XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Giovedì 24 settembre 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE POLITICHE DEI PAESI ADERENTI RELATIVE AL CONTROLLO DELLE FRONTIERE ESTERNE E DEI CONFINI INTERNI

Audizione dell'ambasciatore d'Austria a Roma, S.E. René Pollitzer.
Ravetto Laura , Presidente ... 2 
Pollitzer René , Ambasciatore d'Austria a Roma ... 3 
Ravetto Laura , Presidente ... 5 
Pollitzer René , Ambasciatore d'Austria ... 5 
Ravetto Laura , Presidente ... 5 
Mazzoni Riccardo  ... 5 
Fasiolo Laura  ... 6 
Orellana Luis Alberto  ... 6 
Arrigoni Paolo  ... 6 
Ravetto Laura , Presidente ... 7 
Pollitzer René , Ambasciatore d'Austria ... 7 
Ravetto Laura , Presidente ... 7 
Pollitzer René , Ambasciatore d'Austria ... 7 
Ravetto Laura , Presidente ... 7 
Pollitzer René , Ambasciatore d'Austria ... 7 
Ravetto Laura , Presidente ... 8

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 8.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  (Così rimane stabilito).

Audizione dell'ambasciatore d'Austria a Roma, S.E. René Pollitzer.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'ambasciatore d'Austria a Roma, René Pollitzer, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla gestione del fenomeno migratorio nell'area Schengen. Facciamo una traduzione contemporanea mentre parlo io. Cortesemente chiedo all'ambasciatore di fermarsi ogni tanto per dare la parola all'interprete.
  Io farò una breve introduzione e le cederò la parola. In seguito, lascerò la parola ai colleghi per le domande. La seduta è pubblica, ambasciatore, quindi, se lei riterrà in qualche passaggio di secretare la seduta, non ha che da dirlo agli uffici e noi chiudiamo il circuito.
  La ringrazio molto di essere qui con noi oggi. Questo è un Comitato bicamerale che vigila sull'attuazione degli accordi di Schengen. Stiamo procedendo con le audizioni di ambasciatori di nazioni che hanno avuto delle tensioni ai confini. Abbiamo ascoltato ieri l'ambasciatore ungherese e giovedì scorso l'ambasciatrice di Germania.
  Ci risulta da notizie stampa (agenzia Askanews del 15 settembre 2015) che l'Austria avrebbe notificato preventivamente alla Commissione europea l'intenzione di reintrodurre temporaneamente i controlli alle frontiere con altri Stati membri confinanti, in particolare con l'Ungheria, l'Italia, la Slovacchia e la Slovenia. Sappiamo che la reintroduzione temporanea dei controlli alle frontiere fra Stati membri è un'eccezione possibile, esplicitamente prevista e regolata dal Codice delle frontiere del sistema Schengen in caso di crisi, purché siano seguite le procedure comunitarie stabilite al riguardo e che ciò avvenga per un arco temporale limitato.
  Le chiediamo, quindi, quanto tempo è previsto per il mantenimento dei controlli alle frontiere da parte dell'Austria e, laddove le sia possibile, di illustrarci la situazione alle frontiere austriache e le ragioni che hanno spinto il suo Governo a ristabilire i controlli alle proprie frontiere.
  Inoltre, le chiediamo una valutazione generale sugli accordi di Schengen. Vorremmo sapere se rispetto a tali accordi il suo Paese sta muovendo delle critiche e ritiene che debbano essere più puntualmente applicati o potenziati. In definitiva, vorremmo sapere qual è la posizione su quello che sta succedendo e sull'accordo di Schengen in generale.
  Il Comitato si è soffermato - in Italia c’è un dibattito crescente su questo – sulla necessità di superare il principio dello Stato di primo approdo introdotto dal Regolamento di Dublino. Le saremmo grati se volesse fare le sue considerazioni e spiegarci qual è la posizione dell'Austria in merito a questo regolamento, se ritiene che dovrebbe essere modificato oppure va bene così.Pag. 3
  L'altro ieri c’è stata una riunione del Consiglio dei ministri degli interni e ieri c’è stato un Consiglio straordinario dei Capi di Stato, voluto fortemente dalla Cancelliera Merkel. Ci risulta che nel Consiglio dei ministri degli interni la sua nazione abbia votato contrariamente alla distribuzione delle quote. Le chiediamo la motivazione di questo voto e se ritenete che, essendo stata votata a maggioranza, la decisione debba comunque essere rispettata. Le chiediamo una sua valutazione in merito. Riguardo al Consiglio straordinario di ieri noi non abbiamo ancora ascoltato membri del Governo italiano. Naturalmente speriamo in una relazione del nostro Presidente del Consiglio. Visto che abbiamo la fortuna di averla qua oggi, le chiediamo se può darci delle valutazioni dal punto di vista del suo Stato.
  Do la parola all'ambasciatore René Pollitzer per lo svolgimento della sua relazione.

  RENÉ POLLITZER, Ambasciatore d'Austria a Roma. Grazie, signora presidente, senatori e deputati. Per me è un grande onore poter essere qua e parlare di questo argomento di straordinario interesse, ossia l'immigrazione, che da qualche settimana ci preoccupa molto.
  Nelle mie osservazioni introduttive cercherò di elaborare in dettaglio i punti ai quali accennava la Presidente, parlerò della situazione attuale in Austria e delle riflessioni che si stanno facendo nel mio Paese per trovare una soluzione a questo problema.
  Come è senz'altro noto a tutti dai media, in Austria nelle ultime settimane c’è stato un massiccio aumento dei numeri dei profughi.
  Per quanto riguarda la situazione attuale, negli anni 2012 e 2013 in Austria ci sono state circa 17.500 richieste di asilo. Nel 2014 erano già 28.000 e per il 2015 si aspettano 85.000 richieste di asilo. Rispetto agli ultimi anni, il dato si è quadruplicato. Se si fa il paragone con gli altri Stati membri dell'Unione europea, si vede che in Austria, considerati il numero degli abitanti e le dimensioni del Paese, c’è stato un numero particolarmente alto di richieste di asilo. Per ogni 1.000 abitanti in Austria ci sono 3,3 richieste di asilo. Il rapporto in Italia è di 1,1. Possiamo vedere che in Austria c’è un numero particolarmente alto, ben al di sopra della media.
  Questa massiccia ondata di profughi è cominciata circa tre settimane fa sul confine tra Austria e Ungheria, dove nei giorni di massima affluenza si potevano registrare 18.000 persone, che, dopo una fuga molto faticosa, avevano bisogno di assistenza e di essere rifocillate. Ciò è stato possibile solo grazie all'impegno del governo e a un impiego molto massiccio delle forze di polizia e al sostegno di organizzazioni umanitarie e imprese di trasporti, nonché grazie a un'ondata di aiuti da parte della popolazione austriaca. Si è trattato di una situazione d'emergenza. Si è dovuto improvvisare e trovare delle misure urgenti, per permettere un alleggerimento veloce della situazione al confine e per cercare di evitare una situazione di vera emergenza umanitaria. Penso di poter dire che grazie a queste misure si è riusciti ad alleviare questa situazione molto tesa e a permettere soprattutto una gestione ordinata.
  Egregia signora Presidente, illustri senatori e deputati, vista la massiccia ondata di profughi, il diritto d'asilo europeo e il sistema d'accoglienza in Europa stanno veramente attraversando una situazione molto difficile. Questo è un vero banco di prova per la nostra politica d'asilo e per il nostro sistema di accoglienza. Certamente ciò che dico oggi non è che un'istantanea della situazione attuale, che si sta evolvendo di giorno in giorno. Secondo noi, una vera soluzione del problema si può trovare soltanto a livello europeo. Nessuno Stato è in grado di affrontare e superare da solo tale crisi. L'Europa, quindi, deve andare avanti, riunendo le sue forze per trovare una soluzione a questo problema. Per questo, l'Austria chiede una politica europea molto forte e comune, che tenga conto dei princìpi di solidarietà, lealtà ed equità tra gli Stati membri.
  La crisi dei profughi in Europa e intorno all'Europa durerà a lungo. Occorreranno Pag. 4per i prossimi anni misure molto ampie e incisive affinché possa essere affrontata e superata. Il Ministro degli esteri Kurz ha preparato un piano in cinque punti, che vi illustro. Il primo punto prevede di combattere le cause che hanno portato a questa crisi, attraverso delle iniziative di pace, per permettere una stabilizzazione politica e una soluzione in Siria e in Libia, nonché una lotta contro il terrore generato dallo Stato Islamico (IS). L'Austria, però, è del parere che per trovare una soluzione politica in Siria c’è bisogno di coinvolgere tutte le parti del conflitto.
  Il secondo punto consiste nel creare sicurezza in loco, stabilendo delle zone protette e dei centri di accoglienza nelle zone dove origina l'ondata di profughi e anche nei Paesi vicini, con la possibilità di chiedere asilo in Europa già da lì, naturalmente mettendo a disposizione assistenza umanitaria in queste zone.
  Il terzo punto riguarda la protezione delle frontiere esterne dell'Unione europea. Si deve procedere insieme per controllare le frontiere esterne dell'Unione Europea, rafforzare le missioni Frontex, Triton e Poseidon, e dare un aiuto finanziario ai centri d'accoglienza in Grecia e in Italia. In questo ambito soprattutto l'Italia ha già fatto passi importanti a Lampedusa.
  Il quarto punto prevede un controllo della rotta di transito nei Paesi balcanici occidentali, grazie a una rafforzata cooperazione tra le forze di polizia, coinvolgendo naturalmente gli Stati balcanici occidentali, nonché una chiara definizione e classificazione degli Stati d'origine sicuri.
  Il quinto punto propone di distribuire gli oneri in modo equo all'interno dell'Unione europea, grazie a delle quote vincolanti, naturalmente tenendo conto degli oneri già sopportati dai vari Stati membri.
  L'Austria appoggia la proposta della Commissione europea di dare un sostegno finanziario alla Turchia. Tale aiuto finanziario dovrebbe permettere una migliore assistenza per i profughi di guerra siriani in Turchia, per diminuire la pressione migratoria su questo Paese. Se mi posso permettere di interpretare, non essendo ancora in possesso di informazioni autorizzate, ciò che è stato detto ieri al Consiglio europeo, questo punto fa anche parte di ciò che è stato deciso a Bruxelles. Naturalmente anche gli Stati balcanici occidentali, per poter affrontare queste ondate di profughi, hanno bisogno urgentemente di aiuto finanziario e tecnico da parte dell'Unione europea.
  Una lista comune dei Paesi d'origine sicuri consentirebbe di alleggerire la pressione alla quale è sottoposto il sistema d'asilo, di accelerare i procedimenti d'asilo e di ridurre anche la migrazione per ragioni economiche.
  I Ministri degli interni, durante il loro Consiglio del 22 settembre, hanno affermato chiaramente che il richiedente asilo non può scegliere personalmente il Paese membro dell'Unione europea dove vuole risiedere, e che tutti gli Stati membri dell'Unione europea rappresentano una zona europea comune di protezione. Pertanto, la ripartizione dei profughi tra i vari Paesi membri deve avvenire in base a regole europee ancora da definire.
  Affinché l'Europa sia veramente in grado di rispettare l'impegno derivante dalla Convenzione di Ginevra, occorre poter rimpatriare le persone che non hanno bisogno di protezione. L'Europa, quindi, dovrebbe cercare di sviluppare, con molta più forza rispetto al passato, una politica efficiente ed efficace per quanto riguarda il rimpatrio, e soprattutto cominciare a parlare con quei Paesi con i quali è stato difficile portare avanti un dialogo finora. La nostra linea dovrebbe essere la seguente: dobbiamo garantire il diritto alla protezione per coloro che hanno veramente bisogno di protezione, ma dobbiamo essere in grado di rimpatriare in modo efficace gli altri, perché possano essere reintegrati nelle loro società d'origine e nei Paesi di provenienza.
  Il risultato del Consiglio dei Ministri degli interni del 22 settembre è molto importante da diversi punti di vista. L'Austria ha approvato la proposta di ricollocamento di 120.000 richiedenti asilo, provenienti soprattutto dagli Stati dove l'ondata è molto forte, in prima linea Italia e Pag. 5Grecia, secondo il principio della solidarietà europea. Com’è noto, questo risultato non è stato raggiunto all'unanimità, ma a larghissima maggioranza. Comunque, non ha vinto la linea del più piccolo denominatore comune, ma la maggioranza ha difeso valori elementari europei. Si tratta della solidarietà reciproca tra i vari Paesi membri, nonché della gestione di persone che hanno bisogno di tutela e protezione.
  Negli ultimi giorni, le ondate di profughi si sono spostate più volte geograficamente. L'Austria cerca di cooperare strettamente con i Paesi partner e di procedere in modo pragmatico, per trovare le migliori soluzioni a questa situazione che sta cambiando velocemente. Devo dire che fondamentalmente questa cooperazione sta funzionando bene.
  Nelle ultime settimane sui media e anche oggi da Lei, signora Presidente, è stato sollevato il tema della validità dell'accordo di Dublino. Naturalmente queste regole comunitarie devono continuare ad avere una loro validità. Pertanto, gli accordi di Dublino sono da rispettare. Naturalmente dobbiamo cercare di trovare una soluzione che rispecchi veramente la situazione attuale e che sia praticabile per tutti i Paesi. Fino a quando non sarà stata raggiunta, occorrerà rispettare gli accordi di Dublino. In questo senso si è espresso anche il Cancelliere austriaco durante le sue ultime visite in Croazia e in Slovenia.
  Egregia signora Presidente, egregi senatori e deputati, come ambasciatore austriaco in Italia, vedo che su tanti punti Austria e Italia condividono vedute e interessi simili. Penso che questo sia stato detto anche durante l'incontro tra i due Capi di Stato che ha avuto luogo la settimana scorsa a Vienna.
  In questo contesto, vorrei far notare i meriti italiani per quanto riguarda la gestione dei profughi, soprattutto nelle missioni Mare Nostrum e Triton. La cooperazione tra l'Austria e l'Italia è stata molto buona. Vorrei ringraziare per questo.

  PRESIDENTE. Mi scusi, ambasciatore. Qual è la posizione su Schengen in generale ?

  RENÉ POLLITZER, Ambasciatore d'Austria. Per quanto riguarda Schengen in generale, naturalmente si tratta di una grande conquista. Noi vogliamo mantenere questa grande conquista e garantire anche in futuro la libera circolazione delle persone all'interno dell'Unione Europea.
  Per quanto concerne l'introduzione temporanea di controlli ai confini, si tratta di controlli previsti dagli accordi di Schengen e, quindi, completamente compatibili con le regole in essi contenute. Vi vorrei far notare che anche in passato, in occasione di grandi eventi, come per esempio il G7 in Germania, sono stati introdotti temporaneamente controlli ai confini.
  Per quanto riguarda l'introduzione dei controlli ai confini di Schengen da parte dell'Austria, se non erro, questa riguarda i confini con l'Ungheria, la Slovenia e la Germania. Sono comunque controlli temporanei, come previsto dalle regole di Schengen, e dipendono dalla situazione contingente.

  PRESIDENTE. Grazie, ambasciatore.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  RICCARDO MAZZONI. Grazie, ambasciatore. Io le sottopongo tre rapide domande e una considerazione.
  C’è la sensazione che l'Europa si muova sempre sull'onda delle emergenze e non abbia pianificato nulla per tempo dal punto di vista della migrazione in atto. Lei ha detto giustamente che si tratta di un'emergenza che durerà diversi anni, quindi bisogna cominciare ad affrontarla in modo più strutturale. Lei ha affermato che il Regolamento di Dublino va mantenuto, ma di fatto la Cancelliera Merkel, accogliendo tutti i profughi siriani, ha superato il Regolamento di Dublino. Non crede che ci vorrebbero almeno alcune correzioni, visto che questo regolamento fu concepito in un contesto storico del tutto diverso da quello attuale ?
  In secondo luogo, al quinto punto lei ha affermato che bisogna distribuire i carichi in modo equo. Che cos’è per lei un modo Pag. 6equo ? Gli attuali quattro parametri (popolazione complessiva, prodotto interno lordo, profughi già accolti e tasso di disoccupazione) sono giusti o ce ne sono altri ?
  Infine, lei giustamente ha ricordato che bisogna combattere le cause che hanno portato alla crisi nei Paesi di origine e ha detto che bisogna coinvolgere tutte le parti del conflitto. Lei pensa di coinvolgere anche l'ISIS in questo tipo di colloqui, oppure crede che questa sia una situazione che si può superare solo militarmente ?

  LAURA FASIOLO. Grazie, ambasciatore. Sono personalmente soddisfatta rispetto ai cinque punti del piano del Ministero degli esteri austriaco. Alcune domande che volevo porle sono già state anticipate dal collega Mazzoni, per cui attendo la sua risposta.
  Vorrei sapere se ci sono in previsione degli accordi specifici per quanto riguarda l'area di confine tra Italia e Austria – Tarvisio-Coccau – tra le nostre prefetture e le vostre e se ci sono particolari attenzioni in vista in questo senso.

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Grazie, ambasciatore, per la sua esposizione e anche per le parole di apprezzamento per quanto ha fatto l'Italia. Fa piacere anche a me vedere che da parte dell'Austria c’è una chiara idea di come affrontare la situazione, esplicitata in cinque punti molto concreti.
  Io ho alcune domande puntuali, che in parte sono state anticipate. Riguardo al primo punto, ovvero come combattere le cause alla radice di queste fughe di grandi quantità di persone, mi chiedo se siete d'accordo sull'organizzare una conferenza di pace, coinvolgendo veramente tutti gli attori, che secondo me sono la Russia, gli Stati Uniti, la Turchia e l'Unione Europea con un'unica voce. Le chiedo se può dirci qualcosa in più in merito.
  Per quanto riguarda le quote, siamo d'accordo sul fatto che vadano applicate. I criteri potranno essere i quattro enunciati dal collega o anche altri. Tuttavia, mi domando in che modo intervenire se un Paese, come sta capitando, si rifiuta di applicarle o non è d'accordo. Si era parlato di sanzioni, anche in base a una certa percentuale del PIL, oppure, in alternativa, a una forma di premialità per chi magari accoglie più migranti di quanti le quote avrebbero previsto.
  Un altro punto concerne i rimpatri. Una criticità che secondo me stiamo percependo tutti è data dalla difficoltà di trovare un Paese che riprenda le proprie persone. Molti sono migranti per motivi economici. Credo che difficilmente si riuscirà a fare un rimpatrio forzoso, senza violare i diritti umani.
  Infine, lei ha evocato la possibilità di aiutare la Turchia a gestire l'emergenza che sta vivendo. Si può pensare di estendere questo sostegno ad altri Paesi che hanno grandi campi profughi, come la Giordania e il Libano, per cercare di aiutare i rifugiati il più vicino possibile alla Siria, nella speranza che il conflitto siriano si risolva in tempi brevi e possano rientrare nella loro nazione.

  PAOLO ARRIGONI. Grazie, ambasciatore. Lei ha illustrato il piano proposto dal vostro Ministro degli esteri, dettagliandolo nei suoi cinque punti. Ha parlato a margine del problema del rimpatrio, auspicando la definizione di una lista di Paesi sicuri verso i quali rimpatriare. Come mai il rimpatrio non rientra tra i punti di questo piano ? Lo mette a margine perché l'Austria è in attesa di un piano europeo sui rimpatri ?
  Mi collego alla domanda del collega Mazzoni sull'equa distribuzione dei profughi all'interno dei Paesi UE. Ci tengo anch'io a capire a quali regole sta pensando l'Austria, oltre ai quattro parametri che sono oggetto di un regolamento europeo. Sempre riguardo alla ricollocazione, lei ha affermato che il suo Paese è d'accordo sulla ricollocazione di questa seconda tranche di 120.000 richiedenti asilo. Non le sembra che, rispetto al fenomeno, 120.000 richiedenti asilo siano poca cosa, tenuto conto che a oggi solo attraverso la via del mare sono arrivate in Europa quasi Pag. 7500.000 persone, in prevalenza in Grecia e in Austria, qualcuna in Spagna e una parte residuale a Malta, senza contare tutti gli arrivi che sono pervenuti attraverso la rotta dei Balcani ? Mi pare che, ancora una volta, come diceva poc'anzi il collega Mazzoni, l'Europa arrivi nettamente in ritardo, con un'azione veramente inefficace in ordine al ricollocamento dei rifugiati.
  A proposito della valutazione delle domande di asilo, lei poc'anzi ha parlato di numeri decisamente in crescita. Vorrei sapere qual è il tempo medio per la valutazione della domanda di asilo nel suo Paese; se c’è possibilità, per un richiedente asilo che riceve il diniego al riconoscimento della protezione internazionale, di fare ricorso e attraverso quali canali; e qual è la percentuale dei richiedenti asilo che ottengono la protezione. Possibilmente, vorrei avere i dati suddivisi tra rifugiati, protezione sussidiaria e protezione umanitaria. Se non ha i dati, le chiedo cortesemente di farceli avere.
  Infine, mi piacerebbe conoscere le statistiche relative alle persone che dall'Austria sono state riammesse in Italia e viceversa, nell'ultimo quinquennio.

  PRESIDENTE. Naturalmente, come diceva il collega Arrigoni, si senta libero di farci pervenire qualunque dato per iscritto in un momento successivo.
  Do la parola all'ambasciatore Pollitzer per la replica.

  RENÉ POLLITZER, Ambasciatore d'Austria. Se mi permettete, comincerei dall'ultima domanda. Lei mi ha chiesto quanto durano in media i procedimenti per l'asilo in Austria. Per prepararmi a questo incontro, io mi sono documentato. I procedimenti durano in media quattro mesi e la quota di riconoscimento dell'asilo è del 54 per cento. Dal primo gennaio 2014 l'iter è il seguente. La prima istanza per la richiesta d'asilo è presso l'Ufficio Federale per gli stranieri e l'asilo. C’è la possibilità di ricorrere al Tribunale Amministrativo Federale e, in ultima istanza, alla Corte Suprema Amministrativa.

  PRESIDENTE. Quattro mesi è la durata dell'analisi solo in primo grado, cioè presso l'ufficio federale, oppure anche dell'espletamento dei due gradi di ricorso ?

  RENÉ POLLITZER, Ambasciatore d'Austria. La durata è di quattro mesi solo per la prima istanza.

  PRESIDENTE. Voi avete sezioni specializzate presso i tribunali ? In media i ricorsi durano poco oppure si tratta di una media lunga ?

  RENÉ POLLITZER, Ambasciatore d'Austria. In prima istanza c’è un Tribunale che si occupa solo di stranieri e asilo. Gli organi di secondo grado e la Corte Suprema Amministrativa, competente in terzo grado, si occupano anche di altri casi oltre a quelli di asilo. Si può dire che per ogni istanza ci vuole un paio di mesi.
  Per quanto riguarda la domanda sulla situazione d'emergenza, io intendevo dire che è il problema dell'immigrazione e della pressione che viene esercitata sull'Europa dalla massiccia ondata di immigrazione che durerà a lungo, ma questo non significa che anche la situazione d'emergenza dovrà durare a lungo. Penso che, l'Unione Europea, con la decisione assunta dai Ministri degli interni durante il loro Consiglio di due giorni fa si è mostrata capace di agire, in questo frangente. Pertanto, io sono convinto che l'Unione Europea troverà una soluzione a questo problema. Tale soluzione dovrà prevedere una riforma delle regole di Dublino, perché le regole attualmente in vigore hanno mostrato che non possono offrire delle soluzioni adeguate per la quantità di profughi che da poco tempo vuole migrare in Europa. Tuttavia, è chiaro che, finché non avremo un altro sistema oppure un sistema di Dublino riformato, dobbiamo continuare ad applicare le regole esistenti.
  Per quanto riguarda il ricollocamento e le quote, non posso offrire maggiori dettagli sulle attuali discussioni nell'Unione Europea. Tuttavia, è chiaro che dovremo fare in modo che avvenga una distribuzione Pag. 8quanto più equa possibile, per trovare un sistema che tenga conto dei parametri di cui avete parlato, ovvero il carico di profughi già presente nei vari Paesi, il prodotto interno lordo, l'attività economica, eccetera. Da parte austriaca, ovviamente ci adopereremo per portare avanti questa discussione nell'Unione europea e per far sì che venga trovato un consenso in questa questione.
  Per quanto riguarda la riammissione, questo punto coinvolge in prima linea anche l'Austria, che sta cercando di portare avanti negoziati con vari Paesi per concludere accordi sulla riammissione. Naturalmente questo deve essere fatto anche a livello europeo, per garantire che tutta l'Unione Europea svolga una funzione di protezione ma abbia anche la possibilità di rimpatriare coloro che non hanno diritto alla protezione.
  Per quanto riguarda poi il ricollocamento dei 120.000 profughi che è stato deciso ieri, certamente 120.000 persone non rappresentano una soluzione definitiva, ma questo è un primo passo importante nella direzione giusta.
  In relazione al coinvolgimento di tutte le parti del conflitto per trovare una soluzione politica al conflitto in Siria, naturalmente intendevo che si può trovare una soluzione durevole solo se si crea una base d'azione quanto più ampia possibile.
  Per quanto concerne il confine di Tarvisio, ho già detto poc'anzi che l'introduzione dei controlli ai confini Schengen dipende sempre dalla situazione contingente. Sul confine italo-austriaco non si sono registrate variazioni del flusso migratorio. Sul valico del Brennero c’è una cooperazione di lunga data tra le forze di polizia, che ha avuto molto successo in passato. Vorrei ringraziarvi per questa cooperazione.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'ambasciatore.
  Ricordo ai colleghi che per la prossima settimana aspettiamo la conferma da parte del Ministero degli interni. Dovremmo avere in audizione il Ministro Alfano o il Sottosegretario Manzione. Laddove non ci dessero conferma, penso di fissare la visita a Roma presso la sala operativa della Marina, che ci è stata sollecitata dai rappresentanti della Marina quando li abbiamo avuti in audizione.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.