XVII Legislatura

Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria

Resoconto stenografico



Seduta n. 65 di Mercoledì 18 gennaio 2017

INDICE

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ANAGRAFE TRIBUTARIA NELLA PROSPETTIVA DI UNA RAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE DATI PUBBLICHE IN MATERIA ECONOMICA E FINANZIARIA. POTENZIALITÀ E CRITICITÀ DEL SISTEMA NEL CONTRASTO ALL'EVASIONE FISCALE

Seguito dell'audizione del Comandante generale della Guardia di finanza, Giorgio Toschi.
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 3 ,
Toschi Giorgio , Comandante generale della Guardia di finanza ... 3 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 12 ,
Sciascia Salvatore  ... 13 ,
Toschi Giorgio , Comandante generale della Guardia di finanza ... 13 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 13 ,
Screpanti Stefano , capo del III Reparto – Operazioni ... 13 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 14 ,
Screpanti Stefano , capo del III Reparto – Operazioni ... 14 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 14 ,
Screpanti Stefano , capo del III Reparto – Operazioni ... 14 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 14 ,
Screpanti Stefano , capo del III Reparto – Operazioni ... 14 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 14 ,
Toschi Giorgio , Comandante generale della Guardia di finanza ... 14 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 14 ,
Screpanti Stefano , capo del III Reparto – Operazioni ... 14 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 14 ,
Screpanti Stefano , capo del III Reparto – Operazioni ... 14 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 14 ,
Screpanti Stefano , capo del III Reparto – Operazioni ... 14 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 15 ,
Screpanti Stefano , capo del III Reparto – Operazioni ... 15 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 15 ,
Screpanti Stefano , capo del III Reparto – Operazioni ... 15 ,
Pagano Alessandro (LNA)  ... 15 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 15 ,
Greco Francesco , capo del VI Reparto – Affari giuridici e legislativi ... 15 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 15 ,
Greco Francesco , capo del VI Reparto – Affari giuridici e legislativi ... 15 ,
Pagano Alessandro (LNA)  ... 15 ,
Screpanti Stefano , capo del III Reparto – Operazioni ... 15 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 15 ,
Pelillo Michele (PD)  ... 15 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 15 ,
Pelillo Michele (PD)  ... 15 ,
Screpanti Stefano , capo del III Reparto – Operazioni ... 15 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 16 ,
Screpanti Stefano , capo del III Reparto – Operazioni ... 16 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 16 ,
Screpanti Stefano , capo del III Reparto – Operazioni ... 16 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 16 ,
Screpanti Stefano , capo del III Reparto – Operazioni ... 16 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 16 ,
Pelillo Michele (PD)  ... 16 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 16 ,
Pelillo Michele (PD)  ... 16 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 16 ,
Pelillo Michele (PD)  ... 16 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 16 ,
Pelillo Michele (PD)  ... 16 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 16 ,
Screpanti Stefano , capo del III Reparto – Operazioni ... 16 ,
Toschi Giorgio , comandante generale della Guardia di finanza ... 16 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 17 ,
Screpanti Stefano , capo del III Reparto – Operazioni ... 17 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 17 ,
Screpanti Stefano , capo del III Reparto – Operazioni ... 17 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 17 ,
Screpanti Stefano , capo del III Reparto – Operazioni ... 17 ,
Pelillo Michele (PD)  ... 17 ,
Screpanti Stefano , capo del III Reparto – Operazioni ... 17 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 18 ,
Pagano Alessandro (LNA)  ... 18 ,
Toschi Giorgio , comandante generale della Guardia di finanza ... 19 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 19 ,
Screpanti Stefano , capo del III Reparto – Operazioni ... 19 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 19 ,
Screpanti Stefano , capo del III Reparto – Operazioni ... 19 ,
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 19

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIACOMO ANTONIO PORTAS

  La seduta comincia alle 8.35.

Seguito dell'audizione del Comandante generale della Guardia di finanza, Giorgio Toschi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione del 12 ottobre 2016 del Comandante generale della Guardia di finanza, che, anche a nome dei colleghi, ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Sono presenti i generali Stefano Screpanti, capo del III reparto – Operazioni, e Francesco Greco, capo del VI reparto – Affari giuridici e legislativi, e il capitano Carlo Bozzi, aiutante di campo del comandante generale, che ringrazio per la loro presenza.
  L'audizione si inquadra nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'anagrafe tributaria nella prospettiva di una razionalizzazione delle banche dati pubbliche in materia economica e finanziaria. Potenzialità e criticità del sistema nel contrasto all'evasione fiscale.
  Do la parola al generale Toschi, che risponderà alle domande formulate al termine della relazione illustrata alla Commissione lo scorso 12 ottobre.

  GIORGIO TOSCHI, Comandante generale della Guardia di finanza. Signor presidente, onorevoli senatori e deputati, desidero innanzitutto porgere i miei personali ringraziamenti per questa ulteriore occasione offerta alla Guardia di finanza di esporre la propria testimonianza e il proprio punto di vista in merito a talune tematiche di grande importanza e di interesse operativo, oggetto di richieste di approfondimento da parte di alcuni signori componenti di questa Commissione a seguito dell'audizione dello scorso 12 ottobre.
  Con il vostro consenso, partirei dai quesiti dell'onorevole Pagano. Prendo le mosse dalle osservazioni dell'onorevole Pagano, che, apprezzando i risultati ottenuti dal Corpo nella tutela della spesa pubblica, ha rimarcato la necessità di rafforzare l'azione di controllo e di contrasto agli sprechi, prospettando la costituzione di una «Agenzia delle uscite».
  Al riguardo, devo in effetti sottolineare che da diversi anni l'attenzione della Guardia di finanza al comparto delle uscite è ormai del tutto speculare a quella dedicata al versante delle entrate. E questo per una precisa scelta strategica, condivisa e sostenuta dalle direttive del signor Ministro dell'economia e delle finanze, che muove dalla consapevolezza che la lotta all'evasione fiscale rischia di essere priva di concreti effetti, se non accompagnata da un serio controllo volto a prevenire e contrastare frodi, distrazioni e illeciti impieghi dei flussi di spesa dello Stato, delle regioni, degli enti locali e di tutte le strutture pubbliche o a partecipazione pubblica.
  Per questo scopo sono da tempo in atto piani operativi mirati e fra loro integrati, volti a ricercare e colpire tutte le diverse forme di aggressione criminale all'integrità dei bilanci pubblici, dalle truffe nella percezione di finanziamenti a sostegno del tessuto produttivo, di origine sia nazionale sia comunitaria, alle frodi nella spesa sanitaria e previdenziale, dagli illeciti negli appalti pubblici ai reati di truffa, abuso e indebita appropriazione in danno della pubblica amministrazione.
  Il presupposto di questo impegno è rappresentato dall'esistenza di un articolato Pag. 4quadro normativo che conferisce all'istituzione precisi compiti di vigilanza e incisivi poteri di intervento, a partire dalle funzioni di polizia giudiziaria a competenza generale attribuiti agli appartenenti al Corpo dal codice di procedura penale.
  Per dare conto di quanto rilevante sia l'impegno a supporto dell'autorità giudiziaria ordinaria, mi limito a segnalare che dal 1° gennaio 2014 al 30 giugno 2016 – abbiamo cercato di prendere in considerazione un periodo di osservazione di circa due anni e mezzo – le deleghe di indagine pervenute ai reparti della Guardia di finanza per reati tipici del settore sono state complessivamente 20.312. Delle deleghe ricevute, il 43 per cento è riferibile a delitti contro la pubblica amministrazione, il 42 per cento a truffe ai danni dei bilanci dell'Unione europea, nazionale e locali e il 15 per cento a reati in materia di appalti.
  Alcune di queste inchieste traggono origine da elementi autonomamente acquisiti dai reparti nell'esecuzione di interventi di polizia economico-finanziaria sviluppati sulla base delle specifiche competenze attribuite al Corpo dal decreto legislativo 19 marzo 2001, n. 68.
  Si tratta, come voi ben sapete, delle stesse potestà di intervento di natura amministrativa riconosciute alla Guardia di finanza in campo tributario e che il legislatore del 2001, ampliando le responsabilità del Corpo dalla tutela prioritaria delle ragioni dell'imposizione a tutto l'ambito dell'illegalità economico-finanziaria, ha esteso anche all'azione di tutela della spesa pubblica.
  Questo quadro potestativo è stato rafforzato dal decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, che ha conferito al reparto speciale del Corpo deputato proprio al coordinamento delle indagini di rischio e delle progettualità operative di più ampio spessore in materia – mi riferisco al Nucleo speciale spesa pubblica e repressioni frodi comunitarie, una particolare unità operativa del comparto dei reparti speciali – la possibilità di ricorrere ai poteri previsti dalla normativa antiriciclaggio per analisi, ispezioni e controlli sull'impiego delle risorse del bilancio dello Stato, delle regioni, degli enti locali, nonché dell'Unione europea.
  Per effetto di questa norma, quindi, il predetto nucleo speciale può oggi sviluppare accertamenti su qualunque flusso finanziario di origine pubblica, ivi compresi quelli dell'Unione europea, accedendo ai contenuti dell'archivio dei rapporti finanziari ed effettuando ispezioni e controlli documentali nei confronti di soggetti utilizzatori e destinatari di erogazioni pubbliche.
  Vi sono, poi, alcune disposizioni che collocano il Corpo al fianco di autorità, enti e organismi che, a vario titolo, intervengono con funzioni di controllo e di vigilanza nel complesso settore della spesa pubblica.
  In primo luogo, mi riferisco alla Corte dei conti, a cui il legislatore sin dal 1991, con il decreto-legge n. 152, ha conferito la possibilità, confermata anche dal recentissimo codice di giustizia contabile, di delegare al Corpo lo sviluppo di accertamenti nell'ambito delle istruttorie per l'accertamento dei danni erariali.
  Molto importante è anche la collaborazione con l'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), anch'essa contemplata espressamente dalla normativa di riferimento, sia per l'applicazione dei presìdi di prevenzione dell'illegalità nella pubblica amministrazione sia per la vigilanza nel campo degli appalti.
  Per migliorare il livello della risposta istituzionale alle istanze di tutela contro la corruzione, nonché per rendere ancora più efficace e capillare la collaborazione assicurata all'ANAC, è stato di recente rafforzato il dispositivo organizzativo preposto proprio al contrasto dell'illegalità nella pubblica amministrazione, mediante l'istituzione del nucleo speciale anticorruzione e di apposite sezioni anticorruzione istituite presso tutti i nuclei di polizia tributaria in sede di capoluogo di regione competenti nell'ambito delle varie province della regione.
  Concludo questa panoramica sulle attività del Corpo nel settore della tutela della spesa pubblica segnalando alcuni risultati operativi ottenuti dai reparti nello stesso Pag. 5periodo che va dal gennaio 2014 al giugno 2016, in circa trenta mesi.
  Ci sono stati oltre 67.400 segnalati all'autorità giudiziaria ordinaria e contabile in relazione a ipotesi di frode e truffa nella percezione di finanziamenti di origine nazionale o comunitaria, per reati nel settore degli appalti e contro la pubblica amministrazione, nonché per danno erariale.
  Quasi 3 miliardi di euro di contributi gravanti sui bilanci dell'Unione europea, nazionale e locali, a seguito di indagini, sono risultati percepiti in maniera indebita. A questi si aggiungono ulteriori 10,8 miliardi di euro di danni erariali segnalati alla magistratura contabile.
  Ci sono stati, inoltre, più di 520 milioni di euro di finanziamenti comunitari e nazionali indebitamente richiesti e di cui si è impedita l'erogazione. Credo che questo sia veramente un fulgido esempio di attività di prevenzione, che ha impedito l'indebita erogazione, appunto, di 520 milioni di euro.
  A ciò si aggiungono 884 milioni di euro di valore di sequestri preventivi, anche per equivalente, di beni e disponibilità dei responsabili di frodi e truffe in danno dei pubblici bilanci.
  Anche alla luce di questi numeri, mi sento di poter affermare che il Corpo sta sviluppando, con incisività e concretezza, ogni utile sforzo per garantire la legalità nel settore della spesa pubblica.
  Ciò mi fa aggiungere, tornando alle considerazioni dell'onorevole Pagano, che forse l’«Agenzia delle uscite», almeno sul piano del controllo, di fatto già esiste ed è rappresentata proprio dalla Guardia di finanza, moderna istituzione al servizio dello Stato e dei cittadini, che anche in questo settore è titolare di un quadro di poteri esteso a tutti gli illeciti economico-finanziari, che si combina con le funzioni di polizia giudiziaria a competenza generale. Questa istituzione può contare su una presenza capillare su tutto il territorio nazionale e ha maturato una ormai pluriennale esperienza investigativa nel contrasto a ogni genere di illegalità economico-finanziaria, che ne fa il principale referente investigativo dell'autorità giudiziaria ordinaria e contabile per le indagini in tema di truffe e malversazioni su fondi pubblici, oltre che di corruzione.
  Inoltre, è supportata da un sistema di rapporti internazionali tali da permettere l'aggressione delle grandi organizzazioni criminali anche nei loro interessi all'estero. A tale proposito, segnalo che a livello europeo la Guardia di finanza sta sostenendo l'adozione di uno strumento legale di mutua assistenza amministrativa diretta tra Stati membri nel settore dei fondi strutturali, che ne è attualmente sprovvisto. Tale misura appare necessaria per limitare, attraverso l'introduzione di efficaci mezzi di scambio informativo tra Stati che si aggiungano a quelli attivabili per via giudiziaria, il rischio di indebita appropriazione da parte della criminalità di risorse pubbliche particolarmente consistenti. Richiamo i 521 milioni di cui sopra.
  L'iniziativa in questione, che ha preso le mosse nel corso del semestre a guida italiana del Consiglio dell'Unione europea – ora confidiamo anche sul presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, a cui, se mi consentite, rivolgo un saluto e un augurio di buon lavoro – nell'ambito del Gruppo antifrode, è proseguita attraverso una serie di incontri a livello nazionale e in sede estera, organizzati dal Comitato per la lotta contro le frodi nei confronti dell'Unione europea (Colaf). Tali incontri, a cui hanno preso parte rappresentanti del Corpo, si sono conclusi con un'apposita conferenza tenutasi il 9 novembre scorso presso la sede del Parlamento europeo, cui ho avuto l'onore personalmente di partecipare e intervenire.
  Proseguo ora in questo mio intervento prendendo ancora spunto dalle osservazioni formulate dall'onorevole Pagano, che ha evocato altresì l'attività della Guardia di finanza nel contrasto alle frodi fiscali nel settore dei metalli ferrosi, ponendo l'accento sulla tematica dei furti di rame.
  Come è ben noto a questa Commissione, la lotta alle frodi all'IVA, anche in forma organizzata, rappresenta uno degli ambiti di intervento dove meglio si esprime la valenza dell'azione della Guardia di finanza quale polizia giudiziaria, polizia tributaria e polizia economico-finanziaria. Pag. 6
  Si tratta di un fenomeno che causa gravi effetti distorsivi sul mercato e sulla libera concorrenza, nel quale sono di frequente coinvolti numerosi soggetti economici formalmente operanti in più Stati e con ruoli diversi nei vari passaggi in cui si articola il sistema illecito.
  L'esperienza operativa del Corpo dimostra, però, che anche nel settore dei metalli ferrosi vi è una forte incidenza delle frodi IVA, nonostante gli importanti passi in avanti, fatti grazie proprio alle modifiche legislative volte a prevenire, mediante l'applicazione dell'istituto dell'inversione contabile anche alle concessioni di rottami, cascami e avanzi di metalli ferrosi.
  In aggiunta all'operazione eseguita dal nucleo di polizia tributaria di Como, che ho richiamato lo scorso 12 ottobre, segnalo anche le recenti operazioni «Transilvania» e «Lady Danubio», condotte dal nucleo di polizia tributaria di Brescia proprio nel settore in rassegna.
  Le attività investigative hanno consentito di segnalare all'autorità giudiziaria 64 soggetti, di cui quattro destinatari di misure restrittive della libertà personale, di individuare fatture per operazioni inesistenti per oltre 300 milioni di euro e di eseguire il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente di disponibilità finanziarie e patrimoniali per oltre 9 milioni di euro.
  Avuto riguardo poi allo specifico tema dei furti di rame, il fenomeno ha effettivamente assunto, negli ultimi anni, una dimensione davvero preoccupante, soprattutto per le gravi conseguenze connesse all'interruzione di pubblici servizi essenziali, causa di significativi danni economici prevalentemente per gli insediamenti agricoli e industriali.
  Per meglio contrastare questo tipo di illeciti, presso la Direzione centrale della polizia criminale del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, è stato sottoscritto, in data 24 febbraio 2012 e rinnovato il 9 luglio 2014, il protocollo istitutivo dell'Osservatorio nazionale sui furti di rame, al fine di favorire l'integrazione fra le Forze di polizia, l'Agenzia delle dogane e dei monopoli e le società maggiormente esposte ai furti e di individuare, quindi, idonee strategie di prevenzione e di contrasto.
  In questo quadro generale, la Guardia di finanza è chiamata a svolgere attività coerenti con le sue responsabilità in tema di sicurezza economico-finanziaria, attraverso verifiche mirate presso le imprese che sul territorio movimentano, a qualunque titolo, rottami metallici, nonché con controlli sulle spedizioni di prodotto verso Stati comunitari e Paesi terzi, nell'ambito dell'attività di vigilanza doganale nei porti e negli aeroporti.
  Fra le più importanti attività investigative concluse dai reparti, segnalo l'operazione «Black out» della compagnia di San Severo, che ha permesso di ricostruire un'intera filiera commerciale coinvolta nei furti di cavi elettrici, con la denunzia di otto soggetti per immissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, nonché riciclaggio, il sequestro di 165 chilometri di rame, per oltre 36 tonnellate e la segnalazione alla competente autorità giudiziaria di due persone giuridiche, in base al decreto legislativo n. 231 del 2001 in tema di responsabilità amministrativa degli enti.
  Passando ora all'argomento dei furti di bestiame, segnalato dall'onorevole Pagano, desidero rappresentare in via preliminare che la tematica non investe direttamente le competenze della Guardia di finanza, trattandosi di un fenomeno illecito di tipo «comune» e, in quanto tale, di preminente interesse delle altre forze di polizia, alle quali il Corpo comunque assicura il proprio supporto a titolo di concorso. Richiamo le attività di controllo coordinato del territorio che vengono decise sistematicamente e periodicamente nell'ambito dei comitati provinciali.
  Da una visuale più generale, il Corpo è impegnato, anche in maniera significativa, nel contrasto di un'ulteriore gamma di illeciti molto gravi che danneggiano il tessuto agricolo e agroalimentare nazionale e alterano le regole di mercato della leale concorrenza nel settore.
  A solo titolo di esempio, nel periodo gennaio 2014-giugno 2016 i reparti del Corpo hanno proceduto al sequestro di circa 10.300 Pag. 7tonnellate di prodotti agricoli solidi e di oltre 318 mila ettolitri di prodotti liquidi oggetto di falsi e di contraffazione. Hanno scoperto frodi sui finanziamenti comunitari in agricoltura per oltre 697 milioni di euro, con la denuncia di 3.943 soggetti.
  Hanno altresì individuato truffe contributive per 233 milioni di euro, con segnalazione alla competente magistratura di oltre 17.700 soggetti tra falsi braccianti agricoli e titolari di fittizie imprese agricole. Hanno inoltre concluso 129 indagini di attività di polizia giudiziaria delegate dalle competenti autorità giudiziarie a contrasto del fenomeno del caporalato, nonché denunciato 387 responsabili di abusiva intermediazione relativamente alla manodopera. Infine, hanno scoperto 256 imprenditori agricoli completamente sconosciuti al fisco e 1.420 lavoratori in nero o irregolari impiegati nello specifico settore.
  Ringrazio inoltre l'onorevole Pagano per il giudizio positivo che ha espresso in merito all'istituzione del Gruppo investigativo sul finanziamento al terrorismo (GIFT) in seno al Nucleo speciale di polizia valutaria. Si tratta, come voi ben sapete, di una nuova unità operativa da me personalmente istituita, composta da personale altamente specializzato, con il compito, non solo di condurre indagini di polizia giudiziaria, ma anche di approfondire le movimentazioni finanziarie sospette, mettendo a sistema le molteplici fonti informative di cui il Corpo dispone e che sono molto utili anche per la prevenzione e il contrasto al finanziamento del terrorismo.
  Al riguardo, devo ricordare che il Corpo completa e rafforza l'apparato investigativo approntato dallo Stato contro la minaccia terroristica, affiancando all'azione investigativa e repressiva tradizionale lo sviluppo di indagini preventive mirate proprio sui flussi finanziari a rischio.
  Questo avviene attraverso: l'approfondimento delle segnalazioni di operazioni sospette inviate da operatori bancari e finanziari o da altri soggetti obbligati dalla normativa antiriciclaggio e connesse a presunti fatti di finanziamento del terrorismo, che sono quelle che vengono targate «T», con sospetto di forme di finanziamento del terrorismo.
  Ciò avviene inoltre tramite: l'esecuzione di ispezioni e controlli per verificare il rispetto della predetta normativa; l'effettuazione di controlli in materia di circolazione transfrontaliera di valuta in entrata e in uscita dal nostro territorio nazionale, per individuare somme di danaro non dichiarate ai fini valutari riconducibili allo specifico fenomeno; l'esecuzione di misure di congelamento, ovvero il blocco automatico delle disponibilità finanziarie ed economiche di soggetti indiziati di appartenere a organizzazioni terroristiche o di minacciare la pace e la sicurezza internazionale.
  Complessivamente, dal 2010 sono pervenute al nucleo speciale di polizia valutaria ben 1.959 segnalazioni di operazioni sospette per presunti fatti di finanziamento del terrorismo, mentre da gennaio a novembre del 2016 lo stesso nucleo speciale e i reparti da questo delegati hanno analizzato 1.063 segnalazioni. Questo è stato uno dei tanti motivi che hanno fatto sì che lo Stato maggiore istituisse presso il nucleo speciale di polizia valutaria questo gruppo investigativo sulle forme di finanziamento al terrorismo.
  Qualche considerazione va rivolta alle agenzie di money transfer, circuito sorto principalmente per agevolare le rimesse in patria degli immigrati e utilizzato per ricevere e inviare denaro da e verso l'estero. Al riguardo, sussistono indicazioni di autorevoli organismi internazionali e nazionali, tra cui il Gruppo di azione finanziaria internazionale (GAFI) e il Comitato di sicurezza finanziaria, che inducono a ritenere sussistente il rischio che questi canali e, più in generale, i sistemi di pagamento alternativi al circuito bancario ufficiale possano essere utilizzati per riciclare proventi illeciti o movimentare somme riconducibili ad ambienti di ispirazione confessionale radicale anche a rischio terrorismo.
  Per queste ragioni, la Guardia di finanza ha messo a punto nuove modalità di intervento, che, aggiungendosi alle ispezioni e ai controlli cui ho fatto dianzi cenno, si pongono la finalità di aumentare ulteriormente il livello di attenzione, anche Pag. 8in chiave preventiva, nei confronti dei soggetti utilizzatori di money transfer e, più in genere, dei canali di movimentazione finanziaria alternativi a quelli ufficiali. In estrema sintesi, si tratta di identificare, nell'ambito dell'ordinaria azione di controllo economico del territorio, i soggetti che pongono in essere operazioni di trasferimento di denaro attraverso questi circuiti, verificando in tempo reale l'esistenza di precedenti di polizia o di altri elementi significativi a loro carico, per poi svolgere, ove necessario, più estesi approfondimenti. Questi controlli sono molto utili per prevenire condotte di aggiramento del limite di 1.000 euro previsto dalla legge per i trasferimenti di denaro con questo canale, quali il frazionamento degli importi, che è l'operazione più utilizzata, il ricorso a prestanome e i classici trasferimenti di 999 euro.
  Nel periodo dal 1° giugno all'11 ottobre 2016 sono stati eseguiti in tal modo 1.142 interventi, che hanno permesso di identificare 1.061 persone, di cui 340 con precedenti di polizia, e 1.378 cittadini extracomunitari. Le risultanze acquisite, oltre a essere condivise con le altre Forze dell'ordine e consorelle Forze di polizia attraverso l'alimentazione del Sistema informativo interforze, sono messe a disposizione del GIFT, del nucleo speciale di polizia valutaria, nonché del Servizio centrale sulle investigazioni e la criminalità organizzata (SCICO), al fine di sviluppare mirate analisi di rischio.
  Con riferimento, infine, all'ultimo tema posto dall'onorevole Pagano relativamente ai fenomeni di evasione fiscale che coinvolgono le multinazionali del web, trattandosi di una tematica molto vicina a quella sollevata dall'onorevole Ruocco, mi permetto di rinviarne l'approfondimento a un momento successivo, per garantire una trattazione unitaria dell'argomento.
  Passerei, quindi, con il consenso del presidente, a cercare di rispondere ai quesiti posti dall'onorevole Petrini, che ha fatto in primo luogo riferimento all'approvazione, da parte della VI Commissione, finanze, della Camera dei deputati, di una risoluzione con cui si è dato impulso al Governo, tra l'altro, per introdurre l'obbligo della trasmissione telematica all'Agenzia delle entrate dei dati delle fatturazioni. Questa misura è ora prevista dall'articolo 21 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, così come modificato dal decreto-legge 22 ottobre 2016, n. 193, (successivo, quindi, al nostro precedente incontro), convertito, con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2016, n. 225, in base al quale i soggetti passivi IVA devono comunicare trimestralmente in via telematica all'Agenzia delle entrate i dati di tutte le fatture emesse, di quelle ricevute e registrate, delle bollette doganali e delle relative variazioni.
  Con le medesime modalità e negli stessi termini, inoltre, ai sensi dell'articolo 21-bis del citato decreto-legge n. 78 del 2010, introdotto proprio dal decreto n. 193 del 2016, devono essere comunicati i dati contabili riepilogativi delle liquidazioni periodiche dell'IVA.
  Si tratta, ad avviso della Guardia di finanza, di adempimenti molto importanti per arginare la diffusione delle frodi IVA, ampiamente giustificati dai dati e dalle esperienze operative dei reparti. Solo per citarne alcuni, nel periodo dal gennaio 2014 al giugno 2016, su poco più di 14 miliardi di euro di IVA complessivamente evasa, scoperta a seguito di controlli e indagini della Guardia di finanza, oltre 4,6 miliardi, pari al 32,6 per cento circa, sono connessi proprio a casi di frode carosello, di costituzioni di società cartiere su cui far gravare gli obblighi impositivi che spariscono presto, di creazione di crediti IVA fittizi e di illegittime o fittizie compensazioni.
  Inoltre, nel medesimo periodo sono stati complessivamente denunziati ben 32.155 soggetti e accertati 37.866 reati tributari, di cui quasi la metà riguarda gli illeciti più gravi di emissioni di fatture per operazioni inesistenti o dichiarazione fraudolenta, oppure con l'occultamento di documentazione contabile, ovvero di indebita compensazione.
  Le nuove comunicazioni telematiche permetteranno, quindi, di contrastare in maniera più efficace questo genere di fenomeni di evasione dell'IVA, consentendo di monitorare in tempo reale la coerenza dei dati delle liquidazioni periodiche IVA comunicati Pag. 9 trimestralmente rispetto sia ai versamenti effettuati sia a tutti i dati delle fatture acquisite per periodi di riferimento dal contribuente e dai suoi clienti o dai suoi fornitori, mettendo quindi in luce eventuali marcate divergenze da approfondire.
  La misura è perfettamente in linea con le indicazioni sia dell'OCSE sia del Fondo monetario internazionale, che hanno avuto modo di rilevare le difficoltà del nostro sistema fiscale a intercettare tempestivamente le irregolarità attinenti all'IVA, evidenziando l'importanza di anticipare l'analisi e l'eventuale controllo rispetto alla presentazione delle dichiarazioni annuali quale strumento per ridurre il tax gap in materia. È assolutamente evidente la necessità che anche la Guardia di finanza acceda a tali informazioni. Del resto, già ora i reparti hanno la possibilità di fruire di tutta una serie di sistemi informativi approntati dall'Agenzia delle entrate sulla base delle comunicazioni trasmesse dai contribuenti all'Anagrafe tributaria, come il cosiddetto «spesometro integrato».
  Passo ora a trattare l'ulteriore argomento richiamato dall'onorevole Petrini, vale a dire le azioni della Guardia di finanza a contrasto della diffusione del gioco d'azzardo e delle scommesse illegali, anche on line.
  In effetti, il settore del gioco pubblico, in questi ultimi anni, è stato caratterizzato da una forte espansione, anche grazie al recupero e all'emersione di ampi spazi di mercato un tempo esclusivo appannaggio dell'illegalità.
  In questo generale scenario, la prevenzione e la repressione dei fenomeni di illegalità e di abusivismo nel settore investono appieno la responsabilità della Guardia di finanza quale organo di polizia economico-finanziaria, posto che nella materia è necessario tutelare contemporaneamente più interessi. Gli interessi da tutelare sono: il gettito fiscale derivante dalla raccolta, con particolare riguardo alle imposte di settore, oltre che alle imposte dirette e indirette; il mercato, per porre un argine alla concorrenza sleale esercitata ai danni degli operatori onesti da parte di soggetti non autorizzati; e i consumatori, che vanno protetti da proposte di gioco illegali, insicure e prive di alcuna garanzia sia sulla regolarità del gioco sia sulle probabilità di vincita, con possibili ricadute sulle fasce più deboli e soprattutto sui minori.
  In concreto, l'attività dei reparti si sviluppa, in primo luogo, attraverso l'esecuzione di indagini di polizia giudiziaria per la scoperta delle condotte fraudolente più gravi e complesse, grazie all'utilizzo degli incisivi strumenti investigativi previsti dal codice di procedura penale.
  Vi sono, poi, i controlli mirati, svolti sulla base dei poteri di intervento di natura amministrativa, posti in essere sia in forma autonoma sia nel quadro dei piani coordinati di controllo del territorio e di intervento, eseguiti a livello nazionale in sinergia con le altre Forze di polizia e con la collaborazione, peraltro molto attiva, dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli.
  Quanto ai risultati, dal gennaio 2014 al giugno 2016 i reparti della Guardia di finanza hanno eseguito 19.082 interventi ispettivi, riscontrando 6.273 violazioni, che hanno consentito di verbalizzare 20.990 soggetti e sequestrare 2.244 apparecchi da gioco, nonché 4.883 postazioni clandestine di raccolta scommesse e giochi on line.
  Numerose e diverse sono, poi, le tipologie di illecito e di frode che vengono riscontrate nel corso dell'attività di servizio, dalla manomissione degli apparecchi da gioco, con vincita in denaro mediante alterazioni dei contatori fiscali e del flusso telematico di comunicazione della raccolta operata, all'installazione di apparecchi illegali per la raccolta a distanza dei giochi on line. In quest'ultimo caso, si tratta di congegni denominati «totem», forniti di un computer mediante il quale è possibile il collegamento alla rete internet e l'accesso alle offerte di giochi e scommesse illegali proposte da soggetti privi della concessione per operare in Italia.
  Un'ulteriore forma di condotta illecita è l'abusiva raccolta di scommesse tramite i centri di trasmissione collegati a bookmaker esteri privi di concessione o sfruttando i canali a distanza, attraverso l'apertura di conti gioco (così vengono denominati) su Pag. 10siti web esteri gestiti da operatori non autorizzati a operare nel nostro Paese.
  Infine, vi è l'offerta di gioco d'azzardo on line che interessa principalmente il fenomeno della presenza in rete di innumerevoli casinò e altri siti analoghi non autorizzati a operare in Italia.
  Al riguardo, anche grazie alla collaborazione della Guardia di finanza e, in particolare, di un'ulteriore unità operativa dei reparti speciali denominata «nucleo speciale frodi tecnologiche», l'Agenzia delle dogane e dei monopoli ha inibito a più di 6.200 siti non autorizzati di operare il gioco on line.
  Il settore, inoltre, risulta molto attrattivo per gli interessi della criminalità organizzata, sia per l'alta remuneratività sia per la possibilità di riciclare i proventi di altre attività illecite sia, infine, per consolidare il controllo del territorio.
  A solo titolo esemplificativo, ricordo un'importantissima operazione svolta a Reggio Calabria, in cui è stata portata alla luce un'associazione per delinquere di stampo mafioso costituita da soggetti affiliati alla ’ndrangheta che, avvalendosi di società estere di diritto maltese, ha esercitato abusivamente e per diverso tempo l'attività del gioco e delle scommesse sull'intero territorio nazionale, attraverso una ramificata rete di centri di trasmissione dati collegati a bookmaker esteri privi di concessione a operare in Italia. Sono state 41 le ordinanze di custodia cautelare eseguite, con il sequestro di ben 45 imprese, 1.500 punti commerciali e 82 siti internet nazionali e internazionali.
  Con il permesso del presidente, passerei a cercare di dare risposta alle osservazioni dell'onorevole Ruocco, riferite soprattutto alle iniziative di collaborazione fra il Corpo e l'Agenzia delle entrate, in vista delle azioni di controllo nei confronti di quei contribuenti che, pur destinatari di una delle comunicazioni inviate dall'Agenzia e rivolte a stimolare l'adempimento spontaneo, hanno ritenuto comunque di non ravvedersi.
  Il tema mi permette di rimarcare, a livello più generale, le strette sinergie in essere tra la Guardia di finanza e l'Agenzia delle entrate da me richiamate nel corso dell'audizione dello scorso 12 ottobre. C'è davvero una perfetta sinergia.
  In questo ambito, gli elenchi di posizioni corrispondenti a quei contribuenti che non hanno aderito agli inviti dell'amministrazione finanziaria a regolarizzare la propria posizione saranno condivisi fra il Corpo e l'Agenzia, al fine dapprima di un ulteriore affinamento, mediante un attento incrocio con le risultanze delle diverse banche dati in uso alle due istituzioni, in modo da suddividere le posizioni inadempienti in diverse fasce di irregolarità.
  Successivamente, saranno avviate, d'intesa, campagne ispettive mirate, a partire dai casi di maggiore gravità e di più alta evasione, per constatare le violazioni e le irregolarità che non sono state sanate.
  Proprio in questi giorni, gli analisti della Guardia di finanza e dell'Agenzia stanno completando gli ultimi riscontri su un campione di oltre 3 mila soggetti, che hanno inoltrato comunicazione di inizio di attività IVA e che poi, però, non hanno presentato la relativa dichiarazione, che risultano di maggiore interesse e nei cui riguardi scatteranno a brevissimo i primi controlli.
  Procedo ora ad approfondire il tema evocato sia dall'onorevole Ruocco sia dall'onorevole Pagano relativo alle grandi evasioni internazionali, con particolare riferimento a quelle commesse dalle multinazionali web.
  Al riguardo, è di tutta evidenza che il percorso di globalizzazione e digitalizzazione del commercio e degli affari, pur rappresentando una grande opportunità di crescita e sviluppo, ha creato nuove occasioni di pianificazione fiscale su scala mondiale, anche di natura molto spinta, se non aggressiva.
  La Guardia di finanza è da tempo impegnata a individuare, nelle indagini e nelle verifiche in materia di fiscalità internazionale, sistemi di frode o di elusione che mirano ad allocare ricchezza e profitti di impresa generati in Italia nelle aree del mondo più convenienti dal punto di vista fiscale.
  Si tratta di pratiche fortemente pregiudizievoli per l'economia dei diversi Paesi, contro le quali da tempo la comunità internazionale Pag. 11 sta cercando di introdurre condivisi sistemi di contrasto.
  A dimostrazione della particolare attenzione del Corpo in tale ambito, sottolineo che fra il gennaio del 2014 e il giugno del 2016 sono stati complessivamente constatati profitti prodotti ma non dichiarati nel nostro Paese in misura pari al 49 per cento dell'importo complessivamente proposto ai fini delle imposte sui redditi per il recupero a tassazione, a seguito di verifiche e controlli fiscali conclusi dai reparti nello stesso periodo.
  Non posso fare a meno di ricordare che alcuni eclatanti casi di evasione e di elusione realizzati da importanti gruppi del web sono venuti alla luce grazie proprio ad attività investigative sviluppate dai reparti della Guardia di finanza, che hanno consentito di accertare la presenza di stabili organizzazioni occulte, oggetto di preventivi coordinamenti tecnico-operativi con l'Agenzia delle entrate. Sul punto è importante osservare che proprio lo scorso 12 luglio il Consiglio dell'Unione europea ha adottato la cosiddetta «direttiva anti-elusione», la 2016/1164, che introduce una serie di misure giuridicamente vincolanti contro la pianificazione fiscale aggressiva.
  Più nello specifico, la direttiva di cui si parla si concentra su cinque diverse aree di intervento. In primo luogo, prescrive l'introduzione di limiti alla deducibilità degli interessi passivi, per contrastare la tendenza dei gruppi ad allocare il proprio debito nelle giurisdizioni che riconoscono un trattamento fiscale più conveniente per gli oneri finanziari. In secondo luogo, prescrive l'introduzione di norme per l'imposizione in uscita, per preservare la potestà impositiva dei Paesi aderenti in caso di trasferimenti di residenza all'estero per finalità di risparmio fiscale. Inoltre, prescrive l'introduzione di una norma generale antiabuso, per colmare le lacune esistenti nei sistemi normativi nazionali, nonché di disposizioni sulle controllate estere, per evitare che i gruppi societari possano trasferire ricchezza verso giurisdizioni a bassa fiscalità allocandovi in modo strumentale strutture giuridiche soltanto sotto l'aspetto formale. Infine, prescrive l'introduzione di norme sui disallineamenti da strumenti finanziari ibridi, al fine di contrastare fenomeni di doppia deduzione o doppia esenzione derivanti dalla diversa caratterizzazione giuridica dei sistemi nazionali di uno strumento finanziario o di un'entità legale. Gli Stati membri dovranno recepire la direttiva entro il 31 dicembre 2018, fatta eccezione per le disposizioni in materia di tassazione sulle società in uscita, per le quali la scadenza, invece, è differita al 31 dicembre 2019.
  Con specifico riferimento alla situazione italiana, va detto che molte disposizioni previste nell'ordinamento nazionale già si collocano nel solco degli indirizzi contenuti nella direttiva. È il caso, ad esempio, dell'articolo 10-bis della legge 27 luglio 2000, n. 212, introdotto dal decreto legislativo 5 agosto 2015, n. 128, che, in attuazione della legge-delega per la riforma del sistema fiscale, ha inserito proprio una nozione unitaria di elusione e abuso del diritto. È il caso, altresì, dell'articolo 96 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, che prevede per i soggetti IRES limiti alla deduzione degli interessi passivi piuttosto stringenti, e dell'articolo 167 dello stesso decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 relativamente alla tassazione per trasparenza in capo alla società nazionale del reddito della controllata estera residente o localizzata in giurisdizioni a regime fiscale privilegiato.
  Concluderei con il quesito del presidente Portas, volto a conoscere l'esatta quantificazione dell'evasione fiscale in Italia.
  Oggi, illustre presidente, è più facile rispetto al precedente incontro rispondere a questa domanda, perché si sono conclusi da pochi giorni i lavori attuativi delle prescrizioni contenute nel decreto legislativo 24 settembre 2015, n. 160, in tema di misurazione e monitoraggio dell'evasione fiscale, secondo quanto disposto dagli articoli 3 e 4 della legge 11 marzo 2014, n. 23, recante la delega al Governo per la riforma fiscale.
  Il decreto n. 160 del 2015 ha previsto, tra l'altro, la redazione di un'apposita relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale contributiva, da parte di Pag. 12una commissione istituita con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze e composta da quindici esperti in materie economiche, statistiche, fiscali e giuridico-finanziarie. La commissione in argomento, presieduta dal professor Enrico Giovannini, già presidente dell'ISTAT e Ministro del lavoro, docente di statistica economica presso l'Università Tor Vergata di Roma, di cui fa parte in rappresentanza della Guardia di finanza il capo del III Reparto – Operazioni del Comando generale, il generale Screpanti, lo scorso mese di ottobre, all'esito di un complesso lavoro di alto contenuto tecnico e scientifico, ha pubblicato la relazione nella versione aggiornata con i dati del 2014.
  Il documento contiene la quantificazione del cosiddetto tax gap, che rappresenta un concetto più ampio dell'evasione, ma che la ricomprende. Il tax gap, infatti, è lo scostamento fra i tributi che dovrebbero affluire alle casse dello Stato in base alla puntuale applicazione delle norme e quelli che invece sono effettivamente pagati. Come tale, comprende anche una quota dovuta a errori nell'applicazione della normativa e a mancati versamenti di imposte dichiarate.
  Le metodologie di stima del tax-gap utilizzati nella relazione sono prevalentemente di tipo top-down. Con tale espressione si intende un metodo che pone a confronto i dati macroeconomici della contabilità nazionale con quelli risultanti dalle dichiarazioni presentate dai contribuenti, facendo così emergere il divario teorico fra il valore economico aggregato, ad esempio il prodotto interno lordo o il valore aggiunto prodotto, rispetto alla base imponibile dichiarata dalla generalità dei contribuenti.
  Secondo la relazione pubblicata il 28 ottobre scorso, la media degli anni dal 2012 al 2014 indica un tax gap complessivo pari a 109,7 miliardi di euro, di cui circa 99 miliardi riferibili alle principali imposte erariali e locali (IRPEF, IRES, IVA, IRAP e IMU) e 10,7 miliardi ai contributi a carico dei datori di lavoro e dei lavoratori dipendenti.
  In base alla relazione, l'imposta con il più alto tax gap è l'IVA, con 40,1 miliardi di euro quale media del triennio 2012-2014, seguita dall'IRPEF, dovuta da imprese individuali e lavoratori autonomi, con un valore pari a circa 28,1 miliardi, dall'IRES con 13 miliardi e, infine, dall'IRAP con 8,5 miliardi.
  Da notare, altresì, che sul totale di circa 88,3 miliardi di euro di tax gap medio per il quinquennio 2010-2014, al netto dei contributi, 12,5 miliardi sono da ascrivere a errori o mancati versamenti.
  Di conseguenza, l'evasione fiscale «consapevole» da mancata o sotto-dichiarazione ammonta in media nel quinquennio 2010-2014 a 75,8 miliardi di euro. Quest'ultimo valore permette di disporre di una indicazione tendenziale dell'incidenza degli errori e delle mere omissioni di pagamento sul totale del tax gap, ma il dato complessivo del 2010 – 2014 non può essere direttamente confrontato con la media riferita al periodo 2012-2014, in quanto solo per questi ultimi anni si è tenuto conto dei dati attinenti all'IMU (introdotta nel 2011, con effetto dal 2012) e all'IRPEF connessa al lavoro dipendente irregolare.
  Mi avvio alle conclusioni. Signor presidente, onorevoli senatori e deputati, spero di essere riuscito a fornire alle signorie loro elementi di approfondimento esaustivi e completi. Ovviamente, sono a completa disposizione per ogni ulteriore esigenza conoscitiva, anche con l'invio di documenti e dati sulle tematiche oggi esaminate e su ogni altra questione di possibile vostro interesse.
  Da parte mia, rinnovo i ringraziamenti per aver consentito alla Guardia di finanza di ampliare l'orizzonte degli argomenti trattati nell'audizione dello scorso 12 ottobre, offrendo una visuale più estesa dell'impegno profuso dalle Fiamme Gialle a tutela della legalità fiscale, economica e finanziaria. Grazie a tutti per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Generale, rivolgo un ringraziamento a Lei e a tutti i Suoi collaboratori per le risposte puntuali alle nostre domande.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

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  SALVATORE SCIASCIA. Ringrazio il signor generale e i suoi collaboratori. L'unico punto che mi ha lasciato perplesso, ma che ho esaminato con particolare attenzione, è quello riguardante l'evasione. In base ai calcoli che voi avete effettuato, nel 2012-2014, se non ho capito male, sarebbe pari a 75 miliardi all'anno. Questi dati, però, sono completamente diversi da quelli che sono stati prodotti da Banca d'Italia, che parla addirittura di 150 miliardi all'anno, compresi i contributi.
  Per l'amor di Dio, io sono un modesto commercialista, quindi non entro in queste cose; vorrei semplicemente dire che 75 miliardi non sono pochi, però mi sembrano un dato calcolato più puntualmente sottraendo coloro che hanno sbagliato scrivendo «1.000» invece di «100».

  GIORGIO TOSCHI, Comandante generale della Guardia di finanza. Sorridevo non per mancanza di riguardo, tutt'altro, anzi La ringrazio di questa domanda. Ieri nell'incontrarci e nel prepararci doverosamente per fornire a lor signori delle risposte e un testo più accettabile possibile, abbiamo anche noi fatto proprio questa osservazione.
  Ora, se mi permettete, darei la parola al generale Screpanti, non per tirarmi fuori, ma perché, come ho detto, ha fatto parte di questo consesso molto importante e magari ci può spiegare, come ha già anticipato a noi ieri, in maniera come sempre precisa e puntualissima, questa sorta di scostamento fra il dato che emerge da questa commissione e gli elaborati della Banca d'Italia.
  Se mi consente, presidente, darei la parola al generale Screpanti.

  PRESIDENTE. Prego, generale Screpanti.

  STEFANO SCREPANTI, capo del III Reparto – Operazioni. Signor presidente, signori onorevoli deputati e senatori, la relazione che ha prodotto la commissione è questa. Se ritenete, è disponibile sul sito, ma si può anche lasciare agli atti di questa Commissione. È stato un lavoro che è durato molti mesi, fatto su basi strettamente scientifiche prevalentemente dall'ISTAT e dall'Agenzia delle entrate.
  Come accennato, ci sono tantissimi metodi, teoricamente, per studiare questo tema, ma quelli fondamentali sono due. Il primo è quello cosiddetto «top down», dall'alto verso il basso: si prendono i dati della contabilità nazionale elaborati dall'ISTAT, si confrontano con la ricchezza, il valore aggiunto, che conseguentemente dovrebbe discendere sul piano delle dichiarazioni presentate dai contribuenti, e si cerca di capire le differenze.
  Emerge un divario, che è composto da: evasione fiscale pura, evasione contributiva pura, errori nell'applicazione della normativa. C'è poi un ulteriore segmento, che potrebbe essere sempre evasione – secondo alcuni lo è e secondo altri non lo è – composto da chi dichiara tutto perbene, ma poi non paga, per tante ragioni, sia perché non vuole pagare sia perché non riesce a pagare; è un fenomeno un po’ diverso.
  La precisazione finale è che l'evasione consapevole da mancata o sotto-dichiarazione, quella che noi contrastiamo, ha quella entità.
  L'altro metodo è il cosiddetto bottom-up, dal basso verso l'alto. Si parte dagli esiti degli accertamenti e dei controlli e si immagina quanto può essere evasione. Questo metodo viene giudicato meno attendibile, perché è influenzato da una questione di fondo e rischia di essere distorto: gli accertamenti e i controlli non sono indiscriminati, ma partono già con un input specifico.
  Pertanto, è chiaro che portare avanti analisi... Adesso mi riferisco espressamente a quella della Banca d'Italia, che magari ha portato avanti anche altre analisi. Comunque, generalmente approcci che partono dall'attività di controllo per poi ipotizzare quant'è l'evasione rischiano di essere un po’ viziati di fondo dal fatto che l'attività di controllo è mirata sulla base dell'attività informativa eccetera.
  Questo oggi, per legge, è il dato ufficiale a cui tutti noi dovremmo fare riferimento. Certamente il lavoro è complesso ed è già oggetto di aggiornamenti e di affinamenti, Pag. 14perché è assolutamente difficile. Credo anche che come Paese possiamo ritenerci soddisfatti rispetto ad altri Paesi, perché siamo dotati di un metodo efficace. Credo anche che sia un po’ impegnativo leggerlo, però se si ha il tempo di farlo si riesce a comprendere abbastanza chiaramente.
  Sarà oggetto, ogni anno, di aggiornamento. Dunque, il dato che oggi abbiamo comunicato per la media potrebbe essere cambiato, perché il metodo sarà affinato ancor di più.
  Come ho detto, è disponibile sul sito del ministero, ma se può interessare lo posso lasciare tranquillamente.

  PRESIDENTE. Grazie, generale. Ho una domanda sul grande lavoro fatto sul calcolo dell'evasione fiscale. So bene che è una cosa quasi impossibile, con tutte le voci da esaminare. Tuttavia, dai numeri viene in evidenza un dato importante: dal 2012 al 2014 l'evasione fiscale è di 99 miliardi più 10 di contribuiti non versati e dal quinquennio 2010-2015 è di 75. Pertanto, possiamo sostenere che è aumentata. Se nella media dei cinque anni dal 2010 al 2014 è pari a 75,8 e nel 2012-2014 è pari a 109, vuol dire che l'evasione fiscale è aumentata, secondo i vostri calcoli.

  STEFANO SCREPANTI, capo del III Reparto – Operazioni. Il dato complessivo del 2010-2014 non può essere confrontato con la media del tax gap riferita al periodo 2010-2014, in quanto solo per questi ultimi anni si è tenuto conto dei dati attinenti all'IMU (introdotta nel 2011, con effetto dal 2012) e all'IRPEF connessa al lavoro dipendente irregolare.

  PRESIDENTE. La media degli anni 2012-2014 è pari a 109,7, mentre nel quinquennio 2010-2014 è pari a 75,8.

  STEFANO SCREPANTI, capo del III Reparto – Operazioni. Sì, ma nella media 2012-2014 è stato ricompreso il valore dell'IMU, in media pari a 4,85 miliardi e dell'IRPEF evasa da lavoro dipendente irregolare, in media pari a 4,34 miliardi, oltre al valore dell'evasione delle entrate contributive.

  PRESIDENTE. Sì, ma anche se escludiamo quel dato, che sostanzialmente è 12,5 miliardi, ipotizzando quel numero...

  STEFANO SCREPANTI, capo del III Reparto – Operazioni. Sì, c'è un certo aumento, soprattutto tra il 2010 e il 2011 e tra i 97,05 miliardi del 2012 e i 100,4 del 2014, con riferimento alla voce totale delle entrate tributarie, quindi al netto delle entrate contributive.

  PRESIDENTE. Anche togliendo i 12 miliardi, si può sostenere che dal 2012 al 2014 la media è più alta che dal 2010 al 2014.

  GIORGIO TOSCHI, Comandante generale della Guardia di finanza. Se mi permette, presidente, credo che questa sia anche una conseguenza dei periodi di crisi.

  PRESIDENTE. No, non parlo della causa. Dico solo che in base ai numeri che date – giustamente è un indicatore, non è la causa – se dal 2012 al 2014 il tax-gap è di 109,7 miliardi, mentre nel quinquennio è di 75,8, togliendo anche i 12,5 dovuti a errori, possiamo dedurre che dal 2012 al 2014 il dato dell'evasione fiscale è aumentato. È giusto, generale?

  STEFANO SCREPANTI, capo del III Reparto – Operazioni. Possiamo dire che l'aumento si mantiene intorno ai 3 miliardi tra il 2012 e il 2014.

  PRESIDENTE. Se i numeri sono questi, no.

  STEFANO SCREPANTI, capo del III Reparto – Operazioni. Questa è la media annuale.

  PRESIDENTE. 2012-2014?

  STEFANO SCREPANTI, capo del III Reparto – Operazioni. Sì.

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  PRESIDENTE. Più oltre, invece, fate riferimento ai dati 2010-2014, con una media, dedotti il mancato pagamento o errori...

  STEFANO SCREPANTI, capo del III Reparto – Operazioni. Ipotizzando che sia lo stesso...

  PRESIDENTE. La media è 75,8. Se nel 2012-2014 l'indicazione del tax-gap è pari a 109...

  STEFANO SCREPANTI, capo del III Reparto – Operazioni. Bisogna rimarcare che il dato complessivo del tax gap medio riferito al periodo 2010-2014 non può essere direttamente confrontato con il tax gap medio del periodo 2012-2014, in quanto solo per questi ultimi anni è stato possibile tener conto dei dati relativi all'evasione dell'IMU e dell'IRPEF connessa al lavoro dipendente irregolare.

  ALESSANDRO PAGANO. E non sono stati tolti gli errori marginali...

  PRESIDENTE. Noi, da questi dati, dobbiamo analizzare che c'è un aumento di 10 miliardi. Parliamo di media, giusto?

  FRANCESCO GRECO, capo del VI Reparto – Affari giuridici e legislativi. Quella è la media del quinquennio.

  PRESIDENTE. Gli anni 2012-2014 sono compresi nella media 2010-2014. Sono già intesi. Se noi prendiamo l'analisi 2010-2014 e la confrontiamo con questo dato, vediamo che, anche defalcando i 12 miliardi dai 99, ci sono 87 miliardi, per cui c'è stato un aumento di 10 miliardi negli ultimi due anni, se la media era 75. È giusto?

  FRANCESCO GRECO, capo del VI Reparto – Affari giuridici e legislativi. Sì, nell'ordine di circa 3 miliardi dal 2012 al 2014, al netto delle entrate contributive.

  ALESSANDRO PAGANO. Se mi è consentito, siccome la metodologia mi convince, forse conviene che la prossima volta che ci vediamo rendiamo i dati omogenei per anni, perché ho visto che sono disarticolati.

  STEFANO SCREPANTI, capo del III Reparto – Operazioni. Purtroppo, non possiamo farlo noi, perché rischiamo di alterare il dato. Magari, signor presidente, se vuole, possiamo produrre un documento che analizzi...

  PRESIDENTE. Generale, parliamo di numeri e matematica. Se da 99 togliamo 12 e dividiamo per cinque, vediamo che la media è più alta negli ultimi due anni.

  MICHELE PELILLO. Tuttavia, questo dato non mi torna, perché i risultati del contrasto all'evasione crescono ogni anno, in quegli anni il PIL era a zero o sotto zero, per cui non può essere.

  PRESIDENTE. Neanche a noi, però i numeri sono quelli.

  MICHELE PELILLO. Questo è chiaro, però i dati sono: il PIL in quegli anni era sotto lo zero e il contrasto all'evasione ogni anno cresce, come dato quantitativo. Com'è possibile che aumenti?

  STEFANO SCREPANTI, capo del III Reparto – Operazioni. Mi perdoni, presidente, Le spiego subito e su questo possiamo approfondire. Questi sono i dati della relazione, che prendono in considerazione la media 2012-2014. La media 2012-2014 non è comparabile con quella del 2010-2014, per un problema di mancanza di dati in certi anni, nello specifico quelli riferibili all'evasione dell'IMU e dell'IRPEF connessa al lavoro dipendente irregolare. Noi abbiamo riportato il dato di questa relazione, che va preso con riferimento ai periodi temporali indicati. Il dato 2012-2014, con riferimento ai dati considerati in quell'anno, dà questa risultanza. Il dato 2010-2014, con i dati della relazione, dà questo risultato.
  Arrivare a capire come è aumentato o come è cambiato questo rapporto, ad esempio dal 2010 al 2014, secondo me richiede Pag. 16un passaggio in più, che si basa sulla relazione e che possiamo fare con un attimo di attenzione, proprio per tirare fuori una conseguenza.

  PRESIDENTE. Generale, io mi faccio influenzare un po’ dai miei colleghi. Il dato che è scritto qui non è 99, ma 109 miliardi. Sono 109,7 meno 10,7, che sono compresi, dal 2012 al 2014, prendendo quindi in esame tre anni.

  STEFANO SCREPANTI, capo del III Reparto – Operazioni. Esattamente.

  PRESIDENTE. Nell'altro dato, dove si prendono in esame cinque anni, voi fate già un calcolo della media, che è di 75,8, defalcato di tutto. Se lei fa la media dei 109 meno i 10, vedrà che nel quinquennio, in base ai dati da voi forniti – poi magari sono relativi ad altre cose, ma io mi baso su quello che è scritto qui – la differenza di questa media è di circa 10 miliardi di evasione in più.

  STEFANO SCREPANTI, capo del III Reparto – Operazioni. Sì, ma ovviamente questo è un riepilogo sintetico dei contenuti della relazione. Se vogliamo approfondire bene perché c'è questa differenza, lo facciamo sicuramente. Infatti, il dato 2012-2014 non è confrontabile con l'intero dato 2010-2014, per mancanza di alcuni elementi di calcolo in questa analisi. Tutto qui. Ripeto, infatti, che il dato complessivo del tax gap medio riferito al periodo 2010-2014 non può essere direttamente confrontato con il tax gap medio del periodo 2012-2014, in quanto solo per questi ultimi anni è stato possibile tener conto dei dati relativi all'evasione dell'IMU e dell'IRPEF connessa al lavoro dipendente irregolare. Tutto qui.

  PRESIDENTE. Sono sicuro che sia così, però, se i dati che discutiamo adesso sono questi qui scritti, la deduzione...

  STEFANO SCREPANTI, capo del III Reparto – Operazioni. Potrebbe...

  PRESIDENTE. Non «potrebbe», è così. Se si dice che nel quinquennio...

  MICHELE PELILLO. Guardi, presidente: a pagina 29, a un certo punto, si parla dell'IVA. Secondo me, è l'IVA quello che ci interessa di più, anche perché l'IVA poi genera altre evasioni. L'IVA è a monte di tutto quanto. La relazione dice: «Il gap in valore (riga 1) oscilla in un intervallo tra 37,4 miliardi di euro del 2010 e 40,5 del 2012». Quello è il range. Si afferma, poi, che nel 2014 l'ammontare del gap IVA è di 40,2, quindi è inferiore a quello del 2012, che era di 40,5.

  PRESIDENTE. Sì, ma se si prende in esame anche il 2010. Se si dice questo...

  MICHELE PELILLO. Io sto parlando dell'andamento, quindi il 2014...

  PRESIDENTE. No, non bisogna guardare solo il 2014, ma anche il 2010, perché sono cinque anni.

  MICHELE PELILLO. Lei, presidente, ha detto: «aumenta o diminuisce». Io sto dicendo che sta diminuendo. A me interessa l'ultimo anno per capire se aumenta o diminuisce.

  PRESIDENTE. No, la media no.

  MICHELE PELILLO. Non la media, a me interessa l'andamento, non mi interessa la media. Io devo capire se le iniziative legislative di contrasto sono efficaci o meno e, quindi, mi interessa l'ultimo anno, il 2014. Io so che il dato 2014 è inferiore al dato 2012.

  PRESIDENTE. No, per quello che è scritto qui...

  STEFANO SCREPANTI, capo del III Reparto – Operazioni. Anche la stessa relazione pone in evidenza che c'è stato un aumento della propensione...

  GIORGIO TOSCHI, comandante generale della Guardia di finanza. Leggo un Pag. 17passo della relazione del Ministero: «Nel triennio 2012-2014 la propensione all'evasione aumenta dal 23,6 al 24,8. Rispetto al 2013, si registra un significativo incremento della propensione al gap IRPEF, pari a 1,8 punti percentuali per i lavoratori autonomi e le imprese e a 0,8 percentuali per i lavoratori dipendenti irregolari, e all'IRAP, anch'essa pari a 0.8 punti percentuali. La propensione al gap IRES, invece, diminuisce di 1,5 punti percentuali. Variazioni contenute si osservano nella propensione al gap delle altre imposte».
  Il dato che emerge è effettivamente quello che ricordava il presidente.

  PRESIDENTE. Lo diceva già il numero. Secondo me, l'aumento...

  STEFANO SCREPANTI, capo del III Reparto – Operazioni. Sì, però, può essere utile anche capire come girano...

  PRESIDENTE. Al di là della narrativa della relazione, che oggettivamente dà sostegno a quello che avete scritto qui, ovvero che aumenta l'evasione fiscale, siccome sono un po’ appassionato e faccio meno disastri con i numeri che con altre cose, mi piacerebbe sapere quali dati avete inserito dal 2010 al 2012 e dal 2012 al 2014 e se i parametri sono tutti uguali.

  STEFANO SCREPANTI, capo del III Reparto – Operazioni. Se mi posso permettere, signor presidente, potrebbe essere interessante per voi sentire il presidente della commissione o anche una rappresentanza.

  PRESIDENTE. Vorrei sapere che cosa hanno omesso. Sono tutti dati uguali, ma magari manca una voce.

  STEFANO SCREPANTI, capo del III Reparto – Operazioni. Il problema è che è stato fatto un grande lavoro, considerando anche tutto il sistema delle agevolazioni, delle esenzioni, tutti i tecnicismi normativi, mentre qui si è cercato di...

  MICHELE PELILLO. Vorrei dire una cosa. È chiaro che il monitoraggio dell'evasione si può fare su periodi diversi. Noi lo possiamo fare su quinquenni, lo possiamo fare su trienni, lo possiamo fare su anni.
  Se noi valutiamo la media del triennio, i dati sono in crescita. Se, invece, valutiamo gli anni – quello sugli anni mi sembra un riferimento più puntuale – vediamo che l'IVA, che, secondo me, è il dato più importante di tutti, è in leggera diminuzione. Questo è importante, perché gli interventi che ci sono stati, a partire dalla delega fiscale, sono molto recenti. Pertanto, se noi prendiamo il dato aggregato del quinquennio o del triennio, non capiamo molto. Se, invece, cominciamo a prendere il dato dell'anno, la notizia è più puntuale. Il 2014 è ancora presto. I dati molto più interessanti saranno quello del 2015 e quello del 2016, quando comincia a entrare in vigore un po’ meglio la normativa. Per esempio, il reverse charge ancora era minimamente in vigore nel 2014 e ha inciso moltissimo sui conti dell'IVA, che sono migliorati anche per quell'intervento legislativo.
  Se invece di leggere il dato aggregato (il triennio), si legge il dato per anno, si capisce che c'è un lieve spostamento in diminuzione. Penso che, in questa fase, il dato più interessante sia quello annuale, perché le modifiche legislative sono così tante che, anno per anno, ci può essere una sensibile differenza tra un periodo e l'altro.

  STEFANO SCREPANTI, capo del III Reparto – Operazioni. Se posso, passerei alla lettura di un passaggio della relazione di settembre: «Nel 2012 il gap complessivo si conferma sui valori dell'anno precedente, facendo registrare, però, una flessione della componente dovuta all'occultamento della base imponibile e/o dell'imposta e a un incremento della parte imputabile a omessi versamenti e errori. Nel 2013 la proiezione è tornata a crescere, passando dal 34 per cento al 35,1. L'unica imposta in controtendenza è stata l'IVA, per la quale il gap si è lievemente ridotto da 29,9 a 29,7». Segue un dato importante: «Il lieve incremento stimato per il 2014 e che poi si è confermato è ascrivibile alla crescita del gap IRPEF da impresa e lavoro autonomo, in Pag. 18quanto IVA e IRAP rimangono sostanzialmente stazionarie».
  Infatti, quello che è emerso e che potrebbe essere ulteriormente approfondito è che l'aumento dell'evasione riguarda principalmente IRPEF da impresa e lavoro autonomo, perché aumenta il lavoro nero. È l'evasione IRPEF di impresa e lavoro autonomo connessa al nero puro. Peraltro, questo fa il paio con le ultime elaborazioni dell'ISTAT, che sono state aggiornate nel 2014, che hanno posto in evidenza come gli occupati in nero sono aumentati negli ultimi periodi da un milione di qualche anno fa a circa 3 milioni.

  PRESIDENTE. Infatti, è coerente con quello che avete scritto: aumenta l'evasione fiscale. I dati sull'aumento dell'evasione fiscale, se prendiamo come parametro la media, sono relativi al 2014, ma poi bisogna vedere quelli del 2015 e del 2016. Secondo me, sono state fatte delle leve per l'evasione fiscale. Comunque, è coerente con quello che dite e con quello che avete scritto: è aumentata l'evasione fiscale.

  ALESSANDRO PAGANO. Io innanzitutto mi devo complimentare, come penso tutta la Commissione, in base ai giudizi che stanno emergendo, per il lavoro e per la capacità di analisi.
  Devo dire che l'ultima osservazione fatta dall'onorevole Pelillo mi convince. Metodologicamente, alla fine, come si può tradurre il dato che Lei ha cercato di sviluppare? Il combinato tra l'azione efficace di controllo esercitata dalla Guardia di finanza e le norme che abbiamo realizzato hanno prodotto questo dato, che è stato spiegato, su valutazione annuale, dall'onorevole Pelillo. Io sostengo questa tesi.
  Pertanto, il ragionamento, oggi, è che io non riesco a immaginare cosa fare di più per migliorare le cose. Abbiamo prodotto il massimo dal punto di vista legislativo, abbiamo un Corpo che in materia di controllo certamente può dare i punti a tutto il resto del mondo, quindi è evidente che noi dobbiamo cambiare obiettivo. Come si fa a ridurre quel 75 (dato assoluto), che emerge nell'ultima statistica? Va bene, 99, 89, quello che è. Come si fa a ridurlo a zero? Secondo me, c'è il metodo. Se con gli strumenti a disposizione, che sono quelli che ho detto prima, ovvero il controllo legislativo, abbiamo già dato il massimo, è evidente che dobbiamo indirizzare il focus su altro.
  La vostra relazione puntuale parla, a proposito del commercio sul web, di un'aggressiva azione di evasione da parte di soggetti internazionali. Ieri o l'altro ieri – non ricordo esattamente, ma comunque nell'arco degli ultimi due giorni – la stampa nazionale più importante ha segnalato una transazione con uno di questi giganti, che ha chiuso per 260 milioni di euro in tre o quattro anni. Gli è andata di lusso: 260 milioni in quattro anni sono 40 all'anno. Lo stesso giornale diceva che in termini di fatturato mondiale, sommando le imposte che questo gigante paga, sono pari allo 0,0005 per cento.
  Noi oggi stiamo qui a parlare del nulla, a inseguire il poveraccio che non ce la fa più, che fa evasione fisiologica, quando abbiamo già un focus ben preciso che ci dice dove vanno a evadere. Di conseguenza, energie, mezzi e strumenti devono essere tutti buttati lì. Infatti, se sono 89 o 79, l'evasione è tutta lì, all'80 o al 70 per cento.
  Se vogliamo, ci possiamo indirizzare sull'ambulante. Facciamo uno sforzo da ernia e, alla fine, gli andiamo a sequestrare anche il camion, e siamo pure felici che ce lo vendiamo di seconda mano a 2 mila euro e abbiamo concluso il ragionamento.
  Se, invece, vogliamo fare cose serie, tutto il ragionamento oggi ricondotto deve essere buttato lì. Io penso che questa debba essere l'azione dei prossimi anni. Altrimenti, ci incartiamo e ci chiediamo: «Dove sta il trucco? Dov'è che ci siamo persi? Qual è stato l'elemento che ha vanificato?»
  Ce l'hanno detto ieri: hanno chiuso una transazione a 260 milioni di euro. Era un'operazione che gli sarebbe andata di lusso anche se si fosse trattato di un anno, invece l'hanno chiusa per un ciclo di anni. Pensate a quante multinazionali abbiamo in Italia e a quanto imperversano. Io vi auguro buon lavoro su questo fronte. La vostra efficacia è rinomata e riconosciuta, generale Toschi, e le rivolgo i miei complimenti. Pag. 19 Io, però, ho interesse che nel sistema Paese tutto questo si massimizzi ancor di più.

  GIORGIO TOSCHI, comandante generale della Guardia di finanza. Io La ringrazio davvero sentitamente, perché queste Sue parole ci incoraggiano nel proseguire l'azione che abbiamo intrapreso da quando ho avuto l'onore di assumere il comando di questo Corpo.
  Stiamo andando proprio nella direzione del rafforzamento delle relazioni internazionali, della cooperazione e, quindi, del controllo del segmento del finanziamento al terrorismo. Pertanto, sono perfettamente d'accordo con Lei. Ecco perché siamo sempre più d'accordo con l'Agenzia per aiutare quest'ultima a individuare le sacche di evasione e agevoliamo al massimo il suo lavoro, non solo per gli eccellenti rapporti che attualmente sussistono con l'Agenzia.
  Vogliamo cercare di fare in modo che l'Agenzia possa portare avanti la sua attività di controllo delle partite IVA e di assistenza, per riattirare gli investimenti e per cercare di contenere. In tal modo, noi potremmo dedicarci proprio alle sacche di grossa evasione, anche in relazione alla fiscalità internazionale e, quindi, alle delocalizzazioni, alle grosse frodi e al finanziamento al terrorismo.

  PRESIDENTE. Grazie, generale. A proposito di queste tabelle, visto che sono un maniaco e mi piacciono i numeri, sarebbe interessante capire come può essere variata dal 2015 al 2016.

  STEFANO SCREPANTI, capo del III Reparto – Operazioni. Lo vedremo nella prossima relazione. Io mi permetto di aggiungere una cosa. Quello che dice Lei è assolutamente giusto, però occorre tener presente la stretta relazione, che credo emerga in maniera chiara, fra questo aumento dell'evasione e la componente di evasione da lavoro sommerso da parte di imprese individuali e lavoratori in nero.
  Siccome nell'ultima relazione del 2014, l'ISTAT fa emergere un grosso aumento soprattutto nel campo delle badanti, dell'assistenza familiare e altro, è utile capire bene qual è la componente, anche perché dagli ultimi dati del Ministero abbiamo, invece, delle indicazioni confortanti sul gettito spontaneo delle entrate. Si dice addirittura che nei primi otto...

  PRESIDENTE. Sì, però la cosa più rilevante è proprio l'aumento dell'evasione fiscale sull'IVA. Voi scrivete nella relazione che l'ammontare del gap IVA è aumentato dal 2010. Bisognerebbe vedere se questo è cambiato nel 2015, perché è quello che cuba di più. È chiaro che, essendo pari a 40 miliardi su circa 99, quello che cuba per il 50 per cento è l'evasione fiscale dell'IVA. Pertanto, se aumenta quel dato lì, che cuba per il 50 per cento, l'evasione fiscale, giustamente, come avete scritto, è aumentata.

  STEFANO SCREPANTI, capo del III Reparto – Operazioni. Certamente. Per questo, ben vengano queste misure quali le comunicazioni trimestrali, che servono a intercettare prima. Questo è uno strumento che speriamo di poter sfruttare bene.

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.55.

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