XVII Legislatura

XIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Giovedì 6 febbraio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fiorio Massimo , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA VALORIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI AGROALIMENTARI NAZIONALI CON RIFERIMENTO ALL'ESPOSIZIONE UNIVERSALE DI MILANO 2015

Audizione dei rappresentanti dell'Unione italiana delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura (Unioncamere).
Fiorio Massimo , Presidente ... 3 
Dardanello Ferruccio , Presidente dell'Unione italiana delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura (Unioncamere) ... 3 
Fiorio Massimo , Presidente ... 8 
Cenni Susanna (PD)  ... 8 
Dardanello Ferruccio , Presidente dell'Unione italiana delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura (Unioncamere) ... 10 
Taricco Mino (PD)  ... 10 
Mongiello Colomba (PD)  ... 11 
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD)  ... 13 
Benedetti Silvia (M5S)  ... 14 
Anzaldi Michele (PD)  ... 15 
Fiorio Massimo , Presidente ... 15 
Dardanello Ferruccio , Presidente dell'Unione italiana delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura (Unioncamere) ... 15 
Fiorio Massimo , Presidente ... 17 
Antezza Maria (PD)  ... 17 
Dardanello Ferruccio , Presidente dell'Unione italiana delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura (Unioncamere) ... 18 
Fiorio Massimo , Presidente ... 18 

ALLEGATO: Documentazione consegnata dai rappresentanti dell'Unione italiana delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura (Unioncamere) ... 19

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MASSIMO FIORIO

  La seduta comincia alle 9.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione dei rappresentanti dell'Unione italiana delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura (Unioncamere).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla valorizzazione delle produzioni agroalimentari nazionali con riferimento all'Esposizione universale di Milano 2015, l'audizione dei rappresentanti dell'Unione italiana delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura (Unioncamere).
  Ringrazio per aver accolto l'invito i presenti, nella persona del presidente Ferruccio Dardanello, del segretario generale Claudio Gagliardi, del vice segretario generale Tiziana Pompei, del dirigente area Politiche della qualità per le filiere Amedeo Del Principe, del dirigente dell'ufficio stampa Willy Labor.
  Cedo la parola agli uditi. Ai loro interventi faranno seguito eventuali interventi dei colleghi per domande.

  FERRUCCIO DARDANELLO, Presidente dell'Unione italiana delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura (Unioncamere). Grazie a voi per l'opportunità che ci date. Vi anticipo che sarò soltanto io a prendere la parola, quindi non temete che l'audizione possa durare oltre il tempo necessario per portare il nostro contributo su un aspetto così strategico e importante per il nostro Paese; un aspetto legato alle produzioni agroalimentari e a tutto ciò che in questa direzione sappiamo in questo momento svolgere a vantaggio della crescita e dello sviluppo del Paese.
  Sappiamo tutti – ne abbiamo la consapevolezza e penso che nessuno più di voi ce l'abbia – di come il nostro sia un Paese leader, addirittura a livello mondiale, per quanto riguarda le produzioni agroalimentari e in modo particolare nelle produzioni DOP e IGP. Addirittura, come ben sapete, per quanto riguarda i riconoscimenti europei, su 1.200 prodotti circa il 20 per cento sono di marca italiana. La nostra, quindi, è una lunga storia, una lunga tradizione, una lunga capacità di saper essere in questo ambito protagonisti.
  Siamo protagonisti non solo nei riconoscimenti, ma anche nei numeri, che inevitabilmente si ribaltano all'interno delle nostre economie. In questi momenti così difficili per la nostra società e per la nostra economia, tutti sapete come l’export attualmente sia una delle poche sezioni della nostra economia che ogni tanto ci strappa qualche sorriso, ci dà un po’ di entusiasmo e di fiducia.
  Proprio l’export, a conferma di quanto dico, ha contribuito addirittura con un record che abbiamo conseguito nel 2013: oltre 31 miliardi di euro della nostra esportazione e si prevede che nel breve possiamo raggiungere i 33 miliardi di euro, portando le emozioni che tutti riconoscono Pag. 4alla nostra produzione agroalimentare a diventare uno dei capisaldi, dei protagonisti più importanti o tra i più importanti dell’export italiano.
  Alla fine del 2013, stando al Registro delle imprese italiane, sono 832 mila le imprese operanti nella filiera dell'agroalimentare; di queste, 773 mila circa sono imprese agricole, 68 mila circa sono imprese dell'industria alimentare e tutte, le une e le altre, stanno aumentando la produzione anche quest'anno.
  Nel 2013, tanto per dirvi la vivacità e l'attrazione che questo comparto ha anche nei confronti dei nuovi imprenditori, sono quasi 12 mila le vere nuove imprese che hanno iniziato, nell'ambito dell'agricoltura, un lavoro, un'occupazione. Tanti giovani sono affascinati da questo mondo; tutti hanno la consapevolezza che può essere un ambito nel quale sfidare se stessi, mettere in moto meccanismi di auto-imprenditorialità, quindi trovare le occasioni per dare valore alla crescita e allo sviluppo del nostro Paese. Queste imprese rappresentano quasi il 10 per cento delle imprese italiane nate in questo difficile 2013.
  Vi è quindi un ritorno alla dimensione agricola, alla dimensione rurale, che va oltre addirittura le necessità occupazionali dei giovani, fondandosi – ne sono convinto – anche sulla consapevolezza della potenzialità che questo settore può avere, ma anche sulla volontà di recuperare valori e tradizioni che hanno contribuito a formare il modello agroalimentare italiano, per il quale, come dicevo, siamo conosciuti e riconosciuti in ogni angolo del mondo.
  Probabilmente avrete sentito dire a più riprese quanto il brand che riguarda la valorizzazione dei nostri prodotti è apprezzato e conosciuto nel mondo. Da una nostra indagine, soltanto un marchio più del nostro è conosciuto dai consumatori del mondo, ed è un marchio che ci apprestiamo – ne sono convinto – a superare nel breve periodo: Coca-Cola.
  Dopo Coca-Cola, il primo brand conosciuto dai consumatori nel mondo è il made in Italy. Nel made in Italy c’è quel ventaglio straordinario di emozioni che noi sappiamo vendere al mondo, ma tra queste certamente l'emozione agroalimentare è una delle protagoniste più importanti. Direi, anzi, che probabilmente è qualcosa di più. Da una nostra ulteriore analisi circa le motivazioni che i cittadini del mondo hanno nel venire in Italia, con una certa sorpresa abbiamo constatato che tra queste non è l'arte, la cultura, la storia, le tradizioni ad essere al primo posto, ma la tavola, l'emozione della tavola italiana, l'emozione dei prodotti agroalimentari italiani che hanno un fascino a volte addirittura maggiore di realtà come Pompei o Venezia. Questo la dice tutta di come noi dobbiamo lavorare, serrare i ranghi e dare valore e opportunità in questa direzione.
  Le nostre camere di commercio stanno lavorando in questa direzione da sempre: lavorano per far emergere e valorizzare non solo le eccellenze produttive e le tipicità anche dell'offerta locale, non solo in Italia ma anche all'estero. Non c’è angolo d'Italia, credetemi, dove non ci sia qualcosa di magico, di emozionale in questo ambito, che può e deve diventare protagonista. È evidente che si deve puntare assolutamente su tre leve: la qualità, la riconoscibilità e l'origine. Credo che questi siano i tre grandi obiettivi che noi sempre di più dobbiamo darci in questa direzione, adottando un'ottica di filiera.
  Le nostre camere hanno agito per rendere riconoscibili le imprese, i territori, i prodotti, nei confronti di un consumatore sempre più attento, anche alla sostenibilità ambientale, progettando strumenti di qualificazione e schemi di tracciabilità.
  Le camere hanno altresì sostenuto, essendo il punto di incontro e di riferimento a trecentosessanta gradi degli operatori del settore, l'attività di consorzi territoriali, quindi hanno promosso la registrazione di marchi collettivi geografici prima ancora che lo strumento si affermasse diffusamente. Oggi è una norma, ma le camere sono state il primo motore in questa direzione.
  Dopo le iniziative che hanno saputo mettere in campo, ogni anno, in ogni angolo all'interno del nostro Paese e anche all'esterno, nel 2012 hanno realizzato 670 Pag. 5iniziative di promozione e quasi 330 interventi di valorizzazione delle produzioni locali, con un coinvolgimento in questa direzione di oltre 20 mila imprese e operatori di mercato.
  Come dicevo prima, essendo l'agroalimentare una presenza in ogni angolo del nostro Paese, il settore è quello in cui le camere sono più impegnate per l'attività di qualificazione. L'altro grande «monumento» è il settore della vitivinicoltura, di cui il mio amico, l'onorevole Fiorio, qui presente, è conoscitore ed estimatore. In questo settore, le nostre camere vantano ormai un lavoro cinquantennale, in materia sia di valorizzazione sia in modo particolare di certificazione.
  Ho citato l'onorevole Fiorio perché è astigiano, quindi ogni tanto fa la guerra con chi vi parla, che è cuneese, ma poi troviamo sempre le motivazioni per affrontare insieme i nostri mercati. Oggi quasi un terzo delle camere riveste un ruolo di organismo di certificazione, con l'autorizzazione a effettuare i controlli, all'interno del nostro Paese, su oltre cento denominazioni.
  Riterrei che sarebbe utile e opportuno che, poiché le camere sono come nessun altro un ente terzo, possano ancora aumentare il loro ruolo e la loro funzione in questa direzione, per avere la terzietà che oggi serve e anche la credibilità, quando serve, su questi temi.
  La diffusione di schemi di qualificazione è la base di un modello di intervento più ampio, che vuole valorizzare non solo i prodotti, ma anche i luoghi, la cultura, le tradizioni di cui le eccellenze sono sintesi. Noi abbiamo un Paese straordinario, che è un valore aggiunto rispetto alle cose straordinarie che già facciamo; abbinando la qualità e i territori riusciremo sempre di più e meglio ad avere poca concorrenza a livello mondiale, perché nessuno sa mettere insieme queste potenzialità.
  Il nostro sistema ha introdotto, in questi ultimi anni, strumenti nuovi, solidi, concreti, efficaci per vincere la sfida sui mercati esteri. Per intercettare la sempre crescente domanda d'Italia che viene da ogni angolo del pianeta abbiamo avviato una strategica e straordinaria iniziativa, insieme a quel mostro che si chiama Google e al Ministero delle politiche agricole e forestali. Insieme abbiamo realizzato la piattaforma telematica «Eccellenze in digitale».
  Pensate, è la prima volta nel mondo che Google fa un progetto di questa portata e di questa potenzialità. Il primo progetto in direzione della valorizzazione delle eccellenze in digitale legate ai territori Google l'ha realizzato e lo realizza insieme a noi, nel nostro Paese. Questa grande opportunità è stata presentata poche settimane fa a Roma. Direttamente Google proporrà ai suoi utilizzatori – miliardi nel mondo – tutte queste nostre grandi potenzialità.
  Saranno ben cento le iniziative che sono state individuate, le migliori produzioni agroalimentari e artigianali del nostro made in. Credo che questo strumento costituirà un canale promozionale unico per proiettarci ancora di più verso un mercato globale, verso l'estero, verso il mondo.
  Per rafforzare e rilanciare l'agroalimentare italiano di qualità abbiamo anche puntato sulla necessaria educazione alimentare, per favorire lo sviluppo di comportamenti orientati all'acquisto di prodotti di qualità, in particolare tra le nuove generazioni. Ecco, c'era anche la necessità di andare verso una qualità oggi indispensabile. Credo che nessuno più del mondo che noi rappresentiamo sia in grado di avvicinare, anche su questi temi, le nuove generazioni.
  Il sistema camerale è oggi capofila di un progetto europeo «MedDiet – Dieta mediterranea e valorizzazione dei prodotti tradizionali»: il primo progetto comunitario per la diffusione della dieta mediterranea, dopo il suo riconoscimento come patrimonio immateriale dell'umanità da parte dell'UNESCO. È giunto, quindi, anche un grande riconoscimento in questa direzione.
  Abbiamo avviato nel 2013, per una durata complessiva di trenta mesi, il progetto, che interessa sei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Capofila è l'Italia, Pag. 6ma Grecia, Spagna, Egitto, Tunisia e Libano sono i nostri compagni di viaggio in questo grande progetto, che vede il coinvolgimento di 250 camere di commercio e di 500 Città dell'olio del bacino del Mediterraneo, oltre alle associazioni e agli istituti di ricerca.
  Il progetto MedDiet prevede l'attuazione di iniziative anche di educazione nutrizionale dirette a oltre 15 mila consumatori, nonché corsi di formazione in 120 scuole dei Paesi partner, con il coinvolgimento di 1.200 insegnanti e con quasi 5.000 alunni delle scuole primarie e secondarie che saranno protagonisti e parteciperanno a questo grande progetto di nuova comunicazione e di acculturazione in merito a come mangiare bene grazie agli indirizzi della dieta mediterranea.
  Il lascito più importante dell'iniziativa sarà la sottoscrizione di un accordo euromediterraneo per la promozione e la tutela della dieta mediterranea, attraverso il quale anche i Paesi che si affacciano sulla riva sud del Mediterraneo, quelli che sono in via di sviluppo, condividano e adottino gli strumenti di tutela, riconosciuti a livello europeo, dei prodotti agroalimentari. È bene che tutti abbiamo uno stesso plafond di individuazione delle necessità e degli strumenti di tutela per garantire tutto e di più.
  Nell'ambito dell'iniziativa è inoltre prevista la sperimentazione di un certificato di qualità MedDiet presso 300 ristoranti; un passo ulteriore per dare valore a questo ambito dove si celebra la ristorazione, dove si celebrano i consumi.
  D'altro canto – e lo dico con grande convinzione e con grande entusiasmo – la tradizione della ristorazione italiana nel mondo è stata probabilmente l'ambasciatrice più importante dell'immagine del nostro Paese nel suo complesso. Quando si parla di Italia, in qualsiasi angolo del mondo, si parla delle cose straordinarie che facciamo, si sogna di guidare una macchina italiana, magari rossa, di vestire la moda italiana, di bere prodotti italiani, di calzare scarpe italiane, di utilizzare tecnologie presenti come componentistica in tutti i grandi progetti meccanici del mondo. Ma questo punto di incontro solitamente avviene dietro una tavola, la tavola italiana, la tavola della ristorazione italiana nel mondo.
  Proprio in questa direzione, che noi consideriamo la sintesi della nostra valorizzazione sul mercato globale, abbiamo iniziato un progetto straordinario che in questi anni ci ha permesso di individuare sul mercato mondiale la vera ristorazione italiana, quella che ha dietro di sé la tradizione, la cultura, l'utilizzo delle nostre produzioni: quelle tipiche, quelle vere e non quelle «taroccate», come l’Italian sounding, che purtroppo in questo momento invadono il mercato globale proprio per l'emozione che fornisce l'italianità.
  Abbiamo avviato un'iniziativa, «Ospitalità italiana», partita anni fa all'interno della nostra comunità. Oggi sono già 7.000 gli ambiti nazionali nei quali questo marchio dà una certezza non solo di servizio ma anche di qualità dei prodotti utilizzati in questo ambito.
  Nel 2009, con coraggio, con determinazione e con l'investimento di ingenti risorse economiche, abbiamo dato vita al progetto «Ospitalità italiana, Ristoranti italiani nel mondo» finalizzato a valorizzare i ristoranti italiani (quelli veri) all'estero, che garantiscono il rispetto degli standard tipici dell'ospitalità e della gastronomia italiana di qualità.
  È stato predisposto un canovaccio al quale devono attenersi i nostri ristoratori. Pensate che delle migliaia di operatori che in questi cinque anni hanno avanzato la richiesta di far parte di questa grande squadra per lanciare nel mondo la credibilità ulteriore del made in Italy circa il 50 per cento non hanno ottenuto la certificazione. Questa è la dimostrazione di una grande selezione e della grande serietà con la quale si lavora.
  Abbiamo la speranza di raggiungere, entro la fine di questo anno, quasi 2.000 ristoranti in 58 Paesi del mondo, e 65 grandi città già oggi dispongono di questo marchio di qualità, con la certificazione e con lo stellone della Repubblica italiana, per dire che l'Italia è entrata in questi Pag. 7santuari della nostra credibilità, della nostra capacità e della nostra potenzialità.
  A queste tavole ogni anno siedono, potenzialmente, quasi 60-70 milioni di persone; si tratta di persone che entrano in un locale italiano per respirare e per vivere l'emozione del nostro Paese. Quindi, quale miglior ambasciatore possiamo individuare per fornire loro strumenti per contrastare quel grande handicap che noi viviamo oramai da anni, ossia la contraffazione delle nostre produzioni ?
  Si parla di oltre 70 miliardi di euro per prodotti contraffatti, «taroccati», che ogni anno vengono commercializzati nel mondo come prodotti pseudoitaliani. Pensate quanto ciò incida pesantemente sulla nostra credibilità, sulla qualità delle cose che facciamo, ma anche sul mancato lavoro che la produzione italiana potrebbe fare, sui 150 mila posti di lavoro che il «taroccaggio» dell'agroalimentare italiano ogni anno penalizza, senza contare le minori entrate per lo Stato.
  Dulcis in fundo, vorrei parlare di quel grande momento che ormai è dietro l'angolo, sul quale anche noi contiamo, insieme agli attori, ai partner e a tutti coloro che hanno la possibilità di mettere a frutto le potenzialità di questo nostro Paese all'interno, appunto, di questo momento universale che sarà l'Expo 2015.
  Noi abbiamo la consapevolezza che sarà un evento straordinario. Nei prossimi quarant'anni in Europa un evento simile non arriverà. Come sapete, l'Expo si tiene ogni cinque anni e ci sono già lunghe file di Paesi del mondo che ambiscono ad avere la propria Expo. Immaginiamo, quindi, che per i prossimi 35-40 anni non sarà più possibile avere un evento di questo tipo. L'Expo diventa, dunque, per noi un trampolino di lancio straordinario, non solo per attrarre, con le emozioni del nostro Paese, tanta gente in Italia, ma anche per dare a questa gente, una volta che è venuta in Italia, gli strumenti per condire nel modo migliore la sua vacanza.
  Immaginiamo tanti nuovi investimenti che si potrebbero realizzare nel nostro Paese. Questo è anche il nostro auspicio: che l'Expo possa diventare uno strumento di grande attrazione per favorire investimenti globali nel nostro Paese e quindi per rimettere in moto quel mercato interno che oggi più che mai sta soffrendo e sta mettendo addirittura in ginocchio milioni di cittadini e centinaia di migliaia di imprese.
  La sfida che il sistema camerale ha raccolto e sta portando avanti è valorizzare l'Expo possibilmente fuori dell'Expo, collegando le eccellenze dei territori e i percorsi dei visitatori, realizzando circuiti territoriali contenenti i percorsi di incoming verso le aziende. Sapete quanto la produzione alimentare sia una delle più attrattive, ma penso anche a tutte le filiere connesse che si sono distinte per particolari eccellenze produttive, che proprio tra i padiglioni dell'Expo troveranno la loro giusta collocazione e valorizzazione.
  Le camere possono mettere a disposizione il proprio patrimonio di conoscenze sui territori, sui modelli produttivi, sulle eccellenze, e la propria capacità di raccontare gli ecosistemi locali per alimentare l'Expo e per promuoverlo in Italia e oltre confine.
  Credo che siano questi i capisaldi del progetto «Italian quality experience», che il Governo italiano ha condiviso e ha – io dico intelligentemente – inserito tra i 60 progetto-Paese dell'Agenda Italia per l'Expo. Credo che su questi temi non dobbiamo però aspettare il maggio del 2015, perché per quella data quello che sarà stato, sarà stato. Dobbiamo iniziare a lavorare immediatamente. Noi lo stiamo già facendo da tempo, ma credo che questa progettualità dovrà essere, nelle prossime settimane, meglio definita.
  Vengo alla proposta di Unioncamere. Innanzitutto, il nostro auspicio è che, utilizzando come veicolo lo schema del disegno di legge approvato dal Governo per la semplificazione e la competitività del settore agricolo e della pesca, la vostra Commissione intervenga con forza e determinazione. È il nostro auspicio, come dicevo, ma sono convinto di raccogliere anche la vostra consapevolezza, la vostra determinazione e mi auguro anche il vostro entusiasmo.Pag. 8
  Proponiamo, dunque, che siano adottate politiche forti di incentivazione per favorire uno sviluppo strutturato di specifici canali commerciali esteri, proprio a partire da questa rete che vi ho appena descritto, nella quale, lo ripeto, si siedono ogni anno 60, 70, 80 milioni di cittadini del mondo, e che si sappiano valorizzare le produzioni di eccellenza, come già nei nostri parametri abbiamo inserito produzioni del nostro Paese.
  Si pensi anche a un modo di favorire, nella media prospettiva, la possibilità di sopperire a quell'assenza, purtroppo cronica, della rete distributiva italiana nel mondo. Oggi chi distribuisce nel mondo le merci dei propri Paesi è il protagonista assoluto anche dell’export. Noi, purtroppo, negli anni non abbiamo saputo mai mettere insieme una rete che potesse avvicinare anche le piccole produzioni, anche le piccole realtà, anche le piccole emozioni che, come vi dicevo prima, si costruiscono in ogni angolo del Paese, a un mercato globale. Oggi avremmo nuove opportunità, poiché gli strumenti che abbiamo a disposizione avvicinano il mondo a ogni angolo di casa nostra.
  Si tratta di utilizzare, tramite questa vetrina straordinaria che ogni giorno si accresce di numeri, di potenzialità, di presenze sui mercati mondiali, un'opportunità per poter trasferire, tramite questa rete, anche nuove grandi opportunità a un piccolo imprenditore di casa mia, che da solo mai sarebbe riuscito a conquistare il mercato globale. Parlo di casa mia, che è una terra generosa in questa direzione. Come sa l'onorevole Taricco, all'interno della nostra comunità abbiamo 42 prodotti che hanno il riconoscimento comunitario, grazie anche ai nostri vini.
  Credo che procedere velocemente in questa direzione sia la strada opportuna, intelligente e indispensabile che noi dobbiamo intraprendere.
  Chiediamo altresì che sia definito un disegno organico di contrasto alla contraffazione dei prodotti agroalimentari, valorizzando e mettendo a disposizione la nostra rete, che ho definito la «rete delle reti». Siamo presenti in qualsiasi angolo del nostro Paese – e lo siamo grazie alla storica emigrazione italiana nel mondo – con i nostri ottanta presìdi, le camere di commercio italiane all'estero, anch'esse figlie della nostra storia di emigranti e di emigrazione ma anche di quella politica che l'emigrazione ha saputo comunque portare per valorizzare in ogni angolo del mondo le cose belle che all'ombra dei campanili sappiamo ogni giorno ancora costruire e produrre.
  Siamo a disposizione per segnalare, monitorare, allertare e anche per una tutela legale dei nostri marchi, dei nostri brevetti, delle nostre eccellenze. Credo che dovremmo lavorare in questa direzione, come noi intendiamo fare con un impegno quotidiano, costante, e anche con l'inserimento di ingenti risorse economiche, che riteniamo utili da spendere in questa direzione. Da soli, però, non possiamo farcela, se non c’è una volontà unanime di credere che questa grande opportunità, oltre a dare nuova credibilità e nuove potenzialità al nostro Paese, saprà mettere in moto un meccanismo virtuoso, non solo per chi già oggi in questa direzione lavora con passione e con impegno, ma anche per i tanti giovani che, come dicevo all'inizio, credono in questo mondo e sperano che da questo mondo possano disegnarsi importanti pagine della propria vita.

  PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Dardanello, anche per la documentazione consegnata, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre domande o formulare osservazioni.

  SUSANNA CENNI. Signor presidente, ho ritenuto opportuno intervenire, vista l'alta concentrazione di piemontesi, per riequilibrare la seduta.
  A parte le battute, ringrazio il presidente per la sua relazione e per la documentazione che ci è stata distribuita, che anzitutto contiene alcuni dati previsionali positivi e già questo ci aiuta a ragionare. Inoltre, anch'io – come credo tutti noi – Pag. 9sono estremamente convinta che l'Expo sia una grande occasione per il nostro Paese e per l'agroalimentare: come vetrina, ma anche per il salto di qualità che credo potremmo fare in termini di innovazione e, soprattutto, di strutturazione del sistema agroalimentare.
  Mi ha fatto piacere che, nella parte conclusiva del suo intervento, lei abbia non solo fatto riferimento prodotti di qualità e alle denominazioni, ma abbia esplicitamente parlato di ecosistemi locali. Proprio questa mattina ho visto che in un'intervista il sindaco Pisapia preannuncia questa idea, all'interno della rete delle grandi capitali impegnate su temi dei mutamenti ambientali, di diventare punto di riferimento nel mondo sulle politiche agricole legate al contrasto e ai mutamenti climatici.
  Credo che anche dentro a questa partita ci sia una grande opportunità per le nostre produzioni di qualità, per un mutamento delle stesse tecniche agro-colturali, che possono diventare anche un vero e proprio marchio ed essere, quindi, veicolate anche in virtù di questa scelta. È davvero una grande opportunità se proviamo a lavorarci seriamente, con competenze e con filiere che si costruiscono attorno a queste scelte.
  Ho apprezzato i dati previsionali positivi che lei ci ha illustrato. Non so se il 2013 può davvero essere considerato l'anno conclusivo dell'agroalimentare, ma penso che qualche criticità sul settore primario ci sia ancora e non sia legata esclusivamente agli eventi climatici negativi ma a problemi ancora seri di redditività. Sappiamo, infatti, che lungo tutta la filiera il settore primario continua a pagare prezzi altissimi. Penso che, da questo punto di vista, forse anche il vostro sistema può dare un contributo a correggere queste storture. Ho visto che una parte del vostro lavoro intende concentrarsi ancora sulle filiere, ma queste vanno semplificate, accorciate, va tolto quello che non serve. La burocrazia, voluta a livello istituzionale, sicuramente non aiuta, però credo che ci sia anche un pezzo di burocrazia che viene generata dalle stesse filiere, quando ci sono troppi soggetti che non dialogano fra di loro.
  Sulle questioni dell’export e della distribuzione all'estero, che lei ha in più parti affrontato, credo che, anche in quel caso, ci sia un grande lavoro da fare; certamente sulla ristorazione, ma penso a tutto il sistema «Horeca» e, quindi, alla stessa ospitalità all'estero e al sistema alberghiero. Mentre ci sono importanti prodotti come il vino che forse oramai non hanno nemmeno bisogno di ulteriori grandi innovazioni, ci sono altri prodotti importanti, come l'olio d'oliva, che esprimono grande qualità, pur con tutta la fetta rappresentata dal falso, ma i costi sono ancora grandissimi e quindi la promozione resta difficoltosa. Considero, pertanto, il tema delle filiere come un elemento in cui ancora c’è un grande lavoro da svolgere.
  Concludendo il mio intervento, vorrei rivolgerle una domanda. Nei dati contenuti nella documentazione che lei ci ha illustrato e consegnato, in cui si rappresenta l'attività di Unioncamere e quindi complessivamente il sistema camerale nel nostro Paese, si parla di iniziative locali. Anche per la mia precedente esperienza, continuo a vedere qui una grande criticità. Sappiamo, infatti, che quello della promozione dell'agroalimentare all'estero continua a essere un problema non risolto nel nostro Paese. Continua a esserci un'enorme frammentazione delle iniziative e mi sento di dire che qualche volta questa frammentazione è causata anche dalle singole camere di commercio.
  Vengo da una regione che negli anni passati ha fatto un grande sforzo dando vita a un'unica azienda di promozione, ma questo non ha evitato che comunque le singole camere di commercio aggiungessero alle iniziative generali piccolissime iniziative in giro per il mondo, le quali, forse, avranno avuto due righe su un giornale, ma nessuno ha capito quale fosse la realtà che si voleva promuovere.
  È necessario, dunque, fare un passo avanti a livello nazionale, con la cabina di regia e con tutto quello che è stato individuato dal Governo. Penso, però, che ci Pag. 10sia da lavorare ancora molto, perché non sempre censire le decine e le centinaia di iniziative locali, secondo me, significa che si riesce a fare un passo avanti per tutto il sistema agroalimentare. Vorrei conoscere le vostre valutazioni.

  FERRUCCIO DARDANELLO, Presidente dell'Unione italiana delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura (Unioncamere). La ringrazio anzitutto per le considerazioni che ha fatto. Vorrei rispondere alle sue valutazioni su questo tema, che assolutamente condivido. Dobbiamo partire, però, dalla consapevolezza di ciò che è stato nella storia il nostro Paese.
  La nostra è ancora oggi un'Italia dei campanili, delle diversità, della competizione a volte straordinariamente forte tra piccole comunità che vivono nel proprio interno in modo conflittuale, se non addirittura contenzioso. È vero che negli anni nel nostro Paese troppi attori hanno voluto fare i protagonisti sul tema dell'internazionalizzazione: non solo le camere di commercio, che sono un'istituzione che ha materia delegata per legge in questo ambito, ma tutti hanno voluto in qualche modo improvvisarsi paladini in questa direzione. Non solo le camere, ripeto, né le amministrazioni provinciali, che non avevano questa delega, ma i comuni, le pro loco, le parrocchie, tutti hanno voluto fare in questi anni – lo dico con un po’ di sorriso sulle labbra – internazionalizzazione. Non è più possibile oggi percorrere questa strada.
  Credo che la strategia che è iniziata – che non è ancora ottimizzata, ma mi auguro lo sarà – della cabina di regia, in cui tutti insieme si possa iniziare un percorso che dia un'immagine omogenea del nostro Paese, sia la strada giusta. Arrivare in qualche angolo del mondo o in qualche grande aeroporto del mondo, come mi è capitato di vedere, e trovarci non il made in Italy ma, per citare terre di casa mia, la provincia di Cuneo o la provincia di Asti proporsi al mercato globale, ognuno per proprio conto, a sbandierare le proprie straordinarie piccole eccellenze, credo che sia un errore, uno sbaglio.
  Ritengo che le politiche che stiamo costruendo in questa direzione, non solo per ottimizzarne i risultati e per fare anche una necessaria spending review, siano la strada che dobbiamo assolutamente perseguire e stiamo cercando di farlo. I risultati non sono ancora quelli che vorremmo, ma è questa la politica che il sistema camerale porterà avanti con determinazione nei prossimi anni, nelle prossime stagioni.
  Questi convincimenti sono ormai di tutti, al di là dell'egoismo e dell'orgoglio di portare la piccola propria emozione a essere magari protagonista di quelle tre righe su qualche giornale – che magari nessuno legge o vengono lette in modo distratto – senza che questo si riverberi in contratti o in produzioni che possono crescere.
  Ritengo, dunque, che questa sensibilità oggi sia presente dappertutto, in modo particolare nelle nostre istituzioni. Il lavoro fatto in questi ultimi mesi o che faremo nelle prossime programmazioni avrà questo obiettivo, magari con la determinazione di inferiori risorse economiche per chi non seguirà determinati percorsi che vanno nella direzione che lei auspicava e che rappresenta la strada giusta nella quale deve lavorare anche in futuro il nostro Paese.

  MINO TARICCO. Vorrei partire da una considerazione. Per la realtà che io conosco, credo che il sistema camerale abbia supportato in modo fortissimo il percorso di costruzione di una credibilità di qualità che è stata uno dei grandi strumenti di promozione e di comunicazione della qualità italiana nel mondo.
  Credo che molta dell'attenzione che viene dedicata alla qualità alimentare e alla ristorazione italiana sia legata anche alla percezione di una sorta di equivalenza di fondo, ossia che quello che è italiano è in qualche misura autentico, genuino, vero, e che dietro a ogni prodotto c’è un territorio, una comunità, uno stile di vita che viene veicolato. La sensazione che ho Pag. 11sempre ricavato è che uno straniero che viene da noi o va a mangiare in un ristorante da qualche parte, mangiando quel piatto, quel prodotto di qualità, in qualche misura entri in un sogno che lo porta dove quel prodotto è stato realizzato, lavorato e via discorrendo.
  Questa è una consapevolezza che giustamente dobbiamo avere, altrimenti rischiamo di sbagliare il messaggio comunicativo. Questo ci porta, da una parte, a dover necessariamente valorizzare il particolare, il locale, perché è ciò che dà forza a tutto, ma dall'altra parte alla necessità che il locale trovi una sintesi per presentarsi complessivamente al mondo, che altrimenti non ci capisce.
  Ricordo – l'ho già raccontato a Ferruccio Dardanello – che durante un mio viaggio a Shanghai per una manifestazione che presentava i prodotti italiani e piemontesi nel mondo ho letto su un grande cartello, scritto in italiano, inglese e cinese: «Sapori del Piemonte». L'enorme cartello – sarà stato 6 metri per 3 – si trovava all'entrata dei dieci grandi ristoranti che facevano la presentazione dei prodotti; in uno di questi ristoranti avevano aggiunto un cartello più piccolo con la scritta: «Piemonte: parte dell'Italia vicino alla Francia». Ovviamente non era sufficiente la scritta «Sapori del Piemonte» per chiarire ai cinesi cosa fosse il Piemonte. Questo fatto mi ha colpito perché, in effetti, in quel momento mi sono reso conto di come noi rischiamo a volte di litigare, tra due comuni vicini, per decidere chi è il primo della lista, ma nel resto del mondo non sanno neanche da dove veniamo.
  Credo che questa sia la scommessa di fondo e che l'Expo possa essere una straordinaria occasione per riflettere, insieme a tanta parte del mondo che ha puntato su un rapporto stretto tra prodotti e territorio, su come si affronta nei prossimi anni la questione alimentare nel suo complesso.
  Il tema della promozione del valore e della qualità degli alimenti si colloca all'interno di quello che si interroga su dove sta andando il mondo. A livello mondiale, in questo momento, una grande «battaglia» si sta combattendo tra chi immagina prodotti che vanno bene dalla Groenlandia al Sahara, uguali sempre e dappertutto, e chi immagina invece che questo patrimonio di diversità e di ricchezza che noi abbiamo debba essere in qualche misura salvaguardato.
  Mi interessa capire se nell'ambito delle tematiche di approccio del sistema camerale, come il progetto «Italian quality experience», c’è una riflessione su questi temi. Inoltre, dal momento che se c’è un soggetto che può mettere insieme il particolare e il generale questo è proprio il sistema camerale, vorrei sapere come quest'ultimo stia ragionando su questa grande scommessa di mantenere il piccolo, ma di saperlo mettere insieme presentandolo in grande.

  COLOMBA MONGIELLO. Ringrazio il presidente della Commissione che ha accolto questa proposta di audizione, che avevamo avanzato tempo fa, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'Expo 2015. Volevamo ascoltare un pezzo importante dell'economia di questo Paese, e da qui l'idea dell'audizione del presidente Dardanello, che ringrazio, e del sistema camerale.
  Questa è l'unica occasione – lo dico a noi tutti – per poterci soffermare su quello che sarà l'Expo 2015, la grande occasione che l'Italia vivrà da qui a due anni. Il problema è come arrivare all'Expo e come far seguire questo evento.
  Abbiamo ascoltato in questa Commissione tutti i soggetti interessati, coloro che sono preposti alla logistica dell'evento, alle infrastrutture, ma anche chi si occupa di riempire i diversi contenitori e, di conseguenza, anche il sistema delle imprese.
  Vorrei ringraziarla anche per il documento presentato, un report che riguarda come il settore primario ha resistito – ho letto con attenzione ciò che avete scritto – con risultati estremamente incoraggianti rispetto a un momento economico difficile che non riguarda solo il sistema Italia, ma molti altri contesti cui siamo legati da fenomeni globali.Pag. 12
  Ho trovato, inoltre, molto interesse nel leggere di alcune dinamiche che hanno riguardato l’export di questo Paese, che purtroppo evidenziano un rallentamento rispetto ai consumi interni del settore primario. Emergono finalmente anche numeri, che abbiamo ascoltato nei pronunciamenti ma mai a livello così specifico, per quel che riguarda questo settore e la filiera.
  Hanno ragione gli onorevoli colleghi che mi hanno preceduta nel dire che dovremmo analizzare molto bene cosa significa mettere insieme questo sistema nel nostro Paese: come esportiamo, come ci approcciamo a questo tema evitando tanti sistemi frammentati per poter rappresentare al mondo un sistema Italia competitivo e che possa combattere fenomeni di contraffazione e di Italian sounding.
  Tra le diverse ipotesi che avete enunciato, quella che mi sta particolarmente a cuore riguarda il progetto «MedDiet», devo dire un po’ sottovalutata. Siamo riusciti a ottenere, non a caso, la bollinatura dell'UNESCO, perché abbiamo presentato a suo tempo un'ipotesi di lavoro che è stata premiata. Poi, però, al di là dei pronunciamenti, abbiamo abbandonato l'idea di come mettere a sistema questo principio della dieta mediterranea, che non è soltanto un brand o un insieme di prodotti. La dieta mediterranea è uno stile di vita che noi dovremmo riuscire non solo a trasferire nei Paesi che hanno aderito al progetto «MedDiet», ma farli poi diventare traino di questo brand in tutto il mondo. Mi fa molto piacere pensare che hanno aderito al progetto 250 camere. Alla presentazione, cui ho partecipato, c'erano tutti i Paesi stranieri e diverse scuole.
  Ieri ho assistito a una trasmissione televisiva che mi ha lasciata un po’ sconcertata, perché spesso parliamo di cose che evidentemente non conosciamo. Quando pensiamo che la cucina e la dieta siano soltanto problemi legati alla fantasia degli chef, infatti, non abbiamo ancora compreso che il sistema è molto più complesso e che con la diffusione di un brand, che è la dieta mediterranea, noi potremmo riuscire a ottimizzare al meglio l'esportazione del settore primario del nostro Paese.
  Lei ha citato un prodotto che mi è molto caro, l'olio d'oliva, che terrà insieme anche i Paesi che si affacciano nel Mediterraneo. Abbiamo appreso della polemica di questi giorni sul New York Times, alla quale abbiamo risposto in maniera difensivistica, ed è una scelta che non ho compreso. Forse è anche colpa nostra quella di non riuscire a spiegare a tutto il mondo quali sono i princìpi nutritivi di questo prodotto italiano, che è eccellenza nel mondo. Lo facciamo farfugliando; stiamo sotto attacco e rispondiamo, secondo me, con sistemi comunicativi non adeguati.
  Come Partito Democratico abbiamo proposto, insieme al collega Anzaldi, di invitare anche coloro che si occupano del sistema di comunicazione italiana a darci una mano a promuovere l'architrave della dieta mediterranea nel mondo. Ritengo che questo sia uno dei sistemi innovativi che hanno messo insieme le camere di commercio.
  Il collega Taricco ha sottolineato alcune condizioni negative, tra le quali soprattutto la frammentazione del sistema export del settore primario all'estero. Abbiamo vissuto, magari in ambiti diversi, da amministratori locali, l'esperienza di andare per parti separate e alla fine non riuscire a trasmettere un messaggio unico nel mondo, il brand del made in Italy, in grado di tirare già da solo, se non introducessimo noi elementi di confusione.
  Ritengo che il sistema camerale possa essere il custode del made in Italy nel mondo; grazie alla rete che possiede all'estero, con Assocamerestero, può aiutarci anche a eliminare tutti quei sistemi di contraffazione da una parte e di Italian sounding dall'altra. Distinguo le due cose perché – come dico sempre – l’Italian sounding non è altro che una contraffazione legale, che avviene nella più perfetta legalità, senza alcun sistema di interdizione che noi possiamo esercitare. Ce ne accorgiamo quando vengono diffusi nel mondo prodotti nostri, che però non Pag. 13hanno nulla a che fare con la penisola italica. Il sistema camerale ci può aiutare, proprio grazie alla rete di imprese che possiede al suo interno, a sostenere la lotta alla contraffazione.
  Quando si parla di contraffazione non dobbiamo guardare solo all'estero. Il sistema imprenditoriale deve guardare anche al flusso del mercato interno. Voglio essere chiara su questo punto, proprio alla luce di quello che è successo negli ultimi giorni. Dobbiamo stare molto attenti. Devono emergere le contraddizioni, se veramente crediamo che il brand «made in Italy» vada tutelato. Allora, tutti i soggetti della filiera devono contribuire a far sì che questo marchio possa essere riconoscibile e riconosciuto da tutti.
  Come ho già detto in un'altra occasione, per me il made in rispetto al cibo significa origine, paesaggio, territorio, ecosostenibilità, diversità. Non mi interessa solo parlare dell'ultima parte della trasformazione del prodotto, per essere chiari. Ci dovete aiutare a far comprendere questo a una fetta di imprenditori italiani che parlano soltanto dell'ultima parte della filiera e non si accorgono che il brand «made in Italy» agroalimentare è tutt'altro. Diversamente non si spiegherebbe perché subito dopo la Coca Cola c’è il made in Italy. Di questo dobbiamo parlare.
  L'Expo può essere il contenitore nel quale possiamo promuovere una partecipazione attiva di questi soggetti ed è ovvio che dobbiamo saper raccontare anzitutto la relazione uomo, natura, cibo. Ieri abbiamo parlato di spreco alimentare e prodotti a chilometro zero, che sarà uno dei temi dell'Expo. Altri temi saranno: nutrire il pianeta, cibo per tutti e contraffazione.
  L'Italia, secondo me, deve gettare le basi di un protocollo universale contro la contraffazione, che non è altro che un furto di identità. Non solo devono essere perseguiti penalmente coloro che commettono questo reato, ma dobbiamo anche provvedere affinché questi marchi non vengano intaccati in nessun modo. Diversamente, possiamo anche avere centinaia di marchi DOP e quant'altro, ma se alla fine il Parmesan non è altro che il Parmesan non abbiamo fatto niente per aiutare questo Paese a crescere soprattutto in termini di esportazione.
  Ho letto la parte che riguarda la vostra partecipazione all'Expo. Mi auguro che questa cabina di regia, che spero si avvii presto, possa funzionare con tutti i soggetti interessati. Al riguardo, vorrei chiederle a che punto è questa discussione che, anche grazie ai nostri interventi, ha avuto una rapida accelerazione; mi fa molto piacere che, a fronte di tanti sistemi frammentati che non avevano una linea unica di intervento, sia stata avviata quella che avete chiamato «Italian experience», che spero possa rappresentare un modello di sintesi dell'agroalimentare di qualità che non soltanto deve essere conosciuto, ma anche testato e gustato. Solo attraverso la rete dei ristoranti italiani questo obiettivo può essere raggiunto.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Vorrei ringraziare in modo particolare il presidente Dardanello per l'ottima relazione e per i documenti che ha voluto consegnare ai componenti la Commissione. Ringrazio inoltre anche i suoi collaboratori qui presenti, il segretario generale Gagliardi, la dottoressa Pompei, il dottor Del Principe e il dottor Labor.
  Credo che l'audizione di oggi sia importantissima per stabilire il percorso che attende la Commissione agricoltura in vista dell'Expo 2015. Gli spunti di riflessione sono stati numerosi e forti, quindi ha fatto bene la Commissione agricoltura a chiedere questa audizione, che peraltro capita in un periodo nel quale interpretazioni particolari potrebbero indebolire il sistema camerale, mentre oggi nei territori abbiamo bisogno di rafforzarlo e di renderlo più efficace, più funzionale al territorio e allo sviluppo delle economie locali.
  Del resto, il lavoro che ha fatto in questi anni l'Unioncamere è stato sempre molto apprezzato per la capacità di creare elementi di incubazione d'impresa e per l'assistenza che ha dedicato alle piccole e medie imprese, in un momento di particolarissima Pag. 14difficoltà di questo territorio, in cui tante imprese muoiono. Lavorare in un periodo caratterizzato da una moria delle imprese credo che sia stato veramente difficile.
  Ritengo che il lavoro che avete fatto – i tanti rapporti, i tanti studi, i tanti eventi, come quello realizzato ultimamente con Google – sia stato importante anche per capire come va il sistema Italia e come può darci una mano per creare più sviluppo e occupazione.
  Ho letto sul sito dell'Unioncamere uno slogan che mi ha colpito particolarmente, che peraltro era il tema che ci eravamo posti quando abbiamo parlato di quest'indagine conoscitiva: l'Expo 2015, fuori dall'Expo, verso il sud, e dopo l'Expo.
  Promuovere l'Italia nel mondo significa mettere l'Italia al centro del sistema dei flussi turistici che ci saranno in questo periodo, ma credo che significhi anche raccontare le tante eccellenze dell'Italia. Ritengo che il compito fondamentale del sistema camerale oggi, per quanto riguarda l'Expo, sia raccontare le eccellenze agroalimentari, delle tante filiere che funzionano e anche delle tante che non funzionano e che dovrebbero funzionare meglio.
  Essere presenti a Milano con l'Expo, quindi, deve servire a valorizzare le tante filiere, le eccellenze del nostro made in Italy. Ultimamente l'Unioncamere si è occupata anche delle eccellenze imprenditoriali e credo che sia importante, in un momento di così grave e forte pessimismo, essere presenti all'Expo per raccontare tante belle esperienze di tanti talenti, di imprese di giovani, di imprese che nascono anche dove l'economia è più debole, come al sud.
  Questo è il compito dell'Unioncamere, proprio perché rappresenta il sistema camerale che è diffuso in tutto il territorio. Certo, in qualche territorio... La settimana scorsa, nella mia regione, per fare un esempio, due province su cinque sono state commissariate perché non hanno trovato l'intesa, ma non c'entra il sistema camerale, dipende dall'organizzazione e dipende dagli uomini.
  Raccontare le tante eccellenze imprenditoriali è importante anche per far capire qual è l'Italia che vogliamo. Un altro punto che vorrei sottolineare è che il Mezzogiorno sembra escluso dall'Expo 2015. Gli interventi, anche quelli sulle infrastrutture, si fermano a 300 chilometri, ma se vogliamo far conoscere l'Italia nel mondo non possiamo far conoscere soltanto le tre regioni vicine alla sede dell'Expo.
  Credo che il compito fondamentale che ci attende – noi come partito nazionale e come Commissione rappresentiamo tutta l'Italia – sia quello di valorizzare anche i territori più lontani dal luogo in cui si svolge l'evento. Il lavoro che dovete fare voi, cercando di capire anche come noi possiamo aiutarvi, è valorizzare e coinvolgere nelle esperienze dell'Expo 2015 tutto il territorio nazionale, per dare un segno importante di questa unicità dell'Italia, che è fatta sì di tante distintività, ma proprio per queste va sempre valorizzata l'unitarietà.
  Vorrei infine invitare il presidente Dardanello ad andare oltre l'Expo. Oggi ci troviamo di fronte all'esame del collegato all'agricoltura; un provvedimento importante, che potremmo definire la carta programmatica e legislativa di quello che sarà l'agricoltura nei prossimi venti anni. Voi che lavorate in un settore particolare – e nell'ambito di Unioncamere un'area specifica è dedicata alle politiche della qualità per le filiere – dovete darci una mano per semplificare il sistema delle filiere, che non ha bisogno di tanta burocrazia ma di semplificazioni vere ed essenzialmente di stimoli per poter ripartire ed essere più efficace sul mercato.
  Credo che Unioncamere possa darci una mano importante, sia per l'Expo sia per comprendere la realtà che vive il nostro territorio e che oggi ha bisogno di attenzione.

  SILVIA BENEDETTI. Ascoltando la relazione del presidente Dardanello mi ha colpito la parola «semplificazione», che in questo momento viene molto richiesta nell'ambito agricolo. Avrei piacere di sentire dal presidente Dardanello che cosa suggerisce Pag. 15in merito e, soprattutto per l’export, se secondo lui c’è una semplificazione ad hoc più importante di altre.
  Inoltre, quando si parla di promozione del prodotto italiano all'estero, c’è il rischio di scadere nel banale e di riproporre all'estero i meccanismi della grande distribuzione, che di fatto non hanno sempre un funzionamento premiante nei confronti di ciò che è veramente di qualità.
  Evito di fare nomi, tuttavia all'estero mi è capitato di trovare dei «supermercati» che nascono da progetti italiani e che propongono prodotti che si potrebbero trovare normalmente nei supermercati italiani, quindi nessun prodotto di nicchia o particolarmente significativo per il territorio e la qualità italiana. Vorrei capire in che modo si può tutelare il reale prodotto di qualità e in che modo si può evitare di cadere in questi meccanismi.
  Inoltre, in merito alla costituzione dell'agenzia di promozione turistica «Explora», vorrei capire quali sono state le necessità impellenti che l'hanno determinata, se c'era un vuoto o se essa integra qualcosa di già esistente.
  Infine, vorrei capire se nell'Expo c’è la previsione di considerare la realtà contadina. Spesso, infatti, si parla di imprese agricole, ma non si parla dell'aspetto contadino dell'agricoltura, che secondo noi dovrebbe avere uno spazio all'interno dell'Expo: si tratta di nutrire il pianeta e i contadini sono parte di questa azione.

  MICHELE ANZALDI. Vorrei chiedere un chiarimento agli auditi. Oggi su alcuni giornali, mentre si avvicina la trattativa per l'acquisto di Alitalia da parte della nuova compagnia aerea Etihad, campeggia la notizia della querelle sul ridimensionamento di Linate e, sugli stessi giornali, si fa notare come questo potrebbe avere una grossa ripercussione sull'Expo.
  Al riguardo, c’è anche una presa di posizione del patron dell'Esselunga, Caprotti, che sostiene che così la distribuzione sarebbe in ginocchio e che, essendoci già un grosso problema di distribuzione, sarà un problema anche l'arrivo all'Expo.
  Vorrei sapere se loro sono informati e se hanno un'opinione al riguardo.

  PRESIDENTE. Do la parola al presidente per le risposte.

  FERRUCCIO DARDANELLO, Presidente dell'Unione italiana delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura (Unioncamere). A dire la verità non ho preso nota di tutte le domande che mi avete posto, ma cercherò di ricordare e di rispondere a quelle più significative.
  Innanzitutto, colgo con estremo piacere l'interesse della Commissione su questi temi e anche, permettetemi, la considerazione che avete del nostro lavoro quotidiano. Credo che questo sia un motivo di orgoglio per il sottoscritto, per il segretario generale e per il mondo delle camere di commercio italiane. Che si riconosca che negli anni questa grande autonomia funzionale è stata uno degli elementi che ha permesso a questo nostro Paese di diventare addirittura – grazie alle sue imprese, ai suoi uomini e alle sue strategie – una delle più importanti economie del mondo, penso che faccia bene e rincuori anche chi lavora con passione ogni giorno su questi temi.
  Certamente, l'appuntamento dell'Expo deve servire – ne siamo tutti consapevoli – a costruire il dopo di questo nostro Paese. Sarà una tappa l'Expo, il 2015, e sono pochi mesi quelli che mancano ad aprire i battenti di questo grande appuntamento internazionale, mondiale e globale.
  Noi dobbiamo approfittare di questo grande momento per dare le ali – io mi auguro – alle cose positive che si fanno, si costruiscono e si producono ogni giorno nel nostro Paese. Abbiamo recentemente scritto un manifesto che si intitola «Oltre la crisi»: se l'Italia saprà fare, l'Italia avrà spazi, numeri e opportunità per dare valore a tutte le straordinarie positività di cui a volte noi non abbiamo la sufficiente consapevolezza di disporne. Probabilmente, questo sarà un passaggio che dovrà permettere a ognuno di noi di avere maggiore contezza delle opportunità che questo Pag. 16straordinario Paese, utilizzando le cose che fa, le intelligenze e le volontà dei nostri uomini, ci garantisce. Questo potrà permetterci di guardare avanti con maggiore serenità e maggior fiducia, ciò che probabilmente in questo momento manca agli italiani.
  C’è bisogno, dunque, di utilizzare questo grande appuntamento, che ha nella tavola e nell'agroalimentare il suo punto di riferimento più importante. Come vi dicevo prima, nella mia veloce relazione, voi sapete quanto l'alimentare, l'agroalimentare e tutto quello che produce la terra e si trasforma in prodotto sia lo strumento principe dal quale si dovrà partire per l'Expo e, ripeto, come il mondo guardi a noi in questa direzione.
  È una straordinaria opportunità quella che noi abbiamo, da vivere non solo in quel momento ma da programmare prima per far sì che nel mondo ci sia la consapevolezza che l'Expo è un momento da vivere, al quale partecipare e al quale – mi auguro – assicurare una presenza di chi conta e di chi viene nel nostro Paese per capirne le emozioni e le magie, considerandolo un Paese nel quale investire, nel quale creare condizioni per il proprio sviluppo.
  Come utilizzare, quindi, gli strumenti che abbiamo per poterlo meglio promuovere ? Si parlava di «Explora», che è un'iniziativa per vendere nel mondo questo appuntamento. È nata una società che aveva la funzione di contattare i tour operator del mondo per cercare di vendere commercialmente l'appuntamento. Tuttavia, non ci sarà soltanto «Explora». Se qui parliamo di una società che l'Expo ha costruito insieme a importanti partner lombardi per avvicinare gli operatori del mondo, perché si attivassero per vendere con i loro mezzi questo appuntamento, credo però che sul tema della vendita dell'Expo nel mondo vi siano tante nuove opportunità e tanti soggetti che probabilmente si attiveranno anche in questa direzione. Mi auguro che i numeri che si ipotizzano – si parla di 25-30 milioni, me lo auguro – possano dare una risposta concreta per una ripartenza forte, grazie anche a questo avvenimento, del nostro Paese.
  Questo è il nostro auspicio e credo che sia l'auspicio degli italiani, di chi fa impresa, ma anche di chi governa il Paese, di chi ha la responsabilità di dare al nostro Paese nuove prospettive. L'Expo è un appuntamento che certamente ha queste fortissime motivazioni.
  Mi si chiede come possiamo cercare di tutelare i nostri prodotti dai tentativi di copiarli in modo maldestro. Credo che questo sia uno degli elementi sul quale dobbiamo fortemente soffermarci. Parliamo di un dramma enorme, non solo per chi fa le cose bene, ma anche per il Paese. La capacità di tutelare i nostri prodotti dalla contraffazione che avviene quotidianamente nel mondo è uno strumento dal quale non possiamo più prescindere e dobbiamo provvedere con politiche più forti di quelle che purtroppo abbiamo utilizzato finora.
  Credo che questo sia un compito di tutti. A mio parere, il laboratorio della vostra Commissione – che noi possiamo eventualmente arricchire di idee e di contenuti – deve essere uno strumento estremamente importante anche in questa direzione, al quale noi assicuriamo tutta la nostra disponibilità e la nostra collaborazione.
  Come costruire questo progetto e come questa cabina di regia lavorerà, onorevole Mongiello, sono questioni che riguarderanno le prossime settimane. Personalmente colgo un po’ di ritardo a questo riguardo. In Italia abbiamo la capacità, magari all'ultimo chilometro, di fare cose straordinarie, ma l'avvicinamento all'ultimo chilometro è sempre terribilmente lento, e lo è in una fase in cui, comunque, c’è una forte lentezza nel Paese nell'avere le idee chiare su cosa fare o cosa non fare all'interno dell'Expo.
  Ho girato l'Italia in questi mesi, da nord a sud, da est a ovest: non c’è angolo del nostro Paese in cui qualcuno non abbia un'idea da accostare all'Expo. Non credo che ciascuno degli 8.000 campanili riuscirà ad avere uno spazio di grande Pag. 17visibilità in questo appuntamento. Magari questo è nelle speranze di ognuno di noi, ma realisticamente non potrà essere così. In questo grande Barnum che sarà l'Expo parteciperanno 140 Paesi; credo che un cittadino che lo visiterà, dopo un giorno di ubriacatura per le miriadi di proposte, correrà a vedere cosa c’è dietro l'Expo. Probabilmente, l'Expo sarà un'opportunità per venire in Italia e questo è già molto importante. A parte questo, oltre l'opportunità di venire in Italia la prima, e magari la seconda o la terza volta, uscendo da quel grande contenitore ci sarà il bisogno di toccare con mano tutte le emozioni che noi sappiamo regalare, da nord a sud, non solo nelle regioni limitrofe. Certamente, le prime periferie geograficamente potranno essere un po’ più avvantaggiate, ma non credo che un cittadino del mondo che viene in Italia abbia il timore di un'ora di volo, di spostarsi di cinquecento chilometri, tanto più se proviene da un Paese attraversato addirittura da diversi fusi orari.
  Credo che l'Expo sia veramente un'opportunità per tutti, in modo particolare nell'ambito agroalimentare, dove si potrà dare spazio alle miriadi di esperienze positive che produciamo in questo settore. L'Expo sarà probabilmente un veicolo, un trampolino di lancio, una vetrina che ci permetterà finalmente di entrare nella conoscenza di un pubblico più globale. Questo sarà più facile se avremo la fortuna di utilizzare gli strumenti che dicevamo prima, ad esempio Google, che ci aiuteranno e consolideranno questi nostri percorsi. Non credo che Google abbia realizzato questo progetto per amore dell'Italia; l'ha fatto con la consapevolezza che qui c’è qualcosa di cui nessun altro in questo momento può disporre.
  Tuttavia, si tratta – questo è forse un limite che questa cabina di regia in questo momento non ha ancora sufficientemente affrontato – di definire insieme nel breve i passaggi, i percorsi e i progetti. Io sono in attesa che tutto questo avvenga. Certamente, le idee non mancano, e sono frutto anche dell'esperienza, del lavoro e di quanto abbiamo saputo diligentemente e anche con passione mettere in campo su questi temi in questi anni.
  Credo che oramai il tempo sia scaduto. Pertanto, nelle prossime settimane chiederemo, non solo all'Expo ma anche al Governo e a tutti coloro che hanno una funzione e una responsabilità in questa direzione, di definire politiche che avremo un tempo di dodici mesi per poter veicolare al meglio sul mercato globale e sui territori, per dare a tutti la consapevolezza dell'opportunità da cogliere.
  Per quanto riguarda le notizie di oggi su Linate, a dire il vero, onorevole, non le ho ancora lette e non so darle una risposta. Certamente il tema dell'Expo sta motivando grandi interessi sul piano infrastrutturale, sul piano dei trasporti e delle ambizioni che qualcuno avrà nell'utilizzare questi strumenti per avvicinare di più il mercato globale al nostro Paese.
  Spero che anche su questi temi non ci sia grande conflittualità ma ci siano certezze, perché solo in questo modo potremo avere, mi auguro senza alcuna guerra di campanile, strumenti di avvicinamento al nostro Paese che siano più adeguati a un evento come quello che noi ci auguriamo sarà l'Expo 2015. Quindi, è bene che lavoriamo insieme. Il nostro sistema, come ho anticipato, è disponibile, è pronto a mettere insieme dati, esperienze, capacità di lavoro, un patrimonio che credo – lo dico con la massima convinzione – sia unico all'interno del nostro Paese. Se abbiniamo la praticità e l'impegno nella quotidianità della nostra istituzione alla convinzione del vostro lavoro, credo che potremo andare oltre la crisi. Se l'Italia saprà fare l'Italia, ci sarà, anche grazie all'Expo, ma non solo grazie a questo evento, la speranza di poter costruire un Paese migliore.

  PRESIDENTE. Onorevole Antezza, se si limita a una domanda puntuale possiamo liberare il presidente.

  MARIA ANTEZZA. Voglio anche io ringraziare il presidente e il sistema camerale, aggiungendo l'apprezzamento per il Pag. 18lavoro che essa svolge e per la rete territoriale. Ho riscontrato positivamente la presenza, in questa relazione, di un'iniziativa molto importante, che anche nella scorsa e nelle precedenti legislature è stata a cuore di questo Parlamento. Mi riferisco alla dieta mediterranea e all'iniziativa che il sistema camerale ha messo in campo. Credo che questo elemento sia da portare all'appuntamento come valore aggiunto.
  Vorrei chiederle, presidente, se in realtà c’è stato un dialogo con le regioni. Parto dalla considerazione che il sistema camerale è radicato sul territorio ed è un'istituzione riconosciuta sul territorio. Parlo anche per l'esperienza personale che riguarda la città di Matera, dove la camera di commercio, con il suo presidente, ha portato avanti diverse iniziative con le istituzioni, a cominciare dalla regione. Poiché so che comunque il sistema delle regioni sarà presente all'Expo con almeno un'iniziativa, vorrei chiederle se è stato aperto un dialogo con le regioni per mettere a valore quel lavoro che già sul territorio si porta avanti, e lo si fa insieme, in modo tale da valorizzare lo sforzo e le risorse che si mettono a disposizione.

  FERRUCCIO DARDANELLO, Presidente dell'Unione italiana delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura (Unioncamere). Lei sa quanto il Comitato delle regioni è impegnato e quanto ha discusso su come partecipare o essere coinvolto su questo tema. Le nostre Unioncamere regionali dialogano ogni giorno, credo con la consapevolezza che, per il processo che dicevo prima, soltanto progettando e lavorando insieme – ognuno per la propria funzione ma insieme – si riescono a raggiungere determinati obiettivi.
  Ritengo che sia indispensabile proporsi congiuntamente anche in ambito dell'Expo medesimo, al di là delle politiche che potremo portare avanti fuori dell'Expo e per il dopo-Expo. La presentazione congiunta dell'economia di quei territori non può prescindere da una collaborazione fortissima tra le Unioncamere regionali e le regioni stesse.
  So che in questa direzione in ogni ambito del Paese si sta lavorando e credo che tra qualche settimana avremo modo di mettere a sistema tutte le azioni che si avviano, in modo da renderle omogenee. Ecco, penso che ci sia bisogno anche di omogeneità. In tal modo si presenterà un Paese che, nelle sue straordinarie diversità, ha pochi eguali al mondo e questo potrà diventare uno strumento dal quale ripartire.

  PRESIDENTE. Raccoglieremo gli stimoli di questa mattina, e soprattutto gli inviti rivolti ad accelerare verso un percorso definitivo le azioni che riguardano l'Expo, anche nel documento finale.
  Ringrazio il presidente Dardanello e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.35.

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