XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 12 di Martedì 30 settembre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI FLUSSI MIGRATORI IN EUROPA ATTRAVERSO L'ITALIA, NELLA PROSPETTIVA DELLA RIFORMA DEL SISTEMA EUROPEO COMUNE D'ASILO E DELLA REVISIONE DEI MODELLI DI ACCOGLIENZA

Audizione dell'ambasciatore della Repubblica Araba d'Egitto, S.E. Amr Helmy.
Ravetto Laura , Presidente ... 3 
Helmy Amr , ambasciatore della Repubblica Araba d'Egitto ... 4 
Ravetto Laura , Presidente ... 6 
Scibona Marco  ... 6 
Helmy Amr , ambasciatore della Repubblica Araba d'Egitto ... 6 
Fauttilli Federico (PI)  ... 7 
Helmy Amr , ambasciatore della Repubblica Araba d'Egitto ... 7 
Campana Micaela (PD)  ... 7 
Helmy Amr , ambasciatore della Repubblica Araba d'Egitto ... 8 
Ravetto Laura , Presidente ... 9 
Ginetti Nadia  ... 9 
Helmy Amr , ambasciatore della Repubblica Araba d'Egitto ... 9 
Ravetto Laura , Presidente ... 10 
Arrigoni Paolo  ... 10 
Helmy Amr , ambasciatore della Repubblica Araba d'Egitto ... 10 
Ravetto Laura , Presidente ... 11

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 10.50.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la trasmissione mediante impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione dell'ambasciatore della Repubblica Araba d'Egitto, S.E. Amr Helmy.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'ambasciatore della Repubblica Araba d'Egitto, S.E. Amr Helmy, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui flussi migratori in Europa attraverso l'Italia. Ambasciatore, con riferimento ai nostri lavori, di solito procediamo nel seguente modo: prima di darle la parola per il suo intervento, mi riservo di fare un breve introduzione; al termine della sua illustrazione, seguiranno le eventuali osservazioni o domande da parte dei colleghi, cui lei può avere la cortesia di rispondere immediatamente o anche in sede di replica successivamente per iscritto.
  Per il servizio di traduzione, procederò illustrando periodi medio lunghi, per poi chiedere all'interprete di tradurre. Sono oggi presenti due interpreti, uno da parte dell'ambasciatore e uno da parte della Camera. Propongo di procedere nel senso il primo traduca l'ambasciatore, mentre il secondo traduca me e i colleghi. Mi avverta pure quando devo chiedere all'interprete cortesemente di tradurre. Questo è un Comitato bicamerale, il Comitato Schengen, formato da senatori e deputati che rappresentano tutti i partiti, essendo tutti i componenti molto qualificati proprio sui temi dell'immigrazione.
  Il 17 dicembre 2013 abbiamo avviato un'indagine specifica sui flussi migratori in Europa attraverso l'Italia nella prospettiva di una riforma del sistema europeo comune d'asilo e della revisione dei modelli di accoglienza. Peraltro, come lei sa, ambasciatore, il nostro Paese è ormai teatro, ahimè, di tragiche situazioni, con sbarchi che, nel corso degli ultimi tempi, hanno portato anche alla drammatica morti di molti migranti.
  Sappiamo, ambasciatore, che nel 2008 l'Italia ha firmato con l'Egitto un memorandum d'intesa per l'istituzione del partenariato strategico rafforzato, che ha sostituito e anche ampliato il memorandum d'intesa sulle consultazioni tra Italia ed Egitto firmato nel 1998.
  Sappiamo che è stato creato un meccanismo potenziato di collaborazione tra i nostri Paesi, quindi vorremmo chiederle, se potrà risponderci su questo punto, se vi sono state di recente misure specifiche in attuazione di questo partenariato strategico volte proprio a porre un freno alla migrazione verso il nostro Paese.
  Il 2 agosto 2014 il Presidente del Consiglio Renzi ha incontrato il Presidente al-Sisi in vista di una soluzione alla situazione di ostilità occorsa nella Striscia di Gaza. Il 4 settembre 2014 anche il Ministro dell'interno Alfano ha incontrato il Presidente al-Sisi e sono stati affrontati di nuovo i temi della reciproca collaborazione, proprio sul fronte della migrazione.Pag. 4
  Il Ministro dell'interno ha dichiarato che si lavorerà «insieme con l'Egitto per rafforzare il controllo alle frontiere e nel contrasto durissimo al traffico di esseri umani». Ha aggiunto che le autorità egiziane hanno garantito il loro impegno in tal senso. Vorremmo da lei, ambasciatore, conferma o comunque dettagli su quanto dichiarato dal Ministro dell'interno e vorremmo conoscere le azioni concrete che sono state discusse o decise – se sono state discusse e decise – in quella sede. Queste sono le domande generali, poi ho quattro brevissime domande su questioni specifiche.
  Ambasciatore, a fronte del crescente flusso di profughi che attraversano il vostro territorio tentando di raggiungere la costa per prendere il mare, ritiene possibile la creazione di un corridoio umanitario in Egitto sotto l'egida delle Nazioni Unite al fine di combattere la tratta di esseri umani ?
  Come valuta la possibilità di predisporre centri di accoglienza in loco, magari in collaborazione con l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i profughi ?
  Come valuta l'ipotesi di utilizzare, sulla falsariga dell'esperienza italiana di Mare Nostrum, alcuni mezzi a disposizione della vostra Marina al fine di condurre operazioni di search and rescue oltre il limite delle vostre acque territoriali ? Abbiamo il problema, ambasciatore, che a seguito del lancio del nuovo dispositivo Frontex plus, presumibilmente a novembre, l'Europa, di fatto, ha totalmente ridotto entro le proprie acque territoriali (12 miglia dalla costa), la possibilità del pattugliamento, mentre prima, con Mare Nostrum ciò avveniva fino a 170 miglia della costa.
  Infine, alcune dichiarazioni delle autorità del Cairo hanno ipotizzato l'esistenza sul territorio di un'organizzazione di scafisti dedita ad accompagnare i migranti, soprattutto siriani e palestinesi: conferma quest'ipotesi ? Esiste ? Se sì, gradiremmo un suo commento su questo fenomeno.
  Do quindi la parola all'ambasciatore, ringraziandolo ancora per essere qui. Ne approfitto anche per salutare chi lo accompagna, cioè il console – mi scuserà perché non so se pronuncerò bene il nome – Rania Chaouki e l'interprete Ahmed Ali Hassan.

  AMR HELMY, ambasciatore della Repubblica Araba d'Egitto. Innanzitutto, vi ringrazio per l'accoglienza. È un grande onore trovarmi oggi presso il Parlamento italiano. Un ringraziamento speciale va all'onorevole Ravetto, presidente del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen.
  Credo che il dialogo e la cooperazione tra Egitto e Italia possano essere considerati un modello della cooperazione tra Paesi del Mediterraneo. Abbiamo due civiltà grandi, che hanno radici nella storia e questo ci fa anche capire quali siano i rapporti tra i nostri due Paesi, soprattutto il fatto che siamo Paesi del Mediterraneo.
  Il movimento di questa cooperazione tra Egitto e Italia è molto dinamico. Come sappiamo, negli ultimi mesi abbiamo ricevuto visite dalla parte italiana, come quella dell'onorevole Cicchitto, presidente della Commissione affari esteri della Camera dei deputati. A seguire c’è stata la visita del Ministro degli affari esteri Federica Mogherini, poi, ovviamente, la visita del Primo Ministro italiano Renzi, il primo leader che visitava l'Egitto dopo la rivoluzione del 30 giugno. Alla fine, c’è stata la visita del Ministro dell'interno Alfano.
  Tutti hanno incontrato il nostro Presidente Abd al-Fattah al-Sisi. Ovviamente, questo rappresenta lo spessore della cooperazione tra l'Egitto e l'Italia. Da parte egiziana, il nostro Ministro degli affari esteri Sameh Shoukry ha visitato Roma. Anche il nostro Ministro del turismo ha fatto una visita a Roma. Tutto ciò è accaduto solo in tre mesi e senz'altro sono visite di alto livello.
  Non nascondo che la questione dell'immigrazione clandestina sia sempre stata oggetto di discussione durante queste visite. Se vogliamo dare visibilità a questa questione, dobbiamo senz'altro prendere Pag. 5in considerazione quello che sta succedendo non solo nel Mediterraneo ma in tutto il continente africano.
  Sappiamo quello che sta succedendo nella zona ad est dell'Africa, nel Corno africano, quello che sta succedendo in altri Paesi, come la Siria, ad al-Raqqa, e ovviamente quello che sta succedendo in Libia. Tutte queste zone infiammate, sia nella zona araba, sia nel continente africano, hanno aumentato senz'altro il fenomeno dell'immigrazione clandestina o illegale. Conosciamo anche la fonte di questa migrazione, quasi tutta indirizzata verso l'Italia. L'Egitto, però, non può essere considerato una delle fonti principali per questa migrazione. La maggior parte viene da altri Paesi. Una percentuale bassissima del totale degli immigrati che arrivano alle coste italiane, infatti, arriva dall'Egitto. Secondo me, quello che sta succedendo in Libia ha spinto veramente l'aumento di questa migrazione. La maggioranza arriva da Paesi come Ciad, Mali, Niger e Somalia e da altre zone dall'Africa, che veramente vivono in una situazione molto difficile, soprattutto economica.
  Sappiamo che tanti di loro scappano da conflitti interni, tra alcune tribù, o da conflitti tra alcune fazioni, come succede anche in Siria o in Iraq. Sappiamo che sono emerse anche organizzazioni terroristiche che minacciano tutti, come l'ISIS. Purtroppo, sapevamo ciò prima che l'Europa si accorgesse di queste organizzazioni e delle minacce che vengono da queste organizzazioni radicali. Inoltre, sapevamo dell'occupazione israeliana del territorio palestinese e di altri conflitti religiosi e delle difficoltà economiche dei Paesi della zona. Dobbiamo considerare tutti questi suddetti motivi, come fattori dell'emigrazione clandestina. Ovviamente, la comunità internazionale deve affrontare questo problema.
  In Egitto, abbiamo fatto la rivoluzione del 30 giugno per cambiare un regime. Malgrado quanto si dice, quest'ultimo non era conforme alla nostra identità culturale e religiosa. Credo che l'Egitto sia ora il Paese più stabile tra tutti i Paesi della primavera araba. È il Paese più forte, che guida il suo destino, che non è stato influenzato dai cambiamenti o dai venti che soffiano sulla zona del Medioriente.
  Ovviamente, è il Paese più antico nel mondo e per questo non era facile che alcune congiure, alcuni Paesi esteri potessero cambiare il nostro destino. Non ci siamo piegati a questi tentativi. Senza entrare in ulteriori dettagli, vorrei ora rispondere alle domande poste dal presidente.
  Relativamente alla possibilità di realizzare corridoi umanitari sul territorio egiziano sotto il controllo delle Nazioni Unite, secondo me ciò non è attuabile in un Paese come l'Egitto. Questi corridoi possono essere istituiti nei Paesi che rappresentano la fonte principale dell'emigrazione clandestina. Siccome l'Egitto non è considerato una delle fonti principali di questa migrazione, come ho già detto, credo sia difficile realizzarvi questo corridoio.
  Dobbiamo anche prendere in considerazione la legge internazionale per questa questione. Alcuni Paesi soffrono di un'economia molto difficile. Una volta questi corridoi umanitari erano istituiti per aiutare popoli che soffrivano di situazioni difficili, ma gli aiuti umanitari non erano sufficienti. Oltretutto, se dobbiamo risolvere un problema, dobbiamo risolverlo alla radice, cioè è il conflitto politico che ha spinto questa gente a venire in questa zona.
  Quanto alla domanda sui centri di accoglienza per profughi sul territorio egiziano, vale lo stesso discorso fatto per i corridoi umanitari. A mio avviso, è la stessa risposta. Non credo che in Egitto si possano istituire dei campi profughi come quelli che c'erano in Europa durante la guerra mondiale. La libertà della circolazione e del trasporto è garantita dalla legge. Parlo come amico dell'Italia, tengo sempre in considerazione il rapporto tra Egitto e Italia e vi dico che tale idea è rifiutata e non è adatta alla nostra realtà. I corridoi umanitari servono a offrire aiuto umanitario ma, come ho già Pag. 6detto, la cosa importante è risolvere i problemi alla radice, cioè nei Paesi che hanno dei conflitti.
  Noi dobbiamo anche limitare l'intervento esterno nella politica interna di certi Paesi. Anche gli sforzi antiterrorismo devono essere eseguiti secondo la legge internazionale. Dobbiamo anche prendere in considerazione la risoluzione del Consiglio di sicurezza, emessa ultimamente, che riguarda anche il terrorismo. Stimo senz'altro questo sforzo internazionale, ma nello stesso momento dobbiamo sempre delineare quali siano le vere organizzazioni terroristiche.
  Torno alla visita del Ministro Alfano a Il Cairo: nel corso di questa visita, con una delegazione che accompagnava il Ministro dell'interno in Egitto, si è discusso su alcune idee, soprattutto sul pattugliamento delle coste egiziane e sul coordinamento tra la Marina egiziana e quella italiana, ovviamente per sorvegliare le coste.
  Nella seconda metà di ottobre, arriverà una delegazione egiziana per attuare quanto è già stato discusso a Il Cairo. L'Egitto ha sempre cercato di contrastare questa migrazione illegale. Abbiamo la legge nazionale egiziana e cerchiamo di utilizzare tutti i mezzi per sorvegliare le nostre coste. Non solo l'Italia o l'Europa soffrono per quest'immigrazione clandestina, ma anche noi, in Egitto. Credo che questa delegazione del Ministro dell'interno egiziano discuterà, oltre che dell'immigrazione, anche di come si possa collaborare per contrastare il terrorismo. Si parla sempre dell'immigrazione clandestina: a mio avviso, è importante aprire un dialogo tra Egitto e Italia riguardante la sicurezza, tutto ciò nell'ambito della cooperazione tra i nostri Paesi.

  PRESIDENTE. Ringrazio molto l'ambasciatore. È un intervento per noi importante. La ringrazio anche per le delucidazioni sulle questioni operative. Anche noi come Comitato monitoreremo l'attuazione di quanto da lei riferito circa l'incontro con il Ministro dell'interno, e quindi chiedo anche agli uffici di aggiornarsi sull'arrivo di questa delegazione a metà ottobre.
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARCO SCIBONA. Ho sentito quanto ha detto: molto interessante. Vorrei che specificasse un po’ meglio l'atteggiamento del Governo egiziano nei confronti dei flussi presso gli altri confini. Presumo, infatti, che ovviamente ci sia un passaggio all'interno del vostro territorio. Nel momento in cui i migranti sono già dentro il vostro territorio, sono un problema anche per voi. Quando, invece, arrivano dall'altro lato, cosa riuscite a fare per evitare anche che la criminalità o, comunque, le organizzazioni sfruttino questo flusso migratorio ? È, infatti, quello che succede.

  AMR HELMY, ambasciatore della Repubblica Araba d'Egitto. La ringrazio per la sua domanda. Ovviamente, sorvegliare sia le coste marine, sia le frontiere terrestri è molto importante. Per limitare questo fenomeno, abbiamo anche delle procedure, come qua in Italia. Una volta arrestati gli immigrati clandestini, dobbiamo rimpatriarli da dove vengono, nel loro Paese. Naturalmente, ci sono specifiche procedure legali ma non è il caso che ne parli.
  In Egitto ci sono quasi 5 milioni di immigrati o profughi, quindi, si tratta di un problema grosso anche per un Paese come il nostro. Si sente tanto questo problema in Italia e in Europa, ma come Paesi africani abbiamo lo stesso problema e forse anche di più. Il nostro problema è ancora più grosso perché ciò che succede in Libia non ha solo provocato i flussi migratori da quel Paese, ma costoro hanno portato con loro anche le armi. In un Paese come l'Egitto, dobbiamo controllare tutta la frontiera della Libia, ma abbiamo un problema anche nel nord del Sinai di terrorismo. Credo che l'Egitto abbia anche avuto un successo in questo settore. Ultimamente, infatti, Pag. 7è testimone veramente di una stabilità che raramente si vede in altri Paesi venuti dalla primavera araba.
  Vorrei accennare anche alla cooperazione tecnica tra Egitto e Italia, soprattutto al fatto che abbiamo ricevuto da parte vostra anche un aiuto tecnico per migliorare le nostre prestazioni per contrastare l'immigrazione clandestina.

  FEDERICO FAUTTILLI. Ambasciatore, desidero ringraziarla per la sua presenza, ma soprattutto per le informazioni che questa mattina ci ha fornito. Vorrei tentare di porre una domanda su una questione che ha posto come un problema rilevante oltre a quello dell'immigrazione, forse anche consequenziale all'emigrazione, soprattutto quella clandestina: il terrorismo.
  Lei ha dichiarato, giustamente, che l'Egitto contrasta fortemente l'emigrazione clandestina, ma altrettanto il terrorismo. Nella sua ultima risposta, ha affermato, circa i flussi migratori dalla Libia, che questi sono sicuramente aumentati dopo la primavera del Nord Africa. Faceva riferimento anche a ai flussi migratori che arrivano dal Sinai, dicendo che lì ci sono pericoli maggiori di ingressi che possono fare riferimento al terrorismo.
  Rispetto a questo problema, non soltanto dell'Occidente ma anche di quei Paesi islamici che vogliono contrastare fortemente il terrorismo, che purtroppo da alcuni Paesi a voi confinanti deriva, le iniziative assunte dal vostro Governo sono sicuramente concordate con altri Paesi occidentali: quali sono queste iniziative e come pensate di contrastare ancora di più il terrorismo, oggi divenuto ancora più pericoloso rispetto ai mesi passati ?

  AMR HELMY, ambasciatore della Repubblica Araba d'Egitto. È una domanda molto importante, onorevole. Permettetemi di dire che i Paesi europei sanno bene chi aiuta le organizzazioni terroristiche e anche chi fornisce loro mezzi e danaro. È l'Europa che deve prendere una decisione contro queste parti che danno sostegno a queste organizzazioni terroristiche.
  Abbiamo la risoluzione del Consiglio di sicurezza che riguarda ISIS. Abbiamo un elenco di organizzazioni considerate terroristiche da parte dell'Europa, ma questo elenco non è sufficiente. Se volete trattare l'argomento del terrorismo, il problema non è impedire che questi terroristi arrivino da voi e in Europa.
  Dobbiamo dare una visione più grande per quello che sta succedendo nella zona. Dovete anche dare un'occhiata ai Paesi e ai regimi che danno sostegno a queste organizzazioni. Dovete anche trattare con i grandi Paesi della zona, magari anche sentire il loro parere per sapere quale sia veramente la situazione. Dai media non sempre si vede l'immagine vera di quello che sta succedendo nella nostra zona.
  Per quanto riguarda il terrorismo che si trova nel nord del Sinai, siamo riusciti a distruggere più di 1.300 tunnel che collegano il territorio egiziano con quello palestinese. Questi tunnel si usavano senz'altro per operazioni illegali. Le forze armate e la polizia egiziana stanno contrastando con tutta la loro forza questo terrorismo nel nord del Sinai.
  Non possiamo parlare di una o più organizzazioni, perché è un argomento molto ampio. Non si può dire, per esempio, che il terrorismo sia una reazione alla povertà e neanche al fatto che i regimi della zona sono dittatoriali. Sappiamo ora che tra questi terroristi, tanti vengono da Paesi europei, partecipano alle operazioni terroristiche e fanno anche alcune operazioni di suicidio, come abbiamo sentito, di qua e di là. Per l'Occidente è giunta l'ora di guardare al terrorismo non solo come al fenomeno che minaccia i loro interessi e i loro Paesi: il terrorismo è una minaccia per la pace mondiale.
  In una frase, per riassumere tutto quello che ho detto, se volete cambiare i regimi dittatoriali nella zona, non dovete sostenere alcuna organizzazione terroristica per sostituire questi regimi.

  MICAELA CAMPANA. Vorrei salutare e ringraziare la presenza dell'ambasciatore, Pag. 8che questa mattina partecipa ai nostri lavori. L'Italia rappresenta un Paese di destinazione privilegiato nell'ambito dell'emigrazione egiziana verso il continente europeo. Negli anni Sessanta, in concomitanza con la fase di transizione politica, prende avvio il processo migratorio verso l'Italia. Negli anni successivi, la componente demografica si modifica, assume maggiore consistenza la quota dei lavoratori egiziani, impiegati in settori occupazionali non coperti dalla manodopera interna. Con l'incremento dei ricongiungimenti familiari, crescono i processi di stabilizzazione, e quindi aumentano le famiglie egiziane in Italia.
  Secondo gli archivi del Ministero dell'interno, all'inizio del 2013 gli egiziani titolari di un permesso di soggiorno in Italia sono 123.000, quindi il 3,3 per cento di tutti i non comunitari soggiornanti nel Paese. L'età degli immigrati egiziani si caratterizza – dato che mi ha colpito – soprattutto per una quota di minorenni, più del 31,3 per cento, sensibilmente più elevata rispetto alla media dei non comunitari. In questa percentuale, è molto alta la percentuale dei minori non accompagnati che arrivano in Italia.
  Inoltre, la popolazione egiziana ha un livello di studio medio alto e ha una percentuale molto alta rispetto alla popolazione che ha un permesso di soggiorno e un'occupazione stabile.
  Oggi, come ha detto l'ambasciatore, il mondo occidentale è oggetto di minacce da parte delle organizzazioni terroristiche. Il 15 settembre l'UNHCR ha contato 600 morti in tre giorni tra Malta e Libia, di cui 15 al largo dell'Egitto. Condivido che nel sistema che riguarda le trasformazioni politiche del continente africano, in particolare i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, siano i Paesi da cui parte spesso l'immigrazione e non i Paesi di origine.
  L'Italia è tra i pochi Paesi occidentali che sulla questione libica ha mantenuto aperta la propria ambasciata. Anche il presidente ha richiamato il ruolo di Mare Nostrum, con cui abbiamo salvato quasi 100.000 vite; Frontex plus ritorna al pattugliamento delle coste senza il salvataggio: su questo, oltre all'opinione dell'Italia, che sta provando ad avere una posizione in campo europeo, anche l'Egitto ha una posizione simile ?
  Inoltre, cosa pensa l'ambasciatore della riformulazione di Dublino 2013 e della proposta di asilo politico umanitario in area Schengen, quindi di una rivisitazione delle direttive europee sull'asilo politico ? Infine, se lo sono – immagino di sì – come sono puniti i trafficanti arrestati in Egitto ?

  AMR HELMY, ambasciatore della Repubblica Araba d'Egitto. Ringrazio per le domande importanti. Se mi permettete, rispondo all'ultima domanda, su come sono puniti i trafficanti.
  I trafficanti che sono arrestati sono condannati secondo la legge penale egiziana. Ovviamente, lei ha sollevato il problema grossissimo dei minori egiziani. In una visione, però, generale, vediamo un problema anche in quelle leggi che non permettono il rimpatrio di questi minori quando arrivano sulle vostre coste, che invece sono sempre accolti dai Paesi europei. Una volta arrivato in Italia, il minore è accolto, va al centro di accoglienza, gli insegnano la lingua italiana e anche una professione, gli danno il permesso di soggiorno. Questo è diventato uno dei motivi principali che attira tanti minori verso l'emigrazione in Europa.
  Tante famiglie ora spingono i loro figli minori a emigrare sapendo che, una volta arrivati qua, trovano alloggio, imparano lingua e professione e lavorano. Ovviamente, non è nella mia competenza commentare la legge italiana e il modo in cui trattate questi argomenti, ma stiamo discutendo insieme su questo problema.
  Noi preferiamo senz'altro il rimpatrio di questi minori in Egitto. Per gli egiziani adulti arrestati per immigrazione clandestina c’è il rimpatrio immediato: vogliamo applicare la stessa misura anche per i minori. A livello mondiale, l'immigrazione varia da una zona all'altra. Come ho già detto, se parliamo dell'immigrazione, dobbiamo dare anche un'occhiata a quello che Pag. 9sta succedendo in Egitto, dove abbiamo una migrazione sia legale, sia illegale.
  Ovviamente, l'aiuto e l'assistenza dei Paesi sviluppati ai Paesi poveri sono elementi molto importanti, come lo sono senz'altro il rafforzare i progetti che si occupano dell'assistenza umanitaria di base per questi Paesi, nonché i progetti per creare opportunità di lavoro in questi Paesi per combattere la povertà. Progetti di questo genere possono limitare il numero degli immigrati che partono verso l'Italia e l'Europa.
  La soluzione non è solo dal punto di vista della sicurezza, non è solo nel sorvegliare le coste: dobbiamo anche pensare oltre. Dobbiamo avere una visione integrale del problema. Non dobbiamo dimenticare che il numero degli immigrati cambia anche l'identità e la cultura del Paese che li riceve, ma anche i Paesi esportatori – se è corretto il termine – di questi immigrati perdono dei cervelli, delle generazioni intere. Quello è un problema per tutti, per quelli che mandano e per quelli che ricevono.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'ambasciatore per questa precisazione sui minori. Tra l'altro, abbiamo ascoltato il presidente dell'ANCI, che ci ha spiegato che negli ultimi due anni in Italia sono aumentati del 98 per cento come presenza sul territorio.
  Sapevamo che c'era stata un'iniziativa informativa del nostro Governo sul vostro territorio per segnalare delle alternative a fare migrare i minori. Oggi, però, ci sta dicendo qualcosa di diverso e di più, cioè che probabilmente dovrebbero essere rimpatriati. Per noi, questo è un argomento importante.

  NADIA GINETTI. Ringrazio l'ambasciatore per la sua presenza e il suo contributo. Parto proprio dalla sua affermazione, cioè che è necessaria comunque una visione integrale del problema, che tenga conto di due fenomeni essenziali di cui stiamo parlando, l'immigrazione come fuga umanitaria e il terrorismo come faccia violenta di un fenomeno che lei ha bene evidenziato, ossia l'instabilità politica, oltre che economica e sociale, di un'area che si affaccia sul nostro mare, sul Mediterraneo.
  Pertanto, la cooperazione allo sviluppo economico, che lei, appunto, sollecita nei territori colpiti da quest'instabilità politica e militare, mi sembra però una soluzione di fatto subalterna rispetto alle volontà politiche mondiali che, come ha evidenziato, hanno responsabilità significative su quanto è successo, non negli ultimi dieci anni o dalle primavere arabe del 2011, bensì probabilmente nella storia di un continente e di un'area comunque d'interesse politico internazionale fondamentale, il Medioriente e il continente africano.
  La mia domanda, quindi, è la seguente: quale potrebbe essere la sua proposta sul ruolo che l'Egitto – è indiscutibile che l'Egitto l'abbia fatto storicamente, ma può farlo anche ora – può svolgere in quell'area di raccordo, proprio tra il Medioriente e il continente africano, anche in prospettiva di un'Unione europea che si sta configurando come interlocutore politico a livello mondiale ?
  Ritiene che l'Egitto possa svolgere un ruolo in tal senso e quale ? Oppure, secondo lei, comunque l'Egitto non ambisce a svolgere tale ruolo, così come mi è sembrato di capire dal suo intervento, rispetto alle problematiche attuali del terrorismo internazionale, della crisi e della stabilità ? Quale dovrebbe essere, invece, l'atteggiamento dell'Unione europea ? Ritiene che in questo contesto si possa rafforzare il suo protagonismo ?

  AMR HELMY, ambasciatore della Repubblica Araba d'Egitto. Se rispondiamo a questa domanda, può darsi che stiamo qua ore e ore. Risponderò brevemente, perché non si può rispondere a tutti i punti richiamati in questa domanda. Se ho capito bene, lei chiedeva se l'Egitto sia pronto a giocare un ruolo con l'Unione europea con riferimento alla nostra zona in un contesto internazionale. Il 12 ottobre, ad esempio, l'Egitto ospiterà un congresso internazionale per la ricostruzione di Gaza. Dobbiamo ammettere la Pag. 10situazione inaccettabile in cui si trova Gaza attualmente. Per il momento, non vorrei dare la colpa a una parte o all'altra, ma non si può negare l'occupazione e che dobbiamo anche lavorare tutti per eliminarla.
  La comunità internazionale deve lavorare per eliminare qualsiasi forma di occupazione. Dobbiamo essere consapevoli che non esistono Paesi fuori dalla legge o che possono non essere sottoposti a procedure. Non dobbiamo fare differenza se guardiamo alla Carta delle Nazioni Unite, agli accordi di Ginevra e alla Dichiarazione dei diritti umani. Non dobbiamo dare privilegi solo a uno Stato a prescindere da com’è. Gli interessi economici o altri motivi di cui non occorre parlare non devono essere un ostacolo per eliminare un'occupazione nei confronti di un popolo che ne soffre dal 1948.
  Stimo l'Unione europea come gruppo economico, ma ha una politica estera unica ? Credo che dobbiate lavorare di più su questo punto. Stiamo collaborando con voi e siamo pronti, ovviamente, a continuare la collaborazione, ma i Paesi europei devono essere prima d'accordo tra loro su certe questioni internazionali.

  PRESIDENTE. Speriamo che il Ministro Mogherini colga la sua sollecitazione !

  PAOLO ARRIGONI. Ringrazio l'ambasciatore per la sua visita e la sua disponibilità. In ordine ai flussi d'immigrati verso l'Italia, lei ha detto nel suo discorso introduttivo che solo una minima parte proviene dalle coste egiziane: potrebbe fornirci un dato numerico del fenomeno di coloro che partono dalle coste egiziane ?
  Inoltre, l'Egitto oggi è considerato, dal punto di vista dell'immigrazione, più una terra di destinazione o una terra di transito ? Quali sono i flussi ?
  Ancora, sui rapporti con l'Italia, conferma che esiste un protocollo tra i nostri due Paesi tale per cui per gli adulti oggi è previsto, qualora fosse possibile, il rimpatrio ?
  Sempre in relazione alla cooperazione, avete parlato di supporto tecnico dell'Italia verso l'Egitto: ci sono anche state o sono previste forniture di mezzi navali o alte dotazioni, apparecchiature, macchine e così via ?
  Ha auspicato una visione integrale del problema dei flussi migratori, che veda anche l'Unione europea quale soggetto protagonista: tra i Paesi del Medioriente e dell'Africa, in particolare del sud Africa, al netto delle problematiche vistose in Libia, esiste una cooperazione ? In questo caso, l'Egitto è protagonista o intende esserlo per fronteggiare il problema dell'immigrazione e quello più scottante del terrorismo ?
  Infine, ieri un'agenzia in Italia ha parlato, sostanzialmente, di una costola di terroristi in Egitto, che si sarebbero proclamati come costola dello Stato islamico: quest'agenzia corrisponde al vero ? Se sì, era un fatto atteso dal vostro Paese ? Cosa intendete fare qualora fosse confermata ?

  AMR HELMY, ambasciatore della Repubblica Araba d'Egitto. Per quanto riguarda l'agenzia di ieri, è una notizia da verificare. Non posso rispondere ora a una domanda del genere.
  Abbiamo, ovviamente, una cooperazione tecnica nel settore della migrazione, che comprende lo scambio delle informazioni e un supporto tecnico dall'Italia a questo scopo. Come già accennato, arriverà a ottobre una delegazione egiziana del Ministero dell'interno egiziano per discutere con l'Italia il settore di questa cooperazione tecnica. Naturalmente, ci saranno anche diversi tipi di supporti dall'Italia per l'Egitto.
  Quanto alla domanda sull'Egitto come Paese di destinazione dell'immigrazione o di transito, l'Egitto è un Paese di destinazione dell'immigrazione. Arrivano tanti immigrati in Egitto. Per questa ragione, posso dire che quelli che arrivano dall'Egitto verso l'Italia sono in numero molto limitato rispetto a quelli che rimangono sul territorio egiziano.
  Per gli immigrati e i minori egiziani, facciamo sempre riferimento ad alcune statistiche sia da parte italiana, del Ministero del lavoro e del Ministero dell'interno, Pag. 11sia da parte egiziana, che possiamo anche fornire. Gli egiziani rappresentano, ad esempio, circa il 2 per cento degli stranieri presenti sul territorio italiano. Anche questo ci spinge, naturalmente, a collaborare di più sia nel settore dell'immigrazione clandestina, sia in quello dell'opposizione al terrorismo.
  Il nostro obiettivo è di trasformare veramente il Mediterraneo in una zona sicura, un mare sicuro, un mare di cooperazione tra la sponda Nord e quella Sud. Credo che questo sia l'obiettivo di tutti i nostri Paesi.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'ambasciatore, il console e i colleghi. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.10.