XVII Legislatura

XI Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Giovedì 21 maggio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Damiano Cesare , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPATTO IN TERMINI DI GENERE DELLA NORMATIVA PREVIDENZIALE E SULLE DISPARITÀ ESISTENTI IN MATERIA DI TRATTAMENTI PENSIONISTICI TRA UOMINI E DONNE

Audizione di rappresentanti del CNEL.
Damiano Cesare , Presidente ... 3 
Marzano Antonio , Presidente del CNEL ... 3 
Damiano Cesare , Presidente ... 6 
Gnecchi Marialuisa (PD)  ... 6 
Tripiedi Davide (M5S)  ... 7 
Damiano Cesare , Presidente ... 7 
Marzano Antonio , Presidente del CNEL ... 7 
Damiano Cesare , Presidente ... 7 

ALLEGATO: Documento depositato dal Presidente del CNEL ... 9

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CESARE DAMIANO

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti del CNEL.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impatto in termini di genere della normativa previdenziale e sulle disparità esistenti in materia di trattamenti pensionistici tra uomini e donne, l'audizione di rappresentanti del CNEL.
  Ringrazio per la presenza il professor Antonio Marzano, presidente del CNEL, accompagnato dal dottor Stefano Bruni, capo della segreteria tecnica, e dal dottor Valerio Gironi, portavoce.
  Avverto che gli auditi hanno messo a disposizione della Commissione un documento, del quale autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
  Do la parola al presidente Marzano, ringraziandolo ancora della presenza.

  ANTONIO MARZANO, Presidente del CNEL. Signor presidente, signori parlamentari, devo avvertire in premessa che, secondo il regolamento vigente del CNEL, queste audizioni si basano su documenti predisposti dalla Commissione di volta in volta competente, con l'approvazione dell'Assemblea.
  Oggi è un caso anomalo perché da quando è in corso la procedura di riforma costituzionale che, come sapete, alla conclusione comporterà l'abolizione del CNEL, l'Assemblea del CNEL non raggiunge – questa è la quinta volta – il numero legale. In altre parole, in queste condizioni i consiglieri del CNEL non partecipano nella misura necessaria al raggiungimento del numero legale.
  Dunque, quello che sto per dirvi, e che comunque è riportato nel documento che è stato distribuito, è detto a titolo personale. Prendetelo, se volete – e questo intende essere – come un atto di riguardo verso la Camera, ma è a titolo personale. Esso sostanzialmente si propone soltanto di informarvi su quanto sta facendo, ma soprattutto quanto ha fatto il CNEL sul tema che state trattando.
  Se il presidente mi consente, per sommi capi mi riferisco al documento che è stato distribuito.
  La diseguaglianza di genere in materia di lavoro assume in Italia alcuni tratti principali su cui il CNEL ha molto indagato. Sono fondamentalmente due i riferimenti che noi abbiamo utilizzato o messo in risalto. Il primo è il dato quantitativo: c’è una più alta disoccupazione per le donne rispetto agli uomini e, nonostante la maggiore tenuta dell'occupazione femminile negli anni della crisi – oggi avrete letto sul Corriere della sera il dato secondo cui una famiglia su otto in Italia si basa sul lavoro della donna – la quota di donne occupate in Italia rimane Pag. 4sempre molto inferiore alla media dell'Unione europea e il reddito femminile rimane minore del reddito maschile.
  Il secondo riferimento è un dato qualitativo o, se preferite, anche culturale, e riguarda la tipologia del lavoro femminile. Tale dato è influenzato dal fatto che l'insieme dei servizi alla famiglia – quale la cura della prole o l'assistenza agli anziani – viene erogato essenzialmente dalle donne e ciò le sottrae di più al circuito lavoro-produzione-fruizione di trattamento pensionistico.
  Sarebbe di sicuro interesse – e lo segnalo alla Commissione – un'analisi comparata di questi dati di fondo dell'Italia confrontandoli con la media europea. Tra l'altro, i due dati, quantitativo e qualitativo, si prestano addirittura alla costruzione di un algoritmo.
  Desidero esprimere l'apprezzamento più vivo per il programma dell'indagine predisposto dalla Commissione, che mi è stato cortesemente inviato. A questo punto, mi permetto di richiamare, come ho detto in premessa, quanto ha fatto il CNEL.
  Il Consiglio ha costituito un organo ad hoc denominato «Consulta per le pari opportunità», che è insediato presso la Commissione lavoro del CNEL e che è costituito da tutte le consigliere del CNEL e inoltre da esperti e rappresentanti delle forze sociali, con l'obiettivo di confrontare e portare a sintesi tra le rappresentanze sociali – le forze intermedie del Paese – le conclusioni in materia di impatto di genere della normativa esistente, le indagini settoriali sulle dinamiche del mercato del lavoro e sulla copertura degli ammortizzatori sociali.
  La Consulta ha organizzato con cadenza annuale un ciclo di seminari denominati «Stati generali sul lavoro delle donne in Italia», le cui ultime edizioni sono state dedicate all'analisi della congruità e degli effetti attesi dei principali provvedimenti legislativi in tema di valorizzazione della risorsa donna in Italia.
  Con più specifico riferimento alla valutazione della normativa previdenziale, secondo la dimensione di genere, nel corso della sessione 2012 è stata presentata la Relazione sugli ammortizzatori sociali predisposta dal Coordinamento generale statistico attuariale dell'INPS. Nella successiva e ultima edizione si è svolta un'approfondita analisi del mondo del lavoro femminile italiano, anche in un'ottica comparativa europea.
  Fra le criticità segnalate c’è l'assenza di strumenti di sostegno al reddito in grado di fornire sostentamento durante i periodi di disoccupazione e di ricerca attiva di un impiego; la persistente mancanza di politiche attive del lavoro, non soltanto di genere, ma in generale; e il rischio di alcune fasce di uomini e di donne di essere escluse dall'assicurazione sociale per l'impiego (ASPI) e dal lavoro nelle fasi adulte della vita lavorativa.
  In sostanza, la normativa esistente in materia di lavoro si mostra incapace, fino ad oggi, di tenere in conto la specificità della condizione femminile.
  Tra l'altro, uno degli effetti è appunto quello di determinare un reddito da pensione che mediamente per le donne risulta del 30 per cento inferiore a quello degli uomini. La mancanza di adeguate misure di conciliazione, non previste per esempio dalla riforma del Governo Monti, l'assenza di sostegno al lavoro di cura svolto dalle donne nella famiglia, la maggiore aspettativa di vita, che implica una vita più lunga, ma in stato di salute relativamente peggiore, sono tutti aspetti di un contesto che non è favorevole alla condizione femminile.
  Inoltre, il CNEL, insieme all'ISTAT, si è da anni fatto promotore del progetto cosiddetto «BES», benessere equo e sostenibile. Si tratta di un lavoro sugli indicatori della qualità della vita, che vi segnalo perché è una vera e propria svolta – parlo da economista – nel metodo di politica economica del Governo e del Parlamento. Il CNEL ha segnalato da che cosa dipende la qualità della vita dei cittadini italiani, quindi anche da che cosa dipende una qualità della vita non adeguata dei cittadini italiani. La segnalazione è stata fatta al Governo e al Parlamento: se vi preoccupate dei problemi degli italiani, tenete Pag. 5conto di questi indicatori che vi dicono dov’è che le cose non vanno. Ferma rimanendo ovviamente la sovranità del Parlamento nel tenerne conto o meno, è tuttavia un contributo che realizza una svolta, perché si tratta di indicare alla classe politica che cosa la gente si aspetta.
  Il 9 febbraio scorso, è stata presentata in Parlamento una proposta di legge recante disposizioni per l'utilizzazione degli indicatori della qualità della vita, che riprende gli spunti forniti dal CNEL nei suoi lavori e prevede, all'articolo 5, l'introduzione del bilancio di genere come forma di valutazione delle misure economiche e di spesa pubblica sulla condizione delle donne e sulle pari opportunità uomo-donna.
  Un'altra iniziativa del CNEL è la Relazione annuale al Parlamento e al Governo sui livelli e la qualità dei servizi erogati dalla pubblica amministrazione in generale. Nell'ultima relazione viene illustrato il quadro pensionistico secondo un'analisi di genere. Ne emerge, tra l'altro, che nella gestione pensionistica dei lavoratori dipendenti del settore privato la classe di pensioni di importo minimo – fino a 499 euro – riguarda il 34 per cento degli uomini e ben il 57 per cento delle donne, mentre la classe di importo massimo – 3.000 euro e oltre – riguarda il 3,4 per cento degli uomini e solo lo 0,2 per cento delle donne.
  Altre iniziative sono il disegno di legge di iniziativa del CNEL sulle statistiche di genere e il contributo dato dal CNEL al Comitato interministeriale per i diritti umani (CIDU), istituito presso il Ministero degli affari esteri.
  A partire dal gennaio 2014, il CNEL partecipa alle attività del gruppo di lavoro denominato «1325 ONG» finalizzato alla redazione del piano di azione nazionale su «Donne, pace e sicurezza» per gli anni 2014-2016. Il Comitato che lo redige è istituito presso il Ministero degli affari esteri e nella redazione del piano è stato recepito il contributo del CNEL, che fa ampio riferimento al disegno di legge di iniziativa del CNEL recante disposizioni in materia di statistiche di genere. In sostanza, il CNEL sostiene che, per capire meglio come vivono in Italia le donne, ogni rilevazione statistica dovrebbe essere fatta distinguendo i dati relativi alle donne da quelli relativi agli uomini.
  Il progetto di legge proposto dal CNEL sulle statistiche di genere, presentato con una conferenza stampa tenutasi presso il CNEL, alla presenza, tra gli altri, dei Vicepresidenti del Senato e della Camera dei deputati, è stato assegnato il 5 febbraio 2014 alla I Commissione permanente (Affari costituzionali) in sede referente e non è ancora stato discusso. Ve lo segnalo perché è un'iniziativa volta a capire meglio la condizione femminile in Italia, non solo per quanto riguarda gli aspetti pensionistici, ma in termini generali.
  Il progetto di legge ritiene di pressante attualità l'esigenza di adeguare la rilevazione, la produzione e la diffusione delle statistiche di genere in tutti gli ambiti dell'informazione per disporre in modo sistematico di una lettura di genere dei dati ufficiali: non più statistiche in cui uomini e donne sono considerati insieme, ma la previsione di un obbligo di produrre statistiche ufficiali distintamente per donne e uomini.
  Pur con la evidente crescita del ruolo delle donne nella società italiana, non si sono ancora rimosse alcune oggettive condizioni di discriminazione che ostacolano un'effettiva parità di genere, in termini sia di riconoscimenti professionali sia di pieno inserimento nel processo produttivo.
  Da molti anni queste sensibilità verso la condizione femminile sono portate dal CNEL a livello internazionale nell'ambito dell'AICESIS (Associazione Internazionale dei Consigli Economici e Sociali e delle Istituzioni Similari). A me, in quanto presidente del CNEL, è stata attribuita la presidenza della associazione, che riunisce i Consigli economici e sociali di numerosi Paesi (circa 70-80). In tale ambito sono stati portati, fra le tante trattazioni e analisi, gli studi che abbiamo svolto sulla condizione femminile.
  Con l'AICESIS il CNEL ha preso parte anche all'annuale sessione dell'ONU – Commission on the status of women, la Pag. 6sede in cui l'impegno a promuovere il dialogo e a potenziare la coesione sociale si coniuga con la lotta contro le diseguaglianze, prima di tutte quelle di genere.
  Infine, voglio ricordare il rapporto CNEL sul welfare 2013-2014. Questo rapporto, che è curato dalla Commissione per le politiche sociali del CNEL, reca una stima della spesa pensionistica, calcolata sulla base di un modello previsionale elaborato dal CNEL e dal CER, per valutare gli andamenti di lungo periodo delle prestazioni di invalidità, di vecchiaia e in favore dei superstiti, e, più ampiamente, delle prestazioni pensionistiche previdenziali.
  Da quest'ultimo lavoro del CNEL emerge la necessità di un nuovo quadro di valorizzazione del lavoro, che richiederebbe l'elaborazione di proposte capaci di riequilibrare i metodi di calcolo – le statistiche di genere – con particolare riferimento a questi aspetti: considerazione dell'intera vita contributiva, aumento e parificazione delle aliquote contributive, contributo generale per coprire i periodi di disoccupazione, andamenti demografici generali della popolazione italiana, contenimento delle diseguaglianze.
  Il modello CNEL-CER che ho citato stima risparmi di spesa pensionistica maggiori rispetto ai risparmi quantificati dal Governo e individua, tra le misure efficaci, la maggiore considerazione dell'anzianità contributiva e l'aumento dell'età per l'ottenimento dell'assegno di vecchiaia, soprattutto per le donne, nel settore privato.
  Questo è, a grandi linee, il lavoro che da anni svolge il CNEL, che si è concentrato su questo problema riguardante una parte importante della nostra popolazione che si trova in una condizione di diseguaglianza.
  Inoltre, attraverso il forum dei giovani, abbiamo affrontato anche la condizione giovanile. Anche i giovani, come emerge dalle statistiche, se non altro quelle sulla disoccupazione, vivono in una condizione di profondo disagio in Italia. Noi ce ne siamo fatti portatori perché il CNEL non è sensibile alla massimizzazione del voto – il voto è un problema vostro, non del CNEL – per cui si occupa di problemi che, essendo problemi di lungo periodo, sono qualche volta meno presenti nell'agenda della classe politica. Delle questioni di lungo periodo si occupa piuttosto il CNEL, che non ha l'esigenza di massimizzare il voto alla prossima scadenza elettorale. Dal momento che l'Italia è un Paese in cui le scadenze elettorali sono molto frequenti, l'orizzonte di breve periodo diventa preminente.
  Questo spiega perché il CNEL ha concentrato la sua attenzione su queste categorie deboli del Paese. Su tali argomenti vi sono numerose pubblicazioni a stampa e, rinnovando il mio compiacimento per il programma che avete predisposto come Commissione, è perfino ovvio che vi dica che ogni pubblicazione, che qui ho elencato sommariamente e che riteniate utile e di qualche interesse per i vostri lavori, è a vostra totale disposizione. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente, del contributo che ha offerto, anche se a titolo personale, ma con la sapienza di un collettivo autorevole.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARIALUISA GNECCHI. Ringrazio il presidente Marzano. Noi abbiamo proposto questa indagine conoscitiva perché siamo purtroppo convinti che tutta la scorsa legislatura ha penalizzato fortemente le donne, soprattutto dal punto di vista pensionistico.
  Il fatto che il comma 7 dell'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011 preveda che, con riferimento a coloro che sono stati iscritti ad una gestione previdenziale dopo il 1o gennaio 1996, se non si arriva con la pensione contributiva a maturare un trattamento pari a una volta e mezza l'assegno sociale, si vada in pensione a settant'anni, ovviamente – come anche voi riportate – comporta che la stragrande maggioranza delle donne andrà in pensione a settant'anni. Questo è uno dei motivi per cui stiamo facendo questa indagine conoscitiva.Pag. 7
  Ovviamente conosciamo i lavori del CNEL e, a maggior ragione, conosciamo i dati statistici relativi alle pensioni in essere. Quindi quello di cui avremmo veramente bisogno, da parte di un istituto come il CNEL, che peraltro nei propri lavori ha prestato particolare attenzione alla situazione discriminatoria che ancora purtroppo vivono le donne, è stato affrontato nell'ultima parte della relazione che abbiamo ascoltato (l'altra parte ovviamente la conosciamo, altrimenti non avremmo invitato il CNEL e non avremo promosso l'indagine conoscitiva).
  Ci interessa capire se ci sia qualcuno che sta lavorando al nuovo quadro di valorizzazione dei differenziali di genere uomo-donna rispetto alle diverse tipologie di lavoro, per potere individuare, quindi, quali proposte si possano presentare, ad esempio, per riequilibrare i metodi di calcolo, per la parificazione delle aliquote contributive e via dicendo. Questo è il motivo per cui stiamo facendo l'indagine conoscitiva, ossia capire, in qualità di legislatore, quali proposte fare per riuscire a correggere lo stato di fatto che conosciamo.
  Dal CNEL ci aspetteremmo un suggerimento in tale direzione.

  DAVIDE TRIPIEDI. Anche io mi associo alla domanda posta dall'onorevole Gnecchi e chiedo se avete un suggerimento o un consiglio da darci per migliorare la normativa vigente.

  PRESIDENTE. Do la parola al presidente Marzano per la replica.

  ANTONIO MARZANO, Presidente del CNEL. Onorevoli parlamentari, sono abituato a essere realistico quando esprimo una posizione. Come avete visto, il problema è all'attenzione del CNEL direi quasi da sempre, almeno da quando io sono presidente.
  Continueremo a lavorare su questo tema, però ricordate, per favore, la mia premessa generale: l'iniziativa governativa e quindi anche parlamentare – di fronte alla quale io mi inchino perché è una scelta politica – che prevede, secondo l'iter di riforma costituzionale, quindi con i tempi di questa riforma, l'abolizione del CNEL non favorisce il soddisfacimento di questo tipo di richieste. Come dicevo in apertura, è difficile perfino avere un'Assemblea che abbia il numero legale.
  Dal momento che ciò prima non si verificava, questa situazione è in qualche modo la conseguenza dell'iniziativa governativa sulla quale, essendo la stessa di natura politica, non posso dire nulla. Naturalmente ho le mie opinioni in merito, ma non è questo il momento per esprimerle. Tuttavia, tale iniziativa non favorisce la continuazione o, addirittura, l'intensificazione dei lavori del CNEL. Lo dico per essere realistici, poiché non mi piace fare promesse senza alcuna base di realtà.
  Continueremo a lavorare, però entro limiti che si sono molto ristretti negli ultimi anni.

  PRESIDENTE. Comprendiamo le difficoltà oggettive, ma ringraziamo comunque il presidente Marzano per la sua disponibilità e per la sua relazione.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.35.

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