in Regione Lombardia, quindi non ci siamo trovati nella possibilità di poter avere una visione più chiara prima.
  Infine, ho l'obbligo anche di sottolineare che quanto si vorrà fare con l'emendamento, per il quale mi rendo disponibile da subito, insieme a qualche nostro collega, cui chiederò di dare una mano, non dovrà togliere nulla a quello che è già stanziato nelle città metropolitane; e sarebbe molto importante fosse un plus, perché con quanto stabilito nella finanziaria le città metropolitane fanno fatica e la Città metropolitana di Milano già parte con meno 80 milioni. L'altro giorno abbiamo fatto la seduta sul bilancio di Città metropolitana, e visto che già partiamo con un meno davanti a una doppia cifra, si deve trattare di un discorso a parte che io vi chiedo di non giocare all'interno del monte già stabilito da dedicare alle città metropolitane.

  PRESIDENTE. Certo, altrimenti è una guerra tra poveri.
  Credo che quanto detto oggi in merito alla strada che abbiamo tracciato sia in tutti i suoi punti condivisibile e da perseguire con l'impegno di tutti e insieme.
  Nel ringraziare gli intervenuti, l'invito è a lavorare su questo emendamento.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.30.

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ALLEGATO: Documentazione presentata dal Centro assistenza minori (CAM) di Città metropolitana di Milano

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