XVII Legislatura

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

Resoconto stenografico



Seduta n. 31 di Mercoledì 9 luglio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA FUNZIONALITÀ DEL SISTEMA PREVIDENZIALE PUBBLICO E PRIVATO, ALLA LUCE DELLA RECENTE EVOLUZIONE NORMATIVA ED ORGANIZZATIVA, ANCHE CON RIFERIMENTO ALLA STRUTTURAZIONE DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

Audizione di rappresentanti di Confcommercio.
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 
Lazzarelli Guido , Responsabile settore lavoro e relazioni sindacali di Confcommercio ... 3 
Ghidinelli Ernesto , Responsabile settore credito ed incentivi di Confcommercio ... 5 
Di Gioia Lello , Presidente ... 6 
Santini Giorgio  ... 6 
Di Gioia Lello , Presidente ... 7 
Lazzarelli Guido , responsabile settore lavoro e relazioni sindacali di Confcommercio ... 7 
Ghidinelli Ernesto , Responsabile settore credito ed incentivi di Confcommercio ... 8 
Di Gioia Lello , Presidente ... 9 

ALLEGATO: Documentazione presentata da Confcommercio ... 11

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LELLO DI GIOIA

  La seduta comincia alle 8,30.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti di Confcommercio.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla funzionalità del sistema previdenziale pubblico e privato alla luce della recente evoluzione normativa e organizzativa, anche con riferimento alla strutturazione della previdenza complementare, di rappresentanti di Confcommercio.
  Avverto che sono presenti il dottor Guido Lazzarelli, responsabile settore lavoro e relazioni sindacali, il dottor Ernesto Ghidinelli, responsabile settore credito ed incentivi, e l'avvocato Francesca Stifano, responsabile relazioni istituzionali.
  Do quindi la parola al dottor Guido Lazzarelli.

  GUIDO LAZZARELLI, Responsabile settore lavoro e relazioni sindacali di Confcommercio. Grazie, presidente. Saremo molto sintetici. Il mio intervento verterà sulle considerazioni di Confcommercio in ordine all'assetto di governance degli enti previdenziali e alle problematiche riguardanti i fondi pensione.
  Più precisamente, in ordine alla governance degli enti previdenziali, le considerazioni che svolgiamo riguardano un sistema oramai ventennale, quello che ha visto la prima introduzione del modello di governance attualmente previsto negli enti previdenziali. Riteniamo che in questo ventennio questo modello abbia mostrato delle criticità per le quali – faccio riferimento soprattutto all'INPS – appare indispensabile un ripensamento e degli aggiustamenti.
  Come Confcommercio, siamo concordi nel mantenere il sistema di governo duale. È necessario, tuttavia, che questo modello duale vada coerentemente rivisto, riconoscendo, com'era anche in passato, precedentemente all'introduzione del modello attuale di gestione degli enti previdenziali, alle rappresentanze del mondo imprenditoriale e sindacale un ruolo strategico e realmente incisivo nell'individuazione delle scelte che l'istituto è chiamato a operare.
  Il problema è che il sistema dei Consigli di indirizzo e vigilanza (CIV), benché sulla carta e dal legislatore coerentemente e precisamente individuato nei suoi compiti, in realtà non riesce a esercitare la sua reale funzione di indirizzo, come abbiamo visto soprattutto in questi ultimi anni. I CIV, quindi, dovrebbero essere dotati di un potere di controllo reale nei confronti degli organi deputati a trasformare in atti gestionali i propri indirizzi.
  Un ulteriore intervento in questo senso potrebbe essere rappresentato dalla sostituzione dell'attuale organo gestionale monocratico con un organo di tipo collegiale, Pag. 4che avesse le caratteristiche di un consiglio di amministrazione con i connessi poteri e con una reale distinzione dei poteri tra indirizzo e controllo, lasciando ai CIV e quindi alle parti sociali il reale potere di controllo che oggi, fondamentalmente, è esercitato attraverso la potestà legata all'approvazione del bilancio, ma che, circoscritto a quell'ambito, si traduce in un atto eminentemente formale. Infatti, nella realtà è difficile intervenire non approvando il bilancio dell'istituto, quindi producendo l'intervento del ministero vigilante e una serie di atti che distolgono l'attività dell'organo di controllo dalle sue reali prerogative. Quindi, occorre una riforma in questa direzione.
  C’è, poi, un altro problema. A proposito dell'INPS, l'istituto è chiamato sempre di più dal legislatore a incorporare una serie di funzioni, ma anche di sistemi previdenziali eterogenei, ben più di quanto lo siano stati fino a oggi, che sta comportando problemi di carattere gestionale. Abbiamo visto in questi ultimi due anni lo scompenso – permettetemi il termine – provocato dall'incorporazione dell'Inpdap, che, benché risolto attraverso una partita contabile da parte dello Stato, ripresenta problemi che in passato altri enti gestori hanno portato all'interno dell'istituto, portando perdite e acquisendo benefici.
  Insomma, il sistema solidaristico va bene; è uno dei sistemi su cui è improntata la governance e anche la gestione dell'istituto, ma i principi solidaristici causano anche dei problemi.
  Passo rapidamente ai fondi pensione. Nel nostro Paese manca una cultura della previdenza complementare. Con un ex collega abbiamo più volte dibattuto di questi aspetti attraverso i canali della contrattazione collettiva. Il punto è che la questione dei fondi pensione non si risolve solamente attraverso il ruolo delle parti sociali e della contrattazione collettiva perché si tratta di gestire una partita in cui bisogna vedere da che parte stanno i costi e i benefici.
  Perché vi sia un vero decollo della previdenza complementare è indispensabile che vi sia un incentivo reale nei confronti delle imprese nel sostenere questi fondi. Incentivo reale è inteso, però, anche in termini di una promozione culturale, nei confronti dei lavoratori, della scelta di destinazione del TFR e di una parte del proprio reddito verso la previdenza complementare. Infatti, in un sistema di mercato del lavoro che vedrà sempre di più transizioni continue, la costruzione di questo secondo pilastro eviterà una futura generazione di pensionati poveri.
  Il problema è che ci sono ancora dei costi che riteniamo incoerenti con il sistema della previdenza complementare. Penso, per esempio, al contributo di solidarietà. È incoerente un contributo di solidarietà in un sistema in sé solidaristico quale della previdenza complementare.
  L'esperienza dell'organizzazione che rappresentiamo vede, per quanto riguarda il mondo dei lavoratori dipendenti, il secondo fondo contrattuale, ovvero il fondo Fonte, e una consolidata tradizione più che quarantennale nel mondo dei dirigenti con il Fondo Mario Negri, che rappresenta, appunto, i dirigenti del commercio, del turismo, dei servizi e della logistica e dei trasporti. Sono fondi contrattuali costituiti da Confcommercio, Manageritalia e Confetra, che è l'organizzazione dei trasporti e della logistica.
  L'aggravamento dei problemi che ho indicato, accentuati dalla crisi di questi anni, che ha portato le aziende a evitare l'aggravamento di costi e i lavoratori a scegliere per il quotidiano, non per il futuro e, soprattutto giovani, a massimizzare il più possibile il netto mensile, ha fatto sì che il decollo abbia avuto, in questi anni, quasi un'inversione di tendenza. Quindi, è necessario un rilancio attraverso un sostegno per quanto riguarda le aziende e un intervento culturale nei confronti dei lavoratori.
  Finisco la mia parte – poi lascio la parola al collega – sul welfare sanitario. Una delle domande che abbiamo ricevuto riguardava l'esportabilità del modello duale ai sistemi di welfare sanitario. Noi abbiamo un'esperienza importante nell'ambito del welfare sanitario in quanto Pag. 5Confcommercio ha costituito prima con i dirigenti, dal 1946, il Fondo Mario Besusso e poi il Fondo Est e il Fondo Quas che riguardano la copertura dell'assistenza sanitaria integrativa del Servizio sanitario nazionale per quadri e dipendenti, che oggi conta oltre 1,5 milioni di iscritti.
  Anche in questo caso, è uno sforzo delle parti sociali, un prodotto fatto in casa nell'ambito della contrattazione collettiva, che incide positivamente sulle casse dello Stato e soprattutto evita l'esborso di risorse da parte del Servizio sanitario nazionale, attraverso le convenzioni sia con il servizio stesso, sia con gli istituti privati. Tuttavia, perché ci sia un reale incremento di questi aspetti, sarebbe necessario che almeno una parte del risparmio che l'esercizio di questi fondi e casse produce a beneficio del Servizio sanitario nazionale ritornasse agli attori che li hanno costituiti.
  Infine, questi fondi sono condizionati da un forte andamento inflazionistico dal punto di vista tecnico. L'inflazione sanitaria in questi anni ha avuto un incremento ben superiore a quello dell'inflazione monetaria, ovvero retributiva. Per questi fondi contrattuali che operano in una logica mutualistica e non su montanti individuali non sarebbe possibile destinare risorse e investimenti senza rischi riguardo al sostegno dell'inflazione sanitaria, come invece – di questo parlerà meglio il mio collega – potrebbe essere ipotizzabile per i fondi pensione.
  Grazie dell'attenzione.

  ERNESTO GHIDINELLI, Responsabile settore credito ed incentivi di Confcommercio. Vorrei fare alcune considerazioni in materia di investimenti finanziari, partendo dalla constatazione che il finanziamento bancario all'economia reale ha vissuto nel nostro Paese, nell'ultimo triennio, una contrazione molto significativa dovuta a fattori congiunturali, ma anche strutturali, non ultima la regolamentazione in materia di requisiti capitale delle banche, che portano progressivamente a un allineamento del sistema bancario del nostro Paese rispetto ad altri, come quello anglosassone, che vedono un minore apporto diretto all'economia reale delle imprese.
  In questo quadro, il legislatore italiano ha individuato alcuni nuovi elementi per favorire un accesso diretto dell'impresa al mercato dei capitali. Senza entrare nello specifico delle disposizioni, basta ricordare quelle contenuti dell'articolo 32 del decreto-legge 22 giugno 2012 , n. 83, successivamente modificato, che considera la possibilità di emissione anche da parte di imprese non quotate di titoli di debito, i cosiddetti «minibond».
  Siamo a due anni dall'emanazione del provvedimento, abbiamo notato una discreta movimentazione del mercato dei bond, ma il segmento delle piccole e medie imprese ne rimane sostanzialmente ancora escluso.
  Ora, vorrei proporre qualche riflessione su questo aspetto. La normativa ha posto sicuramente delle semplificazioni in materia sia civilistica sia fiscale e ha reso lo strumento più appetibile. Purtroppo, però, quello che continua a incidere sulla possibilità da parte dell'impresa di emissione è un'onerosità legata alla struttura dell'investimento. Infatti, questa tipologia di titolo è riferita alle piccole e medie imprese, con esclusione delle microimprese. Inoltre, vi è il fatto che un'impresa deve dotarsi di uno sponsor per una necessaria due diligence e che vi sono degli oneri legati alla negoziazione dello strumento, che non sono un appesantimento oggettivo, ma sono, appunto, legati alla natura intrinseca di questi strumenti che devono avere una possibilità di negoziabilità una volta emessi dall'impresa.
  La stessa cosa può essere riferita alle cambiali finanziarie, che, invece, sono strumenti di breve periodo – il legislatore le ha collocate nella fascia tra 30 giorni e 36 mesi – con la funzione di supportare l'elemento di capitale circolante dell'impresa e di liquidità. Anche in questo caso, l'emissione è legata ad alcuni adempimenti ed è richiesta la presenza di uno sponsor e di un procedimento di revisione contabile. Si tratta, insomma di Pag. 6costi che sicuramente devono essere considerati da parte dell'impresa al momento dell'emissione.
  Vi sono stati interventi anche nel più recente decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145 (cosiddetto «Destinazione Italia»), in cui l'attenzione è stata posta sullo strumento della cartolarizzazione per semplificare tutti gli adempimenti richiesti dalla normativa in materia. Anche in questo caso, si pongono maggiori flessibilità. È chiaro, però, che in questo ambito il ruolo del sistema bancario sarà più rilevante.
  Un elemento che, invece, deve essere considerato con grande attenzione è il fatto che lo stesso decreto «Destinazione Italia» ha previsto la possibilità di intervento del Fondo centrale di garanzia. Siamo in attesa dell'emanazione e della pubblicazione del Regolamento di attuazione da parte del Ministero dello sviluppo economico di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze. L'introduzione della garanzia a valere sul Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese è un elemento che potrebbe contribuire a un'appetibilità maggiore dello strumento.
  Su questo, mi ricollego anche con l'universo potenziale di investimento da parte dei fondi pensione. Dobbiamo tenere presente che il soggetto investitore fondo pensione è del tutto particolare, ovvero ha delle finalità peculiari, innanzitutto quella di fornire un'assistenza previdenziale e delle prestazioni ai propri iscritti. Teniamo presente, inoltre, che i fondi non effettuano investimenti diretti, ma agiscono tramite gestori convenzionati. Dunque, nell'ambito delle potenzialità di questo strumento, occorre considerare vincoli, esigenze e specificità legati, appunto, a un'emissione particolare.
  L'esistenza di obblighi contrattuali e tutele da garantire a favore degli iscritti impegna anche in termini temporali nei confronti degli iscritti stessi. Vi è, pertanto, un'esigenza primaria di tutela del patrimonio e una necessità nell'individuazione di eventuali linee di intervento dei fondi nell'ambito dell'economia reale, nonché di un coinvolgimento dei fondi stessi nella definizione dei meccanismi e di eventuali iniziative per quanto riguarda sia i percorsi di definizione sia la fase di applicazione.
  Teniamo presente, inoltre, che vi è un'attuale composizione dei portafogli di investimento, che sono già impostati in un'ottica di medio-lungo termine, per cui il loro smobilizzo può comportare possibili minusvalenze, nonché penali e commissioni nei rapporti in essere con i soggetti gestori convenzionati.
  Il principio al quale si ritiene ci si debba richiamare è quello di una gradualità nell'eventuale rimodulazione del portafoglio, tenendo conto anche della più facile possibilità di inserirlo nell'ambito di nuovi conferimenti e di nuove entrate dai fondi stessi. Tutto questo deve considerare le esigenze di diversificazione del portafoglio, in un'ottica prudenziale in relazione a un'attenta valutazione dei profili di rischio, di rendimento, di liquidità, di regolarità dei flussi, che devono essere garantiti alla gestione, e più in generale di tutela del patrimonio. Chiaramente, si auspica che tutto questo avvenga senza incidere sul costo del lavoro in senso complessivo.
  In sostanza, verifichiamo nuovi strumenti, ritenendo che l'attivazione dello strumento fondo di garanzia, rispetto a queste tipologie di nuovi titoli, possa rappresentare un passo in avanti. Tuttavia, è da valutare l'effettiva praticabilità e consistenza dello strumento all'atto pratico di emissione.

  PRESIDENTE. Grazie, anche per la vostra sinteticità. Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIORGIO SANTINI. Vorrei porre due domande sui due argomenti trattati. Per quanto riguarda il tema della governance, condivido il ragionamento che è stato fatto. Se abbiamo capito bene, si ipotizza un CdA che non sia monocratico, con la formula di cui si è parlato, ovvero almeno a tre, e un CIV – che, sintetizzando, va bene sulla carta, ma non nella realtà – che Pag. 7sia effettivamente in grado di svolge il suo compito. Ecco, su questo vorrei un chiarimento per capire se abbiamo ben compreso il concetto.
  La questione del contributo di solidarietà è un tema che ci accompagna da tanto tempo, ma mi pare difficilmente risolvibile.
  Sulla parte relativa agli investimenti non c’è molto da aggiungere perché sono state dette cose assolutamente condivisibili. Vorrei, però, capire qualcosa di più sull'esperienza dei minibond a cui è stato accennato. Insomma, vorrei sapere come la vedete, oltre alle considerazioni già formulate della prudenza e del rapporto con il fondo di garanzia, che sono due concetti da noi condivisi.
  Inoltre, vorrei qualche approfondimento anche sulle possibilità di estensione, dal momento che proprio in questi giorni stiamo cercando di formulare alcune indicazioni al legislatore rispetto a come migliorare questi strumenti e renderli più effettivi. Al tempo stesso, stiamo cercando di individuare – anche su questo vorrei un approfondimento da parte vostra – delle modalità rispetto all'estensione della cultura e pratica della previdenza complementare.
  Nell'individuazione delle modalità – l'esperienza contrattuale, in questo senso, è stata positiva – per renderli più efficaci, avevamo ipotizzato, per esempio, una modalità «semiautomatica», che potrebbe basarsi su un automatismo con un arco di tempo molto breve per il recesso, lasciando la libertà alla persona di aderire o meno, ma innescando, in maniera, appunto, automatica, per via contrattuale o con forme analoghe, un collegamento all'instaurazione di un rapporto di lavoro. Questa è una valutazione tra le tante possibili. Ci interesserebbe, quindi, capire come la considerate.

  PRESIDENTE. Le pongo anche io una domanda molto rapida. Lei, giustamente, ha sottolineato che abbiamo un mercato del lavoro non dinamico e, di conseguenza, questo determina una difficoltà, a parte quelle legate, in generale, al fatto che non vi è una grande convinzione sulla previdenza complementare da parte dei lavoratori. Nel prossimo futuro, vi è, dunque, una difficoltà del mercato del lavoro che incide non soltanto sulla previdenza di primo, ma anche su quella di secondo pilastro.
  Apro e chiudo una parentesi per dire che nel prossimo futuro sarete coinvolti in merito all'assistenza sanitaria integrativa perché questa Commissione ha anche questa competenza, che svilupperà nei prossimi mesi.
  A ogni modo, vorrei chiedervi cosa pensate del DM 21 novembre 1996, n. 703. Credo, infatti, che sia un argomento all'ordine del giorno, dal momento che determina le linee di investimento. Soprattutto, vi domando cosa ritenete che sia opportuno da incentivare per poter migliorare la condizione della previdenza complementare.
  Inoltre, vorrei sapere se ritenete che movimentando la previdenza complementare, in virtù anche di alcune linee di modifiche che pensiamo di poter attuare, si possa dare un contributo allo sviluppo di questo Paese e, in particolare, all'economia reale e soprattutto alle piccole e medie imprese.
  Nel ringraziarvi della vostra partecipazione, vi lascio la parola per una breve replica.

  GUIDO LAZZARELLI, responsabile settore lavoro e relazioni sindacali di Confcommercio. Grazie a lei, presidente. Rispondo subito alle considerazioni del senatore Santini. Intendiamo un CdA non monocratico, quindi tornare una forma di collegialità che possa distinguere nettamente i due ambiti dell'indirizzo e del controllo, con dei poteri reali che non sono dei veti reciproci, ma delle possibilità di intervento dal punto di vista gestionale e politico.
  Questo, tra l'altro, porterebbe anche alla rivalutazione degli organismi territoriali degli enti previdenziali. Infatti, negli anni i comitati provinciali e regionali hanno svolto un compito importante, ma non hanno avuto, a oggi, lo strumento per Pag. 8la reale applicazione degli indirizzi del CIV. Questa è una constatazione che, come parti sociali, abbiamo fatto a tutti i livelli.
  È vero che abbiamo un CIV che va bene sulla carta, ma non nella realtà, quindi bisogna dotarlo di poteri reali. Il legislatore individua molto bene le responsabilità, ma i poteri sono ancora di carattere «politico», per dire quasi evanescente, mentre in realtà l'indirizzo politico dovrebbe essere quello più importante perché orienta il secondo bilancio pubblico dello Stato, che è rappresentato dall'INPS.
  Quello dei fondi pensione è un problema che dibattiamo da quando è stata introdotta la legge e hanno cominciato a trattare i contratti. Recentemente c’è stata un'esperienza contrattuale nel mondo degli edili, che nella conclusione del contratto collettivo ha previsto una sorta di automatismo, come appunto quello che lei descriveva. C’è stato un bilanciamento attraverso una corresponsione retributiva moderata perché è un contratto della crisi e così via. Quell'esperimento porta a far sì che ci sia un'iscrizione automatica dei lavoratori e che, quindi, ci sia nell'ambito del costo contrattuale una cifra destinata alla previdenza complementare.
  Il punto è che se poi i lavoratori non aderiscono rimane una sorta di fondo che lavora solamente in solidarietà, per cui per le aziende c’è stato l'incremento di costo, benché all'interno del costo contrattuale, ma i lavoratori non ne beneficiano, quindi l'effetto alla fine non è quello che vorremmo.
  C’è un problema di intervento sulla norma riguardo alla portabilità e alla volontarietà e poi – ripeto – c’è tanta sfiducia sullo strumento perché c’è una sfiducia più in generale sull'approccio al mondo finanziario e al futuro. Esperienze come Lehman Brothers mettono paura a tutti.

  ERNESTO GHIDINELLI, Responsabile settore credito ed incentivi di Confcommercio. Entrando nel tema dei minibond, ci sono sicuramente degli elementi intrinseci dello strumento. Teniamo presente che l'emissione di un titolo richiede un'impresa di per sé strutturata. Se la guardiamo rispetto al panorama complessivo delle micro, piccole e medie imprese, vediamo che la normativa esclude le micro, ma che anche nella fascia di piccole ci si chiede quale possa essere la sostenibilità da parte di un'impresa non pienamente strutturata. Ciò nonostante, abbiamo una platea di medie imprese nel nostro Paese che potrebbe utilmente disintermediare credito bancario e accedere direttamente al mercato.
  Ora, riteniamo che gli sforzi fatti dal legislatore siano interessanti. L'elemento dell'intervento del fondo di garanzia può favorire il raccordo tra l'emissione da parte dell'impresa e l'intervento del soggetto istituzionale. Consideriamo, in ogni caso, che ci sono degli elementi di costo legati a qualsiasi emissione, come la presenza di uno sponsor che, a tutela dell'investitore finale, deve essere in grado di effettuare una due diligence e un'attenta verifica della strutturazione dell'azienda per verificarne le condizioni di solidità e di solvibilità.
  È chiaro che se questo fosse affiancato da forme di incentivazione, probabilmente favorirebbe un maggiore interessamento da parte di imprese medie. Ci sono dei costi addizionali da sostenere per questo tipo di emissione, quindi è chiaro che forme, per esempio, di credito d'imposta possono incentivare l'impresa rispetto a questo strumento e sarebbero, quindi, da auspicare, anche se deve anche crescere la cultura da parte sia delle imprese sia del sistema bancario che deve supportarle. Abbiamo vissuto un sistema bancario che si è concentrato, strutturalmente, sull'emissione del prestito, per cui si tratta di passare da una sorta di intermediazione diretta a una indiretta, in cui è importante il ruolo di affiancamento rispetto all'impresa piuttosto che di finanziamento diretto.
  Riferendoci al segmento delle medie imprese, riteniamo che le potenzialità ci siano, non nascondendo il fatto che il taglio delle operazioni deve essere strutturato su dimensioni accettabili dal mercato. Pag. 9Se da un lato abbiamo un soggetto che emette, dall'altro abbiamo soggetti che investono, che naturalmente chiedono condizioni non solo di solidità e di solvibilità dell'impresa, ma anche di liquidabilità. Infatti, un elemento importante è la liquidità dei titoli emessi.
  Ovviamente, se le emissioni sono piccole diventa problematico uno smobilizzo di queste risorse in caso di necessità. Su questo guardiamo con interesse a «Destinazione Italia», che ha introdotto meccanismi in materia di cartolarizzazione. Si possono ipotizzare dei veicoli che investono in minibond, che a loro volta emettono obbligazioni. Il fatto di costruire dei portafogli di titoli di diverse imprese sicuramente può favorire la frammentazione del rischio e migliori condizioni di negoziabilità e di liquidità.
  Questo è un elemento contenuto nel recente decreto n. 91, in cui c’è stata anche un'attenzione all'emissione diretta di titoli di capitale da parte delle imprese. Anche in questo caso, però, si pongono dal lato dell'investitore problematiche in termini di liquidabilità dello strumento. Lavorare su una costruzione di portafogli può aiutarci, pertanto, a diversificare il rischio, magari per settori o per territori, e probabilmente a creare dei meccanismi che favoriscano una maggiore dimensione a livello di portafoglio, tale per cui vengano favorite alcune condizioni di liquidità.
  Venendo, invece, al tema del decreto n. 703, riteniamo che, se davvero si stanno sviluppando questi strumenti di accesso diretto dell'impresa al mercato o del capitale di debito o del capitale proprio, possa essere auspicabile avviare un percorso di ridefinizione di un maggiore raccordo tra l'attività di investimento dei fondi e l'economia reale, tenendo presente ciò che dicevo nell'intervento precedente, ovvero che andiamo ad agire su una realtà di un portafoglio di investimento dei fondi che è strutturato attualmente su condizioni di medio-lungo termine, pertanto richiede cautele per una sua rimodulazione, anche per evitare l'insorgere di oneri.
  Ragionando soprattutto in una logica di destinazione di una quota di nuovi conferimenti, credo che una volta definito il quadro degli strumenti disponibili nella legislazione ordinaria per l'accesso diretto al mercato da parte delle imprese ci siano delle possibilità da esplorare, ferma restando la necessità di coinvolgimento dei fondi in tutte le fasi di ridefinizione e di applicazione del nuovo percorso.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare i rappresentanti di Confcommercio, dispongo che la documentazione presentata sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 8,55.

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ALLEGATO

DOCUMENTAZIONE PRESENTATA DA CONFCOMMERCIO

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