XVII Legislatura

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

Resoconto stenografico



Seduta n. 60 di Giovedì 18 dicembre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA FUNZIONALITÀ DEL SISTEMA PREVIDENZIALE PUBBLICO E PRIVATO, ALLA LUCE DELLA RECENTE EVOLUZIONE NORMATIVA ED ORGANIZZATIVA, ANCHE CON RIFERIMENTO ALLA STRUTTURAZIONE DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

Audizione di rappresentanti del Comitato Unitario Permanente degli Ordini e Collegi Professionali.
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 
Calderone Marina Elvira , presidente del CUP ... 3 
Orlandi Roberto , vicepresidente del CUP ... 6 
Di Gioia Lello , Presidente ... 6 
Orlandi Roberto , vicepresidente del CUP ... 6 
Di Gioia Lello , Presidente ... 8 
Puglia Sergio  ... 8 
Di Gioia Lello , Presidente ... 8 
Calderone Marina Elvira , presidente del CUP ... 10 
Orlandi Roberto , vicepresidente del CUP ... 12 
Di Gioia Lello , Presidente ... 13 

ALLEGATO: Documentazione presentata dal CUP ... 15

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LELLO DI GIOIA

  La seduta comincia alle 8.50.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti del Comitato Unitario Permanente degli Ordini e Collegi Professionali.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla funzionalità del sistema previdenziale pubblico e privato alla luce della recente evoluzione normativa e organizzativa, anche con riferimento alla strutturazione della previdenza complementare, l'audizione del presidente del Comitato Unitario Permanente degli Ordini e Collegi Professionali (CUP), dottoressa Marina Elvira Calderone.
  Avverto che la dottoressa Calderone è accompagnata dal dottor Roberto Orlandi, vicepresidente del CUP, e dal dottor Fabio Faretra, direttore generale dell'ENPACL.
  Do quindi la parola alla dottoressa Calderone.

  MARINA ELVIRA CALDERONE, presidente del CUP. Grazie e buongiorno, presidente, buongiorno ai componenti della Commissione e grazie per aver disposto l'audizione del Comitato Unitario degli Ordini e Collegi professionali italiani.
  La nostra è un'organizzazione che accoglie al suo interno le rappresentanze istituzionali del mondo ordinistico, quindi i Consigli nazionali degli Ordini. Noi abbiamo veramente piacere del vostro invito, perché riflettere sui temi della previdenza può sembrare a una prima lettura materia estranea alle rappresentanze ordinistiche, però noi siamo i soggetti che invece hanno la responsabilità di gestire gli iscritti alle Casse di previdenza e nella maggior parte dei casi, per precisa disposizione delle nostre leggi istitutive, anche il compito di ispirare le politiche e le scelte previdenziali delle Casse privatizzate.
  Il mondo dei liberi professionisti è un mondo particolare, gestito in 27 Ordini professionali con 2.300.000 iscritti, di cui 1.500.000 iscritti alle Casse privatizzate. Le Casse privatizzate hanno un gettito contributivo annuo di circa 9 miliardi di euro, con 6 miliardi destinati a spesa pensionistica e un saldo previdenziale di 3 miliardi, che è in leggera ma costante crescita negli ultimi anni.
  Questo non può e non deve farci pensare che sia un saldo attivo dato da un miglioramento delle capacità reddituali dei professionisti, perché la crisi di questi ultimi anni ha inciso in misura determinante sulla capacità di reddito e la tenuta del volume d'affari delle singole categorie professionali.
  Dal 2005 ad oggi abbiamo riscontrato una progressiva diminuzione del nostro volume d'affari del 13 per cento in meno in valori assoluti, con punte del 23,7 per Pag. 4cento per i professionisti dell'area giuridica e del 22,9 per cento per le professioni tecniche.
  Oggi sono accompagnata sia dal dottor Faretra, direttore generale dell'ENPACL, che dal dottor Orlandi, vicepresidente del CUP, perché volevamo fornirvi le nostre riflessioni, chiedendo al presidente il permesso di integrare le mie riflessioni con eventuali interventi dei miei colleghi, per ragionare con voi sulle importanti modifiche dell'assetto normativo da cui è stato interessato il mondo ordinistico in questi anni.
  Veniamo da una riforma delle professioni del 2011 di cui stiamo attuando progressivamente tutti i dettati e stiamo cercando di dare un nuovo volto alle professioni italiane, che però hanno necessità di avere adeguati sostegni normativi, che possano consentire di traguardare l'esperienza professionale oltre il problema contingente del momento storico ed economico particolare.
  Guardiamo quindi con estrema attenzione a tutte le politiche di welfare integrato delle nostre Casse di previdenza, che sono politiche a sostegno delle categorie associate. In questo ovviamente ricomprendiamo l'estensione dell'assistenza sanitaria integrativa, i sostegni alla genitorialità, i contributi in favore della famiglia, perché sta cambiando anche il volto delle professioni italiane e l'integrazione lavorativa femminile sta caratterizzando – in termini numerici sempre più consistenti – il numero dei nostri iscritti.
  Ormai in tutte le categorie, anche in quelle che avevano una sperequazione per genere (mi riferisco per esempio all'area giuridico-economica), il 70 per cento dei nuovi iscritti è di sesso femminile, quindi è necessario destinare investimenti più cospicui a forme di welfare integrato.
  Dall'Osservatorio degli Ordini c’è soddisfazione per il nostro sistema previdenziale, perché l'attuale quadro generale delinea un sistema previdenziale sano, che non necessita di ausili diretti da parte dello Stato. Vorrei sottolinearlo, perché tutto ciò che facciamo all'interno delle nostre Casse di previdenza privatizzata e delle nostre gestioni è fatto esclusivamente (ma questo è il dettato delle leggi di privatizzazione) con i contributi dei nostri iscritti.
  Il quadro normativo di riferimento delineatosi negli ultimi anni ha però ridotto fortemente l'autonomia gestionale delle nostre Casse, anche perché esse rientrano nella qualificazione di pubblica amministrazione a seguito del loro inserimento nell'elenco predisposto annualmente dall'Istat, tema su cui anche recentemente si è dibattuto, perché la stessa allocuzione di pubblica amministrazione generica viene riservata al mondo degli Ordini e quindi alla componente ordinistica, laddove invece non viene messo in evidenza il carattere associativo dell'Ordine professionale, quindi la valenza associativa in funzione del fatto che in nessun modo graviamo sulle casse dello Stato.
  Per quanto riguarda la previdenza delle categorie ci sono invece norme di finanza pubblica di contenimento della spesa dell'apparato amministrativo che impongono alle nostre Casse di essere ancora più virtuose e quindi di contenere i costi di gestione (su questo assunto siamo tutti d'accordo), però la spending review costa alle Casse di previdenza il 15 per cento sui consumi intermedi.
  Che siano quindi virtuose e siano effettuati i risparmi sui consumi o non lo siano, le Casse sono comunque tenute a conferire allo Stato il 15 per cento, quindi da un lato abbiamo un decreto di privatizzazione delle Casse che vieta qualunque forma di sostegno da parte dello Stato, dall'altro le Casse con i denari dei professionisti pagano forme di tassazione indiretta sui loro consumi e quindi sostengono indirettamente anche la finanza pubblica.
  Nel farvi queste riflessioni evidenziamo la preoccupazione della componente ordinistica, che vede ridursi le forme di accantonamento che invece potrebbero essere reinvestite a vantaggio dei nostri iscritti, che attualmente (parlo ovviamente in termini generali, non cito i dati per singola categoria) hanno un reddito medio intorno ai 12.000 euro.Pag. 5
  Il tema quindi è importante perché significa avere la dimensione di un comparto professionale di lavoratori della conoscenza, quindi un comparto intellettuale, che in questo momento ha mediamente performances al di sotto del livello minimo di retribuzione di un lavoratore di basso profilo della declaratoria contrattuale.
  Possiamo dire che il nostro è un sistema virtuoso. Questo significa che anche le norme istitutive delle varie forme pensionistiche delle singole categorie, pur avendo subìto nel tempo rimaneggiamenti perché le nostre Casse sono state tutte interessate da importanti attività di ristrutturazione ma soprattutto di riforma del sistema previdenziale interno, garantiscono un assetto che – consentitemi un termine poco tecnico – tiene.
  Se tiene, va quindi sostenuto e supportato nelle eventuali scelte di accorpamento tra categorie e tra Casse che afferiscono ad aree omogenee. Riteniamo però che proprio per sostenere l'autonomia delle Casse debba essere ulteriormente ribadita la volontarietà dell'accorpamento, che deve essere deciso lasciando alla determinazione congiunta delle Casse la scelta di accorparsi o meno, perché l'omogeneità dei percorsi possa ulteriormente enfatizzare quel sistema di virtuosità a cui devono necessariamente uniformarsi i nostri sistemi proprio per le considerazioni fatte in precedenza. Se infatti una Cassa non fosse virtuosa, non potrebbe scaricare sulla collettività questa sua non virtuosità.
  Vorrei anche fare una sottolineatura per quanto riguarda la fiscalità, perché sarebbe molto più semplice e più proficuo poter investire sul sostegno ai nostri iscritti, se avessimo la possibilità di attingere a misure agevolative nella tassazione del risparmio previdenziale rispetto alle tassazioni previste per altri risparmi.
  Il documento che noi oggi abbiamo depositato agli atti è stato predisposto prima della presentazione dell'emendamento alla manovra di stabilità sull'elevazione della tassazione dei rendimenti dei nostri investimenti, che sale dal 20 al 26 per cento. In questo testo riflettiamo sull'opportunità di ragionare sugli eventuali effetti di un aumento di tassazione, mentre l'emendamento eleva la tassazione e vincola il recupero del 6 per cento al fatto che le Casse scelgano di far confluire i loro investimenti su forme segnalate dallo Stato attraverso un apposito DPCM.
  Per noi il tema della tassazione è determinante, perché può avere ripercussioni non solo sulle scelte di investimento, sul valore dei rendimenti e quindi sulla sostenibilità del nostro sistema e sulle performances delle nostre pensioni, ma ancor di più su tutte quelle azioni di welfare che per noi diventano strutturali e necessarie.
  Le Casse non si tirano e non si tireranno certamente indietro, la componente ordinistica del mondo professionale le sosterrà nel fare ancora una volta la scelta di sostenere l'economia reale. L'abbiamo fatto in passato attraverso gli investimenti per il Fondo per l'abitare, la cui dotazione era di 2 miliardi di euro, di cui però risultano utilizzati solo 252 milioni di euro.
  Come Comitato Unitario delle professioni consideriamo opportuno un maggiore impiego dei risparmi previdenziali nell'economia reale del Paese, perché riteniamo importante sostenere il rilancio dell'economia perché i professionisti italiani non possono restare insensibili ai temi del rilancio dei nostri territori.
  Noi siamo pienamente integrati con i territori, ma siamo soprattutto i soggetti che fanno da intermediazione positiva tra lo Stato i cittadini, quindi nel raccogliere le istanze della collettività le dobbiamo tradurre in atti concreti, che siano anche di sostegno per le esigenze nel nostro Paese.
  In un quadro di autonomia voluto dallo Stato diventa difficile comprendere perché dobbiamo obbligatoriamente canalizzare i nostri investimenti solo ed esclusivamente nei confronti di scelte predeterminate e non si possano invece definire percorsi più affini alla nostra natura, natura che andrebbe una volta per tutte sottolineata e nuovamente sostenuta, ed è una natura privatistica delle Casse di previdenza.Pag. 6
  L'inclusione delle Casse di previdenza, che pure hanno finalità certamente pubblicistiche, all'interno della classificazione Istat rende assolutamente difficoltoso procedere senza che norme studiate per la pubblica amministrazione possano ricadere con un impatto importante in termini di dispensa sui nostri contesti.
  Mi fermerei qui, presidente, perché ho voluto farvi un quadro generale delle nostre sensazioni. Lascerei la parola ai miei colleghi, per fornirvi ulteriori riflessioni.

  ROBERTO ORLANDI, vicepresidente del CUP. Buongiorno, mi associo anch'io ai ringraziamenti della Presidente Calderone per averci invitato e consentito di esprimere il parere del CUP, della parte ordinistica delle professioni, anche perché oggi l'attività professionale non è più disgiunta dall'aspetto previdenziale e assistenziale, basti ricordare la forte femminilizzazione delle professioni, quindi tutto il welfare legato alla condizione femminile, gli effetti perniciosi della modifica del regime dei minimi, che con la legge di stabilità sarà portato a 15.000 euro all'anno per i giovani professionisti, impedendo di fatto a chiunque di potervi accedere.
  Qui si teorizza che un giovane che avvii un'attività possa vivere con un lordo di 1.200 euro al mese, che vogliono dire probabilmente 4-500 euro netti ciascuno. Oggi il regime dei minimi a 30.000 euro ha consentito a decine di migliaia di giovani di avere una risposta occupazionale in questo Paese, perché non dimentichiamo che la chiusura di parte della manifattura ha spinto delle persone, per avere rapporti con i datori di lavoro o con un sistema ovviamente dimagrito per una crisi che sembra non avere fine, ad aprire Partita IVA e a svolgere magari in modo professionale quelle cose che prima potevano svolgere in modo dipendente. La norma è cambiata e cambia in modo negativo, per cui previdenza, assistenza, welfare, professioni oggi a mio avviso sono tutte intrinsecamente collegate fra loro.
  Dopo l'esaustiva trattazione della presidente rimane da trattare soltanto un tema non secondario, quello del grado di valore delle pensioni erogate a fine vita lavorativa, in sostanza dell'aspettativa di poter avere un reddito sostitutivo, quello di pensione, alla fine della vita lavorativa di un professionista così come di un dipendente.
  Oggi il sistema delle Casse professionali è di fatto interamente contributivo e l'incremento dei montanti, cioè la rivalutazione di quello che sarà dato nelle successive pensioni, si basa sul meccanismo previsto dall'articolo 1, comma 9 della legge n. 335, ed è concretamente caratterizzato da un incremento basato sulla media mobile quinquennale del PIL, un indice che rilascia l'Istat.
  Fino al 2010 questo indice è stato di buon valore, perché ad esempio nel 2009 l'incremento era il 3,32 per cento e si parlava dell'80 per cento del tasso di sostituzione a fine vita lavorativa, quindi 80 per cento dell'ultimo reddito, una ragionevole possibilità di reddito.
  Ovviamente con la crisi il PIL si è contratto, l'indice si contrae lentamente perché, essendo la media mobile quinquennale, nel primo anno di crisi l'indice è ancora alto, nel senso che cumula dentro un anno negativo ma ne ha quattro positivi, poi man mano che il tempo corre si contrae. Quel 3,32 che c'era nel 2009 era già diventato 1,61 nel 2011, per diventare l'1,1 nel 2012, lo 0,16 nel 2013 e infine per andare in modo clamorosamente negativo nel 2014 (l'Istat l'ha già reso noto) a meno 0,19.
  Meno 0,19 significa che si verifica per la prima volta un fattore paradossale: che saranno diminuiti i montanti dei contribuenti.

  PRESIDENTE. No, non dica questo: è lo stesso problema che hanno tutte le pensioni che sono collegate all'indice del Prodotto interno lordo, c’è una circolare dell'INPS che chiarisce questo aspetto, e anche voi potete adottarla. L'anno prossimo per la prima volta sarà positivo.

  ROBERTO ORLANDI, vicepresidente del CUP. Comunque il problema è che se viene applicata la norma senza correttivi Pag. 7dà quell'effetto, ma i correttivi sono ben voluti. Anche un indice zero o un indice 0,16 per cento produce un effetto.
  Quando si è verificato il drastico calo dell'incremento del PIL, perché essendo già in crisi l'effetto non c'era perché era mediato dalla media quinquennale ma si potevano già fare delle proiezioni, abbiamo chiesto delle proiezioni agli attuari e nel 2011, utilizzando un ragionevole incremento e considerando che non sarebbe mai stato negativo (al massimo si fermava a zero, come ricordava il Presidente Di Gioia), abbiamo stabilito che a fine vita lavorativa un professionista avrebbe avuto una pensione pari al 28 per cento del suo ultimo reddito da lavoro, ovvero, se fatturava 1.000 euro, ne avrebbe avuti 280.
  In realtà eravamo ottimisti, perché il Ministero del lavoro un anno dopo ci ha fatto sapere che era il 25 per cento, quindi qualcosa di meno.
  Quali rimedi ? Secondo il Governo il rimedio è aumentare le contribuzioni, ma aumentare le contribuzioni non cambia la percentuale, cioè io posso pagare certamente di più e avrò certamente una pensione più alta, ma l'avrò sempre in quel 25 per cento di quei soldi.
  Tra l'altro, c’è un aspetto non secondario: la pressione fiscale previdenziale su un professionista onesto che onori tutti i suoi obblighi e adempimenti è intorno al 70 per cento. Sappiamo che la fiscalità non potrà calare, perché il debito pubblico impone il mantenimento di questi livelli e tutti ne siamo consapevoli, ma aumentare ulteriormente la pressione garantisce un unico risultato: molti professionisti sprofonderanno nel nero, cercheranno di fatturare il meno possibile.
  Se infatti la pressione arriverà a livelli assolutamente insostenibili (a mio avviso li abbiamo superati), la platea più fragile dei professionisti dovrà per forza trovare un modo per sopravvivere !
  Non dimentichiamoci che la platea più fragile è enorme, perché anche il mondo professionale oggi è spaccato tra i giovani che entrano che hanno redditi molto bassi e i professionisti più affermati che invece hanno ancora buoni risultati. Questa platea di professionisti fragili sono giovani donne e giovani uomini che nella professione mettono la loro speranza di vita, di crearsi una famiglia, di comprarsi una casa, di avere una vita decente in questo Paese.
  L'alternativa è stata trovata dalla Cassa di previdenza della mia categoria. Noi abbiamo ritenuto che, in alternativa ad aumentare il prelievo previdenziale, fosse possibile aumentare i rendimenti della previdenza e cioè prendere dagli utili annuali e dal risultato degli investimenti e di riversarne una parte nei montanti.
  Nel 2011, quindi, venne fatta una proposta al Ministero con cui si chiese di poter aumentare del 50 per cento l'incremento dell'1,60 previsto dal PIL Istat per portarlo al 2,5 per cento e in questo modo garantire che quel 25 per cento in questo percorso potesse risalire oltre il 70, se applicato nel tempo.
  Il Ministero del lavoro ci rispose che non era possibile una concorrenza al sistema di previdenza generale e che il sistema di cui all'articolo 1 della n. 335, comma 9 era un incremento obbligatorio. A nostro avviso, invece, quello era un incremento minimo, perché un sistema generale di previdenza deve garantire a tutti il minimo, però, se qualcuno è più bravo e può far meglio, non si vede perché non trattare meglio le persone.
  Il Ministero impose quindi questo blocco, ma la questione si è risolta con la recente sentenza n. 3859 del luglio 2014 del Consiglio di Stato, che ritiene invece che l'incremento PIL debba essere l'incremento minimo e non massimo. Ovviamente vanno rispettati tutti i parametri che il Governo ha messo quali la sostenibilità a cinquant'anni ma, se una Cassa ottiene il 3 per cento dai suoi rendimenti finanziari, non si vede perché non possa destinarne un 1 per cento a sostenere le pensioni dei futuri iscritti. Si tratta infatti di una Cassa che sta rendendo ai previdenti ciò che i previdenti hanno pagato, senza alcun onere per lo Stato.
  Questa sentenza pone anche un secondo problema molto importante, in Pag. 8quanto il Consiglio di Stato rileva che questo è un sistema virtuoso, perché incentiva in modo efficiente le risorse previdenziali, che vengono utilizzate in modo conforme alla legge.
  L'altro aspetto di questa sentenza n. 3859 del 2014 è che viene rivalutata la natura privatistica delle Casse di previdenza, che non possono avere alcun contributo dello Stato, però ogni anno vedono compressa la propria autonomia negoziale. Il Consiglio di Stato afferma che la capacità negoziale delle Casse, la loro autonomia è comprimibile, ma c’è un punto oltre il quale questa compressione non può andare, ed è appunto l'uso efficiente delle risorse ai fini previdenziali.
  Su questo probabilmente questa Commissione, che ha un ruolo importantissimo, potrebbe affrontare il problema stabilendo in modo chiaro, per evitare ulteriori contenziosi con l'Esecutivo, che quel rendimento, come ricorda il Consiglio di Stato in sentenza passata in giudicato, è un rendimento minimo e non massimo, per cui le Casse che meglio amministrano, che rispettano le norme di legge, che sono sostenibili a cinquant'anni o più devono avere il diritto di garantire ai loro iscritti una pensione decente, anche perché qui ci sarà un problema sociale.
  È vero che lo Stato non interviene sulle Casse, ma quando avremo (certo fra molti anni, non domani) 1,5-2 milioni di persone che non avranno di che vivere, non credo che lo Stato si potrà sottrarre all'impatto che questo avrà anche sul welfare comunale, per cui questi rimedi vanno per tempo assunti. Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  SERGIO PUGLIA. Grazie, presidente. Ringrazio la presidente Calderone e gli altri membri del CUP. Credo che ci sia stato un chiarimento abbastanza esplicito dei vari passaggi. Oggi diverse Casse privatizzate sono effettivamente virtuose, però ce ne sono alcune che sono sotto la nostra attenzione. Mi riferisco ad esempio alla Cassa ragionieri.
  In questa Commissione stiamo tentando (credo egregiamente) di avere un dialogo con tutte le Casse, con tutte le realtà previdenziali e assistenziali del Paese, cosa che nelle altre legislature non è stata mai fatta in questo modo, quindi il merito è soprattutto del Presidente Di Gioia.
  Detto questo, credo che si potrebbe ridiscutere in riferimento alla detassazione, che può avvenire con gli investimenti effettuati all'interno del pacchetto stabilito dallo Stato. Si potrebbe ripensare alla possibilità di investire su proposta delle Casse, e la struttura che dovrebbe stabilire come investire questo 6 per cento potrebbe far rientrare direttamente le proposte delle Casse all'interno di questa detassazione.
  Per quanto riguarda le forme di welfare integrato, questo segna certamente una nota positiva alla gestione delle Casse previdenziali professionali e credo che vada sostenuto e quindi che un investimento nel welfare rientrerebbe totalmente in un discorso di detassazione.
  Vorrei porvi una domanda a cui potreste rispondere anche successivamente, perché mi rendo conto che all'interno del CUP vi sono diverse categorie e probabilmente non riusciamo oggi a inquadrare questa cosa, anche se la domanda è abbastanza semplice.
  All'interno degli Casse professionali che fanno parte del CUP, nei CdA sono presenti soltanto rappresentanze degli Ordini professionali o anche componenti esterne quali rappresentanze dei lavoratori e dei datori di lavoro ?
  Non ci sono rilievi particolari da fare ed è stato interessante avere le vostre riflessioni e le vostre osservazioni. Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Grazie, senatore. La ringrazio anche per le sue parole di gentilezza e di stima nei miei riguardi, ma il merito va tutto alla Commissione e ovviamente anche ai funzionari che stanno lavorando in modo molto importante per determinare alcune condizioni positive.Pag. 9
  Prima di chiudere la nostra audizione, mi permetterei di fare alcune considerazioni. Penso che dobbiamo tentare di razionalizzare il sistema delle Casse, anche perché, come giustamente sottolineava il senatore Puglia, è vero che ci sono delle Casse virtuose, che stiamo analizzando in modo dettagliato, però è anche vero che ci sono delle Casse che non sono così virtuose e recentemente abbiamo verificato che alcune non soltanto investono all'estero, ma investono anche su situazioni particolarmente delicate, con indici di rischio estremamente elevati.
  Questo ovviamente mette in difficoltà la stessa sostenibilità del sistema previdenziale delle Casse. È pur vero che le Casse non hanno alcun intervento da parte dello Stato, ma è anche vero che nel momento in cui una Cassa va in default interviene lo Stato, quindi ci sono dei parametri estremamente contraddittori.
  Voi rappresentate il Comitato Unitario degli Ordini e Collegi professionali, per cui vorrei sapere se, al di là della rappresentanza unitaria degli Ordini professionali e dei Collegi, vi sia mai stata data dalle Casse la possibilità di visionarne i Bilanci, di fare delle considerazioni in merito e quindi avere un ruolo attivo nella discussione che si sviluppa al loro interno.
  La vostra audizione è la sessantesima dell'indagine conoscitiva, perché volevamo avere un quadro di riferimento chiaro della situazione delle Casse e quindi avanzare delle proposte, come abbiamo già fatto con la relazione che abbiamo presentato qualche tempo fa e con una mozione approvata alla Camera dei deputati.
  Nella legge di stabilità in discussione al Senato che poi verrà approvata definitivamente alla Camera ci sono alcuni elementi interessanti che riguardano la diminuzione della tassazione in virtù degli investimenti, perché, come abbiamo definito nella nostra indagine conoscitiva, credo che le Casse che hanno delle liquidità e dei beni immobili estremamente significativi (nella vostra relazione si accenna a 60 miliardi, ma si aggirano sui 70 miliardi) abbiano il dovere di investire in questo Paese per dare anche credibilità agli altri.
  Se non si crede in questo Paese, ci rimette tutto il sistema degli Ordini professionali, perché, se non si sviluppa il sistema economico e il Paese non cresce, difficilmente un professionista riuscirà a lavorare. Come lei giustamente sottolineava, lavora con un'enorme riduzione del fatturato chi ha ormai raggiunto un certo livello e ha un'immagine che gli consente di sostenere alcune situazioni, ma il giovane difficilmente riesce a lavorare.
  A tal riguardo vorrei ricordarle che abbiamo approvato alla Camera un emendamento a mia firma, che prevede la diminuzione della tassazione per i giovani professionisti, che ci sembrava estremamente opportuno e che è stato approvato alla Camera e non toccato dal Senato, con una serie di coperture che abbiamo dovuto inserire.
  Voi rappresentate gli Ordini e i Collegi professionali, ma la vostra rappresentanza deve essere incisiva all'interno del sistema, perché altrimenti non avrebbe senso dirci tutto quello che ci avete detto, che noi condividiamo e abbiamo anche in precedenza sviluppato nella nostra indagine conoscitiva.
  Vi pongo quindi alcuni problemi che credo dobbiate discutere con tutti gli Ordini e i Collegi professionali. In merito agli accorpamenti, ad esempio, è possibile che in questo Paese debbano esistere 21 Casse professionali ? Personalmente considero utile costruire un meccanismo in cui, con la collaborazione e il continuo confronto con le Casse, sia possibile realizzare accorpamenti funzionali.
  Che senso ha ad esempio avere la Cassa dei medici, la Cassa dei farmacisti, la Cassa degli infermieri, la Cassa degli psicologi, sapendo che alcune di queste hanno oggettivamente delle difficoltà ?
  Nella nuova indagine che avvieremo dal prossimo anno affronteremo anche la questione della sanità integrativa e del welfare integrato. È possibile avere una serie di interventi delle diverse Casse, che ovviamente, avendo anche il sistema di sanità Pag. 10integrativa, hanno diversi sistemi collegati con il mondo della previdenza complementare ? Questo è un primo aspetto.
  C’è un secondo aspetto che considero necessario ridefinire, perché alcune Casse, a causa delle difficoltà incontrate e di alcuni investimenti non oculati, hanno provveduto a rivedere il loro sistema passando direttamente al sistema retributivo, però, come ben sapete, ci sono state delle sentenze in virtù delle legittime rivendicazioni di qualche iscritto, sentenze che, rivendicando il diritto acquisito, hanno ridefinito il ruolo del sistema contributivo e quindi non del passaggio diretto al sistema retributivo.
  Vi è poi la questione che riguarda la privatizzazione o la pubblicizzazione delle Casse. Noi abbiamo sempre sostenuto e sosteniamo tuttora l'esigenza di uscire dall'equivoco: le Casse furono privatizzate nel 1994-1996 ma furono poi inserite nell'elenco Istat, quindi noi sosteniamo che il Governo debba definitivamente ridefinirne il ruolo stabilendo se siano private o pubbliche. Se sono private, credo che debbono essere considerate tali da tutti i punti di vista, quindi poter fare i Bilanci secondo il sistema privatistico, fare le gare con sistemi privatistici e non pubblicistici, però quanto sta accadendo in alcune Casse deve farci riflettere.
  Non credo che la corruzione riguardi semplicemente il mondo politico, su alcune Casse ci sono situazioni molto delicate. Vorrei sapere quindi quale sia l'incidenza degli Ordini professionali sulle stesse e che incidenza abbiate voi come Comitato Unitario, perché è chiaro che le Casse sono emanazione degli Ordini, in quanto si eleggono i consiglieri.
  Come si può notare si tratta di un mondo variegato e difficile sul quale dobbiamo intervenire, ma gli Ordini devono fare chiarezza per evitare che le Casse determinino condizioni di difficoltà per gli stessi professionisti associati.
  Parlando con i vari professionisti rilevo spesso – credetemi – scarsa fiducia. Noi vogliamo invece che questa fiducia si ricrei, perché il nostro compito principale è quello di garantire la sostenibilità del sistema e quindi garantire ai professionisti che avranno una pensione.
  Questo è il nostro compito principale: garantire le pensioni sia per quanto riguarda le Casse, quindi i professionisti, sia per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, che sono direttamente influenzati dal sistema di previdenza pubblica dell'INPS.
  Mi sono permesso di fare queste considerazioni perché lo spirito con cui abbiamo voluto affrontare questa audizione è quello di avere anche da voi spunti critici per allargare il nostro quadro di confronto.

  MARINA ELVIRA CALDERONE, presidente del CUP. Grazie, presidente. Raccolgo le sue sollecitazioni. Certamente il Comitato Unitario non si sottrae e non si è sottratto a questo invito che abbiamo gradito, il mondo delle professioni e degli Ordini è un mondo complesso, in cui ci sono delle rappresentanze che hanno delle funzioni. Il Comitato Unitario gestisce e cerca di mettere a sistema le politiche delle professioni per quanto riguarda il comparto ordinistico, e, come lei diceva, esiste un'associazione delle Casse e degli Enti privatizzati.
  Non ci siamo però voluti sottrarre al confronto con voi dicendo che la materia non è di nostra la competenza, anche perché avremmo negato un'evidenza che, almeno per me che sono un consulente del lavoro, è scritta chiaramente nell'articolo n. 23 della legge n. 12 del 1969, che recita: «il Consiglio Nazionale dell'Ordine ispira la politica previdenziale di categoria».
  Da consulente del lavoro e da Presidente del Consiglio Nazionale io lo faccio e sono molto attenta alle mie attribuzioni. Nel caso della mia categoria il mio Consiglio Nazionale è in piena correlazione e anche collaborazione con il Consiglio di Amministrazione della nostra Cassa, che è costituito da colleghi (credo che il senatore Puglia lo sappia benissimo) liberamente eletti dalla rappresentanza dei nostri iscritti.Pag. 11
  Credo che il mondo delle professioni abbia subìto negli ultimi anni profondi rimaneggiamenti ma anche profonde mutazioni per effetto di una riforma sicuramente di non facile attuazione. Non abbiamo avuto paura di guardarci dentro e il mio compito è quello di stimolare i presidenti degli Ordini nazionali, i consiglieri nazionali, il mondo delle professioni in generale a fare cose anche non semplici come comprendere cosa debba essere cambiato all'interno del nostro sistema.
  Certo non fa piacere e soprattutto non giova alle professioni la pubblicazione di notizie allarmanti sulla sorte di alcune nostre Casse, che è motivo di preoccupazione, e sono certa che le relative rappresentanze anche a livello ordinistico sapranno trarre le valutazioni come credo sapranno farlo i Ministeri vigilanti, che, laddove ne ricorrano le condizioni di legge, hanno anche il potere di assumere atti molto importanti.
  Credo che il tema della cabina di regia delle professioni sia assolutamente ineludibile, laddove deve essere chiaro all'interno del nostro contesto che non c’è una cesura tra la gestione dell'iscritto e la gestione pensionistica del futuro dell'iscritto, perché credo esista la gestione dell'iscritto e basta, in tutte le fasi della sua vita professionale e soprattutto di quello che verrà dopo la professione. Le funzioni delle Casse sono importanti anche per sostenere l'iscritto durante tutto il percorso di vita lavorativa.
  Ho fatto riferimento agli accorpamenti dicendo che noi non siamo contrari, certamente per l'esperienza professionale da consulente del lavoro so bene cosa significhi in un contesto pubblico fare l'integrazione tra la gestione INPS e la gestione Inpdap, cosa abbia comportato in termini di armonizzazione dei sistemi e di riconduzione del mondo del pubblico impiego a un concetto anche solo di costruzione di un estratto conto contributivo.
  Nel procedere a un accorpamento tra Casse ponevo l'accento sulla volontarietà perché quel processo non deve essere negato da chi lo dovrà mettere in atto. Bisogna ricondurre a razionalità un contesto in cui ci sono delle gestioni che negli anni si sono incardinate e operano in modo diverso, perché poi l'iscritto deve avere dei servizi e deve riconoscersi all'interno di quei processi.
  Sempre da professionista che si occupa di temi legati alla previdenza devo sottolineare il fatto che certamente, se intervistati, molti dei nostri iscritti possono esprimere perplessità sulla gestione delle loro Casse di previdenza oppure sulla gestione della loro previdenza in generale, ma è anche un problema culturale di comprensione delle tematiche previdenziali che non sempre sono note a tutti gli iscritti.
  Dico questo perché è un problema che avverto anche all'interno di una categoria professionale come la mia che invece lo ha insito nel DNA, ma è una materia estremamente complicata, che ha necessità di essere trasmessa attraverso un processo culturale di formazione.
  Se a una persona si chiede se gradirebbe avere una pensione più adeguata alle sue aspettative di vita e i suoi desiderata in termini di potere d'acquisto, risponderà certamente di sì, però questo poi deve essere collegato a quanto versa per quella pensione, all'entità dei contributi e dei rendimenti degli investimenti, perché in passato ci si era abituati con sistemi previdenziali generosi a versare il meno possibile e ad avere delle pensioni estremamente generose !
  Ora il sistema che deve garantire una stabilità a cinquant'anni pone ai professionisti la riflessione sulla qualità dei loro versamenti e dei loro investimenti. Credo quindi che sul tema della previdenza complementare e della modularità si debbano confrontare (lei ha ragione, presidente) non solo le componenti del nostro mondo che afferiscono alla gestione delle Casse, ma anche gli Ordini.
  Siccome io le sfide le accetto sempre e lei me ne ha garbatamente sottoposta una, faremo in modo di farle avere delle nostre riflessioni critiche anche sollecitandovi ad assumere degli altri atti a sostegno del nostro sistema, perché quando si dice che c’è una disponibilità a sostenere l'economia Pag. 12reale, da rappresentante della componente ordinistica chiedo allo Stato e alle sue istituzioni di investire in regole e sostegni a favore del mondo professionale, perché da una parte io do, ma dall'altra parte credo che debba ricevere almeno un riconoscimento di valore del sistema.
  Se il sistema degli Ordini professionali e dei loro professionisti è un valore, allora questo deve essere percepibile anche in una serie di atti normativi che valorizzino la scelta di essere oggi dei lavoratori autonomi in Italia invece di restare iscritti agli uffici di collocamento in attesa di un posto di lavoro subordinato a tempo indeterminato che non arriverà. Credo che questo sia importante.
  Noi comunque faremo la nostra parte, e, anche se all'interno del nostro mondo qualcuno può pensare che gli Ordini non abbiano una diretta e specifica interrelazione con queste funzioni, credo che parlare di futuro delle categorie voglia dire non lavorare a compartimenti stagni, ma cercare di mettere a sistema quanto abbiamo.
  La ringrazio quindi, presidente, a nome del Comitato Unitario per questa opportunità, che non la faremo cadere nel vuoto, impegnandoci in un'interlocuzione con la Commissione anche in futuro ogni volta che lei ci vorrà sollecitare.

  ROBERTO ORLANDI, vicepresidente del CUP. Intanto una risposta al senatore Puglia. Le Casse hanno diverse regole, le divide il 103, quelle prima e quelle dopo. Quelle del 103 hanno un rappresentante del Ministero vigilante del lavoro nei CdA e il Presidente del Collegio sindacale è sempre nominato dal Ministero, è un ministeriale.
  Credo che le Casse precedenti comunque nel Collegio Sindacale abbiano un rappresentante del Ministero, quindi c’è una vigilanza molto stretta e anche un voto nel CdA.
  Sulla questione dell'economia reale noi chiediamo alle nostre Casse in primo luogo di pagare le pensioni, in secondo luogo di pagarle adeguate e poi anche l'economia reale, però non si può chiedere a qualcuno di portare la croce della fiscalità al 26 per cento e cantare la messa dell'economia reale, perché le due cose insieme non ci stanno: non puoi trattare una Cassa come speculatore e poi dire che deve fare gli investimenti nelle infrastrutture, perché il problema è che faremo l'autostrada ma come pagheremo le pensioni ?
  Comunque le Casse intervengono già nell'economia reale, cito l'esperienza della mia piccola Cassa degli agrotecnici che già da un anno e mezzo ha fatto un investimento importante in un progetto di economia reale, Fabbrica Italiana Contadina (FICO), prenderà il testimone dell'Expo di Milano, è un investimento di 120 milioni di euro a Bologna insieme all'università.
  Noi siamo andati come prima Cassa e ci hanno seguito l'ENPAM dei medici per lo stretto collegamento fra alimentazione e salute umana, Inarcassa e qualche giorno fa anche l'Eppi dei periti industriali, che è intervenuto con 5 milioni di euro in questo progetto di economia reale, che però ha alla base una redditività, quindi economia reale va bene ma se ho una redditività per le pensioni.
  I rapporti Ordini/Casse. Intanto la volevo ringraziare perché lei ha inciso potentemente la lama del suo intervento nei problemi reali, ci ha detto di uscire dai discorsi retorici e noti per dire i problemi. Anche qui dipende, la Presidente Calderone ha detto che nella sua c’è un rapporto stretto, nelle Casse del 103 il rapporto è molto stretto se non altro perché i Consigli nazionali furono all'epoca gli Enti promotori delle Casse, ovviamente molto più lasso nelle Casse precedenti che hanno una storia più lunga.
  Nessuno parla bene delle Casse ? Mi permetta, la voglio contraddire: prima le ho ricordato la mia Cassa che ha ottenuto di poter aumentare i montanti rivalutati dell'1,50 per cento. La mia Cassa ha approvato il Bilancio preventivo qualche giorno fa, che è fatto sulle dichiarazioni contributive e quindi sui fatturati che dichiarano i professionisti nel 2014, e l'incremento del versato è il 17,50 per cento.Pag. 13
  Siccome la Cina quando cresce ha una crescita al 9 e noi non viviamo su Marte, quello non è maggiore fatturato: questo è nero che esce, perché le persone, se vengono trattate bene e vedono delle Casse che si occupano realmente dei loro problemi e li affrontano, rispondono, e quando io dichiaro di più c’è un vantaggio per la collettività, perché anche la fiscalità incide su quello e quindi lì abbiamo fatto pulizia e ordine, ovvero ciò che chiede lei.
  Ecco perché le dico che siamo assolutamente favorevoli agli accorpamenti volontari, come la presidente ha già detto, ma credo che accorpamenti forzosi sarebbero un grave danno, perché, se questa piccola Cassa che ha fatto la guerra al Governo per ottenere di aumentare i montanti fosse stata inclusa in un'altra Cassa (non faccio nomi), probabilmente quelli non avrebbero fatto la guerra al Governo, presidente, ma sarebbero rimasti acquattati perché avevano altri interessi, come lei ricordava.
  Avere una varietà di Casse e accorparle quando ha senso consente di avere una libertà nel sistema. Lei crede che, se una Cassa rivaluta all'1,50 e le altre a zero, le altre Casse potranno a lungo rivalutare a zero ? Non crede che vi sarà una pressione dei previdenti che, se l'altro da 1,50, pretenderanno che si amministri bene e verranno a vedere gli investimenti ?
  Se invece diciamo che tutte le mucche sono grigie, quando il rendimento è zero dirò al mio iscritto che gli rendo il rendimento di legge, perché più di questo non posso, per cui quello si disinteresserà dell'attività dalla Cassa perché non ne avrà alcun beneficio, ma possiamo invece trasferire la buona amministrazione a beneficio dei previdenti.
  Non possiamo mettere un carabiniere vicino all'amministratore e un poliziotto vicino al carabiniere perché non si sa mai: il controllo è l'utenza sui suoi amministratori, questo è il controllo vero, la popolazione dei previdenti coscienti che controllano chi amministra, questo è il miglior controllo che c’è.
  Se volete delle proposte, la Presidente Calderone le manderà a nome del CUP, ma estendete le elezioni dirette in tutte le Casse e individuate sistemi elettorali che non siano equivoci, ma voto diretto degli iscritti, aumentate il controllo nel corso delle elezioni da parte dell'organo vigilante per evitare qualunque deriva.
  Certamente non spetta a noi dire se c’è corruzione o no, ma credo che la corruzione si annidi purtroppo dappertutto e nessuno sia esente da tentazioni, ma – ripeto – il miglior controllo sugli amministratori è una pressione di amministrati coscienti, che sanno che, se quella Cassa fa rendimento, una parte di quel rendimento verrà loro retrocessa e questa sarà una pretesa dei previdenti nei confronti di chi li amministra.

  PRESIDENTE. Vi ringraziamo, ovviamente noi non stavamo parlando della sua piccola Cassa, stavamo parlando di ben altre questioni che probabilmente sono a vostra conoscenza.
  Dobbiamo ragionare in termini diversi non per quanto riguarda una singola Cassa, ma sui grandi numeri, che nelle Casse ci sono, per costruire un sistema certo che possa garantire le pensioni. È compito vostro far capire ai tanti professionisti cosa significhi sistema pensionistico e quindi avere una Cassa efficiente, in grado di dare i rendimenti per garantire la sostenibilità a cinquanta anni.
  Ringrazio i rappresentanti del CUP, dispongo che la documentazione prodotta sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.10.

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