XVII Legislatura

XIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Giovedì 14 novembre 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Sani Luca , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL SISTEMA DI FINANZIAMENTO DELLE IMPRESE AGRICOLE

Audizione dei rappresentanti dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA).
Sani Luca , Presidente ... 3 
Semerari Arturo , Presidente dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA) ... 3 
Sani Luca , Presidente ... 6 
Taricco Mino (PD)  ... 6 
L'Abbate Giuseppe (M5S)  ... 7 
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD)  ... 7 
Sani Luca , Presidente ... 8 
Semerari Arturo , Presidente dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA) ... 8 
Sani Luca , Presidente ... 9 

ALLEGATO: Documentazione consegnata dai rappresentanti dell'ISMEA ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCA SANI

  La seduta comincia alle 9.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione dei rappresentanti dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul sistema di finanziamento delle imprese agricole, l'audizione dei rappresentanti dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA).
  Ringrazio gli auditi per aver accolto l'invito della Commissione. Sono presenti il dottor Arturo Semerari, presidente dell'ISMEA, e il dottor Giorgio Venceslai, dirigente della Società di gestione fondi per l'agroalimentare (SGFA).
  Cedo, quindi, la parola al dottor Semerari.

  ARTURO SEMERARI, Presidente dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA). Signor presidente, onorevoli deputati, abbiamo preparato un documento piuttosto schematico sui nostri servizi nel settore del credito.
  Il documento – so che i tempi sono ristretti e pertanto non mi dilungherò molto – è suddiviso in tre parti: la prima parte riguarda il sistema di valutazione del rischio di credito, cioè il sistema di linguaggio con cui si deve parlare col sistema bancario per poter accedere al credito, quindi il sistema di rating e il business plan on line; la seconda parte attiene alle garanzie per l'accesso al credito, gestite dall'SGFA – è presente il dottor Venceslai che ne è il direttore – che è una società al 100 per cento ISMEA con quote non cedibili (è una parte dell'ISMEA a tutti gli effetti), e qui parliamo della garanzia sussidiaria, una garanzia di ultima istanza, e della garanzia diretta, che invece è a prima richiesta; infine, il documento parla delle agevolazioni finanziarie e creditizie che l'ISMEA dà al settore agricolo per lo sviluppo dell'impresa, in particolare le agevolazioni per l'insediamento dei giovani in agricoltura, il subentro in agricoltura, per favorire quindi il ricambio generazionale, il Fondo di investimento nel capitale di rischio, cioè la possibilità che l'ISMEA diventi socio di minoranza di società agricole di capitale, e il Fondo credito, un nuovo strumento che deve ancora partire (siamo in attesa del decreto interministeriale di attuazione) che serve non dico a ripristinare un credito agevolato, ma un credito a condizioni più vantaggiose.
  Cercherò di procedere rapidamente per lasciare spazio alle domande. Per quanto riguarda il sistema di rating, quando abbiamo accorpato dall'ABI il fondo di garanzia sussidiaria, che è una garanzia di ultima istanza, lanciando la garanzia diretta, che invece è una garanzia a prima richiesta, importante perché a ponderazione zero – cioè la parte da noi garantita porta le banche a non dover mettere nulla a riserva nel capitale, quindi è uno strumento importante per gli agricoltori e Pag. 4anche per le banche – il primo problema che abbiamo dovuto risolvere è stato mettere a punto un sistema di rating per poter dialogare col mondo bancario.
  Insieme alla società di consulenza di Moody's, Moody's KMV, abbiamo messo a punto tre sistemi di rating: uno per le imprese con bilancio, poche nel settore agricolo; uno per le imprese senza bilancio, la larga maggioranza; uno, infine, per le cooperative, che hanno problematiche molto particolari. Si tratta di tre importanti sistemi di rating da incrociare con i sistemi di rating delle banche che non hanno, invece, alcuna sensibilità per il settore agricolo, essendo sistemi, cosiddetti «internal rating», costruiti non per il settore agricolo ma per i settori industriale, commerciale e così via. Questo è stato il primo provvedimento per poter dialogare nella stessa maniera.
  Le due garanzie – le trovate a pagina 9 del documento – sono le garanzie sussidiarie e quelle a prima richiesta. La sussidiaria è una garanzia di ultima istanza ed è automatica; il costo varia a seconda della durata del finanziamento e va da 0,25 a 0,75 una tantum (cioè si paga solo una volta). Abbiamo oggi in pancia circa 12 miliardi di garanzie erogate.
  A pagina 12 del documento potete vedere il credit crunch: abbiamo, cioè, voluto segnalare, dopo la crescita registrata da quando abbiamo assorbito dall'ABI il fondo di garanzia sussidiaria (e abbiamo assorbito anche il dottor Venceslai insieme alla struttura del fondo), come dopo il 2010 sia cominciato un calo importante nell'erogazione di credito nel settore agricolo. Questo calo è diventato particolarmente grave nel 2012 e prosegue anche nel 2013. I dati sono evidenti, dal momento che c’è l'obbligo di legge di segnalare ogni operazione di credito agrario, ed è evidente che questo è il dato più importante.
  La garanzia diretta, che invece è una garanzia escutibile a prima richiesta, dovrebbe essere quella più richiesta dagli imprenditori e dalle banche. Operiamo in tre maniere: direttamente con la fideiussione agli agricoltori, in cogaranzia o in controgaranzia con dei consorzi fidi, lì dove ci sono.
  Il vantaggio di questa garanzia, come ho detto prima, è che è a ponderazione zero; il costo della garanzia è fissato in base alla rischiosità dell'impresa, quindi in base al rating che viene attribuito all'impresa. Abbiamo due tipologie di fondi, il primo dei quali è un fondo nazionale per interventi generali.
  A pagina 20 del documento trovate la descrizione delle richieste principali su questa garanzia primaria: la prima è il consolidamento delle passività a breve, quindi la possibilità di allungare il debito da breve a medio e lungo periodo; i finanziamenti per l'innovazione, soprattutto investimenti per le energie alternative, e via dicendo con gli altri interventi.
  La seconda tipologia è quella dei fondi di garanzia segregati regionali collegati ai programmi di sviluppo rurale (PSR). Mentre sul fondo nazionale abbiamo un buon tiraggio, abbastanza stabile, e si lavora bene, sui fondi dei PSR, invece, abbiamo problemi di grave ritardo nell'utilizzo delle garanzie.
  A pagina 22 del documento leggete quanto le regioni, in particolare del sud, hanno stanziato nei PSR per favorire l'accesso al credito di coloro che chiedono finanziamenti al PSR; potete vedere dalle garanzie rilasciate e dall'assorbimento quanto siamo indietro. Noi abbiamo un moltiplicatore che va da 10 a 12 rispetto all'ammontare. Se la regione stanzia un milione nel fondo segregato, che è a garanzia delle garanzie che noi emettiamo, noi possiamo erogare garanzie per 10-12 milioni.
  Ai fini della contabilizzazione di Bruxelles, invece, è necessario superare di poco le due volte del fondo stanziato; significa, ad esempio, che se per un milione stanziato dalla regione emettiamo garanzie per 2,1 milioni, per Bruxelles è considerata spesa, quindi rimane nella disponibilità della regione per continuare su quel sistema. Si è trovato un sistema, Pag. 5per evitare di chiedere soldi allo Stato, di chiederli a Bruxelles e nazionalizzare in qualche modo questi finanziamenti.
  Purtroppo, c’è un grave ritardo perché le banche, nonostante questa garanzia primaria, hanno difficoltà in questo momento – da qualche anno, in verità, ma si sta aggravando, come abbiamo riportato anche nei dati della nostra ultima elaborazione – a finanziare interventi ordinari agricoli, cioè gli interventi di miglioramento fondiario, quindi i tipici interventi agricoli, anche in presenza di un cofinanziamento europeo e regionale.
  A pagina 23 del documento parliamo anche della G-Card, ovvero la lettera di garanzia che rilasciamo su richiesta degli imprenditori agricoli, che serve a dare all'agricoltore la percezione del fatto che può andare in banca non solo con le proprie garanzie, ma anche con la garanzia di un'istituzione pubblica garantita dallo Stato, quindi a ponderazione zero sulla parte da noi garantita.
  È una lettera che noi rilasciamo gratuitamente, quindi non costa niente all'agricoltore, e in teoria permetterebbe all'agricoltore di andare presso diversi istituti bancari a verificare quali sono le condizioni migliori, ma, per una politica generale delle banche, oggi purtroppo non riesce ad avere grandi sviluppi. Abbiamo segnalato, a pagina 24 del documento, che rispetto alle G-Card richieste – gratuite, ripeto, ma a noi come Istituto ovviamente costano perché c’è un'istruttoria dietro – solo il 6 per cento delle G-Card erogate diventa garanzia reale.
  Passando allo sviluppo d'impresa, rispetto alle agevolazioni per l'insediamento dei giovani in agricoltura da quest'anno abbiamo in esclusiva un nuovo regime d'aiuto che permette l'acquisto di aziende agricole, con un massimale fino a 2,5 milioni per società e cooperative, e un milione per imprenditori singoli, con un mutuo trentennale a tasso fisso che viene calcolato in maniera variabile fino a che non si fa l'atto notarile, e che oggi è mediamente sotto il 2,5 per cento, quindi a condizioni molto vantaggiose.
  È uno strumento che, come dicevo prima, si rivolge solo ai giovani al primo insediamento, ma questo è un po’ un limite, perché se si tratta di un giovane che vuole accrescere la propria azienda noi non possiamo intervenire se non, attraverso un finanziamento bancario ordinario, dando la garanzia, ma non direttamente con questo sistema. Ciò ha provocato una riduzione della domanda – come abbiamo manifestato a pagina 28 – da un volume annuale di norma intorno ai 120-130 milioni di euro di acquisti e vendite (noi acquistiamo e rivendiamo contestualmente: acquistiamo dal privato e dal pubblico, intervenendo infatti anche nei processi di privatizzazione) alla previsione che per quest'anno, in cui opera solo questo regime (fino allo scorso anno c’è stato il phasing out del vecchio regime), è di circa 50 milioni di euro. Probabilmente faremo qualcosa di più, ma non siamo neanche alla metà della nostra capacità di erogazione; quindi abbiamo un problema di domanda.
  Il subentro in agricoltura, invece, è una misura che permette il ricambio generazionale all'interno dell'impresa. Si può fare sia all'interno che fuori dell'ambito familiare. Noi abbiamo esteso la misura, rispetto a quando l'abbiamo ereditata dalla Sviluppo Italia, anche al centro-nord, mentre prima era destinata unicamente al sud (e al centro-nord sta crescendo). La premessa è che l'agricoltore vada in pensione ufficialmente, permettendo così al subentrante di ricevere una serie di aiuti, non solo con le garanzie, ma anche con finanziamenti diretti per sistemare l'azienda e partire.
  Il Fondo di investimento nel capitale di rischio è un nuovo fondo che abbiamo appena avviato dopo una lunghissima procedura con Bruxelles – che prima ci ha dato un regime d'aiuto per poi cambiarlo e darcene un altro, insomma è stato un percorso molto sofferto – e permette di capitalizzare le imprese agricole sotto forma societaria con la presenza di ISMEA come socio di minoranza. È uno strumento che in futuro, riteniamo, potrà essere utile come forma alternativa di Pag. 6capitalizzazione delle imprese perché interveniamo direttamente nella società, oltre a mettere a disposizione tutti gli altri nostri strumenti.
  Un rischioso limite allo sviluppo di questo strumento è costituito dal fatto che dal 1 gennaio 2015 non è più prevista per le società di capitali l'opzione di pagare le tasse anche in base al reddito agrario. Le società di capitale saranno obbligate, dal primo gennaio 2015 – è una norma dello scorso anno – a pagare in base al bilancio. Questo ha creato, di fatto, una leva fiscale negativa per le società di capitale e potrebbe limitare non solo lo sviluppo di questo strumento ma, in generale, lo sviluppo di forme aggregate tra agricoltori che cominciavano a svilupparsi, e anche di famiglie agricole che prima erano abituate a dividere le aziende tra i vari figli e invece, con lo strumento societario di capitale, le mantenevano unite dividendo le quote, avviando quindi un processo positivo per mantenere l'unità aziendale. Con una leva fiscale negativa rischiamo, dal 1 gennaio, di ripercorrere al contrario questo percorso positivo.
  Infine, il Fondo credito, per il quale ISMEA ha già il regime di aiuto, serve a mettere insieme finanza pubblica di derivazione nazionale e regionale (quindi, prossima programmazione per esempio dei PSR). Attraverso una trattativa nazionale con il sistema bancario, per determinate aree e per determinate categorie di agricoltori, si può intervenire direttamente con un credito a un tasso che, per intenderci, diciamo «agevolato» – anche se agevolato non è, sarebbe meglio dire a tasso basso – per due motivi: perché c’è la componente pubblica a tasso zero e perché la componente privata, quella data dalle banche, essendoci una contrattazione per una pluralità di agricoltori, potrà, sempre con le garanzie ISMEA, scontare delle condizioni migliori e quindi, alla fine, erogare prestiti a condizioni molto più basse di quelle di mercato.
  Infine, poiché siamo nell'ambito di un'indagine nel settore del credito segnaliamo – come abbiamo fatto in tutti i nostri studi e comunicati stampa – un peggioramento del credito, sia nei volumi ma, soprattutto, ed è la cosa che più ci allarma, nella tipologia di credito che le banche erogano agli agricoltori. Si sta riducendo, infatti, il credito a medio-lungo termine, che è il tipico credito per le imprese agricole, e sta aumentando il credito a breve; questo significa che si favorirà l'uscita dal mercato delle imprese che, per adesso, pur di andare avanti sono disponibili anche a indebitarsi a breve, ma nel tempo non riusciranno a sostenere il livello di indebitamento.

  PRESIDENTE. La ringrazio e autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione da lei consegnata (vedi allegato). Mi scuso, ma mi comunicano che i lavori d'Assemblea inizieranno alle 9.30 con immediate votazioni, quindi abbiamo pochissimo tempo a nostra disposizione.
  Prima di cedere la parola per gli interventi ricordo che, rispetto alle domande poste dagli onorevoli colleghi, è possibile rispondere in forma scritta se non abbiamo tempo.
  Do, quindi, la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MINO TARICCO. Ringrazio il presidente dell'ISMEA per il quadro che, seppur velocemente, ci ha tratteggiato.
  Chiedo quale sia la lettura, da parte del suo osservatorio, che ormai da qualche anno ha sott'occhio ciò che sta avvenendo nell'agricoltura italiana, riguardo all'insufficiente utilizzo dei fondi e di alcune misure nuove che si stanno definendo. Guardavo i dati delle regioni che hanno fatto accordi con voi e, ad eccezione della Puglia e della Campania, il panorama è desolante: se si programma trenta e si realizza due c’è un problema.
  Questa situazione, dal vostro punto di vista, è legata soltanto alla situazione economica che sta attraversando il Paese e l'agricoltura in questo momento, o è connessa anche a complessità e difficoltà di sinergizzare strumenti tipo PSR e altre questioni o, ancora, a insufficiente conoscenza Pag. 7delle opportunità ? In tal caso, sempre dal vostro punto di vista, ci sono azioni che potrebbero essere messe in campo, a livello nazionale e locale, che possano in qualche misura rappresentare un sostegno ?
  Da una parte, infatti, è un peccato mortale, d'altra parte credo che ci sia un problema oggettivo di tenuta delle aziende in un quadro di questo genere, proprio alla luce dell'ultima considerazione che lei faceva sullo spostamento del debito da medio e lungo a breve termine, che non è un problemino marginale.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Ringrazio il dottor Semerari, al quale vorrei rivolgere alcune domande. Gli interventi che ci avete presentato riguardano le aziende che risultano essere in bonis. Chiedo quindi come si potrebbero allargare le maglie per includervi le aziende non in bonis, che peraltro risultano essere la maggioranza.
  In merito alle agevolazioni per l'insediamento dei giovani in agricoltura, il limite è compreso tra i 18 e i 40 anni; so che la soglia dei 40 anni è stabilita dall'Unione europea, non da noi.
  Infine, nell'ambito della legge di stabilità che si sta discutendo, si sta parlando di rafforzare il Fondo di garanzia attraverso la Cassa depositi e prestiti. Vorrei sapere come vi interfaccereste in questo nuovo scenario.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor presidente, grazie per questa opportunità di ascoltare il professor Semerari e la dirigenza dell'ISMEA.
  Ritengo – lo dico oggi come appartenente alla maggioranza, ma lo dicevo anche in passato, come membro dell'opposizione – che la presenza dell'ISMEA e del professor Semerari in quest'aula sia l'occasione per ascoltare delle linee guida di cui tener conto anche nella politica del credito agrario. Lo ringrazio, dunque, per questa funzione e per il lavoro che svolge.
  Seguo con assiduità i rapporti che l'ISMEA produce e che periodicamente sono pubblicati. Il rapporto del secondo semestre parlava di minor credito nelle campagne italiane. In effetti, meno credito c’è stato, tant’è che i finanziamenti bancari complessivamente erogati al settore sono scesi, tra aprile e giugno scorsi, a 660 milioni, meno 7,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
  Il presidente Semerari ci ha ricordato come si faccia più credito a breve che a medio e lungo termine. Questo è già uno svantaggio e dimostra il dato della crisi: quando si prendono i soldi soltanto per la gestione corrente, per sostenere i costi di produzione, è chiaro che non si investe e non si guarda all'esterno. Questo dato, sempre secondo l'ISMEA, è confermato dal fatto che non si fanno investimenti ma si danno i soldi soltanto per la ristrutturazione del debito.
  Quando abbiamo ascoltato l'ABI, il direttore Sabatini ci ha detto che il sistema bancario è stabile e solido; oggi il presidente ci dice che le banche hanno difficoltà a finanziare gli interventi in agricoltura. Comprendo che né banche né l'ISMEA sono la Croce Rossa o la Misericordia e so anche – me lo ricorda il collega della Südtiroler Volks Partei – che la differenza tra nord e sud sta nell'affidabilità dell'imprenditore e nella capacità di restituire il debito.
  Vorrei chiedere, però, se il fatto che nelle banche ormai non ci sia più la sezione del credito agrario, che ci sia una scarsa conoscenza del settore e dell'azienda agricola, che ci siano sofferenze antiche e, ancora, che l'azienda agricola non sia soggetta a fallimento, tutto questo crei problemi per la vicenda del credito.
  Vorrei porre, inoltre, una domanda che riguarda i giovani: si parla sempre dei giovani, ma quanti ne vengono all'ISMEA a prendere i fondi ? Vengono i giovani o gli adulti che li sostengono ?
  Infine, ci sono forme alternative di credito ? Ad esempio, ho visto che l'Istituto di sviluppo agroalimentare (ISA) può diventare socio di un impresa agroalimentare: è possibile verificare, anche per quanto riguarda l'ISMEA, che possa diventare socio di minoranza delle aziende ? Non vorrei indicare come punto qualificante l'ISA – le notizie di questi giorni Pag. 8parlano dei manager che coprono i debiti e lo Stato neppure li multa – poiché non lo ritengo un esempio. Tuttavia, per quanto riguarda le imprese agricole, è possibile che l'intervento dell'ISMEA sia anche all'interno del quadro azionario dell'impresa stessa ?
  Credo che lei, signor presidente, dovrebbe aiutarci anche a capire come verificare la possibilità di sostenere l'impresa; in alcuni territori, anche quando si prendono i benefici del PSR o di altre misure, le aziende poi vanno in mano alle banche o ad altre associazioni. Credo che la fotografia del sud restituisca questo quadro.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Semerari per la replica.

  ARTURO SEMERARI, Presidente dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA). Cercherò di dare una rapida risposta a tutti gli interventi.
  Onorevole Taricco, il sottoutilizzo degli strumenti è dovuto a una serie di questioni, quindi risponderò in parte anche agli altri interventi. Sicuramente, nel credito in generale, la riforma del Testo unico bancario con l'eliminazione della sezione agraria ha allontanato di fatto le banche dagli agricoltori. Vi sono difficoltà di dialogo; nelle banche non ci sono funzionari che conoscono il settore agricolo; il sistema di rating che loro utilizzano è un sistema rigido e noi, che abbiamo un sistema di rating agricolo, attraverso anche il business plan on line, con fatica cerchiamo di interfacciarci, ma è chiaro che anche la parte agricola deve fare la sua parte.
  Del resto, deve fare la sua parte anche l'università; oggi le università non preparano gli studenti. Ad esempio, i corsi di economia agraria sono analoghi a quelli che ho fatto io trent'anni fa, ma è cambiata la storia del credito. Noi stiamo facendo convenzioni con l'università per favorire una formazione diversa. Infatti, il settore agricolo – le organizzazioni, il mondo delle professioni – non è sufficientemente preparato per dialogare col sistema bancario, le cui regole sono profondamente cambiate. Le colpe, quindi, sono da entrambe le parti.
  Questo è un elemento fondamentale perché riteniamo che se il dialogo migliorasse potrebbe migliorare tutto. Il credito a breve, ad esempio, lo fanno in generale le banche perché facendo la raccolta a breve pensano anche al credito a breve, ma se sapessero che facendo credito a breve alle imprese agricole poi lo perdono, perché le imprese saltano, è chiaro che penserebbero a strumenti diversi.
  In parte si utilizza il nostro strumento per consolidare il debito, ma ovviamente non è sempre possibile. Peraltro, è possibile solo per le aziende in bonis, perché ce lo impone il regime di aiuti, non possiamo fare diversamente. Per le aziende non in bonis ci sono strumenti diversi, in parte previsti dalla legge fallimentare: sappiamo che le aziende agricole non possono fallire, ma possono accedere oggi, con la ristrutturazione del debito, attraverso il passaggio dalle sezioni specializzate dei tribunali, alla sospensione delle azioni di aggressione fiscale, previdenziale e bancaria, dei fornitori in genere, per poter ristrutturare; appena tornate in bonis, noi possiamo intervenire. Su questi strumenti, cioè su queste nuove possibilità previste dalla legge, non c’è sufficiente conoscenza né da parte agricola né, molte volte, da parte degli stessi tribunali che sono abituati a operare secondo le vecchie norme della legge fallimentare.
  Il sottoutilizzo degli strumenti deriva da questi fattori. Gli strumenti ci sono, ma ci dovrebbe essere una maggior conoscenza da parte del mondo organizzato, degli imprenditori, dei professionisti, dell'università. Bisogna cioè fare un grande lavoro di informazione e conoscenza.
  Per quanto riguarda le agevolazioni per i giovani, lo strumento è valido perché le condizioni di mercato sono molto valide: meno del 2,5 per cento di tasso per trent'anni non credo che esista da nessuna parte. È vero che, al riguardo, c’è una ripresa dell'interesse dei giovani però, come diceva l'onorevole Oliverio (e io stesso gliel'ho detto qualche volta), vorrei Pag. 9vedere più giovani che vengono in ISMEA a chiedere degli strumenti. Qualche volta magari vengono i genitori, quindi sono accompagnati, ma questo fa parte della nostra logica agricola; il fatto che l'agricoltura italiana sia la più anziana d'Europa qualcosa significa. I giovani, soprattutto all'interno delle aziende agricole familiari, hanno più difficoltà a trovare spazio.
  Anche lo strumento del subentro, che dovrebbe favorire il ricambio generazionale, potrebbe essere utilizzato maggiormente. Bisogna superare abitudini tipiche del settore agricolo.
  Per quanto attiene agli strumenti da attivare con la Cassa depositi e prestiti, il Fondo del Ministero dello sviluppo economico, avendo bisogno di una ricapitalizzazione, si affida anche alla Cassa depositi e prestiti. Noi per adesso non abbiamo il problema di doverci ricapitalizzare, perché il Fondo nazionale ha un buon tiraggio ed è in equilibrio. Abbiamo ovviamente delle sofferenze, ma sono assolutamente sotto controllo. Rispetto ai fondi regionali, laddove, a differenza degli altri strumenti, abbiamo scoperto questo meccanismo d'ingegneria finanziaria con le regioni che permette il finanziamento attraverso i Piani di sviluppo regionale, abbiamo il problema opposto, ossia un problema di domanda, non di risorse.
  È inutile, quindi, chiedere finanziamenti quando il problema è esattamente l'opposto, cioè quello di agevolare e favorire la domanda. Su questo sicuramente bisognerà lavorare.
  Infine, per rispondere all'ultima domanda dell'onorevole Oliverio, l'ISA ha un regime d'aiuto diverso dal nostro. Noi abbiamo un regime d'aiuto di partecipazione al capitale delle imprese agricole, quindi stiamo parlando di agricoltura e allegato A, cioè prima trasformazione; L'ISA ha invece un regime d'aiuto per intervenire nelle imprese agroindustriali, quindi seconda trasformazione. Si tratta, pertanto, di due strumenti diversi. Il fatto di renderli compatibili uno con l'altro, nel senso che ci possono essere situazioni in cui, in un progetto di rete o di filiera, può essere utile sia un intervento che l'altro, non esclude che si tratti di forme complementari che seguono due regimi d'aiuto completamente diversi.
  Credo di aver risposto più o meno a tutti, anche se rapidamente.

  PRESIDENTE. Ringrazio, anche per la sintesi, il dottor Semerari e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.30.

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