XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 27 di Mercoledì 18 maggio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE POLITICHE DEI PAESI ADERENTI RELATIVE AL CONTROLLO DELLE FRONTIERE ESTERNE E DEI CONFINI INTERNI

Audizione dell'Ambasciatore di Turchia in Italia, S.E. Aydin Adnan Sezgin.
Ravetto Laura , Presidente ... 3 
Sezgin Aydin Adnan , Ambasciatore di Turchia in Italia ... 4 
Ravetto Laura , Presidente ... 7 
Sezgin Aydin Adnan , Ambasciatore di Turchia in Italia ... 7 
Ravetto Laura , Presidente ... 9 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 9 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 9 
Artini Massimo (Misto-AL-P)  ... 9 
Ravetto Laura , Presidente ... 10  ... 10 
Sezgin Aydin Adnan , Ambasciatore di Turchia in Italia ... 10 
Ravetto Laura , Presidente ... 10 
Sezgin Aydin Adnan , Ambasciatore di Turchia in Italia ... 10 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 10 
Sezgin Aydin Adnan , Ambasciatore di Turchia in Italia ... 10 
Ravetto Laura , Presidente ... 11 
Sezgin Aydin Adnan , Ambasciatore di Turchia in Italia ... 11 
Ravetto Laura , Presidente ... 11 
Sezgin Aydin Adnan , Ambasciatore di Turchia in Italia ... 11 
Ravetto Laura , Presidente ... 11 

(La seduta termina alle 10.10) ... 11 

ALLEGATO: Domande rivolte per iscritto dai senatori Arrigoni Paolo (LN-Aut) e Mazzoni Riccardo (AL-A) all'Ambasciatore di Turchia in Italia, S.E. Aydin Adnan Sezgin ... 12

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione dell'Ambasciatore di Turchia in Italia, S.E. Aydin Adnan Sezgin.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'ambasciatore di Turchia in Italia, S.E. Aydin Adnan Sezgin.
  Naturalmente la prima cosa su cui il Comitato vorrebbe avere da lei informazioni più dettagliate è l'attuazione dell'accordo tra l'Unione europea e la Turchia. Lo scorso aprile per la prima volta il numero degli arrivi di migranti in Italia ha superato quello degli arrivi in Grecia (questo dal giugno 2015), come reso noto da Frontex, e gli arrivi in Grecia sono stati, secondo l'Agenzia per il controllo delle frontiere esterne dell'UE, circa 2.700, il 90 per cento in meno rispetto al mese precedente, mentre quelli registrati nel Mediterraneo centrale sono stati 8.370.
  Secondo Frontex, a determinare questo calo in Grecia sono stati diversi fattori, ma prima di tutto l'accordo tra l'Unione europea e la Turchia, siglato il 18 marzo 2016 tra i leader dell'UE e della Turchia. L'accordo prevede tra l'altro il ritorno in Turchia di tutti i migranti irregolari che hanno compiuto la traversata dalla Turchia alle isole greche a decorrere dal 20 marzo 2016, e un impegno della Turchia ad adottare qualsiasi misura necessaria per impedire l'apertura di nuove rotte terrestri o marittime per la migrazione illegale. L'accordo prevede anche che, una volta terminati gli attraversamenti irregolari, verrà attivato un programma volontario di ammissione umanitaria. L'UE ha stanziato 3 miliardi di euro di aiuti per la Turchia e mobiliterà altri 3 miliardi di euro una volta che queste risorse saranno state utilizzate e a condizione che gli impegni siano soddisfatti. I leader dell'Unione europea e della Turchia hanno inoltre convenuto di accelerare l'adempimento della tabella di marcia sulla liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi.
  La prima domanda è se ci possa dare maggiori dettagli su questo accordo, la seconda è relativa alla proposta di revocare l'obbligo del visto per i cittadini turchi che vogliano recarsi nell'UE. Nel quadro di questo accordo la Commissione europea ha proposto di revocare l'obbligo del visto per i cittadini turchi, a condizione che le autorità turche si allineino in via prioritaria a 72 parametri di riferimento ancora in sospeso della relativa tabella di marcia per un regime di esenzione del visto. Lunedì 9 maggio la Commissione libertà civili del Parlamento europeo, la LIBE, ha tuttavia deciso di sospendere l'esame della proposta per la liberalizzazione dei visti finché la Turchia non avrà rispettato tutti i requisiti chiesti. In particolare, risulta al Comitato che il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz abbia dichiarato che Ankara deve definire la portata della legge antiterrorismo. A tale proposito risulta anche al Comitato che il Ministro Turco per gli affari europei, Volkan Bozkir, abbia dichiarato che per Ankara la revisione della legge sarebbe possibile se la Turchia si sentisse parte della famiglia UE, quindi anche su Pag. 4questo, ambasciatore, le chiederemmo delle delucidazioni.
  Da ultimo le chiediamo un commento sul ruolo svolto dal Governo turco nella lotta contro il terrorismo fondamentalista e un giudizio delle autorità turche sull'evoluzione della situazione in Siria e in Iraq. La recente sequela di attentati culminati nella strage di Bruxelles del 22 marzo 2016 ha infatti confermato la grave minaccia rappresenta dall'Isis-Daesh per la sicurezza internazionale, quindi le chiediamo di riferire al Comitato, nei limiti delle sue competenze, elementi di conoscenza sui rischi di infiltrazione di militanti di Isis-Daesh nel flusso di migranti provenienti dal Mediterraneo orientale e sul ruolo svolto dal Governo turco nella lotta contro il terrorismo.
  Grazie, ambasciatore, le cedo la parola.

  AYDIN ADNAN SEZGIN, Ambasciatore di Turchia in Italia. Grazie, Presidente, grazie, gentili onorevoli, sono molto contento di essere qui insieme a voi per uno scambio di opinioni sulla crisi dell'immigrazione e sull'asilo. Se mi permettete, continuerò in inglese, perché sono sicuro che con il mio intervento riuscirò a rispondere a gran parte delle domande che mi avete già rivolto. Se ne avrete delle altre, sarò comunque lieto di rispondere. Oggi avremo anche l'opportunità di discutere insieme del processo di liberalizzazione del regime dei visti per i cittadini turchi che si muovano verso Paesi Schengen, che è stato oggetto di una sua domanda, e parleremo anche dell'attuazione dell'accordo di riammissione tra Turchia e Unione europea. Ringrazio il Comitato per questo incontro, che si svolge in un momento quanto mai opportuno, soprattutto in considerazione del fatto che la rotta della migrazione verso l'Europa ha iniziato a cambiare, come lei ha detto, e ci troviamo in un momento di svolta nel processo di liberalizzazione dei visti con l'Unione europea.
  Da alleati che condividono insieme prospettive mediterranee molto forti, la Turchia e l'Italia hanno politiche convergenti riguardanti la regione del Mediterraneo. Questa visione comune si riflette anche sulla crisi migratoria e i nostri Paesi hanno adottato approcci simili in relazione alla crisi. Le autorità italiane capiscono la posizione della Turchia meglio di altri leader dell'Unione europea, e abbiamo entrambi sottolineato la necessità di un'azione internazionale concertata e di una ripartizione degli oneri, e l'abbiamo fatto dall'inizio. Se le preoccupazioni e le proposte di Turchia e Italia fossero state prese in considerazione prima del 2015, sicuramente adesso ci saremmo trovati in una situazione migliore per superare la crisi.
  Dovremmo concentrare la nostra attività sull'individuazione di modalità per gestire meglio questa questione rafforzando la nostra cooperazione. La migrazione irregolare verso l'Europa non è un problema solo della Turchia, dell'Italia o della Grecia, ma è una questione regionale, che richiede una forte cooperazione e una ripartizione degli oneri efficace. La Turchia ha considerato l'attuale flusso migratorio nella regione del Mediterraneo come una crisi umanitaria e ha dato risposte umanitarie adeguate alla situazione, abbiamo adottato una politica di porte aperte nei confronti del popolo siriano. Mentre alcuni Paesi dell'Unione europea discutevano se accettare un certo numero di richiedenti asilo o no, la Turchia era già diventata il principale Paese al mondo che ospitava rifugiati. Adesso la Turchia ospita più di 2,7 milioni di siriani, che chiedono protezione e assistenza, dei quali 270.000 sono alloggiati in 26 centri di protezione temporanea.
  Abbiamo mobilitato consistenti risorse e capacità per affrontare e soddisfare i bisogni di queste persone in nome e per conto – e sottolineo «per conto» – della comunità internazionale. Concediamo lo status di protezione temporanea ai siriani, forniamo loro alloggio, prodotti alimentari, oltre ad assistenza medica, didattica e psico-sociale. I siriani che vivono fuori dai centri di protezione temporanea sono anch'essi sotto il nostro regime di protezione e beneficiano di assistenza sanitaria gratuita e di servizi didattici. I siriani sono stati autorizzati ad accedere al mercato del lavoro turco a partire dal gennaio 2016. Queste sono misure importanti, adottate per convincere Pag. 5 i siriani a non partire per i Paesi dell'UE.
  La maggior parte dei siriani che sono scappati, sono fuggiti in Turchia attraverso la Giordania e il Libano e hanno raggiunto Paesi dell'Unione europea. La maggior parte dei siriani di questo flusso era composta da persone che in Giordania e Libano erano richiedenti asilo. Per controllare questa ondata, lo scorso 8 gennaio abbiamo imposto l'obbligo del visto per i siriani che arrivavano in Turchia via aria e via mare da Paesi terzi. Questa misura era volta a ridurre il flusso migratorio verso l'Unione europea. Ribadisco che la maggior parte dei siriani che si sono mossi verso l'Europa dalla Turchia erano richiedenti asilo che si erano recati dapprima in Giordania e in Libano.
  Degli 830.000 bambini siriani in età scolare presenti in Turchia, più di 500.000 non vanno a scuola. Effettivamente c'è necessità di nuove scuole, nuove aule e insegnanti per colmare questo gap nelle iscrizioni scolastiche. D'altra parte vale la pena menzionare anche la presenza di 152.000 bambini siriani che sono nati in Turchia. La quantità di denaro che abbiamo speso per i siriani che sono alloggiati nei centri di protezione temporanea ha raggiunto la cifra di 10 miliardi di euro. Se si calcolano i costi dei servizi forniti ai siriani che vivono fuori da questi centri, la somma di denaro sarà molto più alta. Rispetto alla cifra che ho citato, il contributo finanziario della comunità internazionale elargito alla Turchia è al di sotto delle aspettative ed è pari a circa 450 milioni di euro. L'UE si è impegnata a stanziare 6 miliardi di euro per i siriani in Turchia, come ha detto la signora presidente, e questa cifra sarà elargita in due rate, ciascuna delle quali sarà di 3 miliardi di euro. Questa somma sarà utilizzata soltanto per soddisfare i bisogni urgenti dei siriani in Turchia, relativi all'istruzione e all'assistenza sanitaria. Finora soltanto una piccola parte del fondo è stata trasferita alla Turchia e stiamo cercando di individuare modalità pratiche per accelerare il trasferimento di questa somma di denaro.
  Occorrerebbe fare uso dell'istituto del reinsediamento e di altri istituti giuridici affinché si possano condividere le responsabilità relative ai siriani in maniera più equa. Il reinsediamento facilita il movimento dei rifugiati in maniera regolare, sicura, ordinata, tuttavia questo meccanismo al momento non sta funzionando correttamente. Per quanto riguarda la situazione in Turchia, nel 2015 soltanto 1.140 siriani sono stati reinsediati in un Paese terzo attraverso l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, quindi gli obiettivi raggiunti con il reinsediamento sono molto bassi rispetto alla popolazione siriana che, come abbiamo già detto, in Turchia è pari a 2,7 milioni di persone. Riteniamo che occorra rafforzare in maniera significativa il sostegno dato all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite.
  Per riassumere, stiamo sostenendo un enorme onere sulle nostre spalle; altri Paesi che ospitano grandi popolazioni di rifugiati affrontano sfide simili alle nostre. L'Italia ha difficoltà analoghe ma su scala differente. La responsabilità di affrontare la crisi umanitaria dei siriani non può essere lasciata soltanto ai Paesi in prima linea; la prossimità geografica non equivale necessariamente a responsabilità da soli. La comunità internazionale deve condividere questa responsabilità e gli oneri ad essa connessi.
  Lei, signora Presidente, mi ha rivolto una domanda sull'attuazione dell'accordo Turchia-UE dello scorso 18 marzo. Questo accordo contiene aspetti relativi al reinsediamento sui quali adesso mi concentrerò. L'accordo si basa sulla proposta presentata dalla Turchia per prevenire i decessi nel Mar Egeo, smantellare le reti di contrabbando dei migranti e sostituire la migrazione irregolare con quella regolare. In linea con questo accordo, tutti i nuovi migranti irregolari che compiano la traversata dalla Turchia alle isole greche saranno rispediti in Turchia e, per ogni siriano o cittadino di altra nazionalità che venga riportato in Turchia dalle isole dell'Egeo, l'UE dovrà reinsediare un richiedente asilo siriano proveniente dalla Turchia. La Turchia ha iniziato a riprendere tutti i migranti irregolari che si erano recati in Europa attraverso la Turchia a partire dal 4 Pag. 6aprile. Nella stessa data è partito il reinsediamento dei siriani della Turchia verso i Paesi dell'Unione europea. In questo contesto la Turchia ha ripreso 386 migranti irregolari provenienti dalle isole dell'Egeo, dei quali solo 14 sono siriani, e, nel rispetto della formula «1 in cambio di 1», 125 siriani sono stati reinsediati in Germania, Paesi Bassi, Finlandia, Svezia e Lituania.
  Questo esercizio rappresenta l'esempio più evidente di condivisione degli oneri e delle responsabilità, che la Turchia chiedeva dalla fase iniziale della crisi siriana nel 2011. Le procedure di reinsediamento vengono svolte in linea con i criteri di vulnerabilità delle Nazioni Unite. Tali criteri riguardano le persone che hanno bisogno di protezione fisica, di assistenza medica, i richiedenti asilo più anziani, le donne, le ragazze e i bambini a rischio. In questo processo la cooperazione con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati è essenziale.
  Per concedere lo status di protezione temporanea ai siriani che fanno ritorno provenendo dalle isole dell'Egeo, il 7 aprile abbiamo emendato la nostra normativa in materia, quindi ogni siriano che viene rimandato in Turchia proveniente dalle isole dell'Egeo gode di protezione in Turchia, e, come per cittadini di altre nazionalità, non deve esistere alcun dubbio sul fatto che noi agiremo in linea con la legge turca che riguarda gli stranieri e la protezione internazionale. La nostra normativa, che è in linea con gli standard dell'UE, fornisce una tutela giuridica sufficiente.
  Da quando è diventato operativo l'accordo con l'UE lo scorso 20 marzo, si è già registrato un forte calo delle traversate irregolari nel Mar Egeo. Mentre nell'ottobre 2015 si registrava una media giornaliera di circa 7.000 traversate irregolari, questa cifra è scesa a 70 il 6 aprile del 2016. Non si sono registrate traversate l'1, il 25, il 30 aprile scorsi e il 1o maggio, il che dimostra che il nostro accordo ha già consentito di raggiungere un risultato positivo, perché in virtù di questo accordo abbiamo inviato un chiaro messaggio ai contrabbandieri di migranti, per cui il Mar Egeo non potrà più essere usato per le loro attività molto remunerative.
  Anche le attività della NATO hanno dato un significativo contributo al raggiungimento di questo risultato. L'attività della NATO nel Mar Egeo, le sue operazioni nella regione dimostrano la volontà e la forza della risposta della nostra alleanza a sostegno degli sforzi internazionali, in un momento in cui la crisi umanitaria rappresenta una sfida urgente per la comunità euroatlantica. Al momento navi messe a disposizione da Turchia, Grecia, Canada, Francia, Paesi Bassi e Regno Unito partecipano all'operazione della NATO. Tra l'11 marzo e il 13 maggio sono state individuate e intercettate 415 imbarcazioni e in conseguenza di ciò sono stati tratti in arresto dalle autorità turche 12.622 migranti irregolari. D'altra parte, le navi della NATO hanno individuato 51 imbarcazioni fino al 13 maggio 2016, e di queste 27 sono state intercettate dalla Guardia costiera turca. L'individuazione e intercettazione di queste imbarcazioni ha consentito alle autorità turche di trarre in arresto 1.372 migranti irregolari. I nostri sforzi contro il traffico di esseri umani e la migrazione irregolare nel Mar Egeo sono quindi iniziati ben prima dell'accordo con l'Unione europea.
  Vorrei citare un esempio emblematico. Tra le varie, altre, importanti operazioni alle quali partecipiamo vorrei soffermarmi sulla nostra ottima cooperazione con l'Italia in merito a quella che definiamo la minaccia delle navi fantasma: 17 vecchi natanti utilizzati dai contrabbandieri di esseri umani sono stati catturati negli ultimi due anni. Devo dire che abbiamo collaborato in modo molto efficiente con le autorità italiane per fermare queste imbarcazioni e porre fine a questa minaccia orientata verso l'Italia.
  Per tornare alla situazione attuale posso dire che la riduzione del numero di migranti nel Mediterraneo orientale dimostra chiaramente che la Turchia è un partner affidabile dell'UE nella lotta al traffico di esseri umani e alla migrazione irregolare, e dimostra anche che, quando c'è un motivo e uno spazio adeguato per la cooperazione, la Turchia dispone della volontà necessaria Pag. 7e della capacità istituzionale per adottare misure contro la migrazione illegale.
  La Turchia si adopera da un lato per aiutare i richiedenti asilo, dall'altro per mettere in atto operazioni efficaci per prevenire le traversate irregolari. Alla luce del rafforzamento delle misure di contrasto nel Mediterraneo orientale, i trafficanti di esseri umani hanno spostato la loro rotta verso il Mediterraneo centrale. So che questo spostamento verso il Mediterraneo centrale ha aumentato la migrazione illegale verso l'Italia, quindi comprendiamo le preoccupazioni del vostro Paese e sosteniamo le vostre iniziative al riguardo.
  Vorrei aggiungere che il comando della Guardia costiera della Turchia sta continuando le proprie attività di cooperazione con la Guardia costiera italiana. Di recente, lo scorso 6 aprile, i due comandi della Guardia costiera si sono incontrati ad Ankara per uno scambio di informazioni e per la valutazione di eventuali, future prospettive di cooperazione, sottolineando l'intenzione reciproca di continuare a lavorare su progetti congiunti nella lotta alla migrazione irregolare e per le operazioni di soccorso.
  Dopo il vertice Turchia-UE del 29 novembre 2015, le relazioni Turchia-UE hanno seguito un corso dinamico. Abbiamo tenuto tre vertici in quattro mesi. Le sfide recenti hanno dimostrato in particolare che la Turchia e l'UE condividono un destino comune in questa geografia, tuttavia il nostro rapporto con l'UE non deve basarsi soltanto sulla gestione delle crisi. Entrambe le parti, Turchia ed Unione europea, hanno lavorato intensamente per dimostrare e per garantire che le loro relazioni si basino su una visione più ampia, con una cooperazione e un coinvolgimento reciproci rafforzati. Il terzo vertice Turchia-UE dello scorso 18 marzo è stato molto importante in questo senso. In quel vertice abbiamo assunto delle decisioni concrete e significative per affrontare la crisi umanitaria nella nostra regione e a proposito di altre dimensioni delle nostre relazioni, tra cui la rivitalizzazione del processo di adesione e l'accelerazione del processo del dialogo sulla liberalizzazione dei visti.
  Il processo di liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi rappresenta un aspetto importante delle nostre relazioni con l'UE. Di fatto i cittadini turchi hanno il diritto alla libertà di circolazione verso l'Unione europea sulla base del Protocollo aggiuntivo tra Turchia e UE del 1970. Questa libertà è stata anche confermata dalla giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea. Il processo di liberalizzazione dei visti era iniziato nel 2012, quando la crisi migratoria non era ancora così in cima alla nostra agenda.

  PRESIDENTE. Signor ambasciatore, perdoni l'interruzione. Vorrei informarla del fatto che i senatori devono recarsi in Senato. Se intendono rivolgerle domande, potranno trascriverle ora su un foglio in modo che lei possa poi rispondere in seguito.

  AYDIN ADNAN SEZGIN, Ambasciatore di Turchia in Italia. La Turchia è l'unico Paese candidato i cui cittadini non possono viaggiare verso l'area Schengen senza visto. Questo processo è volto a porre fine a questa situazione e, una volta che sarà stato completato con successo, avvicinerà molto il popolo della Turchia al popolo dell'Unione europea. È davvero ora che i cittadini turchi, che danno un contributo attivo all'economia dell'UE, possano viaggiare nell'area Schengen senza visto. Speriamo di registrare un sostanziale aumento delle interazioni umane e degli scambi attraverso il commercio, il turismo, la cultura, la scienza e l'arte. Una delle componenti dell'accordo del 18 marzo è l'abolizione dell'obbligo di visto per i cittadini turchi verso l'area Schengen entro la fine del giugno di quest'anno. Le autorità turche hanno lavorato moltissimo per soddisfare tutti i parametri indicati nella roadmap per la liberalizzazione dei visti.
  Come sapete, il 4 maggio la Commissione europea ha proposto al Parlamento europeo e al Consiglio europeo l'abolizione dell'obbligo di visto per i cittadini turchi, ma il Parlamento europeo non ha trasmesso la proposta della Commissione alla competente Commissione del Parlamento, sostenendo che la Turchia non avesse soddisfatto Pag. 8 i parametri relativi alla cooperazione con Europol, alla lotta alla corruzione, alla protezione dei dati, alla cooperazione in materia giudiziaria con gli Stati membri, e in merito alla revisione della normativa e delle pratiche in materia di terrorismo.
  Riteniamo tuttavia che quei 72 parametri non possano essere considerati come una formula matematica e occorra dare sostegno politico all'avvio del processo di liberalizzazione dei visti. La Commissione europea ha già rafforzato il meccanismo di sospensione, in virtù del quale i Paesi che sono in lista per avere l'abolizione del regime dei visti possono essere rimossi dalla lista una volta che non soddisfino i criteri necessari.
  I recenti flussi migratori hanno reso ancora più immotivate le esitazioni sulla liberalizzazione del regime dei visti per i cittadini turchi. Mentre milioni di rifugiati e di migranti, che arrivano dal Medio Oriente, dall'Africa o dall'Asia meridionale privi di una casa e di un lavoro stanno cercando di raggiungere i Paesi dell'Unione europea, è davvero difficile capire questa resistenza contro cittadini turchi che non hanno l'immediato bisogno di un alloggio o di un impiego. L'esitazione di alcuni ambienti nei Paesi dell'Unione europea deriva da alcuni interrogativi che riguardano gli aspetti della sicurezza legati alla liberalizzazione dei visti. Alcuni sostengono che abolire l'obbligo di visto non farebbe che aumentare il rischio del terrorismo in Europa, ma la Turchia ha sempre collaborato in maniera molto efficiente con i Paesi dell'UE per prevenire il terrorismo, e del resto gli attacchi terroristici nei Paesi dell'UE sono stati commessi da terroristi che di fatto arrivavano dall'interno dell'Unione europea.
  In relazione ai recenti sviluppi che riguardano il processo di liberalizzazione dei visti, è strano che da parte UE si insista su una definizione più flessibile del concetto di terrorismo e terroristi, mentre la Turchia sente la necessità di mantenere misure molto rigide contro il terrorismo. La Commissione europea ha dichiarato che abbiamo compiuto buoni progressi nel soddisfare i parametri della roadmap sulla liberalizzazione dei visti, ma ha dichiarato anche che occorre ancora lavorare. Il principale punto di disaccordo riguarda la lotta al terrorismo. Dobbiamo ricordare che il processo di liberalizzazione dei visti era iniziato già nel 2012, quando le attività terroristiche in Turchia non avevano raggiunto il livello attuale ma, a partire dal giugno 2015, appena dopo le elezioni, in Turchia è aumentato in maniera significativa il numero di attacchi terroristici, a seguito della violazione del cosiddetto «cessate il fuoco» da parte dell'organizzazione terroristica PKK.
  A seguito degli intensi attacchi terroristici, più di 450 membri delle forze di sicurezza turche e 200 civili sono stati uccisi, e più di 4.200 ufficiali della sicurezza e civili sono stati feriti dal PKK. Abbiamo visto la faccia più spietata del terrorismo ad opera di PKK, YPG e naturalmente Daesh: gli attacchi con le bombe ad Ankara e ad Istanbul negli ultimi mesi sono costati la vita a 184 persone innocenti e hanno provocato il ferimento di centinaia di persone.
  Non ci si può attendere da noi una liberalizzazione della normativa sulla lotta al terrorismo mentre il PKK e Daesh continuano ad attuare attività terroristiche di tale portata immensa e su base continuativa. Non possiamo adottare misure che possono intaccare la nostra posizione ferma e decisa contro il terrorismo in questo momento così delicato, quindi chiediamo che i Paesi dell'UE rivedano la situazione, tenendo conto dell'importanza della sicurezza. Dopo i recenti attacchi terroristici e alla luce delle minacce esistenti, sono stati rafforzati anche i meccanismi giuridici e le pratiche nei Paesi dell'UE, e si capisce che queste misure continueranno ad essere adottate. D'altra parte, non dobbiamo dimenticare il legame tra il processo di liberalizzazione dei visti e l'accordo di riammissione. L'accordo di riammissione Turchia-UE entrerà in vigore nella sua interezza a partire dal prossimo 1° giugno.
  In merito alla gestione della crisi migratoria continuiamo a collaborare con altre istituzioni regionali e internazionali. Pag. 9Sosteniamo la roadmap delle Nazioni Unite, che è stata annunciata il 20 novembre 2015 dal Segretario generale durante la sessione che si è tenuta nell'ambito dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite su iniziativa turca. Il nostro obiettivo con la nostra iniziativa era quello di sensibilizzare a livello mondiale sulla presenza di centinaia di migliaia di migranti irregolari e rifugiati, che erano in movimento nella nostra regione e oltre. In conseguenza di ciò, la nostra iniziativa ha rappresentato il punto di partenza per una serie di attività delle Nazioni Unite sulla crisi migratoria, che culmineranno in una sessione plenaria ad alto livello il prossimo 19 settembre.
  Il Vertice Umanitario Mondiale rappresenta anch'esso una sede molto importante per discutere questioni così importanti, con l'obiettivo di adattare il sistema umanitario internazionale alle sfide attuali. Il vertice, il primo di questo genere, si terrà a livello di Capi di Stato e di Governo a Istanbul il 23 e 24 maggio prossimi. Signora Presidente, onorevoli Parlamentari, vorrei ricordare ancora una volta che, in quanto due Paesi importanti del Mediterraneo, Turchia e Italia hanno una visione comune sulla questione dell'immigrazione. Sono convinto che insieme possiamo contribuire alla stabilità e al benessere della nostra regione, continuando a unire i nostri sforzi e a rafforzare la cooperazione.

  PRESIDENTE. Lascio immediatamente la parola ai colleghi parlamentari per le domande e consegno all'interprete i testi delle domande in italiano del senatore Arrigoni della Lega Nord e del senatore Mazzoni di AL-A perché li traduca in inglese all'ambasciatore (vediallegato).
  Anticipo già che la prima delle domande dei senatori riguarda la Turchia e la sua eventuale intenzione di cambiare la legge antiterrorismo.

  GIORGIO BRANDOLIN. Grazie, signor ambasciatore, ha la solidarietà di tutti noi per le vittime del terrorismo nel suo Paese. Lo abbiamo provato anche noi in passato, quindi sappiamo quanto dolore causi. Lei ha parlato di 2,7 milioni di siriani presenti nel suo Paese, 270.000 dei quali nei centri di accoglienza. Prima domanda: e gli altri?
  Seconda domanda: mi sembra di aver capito che la Turchia negli ultimi 2-3 anni o nell'ultimo anno ha speso 10 miliardi di euro per la gestione di questi centri, cioè per la gestione di questi 270.000, se ho capito bene, però non ho sentito quanto sta spendendo per gli altri 2.300.000. Grazie.

  MARIA CHIARA GADDA. Vorrei aggiungere una breve domanda a quanto già chiesto dall'onorevole Brandolin in merito alla composizione e alle procedure adottate per l'identificazione e l'eventuale fotosegnalamento di queste persone, per capire se questi 2,7 milioni di presenze in Turchia siano state identificate oppure lo siano state soltanto le 270.000 ospitate nelle strutture.
  Ribadisco poi il quesito posto dall'onorevole Brandolin su che tipo di assistenza venga data alle persone che non rientrano nelle strutture di tipo temporaneo.
  L'ultima domanda riguarda l'accordo, che prevede il rimpatrio in Turchia dei migranti che non facciano domanda di asilo. Se si tratta di siriani, mi pare difficile che non facciano richiesta di asilo, quindi vorrei una vostra valutazione in merito a questo aspetto, per valutare se l'accordo non presenti degli elementi di debolezza.

  MASSIMO ARTINI. Grazie, presidente, grazie, signor ambasciatore. Io le chiedo la cortesia di un'analisi che guardi ai prossimi mesi e ai prossimi anni. Non solo la Siria, ma anche la parte che impatta l'Iraq è indubbiamente una delle aree del mondo meno stabili. Mi chiedo se non solamente la parte siriana possa presentare dei rischi.
  Da mesi controllo la situazione della zona di Mosul e vorrei comprendere (credo che voi abbiate dei dettagli rispetto alla situazione attuale sul terreno) se anche quell'area possa avviarsi a una destabilizzazione che possa incrementare il numero di 2.700.000 rifugiati solamente siriani. C'è il rischio che questo numero si incrementi per problematiche che derivano da altre aree? Questo riguarda quindi la vostra capacità informativa rispetto alla Siria in futuro e all'Iraq, perché tutta la fascia del Pag. 10confine con voi è effettivamente a rischio. Grazie.

  PRESIDENTE. Chiedo all'interprete se può cortesemente tradurre le domande dei due senatori all'ambasciatore; anticipo che una è identica a quelle poste dal vicepresidente Brandolin e dall'onorevole Gadda sui 270.000 migranti.

  (L'interprete procede alla traduzione in inglese delle domande dei senatori Arrigoni e Mazzoni).

  PRESIDENTE. Ringrazio l'interprete per la traduzione. Lascio quindi la parola all'Ambasciatore di Turchia in Italia, S.E. Aydin Adnan Sezgin, per la replica.

  AYDIN ADNAN SEZGIN, Ambasciatore di Turchia in Italia. Per quanto riguarda la prima domanda, come ho detto nel mio intervento, la Turchia sta affrontando la sfida di attività terroristiche di tale portata che non intendiamo modificare la nostra normativa sulla lotta al terrorismo, né dare una nuova definizione del terrorismo.
  Spero che si possa giungere a un accordo che tenga conto della situazione attuale e della portata delle sfide che il nostro Paese affronta in materia di terrorismo.
  Per quanto riguarda il numero dei richiedenti asilo in Turchia, le cifre che ho fornito sono quelle ufficiali, riconosciute a livello internazionale, e possono essere confermate dalle competenti organizzazioni delle Nazioni Unite. La cifra che spendiamo per i siriani ospitati nei nostri centri di protezione temporanea ammonta a ben 10 miliardi. Ricordiamo che alcune delle persone ospitate in quei centri sono lì dal 2011, quindi dobbiamo ricordare che sono passati 5 anni dal loro arrivo. Vorrei sottolineare anche la rilevanza della cifra che vi ho fornito sulle nascite all'interno di quei centri, perché si tratta di cifre davvero impressionanti.
  Stiamo facendo il possibile in questi campi per aiutare e fornire assistenza in ogni settore, come riconosciuto anche dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, dall'Organizzazione mondiale per la migrazione e da altre organizzazioni. Gli altri sono nel Paese, alcuni insieme ad amici, altri lavorano. Abbiamo cambiato la nostra normativa per permettere loro di trovare un lavoro, quindi forniamo protezione e assistenza sanitaria a questi siriani. Stiamo cercando di adoperarci anche per favorire l'iscrizione a scuola dei bambini e abbiamo seguito 7 metodologie diverse. Una prevede per esempio che in alcune città della Turchia, dove normalmente si va a scuola fino alle 15.00, dopo le 15.00 nelle scuole vadano i bambini siriani a fare lezione con insegnanti siriani.

  PRESIDENTE. L'onorevole Gadda chiedeva non solo dove si trovino, ma anche se, visto che non sono in strutture organizzate, come li identifichiate.

  AYDIN ADNAN SEZGIN, Ambasciatore di Turchia in Italia. Noi abbiamo circa 910 chilometri di confine con Iraq e Siria, 310 con l'Iraq e il resto con la Siria. Al confine con la Siria c'è in particolare una città, che è come una provincia, dove la struttura demografica è completamente cambiata: adesso la percentuale è di 60 siriani contro 40 turchi, ed è la stessa città che quasi quotidianamente viene bombardata da Daesh. Per quanto riguarda l'identificazione dei richiedenti asilo, li identifichiamo tutti, li registriamo, conserviamo le informazioni che li riguardano, alcuni possono essere registrati più lentamente, ma la pratica è quella di registrarli tutti.

  MARIA CHIARA GADDA. Non è possibile avere una percentuale, un'indicazione di dove avvengano queste registrazioni, se nei campi oppure quando passano la frontiera?

  AYDIN ADNAN SEZGIN, Ambasciatore di Turchia in Italia. Chi arriva deve rivolgersi alle autorità turche per legalizzare la propria presenza, perché altrimenti diventerebbe irregolare. Essere illegali, per quelli che non sono nei campi, non sarebbe nel loro interesse. Pag. 11
  Per quanto riguarda la domanda relativa alla presenza di bande criminali specializzate per esempio nella contraffazione dei passaporti, si tratta di organizzazioni criminali contro le quali facciamo del nostro meglio per combattere in maniera efficace. È chiaro che la grave situazione umanitaria crea terreno fertile per l'attività di queste organizzazioni criminali, che potrebbero operare nel nostro Paese così come in altri.
  Il traffico, contrabbando e commercio di esseri umani è un'attività molto lucrativa, un vero e proprio settore purtroppo, che può avere origine in questo o in quel Paese, in Paesi dell'Europa orientale, nei Balcani, nei Paesi del Medio Oriente. Noi stiamo facendo il possibile per combattere in maniera efficace contro queste organizzazioni criminali. Non ho con me purtroppo i dati relativi al numero delle persone che sono state arrestate, ma posso dire che la nostra lotta contro queste organizzazioni va avanti in maniera serrata.
  Per quanto riguarda la nazionalità degli altri richiedenti asilo presenti nel nostro Paese, molti arrivano in Turchia per recarsi in Europa. Tra questi, alcuni provenienti dall'Afghanistan, altri da Paesi africani. Ora siamo però riusciti a ridurre questa tendenza grazie ad alcune misure che avevamo adottato prima della conclusione dell'accordo con il Consiglio europeo e a misure adottate successivamente all'accordo, che ci hanno consentito di ridurre fortemente il numero di persone che arrivano in Turchia per fuggire verso Paesi dell'Unione europea. Comunque, sì, abbiamo nel nostro Paese richiedenti asilo anche di nazionalità diversa da quella siriana. Vi comunicherò il numero preciso in seguito. Ora non ne dispongo.

  PRESIDENTE. Per quanto riguarda la domanda del senatore Arrigoni, se la Turchia abbia intenzione o no di cambiare la legge sull'antiterrorismo...

  AYDIN ADNAN SEZGIN, Ambasciatore di Turchia in Italia. Come ho già detto, la nostra speranza è che si possa concludere un accordo alla luce della realtà di oggi.

  PRESIDENTE. Quindi al momento non intendete cambiarla?

  AYDIN ADNAN SEZGIN, Ambasciatore di Turchia in Italia. Esatto. Per quanto riguarda Daesh, Iraq e Siria rappresentano lo stesso terreno in una stessa regione, quindi è importante ricordare che insieme rappresentano un'unica entità in relazione a Daesh. Per quanto riguarda la lotta a Daesh la comunità e coalizione internazionale deve prefiggersi due obiettivi fondamentali, quello di liberare Raqqa in Siria e quello di liberare Mosul, due città e province importanti, dalle grinfie di questa terribile organizzazione terroristica.
  Per quanto riguarda la possibilità della minaccia di un flusso massiccio di persone in arrivo dall'Iraq, al momento non sono sicuro che sia una minaccia impellente, a meno che non si verifichi una forte debolezza da parte della coalizione internazionale. Al momento il rischio più grande è che arrivi un certo quantitativo di persone da Aleppo (parlerei di un rischio reale), ma per il momento dall'Iraq non vedo l'imminenza di un rischio.
  Per quanto riguarda la situazione, questa sta cambiando e si sta evolvendo in modo veloce e imprevedibile. Chi mai avrebbe pensato che un giorno Mosul, difesa dall'esercito iracheno, potesse cadere nelle mani degli uomini armati di Daesh, che sono un'unità molto più piccola dell'esercito iracheno? Mi scuso se prendo parte del vostro tempo per citare un episodio che riguarda Mosul. Quando Daesh prese la città di Mosul, la prima azione di dimensione internazionale che pose in essere fu l'attacco al Consolato generale turco, durante il quale furono prese in ostaggio 49 persone.

  PRESIDENTE. Grazie, ambasciatore Sezgin, è stato più che esaustivo. Voglio salutare anche il consigliere d'ambasciata Eylem Polat che l'accompagna e l'interprete.
  Nel ringraziare il nostro ospite, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.10.

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ALLEGATO

Domande dei senatori
Arrigoni Paolo (LN-Aut) e Mazzoni Riccardo (AL-A)

  Domande formulate dal senatore Arrigoni Paolo (LN-Aut):

  1) La Turchia modificherà la legge sul terrorismo?

  2) Oltre ai 2,7 milioni di siriani, quanti altri profughi la Turchia ha e di quale nazionalità?

  3) 270.000 siriani sono in 26 centri di protezione temporanea. Gli altri 2.700.000 (meno 270.000) dove sono?

  Domande formulate dal senatore Mazzoni Riccardo (AL-A)

  1) LIBERALIZZAZIONE DEI VISTI
  Un report della Commissione europea sostiene che la Turchia «offre rifugio a organizzazioni criminali anche di stampo mafioso» una delle cui principali attività è proprio la falsificazione dei passaporti. Liberalizzando il regime dei visti verrebbe meno qualunque controllo dell'Europol sulle banche dati che raccolgono le impronte digitali di chi viaggia verso l'Europa. Cosa risponde?

  2) La crisi dei migranti si risolve solo stabilizzando la Siria. I curdi-siriani dell'YPG sono la forza di frontiera che meglio sta combattendo l'ISIS e sono già tatticamente posizionati sia per tagliare i rifornimenti allo Stato islamico, sia per portare un attacco contro Raqqa. Voi li considerate alleati nella guerra all'ISIS o nemici in quanto legati al PKK?