XVII Legislatura

XIV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 8 di Martedì 24 febbraio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bordo Michele , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ATTUAZIONE E L'EFFICACIA DELLE POLITICHE UE IN ITALIA

Audizione del Sottosegretario di Stato al Ministero dello sviluppo economico, Simona Vicari.
Bordo Michele , Presidente ... 3 
Vicari Simona , Sottosegretario di Stato al Ministero dello sviluppo economico ... 3 
Bordo Michele , Presidente ... 8 
Galgano Adriana (SCpI)  ... 8 
Berlinghieri Marina (PD)  ... 9 
Buttiglione Rocco (AP)  ... 9 
Bordo Michele , Presidente ... 10 
Vicari Simona , Sottosegretario di Stato al Ministero dello sviluppo economico ... 10 
Bordo Michele , Presidente ... 10 
Vicari Simona , Sottosegretario di Stato al Ministero dello sviluppo economico ... 10 
Bordo Michele , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MICHELE BORDO

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-TV e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Sottosegretario di Stato al Ministero dello sviluppo economico, Simona Vicari.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'attuazione e l'efficacia delle politiche UE in Italia, l'audizione del Sottosegretario di Stato al Ministero dello sviluppo economico, Simona Vicari.
  Ringrazio il Sottosegretario di Stato per l'audizione, che si colloca nell'ambito di un'indagine conoscitiva che la nostra Commissione sta svolgendo sull'attuazione e sull'efficacia delle politiche dell'Unione europea.
  Oggi, con il sottosegretario, intendiamo affrontare una questione di grande attualità e delicatezza, ossia l'adesione del nostro Paese alla cooperazione rafforzata sul Brevetto unico europeo e l'impatto del sistema giurisdizionale unitario previsto dall'apposito accordo internazionale firmato il 19 febbraio 2013.
  In Commissione abbiamo dedicato molta attenzione al tema del brevetto, anche in occasione dell'esame delle relazioni programmatiche del Governo relative alla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per gli anni 2013-2014, con audizioni degli attori interessati, ossia i rappresentanti del sistema produttivo e i professionisti specializzati in materia.
  Dalle audizioni sono emerse posizioni differenti. Segnatamente, i rappresentanti degli industriali hanno sempre ritenuto che fosse positiva, per il nostro Paese, l'adesione al brevetto, mentre i professionisti hanno sostenuto esattamente il contrario.
  Oggi, ovviamente, ci interessa avere da lei, se possibile sulla base di stime e di indicatori quantitativi, una valutazione dei costi e dei benefici di ciascuna delle opzioni che oggi sono disponibili, ossia l'adesione alla cooperazione rafforzata sul brevetto unico accompagnata dalla ratifica dell'accordo sulla giurisdizione unitaria, l'adesione alla sola cooperazione rafforzata senza ratifica dell'accordo e la non partecipazione a entrambi.
  Inoltre, le saremmo grati se ci potesse fornire elementi per valutare l'eventuale impatto sulla finanza pubblica, con particolare riferimento al gettito delle tasse brevettuali e all'eventuale contributo del nostro Paese al finanziamento del Tribunale unificato.
  Do ora la parola al Sottosegretario Vicari.

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato al Ministero dello sviluppo economico. Grazie, presidente. Grazie a tutti gli onorevoli componenti della Commissione, che mi offrono l'opportunità di informare il Parlamento sui percorsi che sono stati compiuti, in questi ultimi mesi, riguardo al tema oggetto dell'audizione.
  Sul brevetto europeo con effetto unitario desidero fornirvi alcuni elementi e Pag. 4tutti gli aggiornamenti. Come sapete, il brevetto europeo con effetto unitario e il suo regime di traduzione hanno come base giuridica due regolamenti dell'Unione europea: il regolamento UE n. 1257/2012 sull'istituzione di una tutela brevettuale unitaria e il regolamento UE n. 1260/2012 relativo al regime linguistico applicabile.
  Tali regolamenti sono stati adottati, sulla base della procedura della cooperazione rafforzata, da 25 Stati membri dell'Unione europea, senza la partecipazione di Italia e Spagna, e sono in vigore dal 20 gennaio 2013. Il brevetto unitario potrà essere introdotto operativamente solo in relazione a quei Paesi membri dell'Unione europea che, oltre ad aderire alla cooperazione rafforzata, ratificano sul piano nazionale l'accordo sul Tribunale unificato dei brevetti (TUB). In base a tale accordo internazionale, una Corte sovranazionale si sostituirà ai tribunali nazionali in relazione alle future controversie che riguarderanno sia il brevetto unitario, sia il brevetto europeo classico. Entrambi i titoli saranno rilasciati e amministrati dall'Ufficio europeo dei brevetti. Si stima che il nuovo titolo brevettuale potrà essere rilasciato dall'Ufficio europeo dei brevetti solo nel 2016, ovvero dopo l'entrata in vigore dell'accordo internazionale per l'istituzione di un Tribunale unificato dei brevetti. I due nuovi istituti, brevetto unitario e Tribunale unificato dei brevetti, sono pertanto tra loro inscindibili. Il successo del nuovo titolo brevettuale è, infatti, legato strettamente al successo del TUB e alla fiducia che gli operatori economici avranno nei suoi confronti.
  Come il presidente ha già ricordato – mi permetto di ripeterlo per uniformità e per coerenza – sono possibili tre opzioni. La prima consiste nell'aderire alla cooperazione rafforzata in materia di brevetto unitario e, conseguentemente, ratificare l'accordo sul Tribunale unificato dei brevetti sottoscritto dal Ministro Moavero Milanesi, per il nostro Paese, il 19 febbraio 2013. La seconda opzione è non aderire al brevetto unitario, ma ratificare l'accordo sul Tribunale. La terza opzione consiste nel restare fuori dal processo e non aderire al brevetto in Italia, né ratificare l'accordo sul TUB.
  Come è noto, il 4 luglio 2013 il Senato ha approvato una risoluzione in cui impegna il Governo, al fine di rafforzare la competitività del Paese, a porre in essere tutte le azioni necessarie per procedere all'adesione dell'Italia al sistema complessivo del brevetto unitario europeo, considerata la sentenza della Corte di giustizia del 16 aprile 2013, con cui è stato rigettato il ricorso presentato da Italia e Spagna nel 2011 sulle modalità di utilizzo della cooperazione rafforzata.
  Il Dipartimento per le politiche europee, amministrazione capofila in materia, ha consultato gli stakeholder del settore privato più interessati al tema. Due riunioni con loro si sono tenute, a tal fine, presso il Dipartimento delle politiche europee, ad aprile e ad ottobre 2013. Dalla consultazione degli stakeholder sono emerse le seguenti posizioni prevalenti.
  Favorevoli alla prima opzione, ossia all'adesione a entrambi gli obiettivi, sono Confindustria, Uniontessile-Confapi, Confimprese, Unioncamere, CNR, CRUI, Rete NETVAL, Associazione AICIPI, Sistema Moda Italia, Centro Studi Anticontraffazione, Confcommercio, CNA, Sindacato nazionale dei consulenti in proprietà industriale, Confartigianato e INDICAM.
  Favorevole alla seconda opzione, cioè sfavorevole all'adesione al brevetto unitario ma favorevole alla sola ratifica dell'accordo, è Unimpresa.
  Favorevoli alla terza opzione, ossia a nessuna adesione, sono Confini Impresa, Collegio italiano dei consulenti in proprietà industriale, LES, cioè gli studi di mandatari ed esperti in materia.
  Al riguardo, all'interno dell'Ordine dei consulenti in proprietà industriale si registrano posizioni diverse e contrastanti, ragion per cui, al momento, non esiste una risposta unanime. Lo stesso discorso vale per l'Associazione internazionale per la protezione della proprietà industriale.
  Riguardo all'analisi costi-benefici economici derivanti dall'adesione al brevetto unitario e al Tribunale unificato dei brevetti, Pag. 5si fa presente quanto segue. L'EPO stima che, nei primi 5-7 anni dall'introduzione della nuova procedura relativa al brevetto unitario, la maggioranza degli operatori a livello europeo e internazionale non ricorrerà alla registrazione del nuovo titolo, in quanto gli operatori attenderanno di conoscere prima l'orientamento e l'operato del nuovo Tribunale unificato. Pertanto, ci si aspetta che, nella fase iniziale, non ci sarà un impatto economico-finanziario forte per gli amministratori partecipanti. Solo nel lungo periodo si vedranno gli effetti di tale nuovo assetto per le imprese, per il sistema innovativo nazionale e per gli Stati coinvolti.
  Al momento, il Comitato preparatorio del TUB ipotizza, infatti, che nel primo anno di funzionamento del Tribunale, ovvero il 2016-2017, circa 50.000 operatori si avvarranno della clausola opt-out, che consentirà loro, solo per i brevetti europei classici, con il pagamento di una piccola tassa, di rimanere fuori dalla giurisdizione esclusiva del TUB e di continuare, come adesso, a essere sottoposti alle regole dei tribunali nazionali. Il regime dell’opt-out sarà in vigore per un periodo transitorio di sette anni e sarà rinnovabile successivamente per altri sette anni.
  Si riassumono di seguito i principali punti a favore che l'introduzione del nuovo sistema comporterebbe secondo gli stakeholder favorevoli alla prima opzione. Coloro che sono favorevoli all'adozione del brevetto unitario e al Tribunale ritengono che il sistema di enforcement dei brevetti europei sarà reso più efficiente e rapido in Europa, perché consisterà in un sistema unico di risoluzione delle controversie brevettuali a livello europeo. Non sarà più necessario, quindi, per il titolare di un brevetto europeo, avviare una costosa e complessa procedura giurisdizionale presso ogni Stato membro interessato, ma basterà rivolgersi al Tribunale unificato.
  Le decisioni saranno prese da un pool multinazionale di giudici molto qualificati, secondo una procedura uniforme che assicurerà alti standard di qualità e maggiore certezza giuridica in tutto il territorio coperto dal brevetto. La decisione del TUB, che sarà contemporaneamente efficace in tutti i Paesi interessati, dovrà essere adottata in tempi rapidi – si stimano uno o due anni – rispetto all'attuale durata dei processi, che può anche superare i cinque anni ed è soggetta alle diverse procedure nazionali in materia di processo civile, spesso diverse tra loro.
  Si tenga conto, al riguardo, che le nostre imprese, ovvero il 75 per cento del PIL, oggi già operano sul mercato europeo e sono comunque esposte al rischio di essere attori o convenuti di fronte a giudici stranieri, con spese processuali di traduzione e spese legali che variano da Paese a Paese.
  Con la ratifica dell'accordo sul TUB, l'Italia si assicurerà che un dato numero di giudici italiani faccia parte del qualificato pool di giudici del TUB, che dovrà poi decidere dei contenziosi che interesseranno in futuro anche i titolari italiani e potrà ottenere una sede locale sul proprio territorio abilitata a svolgere processi anche in lingua italiana.
  Al momento, si sottolinea che un numero soddisfacente di giudici togati e di giudici tecnici italiani, a seguito di un processo di preselezione avvenuto nel 2014, è stato ritenuto, dal Comitato preparatorio del TUB, idoneo a partecipare, con o senza formazione aggiuntiva, alla futura selezione dei giudici che opereranno poi presso le sedi centrali (Londra, Parigi e Monaco), oltre che presso le sedi regionali e le sedi locali del Tribunale unificato.
  In merito alle problematiche linguistiche del TUB, si evidenzia che i costi di traduzione della lingua del procedimento saranno a carico della parte che presenta la documentazione. Tali costi, a fine procedimento, saranno addebitati dal Tribunale unificato alla parte soccombente.
  Oltre il 70 per cento dei brevetti europei è depositato oggi in inglese. Per un periodo transitorio della durata di 12 anni sarà applicabile il regime dell’English always, secondo il quale tutti i brevetti unitari dovranno obbligatoriamente essere tradotti in inglese. Pertanto, sarà sempre Pag. 6disponibile, anche per i brevetti depositati in francese e tedesco, una traduzione in inglese. Successivamente saranno disponibili traduzioni in tutte le lingue dell'Unione europea, grazie all'utilizzo di sistemi di traduzione automatica di alta qualità.
  Se l'Italia aderisse al brevetto unitario, le imprese intenzionate a limitare la propria protezione all'Italia sarebbero comunque libere di farlo, posto che il nuovo sistema non si sostituirà, ma semplicemente si affiancherà, alla tutela brevettuale oggi esistente a livello nazionale presso l'Ufficio marchi e brevetti e, a livello europeo, presso l'EPO.
  L'utilizzo del nuovo brevetto unitario sarà, infatti, meramente opzionale per le imprese che, sulla base della propria strategia aziendale, valuteranno se hanno convenienza o meno nella scelta del nuovo titolo. Per lo Stato, una volta che il nuovo sistema del brevetto unitario sarà entrato a regime, si stima che tra 10-15 anni il vantaggio deriverebbe sostanzialmente dalla partecipazione alla divisione delle tasse sui brevetti unitari.
  Infine, il nuovo sistema dovrebbe favorire la lotta alla contraffazione e, conseguentemente, migliorare l'attrazione degli investimenti esteri nel nostro Paese.
  Si riassumono di seguito, invece, i principali punti negativi che l'introduzione del nuovo sistema comporterebbe secondo gli stakeholder favorevoli alla terza opzione, ossia alla non adesione al pacchetto brevetto unitario.
  Per difendersi in giudizio, il nuovo sistema sarà tendenzialmente più costoso, il che rappresenterà un problema per le nostre piccole e medie imprese. Benché le cifre siano ancora in discussione, è evidente che il costo di un contenzioso presso il TUB, per le imprese italiane, sarà maggiore in termini di spese legali di traduzioni e processuali rispetto a un contenzioso brevettuale presso l'attuale Tribunale nazionale delle imprese.
  La quota di tasse di rinnovo del brevetto unitario, che spetterebbe all'Italia in caso di partecipazione al brevetto unitario stesso, dovrebbe verosimilmente essere inferiore all'importo delle tasse che l'Italia ricava oggi dalla validazione del brevetto europeo.
  È difficile prevedere se il secondo aspetto compenserà il primo, perché non sono stati ancora decisi né gli importi delle tasse di rinnovo nell'arco di vent'anni, né i criteri per la distribuzione di tali tasse tra i 25 Stati dell'Unione europea aderenti.
  Va tenuto conto della necessità per le imprese italiane di monitorare un numero molto più alto di brevetti europei che diverranno automaticamente validi in Italia, il cui testo non sarà, però, più disponibile in italiano, ma solo nella lingua in cui è stato concesso, ovvero in inglese, in francese e in tedesco.
  I costi relativi alla valutazione di documenti tecnici complessi in lingua inglese, tedesca e francese, a seconda dei casi, ricadranno su una vasta platea di imprese, con un impatto sui costi di gestione delle imprese stesse, soprattutto quelle di piccole dimensioni. Anche se lo scopo del sistema è semplificare ed evitare duplicazioni, di fatto la normativa relativa al brevetto unico non solo prevede procedure complicate, ma rende anche realistica una moltiplicazione delle sedi di litigio sullo stesso caso, anche se relativo al territorio di un solo Paese, a causa della biforcazione delle procedure di nullità e di contraffazione.
  Viceversa, la non adesione da parte dell'Italia al sistema permetterà alle imprese italiane di difendere il proprio mercato nazionale, sempre e comunque, di fronte a una Corte italiana. Ciò senza impedire l'uso del nuovo sistema di giurisdizione europea, al di fuori dell'Italia, alle imprese italiane che vorranno usufruire del brevetto unitario o che si troveranno a contrastare brevetti unitari ed europei, per i quali in altri Paesi dell'Unione europea la giurisdizione è del Tribunale unificato.
  Da parte del Ministero dello sviluppo economico desideriamo fare presenti i seguenti elementi. Dal mese di marzo del 2014 il Ministero dello sviluppo economico segue come osservatore i lavori del comitato ristretto nel Consiglio di amministrazione Pag. 7dell'EPO, che si riunisce periodicamente per adottare tutte le decisioni connesse al funzionamento del nuovo brevetto unitario.
  In tale ambito, è bene evidenziare che tutte le decisioni di carattere finanziario relative all'introduzione del brevetto unitario devono essere ancora adottate dai 25 Stati membri partecipanti. Finora sono state, infatti, discusse e approvate solo le regole procedurali per la concessione del brevetto unitario da parte dell'EPO.
  Sulla base dell'andamento dei lavori, riteniamo che prima di luglio 2015 gli Stati membri dell'Unione europea non raggiungeranno l'accordo sull'ammontare delle tasse di rinnovo del brevetto unitario e sulle modalità di distribuzione di tali tasse tra gli uffici nazionali di proprietà industriale coinvolti, tenuto conto che il 50 per cento delle tasse sarà comunque assegnato all'EPO.
  Per il momento, in EPO, sono state fatte ipotesi di lavoro e sono stati delineati scenari economici che attengono a presunte entrate economiche per l'EPO, che deriverebbero dall'introduzione del brevetto unitario se le tasse di rinnovo fossero stabilite per un importo pari alla somma delle tasse di rinnovo del brevetto europeo, oggi pagate in 4, 5 o più Stati membri dell'Unione europea che sono maggiormente interessati.
  Gli scenari economici in ambito EPO sono comunque variabili in funzione del futuro comportamento dell'utilizzatore su scala internazionale, che, per definizione, al momento è del tutto ignoto e imprevedibile e che sarà certamente influenzato, da un lato, dal costo convenienza del nuovo brevetto unitario a 25 Paesi e, dall'altro, dal costo del nuovo tributo unificato e dalla fiducia o sfiducia degli operatori relativamente al suo funzionamento.
  Tenuto conto che non saranno previste riduzioni delle tasse di rinnovo a favore delle piccole e medie imprese, si ritiene che il nuovo titolo brevettuale sarà uno strumento economicamente più interessante per le multinazionali e per le grandi imprese che operano su numerosi mercati e hanno un'attività brevettuale più intensa, che, pertanto, sono generalmente più esposte al rischio di contenziosi brevettuali in sede europea.
  Sul tema si segnala, inoltre, che è attesa solo in primavera, nel mese di aprile, la decisione della Corte di giustizia dell'Unione europea sul ricorso che il Governo spagnolo ha presentato nel 2013 contro il regolamento dell'Unione europea che ha posto la base giuridica del brevetto unitario e del suo regime linguistico inglese, francese e tedesco.
  Tuttavia, si tenga conto, al riguardo, che l'avvocato generale della Corte di giustizia, nelle sue conclusioni presentate a fine novembre 2014, ha respinto in toto le istanze spagnole e ha incoraggiato gli Stati membri a ratificare l'accordo sul Tribunale unificato.
  Tutto ciò premesso, si evidenzia che in Italia il tema della ratifica dell'accordo sul Tribunale unificato vede quali amministrazioni capofila, come dicevo, il Dipartimento per le politiche europee e il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  Nel corso del 2014, il Ministero dello sviluppo economico ha partecipato a quattro riunioni di coordinamento interministeriali, convocate presso il Dipartimento per le politiche europee, con il MAECI, il Ministero della giustizia e il Ministero dell'economia e delle finanze, il 28 gennaio, il 13 marzo, il 1o luglio e il 31 ottobre, per assicurare la concertazione interistituzionale in merito ai lavori per l'istituzione di un Tribunale unificato dei brevetti.
  Con riferimento all'istituzione del TUB, si conferma che devono essere ancora approvate le decisioni che hanno un impatto finanziario per lo Stato e per l'utenza, poiché è tuttora in corso tra gli Stati membri la discussione sulle tasse processuali, tasse fisse e tasse variabili in base al valore della causa, e su altri aspetti che impattano sul costo di gestione del Tribunale, quali la remunerazione del personale, il trattamento previdenziale e pensionistico dei giudici, i costi della struttura.Pag. 8
  Si tenga conto che gli Stati membri aderenti al TUB, nonostante gli sforzi profusi dalla delegazione italiana e da quella francese, hanno già deciso di non prevedere tasse processuali ridotte per facilitare l'accesso al TUB da parte delle PMI, delle microentità e degli enti senza fini di lucro.
  La prossima primavera sarà lanciata a livello internazionale una consultazione pubblica presso il settore privato, per conoscere la relativa opinione sulle proposte di tasse processuali e di altri diritti da corrispondere per accedere al TUB, che saranno decisi dal Comitato preparatorio che si riunirà il prossimo 27 febbraio a Bruxelles.
  Sulla base delle prime previsioni economiche fatte dal Comitato preparatorio, si stima che il costo del Tribunale possa variare, nei primi anni, tra i 13,5 e i 24 milioni di euro all'anno. Nei primi sette anni non si prevede che il Tribunale raggiunga il pareggio di bilancio. Saranno, quindi, necessari contributi annuali da parte dei singoli Stati aderenti.
  Si può stimare, sulla base delle chiavi di distribuzione scelte (brevetti europei in vita e contenzioso brevettuale su base annuale nel Paese membro di riferimento), che l'Italia, in caso di ratifica dell'accordo, possa dover contribuire con una quota pari a circa il 10 per cento del bilancio annuale del Tribunale unificato, che si stima in oltre 2 milioni di euro all'anno. Il costo dovrebbe essere maggiore il primo anno e dovrebbe poi decrescere di anno in anno, fino all'entrata a regime della piena autosostenibilità finanziaria del Tribunale unificato, prevista dall'ottavo anno di funzionamento in poi.
  Si ricorda che, al momento, solo sei Paesi dell'Unione europea hanno ratificato l'accordo sul TUB, ossia l'Austria, la Francia, il Belgio, la Danimarca, la Svezia e Malta. Per l'entrata in vigore sono necessarie almeno 13 ratifiche, ivi incluse quella della Germania e del Regno Unito, Paesi che ospitano una sede centrale del Tribunale unificato.
  Riguardo alla ratifica dell'accordo sul Tribunale unificato, si fa presente che il Ministero dello sviluppo economico, per gli aspetti di competenza, ha già predisposto il proprio contributo al disegno di legge di ratifica.
  Quanto al tema dell'adesione dell'Italia al pacchetto del brevetto unitario, mi permetto di ricordare un recente intervento svolto alla Camera dal Ministro Guidi, il quale ha dichiarato che «è sicuramente una delle priorità del Governo e il Ministero dello sviluppo economico, in coordinamento anche con il Dipartimento delle politiche europee, sta valutando proprio gli aspetti economici della decisione dell'Italia, tenuto conto, da un lato, dei diversi interessi degli stakeholder privati coinvolti e, dall'altro, della mancata definizione ad oggi, a livello europeo, degli elementi di carattere economico e finanziario relativi al nuovo titolo brevettale e al Tribunale unificato dei brevetti».

  PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario, per la relazione dettagliata.
  Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ADRIANA GALGANO. Innanzitutto grazie per la sua relazione, che aspettavamo da tantissimo tempo. Ho alcune domande da porle, perché sono un po’ sorpresa. Io sono una cittadina prestata alla politica e, quindi, poco abituata al modo in cui funzionano le istituzioni parlamentari.
  Come Commissione, un anno e mezzo fa, abbiamo inviato una richiesta formale al Ministero dello sviluppo economico per avere una valutazione dell'impatto delle tre scelte. È passato un anno e mezzo. L'Unione Europea e il Governo ritengono l'innovazione una strategia indispensabile per il rilancio dell'Europa e dell'Italia, ma, dopo un anno e mezzo, noi non abbiamo ricevuto alcuna risposta alla nostra richiesta. Un anno e mezzo, in termini di mercato e di sviluppo dell'economia, sono un'era geologica.
  Nella sua relazione io ho trovato tutti gli elementi che avevamo già acquisito attraverso le nostre audizioni, perché gli Pag. 9stakeholder di cui lei ci ha presentato le posizioni sono stati da noi auditi e sostanzialmente ci hanno detto le stesse cose.
  L'aspetto che ci ha preoccupato è che ogni stakeholder è venuto a fare una valutazione – leggendo il resoconto relativo alle audizioni, lo potrebbe verificare – sulla base della propria singola situazione. Addirittura, abbiamo avuto il calcolo di quanto una singola azienda spenderebbe o risparmierebbe nel caso dell'adesione del nostro Paese.
  È chiaro che questi soggetti rappresentano interessi particolari e io mi aspetto che ragionino così. Mi aspetto, invece, che il Governo abbia la visione generale e che, quindi, sia in grado di svolgere una valutazione complessiva. Nella sua relazione lei dà conto di molte ipotesi, ma non fornisce nessuna certezza e nessuna risposta alla questione che noi abbiamo posto un anno e mezzo fa. Io le chiedo, dunque, quanto il Governo e il Ministero dello sviluppo economico considerino prioritaria tale questione.
  Come Commissione, noi non abbiamo una posizione preconcetta verso una delle tre ipotesi. Tuttavia, trattandosi della Commissione politiche dell'Unione europea e vedendo come lavorano gli altri Paesi, vorremmo che il nostro Paese fosse all'altezza degli altri nel prendere la decisione. Quando la Gran Bretagna ha deciso di entrare, ha fatto uno studio particolareggiato sull'impatto che il sistema avrebbe avuto sulle proprie aziende, in particolare su quelle piccole e medie, una preoccupazione che emerge anche dalla sua relazione.
  Pertanto, le chiedo quanto questa decisione sia considerata strategica da parte del Governo. Noi siamo un Paese che ha bisogno di decidere e ha bisogno di dare certezze alle sue aziende.
  In secondo luogo, le chiedo se e quando lei ritiene che potremo avere dati di fatto su cui confrontarci, non opinioni. Questo è il salto che, dal mio punto di vista, la politica deve compiere nel nostro Paese, per potersi definire veramente europea.

  MARINA BERLINGHIERI. Innanzitutto grazie per l'audizione. Io vorrei porre una questione legata, più in generale, alla conseguenza del trilinguismo di fatto. Aderendo al brevetto unico, così come in questo momento è posto, l'Italia per la prima volta accetterebbe che sia applicata nell'Unione europea la regola del trilinguismo, scelta che in passato ha sempre rifiutato, perché ritenuta non coerente con i trattati e con il principio del multilinguismo in Europa.
  Aderendo al brevetto unico, si avrebbe come conseguenza che l'accettazione dell'applicazione del trilinguismo farebbe passare il nostro Paese, ora nel novero dei quattro «grandi» dal punto di vista del prestigio, a un Paese di seconda fascia.
  Un'altra questione, legata sempre al trilinguismo, è quella della concorrenza. Si tratta di capire se le aziende madrelingua – e che non devono sostenere una serie di costi per le traduzioni – non vengano favorite dall'applicazione e dall'adesione al brevetto unico pensato in questa forma. Oltre a questi aspetti, penso anche ai temi sollevati prima dalla collega Galgano. Del brevetto unico probabilmente c’è necessità. Dal punto di vista più generale, credo che una normativa unica rispetto al brevetto in Europa sia positiva. Probabilmente, però, dovrebbe essere pensata tenendo conto anche delle diversità che in Europa ci sono.
  Vorrei anche capire se prima della decisione che il Governo prenderà rispetto a questo tema vi sia la necessità di sentire il Parlamento, in una discussione magari un po’ più approfondita, anche tramite uno studio su quanto chiedeva la collega Galgano, proprio per far sì che tutto quanto non è direttamente in capo alla questione del brevetto, ma che a questa scelta è collegato, possa essere approfondito in modo appropriato.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Per quanto riguarda la questione dei costi, un aspetto importante è rappresentato dalle spese di traduzione e, quindi, dal regime linguistico. Questo aspetto è importante in Italia, perché noi abbiamo una parte del Pag. 10Paese molto avanzata, che lavora sul brevetto, produce brevetti ed è interessata alla protezione brevettuale. Abbiamo, invece, una parte del Paese che è meno avanzata e si muove con una certa nonchalance, qualche volta sui confini della legge. Per esprimersi in modo brutale, l'imitazione in Italia è un fenomeno ancora importante.
  Per chi si muove senza protezione brevettuale propria, è importante sapere dove può arrivare. Non è pensabile un sistema pubblico di traduzione solo delle pretese ? Il piccolo imprenditore legge la pretesa e capisce se valga la pena di tradurre a spese sue tutto il brevetto oppure no, perché non lo riguarda. Questo sarebbe un aiuto per molti e farebbe diminuire, credo, le resistenze all'accettazione del brevetto in Italia. A livello europeo non siamo riusciti a ottenere tale risultato, che era stato oggetto di una battaglia nostra e della Spagna, non andata però a buon fine.
  È pensabile, quindi, un sistema nazionale di traduzione solo delle pretese, oppure è pensabile un tipo di accordo interistituzionale per il quale il Tribunale provveda a rendere disponibile la traduzione delle pretese ? Non sarebbe gran cosa – in un brevetto le pretese occupano al massimo un paio di pagine – ma potrebbe essere positivo.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al sottosegretario per la replica.

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato al Ministero dello sviluppo economico. Onorevole Galgano, da quando noi abbiamo ricevuto l'invito a partecipare all'audizione, almeno per quello che mi risulta, abbiamo immediatamente aderito.

  PRESIDENTE. Vorrei chiarire che con il ritardo non c'entra assolutamente nulla il sottosegretario, che, anzi, non appena è stata investita direttamente della questione, ha subito risposto, fornendo la data. Evidentemente le responsabilità sono altre. Ha fatto bene a chiarirlo e io ci tenevo a sottolinearlo.

  SIMONA VICARI, Sottosegretario di Stato al Ministero dello sviluppo economico. Grazie, presidente.
  Come ho potuto specificare nella mia relazione, il nostro Ministero non è quello al quale spettano le decisioni. Noi siamo un soggetto istituzionale che viene audito, al quale non compete la decisione finale. È chiaro che, in assenza di una stima dei costi precisi, in quanto ancora non si conoscono gli importi delle tasse, la decisione è esclusivamente politica e non entra nel merito degli importi. Noi abbiamo fornito alcuni numeri non dettagliati, ma occorre prendere, come Paese, una decisione politica.
  Sui costi stimati dai privati sappiamo perfettamente che influiscono molto le spese legali. Mi piacerebbe anche capire quali indicatori sono stati utilizzati dai privati. Pertanto, ribadisco quanto ha già avuto modo di riferire il Ministro Guidi rispondendo ad un'interrogazione a risposta immediata la settimana scorsa: per il Ministero dello sviluppo economico, l'adesione al Tribunale è una priorità.
  Evidentemente, il ministro valuterà in quali modi e termini comunicare al ministero competente la nostra decisione, ma, trattandosi di un'opportunità in più, non esclusiva, che si può offrire alle imprese, certamente rimanerne fuori sarebbe penalizzante per il nostro Paese.
  Sul trilinguismo mi piacerebbe raccogliere la proposta dell'onorevole Buttiglione. Voi sapete come abbiamo portato avanti le nostre battaglie. Abbiamo presentato ricorsi e siamo stati soccombenti, ma probabilmente la proposta dell'onorevole Buttiglione di utilizzare un ufficio pubblico soltanto per le pretese può essere certamente valutata e accolta come possibilità di verifica di costi. Il nostro ufficio brevetti è abbastanza tempestivo e la nostra direzione è presente su ogni fronte. Mi farò interprete di questa sua istanza per verificarne la fattibilità. Oggi con gli strumenti online non penso che ci siano costi particolarmente onerosi. Valuteremo, quindi, anche come il Ministero possa offrire questa opportunità. Penso che i costi siano assolutamente sopportabili.Pag. 11
  L'EPO sta realizzando, in collaborazione con Google, sistemi di traduzione simultanea e automatica. Adesso occorre coordinare e verificare se questa soluzione che sta offrendo l'EPO possa essere soddisfacente rispetto alle imprese italiane, anche alle piccole imprese e a quelle che non perseguono scopi di lucro, per poter avere almeno questa traduzione.
  Su altri aspetti sui quali mi sono state poste domande, in caso di ulteriori sviluppi immediati rispetto alle date che vi ho già comunicato, immediatamente informeremo anche questa Commissione.
  Voglio anche specificare che non è possibile differenziare le procedure tra i Paesi, trattandosi di un pacchetto standard, molto rigido e chiuso.
  Ho omesso in questa relazione di fare riferimento alla fase di istruttoria dei costi per le imprese, non perché la ritenga superata, ma perché alcuni costi sono distribuiti nel sistema e qualche dato, come forse si evince, non è molto approfondito. Le ripeto, però, che, per quanto mi riguarda, questa è una scelta non tecnica o economica, ma esclusivamente politica.
  Dopo il prossimo incontro che si svolgerà a fine febbraio a Bruxelles – in merito al quale posso tenervi informati tramite e-mail – sarò disponibile a tornare in Commissione per un'altra audizione. Se avrete domande più specifiche e più tecniche da porci, noi saremo grati di poterle ricevere e, quindi, di rispondervi per iscritto.

  PRESIDENTE. Ringrazio di nuovo il sottosegretario per la sua presenza, per la disponibilità e per la relazione, nonché i colleghi presenti, e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.50.