XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 23 di Mercoledì 11 marzo 2015

INDICE

Deliberazione di una integrazione al programma e di una proroga del termine:
Ravetto Laura , Presidente ... 3 

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI FLUSSI MIGRATORI IN EUROPA ATTRAVERSO L'ITALIA, NELLA PROSPETTIVA DELLA RIFORMA DEL SISTEMA EUROPEO COMUNE D'ASILO E DELLA REVISIONE DEI MODELLI DI ACCOGLIENZA

Audizione del Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo, dottor Mario Papa.
Ravetto Laura , Presidente ... 3 
Papa Mario , Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo ... 5 
Ravetto Laura , Presidente ... 8 
Papa Mario , Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo ... 8 
Ravetto Laura , Presidente ... 9 
Papa Mario , Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo ... 9 
Ravetto Laura , Presidente ... 9 
Artini Massimo (Misto-AL)  ... 9 
Ravetto Laura , Presidente ... 9 
Artini Massimo (Misto-AL)  ... 9 
Ravetto Laura , Presidente ... 10 
Papa Mario , Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo ... 10 
Ravetto Laura , Presidente ... 10 
Artini Massimo (Misto-AL)  ... 10 
Ravetto Laura , Presidente ... 10 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 10 
Artini Massimo (Misto-AL)  ... 10 
Papa Mario , Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo ... 10 
Ravetto Laura , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 9.

Deliberazione di una integrazione al programma e di una proroga del termine.

  PRESIDENTE. Ricordo che la Presidente della Camera ha autorizzato l'integrazione del programma dell'indagine conoscitiva deliberata dall'Ufficio di Presidenza e dal Comitato il 25 febbraio 2015 e ha altresì autorizzato la proroga del termine per la sua conclusione al 31 ottobre 2015.
  Se non vi sono obiezioni, la proposta di integrazione e la proroga dei termini si intendono approvati.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione mediante impianti audiovisivi a circuito chiuso della Camera dei deputati.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo, dottor Mario Papa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo, dottor Mario Papa, che ringrazio a nome del Comitato per aver accettato il nostro invito.
  Dottore, come Comitato stiamo conducendo questa indagine relativa ai flussi migratori che naturalmente ci ha portato a toccare anche i temi della possibilità che, all'interno di questi flussi, piuttosto che nella gestione degli stessi, ci siano delle problematicità di terrorismo.
  Quasi ogni audito del Comitato – e le dico che abbiamo ascoltato opinion leaders di primo livello, partendo dal Ministro degli esteri, il Ministro degli interni, direttori di vari enti ed istituzioni, il capo della polizia, il direttore di Frontex – ha citato il Comitato analisi strategica antiterrorismo – CASA come un'eccellenza non soltanto del nostro Paese, ma del sistema europeo, se non addirittura, mi spingo a dire, del sistema mondo, come un'organizzazione che porta in sé probabilmente non delle novità, ma un'eccellenza nella novità.
  Pertanto, per prima cosa, le saremmo grati se ci vorrà spiegare bene in che cosa consista questa eccellenza e come è organizzata, naturalmente nei limiti della possibilità e tenuto conto che la seduta è pubblica.
  Per ciò che riguarda invece l'indagine più propriamente del Comitato, vorremmo, ove possibile, dei suoi commenti sul flusso dei migranti in generale. Sappiamo che l'Italia deve fronteggiare un flusso ininterrotto di migranti provenienti dalla Libia. Le dichiarazioni da ultimo rilasciate alla stampa da Fabrice Leggeri – Ansa del 6 marzo –, direttore esecutivo di Frontex, hanno suscitato scalpore. Secondo il direttore di Frontex, vi sarebbero tra i 500.000 e un milione di migranti spinti a prendere il mare verso le coste italiane nel prossimo futuro.
  Il Comitato si è già attivato per verificare la possibilità che organizzazioni di Pag. 4tipo terroristico sfruttino l'instabilità della Libia per infiltrare i flussi di migranti in partenza dalle coste libiche o cerchino di gestirne le partenze. Nei limiti delle proprie competenze, il Comitato ha accertato che vi è uno sforzo investigativo che mira a evitare sia l'ingresso di estremisti islamici sul territorio nazionale, sia che organizzazioni terroristiche tentino di infiltrare militanti all'interno delle masse dei migranti.
  Le chiediamo quindi di fornire al Comitato ulteriori e più approfonditi elementi di conoscenza in materia, in particolare se le risulti un coinvolgimento di organizzazioni terroristiche nei traffici di migranti dalle coste libiche e se può toccare la problematica dei foreign fighters. La recente scia di attentati terroristici in Europa, di dichiarata matrice jihadista ha portato all'attenzione del Comitato la problematica dei foreign fighters, o combattenti stranieri di ritorno, un fenomeno relativamente recente, ma che ha assunto portata globale e che, in mancanza di processi di integrazione efficaci, rischia di diventare endemico; probabilmente endemico non è la parola esatta, però certamente rischia di avere una consistenza.
  Dagli elementi acquisiti dal Comitato, con l'audizione del capo della polizia, del 25 febbraio 2015, risulta che siano censiti, individuati e identificati dalle autorità di polizia circa 60 foreign fighters, di cui cinque risultano avere cittadinanza italiana, due avrebbero doppia nazionalità, mentre gli altri sarebbero di origine straniera e, a vario titolo, avrebbero un legame con il nostro Paese.
  Risulterebbe al Comitato anche che gli apparati di polizia antiterrorismo dedichino la massima attenzione a questi soggetti e le chiediamo di riferire al Comitato quali specifiche iniziative siano state intraprese.
  Quanto all'ufficializzazione dell'alleanza tra Isis e Boko Haram, è notizia di ieri che il gruppo islamista nigeriano Boko Haram, in una registrazione audio pubblicata on line, ha annunciato la sua affiliazione allo Stato islamico attivo in Iraq e in Siria. Questa nuova iniziativa sembrerebbe rafforzare il coordinamento tra i diversi movimenti jihadisti in Medioriente e Nord-Africa, dopo che anche altre organizzazioni hanno giurato fedeltà all'autoproclamato califfato di Baghdad in diversi Paesi dell'area.
  È interesse del Comitato sapere se ritiene, alla luce delle sue informazioni, che le infrastrutture, le risorse e le capacità militari dello Stato islamico consentiranno a Boko Haram di espandere la sua attività in Nord-Africa e conseguentemente di aumentare le minacce di infiltrazioni terroristiche nel nostro Paese.
  Un'altra domanda riguarda Europol, il cui vicedirettore, dottor Eugenio Orlandi, ha informato il Comitato che i dati di cui dispongono nel loro information system possono essere mantenuti solo per tre anni; una misura giudicata minima nel caso delle indagini antiterrorismo, posto che le cellule possono restare dormienti per un tempo molto più lungo.
  Nell'ottica di una maggiore condivisione dei dati, il Comitato ha accertato che, a differenza di Schengen, Europol dispone della possibilità di avere dati su campioni di DNA, nonché su impronte digitali e che quindi, rispetto a Schengen, potrebbe offrire un ausilio importante in un'ottica preventiva poiché, una volta inseriti i nominativi nel sistema Europol, quest'ultimo è disegnato per consentire un'analisi dei dati, mediante eventuali collegamenti, al fine di tracciare un network che consenta di mettere in correlazione le persone.
  D'altra parte, risulta anche al Comitato che il sistema Schengen potrebbe essere facilmente intercettato, posto che opera ad un livello basic, mentre per fronteggiare la sfida posta dal terrorismo internazionale diventa fondamentale avere una rete di condivisione dei dati almeno a livello confidential.
  In merito, abbiamo ascoltato anche il presidente dell'Autorità della privacy che ha sollevato alcune perplessità sull'attaccabilità di tutte le piattaforme in generale, oltre naturalmente ad aver dato elementi sulla necessità del rispetto della privacy e della riservatezza delle persone. Sembrerebbe tuttavia condivisibile la proposta Pag. 5secondo cui Europol dovrebbe diventare un punto di riferimento, per raccogliere i dati disponibili in materia di lotta al terrorismo. Le chiediamo una sua opinione in proposito.
  La ringrazio, le cedo la parola e poi, se consentirà, i colleghi avranno senz'altro delle domande da porle.

  MARIO PAPA, Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo. Il mio è un ringraziamento assolutamente sincero, nel senso che essere qui, davanti a un organismo di livello così importante, per uno che come me ha fatto ingresso nel club dei white old man, visti i capelli metallizzati, dopo trentacinque anni di servizio, è una grande soddisfazione.
  Ad ogni modo, se sono qui, non è per meriti acquisiti e nemmeno per benevola concessione, ma perché, in qualità di direttore della Polizia di prevenzione, sono presidente del CASA. Ricordavamo prima come il Comitato analisi strategica antiterrorismo, sia la casa comune delle forze di polizia e delle agenzie di intelligence.
  È un organismo nato nel 2003, all'indomani della strage di Nassiriya. Poi, nel 2004, c’è stato il decreto del Ministro dell'interno che ha disciplinato il piano di strategia per la gestione degli eventi di natura terroristica e quindi ha anche previsto l'istituzione del CASA, che funge da strumento di supporto all'unità di crisi che si riunisce, in caso appunto di eventi terroristici.
  Il CASA è un tavolo di consultazione, valutazione e approfondimento delle informazioni di particolare rilievo dal punto di vista del terrorismo internazionale ed interno. È composto dalla Polizia di Stato, dall'Arma dei Carabinieri, che sono forze di polizia a carattere generale, dalla Guardia di Finanza, dall'amministrazione D.A.P., dipartimento della polizia penitenziaria, dall'AISE e dall'AISI.
  L'importanza del CASA, per cui viene riconosciuta a livello internazionale la sua efficacia e la sua efficienza, sta nel fatto che esso rappresenta il prototipo del coordinamento – di cui si parla sempre e di cui viene ribadita la necessità in ogni occasione –, perché attorno a un tavolo, senza particolari formalità, o procedure da seguire, c’è l'analisi e la disamina di argomenti di pressante attualità. Tenga presente che il CASA si riunisce di solito settimanalmente ma, da settembre scorso, da quando c’è stata la recrudescenza di episodi di terrorismo internazionale è convocato in seduta permanente e ci confrontiamo tutti i giorni anche mediante il telelavoro. Questa attività, così produttiva, è stata anche riconosciuta, durante il semestre italiano di presidenza europea, da vari membri che hanno dovuto convenire sul fatto che questa cabina di regia, che va ad approfondire notizie anche di portata immediata e di pericolo estremo, ha sempre fornito delle risposte convincenti.
  Tenga presente che, rispetto all'anno scorso, sono quasi raddoppiate le informazioni che sono pervenute al CASA, quindi esaminate e valutate, e sono almeno un centinaio in più le notizie che sono state approfondite in relazione a episodi, minacce, o sospetti di terrorismo, soprattutto internazionale.
  Questa attività continua ci permette di mettere in pratica sul territorio opere di prevenzione, ci permette di svolgere un lavoro finalizzato all'emanazione e adozione di provvedimenti di espulsione dei soggetti che si presentano come sospetti e sta dando dei risultati, anche se, per spirito stesso, mantiene sempre un basso profilo. È come dire che il mestiere del poliziotto consiste nel tacere quando gli altri parlano, guardare senza essere visti ed essere invisibili, ma senza nascondersi. Questa è la filosofia del CASA che ha permesso sin qui di raggiungere significativi riscontri, in termini proprio di attività informativa e di investigazione.
  D'altra parte, l'informazione è fondamentale. Nel mondo intero, in tutti i settori, l'informazione è un elemento imprescindibile, ma per chi fa il nostro lavoro lo è particolarmente. Mi viene sempre in mente l'immagine, evocata da qualche giornalista che non ricordo, per cui il cavaliere di Carlo Magno, Agilulfo, aveva Pag. 6un'armatura, ma non la poteva togliere, perché se l'avesse tolta, anche solo per dormire, sarebbe svanito nel nulla.
  Se noi non abbiano l'informazione, se non la sviluppiamo e riscontriamo, diventiamo un organismo inutile. Questo ci dà la possibilità di mirare gli interventi, di fare proposte, di mettere in circolo l'informazione.
  L'altro paradigma è che, se non c’è la sua circolazione, evidentemente l'informazione rimane fine a se stessa. Mi ricollego al riferimento che lei faceva circa Europol, dicendo che anche in questo caso è assolutamente condivisibile questo tipo di paradigma che consentirebbe a tutti i Paesi aderenti di contare, di immettere e ricevere dati.
  Al di là delle vicende che vengono in qualche modo esasperate, quello che conta è lavorare sul terreno, sapere di poter avere una condivisione dei problemi, e che se dalla Germania si alza un telefono per parlare con un omologo italiano, di notte, in qualsiasi giorno, a qualsiasi ora, ci sia sempre una risposta pronta, concreta e direi perentoria. Dunque, a livello personale, ma anche come rappresentante del CASA, sarei favorevole al tipo di riflessione che lei faceva poco prima.
  Cerco di mantenere un filo logico in quello che andrò a dire, partendo dall'episodio che lei citava proprio di ieri in cui Boko Haram giura fedeltà a IS nella prosperità e nella difficoltà; queste sono le parole usate da Abubakar Shekau. Mi sembra proprio un matrimonio, ma credo che vada fatta un'analisi approfondita di questa dichiarazione d'amore da parte di Boko Haram, anche perché Abubakar Shekau non aveva finito di fare questa dichiarazione, che pervenivano notizie secondo le quali Jabhat al-Nusra dichiarava eterno amore per al-Qaeda.
  Quindi, bisogna riflettere e giungere a delle conclusioni, mi auguro non affrettate, del seguente tipo: Boko Haram è a migliaia di chilometri di distanza da IS, inteso come Siria e Iraq, e si dice che il suo leader abbia indossato vesti uguali a quelle di Abu Bakr al-Baghdadi, per avere un ritorno dal punto di vista propagandistico. È come se avesse accettato il brand di IS per darsi delle arie, per fare impresa su eventuali combattenti che volessero aderire a questo movimento di migliaia di uomini, che erano in massima parte delinquenti comuni.
  Per contro, al-Qaeda non ha ancora rinunciato al primato dal punto di vista del terrorismo internazionale e noi ci permettiamo di dire che questo antagonismo non è solo una partita tra loro due, ma anche un segnale di attenzione da parte nostra, perché in effetti al-Qaeda non è stata mai sconfitta.
  Allora, se Boko Haram rappresenta una minaccia, come in effetti è, diventa ancora solo localizzata in Nigeria, con delle pretese di espansione, che sono poi il concetto caro a IS, cioè quello dell'affermazione territoriale. Infatti, laddove al-Qaeda basava e basa la propria filosofia sull'aspetto ideologico religioso, IS appoggia invece la sua filosofia sulla pretesa di diventare Stato, sebbene al momento sia autoproclamato.
  In poche parole, siamo di fronte a ISIS – e questa volta volutamente lo chiamo ISIS – che è più di un movimento estremista sunnita, di ispirazione wahabita e salafita. ISIS o ISIL sono la stessa cosa: Stato islamico della Siria e dell'Iraq, ISIS; ISIL, Stato islamico dell'Iraq e del Levante, che è la Siria. Poi, proprio per dare una sottolineatura al carattere espansionistico, ISIS, con una certa autoreferenzialità, ha deciso di chiamarsi semplicemente Stato islamico. Hanno i numeri, hanno ricchezze, sono capaci di scatenare guerriglie sofisticate, hanno una predilezione per una politica – userei questo termine, senza offesa – di welfare, perché loro parlano al cuore, alle menti, ma anche alla pancia della gente.
  È un concetto che ripeto ogni volta. Mi ricorda la camorra. Le mie provenienze, che non sono certo oxfordiane, mi fanno dire che questa è la filosofia della camorra, ossia quella di dare aiuto ai familiari, di dare un salario e delle pensioni. Così hanno conquistato delle fette importanti di popolazione e in più sono stati lungimiranti, capaci. Non vorrei correre il Pag. 7rischio di passare per chi stia tessendo le lodi di IS, ma a livello di propaganda fanno impallidire, o arrossire, a seconda dei casi, le migliori agenzie del settore.
  Qualcuno si è spinto a dire che la propaganda mediatica di ISIS – volutamente uso la denominazione ISIS – abbia frequentato i maggiori e migliori studi televisivi di Hollywood. Praticamente, loro sono entrati nella psicologia occidentale. Quando fanno vedere quei video tristemente noti, ciò che colpisce è che loro abbiano sottolineato come faccia più paura la stessa paura, che non il gesto cruento in sé stesso.
  Mi spiego meglio: anche per un effetto psicologico dell'opinione comune, vedere un campo pieno di persone morte accatastate ormai fa meno paura che non lo sguardo di una persona che recita a soggetto, perché obbligato a farlo, e che sa di stare per morire.
  Praticamente, ogni video di ISIS è come un coming soon, un prossimamente. Si è invertita la regola secondo la quale – io lo ricordo, molti di voi no – la Domenica del Corriere faceva i disegni sulla base della storia. Oggi avviene il contrario: si scrive la storia sulle immagini.
  Questa è una sottile psicologia. ISIS ha le proprie news, le proprie agenzie giornalistiche, ha un inviato che si chiama John Cantlie, un giornalista inglese, preso, rapito, sequestrato e che va a Kobane a fare l'inviato speciale. Questo è un altro aspetto da mettere in grande rilievo. Abbiamo avuto resoconti giornalistici di grandissimo valore dal Vietnam, dall'Iraq, dal Kuwait, ma non abbiamo report giornalistici dal teatro siro-iracheno, perché i giornalisti sanno che l'ISIS andrebbe a caccia, li sequestrerebbe e li torturerebbe. Allora, ci dobbiamo accontentare di notizie di seconda mano, quelle che viaggiano su Twitter, su Facebook, e qui si inserisce ancora una volta – mi costa dirlo – la sapienza di ISIS.
  Ci sono delle agenzie – parlo di Site – che mandano periodicamente le notizie più importanti, i video più «accattivanti» che ISIS mette in circolo. In pratica, ISIS usa gli strumenti di informazione occidentali, inconsapevolmente; inoltre, per aumentare la presa sulle coscienze, usano anche dei proclami roboanti.
  È chiaro che non dobbiamo sottovalutarli, non dobbiamo archiviarli come spazzatura, però da parte nostra ci deve essere grande attenzione nel saper distinguere e fare un'attività di separazione tra le cose vere, serie e concrete e quelle che invece non sono tali.
  D'altra parte, è vera anche un'altra cosa, cioè che cominciano a mostrarsi delle crepe nel mondo di ISIS. La situazione ci porta a ritenere che, nel momento in cui si dovesse fermare l'espansione – il motto di ISIS è espandersi e rimanere, e sul carro del vincitore sono salite molte persone –, o addirittura si dovesse registrare una regressione, soprattutto la popolazione locale cercherebbe delle protezioni di tipo diverso.
  Non sto pronosticano una sconfitta a breve di ISIS. Sto solamente dicendo che cominciano ad arrivare notizie riscontrate di sconfitte militari da parte di ISIS: Kobane l'hanno persa; è di ieri l'occupazione di Tikrit da parte delle milizie irachene; Falluja è stata evacuata perché è prossimo un attacco delle forze irachene, e non solo, credo che ci siano anche combattenti di al-Quds, della guardia della rivoluzione iraniana. Insomma, si sta materializzando sul terreno una coalizione che, fino a qualche mese fa, sembrava addirittura insperata.
  I peshmerga hanno combattuto valorosamente al nord della Siria e a nord dell'Iraq. Il prossimo appuntamento sarà a Mossul, ad aprile-maggio. All'inizio è stata Kobane, spuntava la bandiera nera con la shahada e Mossul è il luogo dove al-Baghdadi, in una moschea, per la prima volta, dal minbar, si è dichiarato. Dunque, se perdesse Mossul sarebbe un grande colpo anche dal punto di vista dell'immagine.
  In quel caso, la prudenza deve essere massima. La storia lo ha insegnato: ogni volta che il jihadismo ha subito degli scacchi militari, ha trovato la forza per reagire e, se possibile, con più vigore. È Pag. 8una lotta, una battaglia, non solo militare, non solo di polizia, ma anche culturale e di politica internazionale.
  Le crepe ci sono, aumenteranno, ma ISIS non riempie il panorama del terrorismo internazionale. C’è sempre anche al-Qaeda, ci sono i foreign fighters di ritorno, i reducisti e ne approfitto per passare all'altro punto a cui lei faceva riferimento.
  I foreign fighters sono quelli che hanno già raggiunto il teatro di guerra, poi c’è un'altra fascia di persone – è stata trovata un'altra etichetta – i wannabe jihadist, ossia quelli che aspirano a essere jihadisti ma non sono ancora partiti. C’è stato un momento di grande afflusso nelle fila di ISIS, tant’è che – lo dicono i numeri – dalla sola Europa, oggi come oggi, si contano più di 3.000 foreign fighters.
  È di pochi giorni fa la valutazione che faceva il responsabile dei servizi di intelligence tedesca, secondo cui, nel 2013, i foreign fighters tedeschi erano 240; nel 2014, 550; e ad oggi, se ne contano 650.
  Sullo stesso piano, però, va dato un elemento. L'anno scorso, i deceduti erano 20; ad oggi, sono 75. Cosa vuol dire questo dato ? Da un lato, che sono vere le notizie secondo cui ISIS sta subendo gravi perdite, e poi vediamo il perché; dall'altro, che c’è stato un aumento di foreign fighters.
  Io aggiungerei anche un altro dato, ossia che è aumentata la capacità, da parte delle forze di polizia e di intelligence, di penetrazione del problema. Adesso siamo più capaci di contarli, di riscontrarli, di avere informazioni. Quindi, l'aumento non significa sic et simpliciter che c’è stata un'impennata. Abbiamo più informazioni, a fronte di un oggettivo aumento, in virtù delle campagne che ISIS ha scatenato; e lo stesso riguarda l'Italia.

  PRESIDENTE. Presidente, le posso chiedere quale sia la provenienza sociale di questi soggetti ?

  MARIO PAPA, Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo. Abbiamo più volte provato a fare un profilo. Ogni volta che abbiamo cominciato è stata una fatica di Sisifo. Non si può seguire uno schema ben preciso. Lo dico senza nessuna voglia di offendere alcuno. Lo dico comunque con rispetto per la persona.
  Due settimane fa, Thomas Friedman, sul Washington Post, ha scritto un articolo molto interessante e ha detto che i foreign fighters sono per lo più degli sfigati. Letto e detto così è brutto, però lui spiegava che sono persone emarginate, che non hanno un futuro, che non si sono integrate. Aggiungo io che il jihadismo oggi può essere considerato come un fenomeno di ribellione e di risentimento.
  Trenta o quaranta anni fa, chi oggi fa il foreign fighter sarebbe stato un estremista di destra o sinistra. Poi si trova anche il giovane americano, Jihadi John, laureato in informatica, di buona famiglia e a cui non mancava niente, ma non fa testo.
  Il fenomeno più in generale va inteso anche come un altro aspetto – lo ricordava lei prima e l'ho sottolineato io –, cioè quello di persone che non hanno futuro, che escono dal carcere e che dicono: «Io raggiungo il teatro di guerra. Divento qualcuno dal punto di vista “sociale”. Guadagno, perché mi danno uno stipendio. Combatto per la causa e, se dovessi un giorno ritornare nell'ambiente di provenienza, sarei una personalità».
  C’è un meccanismo così contorto, così difficile da penetrare, per cui come ripeto è impossibile tracciare un profilo netto, e ritorno allora a quello che dicevo poc'anzi dei foreign fighters italiani. Dall'ultima volta che sono stati censiti in 60, il CASA, in base all'attività di formazione, adesso ne ha conteggiati 65. Siamo sempre su numeri assolutamente bassi rispetto ai 1.500 della Francia, ai 650 della Germania, ai 400 dei Paesi Bassi, ai 400 del Belgio e agli 800-1.000 della Gran Bretagna.
  Siamo assolutamente su numeri di portata diversa, ma ciò che conta e ciò che è importante sottolineare è il problema del rientro di queste persone, considerando i combattimenti, i raid aerei della Giordania e della coalizione e le varie crisi intestine nell'ambito stesso di ISIS. Cominciano infatti a scontrarsi foreign fighters e popolazione locale; foreign fighters arabi e foreign Pag. 9fighters di provenienza occidentale; foreign fighters siriani e foreign fighters iracheni. Inoltre, i foreign fighters indigeni cominciano a dire che foreign fighters occidentali vengono trattati meglio.
  Tutto questo sta creando delle spaccature, per cui molti cercano di rientrare nel Paese di provenienza, oppure – e qui vengo alla sua sottolineatura – in Paesi diversi, ma per accedere in ambito Schengen, dove poi sono liberi di muoversi. Questo è l'aspetto più importante e inquietante, quello del reducismo.
  È qui che soccorre l'attività informativa. Non per scaricare responsabilità, né per prendere le distanze, ma in tutti i fenomeni che riguardano la criminalità, sia comune, sia terroristica, a me piace ricordare George Simenon quando, nei suoi libri, scriveva che non ci saranno mai tanti poliziotti quanti sono i sospetti. La polizia non può accollarsi dei compiti che non sono di sua competenza.
  Un'iniziativa meritevole di grande attenzione è stata rinvigorita durante il semestre di presidenza italiano dell'Unione europea. C’è un progetto, approvato a maggio del 2014, dal Consiglio dell'Unione europea, che si chiama RAN, acronimo che sta per radicalisation awareness network, una rete di consapevolezza della radicalizzazione. Praticamente, bisogna investire e chiedere a più soggetti di interagire: tavoli interministeriali, centri di igiene mentale, scuole soprattutto – tornerò su questo aspetto –, università, agenzie onlus...

  PRESIDENTE. Mi scusi, Presidente. Mi dicono che a breve riprenderanno i lavori d'Aula. Quindi, purtroppo, pur essendo molto interessante, mi costringono a chiederle se riusciamo a chiudere la presentazione, perché i colleghi vorrebbero porre delle domande.

  MARIO PAPA, Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo. Occorre un impegno da più parti, occorre mettere insieme le varie competenze, non ultime quelle delle persone che sono state anch'esse vittime della radicalizzazione. Solo così si può creare una rete che può neutralizzare devianze che vengono da parte di personaggi che stanno facendo «un'esperienza» assolutamente importante e che, quando tornano nei Paesi di provenienza, saranno abituati a tutto. Soprattutto, poiché godranno di una sorta di autorevolezza, potrebbero coinvolgere e fare proselitismo. Questo è il terreno su cui insistere.
  Prima lei faceva riferimento al carcere. Nella composizione del CASA, ho fatto riferimento alla presenza del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Stanno facendo un lavoro eccezionale. I luoghi in cui si formano i foreign fighters o quello che più ci dà preoccupazione, ossia i lupi solitari, è il web – io lo chiamo jihadismo di tastiera –, anche se non siamo ancora in grado di stabilire una percentuale.
  Mohamed Game, a Milano, qualche anno fa, si è fatto esplodere un po’ maldestramente davanti a una caserma dell'esercito e sta in galera; Jarmoune, Brescia, sta in galera. Sono persone che si sono formate con il web, però il vero luogo, dove c’è il pericolo della radicalizzazione, sono le carceri.
  Il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ci fornisce delle notizie di valore assoluto e noi siamo così in grado, appena scontata, di adottare provvedimenti del Ministro dell'Interno per ragioni di sicurezza di Stato; dei prefetti, per pericolosità sociale; e del magistrato di sorveglianza, in modo da poter neutralizzare, prima ancora che escano, queste persone.
  Mi fermerei per lasciare spazio a eventuali domande.

  PRESIDENTE. Grazie Presidente. Purtroppo, i lavori dell'Aula riprenderanno alle 10, ma in realtà è ovviamente il nostro primo dovere...

  MASSIMO ARTINI. Scusi presidente...

  PRESIDENTE. Un attimo soltanto.

  MASSIMO ARTINI. Il mio intervento è sull'ordine dei lavori: non si potrebbe proseguire l'audizione ?

Pag. 10

  PRESIDENTE. Sì, stavo cercando di dirlo. Presidente, trovando la sua relazione particolarmente interessante – se lei è d'accordo, abbiamo ancora 10 minuti e dunque lascerei ai colleghi la possibilità di farle delle domande –, le chiederei la cortesia, se vorrà e potrà, in replica e magari in continuità dell'audizione, di trovare un'altra giornata per tornare da noi.

  MARIO PAPA, Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo. Va bene.

  PRESIDENTE. Grazie Presidente, perché è veramente la persona che ci sta dando più indicazioni di merito e concordo con il senatore Mazzoni nel dire che vale la possibilità di incontrarsi nuovamente. So che c’è una richiesta di intervento di Artini, a cui chiederò la cortesia di rimandare alla prossima settimana, pur comprendendo l'importanza della comunicazione. Allo stesso modo, la collega Gadda ha delle informazioni importanti per il Comitato, in relazione alle audizioni e vi chiedo di sentirla.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  MASSIMO ARTINI. Visto che è stata presentata la richiesta di un secondo incontro, abbiamo anche la possibilità di mettere le domande per iscritto, nel caso non ce la facessimo...

  PRESIDENTE. No, ma lo riavremo con noi in replica. Sono certa che il Presidente avrà piacere di venire a trovarci.

  GIORGIO BRANDOLIN. Presidente Papa, se possibile, chiederei di farle avere delle domande, magari via mail, in modo tale che la prossima volta, quando ci darà queste risposte, completerà la sua audizione – se mi permette – così procediamo senza premura.

  MASSIMO ARTINI. Pongo una domanda propedeutica alla fase emendativa del decreto missioni, dove c’è una previsione, per la parte dell'antiterrorismo, sui foreign fighters. Come ho chiesto l'altra volta al prefetto Pansa, nel decreto si tratta espressamente di terrorismo...

   MARIO PAPA, Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo. Ho letto la sua osservazione. La devo anticipare, perché mi trova molto d'accordo. È una dizione troppo...

  MASSIMO ARTINI. Vaga.

  MARIO PAPA, Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo. Vaga e restrittiva.

  PRESIDENTE. Perfetto. Artini ha già incassato una risposta. Allora, Presidente, se lei concorda, procederemo a un secondo incontro. Le siamo grati. È irrituale. L'abbiamo fatto poche volte, una volta con il Ministero dell'interno, però i colleghi giustamente non possono mancare in Aula e io ho il dovere di interrompere la Commissione.
  Raccogliamo noi – nessuno scrive direttamente ovviamente – le domande dei colleghi tramite l'ufficio, che gliele farà avere e quando lei avrà possibilità, perché capiamo che abbia impegni ben più importanti dell'audizione presso il Comitato, se può tornare da noi, procediamo con la replica e continuiamo ad ascoltarla, perché effettivamente ha dei dati molto importanti per noi.
  Nel ringraziare gli intervenuti, e tra questi il dottor Bontempi, direttore dell'ispettorato presso la Camera dei deputati, per la disponibilità manifestata, dichiaro conclusa la seduta e rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 9,55.