XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 36 di Mercoledì 16 novembre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE POLITICHE DEI PAESI ADERENTI RELATIVE AL CONTROLLO DELLE FRONTIERE ESTERNE E DEI CONFINI INTERNI

Audizione dell'Ambasciatrice di Gran Bretagna in Italia, S.E. Jill Morris.
Ravetto Laura , Presidente ... 3 
Morris Jill , Ambasciatrice di Gran Bretagna in Italia ... 4 
Ravetto Laura , Presidente ... 6 
Morris Jill , Ambasciatrice di Gran Bretagna in Italia ... 6 
Ravetto Laura , Presidente ... 7 
Mazzoni Riccardo  ... 7 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 7 
Artini Massimo (Misto-AL-P)  ... 7 
Vattuone Vito  ... 8 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 8 
Ravetto Laura , Presidente ... 8 
Morris Jill , Ambasciatrice di Gran Bretagna in Italia ... 8 
Ravetto Laura , Presidente ... 10 
Morris Jill , Ambasciatrice di Gran Bretagna in Italia ... 10 
Ravetto Laura , Presidente ... 10 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 10 
Ravetto Laura , Presidente ... 10 

ALLEGATO: Documentazione trasmessa a seguito dell'audizione ... 11

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione dell'Ambasciatrice di Gran Bretagna in Italia, S.E. Jill Morris.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'Ambasciatrice di Gran Bretagna in Italia, Sua Eccellenza Jill Morris, che siamo onorati di avere qui e che ringraziamo.
  Per noi la sua presenza è fondamentale, abbiamo già avuto l'occasione di audire il suo predecessore, Ambasciatore Christopher Prentice, il 5 novembre 2015, abbiamo naturalmente un particolare interesse verso la nazione che lei rappresenta, perché siamo in un momento post Brexit e dobbiamo capire l'attuale situazione dei nostri connazionali in UK, ma anche in generale relativamente ai problemi migratori. Questo Comitato bicamerale si occupa essenzialmente di flussi migratori, quindi il primo punto che le vorremmo porre è proprio la posizione del Governo britannico sui controlli alle frontiere con l'Unione europea, in particolare sui risultati dell'incontro tra i Ministri degli interni Alfano e Rudd per quanto riguarda l'immigrazione. Secondo quanto ci è stato riferito dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle politiche europee, onorevole Sandro Gozi, nella seduta del 27 luglio scorso, dopo il referendum sulla Brexit il Regno Unito ha più volte sottolineato la necessità di rafforzare i controlli di frontiera con l'Unione europea, sia marittima, sia terrestre, quindi Calais-Dover, treni e traffico automobilistico via Eurotunnel.
  Risulta inoltre a questo Comitato anche da notizie di stampa (Agenzia Adnkronos del 27 ottobre 2016) che il 27 ottobre 2016 il Ministro dell'interno Angelino Alfano abbia incontrato al Viminale il suo omologo, il britannico Amber Rudd, e che nel corso dell'incontro sarebbero state affrontate le tematiche relative alle materie migratorie della sicurezza. I due ministri avrebbero concordato sulla necessità di mantenere elevata l'attenzione sulle tematiche dei flussi migratori nel Mediterraneo, rafforzando la collaborazione con i Paesi di origine e di transito dei migranti e con i Paesi dell'Unione europea, per favorire l'attuazione dei rimpatri. Alfano e Rudd avrebbero anche approfondito le relazioni operative in chiave di lotta al terrorismo. Il sottosegretario Gozi ci ha già spiegato qualcosa, ma naturalmente lei come fonte per noi è determinante, quindi le chiederemmo di darci degli elementi su questo.
  Secondo punto, le conseguenze della Brexit sullo stato dei cittadini aventi nazionalità di uno degli Stati membri dell'Unione europea residenti nel Regno Unito. Vorremmo affrontare con lei la questione relativa allo status dei cittadini dell'Unione europea residenti in Gran Bretagna a seguito dei risultati del referendum sulla Brexit del 23 giugno 2016. Secondo quanto riferito al Comitato dal sottosegretario Gozi nel corso dell'audizione che le ho citato precedentemente, finché il Regno Unito non avrà notificato, secondo la procedura prevista dall'articolo 50 del Trattato sull'Unione europea (TUE), la volontà di fuoriuscire dall'Unione, i diritti e gli obblighi sono esattamente quelli di uno Pag. 4Stato membro. In seguito bisognerà distinguere tra coloro che sono nel Regno Unito da più o meno di cinque anni, perché i cittadini aventi le nazionalità di uno dei Paesi dell'Unione europea che hanno vissuto in maniera continua e legale per almeno cinque anni nel Regno Unito hanno automaticamente un diritto alla residenza permanente. A questo proposito il Governo britannico avrebbe prodotto una dichiarazione circa la situazione giuridica dei cittadini di Stati membri dell'Unione europea già residenti nel Regno Unito.
  Da quanto risulta al Comitato anche da notizie stampa (La Stampa del 9 ottobre 2016) il Governo britannico avrebbe all'esame un provvedimento secondo il quale tutti i migranti dell'Unione europea che vivono attualmente in Gran Bretagna potranno rimanere dopo la Brexit, una sorta di sanatoria per coloro che non dispongono ancora del diritto alla residenza. La proposta non sarebbe stata ancora confermata, ma diversi ministri del Governo avrebbero assicurato che il piano andrà avanti, quindi le chiediamo di riferire al Comitato su questo.
  Ultimo punto, modalità e tempi della Brexit. Risulta al Comitato che il Primo Ministro britannico, Theresa May, abbia annunciato il 2 ottobre 2016 che il Governo britannico intende avviare il processo di recesso dall'Unione ex articolo 50 del TUE entro fine marzo 2017, e risulta al Comitato che l'Alta Corte del Regno Unito, in una pronuncia del 3 novembre 2016 su un ricorso presentato da alcuni cittadini, abbia stabilito che il Governo potrà notificare l'intenzione di uscire dall'Unione e quindi avviare la procedura ex articolo 50 solo sulla base di una pronuncia parlamentare. Il Governo britannico avrebbe indicato che presenterà ricorso contro la sentenza dell'Alta Corte presso la Corte Suprema e avrebbe anche confermato l'intenzione di procedere alla notifica ex articolo 50 entro marzo 2017, come precedentemente annunciato.
  Risulta inoltre al Comitato anche da notizie stampa (La Stampa del 15 ottobre 2016) che, secondo quanto contenuto in una nota intitolata Brexit update redatta il 7 novembre scorso da un consulente del Governo britannico e ottenuta dal Times, Londra non avrebbe ancora esattamente una exit strategy e occorrerebbero altri sei mesi. Queste sono indiscrezioni, quindi le chiederemmo di fornirci degli elementi di conoscenza su questo.
  Nel ringraziarla ancora per la sua presenza e disponibilità, le ricordo che questa è una seduta pubblica, va sulle agenzie, ma per qualunque necessità di secretarla non ha che da dirlo e noi chiuderemo il circuito interno.
  Le lascio la parola e la ringrazio.

  JILL MORRIS, Ambasciatrice di Gran Bretagna in Italia. Onorevole presidente, onorevoli deputati e senatori, vi ringrazio sentitamente per il cortese invito e per la possibilità che mi è stata data di parlare a nome del Governo britannico su questioni importanti e delicate come quelle analizzate nell'ambito dell'indagine che il Comitato svolge sulla gestione del fenomeno migratorio nell'area Schengen. Come ben sapete, il Regno Unito non fa parte dell'area Schengen, tuttavia il Governo britannico conosce a fondo la difficoltà che i Paesi dell'area Schengen stanno vivendo ormai da diversi anni nel contesto migratorio ed è da sempre impegnato a fornire sostegno agli Stati membri nella gestione delle frontiere esterne dell'Unione europea.
  D'altro canto, è evidente che il funzionamento delle regole che governano l'area Schengen può influenzare significativamente i movimenti migratori verso il Regno Unito, come testimonia la difficile situazione che si era creata a Calais in relazione alla gestione dei migranti che cercano di raggiungere il Regno Unito. La complessità di questo scenario conferma la nostra convinzione che per gestire al meglio l'attuale crisi sia necessario un rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne, una corretta gestione dell'accoglienza delle persone che arrivano e una corretta attuazione delle politiche di rimpatrio per i migranti economici, attraverso una stretta collaborazione tra i Paesi europei e i Paesi terzi.
  Parlando di Europa e di Schengen non posso esimermi dal menzionare il risultato del referendum di giugno a favore dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea. In questo contesto che, come ben sappiamo, ha creato delusione e malcontento, vorrei sottolineare Pag. 5 che la Brexit non avrà alcun impatto sull'impegno del nostro Paese nei confronti delle sfide che l'Europa si trova ad affrontare, in primis quella dell'immigrazione. A seguito del voto referendario, il Regno Unito si avvia infatti a lasciare l'Unione europea, ma non l'Europa. La collaborazione con l'Italia e con gli altri Paesi europei continuerà ad essere fondamentale per il Regno Unito, soprattutto nella gestione delle crisi globali. A dimostrazione di ciò, il nostro Paese continua a garantire il sostegno operativo che ha dato finora agli Stati membri che fanno parte dell'area Schengen, principalmente attraverso un supporto a Frontex, l'Agenzia UE che si occupa della gestione delle frontiere esterne dello spazio Schengen. Nello specifico il Regno Unito partecipa infatti alle operazioni Triton, EUNAVFOR-Med e più recentemente Sophia nella difesa delle frontiere esterne e nel salvataggio di vite umane. Per quanto riguarda l'accoglienza dei migranti il Governo britannico ha accolto con favore l'attivazione da parte dell'Italia dei cosiddetti hotspot, che al momento sono quattro, situati a Lampedusa, Trapani, Pozzallo e Taranto. Al fine di sostenere gli sforzi del Governo italiano in questo senso, il Regno Unito ha offerto il supporto di una task force contro il crimine organizzato in materia di immigrazione per le attività di screening e di briefing dei rifugiati e dei migranti che sbarcano in Europa.
  In termini più generali il Regno Unito sostiene un approccio coordinato ed esaustivo nella gestione delle crisi migratorie. Durante il suo intervento nel corso dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite lo scorso settembre il nostro Primo ministro ha delineato tre princìpi, che per noi sono fondamentali per un approccio efficace alla crisi dei migranti: il principio del First safe country, il diritto a mantenere il controllo delle proprie frontiere, e la distinzione tra rifugiati e migranti economici. Il principio del First safe country si riferisce alla possibilità da parte dei rifugiati che fuggono dai conflitti di chiedere asilo nel primo Paese sicuro che riescono a raggiungere, confinante con il Paese da cui fuggono. Come stiamo infatti osservando in Giordania, Libano e Turchia, quando viene garantita un'assistenza adeguata all'interno della regione in cui è in corso uno o più conflitti è possibile individuare nuove soluzioni per garantire rifugio e opportunità economiche sia ai rifugiati sia ai Paesi che li ospitano. Garantendo infatti ai rifugiati la possibilità di rimanere all'interno della propria regione diventa più facile per loro ritornare nei Paesi di origine e ricostruire la propria vita, una volta cessati i conflitti. In questo modo sarebbe inoltre possibile ridurre i movimenti migratori al di fuori della regione ed evitare di conseguenza molte morti in mare dei migranti che si imbarcano in viaggi pericolosi per attraversare le frontiere, viaggi da cui traggono vantaggio solo le reti dei trafficanti.
  In secondo luogo è necessario riconoscere e rispettare il diritto al controllo delle proprie frontiere, per poter garantire protezione ai rifugiati e poter invece rimpatriare coloro che non hanno diritto alla protezione. Proprio per garantire la possibilità di restare in Europa a chi ne ha diritto e facilitare l'identificazione di coloro che non hanno diritto a rimanere, è importante che gli Stati membri applichino adeguatamente le leggi in vigore sia alle frontiere, sia all'interno del Paese, ad esempio monitorando il rimpatrio dei migranti che non hanno diritto allo status di rifugiato. Ciò è importante al fine di garantire la sicurezza dei cittadini europei. In questo contesto è inoltre essenziale che i Paesi terzi si impegnino ad accettare il rimpatrio dei propri connazionali qualora non abbiano diritto di rimanere.
  In terzo luogo è necessario migliorare le modalità di distinzione tra i rifugiati che fuggono da conflitti e persecuzioni, e i migranti economici. Ovviamente si può ben comprendere il desiderio di chi emigra alla ricerca di una vita migliore, ma è tuttavia necessario gestire questo fenomeno in modo adeguato. L'immigrazione economica è infatti un'enorme risorsa per la nostra economia quando però sia controllata e avvenga in modo legale e sicuro. Per questo motivo è importante implementare adeguatamente le convenzioni e i protocolli attualmente in vigore, al fine di garantire la protezione a chi ne ha diritto e disincentivare i migranti economici a utilizzare le rotte illegali. Pag. 6
  In questo contesto il Governo britannico è inoltre convinto che l'aiuto umanitario e allo sviluppo nei Paesi d'origine sia un elemento chiave per gestire il fenomeno dell'immigrazione. Il Regno Unito è infatti al secondo posto a livello mondiale per lo stanziamento di fondi a favore degli aiuti umanitari e allo sviluppo, quest'anno ad esempio sono stati stanziati 4 miliardi di sterline a favore dei Paesi africani, compresi molti Paesi di origine e di transito dei flussi migratori. Ci siamo inoltre impegnati a stanziare lo 0,7 per cento dal nostro reddito nazionale lordo a favore degli aiuti allo sviluppo globale. Grazie a questi fondi stiamo delineando dei programmi di aiuto allo sviluppo, con l'obiettivo di ridurre i fattori di spinta che portano le persone a intraprendere pericolosi viaggi. Tra gli obiettivi di questi programmi c'è il miglioramento dell'istruzione (in questo campo abbiamo stanziato 39 milioni di dollari a favore del fondo Education cannot wait, che garantirà l'assistenza a 13 milioni di bambini che vivono in zone di conflitto), la creazione di nuovi posti di lavoro e l'aumento della mobilità dei lavoratori in Africa e in Asia.
  Per concludere, vorrei quindi ribadire il continuo sostegno del Regno Unito all'Italia e a tutti i Paesi dell'UE nella gestione della crisi migratoria attraverso il supporto sia alle operazioni navali in corso (Triton, Sophia ed EUNAVFOR-Med), sia alle operazioni di gestione degli sbarchi dei migranti sulle coste italiane. Apprezziamo in particolare gli sforzi dell'Italia volti a contrastare le cause originarie della crisi migratoria attraverso accordi con i Paesi di origine e di transito e attraverso la politica dei rimpatri, sulla quale abbiamo avviato un'ottima collaborazione a livello bilaterale. A nostro avviso eliminare i fattori di spinta all'emigrazione verso l'Europa è infatti fondamentale e significa anche fornire un sostegno importante ai Paesi nelle regioni di origine e transito dei rifugiati. Si tratta di una condizione indispensabile, affinché questi Paesi possano essere in grado di offrire condizioni di vita dignitose a coloro che fuggono da conflitti e persecuzioni, e per far sì che l'Europa non sia l'unica destinazione possibile per loro.
  Ringrazio nuovamente il Comitato per la possibilità che mi è stata data e resto a completa disposizione per eventuali domande. Grazie.

  PRESIDENTE. Moltissime grazie, ambasciatrice. Se può dirci qualcosa su Brexit, sui nostri connazionali, sulla peculiarità del voto da parte del Parlamento, sui tempi...

  JILL MORRIS, Ambasciatrice di Gran Bretagna in Italia. In primo luogo sulla Brexit: il Regno Unito rimane conforme alla legislazione UE fino a quando non lascerà l'Unione, pertanto non vi sarà alcun cambiamento immediato nella posizione del Regno Unito come risultato del referendum, è stata avviata la preparazione per i negoziati. Ovviamente tutte le questioni legate a rapporti con l'UE, tra cui la condivisione delle informazioni, tema molto importante per quanto riguarda la crisi migratoria, verranno analizzate in dettaglio come parte del processo di uscita dall'UE. Le modalità con cui il Governo controllerà la circolazione dei cittadini dell'UE verso il Regno Unito dopo la Brexit devono ancora essere determinate; abbiamo affermato chiaramente che una delle nostre priorità durante le negoziazioni è determinare il numero di persone che arrivano dall'Europa, ma al momento non ci sono elementi per entrare troppo nel merito e non si potrà comunque farlo prima dell'inizio delle negoziazioni.
  Nei confronti dei diritti acquisiti dei cittadini italiani, dei cittadini europei che sono già nel Regno Unito vorrei sottolineare quanto il nostro Primo Ministro ha dichiarato in occasione della sua visita di luglio, ossia l'intenzione del Governo britannico di proteggere i diritti acquisiti dei cittadini europei. Vi è solamente una condizione, la reciprocità. Se infatti i diritti dei cittadini britannici fossero protetti, per noi non ci sarebbe problema. Il nostro Governo intende affrontare questo punto specifico all'inizio dei negoziati, perché sappiamo bene che anche per i nostri cittadini è un punto che suscita molte preoccupazioni, quindi vorremmo affrontarlo all'inizio delle negoziazioni.
  Articolo 50 del TUE ormai famoso: la posizione del Governo britannico ribadisce l'intenzione Pag. 7 di attivare l'articolo 50 prima di marzo, è in atto un processo nella Corte, l'Alta Corte ha adottato una decisione, ma il Governo fa un appello che sarà valutato dalla Corte Suprema, la più alta del nostro Paese, all'inizio di dicembre, quindi aspettiamo una decisione prima di Natale o all'inizio di gennaio. Nonostante il processo in atto con la Corte, il Governo e il nostro Primo Ministro rimangono determinati a rispettare la scadenza che abbiamo dichiarato, cioè ad attivare l'articolo 50 prima di marzo.

  PRESIDENTE. Grazie, ambasciatrice, è stata veramente esaustiva e chiara. Lascio ora la parola ai colleghi che desiderino intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  RICCARDO MAZZONI. Grazie, presidente. Complimenti, ambasciatrice, per il suo italiano, perché è veramente apprezzabile. Lei ha parlato di First safe country, Paesi di primo approdo, e in un primo momento ho sobbalzato perché l'Italia come Paese di primo approdo dell'Unione europea paga pesantemente il Regolamento di Dublino. Intanto le chiedo quindi cosa pensi del Regolamento di Dublino, che, nato in un'altra epoca storica, ora costringe i Paesi in prima linea sul fronte dell'immigrazione a sopportare tutti gli oneri delle ondate di migranti. Però lei parlava di Paese di primo approdo della regione di provenienza e questo pone un altro problema, quindi lei vorrebbe ampliare il modello Turchia? La Turchia però può essere considerata, con quello che sta succedendo, un Paese terzo sicuro, in cui si rispettano i diritti umani e c'è piena democrazia?
  Lei ha accennato alla necessità di un coordinamento delle politiche europee, l'Italia a suo parere sta facendo la sua parte in toto con gli hotspot e con il salvataggio delle vite in mare, ma l'Europa con il fallimento della relocation ha reso impossibile quella redistribuzione e quella solidarietà tra Stati che ha lasciato l'Italia a sopportare da sola tutto questo?
  A questo proposito le chiedo un suo parere sul veto che il Governo italiano ha minacciato di mettere al bilancio europeo, sostenendo che l'Italia non può pagare chi, come il premier ungherese Orban, costruisce muri invece di solidarizzare, come auspicato dalla Commissione europea. Grazie.

  GIORGIO BRANDOLIN. Grazie. Per quanto riguarda la Brexit lei dà per scontato il 1° marzo come volontà del Primo Ministro, ovviamente se la Corte Suprema... altrimenti c'è un'opzione B?
  Lei ha parlato di primo Paese sicuro e condividiamo tutti il concetto, i siriani devono rimanere attorno alla Siria, per semplificare la cosa, perché (l'abbiamo sentito dagli stessi ambasciatori dei Paesi del Medio Oriente) la volontà di questi sfortunati è tornare a casa appena finita la guerra, così come nel tempo è successo dappertutto (pensiamo all'ex Jugoslavia, dove gli immigrati erano 3 milioni e sono ritornati a 1.800.000 finita la guerra), ma coloro che vengono salvati nel Mediterraneo provengono da Paesi subsahariani, quindi vorrei capire come la Gran Bretagna pensi di fermare queste persone in Mali piuttosto che in Sudan o in Senegal.
  La terza domanda è se lei ritiene, come ritengo io, che, piuttosto che fare degli accordi bilaterali tra Italia, Gran Bretagna, Senegal, sarebbe più importante siglare un accordo tra Europa e singolo Paese per i rimpatri, perché la difficoltà del nostro Paese è proprio quella di rimandare indietro chi non ha diritto, ma ci troviamo nell'impossibilità di avere degli accordi. Visto che il popolo ha deciso di uscire dall'Europa unita ma non dall'Europa, ritiene che un coordinamento e un'azione complessiva europea siano indispensabili?

  MASSIMO ARTINI. Vorrei una precisazione, ambasciatrice, in merito alle missioni Triton, Frontex ed EUNAVFOR-Med. Lei ha detto che al momento rimane lo stesso impianto di presenza del Regno Unito, dopo il 1° marzo nell'accezione per cui il Primo Ministro ha configurato l'applicazione dell'articolo 50 del TUE, quindi mi chiedo se la partecipazione anche da un punto di vista finanziario sarà la stessa, perché la presenza di navi britanniche è stata importante. Rimarrà con la medesima presenza? Pag. 8
  È anche plausibile che da qui a marzo del prossimo anno possa essere implementata la terza fase di EUNAVFOR-Med, con un impegno sulle coste e direttamente in territorio libico, quindi con una presenza non solo di forze speciali, ma anche di altri ruoli militari? Grazie.

  VITO VATTUONE. Grazie, ambasciatrice. Mi ricollego anch'io alla domanda del collega Artini, sebbene lei nella sua relazione abbia già esplicitato tutte le questioni, perché le missioni internazionali sono un punto importante. Lei ha citato EUNAVFOR-Med, che è una missione europea, e ne abbiamo un'altra molto importante che riguarda la pirateria, la missione Atalanta, guidata dal Regno Unito, sono missioni dell'Unione europea, quindi il Regno Unito si candiderà a guidare una missione dell'Unione europea? Questo è un punto che rimane ancora incerto, probabilmente l'impegno finanziario verrà mantenuto, però c'è una strategia ben precisa dell'Unione europea su cui andrà fatta una riflessione, quantomeno per le missioni che il Regno Unito sta guidando.
  L'altro punto che volevo sottolineare riguarda i rimpatri. Lei ha citato anche gli impegni finanziari per eliminare i fattori di spinta, però riteniamo che un intervento coordinato dell'Europa sia sicuramente più efficace, quindi è assolutamente indispensabile spingere in questa direzione.

  MARIA CHIARA GADDA. Vorrei chiedere un approfondimento maggiore dal punto di vista quantitativo e numerico. Lei ha distinto tra migranti di tipo economico e richiedenti asilo. Sarebbe utile per noi capire come questa distinzione si articoli nel vostro Paese, quindi quanti richiedenti asilo ci siano in Gran Bretagna, quanti migranti economici, quante persone siano state rimpatriate e di quali nazionalità, per capire se nel vostro Paese ci sia una differenza rispetto agli arrivi in Italia.
  Vorrei chiedere un approfondimento anche dal punto di vista delle procedure e delle relative tempistiche, perché chiaramente i richiedenti asilo devono affrontare un percorso per la valutazione della loro richiesta e ci sarebbe utile capire con quali modalità e quali tempi avvenga tale valutazione, e nel caso di diniego quale procedura venga attivata, e se le persone che ricevono il diniego vengano tutte rimpatriate.
  La situazione di Calais è stata completamente risolta o ci sono ancora delle problematiche aperte?

  PRESIDENTE. Ambasciatrice, abbiamo compreso che lei è preparatissima e risponderà su tutto, però mi rendo conto che alcune domande sono di competenza del Ministero degli esteri, quindi risponda pure con tranquillità e, se vorrà farci avere in seguito i documenti sul numero dei rifugiati e dei migranti economici, potrà inviarceli successivamente. Dispongo, in tal senso, che siano allegati al resoconto della seduta odierna (vedi allegato).
  Lascio la parola all'Ambasciatrice di Gran Bretagna in Italia, S.E. Jill Morris.

  JILL MORRIS, Ambasciatrice di Gran Bretagna in Italia. Grazie mille per tutte le domande. Sì, se possiamo mandare dopo i numeri, perché dobbiamo controllare anche con il Ministero dell'interno a Londra, ma certamente ve li invieremo.
  Comincerei con le missioni internazionali e la nostra partecipazione anche nelle missioni europee. Naturalmente spero che sia chiaro che come Regno Unito continueremo a fare di tutto per rispettare le nostre responsabilità e i nostri doveri come membro dell'UE fino a quando non saremo più un membro Paese. Il 1° marzo, momento in cui inizieremo i negoziati, non è il momento in cui usciremo dall'UE, occorreranno almeno due anni per il percorso di uscita e durante quel periodo abbiamo intenzione di continuare a rispettare tutte le nostre responsabilità e tutti i nostri doveri come un membro Paese, anche nelle missioni internazionali nel campo della lotta alla crisi migratoria.
  Non posso speculare sulla posizione dopo la Brexit, ma posso dire che la sfida della crisi migratoria è una sfida globale, come il nostro Primo Ministro ha detto a New York, quindi è necessario continuare a collaborare strettamente con i nostri partnerPag. 9internazionali e globali, e per questo il nostro Primo Ministro ha detto a New York che si tratta di un problema non europeo, ma internazionale, a livello ONU, e dobbiamo collaborare in Europa ma ancora di più a livello internazionale, anche se con la Brexit il modo in cui collaboriamo con i nostri partner europei cambierà. Cosa però non cambierà? Purtroppo esisteranno le stesse sfide e noi dobbiamo continuare a collaborare strettamente. Per quanto riguarda la partecipazione alle missioni non abbiamo ancora preso alcuna decisione, ma la nostra posizione generale suggerisce che il Regno Unito continuerà a far parte della partnership internazionale per affrontare questo problema.
  La situazione a Calais. Abbiamo visto quello che il Governo francese ha fatto, da parte nostra abbiamo preso centinaia di minori non accompagnati, questo processo continua e collaboriamo con il Governo francese. In seguito allo sgombero del campo più di 5.000 migranti adulti sono stati trasferiti nei vari centri di accoglienza presenti in Francia, al momento il campo è vuoto e non ci sono stati spostamenti significativi di migranti da Calais in Belgio. Gran parte dei migranti che risiedevano nel campo ha tuttavia rifiutato l'offerta di essere trasferiti nei campi di accoglienza e le informazioni dell’intelligence inducono a ritenere che molti siano in attesa, nella speranza di rientrare a Calais una vota ritirate le misure di sicurezza. Il rischio di uno spostamento dei migranti da Calais ad altri Stati membri ha portato a una stretta collaborazione tra il Regno Unito e i suoi partner a livello bilaterale, per garantire la sicurezza dei porti e fare in modo che i gruppi del crimine organizzato non li utilizzino più come rotte alternative per entrare nel Regno Unito. Per quanto riguarda l'eventuale muro, su cui tanti articoli sono stati pubblicati sui giornali, è importante sottolineare che questo non è un muro fra il Regno Unito e la Francia, ma è per ragioni di sicurezza, infatti è stato pianificato un muro lungo l'autostrada per evitare che, come purtroppo abbiamo visto, le persone cerchino di saltare sui camion e talvolta rimangano uccise perché è molto pericoloso. Per questo lavoriamo con il Governo francese per pianificare una recinzione per evitare queste situazioni tragiche.
  Il Regolamento di Dublino è un sistema esistente da lungo tempo e rimane per il Regno Unito uno strumento importante nella gestione delle richieste d'asilo all'interno dell'Europa. Le proposte di ricollocazione sono misure di carattere eccezionale e rappresentano un emendamento straordinario a Dublino, che però non deve essere pregiudicato. La nostra posizione è che l'eccezione non debba diventare la regola e che non debbano crescere le aspettative secondo le quali le regole esistenti possono non essere applicate, perché in questo modo si incentiverebbero i flussi migratori. Tale meccanismo inoltre non affronta le cause principali dell'immigrazione irregolare, che a nostro avviso è invece l'elemento prioritario da considerare per gestire la crisi migratoria. Noi crediamo che il reinsediamento sia una risposta più efficace al problema. In questo contesto tra giugno 2015 e giugno 2016 abbiamo reinsediato 3.439 siriani nel Regno Unito.
  Il First safe country e gli accordi con i Paesi d'origine sono stati il cuore dell'incontro tra Amber Rudd e il Ministro Alfano. Lavoriamo sui modi in cui possiamo bilateralmente migliorare la situazione per quanto riguarda gli accordi con i Paesi d'origine, abbiamo legami storici e culturali con i diversi Paesi dell'Africa e possiamo sfruttare le relazioni con i Paesi d'origine e di transito per facilitare gli accordi, non si tratta di una scelta diretta fra un accordo bilaterale e un accordo a livello europeo, ma in base alla nostra esperienza è più facile il bilaterale, ci vuole meno tempo per concluderlo quindi per essere più efficaci è meglio iniziare con un accordo bilaterale, che può essere il primo passo verso un accordo a livello europeo.
  La domanda sulla Turchia esula dalla mia competenza, ma potremo inviarvi in seguito la posizione ufficiale del Governo sulla situazione attuale in Turchia.
  L'opzione B non esiste, è molto facile rispondere alla domanda. Come ho cercato di spiegare, nonostante il processo in atto con la Corte, il Governo è ancora determinato e convinto che sarà possibile attivare Pag. 10l'articolo 50, nel frattempo la nostra priorità è preparare la nostra posizione per i negoziati, ma la posizione del Governo è chiara: rispettiamo la decisione del popolo britannico.
  Sul sistema di asilo nel Regno Unito abbiamo una lunga tradizione come in Italia di riconoscimento dello status di rifugiati e di protezione in conformità con la convenzione e il protocollo. In conformità con la convenzione l'asilo viene garantito in caso di timore fondato di persecuzione per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un particolare gruppo sociale o opinione politica. Il richiedente deve dimostrare che non può avere protezione dalle autorità del Paese di origine e non può spostarsi in altre parti del Paese per sfuggire alla persecuzione, ma forse sarà più interessante parlare del sistema di appello, dove c'è una grande differenza fra i nostri due sistemi. Per quanto riguarda la possibilità di ricorso abbiamo stabilito una procedura particolare che riguarda la certificazione dei casi, non è previsto il diritto al ricorso nel caso in cui una domanda risulti certificata, ovvero palesemente infondata. In tal caso la domanda viene respinta e non c'è possibilità di appello. Sono le autorità giudiziarie di primo grado a decidere l'eventuale infondatezza.

  PRESIDENTE. Quindi i tribunali ordinari?

  JILL MORRIS, Ambasciatrice di Gran Bretagna in Italia. Sì. Le nostre statistiche dimostrano che a giugno del 2015 solo il 14 per cento è stato respinto perché certificato, ovvero infondato, con conseguente negazione del diritto al ricorso, una parte significativa ma non la maggioranza.
  Purtroppo non abbiamo al momento le statistiche di quest'anno, ma se è di interesse possiamo inviarle.

  PRESIDENTE. Non è proprio un dibattito, però l'onorevole Gadda avrebbe una breve osservazione, se glielo consente...

  MARIA CHIARA GADDA. Soltanto una richiesta in merito ai dati che devono essere forniti: se è possibile capire da quali nazionalità vengano le richieste e questo 14 per cento.

  PRESIDENTE. Ringraziamo moltissimo l'ambasciatrice Morris. Faccio solo una precisazione su Dublino: comprendo benissimo che per il Regno Unito possa essere misura eccezionale la ricollocazione, perché extra Schengen, però per un ambito europeo, dove si garantisce la libertà di circolazione a chi ha diritto, considerato che chi arriva sulle nostre coste vuole entrare non in Italia, ma in Europa e che le ricollocazioni riguardano chi ha diritto di rimanere, non vedo questa eccezione a Dublino. Voglio ringraziarla moltissimo per essere stata veramente esaustiva, quando i suoi uffici manderanno i documenti dovrete precisare quali possiamo acquisire agli atti e quali siano solo per distribuzione interna ai commissari. Fin d'ora, in base alle vostre indicazioni, ne autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto della seduta odierna. Voglio anche ringraziare le persone che l'accompagnano, la dottoressa Marzia Pecorari, funzionario di giustizia e affari interni, e il dottor Danny Andrews, consigliere prosperità. Le siamo davvero grati e speriamo di poterla riavere con noi dopo marzo per gli aggiornamenti.
  Nel ringraziare i nostri ospiti, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.25.

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ALLEGATO

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