XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Martedì 24 febbraio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPIEGO DI LAVORATORI IMMIGRATI NELLE ATTIVITÀ INDUSTRIALI, PRODUTTIVE E AGRICOLE

Audizione del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, dottor Maurizio Martina.
Ravetto Laura , Presidente ... 3 
Martina Maurizio , Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ... 4 
Ravetto Laura , Presidente ... 7 
Conti Riccardo  ... 7 
Ravetto Laura , Presidente ... 8 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 8 
Ravetto Laura , Presidente ... 8 
Scibona Marco  ... 8 
Ravetto Laura , Presidente ... 9 
Martina Maurizio , Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ... 9 
Ravetto Laura , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 9.05.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, dottor Maurizio Martina.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impiego di lavoratori immigrati nelle attività industriali, produttive e agricole, l'audizione del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, con delega ad Expo, dottor Maurizio Martina.
  Ministro, grazie di essere qui presso il nostro Comitato. Il Comitato ha avviato due indagini conoscitive, una generale sui flussi migratori, particolarmente incentrata su Mare Nostrum, oggi Triton, e questioni correlate, quali l'accoglienza, e una specifica sull'utilizzo dei lavoratori immigrati nelle attività industriali, produttive e agricole, con particolare riferimento, nel caso del Comitato, alla città di Prato.
  Svolgendo questa indagine, ci siamo interrogati sull'utilizzo in generale di questi lavoratori in tutti gli ambiti. Pertanto, dopo aver audito anche il Ministro Poletti in merito, la ringraziamo di essere qui per fornirci delle indicazioni e delle delucidazioni, in modo da poter continuare con maggiore competenza e con più focus la nostra indagine.
  In particolare, le vorremmo chiedere di fornirci degli elementi di conoscenza circa l'utilizzo in attività agricole di lavoratori irregolari extracomunitari, con particolare riferimento ai fenomeni illeciti di caporalato, tratta, sfruttamento della manodopera a basso costo e lavoro nero.
  In specie, risulterebbe al Comitato che una percentuale significativa delle richieste evase dagli Sportelli unici per l'immigrazione, con relativo rilascio di nulla osta al lavoro agricolo e di visto consolare, non si trasforma poi effettivamente in contratti di lavoro. Le chiediamo di fornire qualche dettaglio su tali problematiche.
  Inoltre, vorremmo da lei alcune indicazioni in ordine alla cosiddetta cabina di regia della Rete per il lavoro agricolo di qualità. Ci risulta che si sia insediata il 16 febbraio 2015, che sia presieduta da un rappresentante dell'INPS, il dottor Vitale, e che sia composta da rappresentanti dei Ministeri delle politiche agricole, del lavoro e dell'economia, nonché da rappresentanti della Conferenza delle regioni e di organizzazioni sindacali e professionali. Tra i requisiti che queste imprese debbono avere per essere iscritte alla Rete vi sarebbe quello del rispetto della normativa contributiva e previdenziale.
  Noi riteniamo che si tratti di uno strumento utile a contrastare il lavoro nero e, anche in questo caso, le chiediamo di illustrare al Comitato più dettagliatamente il ruolo, il funzionamento e la dinamica di questo progetto.
  Vorremmo anche da lei alcuni elementi di conoscenza sulla mappatura dell'impiego Pag. 4di lavoratori irregolari immigrati sul territorio nazionale, così come noi abbiamo rilevato nell'area di Prato. In quel caso, naturalmente, l'indagine conoscitiva ha avuto per oggetto attività artigianali e imprenditoriali, ma le chiediamo di fornirci delle indicazioni su realtà analoghe che ci risultano esistere in ambito agricolo, con particolare riferimento all'Agro Pontino, all'Altopiano del Fucino in provincia de L'Aquila, a Rosarno in Calabria, a Pachino in provincia di Siracusa, solo per citarne alcune.
  Da ultimo, Ministro, comprendiamo che non rientra propriamente nel perimetro della nostra indagine – chiaramente l'occasione di averla qui è ghiotta – le chiediamo se può fornirci qualche aggiornamento in ordine a Expo, di cui lei ovviamente è il ministro protagonista. Effettivamente una correlazione con l'indagine che stiamo svolgendo c’è, in relazione all'indagine generale, perché abbiamo ascoltato sia il prefetto di Milano, sia il questore di Milano, sia, in passato, il Ministro Alfano in ordine alla sicurezza relativa al sito.
  Comprendiamo che questo non rientra propriamente nelle sue deleghe, ma comunque se vorrà fornire a questo Comitato qualche aggiornamento su Expo, gliene saremo grati.
  Lascio la parola al Ministro Martina e poi, naturalmente, ai colleghi per le domande.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Grazie, presidente, per questa occasione. Rivolgo un saluto a tutta la Commissione. Vi ringrazio perché penso che questo possa essere un momento utile anche per noi, per una valutazione comune di questo particolare tema che abbiamo cercato di mettere all'attenzione dei nostri lavori in quest'anno di impegno al ministero.
  Come sapete, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, attraverso il suo Istituto nazionale di economia agraria (INEA), oggi operante nel Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (CRA), svolge da diversi anni un'indagine annuale sull'impiego degli immigrati extracomunitari nel settore agricolo che ha l'obiettivo di stimare l'entità del fenomeno e di individuarne gli elementi qualitativi caratterizzanti.
  L'elemento qualificante dell'indagine INEA di questi anni è sempre stato quello di operare una stima complessiva della presenza nel settore agricolo degli stranieri regolari e di quelli in posizione irregolare sotto il profilo quantitativo, sociologico e qualitativo anche dal punto di vista delle dinamiche contrattuali.
  Il rapporto più recente, pubblicato alla fine del 2014, mostra come nel 2012 ci sia stato un aumento di circa 36.000 unità (15 per cento in più), per un corrispettivo complessivo di cittadini stranieri occupati nelle campagne italiane, pari a circa 269.000 unità. A questo incremento contribuiscono i lavoratori extra UE, 143.620 in totale (+13 per cento), e i lavoratori dei Paesi comunitari, 125.340 in totale, che fanno registrare, in questo caso, una variazione del 18 per cento.
  Riguardo alla provenienza geografica, si registra un aumento dei cittadini dei Paesi provenienti dall'Est Europa che hanno superato numericamente la storica componente nordafricana.
  Dagli elementi qualitativi dell'indagine INEA si conferma la necessità di un'azione organica e specifica su scala nazionale relativa all'accompagnamento e alla gestione del fenomeno migratorio in agricoltura per mettere fine, come veniva richiamato anche dalla presidenza, allo sfruttamento dei lavoratori immigrati, in particolare di quelli clandestini, anche rispetto ai fenomeni più pervasivi di caporalato. L'impegno che tutti abbiamo dichiarato e su cui stiamo lavorando in maniera continuativa è proprio quello di garantire il rispetto e la dignità del lavoro come princìpi fondamentali, non trattabili, per tutti.
  La dimensione politica sulla quale misuriamo questo sforzo per costruire politiche pubbliche per la gestione di queste dinamiche è innanzitutto la dimensione europea, come sapete meglio di me. L'Italia da questo punto di vista, nel corso della Pag. 5sua presidenza del semestre europeo, ha rappresentato in Europa l'esigenza di tradurre in fatti più operativi e concreti questi sforzi di inquadramento del problema delle migrazioni, a partire proprio dall'approccio globale sulla migrazione e la mobilità del 2011.
  Sul piano più operativo, legato al lavoro agricolo, il Governo si è impegnato su due fronti, quello nazionale e quello europeo. Relativamente all'impegno nazionale, su proposta del mio ministero, come veniva ricordato giustamente in apertura, abbiamo istituito la Rete del lavoro agricolo di qualità, prevista dall'articolo 6 del decreto-legge n. 91 del 2014 (Competitività), la cui cabina di regia è composta dalle organizzazioni sindacali e dalle organizzazioni professionali, insieme ai rappresentanti dei ministeri interessati, ossia politiche agricole, lavoro ed economia, alla Conferenza delle regioni.
  La presidenza della cabina di regia è stata assunta dall'INPS ed è operativa dal 16 febbraio. Proprio la settimana scorsa abbiamo scelto, non a caso, Rosarno per presentare l'avvio dei lavori della Rete del lavoro agricolo di qualità, perché il tema vero e fondamentale è capire se questo strumento innovativo riuscirà realisticamente a combattere il lavoro nero e la piaga dello sfruttamento, soprattutto sul fronte del settore agricolo.
  Avere presentato la cabina di regia da Rosarno è stato per noi un momento molto importante, anche perché in quel territorio, come sapete, ancora oggi abbiamo diversi problemi da questo punto di vista. Abbiamo, però, anche delle reazioni assolutamente positive, ossia delle esperienze concrete di attività che, in particolare sul versante della legalità e della corretta regolarizzazione del lavoro in agricoltura, hanno anche maturato esperienze interessanti.
  Con questo strumento, definito nel programma più generale che abbiamo chiamato Campo Libero, il Governo, con il contributo essenziale del Parlamento, ha creato, a nostro avviso, nuove condizioni affinché sia riconoscibile e valorizzato il ruolo dell'impresa agricola in regola con gli adempimenti nei confronti dei lavoratori agricoli. Possono, infatti, fare richiesta per entrare nella Rete del lavoro agricolo di qualità le imprese agricole che risultano in possesso di stringenti requisiti che ne dimostrino la regolarità dal punto di vista contributivo.
  La Rete del lavoro agricolo di qualità apre la strada a una semplificazione dei controlli previdenziali sulle imprese agricole che aderiranno alla rete. Introduciamo, quindi, un meccanismo virtuoso, per cui l'accesso è anche motivo di semplificazione sul versante del rapporto, in particolare, in questo caso, con l'INPS.
  Questo quadro, a nostro avviso, potrà e dovrà essere completato da ulteriori meccanismi premiali in favore delle imprese che vi accederanno. Un primo riscontro operativo e concreto della potenzialità dello strumento l'abbiamo avuto proprio la settimana scorsa, quando, incontrando le organizzazioni della grande distribuzione organizzata, abbiamo presentato loro lo strumento della Rete del lavoro agricolo di qualità e abbiamo riscontrato concretamente come, per esempio, quelle imprese siano molto interessate a utilizzare lo strumento.
  Talvolta, allo stato attuale, le imprese della grande distribuzione utilizzano soggetti privati per farsi certificare il lavoro delle imprese di produzione a cui attingono. Il fatto di poter oggi sperimentare insieme uno strumento pubblico riconosciuto, come la Rete per il lavoro agricolo di qualità, è potenzialmente una leva interessante anche per loro.
  L'attenzione del Parlamento e del Governo è fortemente centrata sulla Rete. A questo proposito abbiamo da subito sostenuto anche le richieste di rafforzamento della Rete che la Commissione agricoltura del Senato ha già enucleato e proposto di introdurre nell'ambito dell'esame del disegno di legge collegato in materia di agricoltura, all'esame della Commissione stessa.
  Pertanto, se ci sono spazi per migliorare ulteriormente la Rete, una volta che la stessa è stata definita dalla norma che richiamavo prima, noi siamo assolutamente Pag. 6disponibili. Comprendiamo che questa dinamica virtuosa di accesso alla Rete, anche dal punto di vista più generale delle imprese che insistono e lavorano con il comparto primario, è una delle leve più interessanti.
  Ricordo, inoltre, gli incentivi alle assunzioni stabili che abbiamo introdotto con il decreto-legge n. 91 del 2014 e poi nuovamente con la legge di stabilità del 2015. Abbiamo anche seguito con grande attenzione l'applicazione dell'opportunità di effettuare le assunzioni congiunte nel settore dell'agricoltura. In questo modo le aziende del settore possono, infatti, cogliere nuove opportunità di sviluppo e assumere congiuntamente specialisti, ripartendosene gli oneri.
  A partire dal 7 gennaio 2015, dunque, i datori di lavoro o i soggetti abilitati interessati possono effettuare le comunicazioni obbligatorie relative a instaurazione, cessazione, proroga e trasformazione del rapporto di lavoro tramite il nuovo modello UNILAV-Cong, disponibile esclusivamente online, previo accredito al sistema.
  A livello di politica agricola europea si registrano alcuni segnali di apertura al tema del lavoro in agricoltura. Mi riferisco, in particolare, al Regolamento n. 1307 del 17 dicembre 2013, relativo innanzitutto ai pagamenti diretti agli agricoltori nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla Politica agricola comune, la quale, all'articolo 11, ha previsto che la riduzione dei pagamenti (il cosiddetto capping) di almeno il 5 per cento venga effettuato per gli importi di aiuti superiori ai 150.000 euro e che questa riduzione venga effettuata partendo dall'importo dei pagamenti diretti da concedere a un agricoltore, sottratti i salari e gli stipendi legati all'esercizio di un'attività agricola effettivamente versati e dichiarati dall'agricoltore nell'anno precedente, comprese le imposte e gli oneri sociali sul lavoro.
  Questo è un punto molto importante, perché nelle disposizioni nazionali per la riforma della PAC, con il decreto ministeriale n. 6513 abbiamo scelto che la riduzione dei pagamenti si applichi in maniera molto più incisiva rispetto al minimo del 5 per cento proposto dall'Unione europea. Per questa via riteniamo di aver dato un importante contributo a un incentivo positivo per favorire la regolarizzazione del lavoro agricolo nelle aziende di maggiore dimensione, le quali utilizzano gran parte del lavoro dipendente, i cui esiti saranno valutati nell'ambito del monitoraggio dell'attuazione della PAC.
  Anche qui il concetto da cui siamo partiti è rendere virtuoso il fatto che, se si dichiara tutto il costo del lavoro, si ottiene anche un vantaggio sul versante, in questo caso, dell'applicazione della PAC 2014-2020. Pertanto, anche qui, se si dichiara tutto, si sconta di più il costo del lavoro effettivo che si deve affrontare e, quindi, si riduce, in questo caso, il taglio, ossia il cosiddetto capping.
  Infine, mi permetto di ricordarvi che questo Governo si è dotato anche di una nuova e rafforzata politica di cooperazione allo sviluppo con la legge n. 125 del 2014 e che il ministero che io ho l'onore di presiedere partecipa attivamente al Consiglio nazionale della cooperazione e al Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo.
  In questo caso lo scopo è quello di mettere a disposizione le nostre relazioni con i ministri dell'agricoltura, in particolare dei Paesi della sponda Sud del Mediterraneo, nonché le competenze tecnico-scientifiche del Consiglio per la ricerca in agricoltura e dell'analisi economica che richiamavo prima.
  In quest'ottica voglio anche sottolineare che, dopo undici anni di assenza, il 28 novembre scorso, a Palermo, abbiamo nuovamente realizzato la Conferenza agricola euromediterranea. Mancava da undici anni un appuntamento di questa portata, che coinvolge 30 Paesi dell'area.
  Al centro dei lavori c’è stato proprio il ruolo dell'agricoltura come mezzo di dialogo e l'impegno dei partecipanti a una cooperazione per la crescita e lo sviluppo del settore, con particolare attenzione ai modelli agricoli sostenibili e al sostegno dell'agricoltura familiare. C’è stato un focus molto importante proprio sul lavoro in Pag. 7agricoltura, con alcuni scambi di buone pratiche, anche di buone pratiche legislative, che penso possa essere stato utile, in particolare per alcuni Paesi della sponda Sud del Mediterraneo.
  Uno degli esiti più importanti di questa conferenza, che voglio sottolineare, è che a gennaio ci siamo recati a Il Cairo, dove abbiamo sottoscritto con il Ministro dell'agricoltura egiziano un memorandum d'intesa a largo raggio, proprio per promuovere la collaborazione in materia agricola e agroalimentare tra le nostre Istituzioni e le nostre imprese.
  In particolare, i focus fondamentali sono legati alla ricerca annuale in materia di sviluppo rurale, alle produzioni, alla meccanizzazione agricola e alla qualità del lavoro. La scorsa settimana abbiamo siglato un'intesa analoga anche con il Governo algerino, con il collega ministro dell'agricoltura algerino.
  Noi siamo convinti che, da questo punto di vista, le collaborazioni tecnico-agronomiche e commerciali con i Paesi dai quali provengono la maggior parte dei flussi migratori che insistono poi sul nostro Paese, rappresentino uno strumento essenziale e cruciale per provare a costruire dei salti di qualità nel lavoro su questo fronte specifico.
  Accanto ad alcune innovazioni legislative nazionali che ho cercato di rappresentarvi brevemente, c’è anche uno sforzo costante e continuo di rafforzare il quadro della cooperazione, soprattutto sul quadrante Sud del Mediterraneo, proprio per attivare continui rapporti e scambi di buone pratiche e rafforzare il più possibile i meccanismi di cooperazione.
  Quanto a Expo, credo che voi abbiate avuto con le audizioni precedenti un quadro della situazione. Io qui voglio semplicemente richiamare il lavoro molto importante e positivo che, in particolare, la prefettura di Milano, con i suoi Comitati di lavoro specializzati, ha svolto e sta svolgendo ormai da tempo sul versante della preparazione del Paese all'appuntamento espositivo.
  Credo che il sistema implementato, soprattutto negli ultimi mesi, stia dando ottima prova di sé, soprattutto nella gestione coordinata di tutte le dinamiche che afferiscono ai flussi e alla gestione intelligente e coordinata non solo del presidio di quel sito, ma anche della realizzazione di tutte quelle attività di coordinamento che dal sito vanno anche oltre l'Expo in quanto tale e insistono in particolare sul territorio milanese e lombardo in prima istanza.
  Credo che sia stato, da questo punto di vista, un fatto assolutamente positivo che proprio dieci giorni fa, nell'ambito del progetto di riorganizzazione delle attività di «Strade sicure», si sia fatta un'operazione specifica su Milano Expo, con quella quota aggiuntiva di unità militari a disposizione del presidio generale Milano Expo, quadrante più dedicato alle attività espositive.
  Naturalmente, stiamo ancora lavorando, però mi sento di dire che l'attività di coordinamento e di gestione della prefettura di Milano sta dando grande prova di sé. Io credo che questo sia il miglior viatico per poi affrontare bene e in positivo l'evento.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro, ci ha fornito degli utilissimi elementi di informazione.
  Voglio salutare chi l'accompagna, ossia il capo del suo Ufficio legislativo, il consigliere Marco Caputo.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  RICCARDO CONTI. Grazie, presidente. Ministro, faccio un brevissimo ragionamento, forse politicamente scorretto. Non vorrei indurla a una risposta politicamente scorretta, però vorrei fare una considerazione. Quando io sento parlare di dignità del lavoro, di lavoro agricolo di qualità, di Rete, di eliminare il nero, non posso che essere d'accordo e convenire che sono tutte belle proposte. Tuttavia, il lavoro nero e lo sfruttamento ci sono perché gli imprenditori italiani assumono in nero e sfruttano alcuni lavoratori, e questo è un discorso che riguarda noi.Pag. 8
  Un altro discorso che riguarda noi è che, a fronte di un'enorme disoccupazione in Italia, non ci sono italiani, giovani soprattutto, che vadano a lavorare in agricoltura. Pertanto, l'enorme massa di gente che, secondo me, è molto superiore ai numeri che lei ha citato prima, soggetti sia comunitari, sia extracomunitari, che lavora in agricoltura, è dovuta al fatto che – non so per quale motivo – si preferisca essere disoccupati che andare a lavorare in agricoltura.
  Io sono lombardo, sono bresciano, ragion per cui conosco il problema dell'agricoltura e credo di operare anche in un ambito agricolo importante. Conosco tutte le problematiche esistenti.
  Vengo alla domanda più attinente alla sede nella quale ci troviamo. Lei ha sentore di un malessere che possa esserci dentro comunità di persone che lavorano nell'agricoltura e che possono essere collegate ad attività di supporto a una possibile azione di terrorismo in Italia ? Voglio sapere se nell'attività che voi svolgete avete presente anche la necessità di monitorare alcune specifiche comunità, facendolo ovviamente con le autorità competenti.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Avere un Ministro così importante comporta che i commissari, come ha fatto il senatore Conti, nella prima parte magari le pongano anche delle domande non strettamente connesse ai lavori da parte degli immigrati. Se vorrà rispondere, va bene. Altrimenti, ci farà avere le sue risposte.
  Io chiederei a tutti i colleghi di fare le domande. Il ministro risponderà alla fine.

  GIORGIO BRANDOLIN. Grazie, signor presidente. Grazie, signor Ministro, anche per la chiarezza con la quale ci ha rappresentato le iniziative che il suo ministero sta attuando.
  Anch'io seguo i giovani in agricoltura nella mia regione, il Friuli-Venezia Giulia, dove ci sono tanti giovani che, fortunatamente, negli ultimi anni si sono rimessi a lavorare in agricoltura. L'hanno fatto, però, nell'agricoltura di qualità. Sono piccoli imprenditori, come lei sa benissimo, che realizzano e potenziano l'impresa del padre o del nonno, in particolare nella viticoltura. Fortunatamente abbiamo un incremento di occupazione proprio in agricoltura nella nostra regione. Probabilmente è un caso particolare e specifico.
  La domanda che volevo farle è se può fornirci, signor ministro, qualche elemento in più rispetto a questi accordi, conferenze e memorandum che lei ha tenuto insieme al suo ministero con i Paesi del Sud del Mediterraneo. Mi sembra di capire che questo sia uno degli strumenti, o uno dei pochi tentativi che abbiamo sentito per affrontare il problema reale, di cui noi discutiamo, dei flussi di immigrati che da ormai due anni a questa parte, in particolare da alcuni Paesi – penso alla Libia ovviamente – non siamo in grado di gestire e comprendere.
  Le chiedo, quindi, se può fornirci qualche elemento in più. Mi sembra di aver capito che il vostro ruolo sia quello di scambiare buone pratiche e tecnologie, ma lei capisce che questo dovrebbe essere uno dei tasselli, io credo, che, insieme ad altri ministeri e ad altre Istituzioni, dovrebbero permetterci di creare quel rapporto tra l'Europa e i Paesi del Sud del Mediterraneo anche per affrontare in loco il problema dei flussi degli immigrati.
  Le sarei grato se potesse fornirci qualche indicazione e qualche speranza sulla possibilità che questo tentativo di collaborazione tra l'Europa e quei Paesi possa portarci almeno a controllare un po’ i flussi, perché mi sembra che adesso siamo non dico nel marasma, ma in una situazione molto critica, per tutte le ragioni che sappiamo.

  PRESIDENTE. Non so se ho compreso bene. Lei, Ministro, ci ha parlato di un incremento dei lavoratori dall'Est Europa. Le chiedo se ha indicazioni o ha idea anche in quest'ambito su come avviare dei percorsi.

  MARCO SCIBONA. Vorrei sapere se ci sono degli aggiornamenti riguardo alla Pag. 9questione del caporalato e dello sfruttamento delle migrazioni soprattutto nel Sud, per esempio nelle raccolte stagionali.

  PRESIDENTE. Se vi sono dati tecnici, ce li può anche far avere. Se sono dati numerici, noi ovviamente li acquisiamo a verbale.
  Do la parola al Ministro Martina per la replica.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Intanto grazie delle valutazioni che avete fatto. Provo a rispondere su tutti i punti, a partire da quello che sollevava il senatore Conti.
  Elementi di particolare attinenza rispetto al tema che lei poneva, dal nostro osservatorio non ce ne sono. Dopodiché, io sono il primo a riconoscere la necessità di non abbassare la guardia e, quindi, anche di valutare nel quadro, immagino, delle attività, in particolare del Ministero dell'interno, focus specifici rispetto anche a questa possibile dinamica.
  Tuttavia, allo stato attuale delle cose, dal nostro punto di osservazione, che è il punto di osservazione, dei produttori, delle aziende agricole e dei contesti territoriali in cui sono maggiormente concentrate, per esempio, alcune filiere e alcune attività produttive, grandi elementi di valutazione di questo nesso non ce ne sono.
  Dopodiché, io sono il primo a dire, lo ripeto, che occorre un'attività costante e continua di valutazione. Guai se sottovalutassimo qualsiasi ipotesi di scenario. Credo che su questo aspetto facciamo bene, anche in relazione al Ministro dell'interno, a sottoporre tutti gli elementi di riflessione utili. Questo mi sembra doveroso da parte di tutti.
  Sul versante del quadro delle attività di cooperazione agricola, in particolare euro-mediterranea, abbiamo iniziato un lavoro. Come dicevo prima, dopo undici anni abbiamo ripreso quest'attività. A noi serviva quell'appuntamento di Palermo non solo e non tanto per l'evento in sé, quanto per trasmettere il segnale concreto che nel semestre di presidenza italiano si tornava a costruire un'ipotesi di lavoro sul versante della cooperazione agricola, che chiamava a raccolta i partner fondamentali del quadrante mediterraneo. Il fatto che 30 Paesi abbiano risposto al nostro appello ci ha dato modo di iniziare a strutturare questo percorso. Ne sono seguiti alcuni accordi bilaterali.
  È chiaro che, sia nel caso dell'Egitto, sia nel caso dell'Algeria, si tratta di accordi di cooperazione agricola. Come giustamente veniva ricordato prima, noi trattiamo con questi Paesi i potenziali scambi di know-how tecnologico, know-how legato in particolare allo sviluppo rurale. Qui il nostro saper fare, in particolare sul versante di alcuni temi, conta.
  Questo, secondo me, può contribuire a costruire nel medio periodo una dinamica di rapporti fra Paesi più stabile e, quindi, anche partnership che, in particolare attraverso la cooperazione agricola, stabilizzino un po’ il quadro.
  È del tutto evidente che il quadro più generale è legato, invece, come sapete meglio di me, alle grandi partite di cooperazione fra Paesi, ai trattati e alle attività che si possono istruire sul versante della gestione dei flussi. Il compito che noi dobbiamo espletare fino in fondo è quello di rafforzare questo quadro di cooperazione agricola, perché talvolta si vede concretamente, per esempio, che rispetto ad alcune esigenze locali in quei Paesi c’è la possibilità di stabilizzare un po’ le situazioni.
  Parlo, per esempio, dell'Egitto, che ha una serie di progetti anche di grande portata sul versante idrico, a partire dalla gestione corretta dei suoi bacini d'acqua. Gli egiziani chiedono la collaborazione tecnologica non solo di un Paese come il nostro. Attraverso queste potenziali collaborazioni si stabilizzano potenzialmente anche alcuni territori di quel Paese.
  In particolare, in questo caso ci sono alcuni progetti molto interessanti legati non al fronte del Nilo, ma all'entroterra egiziano. La cooperazione agricola in questo caso dimostra come si possano aiutare territori di quei Paesi a stabilizzarsi.Pag. 10
  Naturalmente, io non pretendo con questi fatti di cambiare le sorti di una dinamica molto più complessa. Tuttavia, in generale, se noi rafforziamo soprattutto con alcuni Paesi questo tipo di attività, può essere utile. Soprattutto la chiave vera è rendere operative e continue, non saltuarie, queste attività. L'Italia ha già fatto tante volte queste operazioni, ma poi, purtroppo, per diverse ragioni, esse sono diventate estemporanee e saltuarie. L'idea di stabilizzare un po’ il quadro mi sembra sia il primo vero tema per noi.
  Quanto al caporalato, richiamavo prima, nella relazione, la giornata di lavoro che abbiamo avuto a Rosarno dieci giorni fa. In particolare, l'attività su cui stiamo investendo molto è la Rete del lavoro agricolo di qualità, che, insisto, per la prima volta prova a mettere in campo un meccanismo attraverso il quale il controllo rappresenta anche un alleggerimento e rende conveniente all'impresa esserci piuttosto che non esserci.
  La sfida che abbiamo lanciato è la seguente: rendere virtuosi i controlli e farli diventare non un appesantimento, ma un motivo di ulteriore rafforzamento dell'impresa.
  Il fatto che un'impresa iscritta alla Rete del lavoro agricolo di qualità possa avere una corsia preferenziale nella relazione con l'INPS inverte potenzialmente questa dinamica. Poi, dal momento che stiamo sperimentando, io sono il primo a essere interessato a capire tra un po’ se questa operazione avrà funzionato o meno.
  La questione interessante è che avvertiamo che c’è un interesse vero. Citavo prima il caso della grande distribuzione. Mi ha molto colpito il fatto che le associazioni della grande distribuzione ci abbiano detto che intendono usare anche loro questo sistema, evitare di passare per meccanismi di certificazione privata e scommettere tutto su questa leva pubblica, per vedere come va. Mi sembra interessante che si sia messo in campo questo elemento di novità.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Maurizio Martina e i colleghi e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.40.