XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 59 di Mercoledì 6 dicembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE POLITICHE DEI PAESI ADERENTI RELATIVE AL CONTROLLO DELLE FRONTIERE ESTERNE E DEI CONFINI INTERNI

Audizione dell'Ambasciatore di Tunisia
in Italia, S.E. Moez Sinaoui.

Ravetto Laura , Presidente ... 3 
Sinaoui Moez , Ambasciatore di Tunisia ... 4 
Ravetto Laura , Presidente ... 5 
Sinaoui Moez , Ambasciatore di Tunisia ... 5 
Brandolin Giorgio , Presidente ... 6 
Orellana Luis Alberto  ... 6 
Mazzoni Riccardo  ... 7 
Brandolin Giorgio , Presidente ... 7 
Arrigoni Paolo  ... 7 
Sinaoui Moez , Ambasciatore di Tunisia ... 8 
Mazzoni Riccardo  ... 8 
Sinaoui Moez , Ambasciatore di Tunisia ... 8 
Mazzoni Riccardo  ... 8 
Sinaoui Moez , Ambasciatore di Tunisia ... 8 
Arrigoni Paolo  ... 9 
Sinaoui Moez , Ambasciatore di Tunisia ... 9 
Brandolin Giorgio , Presidente ... 9 
Sinaoui Moez , Ambasciatore di Tunisia ... 9 
Brandolin Giorgio , Presidente ... 9 
Sinaoui Moez , Ambasciatore di Tunisia ... 9 
Arrigoni Paolo  ... 9 
Sinaoui Moez , Ambasciatore di Tunisia ... 9 
Arrigoni Paolo  ... 10 
Brandolin Giorgio , Presidente ... 10 
Sinaoui Moez , Ambasciatore di Tunisia ... 10 
Mazzoni Riccardo  ... 10 
Sinaoui Moez , Ambasciatore di Tunisia ... 10 
Brandolin Giorgio , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, i processi verbali delle sedute precedenti si intendono approvati.
  Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la diretta streaming sperimentale sulla web-tv della Camera. Non essendovi obiezioni, ne dispongo l'attivazione.

Audizione dell'Ambasciatore di Tunisia
in Italia, S.E. Moez Sinaoui.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'Ambasciatore di Tunisia in Italia, S.E. Moez Sinaoui.
  Grazie, ambasciatore. Siamo onorati di averla qua. Conosce già l'attività di questo Comitato bicamerale, che si occupa di flussi migratori, perché ha partecipato già in passato ad altre audizioni, ma le voglio segnalare che siamo in seduta pubblica, quindi, se ritiene di dover dire qualcosa secondo lei meritevole di secretazione, può dirlo e interrompiamo il collegamento con le agenzie e con i media in generale.
  Ambasciatore, il primo tema che vogliamo affrontare con lei è quello delle partenze dei migranti dalle coste tunisine verso l'Italia e dei cosiddetti «sbarchi occulti».
  Farò una brevissima introduzione e poi – mi scuso – andrò a votare in Commissione affari costituzionali, quindi lascerò il posto al vicepresidente Brandolin, ma vedrò il verbale della sua audizione, che metteremo agli atti, anche perché stiamo creando una relazione finale.
  Da fonti stampa (Agenzia Nova del 22 novembre 2017), si apprende che nel mese di ottobre i maggiori flussi di migranti verso l'Italia proverrebbero dalla Tunisia. Analoghe indicazioni verrebbero anche da un rapporto dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, in base al quale, sempre secondo notizie di stampa, nel corso del terzo quadrimestre dell'anno sarebbe fortemente aumentato il numero delle persone arrivate in Italia partendo dalla Tunisia.
  Secondo quanto risulta al Comitato, il 22 novembre 2017 l'Agenzia Nova avrebbe affermato che ci sarebbero stati, nei giorni scorsi, gli arresti di cinque persone a est di Tunisi per tentativo di immigrazione illegale verso l'Italia. Si apprenderebbe da altre agenzie stampa (ANSA del 28 novembre 2017) che vi sarebbe stato un fermo di tre presunti scafisti tunisini in un'operazione condotta dalla Polizia di Stato, della Guardia di finanza e dai Carabinieri di Ragusa, perché ritenuti gli scafisti dei 36 connazionali salvati dalla nave francese Jean-Francois Deniau e fatti sbarcare il 26 novembre nel porto di Pozzallo.
  Vi sarebbe stato nei mesi passati, in particolare in quelli estivi, il diffondersi del fenomeno dei cosiddetti «sbarchi occulti», ossia dell'approdo sotto costa italiana di imbarcazioni di piccole dimensioni provenienti dalla Tunisia, che riuscirebbero a eludere la sorveglianza marittima.
  Il fenomeno si sarebbe ridotto, ma si apprenderebbe da notizie stampa (ANSAMed del 21 novembre 2017) che, secondo quanto dichiarato dal Ministro dell'interno di Tunisi, la Guardia costiera tunisina Pag. 4avrebbe intercettato, nella notte tra il 20 e il 21 novembre 2017 al largo delle coste tunisine di Sfax, un peschereccio con 66 migranti intenzionati a raggiungere illegalmente le coste italiane.
  Le premetto che abbiamo interrogato su questo tema anche il Ministro Minniti, che ci ha detto che non si tratta di vere e proprie rotte secondarie, però le chiediamo un commento su questo tema e sul caso di specie dei fermi e degli arresti.
  Le elenco solo tre punti velocissimi, di cui il secondo riguarda l'attività di collaborazione tra i nostri Paesi in materia di immigrazione.
  Da notizie stampa (ANSA del 25 novembre 2017 e altre), si è appreso che, nei giorni scorsi, il Presidente del Consiglio dei ministri italiano Paolo Gentiloni in visita ufficiale in Tunisia avrebbe riaffermato, durante il suo incontro con il Primo Ministro tunisino Youssef Chahed, l'impegno comune a migliorare la gestione dei flussi migratori irregolari. Le chiediamo, per quanto di sua competenza, di informare il Comitato sui tempi e sulle modalità di attuazione delle iniziative assunte dal vostro Paese per fronteggiare i flussi migratori irregolari verso l'Italia, anche in riferimento a questo incontro.
  L'ultimo punto riguarda il fenomeno migratorio e il terrorismo. Un tema di interesse del Comitato, collegato a quello del fenomeno migratorio, anche se in maniera indiretta, è quello del terrorismo.
  A questo proposito, risulta al Comitato da notizie stampa (Agenzia Nova del primo dicembre 2017) che il Ministro degli esteri della Tunisia Khemaies Jhinaoui avrebbe affermato che la Tunisia sta affrontando il pericolo dell'ingresso di foreign fighter. Sappiamo che c'è un fenomeno di ritorno dei foreign fighter, ma abbiamo appreso (AGI del primo dicembre 2017) che il Ministro degli esteri tunisino avrebbe affermato che sul numero dei foreign fighter in Tunisia i dati sarebbero esagerati e che molti di essi sarebbero già rientrati nelle rispettive nazioni di provenienza.
  Anche su quest'aspetto, le chiediamo se ci può fornire ulteriori informazioni e, in particolare, vorremmo sapere da lei se vi sia conoscenza delle attività di eventuali gruppi terroristici nel vostro Paese, per esempio al confine con l'Algeria e nelle regioni meridionali della Tunisia, e di eventuale attività di reclutamento di nuovi terroristi tra i migranti in partenza dalle coste tunisine verso l'Europa.
  Mi scuso con l'Ambasciatore Sinaoui perché, durante la sua audizione, mi allontanerò.
  Le cedo la parola per lo svolgimento della relazione introduttiva, al termine della quale seguiranno eventuali domande o richieste di chiarimento da parte dei commissari.

  MOEZ SINAOUI, Ambasciatore di Tunisia. Grazie, presidente Ravetto. Onorevoli, sono molto lieto di presentare oggi la cooperazione nel campo migratorio fra la Tunisia e l'Italia.
  Ho annotato i tre punti: gli sbarchi clandestini, la cooperazione nel campo migratorio dopo la visita di Gentiloni a Tunisi e il tema terrorismo-migrazione.
  Inizierò dalla migrazione clandestina, per fornire qualche dato. Nel 2016, sono arrivati in Italia 1.216 clandestini dalla Tunisia e ne abbiamo – questo è paradossale – rimpatriati 1.700. Dunque, ci sono stati più rimpatri che arrivi clandestini dalla Tunisia. Quest'aspetto illustra il successo dell'accordo del 5 aprile 2011 fra la Tunisia e l'Italia. Credo che si tratti di un accordo esemplare, nel senso che siamo l'unico Paese che ha questo tipo di accordo con l'Italia: quando un clandestino è identificato come tunisino, sistematicamente viene rimpatriato.
  A proposito del periodo di cui parlava l'onorevole, nella scorsa estate il numero dei clandestini è raddoppiato o anche triplicato. Sulla situazione dell'estate 2017, le darò ragione, ma le spiegherò che, nonostante l'aumento eccezionale, l'accordo del 2011 è flessibile e funziona perché abbiamo aumentato i rimpatri: c'erano 60 rimpatri a settimana e, oggi, ce ne sono 80, con due voli charter, ogni settimana.
  C'è un Comitato di alto livello misto che si riunisce periodicamente, una volta a Tunisi e una volta a Roma. Nel mese di ottobre scorso, ci sono state due riunioni: il Pag. 512 ottobre a Roma e il 25 ottobre a Tunisi. La prossima riunione del Comitato misto di controllo dei flussi migratori si terrà a gennaio prossimo a Roma. C'è, dunque, una cooperazione continua, che si adatta alla situazione dell'immigrazione clandestina.
  Perché c'è stato un aumento la scorsa estate? Ci sono diverse ragioni per cui i migranti arrivano sempre. Fra la Sicilia e la Tunisia (Capo Bon) ci sono 70.000 miglia, dunque le coste sono molto vicine, per cui, quando le condizioni meteorologiche sono buone, sistematicamente arrivano migranti. Per me, la ragione più importante è che, nell'accordo del 5 aprile 2011, l'Italia ha dato alla Tunisia sei motovedette, tutte ferme, en panne. A luglio, il Comitato ha fatto una riunione a Tunisi e l'Italia ha dato i mezzi alla Tunisia per la manutenzione delle motovedette, assicurando il successo del controllo dei flussi migratori. C'è, dunque, un accordo con l'Italia, attraverso la ditta Vittoria, per la manutenzione di queste motovedette, che saranno in funzione fra poco, per cui, se il tempo ci aiuta, auspichiamo che non avremo più questo flusso esagerato.
  Ho sentito dire al Ministro Minniti in audizione presso il vostro Comitato che i numeri dalla Tunisia sono abbastanza contenuti e che la rotta migratoria è secondaria. Il Ministro Minniti ha fornito anche le cifre e ha detto che, nel 2017, gli arrivi dei barconi provenienti dalla Tunisia rappresentano l'1,7 per cento del totale, contro il 92,5 per cento degli arrivi dalla Libia. Dunque, il Ministro Minniti ha detto che il fenomeno rimane, ma con numeri abbastanza contenuti e nemmeno lontanamente paragonabili a quelli della rotta libica. Questo è il quadro generale della migrazione.
  Vorrei anche sottolineare una cosa che per me è molto importante: con l'Italia abbiamo sottoscritto l'accordo del 5 aprile 2011, che è esemplare e ottimo e che sta funzionando bene, in merito a cooperazione tecnica, aiuto e sorveglianza più stretta delle frontiere tunisine marittime.
  Rispetto alla Francia, in Italia abbiamo una comunità tunisina di 210.000 persone, che secondo le statistiche italiane sono 120.000. Ora, spiego il motivo di questa differenza, che mi è stato chiesto anche dalla delegazione del Presidente Gentiloni.

  PRESIDENTE. Ripeta i dati. Ce ne sono 120.000 in Francia...

  MOEZ SINAOUI, Ambasciatore di Tunisia. No, la comunità tunisina in Italia per le autorità italiane è di 120.000 persone, ma, per noi, la comunità tunisina in Italia è di 210.000 persone. Vi spiego il motivo di questa differenza: ce ne sono 90.000 con la cittadinanza italiana, per cui le autorità italiane non li contano, ma, per noi, quelli sono cittadini tunisini, il che spiega facilmente la differenza di dati fra autorità tunisine e italiane.
  In Francia, c'è una comunità di 800.000 persone e non abbiamo questo tipo di accordo per la migrazione clandestina, ma abbiamo un accordo molto importante per gestire la migrazione regolare. Con l'Italia, per me, il quadro giuridico è squilibrato, nel senso che abbiamo un accordo eccezionale per gestire la migrazione clandestina e non abbiamo un accordo per gestire la migrazione legale perché abbiamo iniziato i negoziati nel 2004, ma non c'è stato nessun risultato.
  Con la Francia, abbiamo ogni anno una quota di 9.000 posti in diversi settori (stagionali, esperti, ingegneri e tecnici). Qualche centinaia di persone va ogni anno in Francia con una domanda regolare. In questo caso, si tratta di persone che hanno un diploma e che sono qualificate. In Italia, invece, arrivano solo clandestini, con tutti i problemi, sia per l'Italia sia per la Tunisia, a gestire questo fenomeno.
  Vorrei anche sottolineare che le autorità tunisine non stanno per niente incoraggiando questo flusso e che, al contrario, c'è un problema di politica interna. Nel mese di ottobre, abbiamo avuto un grande problema: la Marina militare tunisina ha intercettato un barcone di tunisini e c'è stata una catastrofe perché sono stati uccisi 45 giovani tunisini, che volevano andare verso l'Italia attraversando il mare.
  Dunque, non si tratta di una cosa facile, sia per noi sia per voi, ma stiamo cercando Pag. 6di fare meno danni possibili, sia per i giovani tunisini sia per l'Italia, un Paese vicino con cui abbiamo ottimi rapporti bilaterali, confermati anche nell'ultima visita di Gentiloni a Tunisi.
  Credo che la migrazione non sia un fenomeno di contingenza, ma un fenomeno fisso, che rimarrà per decenni fra le due sponde del Mediterraneo. Fortunatamente, i flussi che vengono dalla Tunisia sono al 90 per cento solo tunisini e, dunque, la Tunisia non è una rotta per migranti di transito provenienti dall'Africa.
  C'è anche la situazione della Libia: abbiamo più di 500 chilometri di frontiera terrestre con la Libia, nel sud desertico, e lo Stato della Libia attuale non facilita il controllo di qualsiasi cosa in Tunisia, ma speriamo in una situazione in Libia più stabile. Ci sono tantissimi africani che vengono in Tunisia per andare in Italia, ma le autorità stanno controllando bene le nostre frontiere, per cui credo che, quando la rotta libica sarà chiusa, non avremo più questa pressione migratoria dall'Africa subsahariana.
  Per quanto riguarda la visita di Gentiloni, dall'incontro che ho avuto posso dire che i rapporti sono buonissimi. Tutte e due le parti hanno detto che c'è un'ottima cooperazione nella lotta contro la migrazione clandestina. C'è anche un'ottima cooperazione in tutti i campi, da quello economico a quello culturale, e stiamo facendo il meglio per rafforzare i rapporti bilaterali.
  Per quanto riguarda il terrorismo e i foreign fighter, posso dire di sì perché il Ministro era al MED Dialogues di Roma e, rispondendo a una domanda, ha detto che questi numeri sono esagerati, ma ha anche sottolineato che oramai la Tunisia è una democrazia e che i foreign fighter esistono anche in Italia, in Francia e in altri Paesi del mondo. Si tratta di giovani partiti verso l'Iraq e la Siria e, secondo i dati, ce ne sono anche alcuni che sono tornati verso la Libia.
  Siamo in uno Stato di diritto e abbiamo una democrazia. Nel 2015, abbiamo fatto una legge antiterrorismo, che gestisce questo tipo di fenomeno, nel senso che c'è una risposta giudiziaria e penale per questa gente quando torna.
  Mi fermo qui, ma sono pronto a rispondere alle vostre domande.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIORGIO BRANDOLIN

  PRESIDENTE. La ringrazio, ambasciatore.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Grazie, presidente. Ambasciatore, la ringrazio per le sue parole e in generale per il supporto della Tunisia nel contrasto all'immigrazione clandestina, ma anche – cosa che lei non ha citato – per la collaborazione con l'OIM e l'UNHCR, che ci risulta, da altre audizioni, sta dando un buon risultato, con un buon aiuto da parte del Governo tunisino.
  Come lei ha detto, la Tunisia è uno Stato di diritto ed è una giovane democrazia. Sono membro anche del Consiglio d'Europa e so che lei partecipa attivamente ai lavori. Posso anche dirle che gradiamo molto la presenza dei membri tunisini invitati al Consiglio d'Europa.
  Non ho molte domande da fare, però vorrei ritornare sul tema dell'aiuto che la Tunisia può dare nei confronti di chi, pur avendo attraversato il Sahara, si trova in Libia e magari decide di rientrare o viene invitato dalle organizzazioni che ho citato a rientrare nel Paese di origine, quindi ha bisogno di un aiuto, che magari potrebbe esserci anche in un centro di smistamento temporaneo.
  Mi chiedevo se la Tunisia ci potesse dare un maggior aiuto perché ci sono oggettive difficoltà in Libia e – questa è una notizia che ho sentito anche in Commissione affari esteri al Senato da parte del rappresentante dell'UNHCR, il dottor Mignone – purtroppo, attualmente, la Libia non è il luogo adatto, quindi magari l'aiuto potrebbe venire anche dalla Tunisia, come in Pag. 7parte già sta facendo, anche se per numeri molto limitati.
  Le chiedo se ci fosse la possibilità di attraversare la frontiera per un tempo limitato, in modo da consentire un rimpatrio (anche in aereo) verso i Paesi dell'Africa subsahariana. Mi rendo conto che la mia è una domanda di difficile risposta, però, in quest'ottica di grande disponibilità e di situazione positiva in cui la Tunisia sta operando, vorrei un suo commento su questa possibilità, più che una risposta con un «sì» o con un «no».

  RICCARDO MAZZONI. Anch'io la ringrazio. Credo che i rapporti tra Italia e Tunisia dovrebbero rappresentare un modello perché questi funzionano e hanno prodotto risultati positivi, anche sul fronte dell'immigrazione, dove, dopo il picco di settembre, la situazione è immediatamente tornata alla normalità.
  Le chiedo, dal suo osservatorio, qual è la situazione in Libia? Si parla di centri gestiti dall'UNHCR per decidere chi deve essere rimpatriato e chi ha diritto di venire in Italia e in Europa e richiedere la protezione internazionale, per cui mi rifaccio un po’ la domanda del senatore Orellana: per chi arriva dal deserto verso la Tunisia, lei ritiene che sia necessario questo tipo di centri, che potrebbero essere utili per dare più sicurezza a chi arriva e a chi si muove dai propri Paesi e vuol venire in Europa?
  La seconda domanda è: come dovrebbe cambiare la politica dell'Unione europea verso l'Africa in generale e in Nordafrica in particolare? Ci sono delle criticità che voi Paesi nordafricani riscontrate? Ci sono punti di criticità rilevanti da segnalare?

  PRESIDENTE. Faccio io due domande all'Ambasciatore e poi do la parola al collega Arrigoni.
  Riguardo alla prima domanda, una settimana fa, si è svolto un importante incontro tra la Comunità europea e l'Unione africana e si è parlato anche di possibili corridoi umanitari organizzati per evitare questo passaggio clandestino. Le chiedo se questa è solo un'idea oppure si sta concretizzando qualcosa e se il vostro Paese è interessato.
  Con la seconda domanda, le chiedo se lei potesse dire qualcosa in più rispetto ai numeri dei foreign fighter passati per la Tunisia. Vorrei sapere se questi ci sono ancora e se ne avete evidenza numerica, anche perché questo è un problema sentito parecchio, non solo nella nostra comunità.
  Infine, so che qualche anno fa il vostro Paese ospitava centinaia e centinaia di migliaia di profughi, per la guerra in Siria, eccetera. Vorrei sapere qual è la situazione attuale, rispetto ai numeri, quindi anche rispetto alla complessità nel gestire questo fenomeno, che immagino non sia completamente finito. So che c'erano numeri enormi, per cui le chiedo se può fornirci uno spaccato della situazione attuale. Grazie.

  PAOLO ARRIGONI. Grazie, ambasciatore. Le pongo tre o quattro domande.
  Lei ci ha detto che, nel 2016, sono sbarcati in Italia 1.216 tunisini. Secondo il dato aggiornato a ieri 5 dicembre, i tunisini sbarcati in Italia dal primo gennaio di quest'anno sono 5.972.
  Mi scusi per la disattenzione, ma non sono stato attento quando lei ha parlato di necessità di manutenzione delle motovedette. Mi faccia capire qual è la sua ipotesi, anche perché si è quintuplicato sostanzialmente il numero degli sbarchi, che è cinque volte quello dello scorso anno.
  C'è un altro dato a noi noto: fino alla fine del mese di ottobre, su 5.708 tunisini rintracciati dalle forze dell'ordine, solo 1.888 sono stati rimpatriati, mentre ben 3.820 non hanno eseguito l'ordine del questore e, facendo perdere le proprie tracce, permangono sul territorio italiano, in situazioni – lo immagino – di clandestinità. Siete al corrente di questo fenomeno, che è abbastanza rilevante? Che cosa intendete fare per contenerlo e per prevenirlo?
  Immagino, però vorrei che lei me lo confermasse, che in Tunisia non esistano dei campi di detenzione, come quelli presenti in Libia.
  Un'altra domanda riguarda l'aumento di quest'anno di sbarchi da parte della Tunisia. Tale aumento da alcune fonti viene legato al fatto che, in Tunisia, quest'anno si è operato una sorta di indulto o scarcerazione Pag. 8 facile di persone nelle carceri, che, una volta liberati, hanno preso la strada per l'Italia via mare. Le chiedo se può confermare o smentire questa voce.
  Infine, dall'indagine conoscitiva partita nel mese di marzo, che ha tenuto impegnato il Parlamento e, soprattutto, il Senato, ma anche questo Comitato, sul problema delle ONG, ci risulta che la Tunisia non abbia recepito la direttiva IMO, per quanto riguarda la definizione dei POS (Place of safety), posti in cui il Paese accoglie i migranti soccorsi in mare nelle aree SAR di competenza del Paese stesso, secondo la Convenzione di Amburgo. Vorrei sapere da lei se la Tunisia si sta attivando affinché ci possa essere un pieno accoglimento della direttiva IMO e se la Tunisia si sta apprestando ad attrezzarsi e strutturarsi per avere un POS adeguato, dove poter dirigere i migranti salvati nelle acque SAR di propria competenza. Grazie.

  MOEZ SINAOUI, Ambasciatore di Tunisia. Proverò a rispondere e vi prego, se dimentico qualche domanda, di segnalarlo.
  Inizio dalla domanda sul numero enorme di profughi arrivati in Tunisia dopo la guerra civile in Libia. Nel 2011, in due o tre settimane, 1 milione 300.000 profughi sono arrivati in Tunisia provenienti dalla Libia, per la maggioranza africani. Per un Paese di 11 milioni di abitanti, ricevere 1 milione 300.000 profughi è come se in Italia, dove siete in 60 milioni circa, arrivassero 7-8 milioni di profughi in due o tre settimane. Anche se non è ricca e usciva da una rivoluzione, la Tunisia ha gestito questo fenomeno con dignità. Non abbiamo detto che c'era un'invasione e non abbiamo gridato il problema ai media internazionali, abbiamo gestito questo flusso enorme di profughi, in poco tempo e con dignità. Il flusso è stato gestito con l'UNHCR, per cui, nel campo di Choucha nel sud-est tunisino, rimangono poche decine di profughi, dopo questo esodo.
  Torno all'argomento sui centri di accoglienza per stranieri. In questo momento difficile, siamo riusciti benissimo nel nostro processo di transizione politico e stiamo gestendo il processo economico con molte difficoltà sociali ed economiche. La priorità è rappresentata dai tunisini: dobbiamo gestire i nostri migrati clandestini e la nostra gioventù disoccupata. Il centro di accoglienza per migranti da altri Paesi africani non è accettato per il momento, in linea di massima, dal Governo tunisino perché ci bastano i problemi sulla nostra gioventù e non siamo in grado di assicurare la gestione di questo tipo di centri. Ci dovrebbe essere un impegno della comunità internazionale perché la piccola Tunisia non può gestire tutta la «misère du monde».
  Per quanto riguarda i corridoi...

  RICCARDO MAZZONI. La mia domanda sui centri derivava dal fatto che lei ha detto che ancora c'è un flusso enorme dal centro Africa verso la Tunisia...

  MOEZ SINAOUI, Ambasciatore di Tunisia. Verso la Libia...

  RICCARDO MAZZONI. Non verso la Tunisia?

  MOEZ SINAOUI, Ambasciatore di Tunisia. Come ho detto, il flusso era verso la Libia perché ci sono 500 chilometri di frontiere di deserto con la Libia e chi va verso la Libia può arrivare in Tunisia facilmente. Questo è, dunque, il nostro problema da cinque anni: controllare queste frontiere.
  C'è stata un'ottima cooperazione con i tedeschi e con gli americani per assicurare un controllo elettronico perché, nel deserto, è molto difficile controllare le infiltrazioni. Siamo riusciti a installare un controllo elettronico via satellite sui 500 chilometri di frontiere per controllare il flusso e, dunque, respingerlo.
  Fra noi e la Libia, non ci sono visti e tutti i cittadini libici possono venire in Tunisia, anzi abbiamo una comunità libica importantissima, da quando c'è stata la rivoluzione in Libia. Dunque, i libici entrano senza visto, ma tutti gli altri, escluso il caso di qualche Paese africano con cui non abbiamo visti, se non hanno il visto, non entrano.
  Per quanto riguarda il numero di foreign fighter, nessuno può dire esattamente Pag. 9quanti ce ne siano. Noi ne calcoliamo 700-800, secondo i dati che ho ricevuto quando il Ministro ha fatto il suo intervento al MED Dialogues tre giorni fa a Roma. Noi gestiamo caso per caso perché non c'è un fenomeno di foreign fighter che arrivano e si muovono, ma singoli casi: nel caso di foreign fighter che torna in Tunisia, ci siamo dotati di mezzi giudiziari per indagare e per metterlo in prigione, una volta verificato che questo è partito per fare il foreign fighter, perché è contro la legge tunisina partecipare a un esercito di un altro Stato e compiere atti criminali.
  La storia riferita dal senatore sugli scarcerati messi nei barconi non è vera per niente. Devo dire che la Tunisia, solo nell'anno 2017, ha condotto 164 operazioni contro l'immigrazione illegale, arrestando 1.652 migranti clandestini e 75 trafficanti. Vanno in prigione i migranti clandestini, ma soprattutto ricevono pene finanziarie e vanno in prigione fino a quattro o cinque anni i trafficanti e i contrabbandieri.
  Dunque, la Tunisia si sta impegnando a gestire – poi, si possono aprire le prigioni per lasciare andar via la gente – questo fenomeno. Non vogliamo vedere giovani tunisini disoccupati che muoiono nel mare perché questa non è l'ambizione del Governo tunisino. Al contrario, ho parlato di un accordo di gestione del flusso migratorio e di sviluppo concertato per aiutare queste regioni povere, per fissare questa popolazione e per trovare lavoro per la gioventù disperata, che prova a andare in Italia.
  Perché l'Italia? L'Italia è il Paese più vicino e sembra facile raggiungerlo, soprattutto quando le condizioni meteorologiche sono buone e si vedono Pantelleria e Lampedusa. In quel momento, loro vedono l'Europa e il sogno europeo.
  Non possiamo fermare il fenomeno al 100 per cento, ma collaborare per controllarlo e collaborare a fissare questa popolazione nelle sue regioni.

  PAOLO ARRIGONI. Sugli irregolari rintracciati in Italia che non hanno ottemperato e sulla questione della Direttiva IMO, non mi ha ancora risposto...

  MOEZ SINAOUI, Ambasciatore di Tunisia. L'accordo con l'Italia prevede che, quando i migranti arrivati sono identificati come tunisini, automaticamente vengano rimpatriati. Ora, il fatto che questi li lascino non è un problema della Tunisia e credo – anche nel 2011, questa situazione è capitata e c'è stato un problema con la Francia – che, forse, gli italiani sanno che questa gioventù non vuole rimanere in Italia, ma vuole andare in Svizzera, Germania e Francia. Non glielo so dire, ma...

  PRESIDENTE. Ma è un'ipotesi sua...

  MOEZ SINAOUI, Ambasciatore di Tunisia. La mia è un'ipotesi, che si è già verificata nel 2011: in tre giorni sono arrivati 22.000 tunisini a Lampedusa, ma li abbiamo trovati, quando siamo andati in visita in Francia, quasi tutti a Parigi.
  Per noi, l'accordo è chiaro: la crisi della scorsa estate ha incrementato il flusso, che abbiamo gestito aumentando i rimpatri e facendo riunioni con la parte italiana per la manutenzione delle sei motovedette, che erano en panne al porto di Biserta. La manutenzione sta andando bene, per cui, quando avremo a disposizione le sei motovedette, poiché conosciamo le rotte...

  PRESIDENTE. Bloccate tutti.

  MOEZ SINAOUI, Ambasciatore di Tunisia. Sì, possiamo bloccarli. Sì. Li blocchiamo. Ci sarà anche qualcuno che arriva con un piccola barca, come lei ha detto. Ho fatto la traversata dalla mia città a Pantelleria e posso dire che si impiegano tre ore con un barcone. L'ho fatto per una passeggiata e devo dire che si tratta veramente di una passeggiata.
  Non si può controllare il fenomeno al 100 per cento, ma con la collaborazione lo possiamo fermare.

  PAOLO ARRIGONI. Sul recepimento della direttiva IMO per la definizione di Place of safety...

  MOEZ SINAOUI, Ambasciatore di Tunisia. La posizione di principio della Tunisia Pag. 10è che non vogliamo centri di accoglienza. C'è una questione di sovranità: noi ci occupiamo dei tunisini e il centro di accoglienza in Tunisia...

  PAOLO ARRIGONI. Ambasciatore, non intendevo il centro di detenzione. C'è una direttiva internazionale che consente di ottemperare alla Convenzione di Amburgo sul salvataggio delle persone in mare.
  Sostanzialmente, la Direttiva IMO invita ogni Stato con un'area SAR di competenza, nel caso in cui all'interno della propria area SAR venga effettuato il salvataggio di barconi che stanno naufragando, a portare le persone salvate nel porto sicuro più vicino allo Stato di quell'area SAR. So che la Tunisia ne è sprovvista...

  PRESIDENTE. Se vuole, può rispondere, Ambasciatore. Forse, non abbiamo capito la sua difficoltà...

  MOEZ SINAOUI, Ambasciatore di Tunisia. No, non c'è nessuna difficoltà. Come ho già spiegato, nella rotta tramite la Tunisia per l'Italia non ci sono quasi mai africani o di altri Paesi. Dunque, il problema riguarda i tunisini: quando i migranti clandestini sono identificati come tunisini, li prendiamo. Pochissimi africani partono dalla Tunisia verso l'Italia perché la principale rotta è quella che passa per la Libia e Malta. Non si tratta di un caso umanitario per il quale le autorità tunisine non hanno avuto nessuna reazione. È quasi nullo il numero di migranti che partono dall'Africa subsahariana e passano per la Tunisia...

  RICCARDO MAZZONI. Ambasciatore, quei 90.000 tunisini in Italia che il nostro Paese considera ormai italiani conservano la doppia nazionalità, quindi sono ancora tunisini?

  MOEZ SINAOUI, Ambasciatore di Tunisia. Quelli sono ancora tunisini. Ci sono anche due deputati della Camera, che sono nati in Italia. Si tratta di due giovani che vivono in Italia e rappresentano la comunità tunisina all'estero perché sono parlamentari tunisini e hanno anche la cittadinanza italiana.

  PRESIDENTE. Ci sono anche tre calciatori con la doppia cittadinanza e alcuni atleti eccetera.
  Ringrazio i colleghi e ringrazio l'Ambasciatore e la dottoressa Aide Naouri, che è consigliere d'ambasciata.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.50.