XVII Legislatura

Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria

Resoconto stenografico



Seduta n. 15 di Mercoledì 25 febbraio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ANAGRAFE TRIBUTARIA NELLA PROSPETTIVA DI UNA RAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE DATI PUBBLICHE IN MATERIA ECONOMICA E FINANZIARIA. POTENZIALITÀ E CRITICITÀ DEL SISTEMA NEL CONTRASTO ALL'EVASIONE FISCALE

Audizione del direttore dell'Agenzia delle dogane, Giuseppe Peleggi.
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 3 
Peleggi Giuseppe , direttore dell'Agenzia delle dogane ... 3 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 3 
Peleggi Giuseppe , direttore dell'Agenzia delle dogane ... 3 
Pagano Alessandro (AP)  ... 4 
Peleggi Giuseppe , direttore dell'Agenzia delle dogane ... 4 
Alvaro Teresa , direttore centrale tecnologie per l'innovazione ... 5 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 6 
Alvaro Teresa , direttore centrale tecnologie per l'innovazione ... 6 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 6 
Alvaro Teresa , direttore centrale tecnologie per l'innovazione ... 6 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 6 
Alvaro Teresa , direttore centrale tecnologie per l'innovazione ... 6 
Peleggi Giuseppe , direttore dell'Agenzia delle dogane ... 6 
Alvaro Teresa , direttore centrale tecnologie per l'innovazione ... 6 
Peleggi Giuseppe , direttore dell'Agenzia delle dogane ... 6 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 7 
Alvaro Teresa , direttore centrale tecnologie per l'innovazione ... 7 
Peleggi Giuseppe , direttore dell'Agenzia delle dogane ... 7 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 7 
Alvaro Teresa , direttore centrale tecnologie per l'innovazione ... 7 
Peleggi Giuseppe , direttore dell'Agenzia delle dogane ... 8 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 8 
Pagano Alessandro (AP)  ... 8 
Pelillo Michele (PD)  ... 9 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 9 
Pelillo Michele (PD)  ... 9 
Alvaro Teresa , direttore centrale tecnologie per l'innovazione ... 9 
Peleggi Giuseppe , direttore dell'Agenzia delle dogane ... 10 
Alvaro Teresa , direttore centrale tecnologie per l'innovazione ... 10 
Peleggi Giuseppe , direttore dell'Agenzia delle dogane ... 10 
Alvaro Teresa , direttore centrale tecnologie per l'innovazione ... 10 
Peleggi Giuseppe , direttore dell'Agenzia delle dogane ... 10 
Alvaro Teresa , direttore centrale tecnologie per l'innovazione ... 11 
Pagano Alessandro (AP)  ... 11 
Alvaro Teresa , direttore centrale tecnologie per l'innovazione ... 11 
Peleggi Giuseppe , direttore dell'Agenzia delle dogane ... 11 
Alvaro Teresa , direttore centrale tecnologie per l'innovazione ... 11 
Peleggi Giuseppe , direttore dell'Agenzia delle dogane ... 11 
Alvaro Teresa , direttore centrale tecnologie per l'innovazione ... 11 
Pagano Alessandro (AP)  ... 11 
Pelillo Michele (PD)  ... 11 
Alvaro Teresa , direttore centrale tecnologie per l'innovazione ... 11 
Peleggi Giuseppe , direttore dell'Agenzia delle dogane ... 11 
Alvaro Teresa , direttore centrale tecnologie per l'innovazione ... 12 
Peleggi Giuseppe , direttore dell'Agenzia delle dogane ... 12 
Alvaro Teresa , direttore centrale tecnologie per l'innovazione ... 12 
Pelillo Michele (PD)  ... 12 
Alvaro Teresa , direttore centrale tecnologie per l'innovazione ... 12 
Peleggi Giuseppe , direttore dell'Agenzia delle dogane ... 12 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 12 
Alvaro Teresa , direttore centrale tecnologie per l'innovazione ... 13 
Peleggi Giuseppe , direttore dell'Agenzia delle dogane ... 14 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 14 
Alvaro Teresa , direttore centrale tecnologie per l'innovazione ... 14 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 14 
Alvaro Teresa , direttore centrale tecnologie per l'innovazione ... 14 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 15 
Alvaro Teresa , direttore centrale tecnologie per l'innovazione ... 15 
Portas Giacomo Antonio , Presidente ... 15

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIACOMO ANTONIO PORTAS

  La seduta comincia alle 8.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso.

Audizione del direttore dell'Agenzia delle dogane, Giuseppe Peleggi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore dell'Agenzia delle dogane, Giuseppe Peleggi che, anche a nome dei colleghi, ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione. Sono presenti, inoltre, la dottoressa Teresa Alvaro, direttore centrale tecnologie per l'innovazione, il dottor Italo Volpe, direttore centrale normativa e affari legali, e il dottor Paolo Raimondi, capo segreteria e responsabile comunicazione e relazioni esterne.
  L'audizione si inquadra nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'anagrafe tributaria nella prospettiva di una razionalizzazione delle banche dati pubbliche in materia economica e finanziaria. Potenzialità e criticità del sistema nel contrasto all'evasione fiscale.
  Do la parola al direttore Peleggi, con riserva per me e per i colleghi di rivolgergli, al termine del suo intervento, domande e richieste di chiarimenti.

  GIUSEPPE PELEGGI, direttore dell'Agenzia delle dogane. Vi ringrazio per l'opportunità che ci offre la Commissione. Abbiamo portato due piccoli contributi: il primo riguarda l'attività che l'Agenzia sta svolgendo e ha già svolto in funzione dell'Expo 2015; si tratta di una breve sintesi che illustra quanto abbiamo preparato nell'ultimo anno in vista della grande esposizione mondiale e riguarda soprattutto i prodotti alimentari, una delle materie più difficoltose per l'attività di controllo doganale rispetto ad altre merci. L'altro illustra il contributo che stiamo fornendo al tavolo nazionale per la nuova normativa in materia di sviluppo, di portualità e di logistica istituito presso il Ministero dei trasporti. In quell'ambito, l'Agenzia delle dogane si è impegnata a portare la propria esperienza come agente che concorre nel fluire del traffico, quindi nella filiera logistica.
  Se il presidente consente, farei illustrare alla dottoressa Alvaro l'attività per Expo. In aggiunta, c’è il direttore Volpe, perché abbiamo anche l'altro fronte – l'Agenzia è dogane e monopoli – sul quale siamo impegnati con il delegato giochi, altra materia abbastanza spinosa.

  PRESIDENTE. Stiamo concordando la data per una visita ufficiale da parte della Commissione anagrafe tributaria all'Expo 2015, che dovrebbe svolgersi intorno al 15 maggio.

  GIUSEPPE PELEGGI, direttore dell'Agenzia delle dogane. Tutte le innovazioni che abbiamo introdotto sono improntate, analizzate, introdotte e testate con le imprese. Cerchiamo sempre di osservare il mondo da quel punto di vista, non da quello della pubblica amministrazione, seguendo sostanzialmente un principio: once, una sola volta. Ciò significa che Pag. 4l'operatore dovrebbe comunicare le informazioni necessarie alla pubblica amministrazione una sola volta. Dopodiché, in interoperabilità, la pubblica amministrazione dovrebbe muoversi con impatto minimo rispetto al cittadino e all'imprenditore.
  Questo principio è riflesso nello Sportello unico doganale, per cui oggi i porti che operano lo sdoganamento in mare e le altre innovazioni sono quelli che l'anno scorso sono cresciuti di più (Genova, La Spezia, Ravenna, come Orio al Serio per lo sdoganamento aereo). Chi ha introdotto innovazioni è cresciuto: tutta la catena è stata velocizzata grazie al principio once. Questo, peraltro, ci consente di sviluppare i controlli con lo stesso principio, mettendo in linea tutte le amministrazioni coinvolte nella fase di controllo in modo che tutto avvenga in un solo momento.
  Ritengo che l'esperienza vissuta nei porti e negli aeroporti, anche in fase di unificazione del controllo amministrativo, debba essere riprodotta sul territorio. Credo sia il momento di cominciare a ragionare su un patto con le aziende, nella misura in cui la pubblica amministrazione, in interoperabilità, dovrebbe organizzarsi per arrivare a un controllo unico amministrativo. Il patto consisterebbe nel fatto che il controllo ordinario dovrebbe essere concordato all'interno della pubblica amministrazione tra i vari attori che vi procedono e la visita dell'azienda dovrebbe avvenire, in misura ordinaria, una volta all'anno. Non dovrebbe, quindi, più accadere come oggi che abbiamo l'entrata degli addetti al controllo del Ministero dell'ambiente, del Ministero della salute, dei vigili urbani per le licenze, dell'Agenzia delle entrate, dell'Agenzia delle dogane, della Guardia di finanza e così via. Credo che siano una ventina gli agenti del controllo che possono intervenire a sorpresa. Manterrei la sorpresa nel caso in cui ci sia un mandato di un procuratore oppure un'immanenza di frode da registrare a monte. Dobbiamo avere una sorta d'analisi dei rischi costruita per il settore di propria competenza in cui si attesta l'immanenza di frode, lasciando traccia della motivazione per cui si è effettuato quel controllo straordinario. Ecco, questo potrebbe essere un patto forte con il sistema delle imprese.

  ALESSANDRO PAGANO. Come dovrebbe avvenire questo controllo ?

  GIUSEPPE PELEGGI, direttore dell'Agenzia delle dogane. Come avviene nei porti. Credo che potrebbe essere una riforma forte quella per cui riduciamo l'impatto dell'attività di controllo sul tessuto produttivo nazionale. Nei porti siamo riusciti a farlo. Non vedo perché le amministrazioni non possano produrre un momento unico di analisi del rischio, ovvero sapere quali sono i settori, le aziende a maggior rischio e, sulla base di ciò, operare. Serve dunque un sistema perché siamo tutti arroccati nel mantenimento delle proprie competenze, ma ritengo che questo sia il momento giusto per dar vita a questa riforma.
  D'altra parte, le capacità di ricognizioni informative sono fortemente cresciute attraverso lo sviluppo della tecnologia informatica, che di per sé non porta crescita, se non attraverso passi e salti che diventano realtà con processi normativi, accordi e un diverso tipo di comportamento.
  Nel piccolo – faccio un esempio pratico – stiamo lavorando in questi giorni sulla questione della lettera di intenti ai fini dell'Iva. Normalmente per utilizzare l'esenzione Iva momentanea, esiste un plafond dato dalle esportazioni effettuate nell'anno precedente. A oggi, il funzionamento comporta che l'esportatore compili una lettera indicando una cifra approssimativa dell'operazione che farà e per la quale richiede di non pagare l'Iva e di procedere a momentanea esenzione sulla base del plafond dell'anno precedente. Tuttavia, siccome ancora non ha fatturato l'operazione oppure è ancora in fase di trattativa, la lettera di intenti ha un importo incerto. Pensiamo di modificare questo sistema perché abbiamo tutte le dichiarazioni di esportazione che l'operatore ha fatto l'anno precedente in via telematica. Inoltre, abbiamo gli Intra. Sappiamo, Pag. 5quindi, costruire il castelletto dello spendibile del soggetto. In sostanza, è come se gli dessimo un castelletto bancario, nel senso che ha un fido pari a una certa cifra. A mano a mano che presenta le dichiarazioni di esportazione e consuma, togliamo una fetta del montante: pertanto, potremmo telematicamente eliminare la lettera di intenti. Lo sviluppo dell'informatica nella pubblica amministrazione non deve essere una spesa di prestigio, ma deve produrre effetti benefici sui costi aziendali. Questo è il principio. Peraltro, la pubblica amministrazione non perde affatto la capacità di controllo. Innanzitutto, non abbiamo una dichiarazione con un dato incerto. Il dato è certo perché sappiamo a quanto ammonta il montante spendibile. Infatti, sono informazioni che l'impresa ha dato l'anno precedente, a mano a mano che la merce usciva, attraverso le dichiarazioni telematiche, che sono già a sistema. In aggiunta, anche l'operatore è più tranquillo perché sa quanto ha di spendibile e il rapporto diventa esattamente come tra il monte fido concesso dalla banca e l'utilizzato. Lo avvisiamo noi se con un'operazione supera il tetto e va fuori plafond ed eventualmente anche di quanto. Queste sono le innovazioni che possono aiutare le imprese.

  TERESA ALVARO, direttore centrale tecnologie per l'innovazione. Il documento che abbiamo consegnato riguarda il contributo dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli per lo sviluppo della portualità e della logistica e dà conto di molti dei temi che avete messo all'ordine del giorno.
  Come diceva il direttore, il principio once sta a indicare informazioni fornite una sola volta dalle aziende, qualora queste non siano già in possesso delle amministrazioni. È il caso della dichiarazione di intenti. La disponibilità del plafond si conosce mettendo insieme le informazioni che esistono, quindi non c’è bisogno di farlo dichiarare all'azienda. Dopodiché, si può intervenire in modo automatizzato per avvertire l'azienda nel momento in cui in buona fede sta eseguendo un'operazione non corretta: questo abbassa notevolmente anche i costi dei controlli perché il controllo avviene una volta sola. Il principio once è a pagina 6, al paragrafo 3.1.1., dove si illustra il metodo operativo dell'Agenzia per lo sviluppo dei servizi, che pone pure l'altro problema del controllo unico. Infatti, nel momento in cui si digitalizza un processo delle pubbliche amministrazioni bisogna fare in modo che la digitalizzazione sia coordinata. Oggi, la legislazione attribuisce a ogni pubblica amministrazione un segmento di controllo, quindi un'impresa viene controllata dal Ministero dello sviluppo economico e da altri. Normalmente, con lo Sportello unico lavoriamo con 18 amministrazioni – e aggiungendo a questo tipo di controlli quelli di frontiera arriviamo a 24 – ma le informazioni sono fornite dalle aziende sullo stesso tema più volte a più amministrazioni, cosa che genera sicuramente dei costi, ma soprattutto riduce l'efficacia dei controlli stessi perché ogni amministrazione esegue il controllo secondo la sua visuale e non utilizzando un patrimonio informativo condiviso.
  Nel paragrafo si dà conto di come si dovrebbe dar corso in modo coordinato allo sviluppo di servizi ICT che favoriscano la crescita, senza generare nuovi costi sulle aziende. Non bisogna dare corso a un'informatizzazione basata sull'attuale processo, bensì fare in modo che la strategia di sviluppo dei servizi sia coordinata. Questo è uno dei principi cardine del nostro modo di operare, insieme all'altro principio altrettanto importante, perché ci troviamo nell'era della seconda globalizzazione. La tecnologia fa sì che gli oggetti comunichino con la rete. Si parla, ormai, di «internet delle cose». Abbiamo già sviluppato da diversi anni, con una certa lungimiranza, l'internet delle merci, ovvero fatto in modo di ampliare la capacità di controllo e ridurre gli oneri sulle imprese, abbinando al monitoraggio documentale quello fisico. Questo è il contributo che abbiamo dato, in particolare, allo sviluppo del Piano della portualità e della logistica, proponendo lo sviluppo di un'infrastruttura immateriale che consenta di recuperare i gap delle infrastrutture materiali, Pag. 6quindi inserirci nel Reti TEN-T con una dimensione di monitoraggio e di governo delle merci che vengono introdotte. Questo, in tempi molto brevi, consentirebbe di recuperare la competitività del sistema logistico. Abbiamo presentato dei progetti al riguardo, valutati molto positivamente in ambito della Commissione europea proprio perché con il vantaggio che abbiamo accumulato, digitalizzando alcune fasi del processo di importazione e di esportazione delle merci, ci troviamo in una situazione avanzata rispetto ad altre amministrazioni. Abbiamo quindi posto il problema di applicare il principio once e il principio infrastrutture immateriali anche a livello europeo, proprio perché la situazione che troviamo in Italia di legislazione molto settoriale – ognuno, infatti, fa la sua legislazione – genera costi soprattutto sulle piccole imprese, costrette ad adempimenti molto particolareggiati. Abbiamo presentato questo progetto nell'ambito del piano operativo nazionale 2014-2020. In realtà, si tratta di tre progetti distinti, che trovate illustrati nel documento di cui si parlava prima, che consentirebbero nel breve periodo di trovarci in una situazione di apripista nei confronti anche della politica di sviluppo comunitaria dei servizi e della normativa a corredo.

  PRESIDENTE. Se ho capito bene, voi diventate quasi partner dei vostri «clienti», nel senso che siete voi a segnalare all'utente che ha sforato il budget, per cui invece di tassarlo, multarlo o controllarlo, lo avvisate che se continua va fuori budget. Insomma, siete diventati partner.

  TERESA ALVARO, direttore centrale tecnologie per l'innovazione. È un servizio a valore aggiunto che abbiamo sempre dato dall'inizio della politica di telematizzazione.

  PRESIDENTE. Quanti soggetti avete ? Chiedo questo per rapportarlo con altri tipi di amministrazione.

  TERESA ALVARO, direttore centrale tecnologie per l'innovazione. Il settore dogane, per quanto riguarda scambi extra, ha circa 550.000 soggetti, considerando importatori ed esportatori abituali. Dobbiamo considerare che non interfacciamo tutti i possibili importatori ed esportatori abituali perché abbiamo l'interfaccia di intermediari. Vi sono circa 550.000 soggetti nella platea italiana, ma dialoghiamo anche con soggetti dell'Unione europea. Alla platea italiana, aggiungiamo le imprese che effettuano scambi esclusivamente intracomunitari, quindi non si muovono verso l'internazionalizzazione, e sono all'incirca altri 500.000 soggetti.

  PRESIDENTE. Se questi soggetti fossero 30 milioni il vostro sistema riuscirebbe a gestirli nella stessa maniera ?

  TERESA ALVARO, direttore centrale tecnologie per l'innovazione. Sono un'informatica, quindi prima di dare una risposta precisa sui numeri ci penso bene, ma teoricamente si può fare. Bisogna «upgradare» i sistemi e fare una valutazione di impatto. Non credo tuttavia che i soggetti siano così tanti. Dal nostro osservatorio sono molti di meno dal punto di vista delle transazioni commerciali.

  GIUSEPPE PELEGGI, direttore dell'Agenzia delle dogane. Sulle accise, invece, abbiamo 80.000 imprese dove il rapporto è legato direttamente alla gestione del magazzino.

  TERESA ALVARO, direttore centrale tecnologie per l'innovazione. È legato direttamente all'azienda. Non avendo l'interfaccia dell'intermediario, abbiamo potuto dialogare direttamente con l'azienda, e quindi dare servizi ancora più innovativi, per cui le informazioni che ci vengono fornite hanno un valore aggiunto di ritorno e il loro magazzino viene tenuto sui nostri sistemi, con grande apprezzamento da parte loro.
  Per quanto riguarda i registri, non li digitalizziamo, ma li eliminiamo completamente: non è necessaria l'archiviazione.

  GIUSEPPE PELEGGI, direttore dell'Agenzia delle dogane. Loro hanno l'uscita Pag. 7del magazzino, con la quale un sottoprodotto del loro sistema diventa il messaggio che arriva a noi. Se la mattina dopo andiamo in verifica per fare il bilancio di materia del magazzino, lo scarichiamo la sera e la mattina dopo...

  PRESIDENTE. Questa discussione è utile proprio perché in Italia si sta avendo una svolta epocale con la fatturazione elettronica. Purtroppo, temo che qualcuno del Governo non abbia capito che se si fa archiviazione elettronica non c’è più il cartaceo. Vorrei che rimanesse agli atti. Talora non riesco a farlo capire ad altri soggetti quando si parla di archiviazione, specialmente in materia di fatturazione elettronica.

  TERESA ALVARO, direttore centrale tecnologie per l'innovazione. Un esempio di come questa strategia possa favorire l'investimento di innovazione presso le piccole aziende viene proprio dal settore accise. Nel momento in cui abbiamo proposto la nostra strategia di telematizzazione per ottemperare agli obblighi comunitari, abbiamo spiegato in questi tavoli tecnici in cui ci confrontiamo regolarmente con le aziende, che volevamo andare in questa direzione. Il risultato più brillante che abbiamo ottenuto è che un 10 per cento di queste aziende si è dotato di un sistema ERP (Enterprise resource planning), quindi di un sistema di automazione che prima non possedeva.
  Adesso dobbiamo fare il passo successivo. Il sistema ERP deve essere tale per cui l'azienda si affaccia sul mercato globale con un sito web e sfrutta le potenzialità del commercio elettronico, proprio perché lavoriamo in questi termini. Noi consideriamo gli adempimenti doganali non un costo, ma un sottoprodotto del loro sistema aziendale e le nostre risposte un aiuto a lavorare meglio. Lo facciamo anche con le grandi aziende.
  Con Ikea, in modo particolare, abbiamo avuto la possibilità di discutere nel momento in cui aveva deciso di abbandonare i nostri porti proprio perché c'erano delle inefficienze. Abbiamo discusso di come potevano eliminare queste inefficienze in modo strutturale e abbiamo avviato un progetto per cui il ciclo logistico di una grande azienda si integra con i controlli eseguiti da noi, proprio per efficientare il suo ciclo logistico. È il «banchina lunghissima» di cui trovate un accenno, proprio per non oberarvi. Questo sta potenziando la logistica e si lega anche alle innovazioni che abbiamo proposto per Expo. Abbiamo infatti sfruttato l'occasione di Expo per rendere strutturali semplificazioni non ancora coperte dalla normativa comunitaria, quindi stiamo andando avanti rispetto a quello che la norma comunitaria offre, sempre sotto l'egida della Commissione perché sono considerati comunque progetti pilota e sperimentali che possono dare una forte spinta all'innovazione, anche nell'ambito del mercato unico europeo.

  GIUSEPPE PELEGGI, direttore dell'Agenzia delle dogane. Per tornare alla questione archiviazione e fatturazione, è vero che quello di archiviazione è un concetto passato, quindi da superare. Non è facile pensare alla motivazione che deve portare all'obbligo di archiviazione di una fattura, nella misura in cui la fattura è già stata inviata alla pubblica amministrazione. Non possono obbligare il soggetto ad archiviarla. L'azienda lo farà comunque, ma credo non sia necessario ai fini del controllo perché la pubblica amministrazione, secondo il principio once, dovrebbe girare l'informazione che ha già a disposizione, visto che l'utente l'ha già inviata.

  PRESIDENTE. Per altri organismi diversi dal vostro, abituati più al controllo che alla partnership, l'archiviazione rimane sempre una leva per poter esercitare potere.

  TERESA ALVARO, direttore centrale tecnologie per l'innovazione. Bisogna sempre bilanciare semplificazione e controllo. Non abbiamo mai imposto obblighi alle aziende. In questo senso, il profilo della lotta alla corruzione è importantissimo. Vi Pag. 8è il valore aggiunto che deriva dal dare all'azienda la tracciabilità delle operazioni che fa. Quindi, in termini di lotta alla corruzione si ha la completa trasparenza.

  GIUSEPPE PELEGGI, direttore dell'Agenzia delle dogane. In termini di lotta alla corruzione, quanto dicevo prima sul controllo unificato amministrativo è molto interessante perché è evidente che se un giorno sono di controllo su un'azienda gli ispettori del lavoro, gli ispettori sanitari, quelli delle entrate e così via, sarà una giornata terribile, ma arrivano ciascuno con la propria documentazione scaricata prima dal sistema telematico. Si tratterà di un controllo fatto da un «pattuglione» che però in qualche modo si autocontrolla.

  PRESIDENTE. Quello che dovremmo far sapere come Commissione è che in un caso almeno in Italia non si potrà dire che non si ammette ignoranza. Infatti, per come oggi è strutturato ad esempio il modello precompilato, oggettivamente bisognerà cambiare la legge. Il 730 precompilato potrebbe diventare un risultato importante, ma bisogna scaricare da internet una cosa, mandare a un certo soggetto un'altra e così via. Sapete meglio di me come stanno costruendo questo «mostro» invece di renderlo semplice. Bisogna fare quattro passaggi di PIN e PUK: stiamo parlando di architetti o muratori, non di laureati in economia e commercio ! In questo caso si potrebbe proporre che la legge ammetta l'ignoranza.

  ALESSANDRO PAGANO. Innanzitutto, vorrei farvi i complimenti perché abbiamo sempre la possibilità, ogni volta che ci confrontiamo con i vostri uffici, di avere chiara una filosofia diversa rispetto alla burocrazia italiana media.
  Detto ciò, una cosa deve essere chiara. Con i nostri modesti mezzi – diamo atto e merito al presidente che ha dato questo impulso – stiamo cercando di partire dal presupposto che il soggetto non sia in malafede e non evada. Partiamo, quindi, dal presupposto che il soggetto sia tartassato burocraticamente. Naturalmente, ci rientra anche l'imbroglione, ma il presupposto è che l'utente sia una persona che mediamente ha tutta la buona volontà di fare le cose per bene, ma, per i motivi che ci siamo detti in questi anni e che adesso sono stati sintetizzati benissimo nel ragionamento che avete affrontato, si trova ad avere la vita complicata.
  Ho capito bene la filosofia e mi convince. Non riesco a capire, però, come, da un punto di vista legislativo o regolamentare, si realizza questa vostra leadership che abbiamo interesse a consolidare e a realizzare nel momento in cui abbiamo una legislazione settoriale che crea i processi negativi e viziosi che ognuno esercita anche nei modi che sappiamo, cioè non necessariamente in buona fede, per usare quella forma di controllo e di suggestione psicologica accennata anche dal presidente. In questo momento, questo punto mi sfugge. Ho capito bene la filosofia, insieme al modo in cui si realizza dal punto di vista informatico, ma ci deve essere un sistema piramidale che poi confluisce al vertice o dall'alto verso il basso. Tradotto concretamente, ho bisogno di comprendere se questo meccanismo funziona perché ci siete voi, dopodiché il giorno che non ci siete crolla di nuovo tutto.
  Se è così, chapeau; vi dico siete bravi, ma domani può succedere il «patatrac». Invece, abbiamo l'esigenza di strutturare qualcosa che non solo consolidi le cose buone fatte, ma azzeri questo bestiale sistema di potere perché resistere in Italia significa essere dei superman. Chi fa imprenditoria in Italia – specialmente nel sud – superando tutte queste cose è veramente un superman. Dobbiamo semplificare la vita dei cittadini, ma voglio capire. Rispetto a quanto ci state dicendo, non l'ho ancora capito. Sta funzionando da un punto di vista amministrativo e della buona governance, quindi oggi è così, ma domani non si sa oppure c’è un sistema che funziona anche domani, qualora non doveste esserci (prima o dopo accadrà, speriamo il più lontano possibile). Insomma, non capisco se tutto questo è strutturale oppure episodico e occasionale. Pag. 9Devo essere confortato, ma voglio essere anche indirizzato perché, se serve fare un'azione con i nostri modesti mezzi, questa Commissione la farà. La mia non è una domanda, ma vorrei riuscire a capire bene come si stanno sviluppando i meccanismi. Mi riservo poi di fare qualche altra domanda più specifica.

  MICHELE PELILLO. Resto sempre sullo stesso argomento, che è di particolare interesse. È evidente che questo approccio once non può che essere condiviso innanzitutto concettualmente perché, come avete ricordato, adottare processi informatici evoluti e moderni non è un fatto fine a sé stesso. Insomma, non deve diventare un'icona di modernità, ma deve produrre qualcosa di concreto. Vedo i due concetti molto collegati tra di loro anche perché un approccio unico ha bisogno di modernità. La vostra Agenzia è evidentemente più avanti rispetto ad altre parti della pubblica amministrazione. Allora, quali sono in questo momento le difficoltà che riscontrate per realizzare l'unificazione del processo di controllo ? È sufficiente che lo facciate al vostro interno ? Come fate a coinvolgere le altre 18 o 22 amministrazioni ? Chiedo questo perché potete essere anche super bravi, ma se questo approccio si riduce soltanto a voi, il tutto è limitato. In alcuni ambiti, riuscite a essere capofila di un certo ragionamento ? Vorrei capire questo punto perché penso che possa essere, insieme alle altre considerazioni, la chiave di volta di un ragionamento successivo. Questa è la prima questione, che mi sembra la più importante.
  Avrei, poi, altre due osservazioni perché quello che ci avete detto è davvero molto interessante. Sul discorso della fatturazione elettronica, sul quale stiamo riflettendo molto – tra l'altro questa Commissione è intrecciata con le Commissioni finanze di Camera e Senato, quindi sono argomenti che trattiamo molto spesso – premetto che sono il contrario di come è lei. Per me l'informatica è come l'astronomia, quindi è lontanissima. A stento riesco a usare gli strumenti più semplici. A ogni modo, non pensate che in questa fase iniziale, che potremmo definire transitoria, il concetto di archiviazione debba rimanere ? È possibile immaginare che dall'oggi al domani si abbandoni l'idea dell'archiviazione con un passaggio epocale ? Capisco e intuisco che dite il giusto. Mi chiedo, però, se è possibile passare così bruscamente da tutto carta a tutto digitale nei rapporti non solo con la PA, ma addirittura tra privati ?

  PRESIDENTE. Il doppio binario è peggio.

  MICHELE PELILLO. La mia è una vera domanda, non è un'affermazione.
  In terzo luogo, vorrei un esempio nel comparto delle accise. Chi vende prodotti petroliferi ? Ecco, chiedo un esempio sul magazzino. Mi incuriosisce questo aspetto.

  TERESA ALVARO, direttore centrale tecnologie per l'innovazione. Per quanto riguarda il metodo, è spiegato nel documento in modo molto sintetico. Vi rappresento qual è la strategia di sviluppo di servizi verso le aziende per esercitare la nostra funzione istituzionale.
  Da un punto di vista normativo, nel caso dei controlli doganali e dello Sportello unico la cornice normativa è stata costruita con un DPCM, che non faceva altro che richiamare i principi del Codice dell'amministrazione digitale. Quindi, il DPCM ha imposto a tutte le amministrazioni che partecipano al processo di sdoganamento di operare secondo la logica once. Da lì abbiamo costruito faticosamente un tavolo. Infatti, nel documento trovate anche le difficoltà. Il frutto di questo processo, quindi della logica once, dimostra che è possibile perché lo Sportello unico doganale funziona e ha dato la possibilità di arrivare allo sdoganamento in mare, che è un'altra declinazione del principio once perché con esso non si fa altro che mettersi d'accordo con la Capitaneria di porto e fare in modo che le informazioni ci arrivino, per cui possiamo fare lo sdoganamento prima che nave sbarchi. Si tratta sempre dello stesso principio.Pag. 10
  Qual è il metodo ? Ogni volta che si vuole sviluppare qualcosa di nuovo, occorre predisporre un progetto. Il direttore ci ha dato la possibilità di investire molto in project management all'interno dell'Agenzia, quindi chi ci lavora sa affrontare un progetto. Stabilito cosa si vuole innovare (per esempio lo scambio dati con il settore delle accise), insieme alle aziende si descrive la situazione esistente con lo studio dei problemi normativi correlati, dopodiché si studia la situazione ideale. Ci si chiede, per esempio, come faceva lei, se è possibile passare dall'oggi al domani a un certo sistema. Infine, si predispone un piano di sviluppo. Questa si chiama analisi dei processi: si tratta di un metodo consolidato, che va sviluppato.

  GIUSEPPE PELEGGI, direttore dell'Agenzia delle dogane. Quando facciamo il salto di processo per l'innovazione tecnologica, abbiamo strutturato un ambiente di prova per le imprese. In sostanza, abbiamo un ambiente parallelo in cui svolgiamo le prove di quanto abbiamo studiato insieme a loro. Esiste un periodo in cui le testiamo nell'ambiente di prova: si prestano sempre volontariamente ai test che abbiamo fatto, non c’è dunque un momento in cui abbandoniamo l'impresa.

  TERESA ALVARO, direttore centrale tecnologie per l'innovazione. L'impresa viene accompagnata in questo percorso di innovazione. Operiamo dunque su tutte le leve. Facciamo un'analisi del processo in termini globali: quali norme dobbiamo modificare, quali sono gli investimenti tecnologici che chiediamo alle aziende, come devono reagire le aziende e ne discutiamo con le associazioni di categoria, da Confindustria in giù. Dopo un primo momento in cui, soprattutto nelle accise, ci hanno fatto guerra per due anni, si è compreso che ciò costituiva un forte salto anche per le aziende, le quali adesso sono i principali sponsor dell'innovazione. Infatti, ci troviamo con altre branche della pubblica amministrazione a dover spesso discutere di questo tema, al di fuori dello Sportello unico, proprio nel mondo delle accise. I «famosi» registri delle accise in questo momento vengono automatizzati da altri settori dell'amministrazione (il Ministero delle politiche agricole, quello dello sviluppo economico). Le aziende, però, sostengono che già forniscono alle dogane queste informazioni e chiedono di applicare il principio once: non ci vorrebbe molto perché il Codice dell'amministrazione digitale già offre una cornice per poterlo fare. Lo Sportello unico ha lasciato intatte a ogni amministrazione le proprie prerogative di controllo, ma ha fatto in modo che il processo di controllo sulle aziende sia il più semplice possibile. Il DPCM è dunque un modo per intervenire.

  GIUSEPPE PELEGGI, direttore dell'Agenzia delle dogane. Se vogliamo banalizzare, sotto l'aspetto del controllo, un container in porto poteva essere aperto dal fitosanitario, dopo due giorni dalla dogana e dopo due giorni da un altro operatore. Oggi questo non succede più perché siamo obbligati, come amministrazioni, a metterci d'accordo. Se c’è un momento di controllo, può essere solo uno. Non ci sono movimentazioni aggiuntive. Peraltro, con lo sdoganamento in mare si opera prima, per cui prima che la nave arrivi sappiamo quali sono i container che vanno visitati e quelli che possono uscire non appena scendono in banchina, essendo già sdoganati. Lo sdoganamento in mare serve infatti proprio a programmare anche il traffico dei camion in entrata per caricare i container perché i porti storici sono piccoli e dobbiamo velocizzarli. È come aver costruito una banchina lunghissima. Tutto questo è un vantaggio enorme, che non hanno altri Paesi comunitari. Il vantaggio arriva dal fatto che lo sdoganamento in mare è possibile perché assumiamo le informazioni sui container dai manifesti merci in partenza e arrivo.

  TERESA ALVARO, direttore centrale tecnologie per l'innovazione. Siamo l'unica amministrazione europea ad averli.

  GIUSEPPE PELEGGI, direttore dell'Agenzia delle dogane. Abbiamo telematizzato, Pag. 11quindi ci facciamo mandare anticipatamente i manifesti delle navi.

  TERESA ALVARO, direttore centrale tecnologie per l'innovazione. Il manifesto riguarda tutto il carico della nave, dell'aereo o dei camion, perché vale il principio multimodale.

  ALESSANDRO PAGANO. Prima di partire ?

  TERESA ALVARO, direttore centrale tecnologie per l'innovazione. Questo lo fanno per loro necessità. Stipulano il contratto di assicurazione. Devono caricare la merce sulla nave. Noi sfruttiamo quelle informazioni.

  GIUSEPPE PELEGGI, direttore dell'Agenzia delle dogane. È evidente che sulla logistica si apre uno spiraglio enorme. Se riuscissimo a rimettere in piedi il tracciamento merce-vettore anche su strada, potremmo lavorare sul congestionamento stradale. Potremmo velocizzare le autostrade, l'imbocco a Genova: ci stiamo lavorando insieme a Wirnet.

  TERESA ALVARO, direttore centrale tecnologie per l'innovazione. Bisogna aggiungere un'altra cosa, che non so se è spiegata in dettaglio nel documento. Spesso riusiamo informazioni già esistenti, per esempio quelle che i porti utilizzano ai fini della sicurezza o quelle commerciali. In sostanza, applichiamo il principio cardine della teoria dell'informazione, che è «cogli l'informazione una sola volta dove nasce»: vediamo dove nasce per prima e ce la facciamo inviare, senza un ulteriore costo, con lo stesso invio che viene fatto ai fini commerciali. Quindi, il manifesto delle merci che abbiamo con fatica automatizzato nel lontano 2003 (siamo arrivati alla completa automazione nel 2009) ci mette in una posizione di vantaggio perché a livello comunitario si sta sviluppando l'ennesimo Sportello unico, lo Sportello unico marittimo, in aggiunta allo Sportello unico doganale, ma in Italia siamo già pronti a integrare i due sportelli. Invece, negli altri Paesi europei questo non può avvenire per la mancanza dell’e-manifest, cioè del manifesto elettronico che verrà sviluppato in un arco di almeno tre o quattro anni.

  GIUSEPPE PELEGGI, direttore dell'Agenzia delle dogane. Le imprese, però, aderiscono al telematico doganale non per norma, ma per convenienza. Non abbiamo mai posto norme che obbligassero a fare questo salto.

  TERESA ALVARO, direttore centrale tecnologie per l'innovazione. Occorre dare un forte segnale politico affinché le altre amministrazioni aderiscano allo sportello unico: non possono sviluppare servizi ICT senza considerare che ce ne sono altri in cui vengono chieste le stesse informazioni. Bisogna integrarsi, altrimenti le imprese sono costrette ad avere non tanti PIN, ma tante interfacce e questo ha un costo.

  ALESSANDRO PAGANO. Qual è lo strumento tecnico o giuridico ottimale per «obbligarli» ? Altrimenti impiegherete anni, come avete detto. Meno male che avete questa alleanza con le imprese. Siamo nelle condizioni di poter articolare un ragionamento in questa sede per voi, che poi significa per il Paese ? Questo aspetto mi sfugge.

  MICHELE PELILLO. Ci fa un esempio di amministrazione che non vuole fare parte dello Sportello unico o che fa resistenza ?

  TERESA ALVARO, direttore centrale tecnologie per l'innovazione. Parliamo di Expo, così lo diciamo in modo indiretto.

  GIUSEPPE PELEGGI, direttore dell'Agenzia delle dogane. Non c’è un'amministrazione che dica di non volere collaborare. Il problema è un altro: è il tipo di sistema che hanno, per cui sono affezionati a un sistema informativo costruito con altri criteri e principi. In molti casi, abbiamo sviluppato i raccordi e li abbiamo offerti alle altre amministrazioni già predisposti. A ogni modo, quello dell'adeguamento Pag. 12è un processo lento. Peraltro, l'89 per cento dei certificati era legato al Ministero della sanità, quindi una volta messo in linea questo ministero in interoperabilità con noi, abbiamo risolto l'89 per cento dei certificati.

  TERESA ALVARO, direttore centrale tecnologie per l'innovazione. L'89 per cento dei nulla osta, quindi dei controlli sulle merci.

  GIUSEPPE PELEGGI, direttore dell'Agenzia delle dogane. Questo significa non fare muovere l'impresa con nulla osta cartaceo; che non riceviamo nulla osta falsi perché ci arrivano in via telematica dal Ministero della sanità e molte cose, tra cui anche costi minori per le imprese...

  TERESA ALVARO, direttore centrale tecnologie per l'innovazione. Questo non è un problema solo nazionale, ma anche comunitario. Lo Sportello unico così come l'abbiamo realizzato secondo questa logica è a livello di auspicio nel Codice comunitario. Abbiamo impostato il principale evento del semestre di presidenza su questo tema, proprio per influenzare lo sviluppo di servizi a livello comunitario e quindi delle norme a sostegno, ovvero il Codice doganale comunitario, per dare servizi per la crescita.

  MICHELE PELILLO. In 84 sedi su quante è attivo lo sportello ?

  TERESA ALVARO, direttore centrale tecnologie per l'innovazione. Su 90, con una certa rilevanza. Al confine è attivo ovunque oramai, anche perché, per fortuna, si innesca un meccanismo di competizione. Nel momento in cui viene attivato e se ne vedono i benefici, si va in automatico. Così è avvenuto con lo sdoganamento in mare. I primi tre porti che l'hanno attivato...

  GIUSEPPE PELEGGI, direttore dell'Agenzia delle dogane. Poi è diventata una competizione tra presidenti delle Autorità portuali.

  PRESIDENTE. C’è da dire che le altre amministrazioni non hanno le associazioni di categoria perché l'associazione dei cittadini non esiste ancora. Questo bisogna dirlo perché avete a che fare con associazioni di categoria, ovvero con aziende. Ci fossero associazioni dei cittadini forse si parlerebbe meglio. Chiudo la parentesi.
  Per quanto riguarda l'archiviazione, ha ragione su certi temi: in 25 anni di archiviazione in Italia, siamo partiti dal cartaceo, per arrivare alla microfilmatura, allo sviluppo delle bobine, al laser, ma l'archiviazione non funziona. Una delle poche cose che non funziona in Italia è l'archiviazione. Avevamo dei sistemi come i sistemi di microfilm delle banche, partiti con la 3M – io li studiavo perché ero appassionato – per poi avere comunque in parallelo il certificato cartaceo conservato per altri 10 anni. In Italia abbiamo investito veramente tanti soldi (con Manitoba, 3M e così via) per poi avere in parallelo l'archiviazione del cartaceo: di un assegno postale si doveva presentare la fotocopia, la fotografia o il dato, però si doveva portare di nuovo il cartaceo, occupando alla fine aree grandi come Torino, se si considera tutta Italia, per archiviare lo stesso documento. Oggi, se si partisse veramente, l'archiviazione elettronica sarebbe davvero di una banalità pazzesca. Se mando una e-mail, è come archiviare. A parte il fatto che nell'elettronica è più facile avere sistemi di backup per custodire quello che serve. Pensiamo a quante volte possiamo salvare i nostri dati su iCloud o similari.
  L'archiviazione sta creando problemi (ne parliamo in un'altra sede se vi interessa) proprio perché adesso c’è il grosso business – diciamo le cose come stanno – di turlupinare le piccole aziende, impaurite dal sistema d'archiviazione, che è invece di una banalità pazzesca. Mando una e-mail, arriva, e il destinatario ti dà la ricevuta.
  Ritornando a Expo, al di là della visita, ci piacerebbe, se la Commissione è d'accordo, organizzare una conferenza stampa per mettere in evidenza, a livello mondiale, le priorità dell'Italia per quanto Pag. 13riguarda il suo sistema doganale in modo da far sì che altre amministrazioni apprendano i vostri criteri operativi. Oggettivamente, forse da lì riusciremmo a smuovere un po’ le cose. Se i colleghi sono d'accordo, possiamo spiegare come è stato possibile gestire milioni di merci da tutto il mondo con il sistema di controllo in mare. Questo è anche un suggerimento per voi, se siete interessati. In quella sede potremmo avere una interessante platea, anche con la presenza di altre amministrazioni.

  TERESA ALVARO, direttore centrale tecnologie per l'innovazione. Per quanto riguarda Expo, prima di tutto, abbiamo analizzato qual era stata l'esperienza delle precedenti esposizioni universali e da lì abbiamo capito che il tema doganale era stato sempre un punto di caduta. Abbiamo impostato un piano di azione diviso fondamentalmente in tre fasi: la fase di allestimento dei padiglioni, che è quella più critica, la fase di approvvigionamento durante l'esposizione e quella di smantellamento.
  Per la fase di allestimento dei padiglioni, avevamo a che fare con nuovi utenti (i partecipanti ufficiali e non ufficiali) che godevano di particolari agevolazioni ed esenzioni: abbiamo costruito un sistema di agevolazioni e di esenzioni in modo molto fruibile. Se la cosa è di interesse, potete trovare sul sito internet dell'Agenzia le istruzioni dedicate a ciascuna categoria di operatori. Inoltre, abbiamo reso strutturali innovazioni che avevamo in cantiere, come lo sdoganamento in mare e i fast corridor, di cui non abbiamo ancora parlato ma che consentono, sfruttando il paradigma di internet of goods, di far arrivare le merci al punto di destinazione e al punto di sbarco senza nessun'altra formalità, utilizzando la localizzazione satellitare, ovvero seguendo soltanto il monitoraggio fisico delle merci. Abbiamo anche dato impulso allo Sportello unico affinché i controlli che dovevano essere eseguiti sia nella fase di allestimento dei padiglioni e soprattutto nella fase di approvvigionamento fossero i più fluidi possibili. Su questo abbiamo individuato, come punto di caduta, i controlli esercitati dal Ministero delle politiche agricole, ovvero quelli fitosanitari. In considerazione del fatto che il Ministero delle politiche agricole non era pronto a integrarsi con noi secondo lo schema dello Sportello unico, come aveva fatto il Ministero della salute, abbiamo sviluppato applicazioni ad hoc sul nostro sistema ponte, che comunque risolvessero il problema della rapidità dei controlli, in attesa che il MIPAF si attivasse su questo. Abbiamo anche potenziato i presidi, dando la massima informazione nei punti di ingresso, e distribuito le informazioni anche attraverso l'organizzazione mondiale delle dogane. Insomma, abbiamo utilizzato tutta la nostra rete informativa possibile. Abbiamo poi pubblicato con sufficiente anticipo – ad agosto 2014 – le linee guida dedicate a tutti gli attori, quindi non solo ai partecipanti ufficiali e non ufficiali, ma a tutti gli operatori della catena logistica. In effetti, riguardo alla fase di approvvigionamento non c’è stata nessuna notizia negativa. Ancora, abbiamo considerato che era importante difendere l'immagine del Paese, che viene prima di tutto acquisita dal visitatore. Abbiamo verificato che uno dei nostri punti di caduta, come sistema doganale, potevano essere le file che si creavano nel momento in cui il visitatore lasciava il nostro Paese per gli acquisti in esenzione di Iva e tax refund. Su questo abbiamo lanciato un progetto che, come vedrete nella brochure che vi abbiamo lasciato, ha un nome sempre verdiano, Otello, per l'automazione del processo del tax refund, quindi la restituzione dell'IVA, che avviene in tempo reale riusando anche i sistemi degli intermediari di tax refund e proiettandoci nell'ottica della completa diffusione dell'automazione e soprattutto della fatturazione elettronica perché il tax refund può essere chiesto direttamente al punto vendita. Abbiamo sviluppato il processo di automazione secondo la logica once, stabilendo chi sono tutti gli attori del processo, dal punto vendita, alla Guardia di finanza, all'Agenzia delle entrate, alle società di intermediazione, alle società di Pag. 14gestione aeroportuale, che ci devono dare una mano per riorganizzare i servizi in aeroporto in modo che i desk delle società di intermediazione siano vicini ai nostri e poi che la riconsegna del bagaglio avvenga in tempi molto rapidi, evitando le file gigantesche che si creano nel momento in cui tutti si affollano a richiedere il rimborso. Proprio oggi è in corso una riunione presso l'Agenzia con tutti gli attori coinvolti perché nel nostro piano di sviluppo prevediamo, come sempre, un'attuazione graduale, quindi abbiamo preso la palestra più difficile, l'aeroporto di Malpensa, vicino a Expo. Partirà il 10 marzo; faremo come al solito una ventina di giorni di stretta osservazione del sistema nel suo complesso; da lì deriviamo una serie di modifiche organizzative e poi lo estendiamo gradualmente a tutti porti. Oggi, abbiamo Assaeroporti da noi insieme a tutte le società di intermediazione che hanno seguito il solito percorso – prima diffidenza, poi entusiasmo – per cui speriamo di poterle legare. Ovviamente, pensiamo anche al fatto che il punto vendita possa non utilizzare la società di intermediazione: essendo una pubblica amministrazione, ci dobbiamo rivolgere alla platea.

  GIUSEPPE PELEGGI, direttore dell'Agenzia delle dogane. Rispetto all'altra osservazione, si tratta di un sistema che durerà anche dopo. Non è legato a una fortuita coincidenza di guida dell'Agenzia, anche perché credo che questo modo di operare stia agendo anche all'interno delle associazioni di impresa. D'altra parte, non necessariamente dal lato del privato troviamo o abbiamo sempre trovato situazioni più illuminate rispetto all'utilizzo dell'informatica.
  Se è conveniente, è preso. Lavoriamo sempre su quel versante: il tracciamento satellitare del vettore e della merce può andare in Italia e può aiutarci nella misura in cui si abbattono i costi assicurativi del camion e della merce trasportata. È il mercato che decide le sorti di un progetto, quindi se va avanti o meno. In questo sta la bontà dei progetti che si sviluppano. Del resto, ci sono anche i pregiudizi, perché il mercato non ne è immune. In materia informatica e nella telematica esistono anche nostri pregiudizi storici. Spesso nelle riunioni, trovo discussioni sulle banche dati, ma una banca dati di per sé non serve a niente; fa parte del nostro vecchio pregiudizio e retaggio che è quello di costruire una memoria universale, ma questa era un obiettivo anche di Giordano Bruno. Il problema non è dove è collocata, ma quante informazioni ci sono, come le fruiamo e come le leggiamo. Per il resto, nelle banche dati, che sono milioni, ci sono molte informazioni che non faranno mai parte di nessuna memoria perché non serviranno assolutamente a nulla. Coglierei, invece, l'occasione di invitarvi a visitare la nostra sala operativa perché lì l'analisi dell'informazione è l'obiettivo vero. Molte delle analisi che facciamo si sviluppano a fonte aperta, attraverso informazioni colte nella rete, nel grande bazar di informazione. Questo significa che quella memoria (buona o non buona, e non so se universale) consente di lavorare in tempo reale, quindi è qualcosa di diverso dal concetto di banca dati, che va aggiornato.

  PRESIDENTE. Perché non c’è una banca dati unica in Italia ? Sulle banche dati si creano e vivono ministeri.

  TERESA ALVARO, direttore centrale tecnologie per l'innovazione. Infatti il cloud dovrebbe cambiare la filosofia. Non c’è bisogno di una banca dati unica, ma di un collegamento efficiente tra le banche dati.

  PRESIDENTE. Da Genova, per quanto riguarda le navi, che sistema adopera il sistema di trasporto su gomma per Milano ?

  TERESA ALVARO, direttore centrale tecnologie per l'innovazione. Parlando di Expo, avevamo un sogno che non si è riuscito a realizzare, ovvero quello di avere un magazzino di prossimità, che doveva essere il punto di arrivo stellare di tutti i punti di sdoganamento. Abbiamo, Pag. 15dunque, avviato un «piano B» e individuato in un'area vicina a Expo, un centro di servizi. Abbiamo svolto un'analisi di impatto, ma lo utilizziamo, però, come punto di emergenza perché non è attrezzato come un magazzino di questo genere. Un dato importante è che l'85 per cento delle operazioni doganali viene svolto in modo remoto, nel senso che viene svolto direttamente dai magazzini nelle aziende.

  PRESIDENTE. In tutte le regioni ci sono grandi mercati gestiti con una logistica pazzesca. Arriva merce da tutto il mondo, ma si gestiscono in maniera informatizzata tutti i prodotti che compriamo nei negozi sotto casa o nei supermercati. Proviamo a pensare allo smaltimento o alla consegna: senza informatica cosa faremmo ? Pensiamo anche alla freschezza della merce. L'Italia è una delle prime sotto il profilo agroalimentare e controlla la merce in una maniera unica al mondo.

  TERESA ALVARO, direttore centrale tecnologie per l'innovazione. Stiamo individuando altri nodi logistici in cui abbiamo il presidio e in cui ridistribuire il carico lavorativo. Si tratta sempre di un esercizio di ricerca operativa, considerando che abbiamo un grande vantaggio in dogana, perché dialoghiamo già con tutti i nodi logistici veri, quindi autoporti, interporti e soprattutto aziende, che sono il nodo logistico finale.

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.50.