XVII Legislatura

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

Resoconto stenografico



Seduta n. 37 di Mercoledì 16 luglio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Gioia Lello , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA FUNZIONALITÀ DEL SISTEMA PREVIDENZIALE PUBBLICO E PRIVATO, ALLA LUCE DELLA RECENTE EVOLUZIONE NORMATIVA ED ORGANIZZATIVA, ANCHE CON RIFERIMENTO ALLA STRUTTURAZIONE DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

Audizione del Commissario straordinario, Vittorio Conti, e del Direttore generale, Mauro Nori, dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS).
Di Gioia Lello , Presidente ... 2 
Conti Vittorio , Commissario straordinario dell'INPS ... 2 
Di Gioia Lello , Presidente ... 7 
Di Salvo Titti (Misto-LED)  ... 7 
Di Gioia Lello , Presidente ... 8 
Gualdani Marcello  ... 8 
Galati Giuseppe (FI-PdL)  ... 9 
Baldassarre Marco (M5S)  ... 10 
Albano Donatella  ... 10 
Di Gioia Lello , Presidente ... 11 
Gatti Maria Grazia  ... 11 
Di Gioia Lello , Presidente ... 11 
Puglia Sergio  ... 11 
Di Gioia Lello , Presidente ... 12 
Conti Vittorio , Commissario straordinario dell'INPS ... 12 
Di Gioia Lello , Presidente ... 12 
Conti Vittorio , Commissario straordinario dell'INPS ... 12 
Nori Mauro , Direttore generale dell'INPS ... 12 
Di Gioia Lello , Presidente ... 12 

ALLEGATO: Documentazione presentata dall'INPS ... 13

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LELLO DI GIOIA

  La seduta comincia alle 8.15.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Commissario straordinario, Vittorio Conti, e del Direttore generale, Mauro Nori, dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla funzionalità del sistema previdenziale pubblico e privato alla luce della recente evoluzione normativa e organizzativa, anche con riferimento alla strutturazione della previdenza complementare, l'audizione del Commissario straordinario, Vittorio Conti, e del Direttore generale, Mauro Nori, dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS).
  Do la parola al Commissario Conti per lo svolgimento della relazione.

  VITTORIO CONTI, Commissario straordinario dell'INPS. Il giusto inquadramento dell'attività che sta svolgendo in questo momento l'Istituto credo debba prendere come punto di riferimento la crisi sociale che sta attraversando il Paese, crisi che è eloquentemente tracciata nei dati dell'attività svolta dall'Istituto in questo ultimo anno.
  Le ore di cassa integrazione hanno superato in media il miliardo all'anno – erano 184 milioni nel 2007 – e sono stati 1,5 milioni nel 2013 a beneficiare dei trattamenti connessi alla perdita di lavoro e alla disoccupazione. Tra il 2012 e il 2013 è stato di 54.000 unità il saldo negativo delle aziende con dipendenti e le posizioni lavorative sono diminuite di 500.000 unità.
  Tra le aziende che presentano la denuncia delle retribuzioni mensili corrisposte ai dipendenti quelle che hanno chiesto e ottenuto dall'INPS dilazioni di pagamento dei contributi si sono triplicate dal 2008 al 2013, raggiungendo nell'ultimo anno 44.000 aziende, per 1.300.000.000 di euro. Nel 2013 dei 13.300.000 pensionati INPS 5 milioni hanno percepito una rendita media di 702 euro lordi mensili e 1.200.000 di 294 euro.
  In termini di distribuzione percentuale, il 43 per cento delle pensioni INPS, al netto dei beneficiari di pensioni assistenziali, è al di sotto dei 1.000 euro e il 4,3 per cento è al di sopra dei 3.000 euro lordi.
  Questi sono dati particolarmente eloquenti, che in gran parte fanno riferimento a un'eredità del passato. In particolare, si tratta di pensioni prevalentemente originate dal vecchio sistema retributivo. Alla base di questi dati ci sono carriere lavorative complessivamente troppo brevi e discontinue. Se, da un lato, tornare a crescere e incrementare la produttività è diventata oggi un'urgenza assoluta, dall'altro tali questioni erano già Pag. 3presenti prima che la crisi le portasse in evidenza, non affrontate e non comprese per tempo.
  Il sistema previdenziale italiano, come quello degli altri Paesi, ha subìto in questi ultimi anni una profonda revisione, un profondo ripensamento. Le dinamiche demografiche stanno ridisegnando i contorni del patto tra generazioni e la bassa crescita e gli equilibri precari delle finanze pubbliche hanno indotto a più riprese la Commissione europea a invitare i policy maker ad affrontare il duplice obiettivo di rafforzare la sostenibilità finanziaria e garantire trattamenti adeguati.
  Il nostro Paese sta seguendo un percorso simile, che si sostanzia nell'abbandono degli approcci a beneficio definito a favore di soluzioni a contribuzione definita. Le simulazioni della Ragioneria generale dello Stato testimoniano che, per effetto delle recenti modifiche, non soltanto delle ultime – questo percorso è iniziato nel nostro Paese negli anni Novanta e ha subìto un'accelerazione negli ultimi dieci anni – il passaggio a un sistema contributivo a ripartizione sia coerente con l'obiettivo di garantire la sostenibilità finanziaria. Eravamo al 14 per cento prima della crisi, siamo a poco più del 16 per cento e saremmo stati oltre al 18 per cento senza le recenti riforme, grazie alle quali arriveremo al 13,9 per cento nel 2060.
  Lungo questo percorso è opportuno segnalare che tra il 2010 e il 2060 nell'area euro il rapporto peggiora di due punti percentuali, mentre per l'Italia migliora di 0,9. Questa tendenza virtuosa del nostro sistema è sostanzialmente riconducibile a questa tendenza a stabilizzarsi, al prodotto interno lordo riconducibile agli algoritmi di calcolo del nuovo sistema, al collegamento dell'età pensionabile alla speranza di vita e alla correlazione tra contributi versati e rendite erogate, oltre all'allineamento dell'età pensionabile tra i generi.
  È stato più volte segnalato in questi ultimi tempi – questo è un riferimento ormai costante e molto frequente – che stime ufficiali o ufficiose mostrano come nel lungo periodo la nuova architettura libererà ingenti risorse da utilizzare all'interno del sistema del welfare.
  Queste stime, ovviamente, sono simulazioni fatte su periodi piuttosto lunghi. Soltanto via via che matureranno le condizioni sarà possibile verificare quali saranno gli ammontari effettivamente disponibili. Occorrerà anche decidere, a quel punto, se ci saranno, quanto destinare alla previdenza e quanto all'assistenza, alla luce della sostenibilità complessiva del sistema.
  Su questo punto c’è una prima osservazione da fare: se, da un lato, il passaggio dal retributivo al contributivo, come accade anche in altri Paesi, consente la sostenibilità finanziaria, dall'altro, può comportare una riduzione del tasso di trasformazione e, quindi, di fatto impone alcune qualificazioni sul versante dell'adeguatezza.
  Va precisato e sottolineato che i sistemi a ripartizione, sia retributivi, sia contributivi, sono destinati a subire nel tempo gli effetti dell'invecchiamento della popolazione attraverso l'innalzamento della quota di popolazione inattiva rispetto a quella in età lavorativa.
  Segnalo che l'indice di dipendenza che sintetizza questo fenomeno passa per l'Italia dal 30,8 per cento al 56,6 per cento. Ne consegue che la necessità di crescere e la necessità di avere un mercato del lavoro funzionante e capace di creare nuove opportunità di lavoro e flessibilità, ma non precariato, sono i veri nodi da affrontare anche sul versante dell'adeguatezza.
  Da alcune stime – per esempio, questa mi sembra particolarmente significativa – il passaggio da una crescita dello 0,5 per cento allo 1,5 per cento può comportare un aumento della pensione attesa con il sistema contributivo attuale più elevata del 20 per cento circa.
  Facevo prima un cenno al mercato del lavoro. Le discontinuità dell'occupazione in assenza di adeguate tutele possono anch'esse pesare in modo significativo. Cinque anni di disoccupazione e discontinuità nei primi dieci anni di lavoro Pag. 4possono implicare due anni di lavoro in più a fine carriera per recuperare lo stesso tasso di trasformazione.
  Se un lavoratore, pur in presenza di ricorrenti periodi di precarietà, dovesse comunque riuscire a completare i venti anni minimi di contribuzione, conseguirebbe la pensione a settant'anni, con un tasso di trasformazione che lo collocherebbe molto probabilmente al di sotto del 50 per cento e nella fascia dei soggetti da tutelare con riforme di tipo assistenziale.
  Ometto – se poi sarà necessario, potrò approfondire questo profilo – che queste problematiche, associate al passaggio a sistemi a contribuzione definita e ai loro possibili effetti su un abbassamento del tasso di sostituzione, con possibili ripercussioni sul versante dell'adeguatezza, hanno portato e stanno portando a discutere sul possibile ruolo della previdenza complementare. Se interessa, ho alcune simulazioni su questa parte, successivamente.
  Venendo al nostro Istituto, il quadro complessivo si è profondamente modificato. Si è modificato per il ruolo crescente della necessità di immettere in campo degli interventi sul versante dell'assistenza e sta cambiando radicalmente perché, accanto alla componente obbligatoria, la parte di previdenza complementare sta rappresentando un tassello importante, che va a integrare gli strumenti che sono a disposizione della gestione del welfare.
  Non a caso, in molti Paesi le forme di previdenza complementare sono viste come un'occasione da incentivare per consentire ai lavoratori che possono permetterselo di diventare artefici del loro futuro previdenziale, orientandosi a forme di previdenza complementare.
  Ovviamente, in questo passaggio rimane aperto il discorso di quale ruolo vorrà riservarsi lo Stato per un approccio coerente complessivo nell'ambito del welfare. Segnalo che nei Paesi in cui questi processi sono a uno stadio più avanzato rispetto al nostro ci si sta interrogando se lo Stato possa intervenire nella fase di passaggio dall'attività lavorativa alla pensione, introducendo delle tutele ai lavoratori nel momento in cui devono decidere se trasformare il montante di queste forme previdenziali complementari in una liquidazione del montante stesso o in rendita.
  Il problema è capire, da un lato, come e se lasciare sul futuro prossimo pensionato i due rischi, come quello di smobilizzare un montante perdendo il potenziale valore implicito nel montante in caso di una liquidazione, se questo accade in un momento di mercato sfavorevole, e aiutarlo a gestire il rischio di prevedere quale sarà il numero di anni per i quali chiede di trasformare eventualmente questo montante in rendita.
  In questo scenario così complesso si colloca la riflessione che anche a livello di Piano industriale stiamo facendo all'interno dell'Istituto. Dal 2007 al 2013 si è registrata una flessione delle pensioni erogate dalla gestione privata. Questo è un portato delle riforme recenti. Nello stesso periodo sono aumentate le prestazioni assistenziali in modo significativo. Erano 15,7 miliardi nel 2007, sono diventate 33,9 miliardi nel 2013. Quelle erogate agli invalidi civili sono cresciute di 3 miliardi e hanno toccato i 17,4 miliardi per 2,8 milioni soggetti nel 2013. Rispetto al PIL le prestazioni per assistenza sociale a sostegno del reddito pesano ormai il 5,4 per cento contro il 13,7 per cento delle pensioni.
  Come sta affrontando e come si presenta l'Istituto di fronte a queste nuove sfide ? Il Rapporto annuale, in estrema sintesi, traccia gli elementi essenziali e caratteristici della gestione della previdenza obbligatoria da noi. Da questo rapporto emergono la solidità patrimoniale dell'Istituto, un progressivo miglioramento di quella gestionale e una gestione, come accennavo prima, in equilibrio nel lungo periodo, come portato delle nuove normative.
  Sotto il primo profilo, quello dell'attivo patrimoniale, è atteso a fine 2014 un attivo di 21 miliardi di euro come effetto della neutralizzazione della pregressa passività patrimoniale dell'ex INPDAP. Rimane aperto il problema sul lato dei dipendenti degli enti locali.Pag. 5
  Il miglioramento dell'equilibrio gestionale trova un riscontro nel calo del disavanzo economico a 7,9 miliardi a fine 2014 – questa è una previsione di fine anno – contro i 12 miliardi del 2012, nonostante la persistenza del deficit di alcune gestioni previdenziali per ragioni non solo congiunturali.
  Abbiamo un documento in cui viene esaminata in dettaglio la posizione degli enti locali. Questo è un profilo che dovrebbe essere affrontato in maniera strutturale dal legislatore.
  Ho già fatto cenno alla prospettiva di lungo periodo che riguarda la sostenibilità del nostro sistema. Ebbene, all'interno di questo quadro si colloca il nostro Piano industriale, che ha due direttrici fondamentali.
  La prima è il completamento del processo di integrazione degli enti soppressi, ora completato per i due terzi, rispetto al quale sono già state tracciate le linee e si sta proseguendo per il completamento di questo processo.
  La seconda consiste nel cercare di delineare un insieme organico di azioni di sviluppo che sono necessarie all'INPS in un contesto che, come è evidente a tutti, sta cambiando in modo significativo e profondo.
  Con riferimento a questo, gli obiettivi che ci poniamo, e in tal senso si è espresso anche il CIV, sono sostanzialmente due. Il primo è quello di consolidare la nostra capacità di risposta alle richieste che provengono dai cittadini secondo standard di qualità da mantenere, ovviamente, elevati. Il secondo è quello di mettere le nostre competenze a disposizione dei policy maker nel percorso di evoluzione del settore della previdenza e dell'assistenza.
  Sul versante della previdenza, ovviamente, gli obiettivi si concentrano sulla capacità di seguire in modo sistematico il bilanciamento tra forme obbligatorie e complementari e di perseguire l'equilibrio delle diverse gestioni anche in relazione agli impatti sulla sostenibilità.
  Nella stessa direzione andranno monitorate le dinamiche demografiche e quelle del mercato del lavoro per stimarne gli effetti, sia a livello micro, sia a livello macro. Su questo profilo auspichiamo che forme di cooperazione tra le Istituzioni pubbliche che si occupano di queste tematiche diventino sinergiche e che si lavori condividendo dati, approcci, metodologie e risultati attraverso un osservatorio stabile.
  Troppo spesso le informazioni che provengono da Istituzioni che svolgono in modo eccellente e professionalmente qualificato il loro mestiere, a volte per ipotesi sottostanti leggermente diverse, comportano delle informazioni e dei dati che immagino possano creare disorientamento in chi poi deve usare queste informazioni per decidere. Mi riferisco non soltanto alle nostre simulazioni, ma anche a quelle della Ragioneria generale dello Stato. L'INPS fa cose analoghe e il mercato del lavoro pure.
  Nell'ambito dell'assistenza, bisogna riattribuire un significato pratico e non soltanto un'evocazione che ci mette la coscienza a posto all'idea di dare centralità al cittadino beneficiario. Troppo spesso, anche in questo caso, esistono vuoti di competenze, discontinuità e ridondanze che non facilitano e non consentono di onorare fino in fondo questo principio. Su questo aspetto sarà necessario avviare e intensificare la collaborazione con le amministrazioni centrali e periferiche e con gli operatori privati del settore. L'idea è quella di lavorare per accorciare i tempi di erogazione delle prestazioni. A tal fine, stiamo rivedendo alcuni processi. L'invalidità civile è uno di questi casi.
  Ovviamente, trasversale a questo c’è il problema delle nuove generazioni, che sono quelle più esposte. Sono le generazioni che attualmente stanno contribuendo, anche se non sono ancora dei pensionati. È indispensabile che esse riacquistino il senso e l'importanza della previdenza e, quindi, occorre fare in modo che in prospettiva con i cambiamenti del contesto che si sono verificati e con le difficoltà che ci sono nel mercato del lavoro non si aggiungano anche delle complessità legate al fatto che i giovani potrebbero essere costretti in prospettiva a Pag. 6subire l'impatto delle dinamiche demografiche attraverso il patto tra le generazioni.
  Per esprimersi in termini più diretti, l'invecchiamento della popolazione e la crescita della proporzione della popolazione inattiva su quella attiva non deve determinare degli svantaggi non gestiti.
  Sono due gli aspetti su cui vorrei chiudere rapidamente la mia presentazione. Sono due passaggi e due ingredienti indispensabili perché questo Piano vada avanti, ma anche perché l'INPS continui a essere appieno operativa. Il primo punto è quello della tecnologia informatica, il secondo è il problema delle risorse umane.
  Con riferimento al primo aspetto, noi ci rendiamo conto che la complessità che sta assumendo la gestione delle problematiche nell'ambito del welfare richiede a chi deve decidere la disponibilità di un censimento strutturato, articolato e completo delle istituzioni, delle risorse e delle prestazioni attraverso un casellario dell'assistenza.
  L'Istituto è pronto a mettere a disposizione di questo processo le proprie competenze e il proprio patrimonio formativo attraverso la creazione e la gestione di una piattaforma nazionale del welfare in cui l'Istituto funga da provider che fornisce a tutti gli attori della filiera (amministrazioni centrali, locali e regionali, comuni, parti sociali e centri per l'impiego) piattaforme e servizi in un'ottica di sussidiarietà.
  L'esperienza organizzativa e tecnologica che l'Istituto ha maturato in questi anni ha consentito di sviluppare delle competenze tecniche e infrastrutturali. I nostri applicativi lo testimoniano. Voglio solo ricordare la copertura digitale, i servizi erogati online, il contact center multimediale. Tutto ciò fa ritenere che noi possiamo mettere a disposizione le competenze, come dicevo poco fa, anche per chi deve poi prendere decisioni nell'ambito del welfare.
  Questa è una soluzione che favorirebbe anche il perseguimento degli obiettivi di razionalizzazione della spesa, di efficienza gestionale e di efficacia dei controlli. Lo confermano alcune sperimentazioni che abbiamo in corso presso enti locali che ospitano nei loro uffici personale e infrastrutture informatiche del nostro Istituto. È una soluzione che migliora e rende più efficace anche la nostra presenza.
  La diffusione di queste modalità operative impone investimenti non solo in tecnologia, ma anche in valorizzazione di competenza interna e non esternalizzabile. Attualmente, il nostro organico è di 30.000 dipendenti, o poco meno, gli stessi che l'INPS aveva nel 2008, prima dell'ingresso di 7.000 dipendenti degli enti soppressi. Come dimensioni, siamo comunque molto al di sotto dei gestori del welfare che esistono in Europa. Il rapporto tra risorse umane e dirigenti è di poco inferiore a 60.
  Se compariamo, quindi, il nostro Istituto, con riferimento anche agli investimenti in informatica e ai costi di struttura rispetto alla spesa per protezione, l'INPS si colloca certamente tra le eccellenze per portafoglio di servizi prestati, produttività ed economicità.
  Nell'ambito delle valutazioni del Piano industriale che abbiamo fatto è stata verificata la sostenibilità di questi trend, o meglio, abbiamo cercato di verificare se siano compatibili con gli obiettivi di miglioramento di efficacia in presenza di una domanda crescente di servizi non standardizzabile mediamente più evoluti di quelli passati.
  La verifica, come abbiamo già avuto modo di accennare in questa sede un po’ di tempo fa, è urgente anche alla luce dell'innalzamento significativo dell'età media dei dipendenti che si è verificata a seguito del blocco del turnover di questi anni. Servono nuove competenze e una gestione fisiologica dei ricambi. In questo modo è difficile fare politiche attive di programmazione delle carriere e anche avere una platea sufficiente per scegliere i potenziali candidati.
  Ovviamente, l'attività di razionalizzazione e di efficientamento proseguirà, ma, indipendentemente da questo, noi riteniamo che sia importante nei prossimi anni consentire la rimozione del blocco del turnover. Questo comunque non sarà sufficiente. L'attività dell'Istituto nel suo complesso sta cambiando in modo significativo. Pag. 7Occorrerà, quindi, mettere in campo anche un programma e un Piano di investimento in formazione molto diffuso.
  Un'ultimissima cosa che ritengo particolarmente significativa è che l'Istituto, come forse già sapete, ha un sistema di controllo di gestione particolarmente sofisticato, con metodologie di misurazione della performance che sono state sperimentate e applicate nel tempo e che dovranno continuare a essere migliorate, insieme alla possibilità di mantenere dei sistemi incentivanti e rigorose metodologie di misurazione delle performance, per fare la differenza e per premiare spirito di servizio, dedizione, competenze e risultati.
  Noi abbiamo inserito nel rapporto di quest'anno per la prima volta alcune valutazioni sul valore generato dall'Istituto, cioè sull'apporto che l'Istituto fornisce al Paese, non soltanto ed esclusivamente sotto forma di servizi erogati in termini di valore di prestazione, come normalmente si fa, ma anche in termini di contributo al bilancio dello Stato attraverso l'efficientamento dei processi che generano un valore economico quantificabile.
  Le grandezze che vengono prese in considerazione dal sistema di controllo di gestione sono differenti. Sono grandezze di tipo economico, quantitativo e qualitativo collegate alla produzione, che poi concorrono alla formazione dei risultati dell'esercizio. Non sono, quindi, direttamente leggibili e riscontrabili, ma sono dietro i dati di bilancio che presentiamo ogni anno.
  Il sistema sviluppato consente di apprezzare il miglioramento della gestione sotto tre aspetti diversi: l'efficienza, cioè l'ottimizzazione dell'impiego delle risorse; l'efficacia, cioè la crescita del livello qualitativo dei servizi resi; e, ovviamente, l'aspetto economico-finanziario, attraverso l'attività intrapresa su iniziativa dell'Istituto finalizzata all'accertamento dei contributi che determinano maggiori entrate e al controllo e recupero delle prestazioni.
  L'insieme di queste grandezze, i cui esiti dipendono dall'intensità dell'azione amministrativa e non sono scontati in partenza, misura il valore economico-finanziario della produzione. Nel 2013 questo valore, al netto dei costi, è stato di 13,4 miliardi, pari al 2,6 per cento del risultato di bilancio.
  È di tutta evidenza che l'efficacia dell'intensità dell'azione amministrativa in questo caso specifico abbia comportato minori trasferimenti di risorse da parte dello Stato all'Istituto, con conseguenti minori ricadute sul debito pubblico a beneficio della collettività.
  Come dicevo, da quest'anno questo valore, già utilizzato per assegnare gli obiettivi e valutare i risultati degli uffici con effetti diretti sulla retribuzione di risultato, sarà rendicontato nel rapporto annuale dell'Istituto per una rappresentazione trasparente alla collettività del proprio operato anno dopo anno. Questa è una metodologia che dovrà essere tenuta e continuamente aggiornata e modificata per renderla sempre più efficace, più rigorosa e lineare all'evoluzione dei bisogni.
  Io mi fermerei qui.

  PRESIDENTE. Ringrazio il commissario Conti e do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  TITTI DI SALVO. Grazie, presidente. Ringrazio il Commissario Conti e il direttore generale Nori. La relazione che lei ci ha proposto, commissario, è una relazione molto approfondita, che tocca molti aspetti. Il tempo che ci è rimasto per l'audizione non ci consente di toccare tutti i punti. Per queste ragioni io nomino tre argomenti.
  In primo luogo, lei ci ha consegnato una fotografia degli effetti della previdenza pubblica, un quadro dei risultati dell'applicazione delle nuove leggi sullo stato dell'arte, anzi, per dire meglio, il quadro dell'esistente, che, in relazione alle nuove normative, diventerebbe ancora più complicato, nel senso che all'equilibrio finanziario, che sicuramente lei ci ha descritto, non necessariamente corrisponde la sostenibilità sociale di sistema.
  Aggiungo al quadro che lei ci ha fornito la differenza forte – lei l'ha messo in evidenza in altre sedi – tra le pensioni erogate alle donne e agli uomini, che dimostra come alle spalle ci sia un mercato Pag. 8del lavoro che conosciamo, nonché le discriminazioni all'accesso al lavoro delle donne, ma soprattutto il fatto che le donne entrino ed escano dal mercato del lavoro per sostituire il welfare.
  Questa prima considerazione fa nascere in noi, che semplicemente non possiamo commentare, una necessità di capire come cambiamo. Lei diceva, ed è questo il punto, che questa situazione spinge a interrogarsi sull'efficacia e sull'implementazione della previdenza complementare. Peraltro, non ho nominato il fatto che c’è l'inversione di senso, ragion per cui più lavori poveri fai, più tardi vai in pensione. C’è un'inversione della solidarietà del sistema.
  Lei dice: interroghiamoci sul sistema complementare, perché così non regge. Io penso che noi dovremmo interrogarci sul sistema pubblico, non tanto su quello complementare. Il punto non è come aggiungiamo, ma come correggiamo.
  Il sistema previdenziale complementare, che ha un senso rafforzare, nasce dalla possibilità che quell'impegno previdenziale di risparmio le persone se lo possano consentire in un clima differente e anche in un livello differente di salario. La considerazione è questa. Lei ci ha offerto questo quadro. Io penso che noi ci dobbiamo interrogare anche su come correggere il sistema previdenziale pubblico.
  Passo al secondo punto, molto più brevemente. Noi tenevamo molto a questo confronto perché, in modo carsico, arrivano allarmi sulla tenuta dei conti. Questa Commissione, ed è per questo che il presidente ha iniziato la nostra discussione come era doveroso che facesse, ha l'obbligo di vigilare sui conti. Il fatto che carsicamente arrivi un allarme sulla previdenza pubblica è un problema. Anche se fosse solo un problema di comunicazione, andrebbe controllata la comunicazione per l'effetto che produce.
  Arrivo alla terza e ultima questione. In merito ad alcuni problemi di efficacia attuale dell'azione dell'Istituto, con tutti gli sforzi che sono stati rappresentati, lei diceva che sono da affrontare il processo di informatizzazione e citava anche il tema delle risorse umane.
  Mi lasci dire che io condivido questi due punti. Penso che la riforma della pubblica amministrazione che stiamo discutendo non riesca a risolvere il problema. Forse, però, c’è stata una fretta, determinata da una serie di ragioni, nel creare il super-INPS – diciamo così – che ha consegnato a dopo i problemi che forse andavano esaminati prima.
  Naturalmente, questa è una considerazione a margine, di cui lei non ha responsabilità, ma vale la pena di segnalarla.

  PRESIDENTE. Prego, senatore Gualdani.

  MARCELLO GUALDANI. Signor presidente, ringrazio il commissario e il direttore generale dell'INPS e passo subito alle domande. Ho una serie di domande un po’ articolate.
  Qual è l'ammontare del contenzioso amministrativo e giudiziario a carico dell'ente ? Quale distribuzione territoriale presenta ? I tempi di definizione dei ricorsi sono conformi alle disposizioni di legge e alle esigenze di tutelare i diritti dell'utenza ?
  Un'altra domanda: a quanto ammonta il valore del patrimonio immobiliare dell'ente e qual è la sua ripartizione tra destinazione strumentale e altra (residenziale e commerciale) ? Qual è per ogni singola componente la consistenza numerica e la distribuzione territoriale ?
  Relativamente alla porzione di patrimonio immobiliare messo al reddito, qual è il rendimento netto conseguito nel quinquennio 2009-2013 ? È previsto un Piano di dismissione ? Qual è l'attuale ruolo della società IGEI SpA ?
  Ancora, qual è l'incidenza della componente mobiliare nel patrimonio complessivo dell'ente, qual è il dettaglio della sua composizione e quali sono le società affidatarie della gestione ? Qual è il ruolo della IDeA Fimit e qual è il rendimento netto conseguito nel quinquennio 2009-2013 ?
  Passo alle ultime domande. Nell'ambito dell'operazione di riorganizzazione logistica delle sedi e dei servizi è prevista una Pag. 9contrazione della componente a destinazione strumentale ?
  Sempre nell'ambito dell'operazione di riorganizzazione logistica delle sedi e dei servizi, in che misura continua a incidere l'entità delle locazioni passive e quali sono le misure che l'Istituto intende mettere in campo per la loro eliminazione ?
  Arrivo alle ultime tre o quattro. Con riferimento al più generale processo di integrazione dell'assetto operativo delle risorse strumentali e umane dei soppressi enti INPDAP ed ENPALS, qual è l'assetto attuale delle Direzioni centrali e territoriali, qual è la differenza rispetto alla situazione esistente al momento dell'entrata in vigore della disposizione di cui all'articolo 21 del decreto legge n. 201 del 6 dicembre 2011 e cosa prevede l'assetto definitivo, laddove questo non sia stato ancora definitivamente attuato ?
  Vado a concludere. Qual è il grado di integrazione raggiunto nei processi contabili e amministrativi e qual è il livello di implementazione dell'organizzazioni informatica ?
  Credo che già in parte abbia risposto a questa domanda: a quanto ammonta attualmente il personale a carico dell'ente e quanto di esso proviene dagli enti soppressi INPDAP ed ENPALS ?
  Nella riorganizzazione delle risorse umane è, altresì, prevista un'interscambiabilità di ruolo e di funzioni tra il personale già organico dell'INPS e quello di provenienza ex INPDAP ed ENPALS anche ai fini di una loro valorizzazione e della riqualificazione della loro capacità professionale ? In particolare, il Piano industriale prevede riassetti di mobilità del personale all'interno dell'ente e l'immissione di nuove assunzioni ?
  Grazie.

  GIUSEPPE GALATI. Rimandando alla specifica sessione che da settembre ci vedrà impegnati sull'esame dei bilanci contabili dell'ente e anche aspettando il formale invio sia del Piano industriale 2014-2016, sia del rapporto presentato l'8 luglio alla Camera, vorrei porre alcune questioni già da oggi.
  La Corte dei conti, nell'audizione qui il 27 febbraio 2014, parlando proprio degli effetti dirompenti prodotti nei conti dell'INPS dall'incorporazione dell'INPDAP – il saldo negativo, mi sembra, nell'esercizio 2012 è prossimo a 9,8 miliardi di euro e quello economico è di oltre 12 miliardi – ribadiva (cito il virgolettato della Corte dei conti proprio per conoscere la valutazione dell'INPS): «L'indifferibile esigenza di adeguate misure di rimedio, soprattutto in un quadro di squilibrio previdenziale già presente nei principali fondi amministrati dall'INPS e in assenza anche di significativi miglioramenti collegati all'elevazione delle aliquote contributive per talune gestioni del lavoro autonomo». Signor commissario, chiedo la vostra valutazione.
  C’è un'altra discrasia. La Ragioneria generale dello Stato, con riferimento ai risparmi introdotti dalla legge cosiddetta Fornero, nella relazione di accompagnamento afferma che i risparmi prevedibili in dieci anni sono nell'ordine di 20 miliardi. C’è, però, uno studio attuariale elaborato dall'INPS che quantifica nello stesso arco temporale risparmi per 80 miliardi di euro, tenendo conto dei costi delle salvaguardie per i cosiddetti esodati. Ovviamente, la valutazione è capire come si sia arrivati a questa diversa e forte discrasia di cifre.
  Passo all'ultima questione che oggi affrontiamo. Secondo i dati riportati nel bilancio consuntivo 2012, come ci è stato rilevato anche qui dalla Corte dei conti, nel 2012 sono state attivate oltre 408.000 nuove pensioni di invalidità, con un incremento significativo, rispetto al 2011, del 37 per cento.
  Le chiedo se questo incremento sia probabilmente riconducibile alle innovazioni normative introdotte dall'articolo 20 del disegno di legge n. 78 del 2009, che ha rimesso proprio in capo all'INPS l'accertamento definitivo degli accertamenti sanitari di invalidità, cecità e sordità, o se ci siano altre cause che hanno prodotto questo balzo in avanti.
  Grazie.

Pag. 10

  MARCO BALDASSARRE. Al di là dei dati sulla previdenza pubblica di cui ci ha parlato il dottor Conti, vorrei mettere sotto la lente d'ingrandimento la gestione dell'Istituto stesso. Innanzitutto, dottor Conti, so che lei è stato il 4 luglio dal Presidente Napolitano. Sarebbe magari interessante sapere se avete parlato di un eventuale prossimo mandato come commissario straordinario, dato che il 30 settembre scade il suo mandato. Sappiamo già che non si farà in tempo a procedere per legge a una riforma della governance INPS e, quindi, sicuramente l'ente verrà commissariato ancora un'altra volta.
  Ricordo che qualche giorno fa sul rapporto annuale INPS anche il Ministro Poletti stesso ha detto che il problema della governance INPS verrà gestito nei tempi dovuti. Mi chiedo, a questo punto – questa è una cosa che non dipende da lei, ma dal ministro – che cosa stiano aspettando.
  Al di là di questo, a proposito del bilancio INPS, il ruolo di questa Commissione è anche sapere dove vadano a finire i soldi dei contribuenti e, quindi, dove vada a finire ogni singolo centesimo per quanto riguarda gli appalti. Ricordo che io stesso ho denunciato l'appalto affidato a Delta Uno Servizi in trattativa privata, andando al di là degli obblighi sulle gare pubbliche.
  Voglio sapere anch'io a quanto ammontano il patrimonio immobiliare e gli affitti dell'Istituto, anche perché sulla gestione del patrimonio immobiliare c’è ancora aperta un'indagine su Antonio Mastrapasqua, Marco Tronchetti Provera e Alfredo Romeo per abuso d'ufficio e truffa aggravata in relazione alla gestione degli ultimi sette anni del patrimonio immobiliare dell'INPS sui 13.000 palazzi affidati prima nel 2006 e poi per proroga nel 2010 senza gara. Questa operazione è stata denunciata come in perdita e su di essa sta indagando ancora la magistratura.
  Peraltro, Romeo era già stato arrestato per un giro d'appalti truccati. Capisce benissimo, quindi, la nostra preoccupazione in merito al patrimonio immobiliare di INPS. In tutti questi anni gli organi di vigilanza interni cosa hanno fatto ? Si sono girati dall'altro lato per non vedere quello che stava accadendo, soprattutto sotto il mandato di Mastrapasqua ? Cosa hanno denunciato ? Comunque queste denunce non sono arrivate all'esterno, in tanti casi.
  Vorrei porre, infine, l'attenzione sugli appalti affidati alle aziende esterne: quanti sono e quanto questo pesa sul bilancio ? Visto che si sta parlando anche di fare una spending review pubblica e, quindi, di cercare di ridurre gli sprechi, in questo caso mettiamo l'occhio su questi servizi.

  DONATELLA ALBANO. Desidero fare una domanda per quanto riguarda i comandati. Tenuto presente quanto contenuto nell'articolo 1, comma 3, del disegno di legge n. 150 del 2013, che prevede la possibilità di prorogare di un anno le assegnazioni temporanee del personale non dirigenziale presso l'INPS, nelle more del completamento del Piano di rientro della situazione dell'eccedenza esistente e in attesa del Piano di revisione dell'utilizzo del personale comandato, chiarito, altresì, dal direttore generale Nori nel corso dell'audizione parlamentare dell'INPS davanti alla Commissione di controllo sull'attività degli enti gestori del 20 marzo ultimo scorso, a pagina 8, dove veniva specificato testualmente «essendo un atto di mia competenza – la valutazione sulla permanenza del comando è affidata alle strutture che hanno in carico il personale comandato – là dove il direttore della struttura pone un parere positivo, non esprimo alcuna valutazione ulteriore», si fa presente che ancora mi pervengono segnalazioni che tutto ciò continua a essere disatteso, o meglio, che solo per alcuni è stata concessa una proroga fino al 30 novembre 2014. Per altri, nonostante il parere di indispensabilità dei direttori competenti, perché altamente qualificati e inseriti in strutture palesemente carenti di personale, è arrivato il provvedimento di cessazione alla scadenza.
  Riprendendo anche la sua risposta circa la gestione del turnover, lei ha in tale sede specificato anche la possibilità di non poter integrare il personale in comando Pag. 11presso l'ente fino all'approvazione del Piano industriale, avvenuta il 1o aprile 2014, e fino alla definizione dell'organico, avvenuta con determina commissariale n. 97/2014 del 16 giugno ultimo scorso.
  Dal Piano industriale e dalla determina n. 97/2014 leggo finalmente che «entro il 31 gennaio 2015 ci sarà il completo riassorbimento del soprannumero con i pensionamenti in atto, con la precisazione di assicurare immediatamente l'ingresso di 500 unità, da incrementare nel prossimo triennio con l'inserimento di altre 2.000 unità, perché l'ente si trova in una situazione limite nell'erogazione dei propri e molteplici servizi».
  Questo, dunque, significherebbe che il rientro dalle eccedenze è definitivamente scongiurato con i collocamenti a riposo previsti già nell'anno 2014 e che l'operazione di cessazione dei comandi non avrebbe alcuna ragione di essere portata avanti.
  Invece, nella suindicata determina n. 97/2014, e precisamente a pagina 5, nella parte in cui si prevede la richiesta di autorizzazione per l'assunzione si fa riferimento solo a concorrenti risultati idonei in graduatorie vigenti di concorsi già espletati nel 2009 e alle progressioni tra le aree professionali del personale interno, senza però alcuna menzione di un possibile ingresso del personale in comando.
  Eppure dovrebbe essere noto che, a fronte di un'esigenza stabile e definitiva di copertura di una posizione di lavoro, esiste un vero e proprio obbligo normativo in capo alle pubbliche amministrazioni di procedere in via prioritaria all'immissione in ruolo del personale comandato già formato, poiché non costituisce titolo per la costituzione di un nuovo rapporto di lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione. Quest'obbligo, oltre a garantire economie di spesa, sottolinea l'intento del legislatore di garantire una più efficace allocazione delle risorse quando si ricorre a istituti tipicamente temporanei per corrispondere a esigenze durature.
  Premesso ciò, vorrei porre due domande: quali azioni l'Istituto intende adottare nei confronti del personale comandato, che, nonostante abbia dichiarato nel Piano industriale del 1o aprile 2014 la situazione limite in cui versa l'Istituto e nella determina n. 97/2014 abbia ridefinito l'organico, continua a disporre le cessazioni, senza nemmeno tener conto del profilo giuridico o di quello del merito per la costituzione della proroga del comando; e se l'ente intenda assumere iniziative affinché provveda, a seguito del completo riassorbimento del soprannumero con i pensionamenti entro il 1o febbraio 2014, alla relativa immissione nei ruoli del personale comandato proveniente da diverse amministrazioni, anche da quelle che non sono soggette a vincoli assunzionali, da finanziare avvalendosi sulle facoltà per assunzioni previste dalla normativa vigente.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Prego, senatrice Gatti.

  MARIA GRAZIA GATTI. Vorrei porre una domanda in relazione alla questione degli esodati.
  In particolare, noi stiamo andando avanti con salvaguardie successive, che sono molto impegnative anche dal punto di vista economico, con caratteristiche diverse. Mi chiedevo se l'Istituto avesse fatto simulazioni e ipotesi di possibili soluzioni alternative che non siano queste fasi continue di ripresentazione di salvaguardie successive, creando una condizione nel Paese veramente poco sostenibile dal punto di vista delle attese delle persone e della prospettiva che queste persone hanno.
  Peraltro, forse tutto questo potrebbe collegarsi anche con la questione che l'onorevole Di Salvo ha posto all'inizio, in relazione al costo che la riforma ha scaricato sulle spalle delle donne per quel che riguarda tutta la parte del sistema pensionistico e la necessità di flessibilizzare l'uscita pensionistica.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Prego, senatore Puglia.

  SERGIO PUGLIA. Visto il tempo ristretto, vorrei semplicemente rafforzare Pag. 12anch'io le domande sia della senatrice Albano, sia della senatrice Gatti. Aggiungo poi, con riferimento alla categoria dei marittimi, quali sono i tempi di erogazione delle prestazioni da parte dell'INPS, risultando l'esistenza di un certo ritardo ?

  PRESIDENTE. Intervengo per evidenziare che abbiamo ricevuto questa mattina una nota da parte del dottor Nori relativa ad un problema che avevamo già avuto modo di evidenziare. Noi abbiamo il bilancio dell'INPDAP che registra nel 2011 a oltre 10 miliardi di disavanzo.
  Ritengo che non possiamo essere inermi di fronte a un bilancio dell'INPDAP che è stato approvato in questi termini, per cui mi riservo di scrivere al ministero vigilante per capire come siano andate le questioni e soprattutto chi abbia approvato questo bilancio. Noi ci adopereremo quindi in questa direzione e spero che anche voi facciate la stessa cosa.

  VITTORIO CONTI, Commissario straordinario dell'INPS. Vorrei segnalare che un resoconto di questo aspetto è contenuto anche nel nostro rapporto di quest'anno. La nostra relazione annuale di quest'anno contiene un'analisi di questo processo, anche se non così dettagliata. La sistemazione è avvenuta all'inizio del 2014 e, quindi, ne diamo già conto.

  PRESIDENTE. È questa l'importanza di esserci a questa sua relazione annuale.

  VITTORIO CONTI, Commissario straordinario dell'INPS. Ribadisco comunque la pluralità di fonti che c’è sulle informazioni che circolano su queste cose. Per questo motivo ho auspicato che si faccia un unico punto che rilasci informazioni ufficiali su questi profili.

  MAURO NORI, Direttore generale dell'INPS. Intervengo per fare una precisazione che considero opportuna. Poiché è delicata la domanda fatta dall'onorevole Baldassarre in merito alla questione dell'indagine penale sugli immobili, forse non è noto che l'indagine penale è frutto di una Commissione interna dell'Istituto e, quindi, di un'indagine interna da me istituita, che ha prodotto la denuncia penale.
  In merito alle attività dell'Istituto, poiché questo non emerge molto spesso, riferisco che la vicenda nasce da un'indagine interna proposta dalla tecnostruttura con una Commissione di indagine che ha prodotto una denuncia penale. Essendo una questione delicata, ritenevo che questa risposta non dovesse essere prorogata a otto giorni.

  PRESIDENTE. Dottor Nori, per quanto riguarda le questioni penali e l'indagine penale, noi non vogliamo entrarci, perché sono questioni che riguardano la magistratura e, quindi, non ne discutiamo. Discutiamo, invece, delle altre questioni che il collega ha sottoposto alla vostra attenzione. Ci fornirà queste risposte al momento opportuno.
  Ringraziando i nostri ospiti, dispongo che la nota prodotta dal direttore generale Nori sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.05.

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