XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 34 di Martedì 16 giugno 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI FLUSSI MIGRATORI IN EUROPA ATTRAVERSO L'ITALIA, NELLA PROSPETTIVA DELLA RIFORMA DEL SISTEMA EUROPEO COMUNE D'ASILO E DELLA REVISIONE DEI MODELLI DI ACCOGLIENZA

Audizione del Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi.
Ravetto Laura , Presidente ... 3 
Rossi Enrico , Presidente della Regione Toscana ... 4 
Ravetto Laura , Presidente ... 4 
Rossi Enrico , Presidente della Regione Toscana ... 4 
Ravetto Laura , Presidente ... 5 
Rossi Enrico , Presidente della Regione Toscana ... 5 
Ravetto Laura , Presidente ... 6 
Rossi Enrico , Presidente della Regione Toscana ... 6 
Ravetto Laura , Presidente ... 6 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 6 
Rossi Enrico , Presidente della Regione Toscana ... 6 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 6 
Conti Riccardo  ... 7 
Mazzoni Riccardo  ... 7 
Ermini David (PD)  ... 7 
Filippi Marco  ... 7 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 8 
Campana Micaela (PD)  ... 8 
Orellana Luis Alberto  ... 9 
Conti Riccardo  ... 10 
Ravetto Laura , Presidente ... 10 
Conti Riccardo  ... 10 
Ravetto Laura , Presidente ... 10 
Rossi Enrico , Presidente della Regione Toscana ... 10 
Ravetto Laura , Presidente ... 10 
Rossi Enrico , Presidente della Regione Toscana ... 10 
Ravetto Laura , Presidente ... 12 
Rossi Enrico , Presidente della Regione Toscana ... 12 
Ravetto Laura , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 11.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. Abbiamo l'auspicio di ascoltare tutti i governatori, ma abbiamo iniziato audendo quelli che si sono maggiormente espressi sulla situazione relativa all'immigrazione, ai problemi e alla distribuzione all'interno del territorio nazionale.
  Lei conosce il nostro Comitato, che è un Comitato bicamerale che si occupa dell'attuazione dell'accordo di Schengen, quindi particolarmente impegnato in queste ore, a seguito di quanto sta accadendo ai nostri confini, e che ha avviato due indagini conoscitive. Lei è uno dei pochi auditi che è prezioso per entrambe, perché una riguarda i flussi migratori, l'altra riguarda l'impiego degli immigrati nel tessuto sociale e nelle attività lavorative. Relatore di questa indagine conoscitiva è il Vice Presidente Brandolin.
  In particolare, ci stiamo focalizzando sull'area di Prato, quindi le chiederemmo anche alcuni commenti su questo.
  Per quanto riguarda l'indagine conoscitiva generale, risulta al Comitato da notizie stampa, (Agenzia Toscana notizie dell'8 giugno 2015) che, in relazione alla previsione da parte del Governo di nuove assegnazioni di persone richiedenti la protezione internazionale alla Toscana, lei abbia inviato una lettera al Ministro dell'interno Alfano, in cui affermerebbe che «riconoscere alle regioni in modo chiaro e formale una funzione nella gestione dell'accoglienza dei migranti a supporto di enti locali e prefetture, ma soprattutto in una logica di condivisione nazionale del problema, mi pare il requisito essenziale per favorire e agevolare il processo di accoglienza».
  Ha anche affermato (Agenzia DIRE del 12 giugno 2015) che «il Ministero dell'interno dovrebbe costituire con i presidenti delle regioni un tavolo permanente per affrontare questi temi con uno spirito forte di collaborazione. Basarsi solo sull'intervento dei prefetti è un ritorno indietro e farà solo accumulare tensioni». Le chiediamo quindi, ove possibile, di confermarci queste dichiarazioni e darci ulteriori dettagli in merito.
  Il secondo punto riguarda l'esperienza maturata nella sua regione nella gestione dei migranti e le peculiarità del vostro sistema di accoglienza. Secondo fonti stampa, lei ha dichiarato che «il modello sperimentato in Toscana in questi anni, imperniato sulla distribuzione in piccole strutture, affidate al volontariato e con un forte ruolo degli enti locali, ha visto un forte raccordo tra i sindaci e le prefetture, favorito e promosso dalla regione e dalla figura del presidente».
  Ha anche affermato che «in alternativa a un modello centralistico di concentrazione in grandi strutture, che avrebbe Pag. 4l'inevitabile conseguenza di alterare il tessuto urbano e sociale delle nostre città e gli antagonismi tra regioni, sia necessario riproporre il tema dell'unità e della coesione sociale». Le chiediamo un commento su questo ed eventualmente delle indicazioni anche in merito alla polemica in atto. Noi abbiamo audito Maroni precedentemente, quindi le chiederemmo delle considerazioni sul tavolo nazionale, sul rapporto tra Governo e regioni.
  Nella precedente audizione del Presidente Maroni era stato discusso questo tema degli hub regionali, quindi anche su questo le chiederemmo di dare al Comitato qualche indicazione. Sulla peculiarità dell'area geografica da lei governata, se può darci delle indicazioni sul distretto di Prato.
  Lascio la parola al Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi.

  ENRICO ROSSI, Presidente della Regione Toscana. Grazie, presidente, grazie per l'invito. Se lei è d'accordo, presidente, io soprassiederei sullo specifico di Prato su cui, se lo riterrete opportuno, chiederei di tornare in modo da fare un focus su questo.

  PRESIDENTE. Volentieri, grazie, è anche meglio per il Comitato.

  ENRICO ROSSI, Presidente della Regione Toscana. Molto rapidamente, posso riferire della mia opinione e di qualche esperienza che ho avuto modo di fare in questi anni come Presidente della Regione Toscana.
  Non entro ovviamente nelle complicatissime situazioni che generano questi flussi migratori, la guerra da una parte sicuramente, la situazione di tutta la fascia sahariana e i mercanti della morte che assembrano queste masse di persone, le governano, le sfruttano. Su questo trovo veramente difficoltà a entrare: tocca al Governo, tocca al Parlamento, penso che dovrebbe toccare di più all'Europa.
  È anche difficile dare giudizi su come viene affrontata questa situazione per quanto riguarda il canale di Sicilia. C'erano state le polemiche su Mare Nostrum sostituito da un'altra operazione, però il rapporto, che ho letto questa notte, stilato da un'importante organizzazione non lucrativa di utilità sociale (ONLUS) che si occupa di questi temi, evidenzia come ormai si sia ripristinata sostanzialmente la presenza che era tipica di Mare Nostrum.
  Quello che ho capito oltre a questo è che quando arrivano sulle nostre coste, la cosa più importante è evitare che i flussi si concentrino. Ricordo che nel 2011 il problema venne fuori per la concentrazione a Lampedusa di poco più di 20.000 ragazzi tra tunisini e libici, e naturalmente ripartire sul territorio nazionale 20.000 ragazzi fu cosa discussa e non semplice, perché poi tutto dovette avvenire nell'arco di pochi giorni.
  Se questo flusso fosse stato – permettetemi – spalmato in un arco di tempo più lungo, avremmo avuto minori difficoltà. Ricordo che approdarono al porto di Livorno 400-450 persone e poi altre 200 nei giorni successivi, quindi un afflusso piuttosto concentrato nel tempo, e lì fummo molto impegnati a trovare soluzioni proprio mentre le navi erano in avvicinamento, e riuscimmo a trovarle.
  Che tipo di soluzioni ? Noi avemmo anche una discussione con il Ministro Maroni, che dopo accettò la nostra proposta di lasciarci fare come pensavamo, ma contestammo al ministro l'idea di aprire un grande campo a Coltano. Questo suscitò subito tensioni, perché già Coltano ricordava altri campi del dopoguerra, con tutte le tensioni che questi avevano generato all'interno e all'esterno, e poi naturalmente l'idea di concentrare 400 persone in un campo non piaceva ai residenti.
  A partire da quella reazione dei residenti e delle istituzioni, maturammo la convinzione che dovevamo provare a distribuirli sul territorio della Toscana quanto più possibile in piccole comunità di 10, 15, 20 persone (in un caso siamo arrivati a 50 e ci è sembrato che fosse troppo) e affidare alle associazioni del volontariato la gestione di questa partita.Pag. 5
  Come è accaduto anche di recente nel casentino piuttosto che a Santa Croce, se in un paese di 1.000 o di 5.000 persone arrivano 10 o 30 ragazzi, vengono accolti dal volontariato e con il sindaco opportunamente informato, si crea quel contatto che fa apparire la cosa diversa da un'aggressione, da un'invasione o peggio ancora, quindi si si percepisce una qualità di sicurezza completamente diversa.
  Noi pensiamo semplicemente che la questione di questi flussi migratori sia un grande tema nazionale, che deve vedere unito il Paese, perché l'Italia è una e indivisibile, che bisogna tutti farsi carico, che a nessuno è consentito di dire di no, di tirarsi indietro per questo o per l'altro (qui mi riferisco anche a colori diversi).
  C’è peraltro un accordo che è stato firmato dai presidenti delle regioni nel 2014, secondo cui questi flussi migratori dovevano essere indirizzati nelle diverse regioni in base alla popolazione e non so perché poi è stato deciso anche in base al fondo sociale, per cui c'era questo doppio riferimento. Anche fare dichiarazioni contrarie non mi sembra quindi corretto.
  Allo stato attuale leggo sui giornali che ne dovrebbero arrivare 250.000, 500.000, ma per ora voi sapete che ne è arrivato il 15 per cento in più rispetto al 2014, perché a fine maggio 2014 erano 56.000, e mi risulta che nel 2015 siano 63.000. Si dice che arriveranno, ma quelli che arriveranno andranno contati perché mi sembra che si giochi sui numeri come si gioca al lotto, e non so a quale scopo.
  In Toscana erano 3.700, 700 hanno preso la via del nord e quindi si stanno allontanando, come altri giornali hanno scritto, e fanno parte di quei numeri piuttosto ampi che hanno deciso di ricongiungersi oppure di andare a cercare fortuna nei Paesi del nord.
  Cosa propongo ? Affidarsi solo alle prefetture è stato un errore, bisogna coinvolgere di più le regioni e anche gli enti locali (nessuna primazia della regione, che però può svolgere un ruolo di coordinamento degli enti locali).
  Se il Governo ci riconoscesse questo ruolo, sono convinto, dichiarandomi disposto ad assumermene la responsabilità, che potremmo fungere da collettori tra prefetture e comuni perché, se la prefettura sapendo che devono arrivare 200 ragazzi, donne, famiglie e bambini, fa un bando per trovare una struttura per queste 200 persone, la cosa prende tutta un'altra curvatura. Questo è infatti il modo con cui si sollecita il business, che, abbiamo capito, una volta radicato deve continuare come lo spettacolo, quindi il grande bando con il grande centro è pericoloso, ancor più poi quando impatti su una comunità piccola.
  Mi domando francamente perché non si debba fare un bando per 200 persone chiedendo 10 o 15 offerte, che si possono trovare, e poi magari concertare con le autorità locali, attraverso la regione, quale di queste sia più opportuna per insediarsi, perché, se la struttura proposta per 15 persone è vicino a un asilo nido, forse bisogna prima parlare con le maestre e forse è preferibile una struttura meno vicina a situazioni che potrebbero generare tensioni.
  Qui decisivo è il comune, decisive sono le associazioni di volontariato. Non parlo di modello perché è venuto fuori dalla pratica, non dico che è facile. Bisogna lavorarci, lavorarci, lavorarci e, se ci si lavora, lavora, lavora, può darsi che qualche proposta venga fuori. Se invece ci si rimpalla tutta questa partita, ho paura che...
  Mi permetto anche di dire che ho apprezzato molto il lavoro che voi avete fatto, l'ho letto questa notte, ho visto che avete fatto approvare una risoluzione al Parlamento che richiama l'articolo 17, complimenti !

  PRESIDENTE. Ieri abbiamo avuto parere favorevole.

  ENRICO ROSSI, Presidente della Regione Toscana. Complimenti, perché l'articolo 17 (anche qui senza andare a nessuna prova muscolare) fu quello che consentì di riconoscere agli immigrati lo status di soggiornanti per ragioni umanitarie, per ragioni di ricongiungimento e per Pag. 6ragioni caritatevoli, e consentì loro di avere un papier, una carta che permette di girare per l'Europa. Questo consente a questi flussi di allentarsi e di non concentrarsi.
  Qualcuno in Toscana ci mette all'indice, ma se ci annunciano che ce ne vogliono mandare altri non siamo contenti, è un problema, perché il mondo ormai sembra dividersi tra chi è in festa e chi imbraccia i fucili, mentre noi non siamo né in festa, né vorremmo che ci fossero altri che imbracciassero i fucili. È un problema, però in Toscana siamo 3.700.000, quindi è possibile che non si possa accogliere 3.000 persone o 100 in più ?
  Diceva oggi il Presidente del Consiglio che siamo un grande Paese, quindi bisognerebbe trovare il modo... scusate i toni, ma è per alleggerire un po’. Penso che a queste condizioni si possa fare un buon lavoro e gestire una partita complicatissima, che forse meriterebbe anche di essere vista per i complicati risvolti che la generano, sui quali altri interverranno.
  Mi pare di aver detto tutto. Rivendico quindi, se possibile, un ruolo delle regioni come snodo, come coordinamento. Dateci non il potere di dire alle prefetture cosa devono fare, ma almeno di avere un raccordo con le prefetture.
  Non è detto che quello che sto dicendo possa funzionare ovunque, ma in Toscana ha relativamente funzionato. Grazie ancora.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, presidente, anche per avere dato atto del lavoro del Comitato. Ieri abbiamo presentato la risoluzione in Aula, abbiamo avuto solo il parere, deve essere ancora votata, ma ci aspettiamo che dinanzi a un lavoro comune...

  ENRICO ROSSI, Presidente della Regione Toscana. È la soluzione anche verso l'Europa...

  PRESIDENTE. Grazie, ci conforta che lei confermi quello che è emerso qui dal confronto tra varie parti politiche e tutti in accordo, quindi è un grande risultato.
  Lascio la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIORGIO BRANDOLIN. Ringrazio veramente il presidente per le parole, per la semplicità e anche per la concretezza delle proposte che ha fatto e di quello che dovrebbe essere il modello di tutte le altre regioni.
  La domanda è proprio questa: lei chiede al Governo di avere un ruolo come coordinamento, perché in quell'accordo di luglio il ruolo era tra Governo, enti locali, prefetture, e la regione era lasciata un po’ per aria, se mi permette.

  ENRICO ROSSI, Presidente della Regione Toscana. Così è.

  GIORGIO BRANDOLIN. Allora io sposo la sua proposta, perché è l'unica, vera soluzione, perché anche in regioni come la mia, il Friuli Venezia Giulia, che ha il problema del confine, o c’è questo ruolo di coordinamento della regione, che fa il suo piano regionale di accoglienza, che sommato agli altri diventa il piano nazionale di accoglienza, o altrimenti saremo in continua emergenza e in continue situazioni di protesta, di disagio della popolazione.
  Esprimo grande rispetto per i prefetti che sono sul campo, impegnati in una «battaglia», ma il luogo di coordinamento non può che essere la regione. Credo che la proposta che dovrebbe venire dal Parlamento sia proprio questa: modificare, ampliare, potenziare il ruolo delle regioni all'interno dell'accordo di luglio 2014.

   PRESIDENTE. Mi permetta di dire che, come lei sa, proprio per sottrarre alla polemica politica l'articolo 17 su cui c’è un accordo comune, la risoluzione riguarda esclusivamente l'articolo 17. Sono poi in via di calendarizzazione le mozioni delle varie parti politiche, in cui si potranno discutere queste cose, su cui alcuni sono d'accordo e altri no.

  GIORGIO BRANDOLIN. Si, lo so, l'ho letta e condivisa, come ben sa, però volevo Pag. 7sottolinearlo perché rimanga agli atti: questa è la strada. Ho sentito un altro Presidente di cui avevo stima, Maroni, dire «non è compito mio», mentre invece deve rivendicare il suo compito come su altri settori anche su questo argomento, se siamo un grande Paese.

  RICCARDO CONTI. In Italia posti di lavoro non ce ne sono, quindi credo che non ci sia bisogno di immigrati che vengano a lavorare qui, tantomeno possiamo accettare che ci vengano i clandestini.
  Il problema che dobbiamo porci è quello dei profughi ed è un problema enorme, geopolitico, epocale, ma non voglio parlare di questo. Vorrei sapere da lei, presidente, una cosa.
  Anch'io non sono né per abbracciare i fucili, né per essere contenti di quanto sta succedendo, ma ci sarà pure un punto nel quale (ho accennato una domanda di questo genere anche al Presidente Maroni, ma poi non si è sviluppato il ragionamento), con i ragionamenti che fate tra presidenti delle regioni e la collaborazione tra Governo e regioni, decidiamo tutti insieme che fino a un certo numero bene, poi basta, oppure lei dice che 3.000 va bene perché sono 3.700.000, poi dirà 5.000, poi fra sei mesi potrà dire 30.000 ?
  Se non chiariamo questo punto, non riusciremo mai a raggiungere un livello di collaborazione tra regioni di vario colore e Governo, che domani potrà essere un altro: deve esserci un punto di caduta. Se voi che avete il coordinamento del territorio e il Governo nazionale non fissate un plafond oltre il quale l'Italia non potrà far niente, se non si parla in questa maniera, si darà spazio a chi vuole imbracciare i fucili e anche quelli che potrebbero essere semi-contenti non lo saranno affatto.

  RICCARDO MAZZONI. Io ho alcune domande. Nel luglio 2014 sindaci e governatori firmarono il piano nazionale di accoglienza, che prevedeva la creazione di un hub in ogni regione, cioè un centro di accoglienza che va però in controtendenza rispetto alla sua visione di piccoli centri con pochi immigrati, perché gli hub dovrebbero contenerne 200-300. Questo poi è stato realizzato solo in Emilia-Romagna. Perché la Toscana non lo ha fatto, c’è in previsione di farlo e dove ?
  Nei mesi scorsi, sui giornali toscani e nazionali c’è stata una polemica per la sua proposta di dare le case sfitte agli immigrati, che poi era troppo semplificata giornalisticamente perché era una richiesta di solidarietà. Le chiederei quindi di puntualizzarcela.
  Vi è poi l'ipotesi dell'utilizzazione dei richiedenti asilo in servizi di pubblica utilità, di cui si è parlato molto. Se potesse quindi specificarci questi due aspetti, perché mi sembrano molto interessanti, grazie.

  DAVID ERMINI. Mi riallaccio proprio all'ultima domanda che era quella che volevo fare. Non so se sia giusto inserire dei limiti specifici, è evidente che sulla base della popolazione, sulla base delle possibilità di accoglienza che ogni regione ha, si deve considerare il numero delle persone che arrivano.
  Mi convince molto il discorso dei piccoli gruppi, perché si crea un rapporto di fiducia con gli abitanti dei piccoli centri, si generano meno allarmismo e meno tensione, si conoscono le persone per nome e quindi si crea integrazione, che dovrebbe essere il fine per aiutare veramente queste persone.
  Un elemento importante è però che loro lavorino non solo per «pagarsi» la permanenza nel nostro territorio, ma anche per dare il segnale dell'integrazione. Mentre quindi sono pienamente d'accordo sull'accoglienza in piccoli comuni e sulla gestione da parte del volontariato, le chiedo se la regione insieme all'ANCI possa individuare una modalità di applicazione di questi lavori di pubblica utilità o di servizio verso il pubblico, che possano essere il punto di caduta per integrare queste persone.

  MARCO FILIPPI. Devo dire a voi e anche ai colleghi che per me è più facile apprezzare l'esposizione del governatore venendo da quei territori, essendo un Pag. 8conterraneo e soprattutto conoscendo l'esperienza a cui il governatore si richiamava, avendola vissuta personalmente.
  Il campo di Coltano si trova infatti nel mio comune e ricordo la tensione fortissima e vibrante che si determinò e la soluzione adottata con grande senso di responsabilità, che non fu una festa per i sindaci, e il ruolo della regione in quella circostanza fu assolutamente determinante nell'assunzione di responsabilità da parte di tutti i soggetti interessati.
  Fu molto stimolante e anche molto difficile il rapporto con le associazioni di volontariato, che non erano entusiaste, anche perché in molti casi, a fronte delle pochissime risorse a disposizione di cui potevano beneficiare, il carico di lavoro, di impegno e anche di impatto sulla popolazione fu particolarmente difficile.
  Anch'io come il governatore devo dire che non mi sono mai chiesto se questa prassi costituisse un modello di riferimento e l'ho sempre considerata una buona prassi di Governo. Forse si può parlare di modello che come tutte le buone prassi meriterebbe una codificazione, anche se si tratta di metodologia, di rapporti, di valorizzazione di chi è sul territorio.
  La prima domanda è quindi se non ritenga opportuna una codificazione della nostra esperienza dal punto di vista dell'approccio per quanto concerne la responsabilità da parte delle istituzioni che vivono il territorio e la distribuzione capillare della presenza degli immigrati e dei profughi.
  Vorrei anche sapere se, proprio in ragione della nostra esperienza toscana, non ritenga opportuno conciliare la presenza degli immigrati e soprattutto dei profughi anche in ragione di un possibile impiego e ovviamente del necessario alloggio, che sono i due aspetti delicati.
  Oggi abbiamo visto la questione soltanto come un corrispettivo rispetto a chi offre ospitalità, ma come si può conciliare questo aspetto con una maggiore diffusione dal punto di vista capillare e soprattutto dal punto di vista dell'impiego che potrebbe renderli utili dal punto di vista sociale, attivi e quindi integrati con la popolazione ?

  MARIA CHIARA GADDA. Ringrazio il Presidente Rossi per la sua presenza e mi scuso per il ritardo con cui sono arrivata. La situazione geopolitica di molti Paesi spinge tanti profughi a scappare dalle terre di origine e questo dato è reso ancor più significativo dalla presenza (a differenza delle migrazioni del passato) di più nuclei familiari che attraversano il mare pur di scappare da territori di guerra, nuclei familiari e spesso anche minori non accompagnati, tema sul quale voglio concentrarmi.
  Vorrei chiedere infatti al Presidente della Regione Toscana se sulla materia dei minori accompagnati abbia notato un aggravamento della situazione in termini di presenze, e se possa approfondire le difficoltà concrete, oggettive che operatori e istituzioni locali devono affrontare nella gestione di queste emergenze e dei minori non accompagnati, che presentano caratteristiche complesse.
  I minori non accompagnati possono infatti essere bambini molto piccoli o diciassettenni, e questo comporta diversità di gestione e diversi costi, quindi vorrei chiederle un quadro della situazione nella sua regione, per immaginare una diversa gestione dei minori non accompagnati, anche considerata la fascia di età.

  MICAELA CAMPANA. Io non sono toscana, quindi posso dire senza smentite che il modello toscano è uno dei migliori applicati in Italia.
  Leggendo l'intervista del presidente ma anche valutando le pratiche messe in campo in quella regione, esprimo una valutazione a un anno dalla delibera della Conferenza Stato regioni rispetto al sistema SPRAR, la cui ratio originaria era proprio la distribuzione in piccoli centri.
  La Regione Toscana è una delle regioni (poche, purtroppo) che hanno fatto il famoso coordinamento regionale, agevolando il coordinamento dei sindaci nella redistribuzione nei piccoli centri e una Pag. 9valutazione sui numeri rispetto ai centri. La presenza di un hub regionale non è assolutamente in contrasto con questa ratio, perché riguarda un centro di primo smistamento.
  La Regione Toscana è quindi la più avanzata rispetto all'accoglienza di quella delibera ed è stata una delle prime ad attivare un servizio sanitario per i migranti. Altre regioni sono arrivate in ritardo, anche perché oltre a uno screening sanitario a terra nelle zone della Sicilia serve anche uno screening sanitario continuativo nel tempo, e la regione è l'ente che deve attivare questa procedura.
  Anche la Regione Toscana come la Regione Umbria ha già attivato, rispetto a piccole esperienze, la possibilità per i richiedenti asilo politico all'interno degli SPRAR di svolgere lavori socialmente utili. Queste esperienze già esistono e sono state coordinate insieme al Ministero rispetto alla tematica dell'assicurazione, che per tanti mesi ha impedito l'accesso a questi lavori di pubblica utilità.
  Vorrei avere una sua valutazione rispetto a un modello, che forse è il più avanzato in Italia, rispetto a quella delibera sottoscritta da tutte le regioni all'unanimità il 10 luglio scorso, e una valutazione politica anche di livello internazionale, perché nelle prossime settimane ci attendono appuntamenti europei molto importanti rispetto al tema della migrazione e quindi rispetto a quello che sta succedendo, sui dettati dell'Agenda europea sulle migrazioni, con la possibilità delle quote internazionali, sebbene alcuni Paesi stiano ponendo problemi rispetto al combinato disposto della redistribuzione delle quote da una parte e dei corridoi umanitari dall'altra, e se l'operazione navale messa in campo dal Governo, quindi passando da Mare Nostrum, tornando indietro a mio avviso dal punto di vista politico con Triton, e oggi invece con un'operazione navale internazionale nelle aree del Mediterraneo, se questo rispetto anche alla modalità di accoglienza che poi arrivano nelle regioni è cambiato. Credo che avere una flotta europea nel Mediterraneo aiuti anche la redistribuzione nelle regioni partendo dalla Sicilia.

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Grazie, Presidente Rossi, per il suo intervento, di cui ho apprezzato la pacatezza e anche l'aspetto propositivo rispetto a una situazione che preoccupa tutti.
  Vorrei fare qualche domanda più puntuale perché lei evidenziava come si ignori cosa ci riservi il futuro, quanti veramente arriveranno nei prossimi mesi, però c’è una tendenza in crescita. Alla luce del suo approccio molto propositivo, vorrei chiederle qualche suggerimento in questo senso.
  Se il futuro prevedesse una crescita forte, quale situazione dovremmo aspettarci e come dovremmo gestirla ? Abbiamo visto che ormai l'arrivo di profughi dall'estero non è più un'emergenza, ma sta diventando strutturale, quindi mi domandavo se si stia già ragionando in questi termini.
  Dato che si parla anche di un piano B da parte dell'Italia, vorrei chiederle se ne sappia qualcosa e speri di essere coinvolto. Immagino che la risposta sia affermativa, perché lei auspicava un ruolo maggiore delle regioni, quindi presumo anche in questo eventuale piano B, che mi auguro sia tale e si proceda con il piano A.
  Lei ha parlato dell'importante ruolo di gestione del volontariato, però mi domando, in caso di assenza o di minor forza del ruolo del volontariato, come potrebbe funzionare questo modello distribuito, ossia quanto questo modello confidi nel volontariato, perché nel caso in cui questo non fosse così fortemente presente mi domando quale potrebbe essere la reale efficacia di questo modello.
  Vorrei sapere anche cosa pensi del maggiore coinvolgimento delle comunità straniere già presenti in Italia nell'aiutare le regioni e tutti i soggetti coinvolti nel dare aiuto a chi si sta occupando di questa situazione. A Roma, dietro la stazione Tiburtina, ci sono già delle tende, e credo che la presenza di persone che parlino bene la lingua, soprattutto l'arabo, forse Pag. 10potrebbe aiutare. Dato che in Italia ci sono già residenti di quelle zone, potrebbe essere un'idea da perseguire.

  RICCARDO CONTI. Se posso fare una richiesta di chiarimento a lei, Presidente Ravetto, scusandomi per la mia impreparazione ma avendo l'esigenza di capire, vorrei sapere se quando si parla di lavori socialmente utili si parli di inventarli o siano lavori necessari, che quindi potevano essere svolti da disoccupati.

  PRESIDENTE. Capisco la sua provocazione alla presidenza...

  RICCARDO CONTI. No, non è una provocazione, ma poi c’è anche da capire se questi lavori siano volontariato, come non credo possano essere, o debbano essere remunerati. Se ci fosse l'idea di impiegare 10.000 o 20.000 persone in lavori socialmente utili più o meno inventati e magari retribuiti, mi permetto di rappresentare che nella zona dalla quale provengo siamo al limite della tenuta sociale, quindi bisogna essere molto prudenti.

  PRESIDENTE. Premesso che non sono un'esperta, dubito che si possa parlare di retribuzione, anzi mi risulta che c’è stata una querelle anche in ambito volontariale. Naturalmente la ringrazio di aver rivolto la domanda alla presidenza, però è evidente che non soltanto ascolteremo il Presidente Rossi in merito, ma immagino che sarà anche oggetto di discussione nella riunione che avrete domani a livello governativo tra tutti i presidenti di regione.
  Do la parola al Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, per la replica.

  ENRICO ROSSI, Presidente della Regione Toscana. Grazie tante a tutti. Quale è il limite, non saprei: noi abbiamo perso 100.000 abitanti (il saldo morti e nascite è meno 100.000) nell'anno passato, qualsiasi economista e qualsiasi sociologo ci dice che il primo segno della crisi è l'arretramento della popolazione.
  Gli immigrati portano alle casse dello Stato 13,5 miliardi e il saldo è sicuramente positivo a favore degli italiani perché, come è noto, anche se magari devono essere curati per la scabbia, che non si attacca se non con rapporti sessuali e stropicciandosi con una certa pressione, sono giovani e hanno meno bisogno di cure dei nostri anziani che purtroppo hanno bisogno di essere accuditi, e non prendono nemmeno la pensione anche se magari pagano per averla.
  Bisogna vedere il fenomeno nei suoi aspetti sicuramente problematici, di sofferenza, di difficoltà, ma anche negli aspetti che possono essere positivi.
  Tornerei quindi volentieri a parlare di Prato, perché l'una e l'altra situazione a mio parere sono più che evidenti a Prato, con tutte le contraddizioni del caso. Qui c’è un senatore della città, quindi potremmo discutere e anche litigare un po’ magari.
  Non posso entrare su questioni grosse come quelle che mi sono state poste, perché è stato il Santo Padre a parlare di una terza guerra mondiale ai piedi del Paese. I dati dicono che in sud Sudan è in corso una guerra, in Etiopia non ci sono le libertà, nella Repubblica Centrafricana è in corso una guerra, quindi anche distinguere tra chi è spinto da ragioni economiche e chi è profugo non è facile.
  La Siria ha prodotto 4 milioni di profughi che si sono riversati in Paesi non particolarmente forti dal punto di vista economico, quelli del Sudan si sono riversati anche in Etiopia, che non è un Paese particolarmente fiorente, ci sono dei trattati internazionali che ci obbligano al rispetto e all'accoglienza dei profughi ed è scritto anche nella nostra Costituzione.

  PRESIDENTE. Presidente, mi permetta un inciso: lei ha ragione, ma ci sono anche Paesi extraeuropei come l'Egitto e la Tunisia che avrebbero firmato la carta ONU sui diritti dei profughi, cioè la comunità internazionale tutta.

  ENRICO ROSSI, Presidente della Regione Toscana. Si, c’è tutta la comunità Pag. 11internazionale, quindi bisogna capire come si gestisce e si governa il fenomeno. In Tunisia passano e si fermano anche, bisognerebbe fare una mappa di tutta la situazione, di cosa si genera nell'Africa del nord o nel centro Africa a causa del mancato rispetto del diritto alla libertà, perché il profugo è una persona a cui non è data la possibilità di esprimersi liberamente nel proprio Paese, quindi capire quanti ce ne sono in Libano, in Egitto, in Libia, in Tunisia, quanti sono scappati in Grecia.
  C’è una grande questione di carattere internazionale, rispetto alla quale l'Italia con i suoi 170-200.000 migranti del 2014 e quelli, mal contati, 60.000 di quest'anno, da contarsi alla fine dell'anno, ha diritto di rivendicare che la questione sia affrontata in consessi internazionali e fa bene a farlo, ma non abbiamo più di tanto diritto a lamentarci, perché questo rinvia a tante responsabilità politiche (mi è stato chiesto, avrei soprasseduto su questo) che riguardano le responsabilità politiche dell'Occidente, su cui forse ci si divide.
  Credo infatti che bisognerebbe bonificare le zone di guerra, bisognerebbe probabilmente intervenire, costruire percorsi umanitari e forse anche assumerci delle responsabilità ulteriori, ma è un'opinione personale e discutibilissima.
  Nel frattempo questo è il problema e questa è a mio parere la dimensione, rispetto a cui sarebbe sbagliato sottrarsi. Io non rivendico che siano attribuiti ai cosiddetti governatori (mi basterebbe presidente, perché questo slittamento semantico non porta bene, quindi chiederei sommessamente di chiamarci soltanto presidenti di regione, anche perché non abbiamo il potere di stabilire la pena di morte come i governatori degli Stati Uniti), ma sarebbe utile un accordo tra Stato, regioni e ANCI, che preveda un coordinamento regionale, mettendo tutti d'accordo.
  Certo, qualcuno che faccia un piano insieme ai comuni e insieme alle prefetture è quanto mai utile. Non abbiamo fatto l’hub perché finora siamo riusciti a evitare di farlo, ma potrebbe capitare che ne arrivino un certo numero e, se non siamo sufficientemente bravi a trovare soluzioni, si debbano ospitare in questo modo.
  Ricordo un bellissimo episodio, che testimonia l'importante impegno delle forze dell'ordine: quando ne arrivarono 450, furono la prefettura e le forze dell'ordine che decisero di non concentrarli in un hub, perché preferirono (ero alla prefettura di Firenze quella notte) portarli a dormire, dar loro un caffellatte e qualche biscotto, e rinviare l'identificazione alla mattina seguente. Mi parve un grande gesto di umanità e di intelligenza nella gestione, e infatti funzionò meglio in questo modo.
  Se l’hub sarà necessario, ci sarà una palestra, ma credo che, se siamo bravi, si possa evitare l’hub, tutto l'opposto di una logica concentrazionaria che secondo me è sbagliata (poi ognuno fa quello che crede e dice quello che può), perché nel momento in cui la individui, se sei bravo, ti prepari.
  Se sai che arrivano tra tre giorni e se c’è un centro di coordinamento con prefetture e comuni che funziona, preventivamente predisponi una serie di soluzioni.
  Ringrazio per il riferimento alla polemica e alla strumentalizzazione che è stata fatta, perché io non ho fatto appelli che volessero scatenare il «prenditeli in casa te !» e tutta questa roba che ormai ci allieta quotidianamente: dicevo solo che bisogna trovare strutture piccole e che qualora, preferibilmente anche fuori dai centri urbani, ci fossero persone che hanno in disponibilità appartamenti, case coloniche o altro, non importava ospitarli in hotel di lusso.
  Si può infatti anche essere ospitati in una casa colonica sicura, stabile, nella quale si va a letto con una candela e l'acqua si porta, perché, se è una situazione di emergenza, bisognerà che ci sia un rapporto di reciprocità e di comprensione.
  Questo era il senso delle mie parole e penso che le prefetture che fanno questi bandi dovrebbero, proprio per avere piccole comunità (e tanti vostri interventi ne convengono), chiedere che le offerte siano Pag. 12formulate anche da chi ha una casa isolata, in cui poi verrà fatto un sopralluogo e una valutazione del Genio civile per decidere se possa essere abitata e da quante persone.
  Anche sul volontariato, Firenze e i comuni hanno fatto esperienze importanti e li hanno impegnati, ma non in attività socialmente utili (altrimenti questo porta fuori strada, a quel rimborso di 400 euro).
  Il principio da noi è molto semplice: tu hai avuto un'accoglienza umana ed è giusto che ricambi, non è un lavoro perché altrimenti si va fuori strada e si alimentano tensioni, ma è giusto che ricambi questa accoglienza, che ai cittadini italiani costa circa 36 euro al giorno, ridonando qualcosa alla collettività.
  Non c’è quindi alcun pagamento di questa attività, ma è bene che i cittadini vedano questi ragazzi, per lo più giovani immigrati, fare qualcosa, ripulire un tombino o mettere a posto una panchina (ecco di nuovo l'importanza dei sindaci e del volontariato) piuttosto che vederli bighellonare, perché, se fanno un'attività di questo tipo per qualche ora al giorno, scatta quell'empatia a cui anche l'onorevole Ermini faceva riferimento.
  Mi sembra di aver dato alcune risposte, c’è questo problema dei minori non accompagnati che veniva sollevato e...

  PRESIDENTE. Il piano B di Orellana.

  ENRICO ROSSI, Presidente della Regione Toscana. Noi abbiamo una sede a Massa per i ragazzi non accompagnati, prendo la sua come una sollecitazione e verifichiamo come stanno effettivamente le cose.
  Sul piano B io non so nulla, secondo me l'avete individuato con la vostra proposta, quello senza troppo baccano è il piano B, nel senso che nel Trattato di Dublino (ne ragionammo con l'onorevole Turco che era allora ministra) trovammo il punto anche attraverso un consulto che fu fatto dal Governo e dalle regioni presso il Presidente della Repubblica.
  Il Trattato di Dublino ci dà la possibilità (con la dovuta assennatezza) di confrontarci con il flusso. Il concetto vero è questo del flusso: se tappi, il flusso si gonfia, rompe gli argini e scatena una serie di comportamenti e di prese di posizione che rendono esplosiva la materia, materia che (ritorno a quel che dicevo all'inizio) in termini quantitativi al momento non è superiore a quella dell'anno scorso. Verrebbe quindi da chiedersi (mi permetterete) perché tutto questo...
  La risposta è dentro di noi, ma è bene non dirla.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente, speriamo quindi che la risoluzione venga votata quanto prima e il Governo la faccia propria. La aspettiamo senz'altro per discutere di Prato.
  Nel ringraziare il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.