XVII Legislatura

Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria

Resoconto stenografico



Seduta n. 38 di Mercoledì 18 novembre 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ANAGRAFE TRIBUTARIA NELLA PROSPETTIVA DI UNA RAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE DATI PUBBLICHE IN MATERIA ECONOMICA E FINANZIARIA. POTENZIALITÀ E CRITICITÀ DEL SISTEMA NEL CONTRASTO ALL'EVASIONE FISCALE

Audizione del direttore dell'Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi.
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 2 
Orlandi Rossella , direttore dell'Agenzia delle entrate ... 2 
Bignami Laura  ... 10 
Sciascia Salvatore  ... 10 
Pelillo Michele (PD)  ... 11 
Orlandi Rossella , direttore dell'Agenzia delle entrate ... 12 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 14 
Orlandi Rossella , direttore dell'Agenzia delle entrate ... 14 
Bignami Laura  ... 15 
Orlandi Rossella , direttore dell'Agenzia delle entrate ... 15 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 16

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIACOMO ANTONIO PORTAS

  La seduta comincia alle 8.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del direttore dell'Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore dell'Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi, che, anche a nome dei colleghi, ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Sono presenti il direttore centrale amministrazione, pianificazione e controllo, Giuseppe Telesca, il direttore centrale servizi ai contribuenti, Paolo Savini, e il capo ufficio stampa, Sergio Mazzei, che, anche a nome dei colleghi, ringrazio per la loro presenza.
  L'audizione si inquadra nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'anagrafe tributaria nella prospettiva di una razionalizzazione delle banche dati pubbliche in materia economica e finanziaria. Potenzialità e criticità del sistema nel contrasto all'evasione fiscale.
  Do la parola alla dottoressa Orlandi, con riserva per me e per i colleghi di rivolgerle, al termine del suo intervento, domande e richieste di chiarimenti.

  ROSSELLA ORLANDI, direttore dell'Agenzia delle entrate. Ringrazio il presidente e la Commissione per la possibilità di fare nuovamente il punto sullo stato di attuazione del 730 precompilato e della fatturazione elettronica – progetti fondamentali e strategici sui quali l'Agenzia delle entrate sta fortemente investendo – di fornire l'aggiornamento dei dati resi noti nel corso dell'audizione dello scorso 22 luglio, nonché di rispondere ad alcuni quesiti sollevati dal Consiglio dell'Ordine dei dottori commercialisti, dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri e dalla Federmanager, nel corso delle rispettive audizioni svoltesi dinnanzi alla Commissione.
  La dichiarazione precompilata rappresenta una sfida di miglioramento della governance fiscale, in linea con le raccomandazioni della Commissione europea agli Stati membri volte a promuovere una maggiore efficienza delle autorità fiscali e a improntare il rapporto tra l'amministrazione finanziaria e il contribuente sulla reciproca trasparenza e fiducia.
  Dal 15 aprile 2015 l'Agenzia delle entrate ha messo a disposizione dei cittadini circa 20 milioni 500 mila dichiarazioni: 18,5 milioni di contribuenti abitualmente presentavano il modello 730 precompilato, mentre due milioni, pur possedendo i requisiti per presentare il 730, preferivano predisporre il modello unico. Si tratta di un fondamentale tassello per l'evoluzione del rapporto fisco-contribuente, sempre più orientato alla semplificazione e alla collaborazione. Considerata la rilevanza strategica del progetto è stata realizzata Pag. 3un'importante campagna informativa per assicurare un'ampia diffusione tra i cittadini potenzialmente interessati di tutte le informazioni utili a garantire il buon esito dell'iniziativa. Una riforma così radicale comporta una forte necessità di spiegare ai cittadini le novità e le opportunità offerte dal nuovo sistema del 730 precompilato. Ad oggi le prime analisi effettuate evidenziano un positivo avvio del sistema: al 20 settembre 2015 risultavano inviati diciannove milioni e cinquecentomila modelli contro i diciotto milioni e mezzo del 2014. Ciò significa che un milione di cittadini che prima compilavano il modello unico sono passati al 730, con evidenti vantaggi soprattutto in relazione alla possibilità di ottenere rimborsi. I modelli 730 inviati direttamente all'Agenzia dai contribuenti con l'utilizzo della applicazione realizzata, senza necessità quindi di doversi recare da un CAF o da un professionista, sono stati un milione e 400 mila, mentre undici milioni e 200 mila modelli precompilati sono stati resi disponibili ai contribuenti attraverso gli intermediari cui avevano conferito la delega.
  Per il primo anno di avvio sperimentale del progetto il 65 per cento dei modelli 730 inviati è stato predisposto direttamente o tramite CAF e professionisti utilizzando i dati elaborati dall'Agenzia. Questi risultati sono stati possibili grazie all'impegno di tutti gli attori della fiscalità. Lo sforzo dell'Agenzia è stato rivolto, oltre che a individuare i criteri di utilizzo dei dati elementari trasmessi a soggetti terzi, sostituti d'imposta, banche, assicurazioni, a rendere semplice la procedura informatica per la visualizzazione e la gestione del 730, per mettere i cittadini in condizione di utilizzare in completa autonomia uno strumento di agile fruibilità, pur nella complessità del quadro normativo di riferimento in materia tributaria, e anche ad assicurare agli intermediari modelli 730 il più possibile completi e corretti.
  Nonostante le difficoltà dovute alla fase di avvio e alla necessità di spiegare e abituare i cittadini alle novità introdotte, sono pervenute numerose segnalazioni di soddisfazione circa la semplicità d'uso della procedura web e in generale sulla dichiarazione precompilata.
  Utilizzando i dati trasmessi attraverso le certificazioni uniche dei datori di lavoro e dagli enti previdenziali per la predisposizione della dichiarazione, l'Agenzia delle entrate è riuscita ad attuare una sorta di controllo preventivo su circa 220 mila posizioni. In particolare, sono state inviate altrettante lettere bonarie ai contribuenti che non hanno presentato la dichiarazione pur avendo percepito i redditi di lavoro dipendente e da pensione, da più sostituti, nessuno dei quali, in base alle certificazioni inviate, avrebbe effettuato il conguaglio delle imposte. L'Agenzia ha invitato i cittadini interessati a verificare la sussistenza dell'anomalia, il corretto assolvimento degli obblighi tributari, ed eventualmente a presentare, qualora effettivamente tenuti, il Modello Unico persone fisiche entro il 29 dicembre 2015, ossia entro novanta giorni dalla scadenza ordinaria del 30 settembre, beneficiando con il ravvedimento operoso di una significativa riduzione delle sanzioni dovute per la tardiva dichiarazione e per gli eventuali versamenti. È stato quindi inaugurato un nuovo corso nei rapporti con i contribuenti, improntato su trasparenza e collaborazione.
  Con riferimento al modello 730 precompilato, l'Agenzia delle entrate sta procedendo a un'attenta analisi delle dichiarazioni pervenute, anche attraverso un confronto dei dati dichiarati dai contribuenti con quelli precompilati. Tale disamina è finalizzata a perfezionare i criteri di compilazione da utilizzare in vista della campagna dichiarativa 2016 e a rendere il più possibile agevole la presentazione della dichiarazione dei redditi, pur nella consapevolezza della complessità della materia tributaria. L'Agenzia sta lavorando per incrementare le informazioni da inserire nella dichiarazione precompilata 2016. Oltre alle spese sanitarie e ai relativi rimborsi, con riferimento ai quali è stato già pubblicato il provvedimento del 31 luglio 2015, recante le modalità tecniche di utilizzo dei dati e delle spese sanitarie ai fini Pag. 4dell'elaborazione della dichiarazione dei redditi precompilata, si sta valutando la possibilità di raccogliere i dati relativi ai contributi versati per le forme di previdenza complementare, alle spese sostenute per la frequenza dei corsi di istruzione universitaria, alle spese funebri e alla prima rata delle spese per interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica degli edifici, oneri che negli anni passati hanno fatto registrare le frequenze più alte in sede di compilazione della dichiarazione dei redditi. Più in generale si evidenzia che, al fine di rendere sempre più completa e puntuale la precompilazione della dichiarazione dei redditi, è auspicabile un complessivo intervento normativo volto a razionalizzare gli oneri e le spese detraibili, con particolare riferimento alla semplificazione delle regole di funzionamento delle misure agevolative. Molte detrazioni avvengono in base a condizioni soggettive; mentre le condizioni oggettive vengono incrociate perfettamente, quelle soggettive devono essere dichiarate necessariamente dal contribuente, il che pone un oggettivo limite alla puntuale determinazione. Vanno in tale direzione gli interventi contenuti nel disegno di legge di stabilità 2016 finalizzati a rendere più semplici le modalità di determinazione degli oneri detraibili per le spese sostenute per la frequenza di corsi di istruzione universitaria e per le spese funebri. Cito l'esempio delle spese di istruzione universitaria: la norma attualmente in vigore, ma speriamo che con la legge di stabilità sia modificata, prevede la detrazione non di una somma fissa, pari a quella media delle spese dell'Università statale, ma pari a quella dell'Università statale più vicina, il che rende oggettivamente difficile l'individuazione dell'importo. Nelle norme ci sono talora delle specificità che rendono molto difficoltoso il sistema, con onerosità di scelte che presentano più svantaggi che vantaggi. In questo senso parliamo di razionalizzazione: rivedere tali norme per renderle più semplici e più fruibili, senza però modifiche sostanziali.
  Per quanto riguarda le iniziative volte a semplificare la dichiarazione dei sostituti d'imposta, l'Agenzia sta lavorando a un profondo cambiamento del modello 770 semplificato, mediante una significativa riduzione delle informazioni richieste ai sostituti d'imposta. Tenuto conto che entro il 7 marzo di ciascun anno i sostituti sono tenuti a inviare telematicamente all'amministrazione finanziaria le certificazioni uniche per la predisposizione della dichiarazione precompilata, si sta cercando di eliminare del tutto le informazioni di dettaglio, ossia riferite ai singoli percipienti attualmente presenti nel richiamato modello 770 semplificato. In tal modo si evita ai sostituti d'imposta il doppio invio degli stessi dati: il primo entro il 7 marzo per la dichiarazione precompilata, il secondo entro il 31 luglio per la trasmissione del modello 770. Tale innovazione sarà resa disponibile dalla disposizione contenuta nel disegno di legge di stabilità del 2016, che attribuisce valenza dichiarativa alla trasmissione delle certificazioni uniche entro il 7 marzo. A fronte di un contenuto incremento delle informazioni richieste in sede di trasmissione delle certificazioni uniche, vi sarà pertanto una rilevante semplificazione della dichiarazione dei sostituti d'imposta. Tale progetto è stato già illustrato alle associazioni di categoria e ai professionisti del settore, ai quali, unitamente ai sostituti d'imposta, è richiesto nel primo anno uno sforzo legato alla necessità di adeguare gli applicativi attualmente in uso; sforzo che determinerà comunque una totale razionalizzazione dell'adempimento. Alla luce dell'impegno richiesto a tutti gli attori coinvolti, appare pertanto condivisibile che nel primo anno di applicazione, come proposto dai rappresentanti del Consiglio dell'Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili nel corso dell'audizione del 4 novembre scorso, l'obbligo di trasmissione entro la data del 7 marzo delle nuove certificazioni uniche sia limitato a quelle contenenti dati utili per la predisposizione della dichiarazione precompilata, con differimento alla data di presentazione del modello 770, attualmente il 31 Pag. 5luglio, del termine per la trasmissione delle restanti certificazioni uniche. La norma non prevede questo: l'anno scorso abbiamo fatto uno sforzo in via amministrativa, privo però di una grande base giuridica. Sarebbe auspicabile una previsione normativa che consenta lo slittamento di una parte degli adempimenti che oggettivamente non sono utili ai fini della precompilata. Noi l'abbiamo segnalato e vediamo se Governo e Parlamento possono essere d'accordo. Un eventuale rinvio, invece, del termine di presentazione del modello 730 attualmente fissato al 7 luglio, pure richiesto dai CAF e da altri intermediari, potrebbe avere riflessi sui tempi di erogazione dei rimborsi ai cittadini, che oggi sono ordinariamente corrisposti con le retribuzioni di luglio per i lavoratori dipendenti e con le pensioni di agosto o settembre per i pensionati. Ogni slittamento comporta quindi un grosso problema.
  Relativamente all'introduzione nella dichiarazione precompilata del 2016 delle spese sanitarie inviate all'Agenzia delle entrate attraverso il Sistema Tessera Sanitaria gestito dal MEF, la Federmanager, il Consiglio nazionale dei commercialisti e la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri hanno segnalato le seguenti criticità, rispettivamente nel corso delle audizioni del 30 settembre e del 4 e dell'11 novembre scorsi.
  Innanzitutto si è parlato di duplicazione di adempimenti a carico dei medici e degli odontoiatri, atteso che i dati acquisiti con la trasmissione al Sistema Tessera Sanitaria potrebbero essere già disponibili in quanto comunicati all'Agenzia delle entrate tramite lo spesometro. A riguardo si evidenzia che i dati acquisiti per lo spesometro, rispondendo a finalità diverse rispetto all'elaborazione della dichiarazione precompilata, non sono sufficienti per tale impiego. La lamentata duplicazione potrà evitarsi escludendo dall'invio dei dati rilevanti per lo spesometro le informazioni già trasmesse al Sistema Tessera Sanitaria per la dichiarazione precompilata. Questi ultimi dati infatti potranno essere acquisiti dal Sistema Tessera Sanitaria oscurando le informazioni eccedenti, ossia non rilevanti per lo spesometro, come quelle relative alla tipologia di prestazione medica. In tal senso, già nel disegno di legge di stabilità 2016, l'articolo 49, comma 5, prevede l'esclusione dall'obbligo di comunicazione ai fini dello spesometro in relazione ai dati trasmessi dal Sistema Tessera Sanitaria.
  Altro punto rilevato concerne la mancanza dei provvedimenti attuativi che impedirebbero la trasmissione dei dati da parte dei soggetti non accreditati al Sistema Tessera Sanitaria e mancanza del software necessario. In proposito si segnala che con il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 31 luglio 2015 e con il provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate in pari data, sono state definite rispettivamente le specifiche tecniche e le modalità operative relative alla trasmissione telematica delle spese sanitarie al Sistema Tessera Sanitaria, da rendere disponibili all'Agenzia delle entrate per la dichiarazione dei redditi precompilata, e le modalità tecniche di utilizzo dei dati delle stesse spese ai fini della elaborazione della dichiarazione dei redditi. Inoltre, per venire incontro alle legittime istanze dei medici, è stata prevista la possibilità che l'adempimento in argomento possa essere effettuato sia direttamente sia mediante intermediari debitamente autorizzati. A tal fine sono in corso incontri con l'Ordine nazionale dei dottori commercialisti e con le associazioni di categoria dei produttori di software, nel corso dei quali sono fornite tutte le indicazioni utili all'avvio del nuovo sistema di rilevazione dati.
  Ancora, sono stati sollevati problemi nel trattamento dei dati delle spese sanitarie dei familiari a carico ai fini della dichiarazione precompilata, che potrebbero determinare sanzioni a carico dei medici. A riguardo si segnala che l'imputazione delle detrazioni ai contribuenti verrà effettuata dall'Agenzia anche sulla base di informazioni su familiari a carico trasmesse attraverso la certificazione unica. Pertanto, non si ravvisa nessun Pag. 6profilo di responsabilità dei medici in ordine al corretto trattamento dei dati trasmessi ai fini dell'elaborazione della dichiarazione precompilata.
  Circa le criticità sollevate in ordine alla tutela della privacy, si rappresenta che i citati provvedimenti attuativi sono stati preventivamente condivisi con l'Autorità garante per la protezione dei dati personali, al fine di garantire il più alto livello di protezione della privacy dei cittadini. In particolare, è consentito a questi ultimi di esprimere la propria opposizione al trattamento dei dati, secondo le diverse modalità specificate nello stesso provvedimento dell'Agenzia, tramite i medici o anche direttamente attraverso il sito del Sistema Tessera Sanitaria o le strutture di assistenza dell'Agenzia delle entrate. All'Agenzia non sarà fornita dal Sistema Tessera Sanitaria evidenza dei dati di dettaglio sulle singole spese, ma saranno resi disponibili dati aggregati per macro-tipologia di spesa. Vorrei precisare, inoltre, che il Sistema Tessera Sanitaria sta predisponendo un servizio che consente a ciascun cittadino di poter consultare il dettaglio delle proprie spese sanitarie sostenute nell'anno. Il problema della privacy non esiste, vorrei che fosse chiaro perché il lavoro con il Garante è stato minuzioso: ci sono addirittura tre livelli per tutelare la privacy. Si tratta di un problema ampiamente superato.
  Circa il problema della corretta identificazione dei contribuenti attraverso il codice fiscale, ci vorrebbe un'audizione a parte, se volete, ma vi ho portato un documento che illustra le varie possibilità. In relazione alla corretta identificazione dei contribuenti attraverso il codice fiscale – tema attuale anche alla luce della sempre maggiore presenza in Italia di cittadini provenienti da Paesi extracomunitari – trasmetto una relazione che da una parte illustra le regole di registrazione anagrafica e di attribuzione del codice fiscale e dall'altra, proprio in considerazione del ruolo chiave che il codice fiscale assume per l'identificazione univoca di ciascun soggetto e per lo scambio di informazioni fra le diverse amministrazioni, descrive i punti di forza e di debolezza dell'attuale sistema di codifica per le persone fisiche e le possibili strutture alternative. In particolare, va riferito che il codice fiscale è l'unico supporto a più documenti, è una chiave di lettura che fa riferimento anche alla tessera sanitaria e alla carta regionale dei servizi. Mette insieme più servizi e nella migrazione in ANPR diventerà l'unico codice univoco. È una questione molto complessa, su cui abbiamo portato un'analisi piuttosto corposa, che tiene conto dei vantaggi e benefici dell'attuale sistema, delle criticità possibili soprattutto legate all'esistenza di cittadini stranieri che hanno un sistema di identificazione molto diverso dal nostro, dal punto di vista del nome, il che richiede un'ulteriore elaborazione. Sono allo studio una serie di possibilità, ma siamo ancora in una fase di approfondimento e di discussione. Servirebbe molto più tempo per esaurire dell'argomento. Vi ho portato il documento per avere comunque contezza del punto di riflessione cui siamo pervenuti, dato che non ci sono ancora certezze per l'evoluzione del sistema di identificazione.
  Passerei ora a parlare del tema della fatturazione elettronica. Il decreto legislativo 127 del 2015 prevede la possibilità, per i soggetti passivi IVA, di scegliere tra il mantenimento di alcuni attuali adempimenti comunicativi all'Agenzia delle entrate (spesometro, blacklist, modelli Intra, acquisti di beni e servizi) e la trasmissione telematica, sempre all'Agenzia, dei dati delle fatture emesse e ricevute e dei dati dei corrispettivi, ove il soggetto realizzi operazioni IVA anche con soggetti privati, riguardanti le specifiche operazioni rilevanti ai fini IVA. Con riguardo alla trasmissione dei dati della fattura, il decreto incentiva le imprese e i professionisti ad adottare processi di fatturazione elettronica poiché, mediante questi ultimi, coloro che sceglieranno il regime opzionale saranno facilitati nella fase di invio dei dati all'Agenzia. A tal fine le disposizioni del decreto assegnano compiti ben precisi a carico dell'Agenzia: la realizzazione e messa a disposizione dei contribuenti a partire dal primo luglio 2016 di un servizio Pag. 7gratuito per la generazione, trasmissione e conservazione delle fatture elettroniche; l'implementazione e la messa a disposizione entro il primo gennaio 2017 del sistema di interscambio, oggi utilizzato per lo scambio delle fatture elettroniche verso le pubbliche amministrazioni, per veicolare anche le fatture elettroniche tra privati, consentendo al contempo di adempiere alla trasmissione telematica dei dati e delle medesime fatture all'Agenzia delle entrate, quindi semplificando notevolmente gli adempimenti amministrativi oggi in vigore; la definizione, mediante un provvedimento direttoriale, delle informazioni da trasmettere nonché delle modalità tecniche in termini di trasmissione delle stesse; la definizione delle caratteristiche tecniche degli strumenti mediante i quali memorizzare e trasmettere telematicamente i dati dei corrispettivi giornalieri da parte dei soggetti passivi IVA che effettuano operazioni per le quali in luogo della fattura viene oggi emesso uno scontrino o una ricevuta. Al riguardo l'Agenzia ha già avviato tre distinti ambiti di analisi: uno con il suo partner tecnologico SOGEI, finalizzato all'implementazione tecnica di cui all'articolo 1 del decreto, trasmissione telematica delle fatture o dei relativi dati; gli altri due con le principali associazioni di categoria, tra cui Comufficio e Confida, per l'approfondimento tecnico necessario a dare attuazione all'articolo 2 del decreto, trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi, e in particolare per individuare i requisiti tecnici dei dispositivi indispensabili per la memorizzazione e per la trasmissione telematica dei corrispettivi giornalieri, nonché dei dati dei distributori automatici, con adeguate garanzie di sicurezza e inalterabilità dei dati.
  I rappresentanti dell'Ordine, nel corso dell'audizione del 4 novembre scorso, hanno sottolineato che l'ipotesi di estendere ulteriormente l'obbligo di fatturazione esclusiva in forma elettronica anche agli scambi B2B appare prematura. In realtà, sia l'articolo 9 della legge delega fiscale sia il decreto delegato 127 del 2015 hanno come obiettivo quello di potenziare e razionalizzare i flussi informativi riferiti alle operazioni rilevanti ai fini IVA dei soggetti passivi all'Agenzia delle entrate e lo strumento della fatturazione elettronica rappresenta solo una delle modalità per agevolare ed efficientare tale comunicazione. Peraltro, l'obbligo di trasmissione telematica dei dati delle fatture è già disciplinato ai sensi dell'articolo 21 del decreto-legge n. 78 del 2010. Il decreto legislativo n. 127 del 2015 prevede solo, in via opzionale, una modalità alternativa, più razionale e semplificata per i contribuenti, di trasmissione di tali informazioni.
  Con riguardo alle criticità e alle proposte evidenziate sempre dall'Ordine dei commercialisti riferite all'onerosità del processo di generazione, trasmissione e conservazione delle fatture elettroniche, si conferma che l'Agenzia delle entrate ha avviato con il partner tecnologico i dovuti approfondimenti per arrivare a fornire una soluzione gratuita a tutti i contribuenti. Al riguardo, le scelte e le soluzioni tecniche saranno oggetto di confronto anche con il Consiglio nazionale all'interno del Forum italiano sulla fatturazione elettronica cui entrambi apparteniamo.
  Passo a parlare della fatturazione sul versante della pubblica amministrazione. Lo scorso 31 marzo gli obblighi di fatturazione elettronica sono decorsi per l'intera platea di amministrazioni ed enti pubblici componenti l'ambito definito dall'articolo 1, comma 209, della legge n. 244 del 2007. Il potenziamento operato dal sistema di interscambio si è dimostrato efficace. L'infrastruttura informatica ha gestito il consistente aumento degli utenti e dei volumi. Si è passati da una media di 18 mila file al giorno, registrata a marzo 2015, a circa 87 mila file al giorno ricevuti in media durante il mese di ottobre, senza pregiudizio per la qualità del servizio erogato. L'incremento degli uffici destinatari di fatture elettroniche è stato del 156 per cento, dai 19.729 al 30 marzo ai 50.572 registrati al 9 novembre, e quello dei fornitori del 451 per cento, da 104 mila a 573 mila. La maggior parte dei nuovi uffici riceventi fatture elettroniche è rappresentata da articolazioni di enti e amministrazioni locali. I dati pubblicati Pag. 8dall'Agenzia per l'Italia digitale, che coordina e monitora le azioni che le amministrazioni hanno implementato per gestire la nuova modalità di fatturazione, delineano uno scenario generalmente confortante, evidenziando al più la fisiologica differenza nella capacità di gestione contabile dei documenti informatici dei diversi enti, per lo più riscontrata negli enti di minori dimensioni. In tale contesto è auspicabile la collaborazione tra enti strutturalmente differenti, ad esempio regioni e piccoli comuni, in attuazione dell'articolo 5, comma 2, del decreto ministeriale 55 del 2013, secondo il quale una pubblica amministrazione può essere individuata quale intermediario di un altro ente sottoposto agli obblighi. Il Sistema di interscambio, nel periodo 6 giugno 2014 – 9 novembre 2015, ha ricevuto oltre 20 milioni 400 mila file fattura. Il numero di file scartati per errori commessi dai fornitori incide sempre meno sul totale dei file ricevuti. Il tasso di scarto complessivo relativo al periodo dal 16 giugno al 9 novembre è pari al 9,2, ma nel mese di ottobre 2015 l'incidenza dei file scartati è solo pari al 5,4 del numero dei file ricevuti. Lo stesso indicatore per il secondo semestre 2014 era pari al 18,23 e nel primo semestre 2015 era dell'11 per cento. A tale proposito è utile sottolineare che il decremento della percentuale di file scartati è stato costante nel tempo, a fronte di un considerevole aumento del numero di file ricevuti dal sistema e dell'introduzione di importanti novità procedurali, quali il meccanismo della scissione dei pagamenti e il nuovo regime fiscale agevolato, regime forfettario. Il tasso di scarto è certamente un indicatore di quanto siano efficaci e usabili gli strumenti messi a disposizione degli utenti.
  I controlli operati dal sistema di interscambio mirano a rilevare eventuali errori formali sulle fatture, mentre le verifiche sulla correttezza sostanziale sono effettuate dalle singole amministrazioni clienti. Il processo di fatturazione elettronica verso le pubbliche amministrazioni prevede che le amministrazioni possano inviare al sistema di interscambio una notifica di esito per comunicare ai mittenti, in seguito alle verifiche di merito, l'accettazione o il rifiuto della fattura. Complessivamente le amministrazioni hanno inviato un esito al fornitore per il 52 per cento delle fatture ricevute: l'84 per cento sono esiti positivi e il 16 per cento esiti negativi. Va ricordato che l'invio dell'esito non è un obbligo per le amministrazioni; esse possono procedere ai controlli, al pagamento ovvero alle eventuali contestazioni dei documenti contabili autonomamente, nei termini di legge, e senza produrre alcun riscontro. Scomponendo le informazioni in base alle date di decorrenza degli obblighi, osserviamo che dal 6 giugno al 30 marzo sono stati oggetto di notifica e di esito il 67 per cento delle fatture inoltrate e nell'85 per cento dei casi si è trattato di esito positivo; dal 31 marzo 2015 a oggi il 49 per cento delle fatture inoltrate sono state oggetto di notifiche di esito e nell'84 per cento dei casi si è trattato di esito positivo.
  Il Sistema di interscambio nel periodo 31 marzo 2015 – 9 novembre 2015 ha ricevuto 12,8 milioni di file fattura destinati agli enti locali, pari al 75 per cento del totale dei file ricevuti. Il tasso di scarto relativo a questi file è pari al 3,4. Le amministrazioni locali utilizzano la facoltà di fornire un esito per il 95,6 per cento delle fatture ricevute; si va dal 95,18 dell'aggregazione enti locali, di cui alla tabella 1, al 96,92 delle università. La percentuale media delle fatture accertate è pari al 93 per cento di quelle oggetto di esito.
  I dati illustrati consentono di valutare l'efficacia delle azioni di costante monitoraggio delle infrastrutture e degli indicatori di processo, anche a fronte del considerevole aumento dei volumi. Anche dalla prospettiva degli utenti appare evidente che né l'utilizzo del tracciato, né la procedura di ricezione, controllo e inoltro delle fatture, presentano ad oggi particolari criticità. Ampliando il campo di analisi ad aspetti più generali, che esulano dalla diretta responsabilità dell'Agenzia delle entrate, appaiono evidenti i primi vantaggi della digitalizzazione delle fatture. Pag. 9L'introduzione di una modalità standard di fatturazione permette di far emergere le best practice, la cui diffusione contribuisce al miglioramento e all'armonizzazione dei processi contabili, consentendo la riduzione dei tempi di lavorazione delle fatture ai fini del pagamento. Si sono rilevate importanti aree di miglioramento legate a una possibile revisione, in ottica di processo digitale, del valore legale del documento informatico FatturaPA. A questo proposito, come già riportato nella precedente audizione del 22 luglio, l'Agenzia delle entrate partecipa attivamente al tavolo interistituzionale per la fatturazione elettronica verso la pubblica amministrazione, coordinato da AGID, che ha il compito di monitorare l'intero processo individuando le criticità e i possibili interventi migliorativi. In particolare, l'Agenzia ha avanzato le seguenti proposte: redazione di una guida che per ciascun elemento informativo, cosiddetti «campi» di cui si compone il tracciato della fattura, definisca in maniera puntuale e non ambigua le informazioni che esso può contenere; individuare una modalità per l'integrazione o correzione delle informazioni assenti o errate, che in virtù di norme non di rilevanza fiscale vincolano all'esigibilità del credito esposto in fattura ma non possono essere oggetto delle variazioni di cui all'articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica n. 663.
  La prima proposta è stata condivisa dal tavolo interistituzionale e sono tuttora in corso i lavori di definizione della semantica degli elementi informativi presenti nel tracciato. Al gruppo di lavoro, coordinato dal Dipartimento finanze del MEF, partecipano tutte le amministrazioni direttamente o attraverso rappresentanze e, per il tramite del Forum italiano sulla fatturazione elettronica, anche le imprese fornitrici. Come è emerso dai lavori, affinché il processo sia realmente digitalizzabile non è sufficiente che un'informazione sia genericamente contenuta nel file, ma è necessario che la stessa sia rappresentata secondo le regole tecniche, in modo che i sistemi automatici possano lavorare l'informazione senza necessità di intervento umano. Tale esigenza rende urgente un'interpretazione aggiornata del contesto normativo che dia a tutti gli effetti valore legale al modo in cui le informazioni sono rappresentate nel file. Ad esempio, la partita IVA del cedente prestatore deve stare nel campo appositamente definito, altrimenti ai fini dell'elaborazione automatica della fattura equivale all'assenza dell'informazione stessa.
  Con riferimento alla proposta, formulata dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei commercialisti e degli esperti contabili nel corso dell'audizione del 4 novembre scorso, di integrare la tassonomia XBRL all'interno del tracciato FatturaPA per un più incisivo controllo della spesa pubblica, premetto che tale ambito è di specifica competenza del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato e che l'Agenzia delle entrate provvede al trasferimento dei dati delle fatture ricevute e inoltrate dal sistema di interscambio nei modi concordati. Peraltro, il tracciato definito per la fattura elettronica verso la PA è già predisposto per ospitare qualsiasi classificazione o codifica, comprese le tassonomie XBRL.
  Vorrei anche precisare che è attualmente allo studio del tavolo interistituzionale la possibilità di identificare o definire una codifica delle differenti classi di beni e servizi acquistati da amministrazioni ed enti pubblici. Quanto alle criticità sollevate dallo stesso Ordine in tema di conservazione delle fatture elettroniche, vorrei fare una doverosa premessa: le fatture elettroniche in generale sono documenti informatici la cui validità probatoria è definita dal Codice dell'amministrazione digitale. Le fatture elettroniche verso la PA sono firmate digitalmente e pertanto, ai sensi dell'articolo 21 del CAD, la loro validità probatoria in sede di giudizio è quella della forma scritta di cui all'articolo 2702 del codice civile. L'apposizione della firma digitale inoltre è sufficiente a garantire l'autenticità dell'origine del documento e l'integrità del contenuto fino a querela di falso. Tali caratteristiche sono preservate nel tempo a tutti gli effetti di legge a Pag. 10condizione che il processo di conservazione digitale delle fatture elettroniche segua le regole tecniche richiamate dallo stesso CAD. Pertanto, se da una parte va riconosciuto lo sforzo necessario a un'impresa o a un professionista per conservare documenti informatici, dall'altra parte non può disconoscersi che il mercato si sta velocemente attestando su offerte di servizi sempre più flessibili e a costi strutturalmente contenuti. Vi sono aziende facilmente rintracciabili anche con i motori di ricerca che offrono la possibilità di generare fatture in formati elettronici, tra cui il formato FatturaPA o analogiche in Pdf, permettendo di scegliere se fruire o meno della conservazione, così come servizi di conservazione di documenti informatici in generale. Il costo di tali servizi, che comprendono anche i supporti necessari alla redazione del manuale della conservazione, è legato alla singola fattura elettronica generata ovvero al singolo documento conservato. Non rappresenta, pertanto, un costo fisso e si aggira fra i 50 centesimi e un euro. Mi sembrano questi i termini nei quali si sta concretizzando uno degli obiettivi dell'introduzione dell'obbligo di fatturazione elettronica verso la PA: la promozione di una cultura digitale.
  Con riguardo, infine, alle proposte formulate dall'Ordine nazionale dei commercialisti, in favore delle micro e piccole imprese e dei professionisti vorrei segnalare alcune iniziative ulteriori, oltre a quelle già previste dall'articolo 4 del decreto ministeriale 55 del 2013. Mi riferisco, in particolare, al decreto legislativo 127 del 2015, che all'articolo 1, comma 1, dispone che l'Agenzia delle entrate offra gratuitamente un servizio di generazione, trasmissione e conservazione delle fatture elettroniche, anche di quelle inviate alle pubbliche amministrazioni. Mi pare evidente che l'intenzione del legislatore sia quella di introdurre misure incisive per supportare i contribuenti, al fine di diffondere l'utilizzo della fatturazione elettronica, alleviando il carico sui soggetti più deboli e stimolando il mercato dei servizi di gestione dei documenti informatici ad aggiungere maggior valore alla propria offerta. Sono convinta, peraltro, che eliminare l'obbligo di conservazione delle fatture elettroniche, al di là della fattibilità normativa, costituirebbe un arretramento rispetto all'obiettivo più ampio della digitalizzazione dei processi amministrativi con impatto sui servizi che la pubblica amministrazione garantisce ai cittadini e su un mercato giovane, per i quali sono stati realizzati investimenti rilevanti.
  Spero di essere stata chiara. Sono a disposizione per eventuali chiarimenti.

  LAURA BIGNAMI. Buongiorno, dottoressa Orlandi, la ringrazio moltissimo. Lei ha compreso le esigenze dei componenti della Commissione, fornendoci una serie di dati che avevamo chiesto e che possiamo quindi analizzare con cura. I numeri sono tanti, ma leggo nella sua relazione tantissime risposte alle nostre numerose domande, soprattutto in merito agli errori, alla fatturazione e all'avanzamento di alcuni percorsi virtuosi che la nostra Commissione richiede da tempo. Il mio intervento, quindi, forse stranamente rispetto al solito – solitamente sono molto critica – al momento intende solo rivolgerle i complimenti per la relazione. Mi riserverò di porle una domanda in un momento successivo.

  SALVATORE SCIASCIA. Ringrazio anch'io la dottoressa Orlandi. Dottoressa, lei ha indicato che nel 730 precompilato affluiscono automaticamente una serie di dati. Vorrei sapere se è previsto qualcosa relativo alle spese per le cosiddette «collaboratrici familiari», i famosi 1549 euro che si devono indicare nelle varie dichiarazioni.
  Seconda domanda: sentendo anche quanto hanno detto i colleghi consulenti del lavoro nel corso della loro annuale riunione, uno dei tanti problemi che si pone maggiormente per la sua complessità è quello della redazione del 770. Lei mi insegna, dottoressa, che i termini di tempo non sono mai chiari. Mi pongo la seguente autodomanda: non è possibile, visti i dati fiscali che vengono trasmessi tutti i mesi, Pag. 11dal modello EMENS che non è solo contributivo, ma anche fiscale, arrivare a una dichiarazione non precompilata ma vostra interna per vedere chi ha pagato e chi non ha pagato, senza alcun intervento da parte degli operatori ? Peraltro, il 7 bisogna mandare il CUD, che è una base fondamentale.

  MICHELE PELILLO. La settimana scorsa sono venuti in audizione i rappresentanti della Federazione dei medici e degli odontoiatri. Possiamo dire che avevano sbagliato sede, nel senso che non avevano capito che siamo una Commissione bicamerale di vigilanza scambiandoci per la Commissione finanze del Senato o della Camera. Infatti, hanno cominciato a esprimere valutazioni di merito sugli articoli disegno di legge di stabilità, e in modo particolare su quello del 730, che li riguarda direttamente. Abbiamo spiegato loro che avrebbero fatto meglio a cercare un'interlocuzione con i colleghi del Senato per provare a migliorare il testo legislativo. Mi sono anche preso l'incarico di realizzare un'audizione, nei prossimi giorni, forse addirittura domani, presso la Commissione finanze della Camera, per verificare effettivamente lo stato delle cose.
  L'aspetto piuttosto antipatico è che uno o due giorni dopo il presidente degli odontoiatri ha rilasciato un'intervista sul giornale Odontoiatria33. «Non possiamo entro due mesi trasmettere al Sistema Tessera Sanitaria i dati dei pagamenti percepiti dei nostri pazienti per le prestazioni eseguite. A sintetizzare quanto la delegazione della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, che mercoledì 11 novembre è stata sentita dalla Commissione parlamentare di vigilanza sull'Anagrafe tributaria, in merito alle norme che coinvolgono medici e dentisti in tema di 730 precompilato, è il presidente Giuseppe Renzo che, con i presidenti [...], ha partecipato alla riunione. Alla Commissione la Federazione chiede di far slittare al 17 l'obbligo di allacciamento al Sistema Tessera Sanitaria e spedizione oggi previsto per tutti i professionisti. Tutt'al più si possono far salvi i dati dei medici che si sono adeguati per tempo». Poi si parla della vicenda della privacy, ma mi sembra davvero poco fondata. «Oltre all'impossibilità pratica di caricare in due mesi tutti i dati del 2015, la Federazione ha evidenziato come i dati richiesti ai medici e ai dentisti sono già inviati dagli stessi professionisti al MEF, che molte regioni richiedono modalità di invio differenti e che ad oggi sono pochissimi i software presenti sul mercato che consentono l'invio automatico della fattura al momento del rilascio». Poi ci sono i problemi tecnici, sempre evidenziati dalla Federazione, legati ai dati sensibili. «L'audizione, che ha visto la delegazione della Federazione confrontarsi con esponenti della Commissione di controllo, ha evidenziato gli aspetti decisivi di questa vicenda. Non vi è stata nessuna sinergia tra l'istituzione parlamentare (legislativo), le strutture ministeriali (esecutivo) e i rappresentanti degli uffici fiscali e finanziari», spiega il presidente. «Non siamo stati noi assenti o distratti. Non è a noi che va fatta domanda sul perché non ci sia stata condivisione» – in quanto lamentano l'assenza di condivisione «Con poca sorpresa, ma tantissima amarezza, abbiamo dovuto registrare che i componenti della Commissione di controllo non erano a conoscenza dell'esistenza di un tavolo tecnico e dei diversi e reiterati incontri durante i quali la Federazione ha rappresentato le inefficienze, gli errori e le superficialità evidenti nel sistema, e che non risolte avrebbero impedito l'applicazione delle norme. Durante l'audizione – continua il presidente Renzo – abbiamo ricevuto rassicurazioni sostanzialmente inutili e di circostanza».
  Sinceramente sono molto contrariato. Avevano sbagliato sede, li abbiamo indirizzati, molto cortesemente ci siamo presi un incarico che potevamo anche non prenderci, tenuto presente che avevano tralasciato di assumere qualunque iniziativa nei confronti del Senato. In più, leggendo queste parole, la questione mi è piaciuta pochissimo. Mi sono dilungato, ma avevo necessità di leggere quello che era stato scritto. Ho seguito con attenzione quello che lei ha detto. Le chiedo di aiutarci a Pag. 12capirne un po’ di più, perché questi signori verranno in audizione alla Camera, probabilmente addirittura domani, e abbiamo bisogno di non rimanere come il ciuccio in mezzo ai suoni. Noi non sappiano nulla e ci vengono poste tali questioni, tra l'altro in modi poco piacevoli. Infine, anche sulla formulazione dell'articolo 49, vorremmo capire se, secondo lei, ci sia oggettivamente la possibilità di un miglioramento.

  ROSSELLA ORLANDI, direttore dell'Agenzia delle entrate. Per quanto riguarda la parte delle spese relative agli oneri previdenziali per colf e badanti, sono già nel 730 perché sono dati che ci arrivano direttamente da INPS in cooperazione, perciò le controlliamo e le mettiamo a disposizione.
  Per quanto riguarda il 770, come vi dicevo anche nella relazione, se la legge di stabilità approverà la valenza certificativa delle CU, cioè delle comunicazioni, abbiamo già un tavolo tecnico molto avanzato, con gli Ordini e i responsabili. Pensiamo di rendere il 770 – che ha peraltro anche altre funzioni rispetto a quelle del sostituto d'imposta – una dichiarazione molto snella. Abbiamo ipotizzato l'eliminazione di circa 300 campi – quindi il grosso delle informazioni – in modo che diventi un riepilogo di dati analitici: questo ci consentirebbe una semplificazione notevole. È un impegno che ci eravamo presi già l'anno scorso con le categorie professionali, a cui abbiamo lavorato in questi mesi e il dottor Savini potrà eventualmente darvi tutti i dettagli. La preoccupazione che emerge a questo punto dell'anno, dopo qualche mese di tavoli tecnici, è questa: pur ritenendo valido un 770 semplicissimo, di riepilogo e di conferma di dati strutturati complessi, si pone il problema di modificare i software. Tutte le volte che arriviamo a parlare di modificare i software nascono delle difficoltà, però è chiaro che se si vuole semplificare il sistema, anche la parte informatica va cambiata. Il tavolo sta comunque andando bene. Siamo convinti di poter modificare il 770, e renderlo molto semplice e snello. Una norma del 2007 previde la possibilità di unificazione del dato previdenziale e fiscale – ne parlavamo anche prima. Questa previsione non ha mai avuto sviluppo per una serie di problemi pratici, ma credo che il futuro della digitalizzazione e di un sistema di banche dati totalmente integrato, sia quello. Se riusciremo a creare un'unica banca dati o un'interoperabilità oggettiva e veloce di dati, arriveremo, un po’ alla volta, a fornire noi una parte significativa dei servizi. Questo richiede naturalmente investimenti. Tutto ciò che riguarda l'informatica è, nella prima fase, un investimento e in seguito diventa un risparmio.
  Per quanto riguarda il 770, abbiamo anche proposto, come avete visto nella relazione, lo spostamento di una parte di adempimenti, in modo che quelli fondamentali per la precompilata, che poi sono i più numerosi, avvengano entro il 7 marzo, mentre per gli altri venga definita un'altra data. Il 770 – mi permetta, senatore – specialmente se semplificato diviene un dato di riepilogo, perché i sostituti, o meglio i professionisti dei sostituti, devono mandare le CU entro il 7 marzo e i conguagli devono farli entro febbraio. In realtà, il dato esiste già, pertanto sarebbe auspicabile – in un tavolo di semplificazione che abbiamo intenzione di aprire ulteriormente da un punto di vista tecnico (poi si definiranno gli aspetti legislativi e politici) – che si renda il 770 molto più semplice, ma che venga presentato addirittura prima, perché questo allungamento delle date in realtà crea un ingorgo, dal momento che tutti tendono ad andare a settembre o a ottobre, ed è chiaro che poi arriva tutto insieme. Dato che, invece, il 770 ha adempimenti tutti precedenti alla data del 31 luglio, probabilmente bisognerebbe studiare – e ci impegniamo ad aprire un tavolo tecnico – un'anticipazione del 770, a fronte di una sua semplificazione, in modo da eliminare uno degli adempimenti tipici dei contribuenti, ma soprattutto dei loro professionisti.
  Per quanto riguarda il tema cui faceva riferimento l'onorevole Pelillo, tutta la parte che riguarda il tavolo sul sistema sanitario, sulla tessera sanitaria e sulla sua Pag. 13informatizzazione, gira intorno al MEF. È la Ragioneria generale dello Stato che gestisce totalmente il tavolo e i dati. A questo tavolo partecipiamo attivamente e, del resto, chi supporta tecnicamente tutto lo sforzo della maggior parte delle pubbliche amministrazioni, da un punto di vista digitale, o siamo noi o è SOGEI (normalmente siamo noi insieme a loro). Noi partecipiamo a questi tavoli sul sistema sanitario da oltre un anno e ci sono state infinite riunioni. Le specifiche tecniche per la produzione dei sistemi sono state date a luglio, quindi ci sono già produttori e sistemi di trasmissione. Dal punto di vista tecnico, dunque, i tavoli e i confronti sono stati gestiti dal MEF, il quale ha unificato le forme di trasmissione delle varie regioni. All'inizio del 2015, il problema era di uniformare la trasmissione del Sistema Tessera Sanitaria in tutte le regioni. Abbiamo proposto – e siamo in grado di farlo, come detto nella relazione – che si eviti la possibile duplicazione di eventuali invii eliminando lo spesometro e non l'invio della dichiarazione. Quindi, eliminando l'invio dello spesometro e aggregando i dati con un sistema di sicurezza, evitiamo due invii, poiché è chiaro che ne vogliamo uno solo.
  So che questa Federazione addirittura ha fatto ricorso al TAR contro la legge dello Stato, quindi sta cercando di bloccare l'attuazione della legge con un ricorso amministrativo. Probabilmente è l'unico caso in cui questo è avvenuto, perché gli attori istituzionali che hanno partecipato a quest'enorme progetto, col supporto di tutti, in qualche modo hanno tenuto. Laddove lei mi parla delle sanzioni, è chiaro che, qualora il legislatore voglia rivedere l'adempimento, l'amministrazione non ha alcun problema. È ovvio che non va a vedere, come loro paventano, il singolo caso. È chiaro che la sanzione esiste se non si effettua l'invio: la sanzione per l'invio tardivo o per il non invio è chiaramente un problema di deterrenza, perché in assenza di sanzione nessuno invierebbe nulla. Se no rischiamo di far saltare tutto il progetto. Secondo me, può essere ragionevole considerare, per esempio, l'alleggerimento delle sanzioni per il primo anno, sanzionando – cito per ipotesi – solo il mancato invio e non l'errore nell'invio.
  In realtà, la normativa che è stata scritta, come sapete, si trova in un decreto che originariamente doveva entrare in vigore nel 2017, quindi il problema non era attuale nel momento in cui abbiamo aperto i tavoli perché quella sanzione non si applicava, proprio perché sarebbe partita dal 2017. L'anticipazione, in legge di stabilità, al 2016 dell'attuazione del nuovo sistema sanzionatorio fa diventare d'attualità anche il problema di questo tipo di sanzioni, perché da una parte lo alleggerisce in quanto, andando a fare un sistema di cumuli con un tetto massimo, impedisce che ci sia una deflagrante pesantezza, soprattutto su grandi enti, dove può rischiare. Pertanto, se c’è una disponibilità del legislatore a una graduazione della sanzione o a un'entrata in vigore spostata nel tempo, ovviamente l'amministrazione non ha motivi di opporsi. Ciò non è nella nostra disponibilità, poiché si tratta di una norma scritta in un decreto già approvato.
  Per quanto riguarda il resto, stiamo andando avanti e stiamo stimolando la Ragioneria generale che sta gestendo i tavoli a continuare i confronti. Certamente siamo ormai molto vicini all'adempimento, dal momento che il mondo che gira attorno alla tessera sanitaria questo problema non ce l'ha, perché il dato è già tutto memorizzato ed esistente. I medici stessi dicono che «questa è la goccia», vale a dire che questo è un problema che riguarda una serie di adempimenti che sono stati posti a carico della professione – come la dematerializzazione della ricetta – ma che vanno nell'ordine di una digitalizzazione dell'intero sistema e del controllo della spesa sanitaria. Le motivazioni che stanno alla base dell'informazione, non sono solo quelle del 730, ma sono molto più ampie, rientrando in un sistema che riguarda il mondo della sanità e il mondo della ragioneria più che noi. Noi siamo i fruitori di questo dato, che già esiste, pertanto il riferimento è più a chi opera fuori del mondo tessera sanitaria, Pag. 14perché questo mondo è già gestito informaticamente. Non sono tutti fuori, sono fuori i professionisti.
  È ovvio che l'informazione deve essere trasmessa, altrimenti salta il sistema: il 75 per cento dei contribuenti italiani porta le spese mediche in detrazione; se le spese mediche non entrano nella precompilata, il 75 per cento dei contribuenti italiani deve continuare a fare la dichiarazione inserendole. Questo è il punto. Siamo disponibili – come lo siamo stati finora, perché sono mesi che trattiamo questo argomento – a dare tutto il supporto. Quanto al tema delle sanzioni, non è nostra competenza. Il tavolo generale è gestito dalla Ragioneria generale, con cui è da considerare l'idea di prendere eventuali contatti, perché è un tavolo più ampio di quello fiscale e riguarda tutto il mondo della sanità.
  Non so se ho chiarito i punti fondamentali. Comunque, le specifiche tecniche ci sono, come ci sono dei programmi sul mercato. È chiaramente un onere, ma è un onere che ne sostituisce un altro, quindi non ce ne sono due. Quest'onere riguarda un'anticipazione del dato, ma non ci sarà più lo spesometro.

  PRESIDENTE. Non ero presente nell'audizione col presidente Renzo, ma che ci scambino per la Commissione del Senato non ci dispiace molto. È chiaro che la questione della tessera sanitaria, invece, è di competenza di questa Commissione, perché tutto quanto gira intorno all'Anagrafe tributaria, dunque ha fatto bene a parlare di questa materia.
  Per quanto riguarda le sanzioni, sono questioni legislative di cui probabilmente sarebbe stato più giusto parlare in Commissione.
  Vorrei rivolgerle due domande, direttore Orlandi. Magari posso sembrare zelante, ma continuo a sentire il termine «conservazione». Di solito è l'archiviazione che rende forse più completa la ricerca di certi dati, mentre la conservazione è un'altra fattispecie. Chiedo allora – ne avevo parlato anche con i commercialisti e con SOGEI – se sia possibile adoperare il termine «archiviazione» e non «conservazione» dei dati, altrimenti non si capisce bene la situazione.
  Anche sulla fatturazione elettronica, qui si parla di «campi»; a noi piacerebbe – parlandone anche con Cannarsa – iniziare a parlare di «cruscotti», per capire di cosa si sta parlando, specialmente sulla fatturazione della pubblica amministrazione. Se vogliamo dare ancora più importanza alla fatturazione elettronica, si tratta di capire che nella pubblica amministrazione, sulla ricerca delle spese – la spending review – e sui costi delle famose siringhe, il cruscotto sarebbe un aiuto rilevante. Forse la domanda non doveva essere rivolta a lei, è vero, ma visto che lei risponde sempre a tutto gliel'ho posta. Ne abbiamo già parlato con Cannarsa: conservazione è una cosa, archiviazione un'altra e il cruscotto è la cosa più importante.

  ROSSELLA ORLANDI, direttore dell'Agenzia delle entrate. La conservazione è già normativamente prevista dal Codice dell'amministrazione digitale (CAD). Se si dovesse ragionare su un altro termine, per rendere più semplice la conservazione o l'archiviazione occorrerebbe intervenire sul Codice dell'amministrazione digitale. In realtà, come dicono i miei collaboratori che lavorano continuamente su quel tavolo – anzi, quando dico che l'Agenzia delle entrate fa tante cose mi dovete credere, perché c’è un lavoro pesantissimo in cui noi siamo gli attori fondamentali – il tema non è tanto modificarla quanto renderla meno onerosa. La conservazione è un adempimento piuttosto pesante, ma da quello che ci risulta, dalle ricerche di mercato, sta entrando sempre di più nel sistema e, nel momento in cui entrano i numeri e le fatture, il costo diminuisce. La cosa fondamentale è però che la conservazione, secondo la norma, è a carico dello stesso ente pubblico. Per tale ragione, nel momento in cui la conservazione la fa SOGEI, e la fa in maniera gratuita, il problema del costo della conservazione è risolto. Inoltre, soprattutto le medie e grandi imprese hanno già tutte un sistema di digitalizzazione, e ci sono imprese che Pag. 15addirittura fatturano anche per conto dei propri clienti, cioè mettono insieme tutto il sistema per un problema loro, di gestione della contabilità aziendale, che è molto più veloce, e per un problema di costi. Se si è un piccolo soggetto che fa, per esempio, dieci fatture, è un problema, ma se pensate ai nostri archivi il problema è diverso. È un costo. La conservazione delle fatture per dieci anni è un costo a metro quadro, perché bisogna avere locali adeguati. Secondo me, la scommessa fondamentale è rendere sempre meno onerosa, per chi voglia rivolgersi al mercato, la conservazione oltre che la creazione.
  Credo che lo Stato italiano abbia fatto una scelta che altri Stati non hanno fatto, quindi in questo siamo molto più avanti, cioè di porre a carico dello Stato stesso la conservazione e anche la gestione. Se anche per il B2B si ha la possibilità di avere SDI che fa da veicolo, si tratta semplicemente di far passare questa cultura nelle persone. Creando la fattura dal proprio computer, con quel formato, non bisogna neanche recapitarla; viene recapitata con certezza di recapito e valenza legale da un soggetto terzo che, in tal modo, funge da conservatore e da veicolatore della fattura.
  Il livello di informazione per l'Agenzia è l'utilizzo di quelle fatture per scopi non solo di controllo, ma anche di servizio, perché una delle previsioni è che si creino dichiarazioni precompilate, anche per alcune categorie di soggetti più deboli. Si tratta di un lavoro di sviluppo. Credo che il tema sia questo. Per il resto, il tavolo interistituzionale non è il nostro, perché noi partecipiamo, ma la gestione riguarda la Ragioneria generale e il MEF.

  LAURA BIGNAMI. Le avevo promesso una domanda e gliela pongo. In realtà si tratta di due piccole richieste.
  A pagina 13 del suo documento, si parla della notifica di esito che «può» essere fatta. Mi chiedo se costerebbe troppo prevedere che la notifica, in caso di esito negativo, «debba» e non «possa» essere inviata. Ciò costituirebbe, secondo me, una certezza maggiore e anche un servizio. Questa è una richiesta che avanzo perché, se non si ha esito negativo, è certamente positivo e quindi da un punto di vista legale, si potrebbe sostenere che, non avendo ricevuto esito negativo, si è ritenuto che l'esito fosse positivo. A mio parere, con queste raffinatezze si «coccolano» i nostri utenti.
  L'altra osservazione riguarda il discorso del codice fiscale. Avendo lavorato nel settore, ho cominciato a riflettere sul fatto che già in Italia abbiamo gli omocodice, quindi abbiamo già un problema – e non perché ci sono gli stranieri, i quali, tra l'altro, nel caso di nomi come «Xu Fu» creano una problematica sul terzo byte – e poi abbiamo il problema del luogo di nascita, perché non abbiamo i codici di tutti i paesi del mondo. Immagino che questo problema non sia risolvibile nell'immediato, ma possa essere risolto e, da tecnico, mi chiedo se la soluzione sarebbe aumentare il numero dei byte in una direzione o stravolgere completamente tutto. Nel secondo caso, sappiamo di avere 10 mila centri di elaborazione dati e tutto questo lavoro va nell'ottica del risparmio: risparmio della carta, previsione dei campi con dati aggiuntivi per andare verso la standardizzazione dei costi (mi riferisco al discorso della siringa). Ebbene, se stravolgiamo il sistema in modo da non permettere più ai 10 mila CED di comunicare, li stiamo obbligando a modernizzarsi e a creare della spesa. Mi chiedo se si sia tenuto conto di questa problematica molto costosa, nel caso in cui si intraprendano direzioni particolari, magari moderne: se sono moderne, forse è meglio aspettare che questi 10 mila soggetti scompaiano e, successivamente, potremmo attivarci in direzione della modernità.

  ROSSELLA ORLANDI, direttore dell'Agenzia delle entrate. Non stiamo pensando di stravolgere: il documento che vi abbiamo mandato è molto tecnico, per questo non ho voluto leggerlo perché avrebbe richiesto molto tempo, però ve lo lasciamo per una riflessione successiva. In quel documento abbiamo riportato costi e benefici di più soluzioni, precisando che Pag. 16stiamo lavorando su più fronti per comprendere quale sia il sistema migliore di standardizzazione a monte, ovvero di identificazione del codice, perché non vogliamo crearne uno diverso. Si tratta di un problema di standardizzazione delle lettere e dei numeri, in modo da evitare che ci possano essere ulteriori omocodie – ne abbiamo circa 30-35 mila, non di più – che possono generare un problema d'identificazione. È inoltre sempre più difficile, come dicevamo prima, una traslitterazione di nomi con alfabeti diversi, virgole, punti. Con ANPR stiamo lavorando in questo senso. Non abbiamo intenzione di stravolgere nulla, ma stiamo cercando la soluzione meno invasiva, perché qualunque modifica radicale può comportare dei costi – il dottor Savini si sta adoperando anche in questa attività. Siamo sempre disponibili, considerando che la nostra è la banca dati più importante e più pesante, con una gestione molto complessa.

  PRESIDENTE. Ringrazio il direttore dell'Agenzia delle entrate e i suoi collaboratori e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.50.