XVII Legislatura

Commissione parlamentare per le questioni regionali

Resoconto stenografico



Seduta n. 11 di Giovedì 7 aprile 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE FORME DI RACCORDO TRA LO STATO E LE AUTONOMIE TERRITORIALI, CON PARTICOLARE RIGUARDO AL «SISTEMA DELLE CONFERENZE»

Audizione di rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 3 
Bonaccini Stefano , Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ... 3 
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 5 
Dalla Zuanna Gianpiero  ... 5 
Pezzopane Stefania  ... 5 
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 5 
Bonaccini Stefano , Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ... 5 
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 6

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIANPIERO D'ALIA

  La seduta comincia alle 8.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
  Do quindi la parola al presidente della Conferenza, Stefano Bonaccini, per lo svolgimento della relazione, ringraziandolo per la sua disponibilità.

  STEFANO BONACCINI, Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. Vi ringrazio anzitutto per questa occasione, perché, nei mesi che verranno, se andrà in porto la riforma costituzionale, è evidente che le novità riguarderanno tutti i livelli dello Stato e certamente anche il sistema delle Regioni. Con l'eventuale abolizione delle province, dopo il loro superamento come enti di primo grado, le Regioni avranno, infatti, un ruolo di cuscinetto tra Stato centrale e comuni e acquisiranno un peso politico superiore a quello attuale.
  Io affronterò il tema sul piano politico. Il direttore Mochi Onori verrà in audizione la prossima settimana e quindi affronterà la questione sul piano tecnico. Abbiamo già preparato, in sede di commissione competente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, un documento che possiamo lasciarvi e che espone il parere unanime delle Regioni rispetto alla discussione in essere.
  Siamo dentro a un nuovo ordinamento e a un modello che supera il bicameralismo paritario. Il bicameralismo differenziato sarà una novità storica per questo Paese e inciderà sul «sistema delle conferenze», sulla definizione del loro ruolo e della missione avuta in questi anni e sul suo concreto funzionamento. Si tratta di identificare una diversa configurazione del «sistema delle conferenze», che sia coerente con il diverso assetto istituzionale che il Senato verrà ad assumere, una volta approvata eventualmente la riforma costituzionale.
  Il ruolo del Senato va inquadrato nell'ambito del potere legislativo ed è ovviamente molto diverso dai tradizionali ruoli esecutivi che vengono assegnati ai livelli di governo centrale e territoriale di Comuni e Regioni. Ciò esclude che i compiti che vengono svolti dalle conferenze sul versante degli esecutivi possano essere attribuiti alla sede legislativa.
  Per fare un esempio, la discussione del riparto del sistema sanitario nazionale attiene al livello amministrativo e non a quello legislativo. Il riparto viene discusso e approvato, in modo paritario, dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni, prima, dalla Conferenza Stato-Regioni, poi, direttamente con il Governo. Nel nuovo Senato troveranno posto sindaci e rappresentanti delle Regioni, oltre a cinque senatori nominati direttamente dal Presidente della Repubblica. È evidente che i sindaci non Pag. 4hanno alcun ruolo in quella discussione, che dovrà rimanere necessariamente a un livello diverso da quello del Senato, al quale spetteranno invece compiti propriamente legislativi.
  Bisogna analizzare il sistema di relazioni che dovrà intercorrere tra nuovo Senato e «sistema delle conferenze», anche in relazione ai provvedimenti di carattere legislativo. Questo è il terreno su cui dovrà svilupparsi la fase attuativa della riforma per gli aspetti legati al principio di leale collaborazione, principio che la riforma costituzionale non ha affievolito e, anzi, per certi aspetti, ha persino esaltato. La leale collaborazione resta, ma va ricercata secondo regole e forme nuove.
  La trasformazione del Senato in Camera delle autonomie non comporta – questo è il cuore della discussione di questa mattina – il superamento delle conferenze, sia per quanto ho detto prima, sia perché, al momento, non è noto quale sarà la compagine regionale che ne farà parte. Questo è demandato all'eventuale nuova legge per scegliere i componenti del Senato. Ne faranno parte di diritto i venti Presidenti di Regione? Dico venti perché, come sapete, Trento e Bolzano sono due Province autonome e nel ’sistema delle conferenze’ è presente anche il Presidente della Regione.
  Il tema è se i Presidenti saranno membri di diritto del Senato o se saranno invece nominati – possibilmente eletti – e quindi potenzialmente esclusi. Come sapete, la rappresentanza delle Regioni sarà proporzionale al numero degli abitanti, come è giusto che sia; il Molise non può avere gli stessi rappresentanti della Lombardia. Ciò determina che il livello degli esecutivi, rappresentato dai Presidenti o dai loro assessori o delegati, potrebbe anche non includere gli stessi Presidenti nel nuovo Senato. È ancora tutto da stabilire.
  Non sfugge che la mediazione di interessi nazionali e territoriali non può esaurirsi solo nella produzione di norme legislative, ma è necessariamente realizzata anche attraverso provvedimenti di normazione secondaria, che difficilmente potrebbero essere di competenza del nuovo Senato. Mi auguro che non sarà così, altrimenti esso avrebbe una funzione ancora diversa da quella immaginata nella riforma.
  Il confronto tra esecutivi non può essere superato. Il 14 aprile prossimo approveremo gli ultimi due pareri sulla riforma della pubblica amministrazione. Si è trattato di arrivare a due intese e all'emanazione di nove pareri, quindi undici provvedimenti in tutto. Completeremo l’iter, anche perché siamo stati molto veloci e, finora, abbiamo sempre trovato l'unanimità. Anche il tema del Jobs Act riguarda non solo la legislazione in quanto tale, ma anche i provvedimenti attuativi. Anche la spending review contiene tutta una serie di norme che attengono sia alla legislazione sia ai provvedimenti di attuazione.
  Alla riforma del Senato pensiamo debba affiancarsi e integrarsi una riforma del «sistema delle conferenze», su cui bisogna riflettere in termini di mission.
  Considerando che nel Senato viene spostata una parte della mediazione politico-istituzionale classica e tradizionale e ancor più considerando che sarà soppressa la potestà legislativa concorrente, serve un adeguato raccordo, in chiave collaborativa, per il coordinamento dei rispettivi poteri legislativi e amministrativi tra Stato e Regioni.
  Servono forme di raccordo tra Senato e «sistema delle conferenze», al fine di realizzare uno strumento unico di contatto delle Regioni sia con il Governo sia con il Parlamento. Occorre anche prevedere quale sarà l'eventuale sede: ad oggi è Palazzo Chigi, forse domani sarà il Senato. Anche su tale questione abbiamo approfondito nel documento e le valutazioni dei Presidenti sono in alcuni casi differenziate. Non credo, però, che sia questo il cuore del problema.
  Il tema vero è quello che ho trattato poc'anzi: il «sistema delle conferenze» dovrà assoggettarsi alle modifiche necessarie a valorizzare le funzioni afferenti alla fase esecutiva delle politiche pubbliche. Si dovranno certamente affiancare norme procedurali che dettino termini certi per l'espressione dei pareri e per il raggiungimento di intese, ma anche di semplificazione delle procedure. Faccio riferimento Pag. 5solo alla Conferenza Stato-Regioni e alla Conferenza unificata. Come sapete, la Conferenza Stato-Regioni è il luogo del rapporto diretto tra l'esecutivo dello Stato e gli esecutivi delle Regioni italiane. La Conferenza unificata è, invece, quella in cui siedono, a oggi, anche i rappresentanti dei Comuni e delle Province. Se la riforma verrà approvata, immagino che rappresenterà solo i Comuni e le Regioni, che continueranno a farne parte.
  Tralascio la Conferenza dei Presidenti delle Regioni perché, avendo forma autonoma, non mi pare attenga al rapporto tra conferenze e tra diversi livelli di governo.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare il presidente, do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIANPIERO DALLA ZUANNA. Ringrazio anzitutto il presidente per la chiarezza. Al di là del discorso specifico legato alle conferenze, lei ha fatto cenno alla nuova legge elettorale, che, se il referendum avrà esito positivo per la riforma, saremo chiamati ad approvare rapidamente. Vorrei la sua opinione sulla partecipazione dei Presidenti ed eventualmente del «miglior perdente», di cui si è parlato, al nuovo Senato. Quali pro e contro vede in tale prospettiva?

  STEFANIA PEZZOPANE. Concordo con il collega, in quanto, nelle audizioni svolte, sono emersi tanti punti di riflessione, ma uno dei punti ancora da approfondire, e su cui indubbiamente il presidente Bonaccini può darci aiuto, è proprio questo della partecipazione dei Presidenti delle Regioni. La mia opinione è che essa sarebbe indispensabile. Al momento, però, l'idea non è questa e, peraltro, il tema è molto discusso e controverso. In Abruzzo in questi giorni si è svolta un'iniziativa, promossa dai Presidenti dei Consigli regionali, nel cui contesto è emersa una riflessione del tutto diversa.
  Vorrei quindi conoscere la sua opinione al riguardo.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare i colleghi intervenuti, aggiungo una domanda al presidente Bonaccini. Una delle questioni che stiamo approfondendo, collegata ovviamente alle funzioni del nuovo Senato, nel caso in cui la riforma venisse approvata in via definitiva, riguarda, da un lato, il procedimento legislativo che vede coinvolto il Senato e, quindi, le Regioni e i Comuni, che sono la rappresentanza territoriale all'interno del Senato, dall'altro, il rapporto tra esecutivo nazionale, Senato e Regioni in due funzioni fondamentali del Senato, che sono la valutazione delle politiche pubbliche e la partecipazione strategica alla formazione degli atti dell'Unione europea.
  Nell'uno e nell'altro caso sono coinvolte le Regioni. Nelle valutazione delle politiche lo sono per aspetti che attengono non alla funzione legislativa, ma a quella più squisitamente amministrativa degli esecutivi. Le Regioni partecipano, invece, sia alle fasi ascendente e discendente della formazione della normativa comunitaria sia all'attuazione della stessa in via amministrativa.
  Il nostro interesse è comprendere, al di là del documento redatto dalla Conferenza e che lei, presidente, ci consegnerà, quale sia la vostra opinione al riguardo e come questo rapporto possa svilupparsi in maniera tale che ci sia non una sovrapposizione, ma una sostanziale integrazione tra ciò che fa il Senato e ciò che fa il sistema delle Regioni e delle conferenze. È, infatti, opinione comune e condivisa che, ancorché rivisitato dal punto di vista giuridico, esso debba permanere anche dopo l'approvazione della riforma.
  Do ora la parola al presidente Bonaccini per la replica.

  STEFANO BONACCINI, Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. Su questo punto, penso che siano compiti prioritari del Senato. Sarebbe difficile per i soli esecutivi affrontare le questioni legate all'Unione europea, perché vi è una parte di legislazione che ricade poi nel confronto tra singoli livelli territoriali.
  È un punto da sviluppare perché non è ancora del tutto chiaro quali potrebbero essere i compiti non legislativi assegnati ai diversi livelli di discussione, tenendo conto del fatto che oggi vengono demandati al ’sistema delle conferenze’ molti adempimenti Pag. 6 amministrativi. Per questo le conferenze non devono sparire, analogamente a quanto avvenuto in Germania ove non è sparita la Conferenza dei presidenti dei Länder.
  Per quanto riguarda la presenza dei Presidenti di Regione nel nuovo Senato, indosso la giacca di Presidente della Regione Emilia-Romagna e vi do un'opinione personale. Ritengo che tutti i Presidenti dovrebbero essere membri di diritto, se non altro per il ruolo che le Regioni, a maggior ragione con la scomparsa delle province, assumeranno dentro il nuovo Senato. Credo che questa sia l'opinione di quasi tutti i Presidenti di Regione.
  Certo, ciò sembra detto con la partecipazione politico-emotiva di chi vorrebbe vedersi assegnato un ruolo. Nel momento in cui si andasse a una selezione dei Presidenti, mi pare difficile che non vengano nominati tutti all'interno del nuovo Senato. Potrebbe apparire persino un giudizio politico. È pur vero che ci sono Regioni con un numero di abitanti molto contenuto. Peraltro, in base al numero di senatori assegnati a ciascuna Regione, si dovrà tenere conto delle articolazioni dello spettro politico regionale e non potrà essere rappresentata solo una parte.
  Questo comporta una discussione seria e intelligente. Come ripeto, reputo giusto che i Presidenti di Regione diventino membri di diritto ma, se la valutazione sarà un'altra, l'accetteremo. Non sarà questo a costituire un vulnus in un caso o nell'altro.
  Il mio parere personale, ma credo di poter parlare a nome di tutti, è che ci si aspetterebbe una presenza di diritto per il ruolo che svolgiamo, essendo stati peraltro eletti direttamente dai cittadini.

  PRESIDENTE. Ringrazio tutti gli intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 8.40.