XVII Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 18 di Lunedì 17 marzo 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE E SULLE PRINCIPALI PROBLEMATICHE IN MATERIA DI ENERGIA

Audizione di rappresentanti dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas.
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 3 
Bortoni Guido , Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas ... 3 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 8 
Crippa Davide (M5S)  ... 8 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 11 
Bortoni Guido , Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas ... 11 
Termini Valeria  ... 12 
Carbone Luigi , Componente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas ... 13 
Biancardi Alberto , Componente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas ... 14 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 16 

Audizione di rappresentanti del Gestore dei servizi energetici (GSE):
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 16 
Pasquali Nando , Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE) ... 16 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 17 
Pasquali Nando , Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE) ... 17 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 18 
Pasquali Nando , Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE) ... 18 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 18 
Pasquali Nando , Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE) ... 18 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 18 
Pasquali Nando , Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE) ... 18 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 21 
Vallascas Andrea (M5S)  ... 21 
Pasquali Nando , Presidente e amministratore delegato di GSE ... 21 
Lato Costantino , Direttore della Direzione statistiche e servizi specialistici ... 21 
Pasquali Nando , Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE) ... 22 
Lato Costantino , Direttore della Direzione statistiche e servizi specialistici di Gestore dei servizi Energetici (GSE) ... 22 
Pasquali Nando , Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE) ... 22 
Crippa Davide (M5S)  ... 23 
Pasquali Nando , Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE) ... 23 
Crippa Davide (M5S)  ... 23 
Pasquali Nando , Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE) ... 23 
Crippa Davide (M5S)  ... 23 
Pasquali Nando , Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE) ... 23 
Crippa Davide (M5S)  ... 23 
Pasquali Nando , Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE) ... 23 
Crippa Davide (M5S)  ... 23 
Pasquali Nando , Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE) ... 24 
Crippa Davide (M5S)  ... 24 
Pasquali Nando , Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE) ... 24 
Crippa Davide (M5S)  ... 24 
Pasquali Nando , Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE) ... 25 
Crippa Davide (M5S)  ... 27 
Sperandini Francesco , Direttore della Divisione operativa di Gestore dei servizi Energetici (GSE) ... 27 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 27 

Audizione di rappresentanti di Acquirente Unico Spa:
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 27 
Vigevano Paolo , Presidente e amministratore delegato di Acquirente Unico Spa ... 27 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 31 
Crippa Davide (M5S)  ... 31 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 32 
Vigevano Paolo , Presidente e amministratore delegato di Acquirente Unico Spa ... 32 
Crippa Davide (M5S)  ... 33 
Vigevano Paolo , Presidente e amministratore delegato di Acquirente Unico Spa ... 33 
Perla Ubaldo , Direttore della Direzione operativa di Acquirente Unico Spa ... 33 
Crippa Davide (M5S)  ... 33 
Vigevano Paolo , Presidente e amministratore delegato di Acquirente Unico Spa ... 33 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 34 

Audizione di rappresentanti del Movimento consumatori:
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 34 
Marzaioli Ovidio , Vicesegretario generale del Movimento consumatori ... 34 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 36 

Allegato 1: Documentazione depositata dai rappresentanti dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas ... 37 

Allegato 2: Documentazione depositata dai rappresentanti del Gestore dei Servizi Elettrici ... 49 

Allegato 3: Documentazione depositata dai rappresentanti di Acquirente Unico Spa ... 65 

Allegato 4: Documentazione depositata dai rappresentanti del Movimento dei consumatori ... 71

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ETTORE GUGLIELMO EPIFANI

  La seduta comincia alle 14.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla Strategia energetica nazionale e sulle principali problematiche in materia di energia, l'audizione di rappresentanti dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas.
  La delegazione dell'Autorità, che ringrazio, è qui presente ed è guidata dall'ingegner Bortoni, presidente, dalla professoressa Termini, dal dottor Biancardi e dal dottor Carbone.
  Abbiamo a disposizione cinquanta minuti di audizione. Le darei la parola, ingegner Bortoni, per la sua relazione illustrativa. Come al solito, seguiranno le domande e le richieste di chiarimento, a cui lei potrà rispondere.
  Do la parola all'ingegner Bortoni per lo svolgimento della relazione.

  GUIDO BORTONI, Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas. Grazie, presidente. Gentili onorevoli, ringraziamo innanzitutto questa Commissione per aver voluto invitare in audizione il collegio dell'Autorità su un argomento tanto importante quale quello della Strategia energetica nazionale. Questo collegio ha già contribuito più volte alla formazione della Strategia energetica nazionale del Paese, sia al Senato, sia dinanzi a codesta Commissione. I riferimenti delle relazioni e i nostri pareri sono nella memoria che depositiamo oggi.
  Anche oggi vogliamo offrire un contributo ai lavori di questa Commissione, specificando meglio quali siano, o quali dovrebbero essere, non tanto gli obiettivi e gli indirizzi della Strategia energetica nazionale del Paese, quanto le linee direttrici della regolazione energetica. Se volete, si tratta di un «di cui» della Strategia energetica nazionale, ma è un «di cui» molto importante, perché è quello del regolatore dell'energia.
  Come abbiamo già evidenziato in altre occasioni, è nostra convinzione che la definizione degli indirizzi e degli obiettivi di politica energetica competa esclusivamente al Governo e al Parlamento, mentre al regolatore indipendente spetta l'individuazione dei migliori strumenti tecnici per perseguire questi obiettivi.
  Nel seguito della memoria chiameremo SEN l'insieme delle politiche pubbliche di indirizzo di materie energetiche. Non necessariamente ci riferiamo con questo acronimo al decreto interministeriale dell'8 marzo 2013. Non darò lettura della memoria, ma credo sia opportuno fornire alcuni flash, assolutamente brevi, sui relativi capitoli. Parto, quindi, da pagina 3 del documento consegnato, con la governance.Pag. 4
  Nei settori energetici vi è una governance complessa e frammentata, multilivello, tra Stato, regioni ed enti locali. All'interno delle competenze dello Stato nell'energia vi è una compresenza di funzioni del Governo – prevalentemente dei due Ministeri dello sviluppo economico e dell'ambiente – e dell'Autorità di regolazione.
  Conoscete tutti, ragion per cui non mi dilungo, chi siamo in termini di Autorità per l'energia elettrica e il gas, nonché per il sistema idrico da pochi mesi in termini di nome e da due anni in termini di attribuzione. Voglio, però, sottolineare la complessità del modello di governance dei settori energetici. Questo può essere un livello o comunque un elemento di criticità per attuare il Piano guida della Strategia energetica nazionale, se tutti i soggetti coinvolti, come vi dicevo, in maniera complessa e anche frammentata non cooperano per il raggiungimento degli obiettivi.
  L'Autorità ha il delicato compito, come ho già accennato, di individuare gli strumenti tecnici ed economici più adatti a perseguire efficacemente e al minimo costo gli indirizzi di politica energetica che ci derivano dal Parlamento e dal Governo. Anche l'Europa, con le direttive del cosiddetto Terzo pacchetto energia, attribuisce al regolatore il compito di trasformare le politiche energetiche di ogni Paese in misure concrete. Peraltro, l'Autorità, tramite l'Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell'energia (ACER), costituisce un collegamento anche con gli organi di governo europei.
  Il livello di governance descritto in Italia opera in un contesto, quello energetico, che sta attraversando da vari anni un periodo di eccezionale cambiamento. Vi sono due macromovimenti: da un lato, vi sono l'armonizzazione e l'integrazione dei diversi mercati europei in un unico mercato, dall'altro vi è la direttrice sicuramente intrapresa per la riforma dei sistemi energetici europei verso assetti ambientalmente più sostenibili (pagina 4 del documento).
  La difficile coniugazione del binomio rigore e crescita è necessaria nel contesto congiunturale di crisi attuale. Questo tema richiede grande attenzione in due direzioni: la prima consiste nell'eliminare le inefficienze esistenti anche nei settori energetici, in modo da liberare risorse, la seconda nell'utilizzare le risorse liberate e quelle poche ristrette disponibili in modo selettivo. Ci permettiamo di sottolineare che regolare in tempi di crisi si può solo con un'aumentata e accresciuta selettività di intervento.
  Se guardiamo a un recente studio della Commissione europea, Costi e prezzi dell'energia in Europa, vediamo, ma lo sappiamo bene, che il prezzo finale dell'energia risulta sempre più determinato da scelte di politica industriale e ambientale che stanno progressivamente riducendo lo spazio lasciato al gioco del mercato. Questo fenomeno è nel nostro Paese conclamato e particolarmente vero nel settore elettrico. Nel gas fortunatamente non lo è ancora, ma in futuro potrebbe verificarsi a sua volta.
  Se ritorniamo al settore elettrico, notiamo la riduzione degli spazi lasciati al mercato e, quindi, al libero gioco tra offerta e domanda e l'ampliamento di quelli occupati da componenti di natura parafiscale, i cosiddetti oneri generali di sistema, che sono stati introdotti con provvedimenti normativi per il finanziamento di politiche pubbliche di varia natura.
  Per fornirvi un dato, il peso percentuale sulla spesa complessiva della famiglia tipo di questi oneri parafiscali è passato da poco più del 7 per cento a oltre il 20 ed è, quindi, triplicato nel giro di tre anni. Il gettito annuo a copertura di tali oneri ha raggiunto ormai le dimensioni di una vera manovra finanziaria, di oltre 11 miliardi nel 2012 e di quasi 14 nel 2013.
  Passiamo alle infrastrutture, alla fine di pagina 4 del documento consegnato. L'esigenza di conciliare lo sviluppo di un sistema di infrastrutture energetiche con l'obiettivo di ridurre il costo dell'energia richiede un approccio di regolazione ancora una volta guidato da criteri di selettività.
  A pagina 5 vediamo che inizialmente, qualche anno fa, nell'ambito della regolazione Pag. 5delle attività cosiddette regolate, a rete, di trasmissione, trasporto e distribuzione sia elettrica, sia gas, questo obiettivo di crescita industriale è stato perseguito con una modulazione e, quindi, con un incremento del rendimento riconosciuto sul capitale investito.
  Nel nuovo periodo regolatorio, 2014-2017 sul trasporto e 2014-2019 sulla distribuzione gas, il criterio della selettività dovrà essere, e lo è, adottato in modo da tradurre in meccanismi di remunerazione della capacità degli investimenti di fornire servizi realmente necessari al mercato, la cosiddetta regolazione output-based, basata più sulle performance di erogazione del servizio di queste reti piuttosto che sulla remunerazione, come si faceva in passato, in funzione dei fattori di input della loro attività.
  Vi faccio solo alcuni esempi di questa regolazione selettiva che abbiamo già introdotto. Nella distribuzione del gas è stato rimosso il meccanismo di maggiorazione della remunerazione sul capitale investito, il cosiddetto extra-WACC (Weighted Average Cost of Capital), ed è stata focalizzata la regolazione sulle performance effettive dei distributori.
  Nel trasporto gas nel corso del prossimo biennio sono previste procedure di mercato volte a verificare l'interesse da parte degli utenti e del mercato a utilizzare le grandi infrastrutture.
  Nella rigassificazione si prevede di limitare ai soli nuovi terminali che saranno dichiarati dal Governo strategici la garanzia di copertura dei ricavi che deve essere corrisposta solo in caso in cui l'infrastruttura abbia una ragione di essere costruita in termini di utilità sistemica, ossia per i consumatori.
  Abbiamo anche altri esempi in cui la regolazione output-based sta facendosi strada: le smart grid, le attività di gestione attiva delle reti di distribuzione, dell'attività di misura e del controllo della generazione elettrica distribuita.
  Andando a pagina 6, anche sugli smart meter quest'Autorità ha già impegnato molte risorse in termini di regolazione, per far sì che vi sia, tramite una progettazione pilota, una diffusione di questi dispositivi.
  Quanto all'energia elettrica, sempre a pagina 6, come ho già detto, nel settore elettrico la più grande novità di questi tre anni è stata la penetrazione delle fonti rinnovabili, che è stata caratterizzata da grande rapidità e, ahinoi, scarsa pianificazione. Queste fonti rinnovabili hanno avuto ricadute positive sui prezzi orari del mercato all'ingrosso. Va sottolineato che hanno ridotto il prezzo dell'energia elettrica all'ingrosso, ma hanno incrementato la necessità di provvedere costi di sistema per bilanciare e, quindi, per tenere in sicurezza la gestione del sistema.
  L'integrazione nel sistema elettrico di una quota crescente di generazione da fonti rinnovabili ha richiesto una revisione profonda, ancora in corso, dei meccanismi di funzionamento dei mercati. Ricordo, ma l'ho già accennato, che la riforma dei mercati elettrici è ancorata anche al processo di integrazione dei mercati europei, che deve completarsi entro la fine del 2014 sotto la presidenza italiana. Questo è un motivo ulteriore di impegno da parte di tutte le Istituzioni italiane a questo appuntamento.
  L'integrazione delle fonti rinnovabili e quella del nostro mercato con i mercati europei richiedono l'ampliamento della partecipazione alla fornitura dei servizi di rete anche da parte delle unità di produzione alimentate da fonti diversamente programmabili rispetto a quelle tradizionali.
  Leggendo a pagina 7, la regolazione di connessione degli impianti di generazione localizzati su reti di distribuzione dovrà essere adeguata proprio per evitare problemi di sicurezza del sistema causate da variazioni eccessive dei parametri elettrici.
  In una parola, in uno slogan, vi è la necessità di responsabilizzare tutti gli attori, inclusi i produttori di energia da fonti diversamente programmabili, perché essi costituiscono ormai un volume di energia, circa il 30 per cento nel mercato elettrico, che non può più essere considerato come una parte marginale, una fonte piccola, che non pone i suoi problemi. La riforma Pag. 6selettiva e responsabilizzante della regolazione nella direzione sopraindicata risponderà, pertanto, a una logica di corretta attribuzione di responsabilità e costi.
  L'Autorità ha fissato criteri e condizioni anche per la disciplina del mercato della capacità, il cosiddetto capacity market, che dovrebbe entrare in funzione dal 2017, e ha verificato poi positivamente le regole predisposte da Terna in materia di questo mercato. Il ministro dello sviluppo economico deve approvare questo schema finale, tenuto conto delle modifiche dell'Autorità. Nel frattempo, questo meccanismo di capacity market è stato valutato positivamente, come mercato tra i meno distorsivi del funzionamento dei mercati dell'energia da parte dell'ACER.
  Vi è anche una previsione, su cui stiamo lavorando, introdotta dalla legge di stabilità, per trovare dei sistemi di remunerazione in grado di fornire servizi di flessibilità, necessari ancora una volta a garantire la sicurezza del sistema.
  A pagina 8 parliamo del nuovo paradigma di definizione a livello sovranazionale delle regole. Da almeno due anni, come Italia e come italiani, non subiamo più le regole dell'Europa almeno a livello di regolazione, ma contribuiamo a farle. Io credo che dobbiamo essere tutti convinti di non smettere questo processo, che è assolutamente positivo. In ogni caso, l'insieme delle Istituzioni – ministero, Autorità, Terna, in sostanza tutte le Istituzioni coinvolte – deve essere in grado di partecipare attivamente alla definizione delle regole sui tavoli tecnici in sede europea.
  Cito anche, sempre in un ambito extranazionale, sovranazionale, ossia quello europeo, che il cosiddetto market coupling, cioè l'accoppiamento di tutti i mercati, dovrebbe essere operativo per la fine del 2014, in linea con le dichiarazioni del Consiglio europeo del 2011. Questo non è solo un obbligo, ma è un elemento che contiene diverse opportunità, tra cui anche la possibilità, una volta che i mercati saranno accoppiati, di esportare servizi di flessibilità da parte del parco termoelettrico italiano. Oltre all'ACER e ai tavoli europei segnaliamo anche che l'Autorità è il regolatore guida nell'iniziativa regionale per il Centro e Sud Europa.
  Quanto al gas, brevemente, il gas sta subendo da due o tre anni al proprio interno due grandi filoni di ristrutturazione. Il primo è la ristrutturazione profonda di tutti i mercati europei del gas. Il secondo è il cambiamento della struttura mondiale dell'offerta di gas. Questi due movimenti incidono tantissimo anche sul nostro mercato. Siamo in presenza di una fase profonda di rinegoziazione dei contratti a lungo termine per quanto riguarda volumi e prezzi da parte degli operatori che li detengono e ci si muove verso una maggiore concorrenza nel breve termine.
  In particolare, la regolazione sta affrontando queste trasformazioni senza perdere di vista la sicurezza di approvvigionamento del mercato gas, sempre attraverso l'utilizzo di strumenti di mercato e nell'ambito del mercato stesso. In questo senso, per fare giusto un esempio, per la prima volta quest'anno lo stoccaggio nazionale, in relazione all'allocazione della capacità, sarà effettuato tutto ad asta, andando a verificare per tabulas quali sono le valorizzazioni di mercato in termini sia di valore dello spazio di gas stoccato, sia di esigenze di flessibilità del sistema nazionale.
  Per concludere sul gas, una prima sfida è rappresentata dalla promozione della concorrenza e dell'efficienza nel breve periodo. In merito si segnalano il perfezionamento, all'inizio del 2014, di una Borsa del gas italiana gestita dal GME, ma anche la promozione della concorrenza di medio-lungo periodo attraverso l'aumento della contendibilità del mercato.
  In ogni caso, sottolineo ancora una volta l'esigenza nel settore del gas di stare ai tavoli europei per partecipare attivamente alla formazione delle regole. Diversamente, rimarremo, come Paese, la provincia del gas, situazione che è ormai solo nella nostra memoria e che spero continui a rimanere tale.
  Finisco parlando di un nuovo ruolo per i consumatori. Normalmente nelle Strategie energetiche nazionali non si dà molto Pag. 7spazio – sono a pagina 9 – alla parte della domanda. L'Autorità, invece, è intestata, secondo la legge istitutiva, della tutela del consumatore. I mercati alla vendita del dettaglio non hanno ancora raggiunto il grado di maturità atteso, con una percentuale ridotta di famiglie e di piccoli consumatori che sono passati al mercato libero, anche se un po’ di fermento e una maggiore dinamicità esistono negli ultimi anni.
  Con riferimento a pagina 10, è importante osservare che, attraverso l'attività di monitoraggio del mercato retail che conduciamo da un paio d'anni, noi rileviamo una perdurante asimmetria informativa tra venditori e clienti. Non sempre il piccolo consumatore sembra avere una capacità di scelta adeguata e in alcuni casi ha un atteggiamento poco orientato alla ricerca di opportunità sul mercato.
  Per far fronte a queste criticità l'Autorità si muove in due direzioni: da un lato, cerchiamo di promuovere un quadro di regole che sviluppi la concorrenza reale, che costituisce la prima forma di tutela principale degli interessi dei consumatori; dall'altro, cerchiamo di accrescere la capacità e l'attitudine dei consumatori a confrontarsi a tutto tondo con il mercato.
  In particolare, nella definizione del nuovo quadro regolatorio vi è un tema molto sentito, che è il tema dell'efficienza energetica e della gestione della domanda. Per la prima volta l'Europa guarda con grande attenzione, con la direttiva n. 27 del 2012, al lato della domanda. Stiamo recependo, come Italia, questa direttiva nell'ordinamento nazionale e questa occasione rappresenta un punto di svolta molto importante. Ovviamente, per consentire una partecipazione piena della domanda al mercato elettrico, dobbiamo fare, e qui abbiamo qualche esempio, passi importanti sul lato della disponibilità dei dati di misura, dell'accesso del consumatore a informazioni tempestive sui propri consumi, della confrontabilità e della qualità dei servizi offerti e della promozione della partecipazione attiva delle unità di consumo nei mercati energetici.
  Sul lato della domanda si assiste, quindi, a un'emancipazione, introdotta anche con la direttiva n. 27, della domanda stessa, che dovrebbe portare nuova aria di cambiamento nei mercati energetici. Il perseguimento di tale obiettivo, cioè di questa emancipazione della domanda, richiede altresì che il regolatore sviluppi, come dispone la direttiva, opportune strutture per il trattamento dei dati misurati di consumo di proprietà del cliente finale, assicurando la terzietà del trattamento rispetto agli operatori.
  Da questo punto di vista – leggo in fondo a pagina 10 – noi stiamo procedendo con una revisione delle tariffe elettriche domestiche. L'abbiamo avviata l'anno scorso con un percorso di due anni e arriverà al termine il 1o gennaio 2016. Nel frattempo abbiamo dato corso a una sperimentazione per le famiglie che utilizzano pompe di calore per il riscaldamento dell'abitazione di residenza in maniera esclusiva. Proviamo, quindi, la nuova tariffa aderente ai costi in questo modo.
  Con riferimento a pagina 11, l'ultima pagina, ricordo che noi siamo attivi sugli strumenti di supporto alle scelte e di trasparenza per il consumatore, che rappresentano tutta la parte ex ante funzionale alle scelte del consumatore, ma anche nel disciplinare la parte ex post, come le procedure stragiudiziali per risolvere i problemi nel rapporto tra clienti e venditori.
  Per fare un esempio, l'attivazione del Sistema informativo integrato come banca dati unica dei punti di prelievo potrà essere un punto di svolta anche per collegare in maniera più trasparente e diretta i diversi milioni di clienti elettrici e gas che devono interagire con il mercato. L'attivazione del sistema è preceduta da risultati positivi sull'affidabilità del sistema stesso di fronte ai grandi numeri, come dicono diverse decine di milioni di clienti.
  Abbiamo anche interventi orientati ad aumentare la capacitazione dei clienti finali e la loro fiducia nel mercato, come una maggiore trasparenza dei documenti di fatturazione, ossia la bolletta, un miglioramento della gestione dei reclami e la Pag. 8predisposizione di graduatorie reputazionali di affidabilità dei venditori al dettaglio.
  Abbiamo avviato un progetto, Bolletta 2.0, che sta avendo buoni risultati, con elevata partecipazione delle associazioni dei consumatori e dei venditori. Da questo punto di vista stiamo innovando e semplificando anche la bolletta.
  Vi ho già parlato della risoluzione stragiudiziale dei contenziosi. Noi vogliamo impegnare le associazioni dei consumatori a livello territoriale a fare un'assistenza più mirata e specifica ai clienti finali, in modo tale che possano essere esperite le procedure di mediazione e di risoluzione dei reclami.
  Finisco semplicemente sottolineando il nostro approccio all'emancipazione e all'accrescimento in tutti i modi, ex ante ed ex post, della capacità del cliente finale, con il nostro approccio di prossimità al cliente, in modo da aumentarne la fiducia e la consapevolezza. Avere un approccio di prossimità non significa scegliere per conto del cliente e, quindi, sostituirsi al cliente, ma neanche accondiscendere ad alcuni luoghi comuni oppure a prassi che non sono poi fondate su motivazioni fondamentali. Noi riteniamo che l'approccio della prossimità col cliente finale e con le sue associazioni sia la strada giusta da perseguire.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, Presidente Bortoni.
  Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  DAVIDE CRIPPA. Le domande da porre all'Autorità per l'energia elettrica e il gas sono numerose. Suddividiamole per temi. Ovviamente non pretendiamo una risposta subito, perché su alcune chiediamo dati analitici.
  Cominciamo dal CIP6 e dal relativo paniere. L'ultima modifica che è stata introdotta dal Parlamento accompagna verso un paniere del gas. Come mai c’è questo passaggio graduale e non un passaggio immediato al paniere del gas, che avrebbe portato a un maggior risparmio diretto ? Non mi sembra che ci siano vincoli contrattuali riferiti al paniere stesso. Il prezzo, sempre riferito al CIP6, si calcola su nove mesi all'interno dell'arco dell'anno. Qual è la motivazione per cui viene calcolato solo su nove mesi, anziché su dodici ?
  Sul Conto energia oggi siamo in grado di dire se abbiamo raggiunto la grid parity ? Per quali tecnologie e con che tempi di ritorno sui vari investimenti ?
  A proposito degli impianti non incentivati, è recente la novità che l'ENEL chieda un contatore di misura – parlo di ENEL in maniera magari impropria; diciamo il gestore di rete – anche per gli impianti non incentivati. Questo deriva da una vostra delibera e, se sì, quale sarebbe la ratio di tale delibera ? Si parla di impianti non soggetti ad alcun incentivo, ma per la cui connessione alla rete elettrica viene richiesto un contatore di misura in grado di misurare anche l'autoconsumo.
  Passiamo alla questione dell'interrompibilità, un argomento che mi sarebbe piaciuto vedere nella vostra relazione introduttiva. Sono anni che noi paghiamo quest'onere, un onere nato in un'epoca industriale, ahimè, lontana. Oggi continuiamo a pagarlo in termini di costo, mancando, però, a mio avviso, i presupposti di cogenza industriale e di fabbisogno di energia, che attualmente sembrano un po’ lontani rispetto allo scenario primordiale nel quale si è dato vita all'interrompibilità. So che voi avevate fatto un'analisi qualche tempo fa, neanche tanto tempo fa, in realtà. Chiedo, quindi, come mai non si possa dar seguito al criterio dell'interrompibilità.
  Ancora, passiamo alla questione dei pompaggi: come vengono considerati dall'Autorità ? In merito si apre una diatriba infinita. Sono accumuli o elementi di produzione ? Io li considererei accumuli, ma vorrei capire dove sta il nodo della questione.
  Sempre sui pompaggi, come potrebbero essere valorizzati nell'attuale contesto domanda-offerta ? Pag. 9Come mai oggi, pur essendo ubicati in alcune zone d'Italia, come in Sicilia e in Sardegna – ne abbiamo uno in ciascuna delle due grandi isole – questi pompaggi non vengono utilizzati nel momento in cui il prezzo dell'energia è addirittura inferiore allo zero e, quindi, andiamo in negativo come prezzo dell'energia ?
  Quanto alla rete smart, come può essere affrontata la questione degli utenti aggregati ? Immaginiamo di avere un condominio per la gestione energetica dei fabbisogni condominiali. Gli stessi condomini, esattamente come avviene oggi con la gestione del calore, ripartiscono sui singoli utenti i costi dell'energia elettrica. Avremmo, credo, potenzialmente una diminuzione della potenza impegnata. A questo punto, per esempio, con 10 utenti a 3 chilowatt di potenza impegnata si arriverebbe ad avere, razionalizzando, un contatore da 25 o 27, non certo uno da 30, per una questione di economia di scala. Questo potrebbe portare dei benefici sulla programmazione oppure no ?
  Ancora qual è la vostra idea di smart grid ?
  Come si dovranno ripartire i costi in investimenti per la realizzazione delle infrastrutture ? Oggi non riesco a capacitarmi di come ci siano impianti, per esempio, eolici in Puglia non connessi alla rete elettrica, benché si paghino gli incentivi sulla generazione, ma non una priorità di intervento da parte di Terna, laddove ci sono questi nodi, questi problemi da risolvere. In che modo questi costi di investimento e di realizzazione delle infrastrutture dovrebbero essere, a vostro avviso, ripartiti ?
  Andiamo avanti sempre sulla SEN. Come stanno affrontando i problemi, che immagino comuni alle FER, di gestione dei carichi di domanda e offerta gli altri Paesi ? Mi riferisco, quindi, alle fonti energetiche rinnovabili di difficile programmabilità. Come si stanno oggi attrezzando gli altri Paesi, per esempio la Germania ?
  Ritorno ancora alla questione dei pompaggi e agli schemi di remunerazione della riserva Enel-Terna. Chi regola oggi i rapporti tra Enel e Terna ? Secondo una pubblicazione che ci è stata consegnata da Enel, i circa 7 gigawatt di stoccaggio ipotetico di pompaggi sono a disposizione di Terna, ma Terna non li impiega. Vorrei capire in realtà che cosa viene remunerato tra questi accordi sui sistemi di pompaggio, se la disponibilità o il funzionamento.
  Questi sono contratti annuali, che entrano in servizio solo quando occorre. Pongo la domanda giusto per sgombrare il campo da dubbi paradossali che Enel non li faccia funzionare, laddove il prezzo dell'energia da produzione da fonti fossili verrebbe, ahimè, penalizzato. Se faccio funzionare di notte i pompaggi, a questo punto sto facendo concorrenza ai gestori di fossili e, quindi, magari alle centrali a carbone, che hanno una flessibilità scarsa. Lungi da me pensare che ci sia questa correlazione, ragion per cui chiedo a voi l'interpretazione corretta di questo fatto.
  Sui contatori elettrici – ahimè – a che punto siamo ? Nell'ultimo decreto-legge «Destinazione Italia» noi abbiamo inserito alcune condizioni spero positive per i consumatori. Il controllore che ancora oggi è il controllato, nel classico esempio di Enel Distribuzione, è un aspetto che mi lascia veramente perplesso. Quale sarà il vostro intervento su questo tema e in che modo penserete di agire ?
  Credo che la questione gas sia peggiore rispetto alla questione dei contatori ex Enel. Oggi con gli strumenti di misura non è possibile fare, per esempio, la telelettura. Essa è di difficile attuazione, anche perché i contatori sono sempre ubicati in zone difficilmente raggiungibili anche da segnali GPS. In che modo ci si approccia al sistema della telelettura dei contatori a gas e anche alla sostituzione di quei contatori a membrana che dovrebbero ancora esistere in poche condizioni ? Avete anche un'informazione sui numeri ? In che modo, a questo punto, bisognerà sottoporre a verifica periodica sia i contatori elettrici, sia quelli a gas ? Inoltre, ho un dubbio amletico: come mai il prezzo dell'energia non riflette l'andamento del prezzo in borsa ? Anche nel provvedimento «Destinazione Italia» si è tentato di Pag. 10spostare i consumi del consumatore laddove l'energia costi meno, ma, ahimè, io temo che le distorsioni del mercato siano sempre più forti.
  Vorrei capire da voi quali sono le motivazioni per cui non ci sia innanzitutto un passaggio al mercato libero. L'Acquirente Unico mantiene i suoi numeri ben saldi: non cambierò mai dal servizio di maggior tutela al mercato libero, perché credo che non ci siano le condizioni di trasparenza, non conoscendo il mio profilo di consumo orario. Da qui torniamo «a Bomba» sulla Bolletta 2.0. Nel momento in cui io effettivamente fornirò al consumatore uno strumento adeguato, egli sarà in grado di poter valutare se gli conviene cambiare.
  Un'altra questione è legata alle reti. Voi facevate un riferimento alla remunerazione della rete di distribuzione e dei rigassificatori. Mi chiedo se possa essere lasciata al Governo la responsabilità di decidere che cosa sia strategico e che cosa no. La domanda che faccio è la seguente: oggi il TAP arriva come un'infrastruttura privata, su cui il Governo italiano si è solo prodigato in contratti internazionali, ragion per cui al momento pare non aver messo sul piatto della bilancia alcun euro di capitale nazionale. Questa è, però, un'infrastruttura privata, che porterà teoricamente del gas all'interno delle nostre reti infrastrutturali. Visto che voi facevate un ragionamento sulla remunerazione della capacità di distribuzione, vorrei capire se anche questa infrastruttura verrà incentivata su questa capacità di distribuzione. Inoltre, chiedo se non sarebbe più opportuno fare una mappatura strategica e in base all'ubicazione capire quali siano le necessità. Ahimè, credo che stiamo andando verso un panorama europeo di deregolazione totale. Basta guardare il rigassificatore nell'Adriatico, in zona Rovigo-Trieste, e quello famoso della Repubblica croata. Ci andiamo a fare concorrenza nel giro di cento metri, probabilmente.
  Passiamo alla questione del capacity payment, di cui al decreto legislativo n. 379 del 2003. Ho visto che voi avete fatto un riferimento su questo punto. Io mi chiedo perché non debba finire il capacity payment di cui al decreto n. 379 del 2003. A questo punto, visto che nella legge di stabilità è stato cambiato il panorama del capacity parlando di flessibilità e, quindi, escludendo le centrali a olio, che hanno tempi di messa in funzione molto più lenta, io, forse un po’ ingenuamente, credevo che il decreto n. 379 andasse a morire, intervenendo un capacity payment più reale, che dovrebbe servire almeno agli impianti a gas metano. Vorrei capire se, invece, secondo voi, rimarranno in piedi tutti e due i sistemi e, quindi, se pagheremo le centrali a olio combustibile e a carbone, laddove ce ne siano di remunerate, mettendo quindi in discussione tutto il concetto di flessibilità.
  Un'altra questione riguarda l'efficienza energetica. L'ultimo passaggio sulle ESCo (Energy Service Company) mi induce a porre alcune domande. L'efficienza prima o poi diventa un parametro da misurare e soprattutto alcuni contratti oggi vengono fatti con i condomini su un'ipotesi di risparmio. Questa ipotesi di risparmio, ovviamente, è poi soggetta a metodologie di calcolo le più disparate. Da ex professionista del settore vedo sempre che chi le propone sceglie un metodo di calcolo che lo cautela e che lo tiene ben lontano da inverni rigidi, mentre non tiene conto di inverni miti come quello di quest'anno. Avete una linea di intervento anche sull'efficienza energetica e, se sì, quale dovrebbe essere ?
  Chiudo con due ultime domande che riguardano il servizio di telelettura. Scusate se torno sui contatori. È ipotizzabile che ancora oggi ci siano dei gestori – vedasi per esempio l'azienda municipalizzata di Roma – che fanno pagare un servizio di telelettura ? Questa è una domanda.
  Il servizio di telelettura è, ovviamente, pagato in bolletta. A questo punto, perché l'utente non beneficia di questo servizio ? Che strumenti avete voi per fare questo tipo di controlli ? Mi sembra che ogni tanto vi troviate senza gli strumenti adeguati per intervenire, nel senso che potete Pag. 11fare un'azione per sollevare un problema e segnalarlo, ma poi da anni la municipalizzata attua questo tipo di sistema e si va avanti così. In alcuni casi, infatti, è veramente difficile l'attribuzione del segnale, mentre in altri bisogna capire quale sia il problema.
  Infine, c’è la questione del teleriscaldamento. Mi riferisco alla questione delle reti di teleriscaldamento, sbandierate sempre da destra a sinistra, forti sempre dell'appoggio dei grandi operatori di mercato, quali Iren e altri. Oggi ci sono i primi impianti a terra di riscaldamento, in zona cuneese, che lamentano dei problemi seri. La rete oggi è privata. Questa infrastruttura privata consente di legare i clienti vita natural durante, cioè per sempre, perché a questo punto non sarà mai più conveniente per il condominio svincolarsi da questo sistema.
  Arriviamo, quindi, al paradosso che in queste zone sta accadendo un fatto delicatissimo, soprattutto per l'efficienza energetica: i singoli condomini stanno rivalutando di ritornare ai sistemi di generazione, o individuali, o collettivi di condominio, perché il sistema costa molto meno rispetto al servizio di teleriscaldamento. Preso per buono che dopo un po’ l'infrastruttura è ovviamente ammortizzata, vorrei capire se ci sono strumenti di controllo delle distorsioni del mercato per far sì che in un regime di assoluto monopolio di fornitura del calore non si ottenga il beneficio opposto.
  Sempre con riferimento a questa condizione, ci sono alcune regioni che hanno – io spero sempre in maniera ingenua, un po’ da sprovveduti – vincolato l'impiego delle rinnovabili all'impiego del teleriscaldamento. Laddove era prevista una data percentuale di acqua calda sanitaria da fonti rinnovabili, questa poteva essere commutata con l'impiego del teleriscaldamento.
  Capite che anche questo vuol dire obbligare un soggetto a rimanere per sempre legato alla fornitura da teleriscaldamento. Laddove dovesse staccarsi, infatti, dovrebbe rifare l'impianto condominiale per soddisfare una norma di efficienza energetica che aveva bypassato con l’escamotage regionale. Credo che questo diventerà un vero problema da gestire nei prossimi anni.
  Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Le domande sono tante. In qualche punto può riservarsi di presentare un approfondimento scritto. Possiamo avere ancora 15-20 minuti. Se poi c’è qualche cosa da approfondire, si può fare anche per scritto.
  Do la parola al Presidente Bortoni per la replica.

  GUIDO BORTONI, Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas. Io ringrazio di questa possibilità di approfondire in maniera scritta alcune questioni. Anche con l'aiuto dei miei colleghi farei una velocissima replica. Parto dal fondo. Mi sono segnato quattro temi in particolare. Poi magari passerò la parola ai miei colleghi. Me la caverò molto velocemente.
  Sul teleriscaldamento abbiamo rappresentato il tema anche in Parlamento. Riteniamo che questo debba essere un settore regolato, cosa che oggi non è. C’è un dibattito su «regolato sì, regolato no». Proprio per gli esempi che faceva l'onorevole Crippa riteniamo che, al di là di tutte le considerazioni che si possono fare, vi siano due argomenti importantissimi per il teleriscaldamento, che sono un po’ trascurati e che richiedono una regolazione.
  Il primo riguarda la tutela dell'utente teleriscaldato. Oggi tutti gli studi e i dibattiti trascurano questa possibilità. Ricordo, però, che la direttiva n. 27 del 2012 la prevede.
  In secondo luogo, non dimentichiamo che l'Europa stessa, sicuramente a seguito di una moda, o comunque di un uso da parte dei Paesi nordici, sta spingendo molto sul teleriscaldamento. È chiaro che per un Paese come l'Italia, mediterraneo, questo rileva solo nel Nord Italia, ma l'Europa ci sta spingendo in questa direzione. La regolazione, come è normalmente, può essere anche uno strumento di Pag. 12attuazione delle politiche energetiche sulla materia del teleriscaldamento, che sono impostate dal Governo e dal Parlamento.
  Sulla telelettura, sulla fatturazione e sul caso romano in particolare, non so se noi abbiamo strumenti non adeguati, oppure se vi sia tanto da guardare. Abbiamo iniziato l'anno scorso, e li stiamo concludendo, diversi procedimenti sanzionatori per guasti nella fatturazione, le cosiddette bollette pazze. Tali procedimenti si stanno concludendo con proposte di impegni della società, anche in termini di non installazione di contatori teleletti. Abbiamo appena aperto un procedimento a questo proposito.
  Lei citava i contratti con i condomini e chiedeva se possiamo fare qualcosa circa le convenzioni che verrebbero stipulate prudenzialmente sempre pro una parte e contro l'altra. Sull'efficienza energetica dico solo una cosa: speriamo che il recepimento della direttiva n. 27 riattribuisca al regolatore alcune competenze molto importanti che avevamo negli anni passati e che sono state sottratte al regolatore dall'inizio del 2013. Mi riferisco, per esempio, alle schede tecniche e ai progetti a consuntivo. Ora il regolatore, prima del recepimento della direttiva n. 27, è solo titolare della copertura tariffaria dei certificati bianchi. Semplificando, in questo caso abbiamo davvero una pistola scarica, se si vuole usare questa metafora. Chiediamo, quindi, al Parlamento di provvedere, nell'ambito del recepimento della direttiva n. 27, a un potenziamento delle attribuzioni all'Autorità, come avviene in tutti i Paesi europei.
  La stessa direttiva n. 27 prevede un grande ruolo per i regolatori per una ragione molto semplice, che non è questione di parrocchie o di poteri: l'efficienza energetica si fa sulla domanda, non sull'offerta. L'Autorità per l'energia elettrica e il gas è attiva sul lato domanda, sul lato consumatori, ragion per cui è il soggetto meglio deputato a fare questo.
  Finisco con il capacity, mercato oppure sistema transitorio. In realtà, il decreto legislativo n. 379 del 2003 prevedeva due sistemi già da allora, il cosiddetto sistema transitorio e il sistema a mercato della capacità finale. Del sistema mercato ho detto qualcosa. L'abbiamo praticamente definito. Serve un imprimatur del ministro dello sviluppo economico, che speriamo arrivi presto, anche perché quello del capacity market è un sistema che sta per avere degli esempi simili, negli altri Paesi europei. In Francia vi è un sistema simile, come in Inghilterra, e in Germania ne stanno definendo uno molto vicino a questo. Non si vede perché l'Italia, che è un Paese forte come questi, con sistemi energetici molto importanti, non si debba dotare di un capacity market.
  Poi vi è il sistema transitorio, come sapete, definito nel 2004, in maniera tipica di quell'epoca, cioè in modo impreciso. Adesso, con i servizi di flessibilità, entrambi i sistemi sono stati integrati e, quindi, il transitorio avrà una parte di servizi di flessibilità e il capacity market sarà integrato e funzionerà dal 2017 premiando anche i servizi di flessibilità. Non è questione di abbandonare il transitorio. Entrambi sono integrati da questo nuovo servizio, che è quello della flessibilità.
  Mi fermo qui, e su gli altri punti passo la parola ai colleghi.

  VALERIA TERMINI, Componente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas. Risponderò con la stessa modalità molto rapida e sintetica. Affronterei tre aspetti che sono stati citati dall'onorevole Crippa e non ripresi nell'intervento del presidente Bortone.
  Il primo riguarda le smart grid. Lei ci chiede che idea abbiamo delle smart grid. In realtà, noi abbiamo l'idea che è stata definita in Europa dall'ACER (Agency for the Cooperation of Energy Regulators), ed è quella di avere reti che consentano un flusso di energia bidirezionale con due aspetti, uno bidirezionale e l'altro che coinvolga tutti i soggetti della filiera nelle diverse funzioni della rete. Questa è la definizione che abbiamo adottato in sede europea e che abbiamo fatto nostra, come Autorità italiana. Che cosa significa ? In due parole, come è senz'altro ben a vostra conoscenza, per i produttori TSO (Transmission Pag. 13System Operator), le grandi reti, e DSO (Distribution System Company), ossia distributori, venditori e consumatori, il passaggio che la smart grid consente con investimenti ad hoc è quello di renderli corresponsabili di alcune funzioni che erano tradizionalmente in capo, con il vecchio sistema, solo ai TSO, ossia solo alla rete di trasmissione nazionale. Per esempio, mi riferisco al bilanciamento e al dispacciamento. In questo modo tali soggetti diventano attivi. Distributori che prima erano solo passivi e che non avevano questa funzione di riequilibrio ora diventano necessariamente attivi e, di conseguenza, anche consumatori.
  Lei chiedeva, in un'altra domanda, come si comportano gli altri Paesi nei confronti delle FER, in particolare la Germania, laddove la produzione di energia elettrica da fonti difficilmente programmabili è distribuita sul territorio. I consumatori che diventano anche produttori – noi li abbiamo definiti prosumer, in modo un po’ folkloristico – devono essere corresponsabilizzati, passando attraverso i distributori, nell'equilibrio del sistema. Ho esposto la questione in modo molto sintetico, naturalmente.
  Questo aspetto si collega necessariamente col secondo tema che lei ha toccato e che io richiamo, che, in quest'ottica, è quello dello smart metering, cioè dei contatori. Essi sono anche, ma non solo, strumenti che consentono, grazie all'applicazione delle tecnologie informatiche, una maggiore consapevolezza, ma soprattutto la lettura in tempo reale, con le conseguenze che noi conosciamo e che sono state più volte richiamate sulla terzietà della gestione dei dati.
  Si tratta di conseguenze importanti, perché consentono, da un lato, la bolletta trasparente, la bolletta 2.0 – di cui forse altri parleranno – e, dall'altro, anche la possibilità di scelta, conoscendo in tempo reale la propria lettura, ma anche la prevedibilità di consumo o eventualmente di produzione di energia elettrica decentrata.
  L'ultimo aspetto, il terzo, che vorrei toccare brevemente è quello che riguarda una sua affermazione molto forte: l'Europa sembra essere ormai deregolamentata per quanto riguarda gas, rigassificatori e reti.
  Temo di dover dissentire da questa sua posizione. In realtà, darei una sfumatura leggermente diversa. Lei ha citato giustamente l'esempio del TAP. Di fatto le direttive – alcune in questo momento ancora nel processo di comitologia e altre già approvate; mi riferisco, per esempio, al Blue Book per il finanziamento delle reti e dell'incremento delle reti – hanno una metodologia che è di qualche interesse e di cui più volte abbiamo parlato in Autorità.
  Tale metodologia prevede una pianificazione centralizzata, che è quella europea, che identifica i corridoi prioritari, i cosiddetti CPI, e gli interventi infrastrutturali strategici. Definita la strategia europea, essa associa poi alcuni elementi che noi chiamiamo bottom-up, cioè di mercato. Un corridoio considerato strategico e di rilievo viene poi sottoposto alla cosiddetta open season, cioè a un'asta in cui i possibili fruitori di questa rete sono chiamati, con varie procedure, a definire il loro interesse, prima non vincolante, poi vincolante, alla partecipazione e addirittura al finanziamento di un'infrastruttura.
  Questo non significa deregolamentare, ma associare un elemento di pianificazione, se mi si consente la rapidità del termine, a un elemento di attenzione al mercato e, quindi, alla domanda di utilizzo di queste reti.
  Questo è solo uno degli esempi, ma naturalmente tutto ciò che riguarda i network code, ossia i codici di rete – il presidente li ha citati e ne è riportata una decina nella nostra relazione – rappresenta una previsione di regolazione, per esempio, per il trasporto transfrontaliero del gas. Sfumerei, dunque, la sua visione di totale deregolazione europea.
  Mi fermo qui e passo la parola ai miei colleghi.

  LUIGI CARBONE, Componente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas. Continuando sempre con le domande poste dall'onorevole Crippa, vorrei riprendere il Pag. 14suo appunto, onorevole, sulla parte del consumatore, su come incoraggiare il consumatore a monitorare meglio e a essere più consapevole dei suoi consumi, e, quindi, anche sull'aspetto della bolletta, che in effetti merita forse un approfondimento.
  Premetto che il punto che lei aveva colto è esattamente quello che ha ispirato l'Autorità nella riforma della bolletta, affinché essa possa essere uno strumento per il consumatore per capire meglio cosa consuma e anche, direi, cosa ha contrattato. Oggi, infatti, avendo uno schema di bolletta rigido sia per le bollette del mercato tutelato, sia per le bollette del mercato libero, il consumatore non si ritrova neanche nel contratto che ha fatto e questo certamente non incentiva allo switching.
  Nell'operazione che l'Autorità ha avviato c’è innanzitutto un cambio di metodo. Prima del documento di consultazione, che adesso è pubblico, c’è stato un momento di ascolto, di audizioni, se vogliamo anche anomalo da un punto di vista procedimentale, cui hanno potuto partecipare anche singoli cittadini, oltre a tutte le associazioni dei consumatori e degli operatori. Da queste audizioni sono emerse alcune indicazioni importanti, che sono confluite in questo documento, che adesso è in consultazione in modo più rituale.
  Il primo dato che sarà esposto nel documento consiste nel fatto che si passa dalle 8-10 pagine attuali a 1-2 pagine, con un quadro molto chiaro. Si mostrano alcuni schemi esemplificativi di come potrebbe essere la bolletta. In primo luogo, si fa capire che cosa si paga e si vede che, per esempio, la parte della materia prima è sì e no la metà di ciò che si paga nel complesso. Tutto il resto, come diceva prima il presidente, è fiscale o parafiscale.
  Un altro punto su cui si insiste è la chiarezza della terminologia. Magari, invece di parlare di servizi di vendita o di servizi di rete, si può parlare di spesa per l'energia. Anche questo dovrebbe aiutare.
  Poi ci sarà in fondo, quale che sia il tipo di layout che si sceglie, come auspicava lei, un quadro sui consumi effettivi che dovrebbe invitare e incoraggiare il consumatore a migliorare il proprio comportamento.
  Si tengono a parte, cosa che oggi effettivamente può destare delle confusioni, in un altro quadro, i cosiddetti ricalcoli o conguagli, che dir si voglia, dove ci sarà un obbligo specifico di motivazione. Ritorniamo, quindi, anche alla telelettura. Anche se c’è la telelettura, si specificano i disguidi che possono aver portato a questo tipo di ricalcolo. Questo permette al consumatore di focalizzarsi sulla criticità ed evidentemente di poterla affrontare con un sistema di reclami o di conciliazioni, che è quello cui il presidente aveva accennato prima.
  Al versante gas ha già accennato la professoressa Termini. Non abbiamo ancora la telelettura. Così chiudiamo sul lato consumatori.
  Oltre a quanto la professoressa ha già detto piuttosto esaurientemente, è interessante il fatto che sul gas, che lei diceva effettivamente essere critico perché non ci sono ancora le teleletture, l'Autorità si stia muovendo con un metodo che noi pensiamo sia quello giusto, quello sperimentale: invece di partire con un piano di investimenti che potrebbero poi portare a degli stranded cost, si è avviata una fase sperimentale che dovrebbe approfondire quali sono i progetti migliori.
  In queste gare vengono premiate anche le potenzialità più avanzate che può avere la telelettura gas, per esempio quella multiservizi, ossia quella che valorizza la connessione forte tra la misura e i servizi di TLC. Se con una card riesco a leggere, oltre al gas, anche l'acqua o il parcheggio cittadino, questo tipo di progetti sperimentali sarà quello più premiato dall'Autorità. Bisogna muoversi per gradi, però, altrimenti si rischia di sbagliare strada.

  ALBERTO BIANCARDI, Componente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas. Riprenderei l'ultima cosa che ha detto il mio collega Carbone, il quale ha fatto riferimento ai progetti pilota che noi stiamo varando per cercare di capire dove Pag. 15vada la tecnologia. Ci sono segnali che stiamo interpretando sia sul monoservizio, sia sul multiservizio.
  A integrazione dei progetti pilota a cui ha fatto riferimento Luigi Carbone, in chiusura dell'anno scorso abbiamo comunque ribadito che per il gas, per il quale il problema della misura è assolutamente allarmante – ci sono alcuni punti in cui si misura male – almeno per i maggiori distributori e almeno per alcune aree in cui essi sono attivi bisogna varare rapidamente un Piano di installazione. Noi abbiamo fatto questo individuando criteri asimmetrici di copertura sul totale della clientela servita in capo agli operatori di maggiore dimensione.
  Il fatto è che, poiché la misura, per una questione proprio di scala, va concentrata in alcuni punti in modo omogeneo, tanto varrebbe prendere un quartiere di Roma o di Milano e cambiare tutti i contatori, oppure varare un sistema di telelettura omogeneo. Diversamente non si va da nessuna parte.
  Con le nuove regole noi ci stiamo confrontando con i distributori, almeno per i punti in cui sono maggiormente concentrati gli utenti gas, per fornire una risposta rapida. Da lì ci aspettiamo anche che l'offerta e la produzione di misuratori facciano un salto tecnologico, di cui si sta parlando ormai da molto tempo, e che si possa rapidamente passare a una sostituzione di misuratori su tutto il campo.
  Un'altra cosa che volevo dire, sempre molto rapidamente, per riprendere le domande che lei ci ha posto sul tema della grid parity e dell'aggregazione di nodi utenti, è che noi, come regolatore, non possiamo essere contrari o favorevoli ad alcuna tecnologia. Stiamo cercando semplicemente di fare l'arbitro e di fare in modo che nessuno incontri ostacoli.
  Quando si fanno discorsi come quello cui lei ha fatto cenno sulla grid parity, bisogna tenere conto che ormai più della metà del prezzo che viene pagato per il chilowattora non è dovuto alla produzione del chilowattora stesso. Mettendomi in uno scenario estremo, se noi consentissimo a tutti indifferentemente di autoprodurre o di comprare l'energia dalla rete, se consentissimo a tutti ipoteticamente di aggregarsi e, quindi, di decidere liberamente se comprare energia dalla rete o autoprodursela, creeremmo almeno un doppio spiazzamento: faremmo in modo, forzatamente, che chi si autoproduce energia possa pagare soltanto il 50 per cento di quello che viene autoprodotto dell'energia stessa. Questo vuol dire che tutti gli incentivi, tutta la parte dei servizi di bilanciamento e tutto ciò che rientra nell'altro 50 per cento andrebbe scaricato sull'altra parte della clientela, che, non decidendo in tal senso o non avendo la possibilità di autoprodursi l'energia, sarebbe costretta a pagare l'incentivazione.
  Sto ponendo questo come scenario estremo, che però creerebbe un divario crescente fra quelli che hanno la possibilità o la capacità di autoprodurre l'energia e tutti gli altri. Questo non è soltanto un favore che, come regolatore, noi faremmo ai produttori esistenti, per il semplice fatto, e perciò parlavo di doppio spiazzamento, che alcuni incentivi – penso ai 13 miliardi a cui ha fatto riferimento Guido Bortoni – andrebbero comunque pagati. Ciò significa che chi non autoproduce deve pagare anche per chi autoproduce.
  Inoltre – di qui il riferimento al mercato della capacità, cui abbiamo fatto più volte cenno – poiché gli impianti che servono per mantenere bilanciata la rete servirebbero comunque, anche questi andrebbero pagati. In uno scenario come quello cui ho fatto riferimento io anche questi andrebbero pagati quasi integralmente soltanto da chi non può o non è in grado di autoprodursi l'energia.
  Quello che stiamo cercando di fare noi è trovare un giusto bilanciamento fra la libera iniziativa del consumatore, che può essere anche indubbiamente un volano industriale di produzione e di sviluppo delle nuove tecnologie, e l'esigenza di equità ed efficienza. Un mercato troppo duale rischierebbe di essere estremamente penalizzante per una parte della clientela. Probabilmente andrebbe a colpire i meno capaci e i meno ricchi tra la popolazione, Pag. 16ossia quelli che non hanno il modo di autofinanziarsi l'ingresso nelle nuove tecnologie.
  Io mi fermerei qui. Ci sarebbero tanti altri spunti, ma penso che vi manderemo il resto delle risposte per iscritto.

  PRESIDENTE. Avete risposto almeno a otto o nove domande. Sulle altre, se vorrete, potrete cortesemente inviarci una risposta scritta. Ho visto che avete preso nota di tutte le domande, che comunque risulteranno anche dagli atti parlamentari. Eventualmente, se sulle altre domande c’è qualche approfondimento da fare, sarà molto utile che ce lo comunichiate anche ai fini della nostra inchiesta sulla SEN, che si dovrà concludere con l'approvazione di un documento conclusivo.
  Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas (vedi allegato 1).
  Nel ringraziarvi, dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti del Gestore dei servizi energetici (GSE).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla Strategia energetica nazionale e sulle principali problematiche in materia di energia, l'audizione di rappresentanti di Gestore dei servizi energetici (GSE).
  Ringrazio il Presidente del Gestore dei servizi energetici, dottor Pasquali, che è accompagnato dal dottor Vigilante, dal dottor Sperandini e dall'ingegner Lato.
  Do subito la parola al Presidente Pasquali, concedendogli una ventina di minuti per svolgere la relazione introduttiva del Gestore dei servizi energetici in ordine al documento sulla SEN. Dopodiché, avrà luogo il dibattito. Abbiamo circa un'ora di lavoro.
  Do quindi la parola al Presidente Pasquali per lo svolgimento della relazione.

  NANDO PASQUALI, Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE). Grazie, signor presidente. Grazie ancora per averci invitato a esporre l'attività e anche il punto di vista del Gestore dei servizi energetici. GSE è una società dello Stato, al 100 per cento di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze, che è stata messa a presidio della parte di attività che debbono essere svolte da un soggetto terzo e indipendente in presenza di un mercato energetico liberalizzato.
  Al Gestore dei servizi energetici sono state affidate nel tempo diverse attività – oggi ne abbiamo decine – che, come dicevo, presuppongono una terzietà e vedono il GSE impegnato. La proprietà del nostro capitale è del Ministero dell'economia e delle finanze. Il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell'economia gestiscono d'intesa l'attività degli azionisti, ragion per cui tutte le decisioni debbono essere prese in accordo. Naturalmente, oltre alle leggi del Parlamento e ai decreti del ministro, noi soggiaciamo anche alle delibere dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas.
  GSE è capogruppo di altre tre società, di cui possediamo interamente il capitale: l'Acquirente Unico, il Gestore dei mercati energetici (GME) e Ricerca sul sistema energetico (RSE), la nostra società di Milano che svolge attività di ricerca applicata nel settore energetico.
  Entrando nell'argomento dell'audizione di oggi, noi abbiamo riportato, i dati salienti del sistema nazionale per quanto riguarda il consumo interno lordo. Su questi dati vorrei precisare che, poiché i diagrammi a torta provengono da leggi diverse, di cui alcune di derivazione europea, ci possono essere definizioni un po’ discordanti. A un'attenta analisi, però, si vede che non è così.
  A pagina 3 abbiamo rappresentato il consumo interno lordo, che è di 163 Megatep, ossia milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. L'87 per cento dell'energia dipende dalle fonti non rinnovabili. La differenza è rappresentata da fonti energetiche rinnovabili. Escludendo gli usi non energetici, perché parte di questa energia viene utilizzata per produrre materie Pag. 17plastiche, lubrificanti, bitumi e solventi, abbiamo 155 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.
  Occorre sottrarre anche le perdite di trasformazione, perché questa fonte primaria, per produrre l'energia che viene utilizzata, naturalmente subisce alcune perdite. Mi riferisco, per esempio, a una centrale termica. Essa brucia una fonte primaria, ma il suo rendimento tradizionale è intorno al 42 per cento, con un ciclo combinato intorno al 60 per cento. In queste perdite di trasformazione c’è proprio l'energia che noi perdiamo per quanto riguarda la trasformazione.
  A pagina 4 della documentazione consegnata (vedi allegato 2) sono messi in raffronto i vari programmi che, come Paesi, noi ci siamo dati. Il PAN (Piano di Azione Nazionale) è quello che obbligatoriamente il Paese ha dovuto fornire a Bruxelles. Noi l'abbiamo fatto, come Italia, nel 2010, quando prevedevamo come consumo finale lordo quello di 133 Megatep.
  Nell'impegno che l'Italia aveva preso la composizione dei consumi d'energia da fonte rinnovabile, pari al 17 per cento, teneva conto del peso dei tre settori, trasporti, calore ed elettricità, per cui al 2020 nel settore elettrico, per esempio, avremmo dovuto avere una percentuale del 26,4 per cento.
  L'obiettivo della SEN, che era un altro impegno del nostro Paese, ma un impegno che ci siamo dati al nostro interno – vale ancora quello presentato, il cosiddetto PAN – ha subìto una evoluzione, per cui il consumo finale lordo è sceso a 126 Megatep, mentre è aumentato il peso dell'energia rinnovabile.
  Un dato confortante è che nel consuntivo 2012 noi siamo stati molto previdenti, o meglio abbiamo già raggiunto obiettivi che avremmo dovuto raggiungere nel 2020. Abbiamo avuto un consumo di energia primaria più basso, di 155 contro 158, un consumo finale lordo di 124 contro quello che avrebbe dovuto essere di 126 e soprattutto abbiamo aumentato molto il peso delle energie rinnovabili.
  Sempre a pagina 5 abbiamo rappresentato graficamente in rosso l'obbligo contenuto nel PAN, mentre il verde è quello che stiamo ottenendo. Pertanto, siamo già in vantaggio.
  A pagina 6 c’è, invece, una tabella che illustra la composizione delle fonti da cui ricaviamo l'energia da fonte rinnovabile. Vediamo sia la potenza installata in Italia, sia quanto da questa potenza si è prodotto nel 2013.
  Come si può notare, la parte del leone in Italia la fa la gloriosa energia idraulica, di cui siamo tra i maggiori produttori europei: a fronte di 18.300 megawatt installati nel 2013 abbiamo prodotto ben 51 miliardi di chilowattora di energia, con un balzo di circa 10 miliardi dal 2012 al 2013.
  Questo è dovuto alla grande piovosità. Come si può vedere dagli altri anni, questa è una produzione variabile, tanto che, quando si va a considerare l'energia eolica e idraulica, viene «normalizzata». Per dire quanto sarà la produzione di energia idroelettrica si fa la media degli ultimi quindici anni. Per quanto riguarda l'energia eolica, invece, la media è degli ultimi cinque anni.
  Se fosse valido quello che abbiamo prodotto nel 2013 come energia idroelettrica, dunque, noi avremmo già raggiunto il 33 per cento di energia da fonte rinnovabile rispetto al consumo interno lordo, che è quanto prevediamo di ottenere da oggi ai prossimi dieci anni.

  PRESIDENTE. Questi sono dati finali del 2013 o sono stime ?

  NANDO PASQUALI, Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE). È un preconsuntivo, presidente. Nel nostro mondo le misure, poiché vengono dalle periferie, devono essere scremate e confrontate, ragion per cui passa un po’ di tempo prima di consolidarle.
  A pagina 7 c’è, invece, una rappresentazione molto illuminante di quanto noi abbiamo, come GSE, erogato ai produttori di energia da fonte rinnovabile per la produzione dell'energia descritta nella pagina precedente. Come vedete, l'evoluzione è significativa: dal 2010 noi abbiamo erogato Pag. 18circa 7 miliardi di euro per ritirare l'energia. Per il 2013 abbiamo un dato di preconsuntivo, mentre per il 2014 il dato rappresenta quello che prevediamo. Comunque nel 2013 si tratta di ben 15 miliardi di euro.
  Questa energia noi la dobbiamo vendere e, quindi, la mettiamo in rete e la vendiamo sul mercato. Naturalmente, poiché c’è l'incentivo che pesa molto, quella che abbiamo potuto ricavare è la zona tra la linea rossa e la blu. Abbiamo caricato sulle bollette che paghiamo come consumatori i numeri riportati sulla curva blu.
  Per fare un esempio, come abbiamo riportato a destra – questo è un dato dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas – prendendo il caso di una famiglia tipo che consumi 2.700 chilowattora l'anno con una potenza impegnata di 3 chilowatt, si può vedere che il 51,25 per cento è il vero costo dell'energia e il 20,75 per cento sono i cosiddetti oneri generali di sistema, che si compongono di tante voci: la A3 da sola copre l'86 per cento, ma poi ci sono l'A2, l'A4, l'A5, componenti che sono state introdotte per coprire un determinato settore, l'A5 la ricerca, l'A2 lo smantellamento degli ex impianti nucleari e via elencando. Infine, ci sono le imposte, che pesano per il 13,3 per cento.
  Cominciamo ad addentrarci un po’ anche nelle tematiche più strettamente connesse con la SEN, perché al Gestore dei servizi energetici, oltre al compito di incentivare e ritirare l'energia da fonti rinnovabili, è stato assegnato anche il grande orizzonte dell'efficienza energetica.
  Noi riteniamo che l'efficienza energetica possa essere un fronte da cui si possono ricavare grandi benefici per il Paese, perché si può stabilmente abbattere il fabbisogno, proprio perché abbiamo l'86 per cento di fonte fossile che proviene dall'estero. Questo significa un minore esborso di valuta per le importazioni, soprattutto perché in Italia siamo tra i leader nel campo della componentistica e degli impianti per l'efficienza energetica. Si potrebbe, quindi, approfittare di questa occasione per sviluppare questo fronte. Avremmo un vantaggio nel ringiovanimento degli immobili, degli impianti in sé, e potremmo far lavorare tantissime nostre imprese, che porterebbero avanti, dallo studio, alla realizzazione, alla conduzione, questi impianti.
  Noi abbiamo anche alcune ipotesi, se vi interessano, su come poter favorire lo sviluppo dell'efficienza energetica. A pagina 8 abbiamo riportato l'attività che abbiamo svolto.

  PRESIDENTE. Scusi, vorrei farle una domanda: il consumo finale lordo 2013 non lo avete stimato ?

  NANDO PASQUALI, Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE). Ancora no. Ci vuole più di un anno.

  PRESIDENTE. Sarà in caduta, vero ?

  NANDO PASQUALI, Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE). Molto probabilmente sì. Possiamo prendere il grafico in cui è illustrato il risparmio. Presidente, può vedere le emissioni di CO2 nell'ambiente e le emissioni per i settori non-energy, quali i processi industriali. Sono tutti dati in leggera diminuzione. L'altra, invece, è la curva delle emissioni totali. Vede come sono in discesa.

  PRESIDENTE. Sono proporzionali al consumo. Il consumo è, quindi, in discesa ?

  NANDO PASQUALI, Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE). Sì. Questo sarà in parte dovuto all'efficienza energetica, che però non ha preso ancora del tutto piede. Sicuramente è dovuto alla crisi che ancora ci attanaglia.
  A pagina 8 c’è quello che noi abbiamo fatto in merito di riconoscimento dei titoli di efficienza energetica, un'attività che è stata affidata a partire dal 1o marzo 2013, per legge, al Gestore dei servizi energetici. Noi abbiamo verificato circa 21 mila progetti Pag. 19e abbiamo erogato 593 milioni di euro, a fronte di 2,35 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio risparmiate.
  Appartiene al grande settore dell'efficienza energetica la produzione di energia elettrica e calore combinata con i cosiddetti impianti di cogenerazione, impianti che da una fonte primaria producono calore o energia elettrica. Se questi impianti producono queste due forme di energia in un determinato rapporto che stimola il maggior rendimento, si parla di cogenerazione ad alto rendimento. Anche in questo settore siamo molto avanti in Italia. C’è una potenza considerevole. Ben il 22 per cento dell'energia prodotta in Italia deriva da impianti di cogenerazione.
  Il Gestore dei servizi energetici riconosce i titoli di efficienza energetica, che sono grandi progetti. Gli interessati ci presentano questo progetto, noi lo valutiamo, dopodiché loro lo realizzano e a questa realizzazione noi concediamo per circa cinque anni questi titoli, che in genere coprono il 20 o forse il 40 per cento dell'investimento.
  Poi c’è il Conto termico. Con il Conto termico riconosciamo a chi fa piccoli interventi di risparmio energetico l'iniziativa presa e gli eroghiamo dei soldi, che concediamo anche in questo caso per il 30-40 per cento.
  Questo settore ha preso poco piede finora, perché si trova a confrontarsi con l'altro grande sistema, presidente, che è quello della detrazione fiscale. Oggi la detrazione fiscale, che ha raggiunto il 65 per cento della spesa sostenuta per la parte energetica, è un concorrente forte del Conto termico. Di conseguenza, il Conto termico non ha avuto finora un grande sviluppo perché è soverchiato dalla differenza di riconoscimento da parte della detrazione fiscale.
  Teniamo conto che si tratta di due settori diversi: mentre la detrazione fiscale va a incidere sul gettito della tassazione che riscuote lo Stato, quello che noi eroghiamo per il Conto termico viene attinto dai consumi di gas che facciamo, sempre come consumatori.
  A pagina 11 c’è il monitoraggio che il GSE deve fare per legge sulle emissioni evitate. Si può vedere a sinistra quello che prima avevo iniziato a illustrare: la parte in grigio, sia quella più chiara, sia quella più scura, il culmine, rappresenta le emissioni totali di CO2, mentre la parte in verde rappresenta l'abbattimento che si sarebbe avuto se non ci fosse stata la produzione da fonti rinnovabili. Si può vedere che, in effetti, il contributo delle fonti rinnovabili è comunque in aumento. Si parte dal 50,86 per cento nel 2009 e si arriva al 64,45 per cento nel 2012.
  A destra vediamo come questi valori sono stati composti e notiamo che la parte del leone la fa l'energia elettrica, quella in blu, la maggior parte costituita da impianti idroelettrici. Abbiamo riportato anche gli investimenti e l'occupazione che il settore delle fonti rinnovabili, secondo i nostri studi, ha generato nel sistema occupazionale in Italia. Questo è un incarico che ci viene assegnato dalla legge. I nostri sono modelli matematici efficientissimi e attendibili. Sono gli stessi che usano i Paesi europei, come la Germania. Si può vedere che gli investimenti in nuovi impianti nel 2012, a seconda delle varie fonti, sono stati di 12,6 miliardi di euro. A questi si sono aggiunti 2,7 miliardi per l'esercizio e la manutenzione degli impianti, sempre nel 2012.
  Sotto è riportata la stima sulle ricadute occupazionali, anche questa divisa per fonte: ci sono 137 mila occupati per le installazioni e 53 mila stabilmente occupati per la manutenzione e l'esercizio. La stessa stima è stata indicata per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici.
  Un'altra attività che noi facciamo sempre nell'ambito della SEN è il collocamento sulla borsa europea delle quote di emissione di CO2 che spettano all'Italia. Ogni Paese ha avuto in assegnazione, in base alle emissioni che dovevano essere calibrate al 1990, una somma. Sono circa 90 milioni. Il GSE è stato individuato come il soggetto che colloca tre volte a settimana su una piattaforma di borsa tedesca – è stata scelta questa piattaforma tedesca – le quote di emissione. I soldi che Pag. 20ne derivano sono gestiti dal Gestore dei servizi energetici in attesa di trasferirli su un conto del Ministero dell'economia e delle finanze. Fino adesso abbiamo incassato circa 600 milioni. Siamo in attesa di sapere come versarli e su quale conto. Naturalmente, questo gettito sta generando anche degli interessi, che ammontano a circa 5 milioni di euro.
  Nel prossimo grafico a pagina 14 si può vedere qual è stato l'andamento dal novembre del 2012 a oggi. C’è un dato che fa un po’ riflettere: le speranze dei Paesi, quando hanno dato l'avvio a questo meccanismo, erano che la tonnellata di CO2 venisse valorizzata molto di più. La legge dice che questo gettito deve essere girato allo Stato. Un 50 per cento entra nella disponibilità della finanza pubblica e l'altro 50 per cento deve essere utilizzato dal Ministero dello sviluppo economico e dal Ministero dell'ambiente per iniziative nel settore delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico. La previsione era di 20-25 euro a tonnellata, ma è crollata poi a 4-5 euro a tonnellata.
  Vorrei ora parlarvi di un nostro progetto. Quando è esploso in Italia il settore delle rinnovabili, come avrete sicuramente sentito, c'erano prodotti cinesi, taiwanesi e tedeschi, mentre la nostra industria elettromeccanica, che era stata, ed è ancora, il fiore all'occhiello del nostro Paese, stentava un po’ a mantenere le posizioni.
  Noi abbiamo fatto, quindi, di nostra iniziativa una sorta di monitoraggio, un'indagine statistica e, su base volontaria e gratuita, abbiamo istituito un nostro portale, a cui abbiamo dato il nome di Corrente. A questo portale risultano iscritte attualmente circa 2 mila aziende – ma il numero sta aumentando – che in Italia lavorano in questo settore e che sono essenzialmente piccole e medie imprese. Di queste aziende ormai noi conosciamo tutto, dove sono, il fatturato, le persone che ci lavorano, le prospettive e anche le aspirazioni di crescere in Italia e all'estero. Per loro stiamo immaginando e attuando iniziative sempre più di aiuto. Visto che non c’è la possibilità di erogare dei contributi, forniamo loro delle informazioni.
  Attualmente stiamo facendo corsi gratuiti di europrogettazione, in quanto si tratta di piccole aziende, che spesso non riescono a districarsi nelle norme e nelle procedure europee per i bandi di gara. Poiché noi siamo molto specializzati in questo settore e abbiamo la società di Milano che fa ricerca, che è una delle società leader in questo settore e che si aggiudica anche il 50 per cento dei bandi europei, forti di questa esperienza, la mettiamo a disposizione di queste imprese per poterle aiutare.
  Stiamo anche attivando un servizio legale, perché queste imprese a volte vogliono affacciarsi sui mercati esteri, dove ci sono leggi diverse dalle nostre, ragion per cui cerchiamo di orientarle. Per questo abbiamo stretto degli accordi con l'ICE.
  Come GSE, noi rappresentiamo l'Italia in quasi tutti i consessi internazionali in cui si parla di economia e di energia e, quindi, accompagniamo il Ministero degli affari esteri e il Ministero dello sviluppo economico, quando ce lo chiedono, nelle missioni internazionali. Ultimamente andiamo con loro in fiere, mostre e altri eventi di questo tipo, in modo da far accompagnare queste aziende da un soggetto pubblico, quale è il GSE, e portare loro dei benefici.
  Alcune nostre iniziative hanno avuto il favore degli altri operatori internazionali. Alcune aziende che hanno lavorato con noi e che ci hanno aiutato a mettere in campo delle pratiche che sono state poi apprezzate si sono potute affermare anche nel mondo, vendendo gli stessi prodotti e magari adattandoli. Sono tornato due settimane fa da un viaggio in Arabia Saudita, dove si è deciso di investire 109 miliardi di dollari nel settore dell'energia. Loro producono 10 milioni di barili al giorno di petrolio, di cui il 30 per cento, 3 milioni, lo utilizzano in proprio, perché in quel Paese l'aria condizionata è accesa la mattina, la sera e la notte, d'inverno e d'estate. Preoccupati dell'affievolimento delle risorse, si sono rivolti all'esterno. Noi vogliamo partecipare. Si tratta di energia nucleare, eolica, fotovoltaica, geotermica. Giusto perché si sappia, ci sono delegazioni Pag. 21da tutto il mondo. È arrivata la delegazione francese, guidata da Hollande, con quattro ministri e 400 imprese. Questo per dire che attenzione c’è.
  Noi siamo andati laggiù non con quelle forze, ma riteniamo, con le nostre idee, di avere ottenuto qualche speranza. Adesso, prima di luglio, gli Arabi verranno in Italia. Vogliono vedere sia gli impianti realizzati, sia le imprese che producono, per poter concretizzare qualche buon accordo.
  Questo è il quadro sintetico della situazione.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente. Grazie anche di averci fornito i dati.
  Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ANDREA VALLASCAS. Ringrazio molto il presidente e il GSE per essere qui.
  Come prima domanda, in relazione agli scenari delineati nella SEN, in particolare in riferimento agli obiettivi di produzione di energia da fonti energetiche rinnovabili elettriche, vorrei sapere quali misure organizzative e procedurali intende adottare il GSE al fine di continuare il monitoraggio delle installazioni di questi impianti, soprattutto dopo la fine delle incentivazioni. Inoltre, parlando di fotovoltaico, dopo il Conto energia vorrei sapere se si installa ancora fotovoltaico e, se sì, con quale diminuzione rispetto al mercato incentivato e per quali classi di potenza è diminuito maggiormente.
  Come ultima domanda, nel 2012 so che sono stati effettuati circa 1.700 controlli sugli impianti. Qual è stato il tasso di irregolarità riscontrato ? Secondo voi, è un numero sufficiente a evitare comportamenti elusivi o a danno della collettività ?
  Grazie.

  NANDO PASQUALI, Presidente e amministratore delegato di GSE. Per quanto riguarda il monitoraggio, oggi noi abbiamo raggiunto e superato i 6,7 miliardi e, quindi, non possiamo più ammettere a contributo e a incentivazione nuovi impianti. C’è, però, la possibilità di costruire impianti. Loro vendono energia o la utilizzano in proprio. I prezzi si sono abbassati molto per gli impianti fotovoltaici, per esempio, e quindi continuano a essere realizzati. In ciò sta il vulnus: proprio perché non vengono a chiedere a noi gli incentivi, noi cominciamo a perdere questa realtà. Tuttavia, abbiamo per legge l'obbligo di fare il monitoraggio, perché siamo il soggetto che deve fornire questo dato al ministero. Poi il ministero deve obbligatoriamente portarlo a Bruxelles. Proprio in questi giorni abbiamo messo sul nostro sito alcuni richiami e una normativa per farci arrivare questi dati. Ciò ha provocato – anche oggi c'era una riunione da noi – la reazione più che dei produttori, di chi ha realizzato l'impianto. I produttori sono a volte soggetti che investono in questo settore. Poi ci sono le strutture tecniche e chi ha realizzato l'impianto, che forse hanno qualche timore di perdere la presa sul cliente. Pertanto, ci siamo trovati al centro di lamentele. Da parte nostra, però, non c’è nulla da fare. Non vogliono incentivi e noi non li possiamo dare. Teniamo conto che un sistema quasi analogo ce l'ha Terna con il sistema GAUDÌ, ma i due sistemi non sono identici, non sono compatibili. Il nostro sistema di acquisizione è più capillare, quello di GAUDÌ è più macro. Eventualmente il dottor Sperandini e l'ingegner Lato potranno spiegarvi il punto con maggiore dovizia.

  COSTANTINO LATO, Direttore della Direzione statistiche e servizi specialistici. Stamattina abbiamo avuto un incontro e abbiamo cercato di spiegare che quella che stiamo facendo è una rilevazione statistica e che, in quanto tale, tende a migliorare l'informazione. D'altra parte, abbiamo stimato che siano entrati in esercizio circa 30-40 mila impianti dopo la chiusura del Conto energia. Vorremmo continuare a monitorarli. Fino ad oggi abbiamo agito in maniera deterministica, in quanto possedevamo tutti i dati. Ora stiamo cambiando e vogliamo farlo con tecnologie statistiche. Abbiamo anche capito i problemi che ci Pag. 22sono stati posti e, quindi, ci siamo lasciati con l'intenzione di cercare di semplificare la rilevazione di questi dati, soprattutto in questa prima fase. Anche noi siamo stati colpiti da questo enorme numero e, quindi, abbiamo trovato una maniera per semplificare sempre di più il caricamento dei dati, che vi vorremmo illustrare in linea di principio, se abbiamo tempo. Per esempio, l'anno prossimo chiunque chieda un incentivo o qualsiasi sistema di gestione al GSE potrebbe caricare un sistema standard di informazioni che poi resterebbe a nostro beneficio per poter fare tutte le elaborazioni statistiche che servono al sistema.

  NANDO PASQUALI, Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE). Vorrei aggiungere una considerazione. Naturalmente, io rappresento il GSE, ci lavoriamo tutti noi, ma vi posso assicurare che il GSE, con tutti i limiti che può avere, è un organismo la cui qualità è riconosciuta in campo internazionale. Oggi siamo stati chiamati dall'Agenzia internazionale dell'energia proprio nel settore delle statistiche e degli studi. Come vengono condotti tali studi ? Noi abbiamo una banca dati. Di ogni impianto conosciamo i numeri di matricola e tutti i dati, elementi che negli altri Paesi non hanno. Ci è stato chiesto di mandare stabilmente a Parigi due nostri funzionari per aiutare nel settore delle statistiche. Capisco che magari qualcuno possa vedere complicata la sua attività, ma questi dati servono anche al Paese per rendersi conto di come si sta evolvendo per prendere eventuali decisioni. Noi siamo aperti a queste richieste.

  COSTANTINO LATO, Direttore della Direzione statistiche e servizi specialistici di Gestore dei servizi Energetici (GSE). Vorrei solo precisare che, d'accordo con il dottor Vigilante, abbiamo aperto un tavolo di confronto periodico per consentire di facilitare queste informazioni, per far capire qual è l'obiettivo e come questi dati possano poi essere utilmente utilizzati per comprendere questo fenomeno, soprattutto in vista della generazione distribuita. Nel futuro, infatti, ci sarà anche il discorso dell'autoconsumo. Ci saranno impianti che non saranno proprio visti dalla rete, perché andranno ad autoconsumare tutta l'energia. Dobbiamo cambiare un po’ l'ottica. Questo, però, lo faremo in accordo, cercando di semplificare. Non vogliamo assolutamente che sia sentito come una difficoltà. Siamo pronti a trovare tutte le modalità per semplificare questo passaggio, che non è facile. Siamo passati da una fase in cui avevamo tutte le informazioni all'interno dei nostri sistemi a una in cui le abbiamo solo in parte. Vorremmo cercare il miglior metodo per continuare ad esercitare un'efficiente funzione di monitoraggio, senza pretendere di farlo come prima, ma comunque avendo un livello che sia accettabile per la comunità scientifica.

  NANDO PASQUALI, Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE). Quanto ai 1.700 controlli dell'anno scorso, il decreto legislativo n. 28 ci imponeva di proporre un sistema di controlli. Il provvedimento è di qualche settimana fa. Noi abbiamo fatto 1.700 controlli, un'attività veramente corposa, perché per ogni controllo si devono mandare almeno due o tre ingegneri. Bisogna mandarne almeno due perché si facciano da spalla. Abbiamo avuto degli episodi particolari, per cui occorre mandare due o tre persone. Noi operiamo su tutta Italia e, quindi, l'attività è molto corposa.
  Il decreto, come sicuramente sarà a vostra conoscenza, ci impegnerà tantissimo, perché si parla di controlli cartacei, ma anche sul posto senza preavviso, nell'ordine delle migliaia, se non delle decine di migliaia. Questo per noi comporterà sicuramente un peso non indifferente, che porteremo a termine con le opportune organizzazioni. Noi abbiamo fatto molti accertamenti utilizzando le università, in particolare le facoltà di ingegneria sparse sul territorio, anche per mettere i giovani a contatto con una determinata realtà. Questo lavoro è stato facilitato anche dal fatto di essere un soggetto pubblico. È Pag. 23stato più semplice assegnare questi compiti.
  Per quanto riguarda quello che troviamo, tutti sappiamo che cosa ha rappresentato il cosiddetto Salva Alcoa. È stato un periodo che speriamo non si ripeta, perché in quel mese o mese e mezzo sono stati realizzati 55 mila impianti. Se qualcuno fosse stato sul posto per ogni impianto, forse non tutti sarebbero stati ammessi. Noi l'abbiamo fatto, abbiamo trovato il sistema e adesso il sistema funziona.

  DAVIDE CRIPPA. Passo rapidamente alle mie domande.
  Ho visto che in riferimento ai dati pubblicati nel Rapporto Attività 2011 e nel Rapporto Attività 2012 relativi al costo del CIP6 per l'annualità 2010 c’è una diversità nei numeri. Vorrei capire se ciò sia dovuto a questioni relative ai conguagli ovvero ad altre ragioni che ora mi sfuggono.
  Passando ad altra questione, nella pubblicazione «L'incentivazione della produzione di energia da fonti rinnovabili e assimilate attraverso il provvedimento sul CIP6/92 del 2009» del centro di ricerca IEFE (Centre for Research on Energy and Enviromental Economics and policy) dell'università Bocconi vengono riportati i dati riferiti alla vendita dell'energia prodotta dal CIP6 negli anni 2007, 2008 e 2009 a un prezzo inferiore a quello di borsa, causando un minore introito, che si traduce ovviamente in una maggiore incidenza nella componente A3. Secondo i dati, il prezzo di borsa nel 2006 era 75 e i ricavi della vendita erano 55. Nel 2007 i ricavi erano 71 e la vendita 60, mentre nel 2008 i ricavi erano 87 e la vendita 74. Questa diversità tra il prezzo di borsa e il prezzo di vendita dell'energia prodotta dal CIP6 a che cosa è attribuita ?

  NANDO PASQUALI, Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE). Si riferisce agli anni passati ?

  DAVIDE CRIPPA. Riprendendo questa pubblicazione, ho notato che nel 2006, 2007 e 2008 c’è una discrasia tra il prezzo di borsa e il prezzo di vendita dell'energia prodotta dal CIP6. Inoltre, oggi sono cambiate le modalità di calcolo del paniere. Che cosa comporta questo in termini di riduzione dell'onere sulla componente A3 della bolletta ? Come mai, per esempio, non si è passati in maniera diretta al gas, invece che fare una transizione al paniere nel corso del tempo ?
  Quanto al CIP6 e al contatore FER, a pagina 85, tabella n. 38, del Rapporto Attività 2012, il costo delle FER elettriche del CIP6, individuato ai fini del contatore delle FER elettriche non fotovoltaiche, è stato per il 2012 di 221 milioni di euro. A questo punto, la differenza rispetto ai previsti 2.914 milioni di euro a che cosa è attribuibile ? Parlo dei dati riportati alle pagine 34 (tabella 10) e 85 (tabella 38) del Rapporto Attività 2012. I conti secondo me non tornano.

  NANDO PASQUALI, Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE). A che cosa si sta riferendo ?

  DAVIDE CRIPPA. Mi sto riferendo al CIP6, contatore FER elettriche.

  NANDO PASQUALI, Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE). Lo studio, onorevole, è della Bocconi ?

  DAVIDE CRIPPA. No, sullo studio della Bocconi ho già posto la domanda che intendevo rivolgervi. Questa è la vostra pubblicazione, alle pagine 34 e 85 del Rapporto Attività 2012. Lo studio della Bocconi era riferito ai prezzi di vendita.

  NANDO PASQUALI, Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE). Sta quindi leggendo il nostro Rapporto Attività 2012 ?

  DAVIDE CRIPPA. Sì. Vi lascio in ogni caso la tabella delle domande che sto ponendo, per semplificare le risposte. In particolare, avevamo già mandato una richiesta, Pag. 24una quindicina di giorni fa, quasi venti, riferita a quali e quanti siano gli impianti assimilati sotto i regimi CIP6; per ognuno di questi quale sia il combustibile utilizzato e quale il processo legato all'impianto; quali e quante siano le procedure di risoluzione anticipata da CIP6 dal 2009 ad oggi; quale sia la precisa entità dell'onere che le risoluzioni anticipate CIP6 fanno gravare sulla componente A3 (questo non è dato sapere dalle vostre pubblicazioni, non era chiaro quando e quanto venisse già caricato); quale sia l'impegno della spesa complessiva per le singole richieste di risoluzione anticipata durante il periodo sopra citato e su quali anni sia caricata la spesa relativa. C’è qualcuno che lo fa in un anno, altri che lo fanno in due e altri in tre, in termini di risoluzione. Chiedo questi dati perché noi non riusciamo a estrapolare la risposta dalle vostre pubblicazioni.
  Passando a un'altra questione, giustamente è stato ricordato prima che durante il periodo del Salva Alcoa sono stati fatti impianti in regime borderline. Oggi ci sono controlli specifici che mettete in campo per andare a vedere le situazioni un po’ ambigue, in base alle quali nello stesso sito ci sono cinque impianti che si chiamano impianto 1, impianto 2, impianto 3, impianto 4 e impianto 5, ma in realtà sono una modalità per aggirare meglio la legge e prendere la tariffa sotto un megawatt, anziché fare un impianto unico da 5 megawatt ? Chiedo se esista una procedura di controllo in tal senso che voi avete messo in campo e a cosa sta portando.
  In realtà, sono pienamente favorevole ad acquisire i dati sulla rilevazione statistica degli impianti non incentivati. Il problema è che l'utente è un po’ spaventato. L'utente è spaventato perché, dall'altra parte, c’è lo spiraglio di vedersi prima o poi tassata l'autoproduzione. Anche nello scenario di installare un contatore, mi pare giusto dirlo, si teme che alla fine qualcuno venga a dire: «Va bene, adesso ce l'hai già».

  NANDO PASQUALI, Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE). Questo non compete a noi.

  DAVIDE CRIPPA. Il problema, però, è che certe cose le fa una mano, ma il pensiero che c’è dietro è di un altro. Vorrei poi aggiungere che la mancata produzione eolica nel Rapporto Attività 2012 è citata per 147 mila megawattora, una cifra spaventosa. Questo, a vostro avviso, che cosa ha portato a livello di gestione dell'emergenza da parte del gestore della rete e, quindi, di Terna ? Ci sono impegni precisi in grado di risolvere questo problema nel corso di breve tempo, o la questione è lasciata ad un livello di criticità che, secondo me, va analizzata anche sotto il profilo dello spreco di denaro pubblico ? Li stiamo, infatti, incentivando per non immettere in rete.
  L'altra questione – e ho quasi concluso – è quella dei pompaggi. Come mai oggi i pompaggi, a vostro avviso, non vengono utilizzati, nel periodo di sovrapproduzione da fonti rinnovabili, durante il giorno e nel periodo in cui l'energia costa addirittura pochissimo, o in cui il costo è inferiore a zero ? Non riesco a immaginare un sistema diverso dal non utilizzarli in quei momenti. Avete informazioni tali per cui ci siano delle criticità ? So che si pone la questione se il pompaggio sia o non sia uno stoccaggio di energia o una produzione – su questo i pareri si erano divisi tempo fa – ma vorrei capire se (a me sembra di no, ma lo chiedo a voi) il GSE abbia mai erogato incentivi a impianti a pompaggio. Credo di no. Da quel punto di vista non c’è nessun problema, come generazione.

  NANDO PASQUALI, Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE). Non ne abbiamo erogati.

  DAVIDE CRIPPA. Passiamo agli incentivi strani che vengono inseriti come servizi di supporto Rete Ferroviaria Italiana (RFI) a pagina 95 del vostro Rapporto Attività 2012. Con «servizi di supporto RFI» si intende che, in realtà, giustamente, stiamo pagando per reti di trasporto Pag. 25pubblico ferroviario, ma stiamo pagando anche per quelle private ? La domanda è questa. Visto che poi RFI appalta un servizio direttamente a NTV e ad altri operatori privati, mi chiedo se effettivamente in bolletta sia caricato anche il costo dell'energia, in questo caso, di un privato. Grazie.

  NANDO PASQUALI, Presidente e amministratore delegato di Gestore dei servizi Energetici (GSE). Quanto ai controlli, prima ho accennato al fatto che ci siamo subito sintonizzati sul cosiddetto decreto Salva-Alcoa. Prima del dicembre 2010 gli impianti crescevano di qualche centinaio, forse arrivavano a mille al mese e noi eravamo orgogliosi di dire che nel giro di tre giorni avremmo risposto a tutti. Ci siamo poi trovati con questa massa enorme, a seguito appunto dell'approvazione della legge che chiamiamo volgarmente Salva-Alcoa. In una delle tante leggi che hanno cercato di stare vicino ai problemi dell'Alcoa fu inserito proprio questo articolo. Poiché all'epoca c'era difficoltà per il collegamento alla rete, venne introdotta una previsione per cui, se il proprietario dichiarava, attraverso un tecnico, che l'impianto era stato completato entro il 31 dicembre 2010, purché il collegamento e, quindi, il flusso dell'energia fosse avvenuto nel semestre successivo, noi dovevamo erogare gli incentivi più alti del secondo Conto e non quelli del terzo. Pertanto, ci siamo trovati con questi 55 mila impianti che ci sono piovuti addosso nel mese di dicembre e il nostro sistema di controlli, che era all'epoca embrionale, cartaceo, era insufficiente. C'erano alcune ispezioni che facevamo sugli impianti CIP6, ma su questo ci siamo trovati in serie difficoltà. Tuttavia, abbiamo risposto. Pochi lo sanno, ma abbiamo utilizzato il satellite: abbiamo fatto la fotografia del territorio e abbiamo potuto prendere anche il numero dei pannelli, perché dall'alto si vede tutto, anche le targhe. Abbiamo messo, quindi, in campo queste tecnologie molto sofisticate. Da lì è partito tutto il problema dei controlli, che ha portato all'emanazione di questo decreto. Stiamo cercando di risolvere insieme al Ministero le problematiche connesse al sistema dei controlli. Attualmente stiamo facendo controlli. Il dottor Sperandini, che è il direttore della divisione operativa, sa bene che stiamo mettendo in attenzione quegli impianti che, come diceva lei, onorevole, sono tanti impianti da un megawatt, che invece non sono tali. Sono un impianto unico, diviso in un dato numero di sezioni tutte da un megawatt. Questa è una vecchia storia. Noi abbiamo resistito a volte a richieste assurde di un operatore che aveva installato sette gruppi da un megawatt all'interno dello stesso sito, distanti 4-5 metri, con un unico punto di interconnessione, un unico sistema di emissione fumi, un unico sistema di refrigerazione, per far capire che quella era una centrale da sette gruppi. Per quanto riguarda il costo del CIP6, onorevole, che dobbiamo fare ? Noi ritiriamo l'energia a un prezzo imposto. Non ci inventiamo nulla. È tutto scritto nei libri. Dobbiamo acquistarla a un prezzo che in genere è alto, perché è incentivato, e poi la dobbiamo vendere in borsa, prendendoci il prezzo di borsa. Naturalmente, la differenza va a scaricarsi sulla A3. Il CIP6, fino a quella data, ma mi riservo di essere più preciso, veniva utilizzato ed era una delle forme che Bruxelles permetteva ancora all'Italia per avere, con quell'energia, una data politica industriale. L'energia veniva divisa in parti proporzionali al consumo tra il domestico, gli energivori e i consumatori industriali, ragion per cui veniva venduta a un prezzo vantaggioso, ma sempre secondo quanto era previsto per legge. Ripeto, noi abbiamo dei controlli ferrei, tra Corte dei conti, Ministeri e Autorità. Lei parla di un periodo fino al 2008, ma credo che questo fenomeno si sia arrestato nel 2006. Forse siamo arrivati al 2007 ma, se ci permette, approfondiremo meglio questo aspetto. Il prezzo di borsa non era come quello di adesso, ma era un prezzo ancora vantaggioso per permettere alle imprese di reggere la concorrenza e al domestico di avere in proporzione la stessa energia a un prezzo più basso. Quanto ai servizi a RFI, di cui parlava Pag. 26sempre l'onorevole Crippa, le Ferrovie al momento della nazionalizzazione avevano un determinato parco di centrali. Queste furono nazionalizzate e alle Ferrovie non fu riconosciuto alcun contributo. Questo valeva anche per la Terni. Ci fu una legge che assegnò alle Ferrovie e alla Terni, per il consumo fatto nel 1962, l'equivalente in terawattore, un beneficio perenne perché non erano state ricompensate per gli impianti. Questo ha fatto sì che i 5,5 miliardi della dotazione delle Ferrovie come consumo di quel periodo si siano tramandati negli anni, considerando le Ferrovie come un cliente vincolato. Tutto, però, è cessato cinque o sei anni fa, con una norma, e le Ferrovie, pur rimanendo sollevate da eventuali problemi di muoversi in un mercato libero, che può portare dei vantaggi, ma anche degli svantaggi – bisogna vedere quale sarà il proprio consumo nelle ore e nei giorni successivi – si sono trovate a dover risolvere questo problema con una struttura che non avevano, considerando che le Ferrovie hanno circa 300 punti di consegna in altissima tensione e 7 mila punti in media e bassa tensione. Per ognuno di questi punti le Ferrovie dovevano prevedere quello che sarebbe stato il consumo nel giorno successivo. Immaginate un treno, che ad altissima velocità ha un consumo costante. Se si ferma al semaforo della stazione, perché magari non sono pronti gli scambi, in quel momento cessa il consumo sulla rete e sbilancia. Le Ferrovie hanno chiesto all'Autorità di poter usufruire dei servizi del GSE, ragion per cui glieli stiamo fornendo. Noi, quindi, programmiamo quello che potrebbe essere il consumo delle Ferrovie istante per istante e per questo le Ferrovie ci pagano un servizio. Questo è forse ciò a cui si riferisce lei.
  Per quanto riguarda la mancata produzione, vigendo il diritto di dispacciamento prioritario per l'energia prodotta da fonte rinnovabile, quando Terna – solo Terna può fare questo – ravvisa un pericolo sulla stabilità della rete, pur essendo questi impianti capaci di produrre, ne chiede il fuori servizio, la fermata. In quel caso, c’è una norma, che, ripeto, non è di nostra competenza, che impone al GSE di fare la stima di quella che sarebbe stata la produzione se l'impianto non fosse stato scollegato dalla rete o fermato. Questo dato viene poi comunicato a Terna, che lo remunera. Anche in questo caso GSE svolge un servizio che è stabilito da una delibera. Qualcuno vorrebbe anche farselo in proprio. Su questo punto devo dire che il GSE è il miglior previsore della produzione da fonti rinnovabili. Io dico sempre che noi abbiamo errori, per quanto riguarda la produzione eolica, la più difficile da prevedere, intorno al 5 per cento, quando i tedeschi li hanno al 30 per cento. Abbiamo realizzato un sistema di controllo degli impianti tramite satellite, non per tutti gli impianti, perché sarebbe enorme farlo, ma con alcuni punti campione sparsi sul territorio, circa 4 mila. Con i dati che ci arrivano in continuo da questi posti sulla direzione del vento, la velocità, l'insolazione, le portate dei fiumi, riusciamo a prevedere oggi quella che sarà la produzione dei giorni a venire.
  Quanto ai pompaggi, non abbiamo mai erogato incentivi ai pompaggi. Anche i pompaggi sono nati grazie al genio italiano di avere questi impianti idroelettrici che sfruttano la caduta da un lago dell'acqua e la mandano su un altro lago a valle. Di notte, poiché c’è meno consumo, le centrali termiche è opportuno non spegnerle, perché non sono molto flessibili, e si sfrutta la differenza di prezzo tra notte e giorno. Di notte l'energia deve essere prodotta perché la centrale si abbassa a gradini, ma c’è disponibilità. Viene, quindi, utilizzata per invertire il moto delle turbine, che diventano pompe, riportano su l'acqua e il giorno dopo, nell'ora di punta, riproducono l'energia.
  È avvenuto che da due anni a questa parte, onorevole Crippa, poiché durante le ore di punta giornaliere si fanno sentire 18.000 megawatt di fotovoltaico, noi dalle ore di punta, dalle sette alle otto, abbiamo un picco. Abbiamo una sorta di gaussiana che parte alla mattina alle otto, arriva fino alle due e scende. Non c’è più bisogno della funzione dell'impianto di pompaggio.

Pag. 27

  DAVIDE CRIPPA. Si potrebbero usare di giorno a un prezzo bassissimo e utilizzarle di notte facendo un accumulo, laddove ovviamente sia necessario, spegnendo magari alcune centrali fossili un po’ obsolete. Questo è uno spiraglio.

  FRANCESCO SPERANDINI, Direttore della Divisione operativa di Gestore dei servizi Energetici (GSE). Fornisco una spiegazione relativamente a Ferrovie.
  Onorevole Crippa, noi abbiamo rapporti direttamente con Rete Ferroviaria Italiana. È chiaro che il gestore della rete mette a disposizione – con un termine non tecnico: noleggia – la sua rete agli operatori. Uno è pubblico, perché è Trenitalia, e uno è privato. Ritengo che sia una cosa inevitabile, perché è ormai piuttosto consolidato il pensiero a livello comunitario che il servizio pubblico non sia pubblico perché il soggetto è pubblico, ma perché rivolto nei confronti della generalità dei consumatori. Pertanto, se deve essere dato a uno, deve essere dato anche all'altro. Non ci possiamo poi esimere e dire «sì» a Trenitalia e «no» all'altro operatore. Penso che le condizioni applicate da Rete Ferroviaria Italiana siano identiche per entrambi gli operatori. RFI affitta una rete elettrificata. Poi chi la utilizza, la utilizza.

  PRESIDENTE. Dobbiamo finire qui. Mi scuso, ma abbiamo l'impegno successivo.
  Autorizzo la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal Gestore dei Servizi Elettrici (vedi allegato 2).
  Nel ringraziare i nostri ospiti, dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Acquirente Unico Spa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla Strategia energetica nazionale e sulle principali problematiche in materia di energia, l'audizione di rappresentanti di Acquirente Unico Spa.
  Saluto l'ingegner Vigevano e la delegazione dell'Acquirente Unico Spa. Questa è la terza audizione che facciamo oggi. Mi scuso con voi del ritardo.
  Do la parola all'ingegner Vigevano, che credo ci abbia consegnato anche delle slide, che poi faremo avere a tutti.

  PAOLO VIGEVANO, Presidente e amministratore delegato di Acquirente Unico Spa. Vi ringrazio per averci audito in quest'occasione.
  L'Acquirente Unico, per chi non lo sapesse – purtroppo, mi accorgo sempre che è un oggetto un po’ sconosciuto – è la società che, con la riforma del sistema elettrico, ha avuto il compito di rifornire i clienti domestici, piccole e medie imprese, che non avevano ancora deciso di passare al mercato libero. Questa funzione la svolge attraverso gli stessi strumenti degli altri operatori di mercato, cioè con acquisti sul mercato del giorno prima e sul mercato a termine, come gli altri operatori, trasferendo poi il prezzo così ottenuto nell'acquisto direttamente agli esercenti la maggior tutela.
  Questo ruolo di Acquirente Unico, che si interpone nel mercato all'ingrosso e separa produttori e distributori da esercenti e venditori, ha un ruolo di garanzia nei confronti del sistema in quanto terzo e indipendente. Questo ha fatto sì che ad Acquirente Unico nel tempo venissero affidati altri compiti, in particolare lo Sportello per il consumatore di energia, che gestisce circa 50 mila vertenze all'anno.
  A questa attività si sono aggiunti di recente la conciliazione online per i clienti finali nei confronti degli operatori del sistema elettrico, il Sistema informativo integrato, di cui parleremo nel seguito, che sta diventando uno dei pilastri del sistema elettrico italiano e, recentemente, anche l'Organismo centrale di stoccaggio italiano per le scorte petrolifere.
  Noi siamo stati auditi al Senato sulla SEN intorno alla fine del 2012. Sostanzialmente qui riconfermiamo quanto già detto in quella sede in merito all'opportunità di potenziare le infrastrutture di adduzione del gas per stesso ottenere riduzioni Pag. 28di prezzo. Di conseguenza, essendo il gas la materia prima più rilevante per la produzione di energia elettrica, auspichiamo di contenere anche il prezzo dell'energia elettrica.
  L'altro aspetto cui siamo stati particolarmente attenti, in quanto interessati al prezzo finale per i clienti domestici, è l'introduzione di tutti gli elementi di snellimento del mercato, quali gli «sbottigliamenti» nelle congestioni di rete, il potenziamento di capacità transfrontaliera. Inoltre guardiamo con favore all'evoluzione del mercato verso modelli che siano capaci di associare offerta di energie e di capacità per una maggiore integrazione delle energie rinnovabili nel mercato e, quindi, delle forme di risparmio energetico.
  In quest'anno e mezzo trascorso dall'audizione svolta al Senato il più evidente, che è davanti a tutti, è quello della crisi economica, di cui vogliamo evidenziare un fatto. In particolare, nel corso del 2013, per la prima volta, il numero della disattivazione di impianti è stato superiore a quello delle attivazioni per quanto riguarda le piccole e medie imprese. Le disattivazioni sono state circa 400 mila nel corso del 2013. Questo è un dato estremamente significativo, che però non mi pare abbia avuto grandi riscontri di notorietà pubblica.
  Un altro elemento rilevante è l'andamento della domanda elettrica in relazione al prodotto interno lordo. Nel 2013 il prodotto interno lordo ha avuto una contrazione dell'1,8 per cento. Si prevede una lieve ripresa dello 0,7 per cento sul 2014 cui, però, corrisponde per il 2013 una riduzione del 3,4 per cento della domanda elettrica. Per il 2014, in cui abbiamo, invece, una crescita del prodotto interno lordo, registriamo nel primo bimestre di gennaio e febbraio una riduzione della domanda elettrica del 4 per cento. Sono cifre con cui dobbiamo fare i conti, perché ci troviamo di fronte a una correlazione tra andamento del PIL e domanda elettrica, che sembra non essere più lineare come in passato.
  Un elemento che vorrei sottolineare in questa occasione è quello introdotto nell'ultima versione del documento sulla SEN. Viene ripresa una citazione della Commissione europea, da un documento del 2010, Far sì che il mercato interno funzioni, che prospetta – il che viene tradotto nel testo della SEN – un progressivo confinamento dei regimi di tutela attualmente previsti per la vendita finale di gas ai clienti effettivamente vulnerabili. Fermo restando che siamo tutti d'accordo, come dice il documento della Commissione, che gli interventi statali che rischiano distorsioni non siano un elemento di garanzia per il consumatore rispetto a strumenti che rispecchino adeguatamente le forze in campo e, quindi, i valori determinati dal mercato, in questo contesto di riflessioni e di dichiarazioni va inserito il ruolo di Acquirente Unico.
  Acquirente Unico apparirebbe, con questa richiesta di riduzione e di contenimento del perimetro, come un soggetto che distorce o che offre un prezzo regolato, anziché un prezzo di mercato, come quello che esso spunta attraverso l'aggregazione della domanda e mette a disposizione per il cliente finale. Peraltro, ci è stato riconosciuto nel corso di una procedura di infrazione in sede comunitaria dall'Europa che la formazione del prezzo e l'attività di Acquirente Unico non sono elementi distorsivi per il mercato. L'unica parte regolata è una parte minima, che rappresenta oggi lo 0,14 per cento del prezzo dell'energia elettrica, che è dato dall'intervento dell'Autorità e serve soltanto ad allineare le nostre previsioni ogni trimestre con il prezzo fatto dall'Autorità. Quello, infatti, è un prezzo ex ante e va verificato con i costi, che sono ex post. Non si tratta, quindi, di una regolazione sostanziale, ma di un vero e proprio aggiustamento. Il ruolo di Acquirente Unico è quello di bilanciare la difesa dell'interesse pubblico sancito dalle direttive con uno strumento di mercato, che è quello dell'aggregazione della domanda. Un aspetto che viene sottolineato dalla Commissione è quello di far accompagnare un mercato competitivo con un consumatore informato. Pag. 29Questa è forse l'area su cui effettivamente opera maggiormente l'Acquirente Unico. A differenza degli altri mercati, come quello delle telecomunicazioni, dove c’è un elevato valore aggiunto del prodotto, c’è stata una forte innovazione e c’è stato, quindi, un grande appeal delle offerte, con grandi movimenti nel campo tra domanda e offerta, il mercato elettrico è fatto di un prodotto sostanzialmente indifferenziato, che offre a chi lo produce margini estremamente limitati. La difficoltà per chi cerca di attivare un mercato è, dunque, quella di assicurare che il mercato sia effettivamente competitivo e di fornire al consumatore un'indicazione credibile circa un prezzo da considerarsi. Ovviamente il cliente finale deve sostenere costi di informazione che possono essere ritenuti molto alti per risparmi di prezzo non superiori ai 50 euro all'anno. È difficile che un consumatore da solo possa seguire le oscillazioni di prezzo. Pertanto, avere un soggetto pubblico che garantisce la qualità dell'informazione e del prezzo «spuntato» rappresenta un elemento di sicurezza che dà maggior fiducia al cliente finale nel muoversi verso il mercato libero. Questo tanto più se noi andiamo a considerare gli altri strumenti che, come poi vedremo, Acquirente unico ha messo in campo.
  Se andiamo alle slide che vi ho distribuito, in particolare la n. 1, possiamo confrontare l'offerta fatta da Acquirente Unico, che è quella di mezzo. Non appare, ma è quella in cui si inverte il segno delle percentuali indicate. Abbiamo esposto le differenze di prezzo delle offerte dei diversi operatori rispetto a quella di Acquirente Unico. Vediamo come l'offerta che Acquirente Unico metta a disposizione si collochi un po’ più su della metà. Se guardiamo, invece, la parte alta, notiamo che ci sono le offerte che superano Acquirente unico. Sono tutte le offerte fatte dai maggiori operatori e soprattutto tutte le offerte a prezzo fisso, che sono le più svantaggiate in un momento di diminuzione della domanda.
  Se c’è un obiettivo che vorremmo porci è quello di salire sempre di più in questo grafico, come Acquirente Unico, il che significa che il mercato può vivere adeguatamente attraverso scambi che offrono possibilità di prezzo convenienti, verso le quali sono migrati i nostri clienti.
  Per capire i tempi di migrazione, vediamo le slide n. 2 e n. 3, in cui abbiamo il trend di passaggio dal mercato tutelato al mercato libero dei due diversi settori. Nella slide 2 vediamo l'andamento dei clienti domestici e nella slide 3 i cosiddetti altri usi, in bassa tensione, cioè le piccole e medie imprese.
  C’è un trend piuttosto stabile negli anni, per cui il passaggio al mercato libero è dell'ordine del milione e mezzo di clienti nel corso dell'anno, sommando gli utenti domestici e gli utenti piccole e medie imprese. Questo è un indice che ci allinea con gli altri Paesi europei.
  Questo è un sistema che, da una parte, offre un benchmark di prezzo stabile e di riferimento per chi offre e per chi compra e, dall'altra, accompagna il passaggio al mercato libero con una velocità assolutamente confrontabile con quella degli altri Paesi, ad eccezione della Gran Bretagna che ha una legislazione strutturalmente diversa e da più tempo.
  Nella slide n. 4 abbiamo le modalità di acquisto del portafoglio da parte dell'Acquirente Unico. Si vede nella parte verde chiaro, per semplicità, il prezzo spot, quello comprato giorno per giorno in borsa e, quindi, esposto alle variazioni di prezzo. Si tratta dell'acquisto fatto in borsa per il consumo dei due giorni successivi e, quindi, è un prezzo irrimediabile, una volta che si è comprato a quel prezzo. Le parti in verde scuro sono quelle che riguardano gli acquisti a termine. Si acquista a termine per fissare un prezzo che consenta di bloccare un prezzo vantaggioso. Se da oggi a un anno si vede un prezzo vantaggioso, si compra, si blocca quel prezzo e ci si garantisce che le successive variazioni non incidano sul risultato finale del prezzo a cui si compra.
  Questo modo di approcciare il mercato è analogo a quello degli altri operatori ed è quello che ci consente di realizzare la performance che abbiamo visto nelle slidePag. 30precedenti, le quali ci collocano alla metà del mercato e, quindi, in un profilo tranquillo. Chi ottiene risultati maggiori lo fa affrontando rischi maggiori o avendo possibilità di ammortizzare le perdite in altre aree del sistema elettrico.
  Possiamo poi vedere la slide n. 5, in cui vengono semplicemente presentate le modalità di acquisto che noi effettuiamo. La riga verde è l'andamento del prezzo sui mercati a termine e i triangolini azzurri sono le sessioni di acquisto svolte da Acquirente Unico. Si vede come noi andiamo a cogliere il prezzo nelle fasi in cui esso cala. Questa è la tecnica che usiamo normalmente, allineata con quella degli altri operatori.
  C’è chi in questa fase, ha ipotizzato un problema di «competizione» tra noi e il mercato, per cui Acquirente unico batte gli operatori del mercato libero nella maggior parte dei casi, determinando così un rischio di competizione unfair nei confronti degli operatori del mercato libero. Una delle soluzioni che sono state proposte è stata quella di ipotizzare che Acquirente unico compri solo sul mercato del giorno prima, in borsa, tutti i giorni. Si tratta di una proposta autorevole, ma assolutamente inadeguata alla tutela del cliente finale, che si vedrebbe esposto ai rischi di volatilità del mercato.
  È chiaro che queste sono scelte di indirizzo che vanno tenute in ogni momento. Nella fase che attraversiamo, in cui il mercato è sistematicamente in discesa, la tentazione sarebbe di comprare tutto sul mercato del giorno prima, per coglierne per intero il vantaggio. Sarebbe, però, un po’ come girare in macchina senza assicurazione: risparmieremmo sull'assicurazione, sperando intanto che non ci sia l'incidente. Il mercato a termine è quello che fissa i prezzi e che, quindi, garantisce che, nell'eventualità in cui si vada verso una ripresa o un rialzo dei prezzi, si sia riusciti a bloccare la situazione.
  Voglio tornare ora su una parte della SEN che riguarda l'assicurare, in relazione a quanto ci chiede l'Europa, un mercato competitivo, da una parte, e un cliente adeguatamente informato, dall'altra. Qui si inserisce un ruolo importante svolto dall'Acquirente unico, oltre alle attività che ci sono state affidate sullo Sportello dell'energia, che realizza questa enorme quantità di conciliazioni. Noi non forniamo semplici risposte informative, ma portiamo a soluzione 40 mila problemi tra cliente e operatore elettrico e gas nel corso dell'anno. È una best practice a livello italiano, ma anche a livello comunitario.
  La questione più importante, però, è come sostenere mercato e clienti finali in una fase di transizione come quella del passaggio al mercato libero, in cui i flussi di informazione su cui si basano la fatturazione, la richiesta del cliente finale e i tempi di installazione di una nuova utenza non sono più garantiti da un operatore del tutto verticalmente integrato, che risponde a tutto, ma devono essere svolti assicurando una corretta competizione tra diversi operatori.
  Questo ha significato letteralmente una rivoluzione nei flussi di informazione tra i diversi operatori, in assenza della quale la penalizzazione nei confronti del cliente finale e dei diversi operatori è estremamente grave. Si tratta di una penalizzazione di cui non si riesce ad avere adeguata contezza, se non attraverso le iniziative di giusta protesta da parte dei consumatori, che hanno trovato o troveranno, però, finalmente e complessivamente risposta nella realizzazione piena del Sistema informativo integrato.
  Che cos’è il Sistema informativo integrato ? Si tratta di un sistema che è stato istituito per legge in Acquirente Unico. Tenete presente che i flussi informativi sono diventati nell'ordine delle decine di milioni al mese, per quanto riguarda quelli relativi alle misure. Si tratta, quindi, di dati non confrontabili, per il numero di operatori a cui devono essere resi disponibili, con il passato.
  In questa fase stiamo anche monitorando i benefici economici che il Sistema informativo integrato genera, in particolare l'esatta previsione da parte degli operatori. Abbiamo intercettato più volte errori di previsione o dati sbagliati messi a Pag. 31disposizione dai distributori agli operatori del mercato libero, dati che prima non erano evidenziabili, ma che venivano presi come buoni dai diversi operatori e che poi si riverberavano sul cliente finale in termini di delta prezzo assolutamente ingovernabili.
  L'introduzione del Sistema informativo integrato ha cominciato a intercettare tutti questi fenomeni e a correggerli, in quanto il Sistema informativo integrato svolge il ruolo di parte terza dagli operatori, certifica la coerenza con gli standard e consente poi il monitoraggio del lavoro svolto dagli operatori stessi. Ciascun operatore viene tracciato e, quindi, quando qualcosa non funziona nei confronti del cliente finale – mancate letture, contratti non richiesti – è immediatamente identificabile la provenienza dell'errore.
  Questo è un passaggio estremamente importante, che peraltro sta incominciando a generare delle fasi di scontri nel sistema. È comprensibile che gli operatori dominanti – non facciamo nomi – che avevano o che hanno tuttora in mano i sistemi informativi precedenti si adeguino con difficoltà a questa sovranità sul sistema. È un fatto pericoloso, perché proprio loro dovrebbero essere, invece, i soggetti che maggiormente cavalcano questa trasformazione, per esserne i maggiori fruitori e promotori di un'evoluzione verso un mercato più moderno, in cui soprattutto la certezza di queste funzioni deve diventare uno degli elementi di attrattività dei diversi operatori.
  Il Sistema informativo integrato, grazie all'eliminazione di tutta questa serie di errori, consente alla fine di ridurre i costi generali del mercato, aumentando la qualità dei dati, la salvaguardia dei quesiti e la standardizzazione e riduzione dei tempi di lavoro.
  Questo è il Sistema informativo integrato. Sono cinque i Paesi in Europa che hanno realizzato qualcosa di simile. L'Italia è senz'altro quello che ha il sistema più avanzato. Tra gli altri ci sono Gran Bretagna, Paesi Bassi e Spagna. Il SII è stato realizzato con particolare attenzione alla governance di sistema. Si è riusciti, quindi, a coniugare le esigenze di privacy, di efficacia e di elevatissima competenza di carattere tecnico.
  Se si riuscirà a portare a termine, e siamo già in fase avanzatissima, l'implementazione in tutti i processi del Sistema informativo integrato, senz'altro l'Italia ne trarrà un estremo beneficio. Su questa infrastruttura si poggia veramente la possibilità di garantire una piena attuazione delle regole di mercato, che trovano in essa la loro attuazione operativa.
  Io avrei concluso.

  PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  DAVIDE CRIPPA. Ringrazio per la presentazione e vado ad alcune criticità che mi venivano in mente.
  Una è banale: come mai non viene rispettato il valore energetico nella bolletta ? Anche nel servizio di maggior tutela oggi non c’è ancora – non so se ci sarà dopo l'attuazione di quanto previsto dal decreto Destinazione Italia – la condizione che venga valorizzata l'energia a basso costo durante la giornata e che, quindi, l'energia in eccesso prodotta da fonti rinnovabili possa incidere positivamente sulla bolletta all'utente finale. Ci sono distorsioni del mercato tali per cui questa condizione non sarà mai possibile ? In sostanza, la signora Maria, all'interno del servizio di maggior tutela, potrà mai beneficiare dell'energia a basso prezzo prodotta dagli impianti rinnovabili durante il giorno oppure, per alcune ragioni, non sarà mai così strettamente percorribile questa ipotesi ? Inoltre, quale scenario energetico ci sarebbe stato sul prezzo dell'energia senza l'Acquirente Unico ? Avete fatto delle considerazioni di questo tipo ? Aggiungendo una domanda un po’ più da sfera di cristallo, quale scenario ci sarebbe stato senza l'apporto delle rinnovabili ? Oggi le rinnovabili stanno tagliando le gambe alle fossili durante il giorno, ma vorrei capire se siano mai state fatte queste stime. Purtroppo, nemmeno autorevoli università o studi di economia Pag. 32si sono mai interessati di valutare quale sarebbe stato il prezzo dell'energia, se noi non avessimo preso la strada di incentivare le rinnovabili. Ci troviamo oggi nella condizione in cui abbiamo certamente un peso delle rinnovabili da sostenere in bolletta, ma quale sarebbe stato il peso che il prezzo dell'energia avrebbe portato all'utente finale ?
  Come altra questione, vorrei sapere se avete ragionato, visto che di dati statistici ne avete parecchi, su quale potrebbe essere la possibilità di diminuire la componente A3, evitando tagli retroattivi, che non sono mai ben accetti, quantomeno neanche come diritti acquisiti. Avete individuato spiragli di manovra in qualche altra idea ?
  Quale può essere l'evoluzione dell'Acquirente unico in un'ottica di generazione distribuita ? Nel momento in cui il paradigma energetico in cui noi crediamo è quello di una generazione distribuita e di un consumatore distribuito, c’è una sorta di tentativo di evitare alcuni grossi centri di produzione e tanti utenti finali e di avere quantomeno una mappatura energetica del produttore e del consumatore ubicata sul territorio, ovviamente con l'eccezione di alcune industrie energivore, laddove esse non possano prodursi l'energia localmente. Andando in un'ottica di questo tipo, quale potrebbe essere il compito dell'Acquirente Unico ?
  Ho una curiosità sul SII. Sarà possibile superare il problema per cui oggi i produttori di energia devono dialogare con il loro gestore, il gestore deve poi dialogare con il distributore e il distributore poi forse riesce a dialogare con il GSE, che eroga gli incentivi sul prodotto e non più sullo stimato, come oggi succede ? Sarà possibile farlo con questo sistema informativo, o questo esula dalle vostre competenze ?
  Chiudo con un argomento che oggi ho sottoposto a tutti e tre i soggetti auditi, e che propongo anche a voi. I pompaggi potrebbero aiutare a stabilizzare il valore di punta del prezzo dell'energia ? È evidente che oggi il valore di punta si abbia sostanzialmente nelle ore notturne, nelle ore serali, quando non c’è l'apporto delle FER, oppure nei periodi invernali, in condizioni climatiche sfavorevoli.
  È ipotizzabile un utilizzo dei pompaggi, magari con un ruolo di garanzia da parte dell'Acquirente Unico che possa fare l'acquisizione, per conto di un dato numero di utenti, di uno stoccaggio di energia, ossia che vada ad acquistare uno stoccaggio di energia e poi la utilizzi laddove il prezzo per l'utente finale sarebbe più alto, potendolo calmierare ? So che non è tra i compiti dell'Acquirente Unico, ma ve lo chiedo comunque.
  Ho concluso.

  PRESIDENTE. Do la parola all'ingegner Vigevano per la replica.

  PAOLO VIGEVANO, Presidente e amministratore delegato di Acquirente Unico Spa. Non vorrei deluderla. Vorrei, invece, cogliere lo spirito delle sue domande. Lei sta disegnando una SEN, a modo suo, a pezzetti.
  La signora Maria già oggi di fatto fruisce di quanto lei auspica. Il problema è a livello di Strategia energetica nazionale. Quanto al documento che è stato approvato finora, il Governo l'aveva detto, non può essere definito una vera e propria Strategia energetica nazionale. Sono i problemi che abbiamo davanti oggi. Vediamo di risolverli.
  Le sue domande cercano di guardare un po’ più avanti e, a partire da quello che è scritto in questo documento e da quello che si dice, di trovare il modo per guardare un po’ oltre, anche appoggiandosi a figure tecnologiche e giuridiche un po’ innovative. Vediamo che cosa ci portiamo dal passato e di cui ci dovremmo liberare.
  Non c’è dubbio che l'assenza di un quadro di Strategia energetica nazionale abbia prodotto le difficoltà che lei descriveva adesso rispetto alle rinnovabili e alle fonti energetiche tradizionali. Il povero imprenditore che ha messo su una centrale elettrica a ciclo combinato pochi anni fa contava su uno sviluppo che era di un dato tipo e non prevedeva le rinnovabili. Si è trovato, quindi, addosso una situazione Pag. 33di crisi, da una parte, e di rinnovabili, dall'altra, che l'ha preso in mezzo.
  Lo scopo di una Strategia energetica nazionale dovrebbe essere quello di riuscire a mettere a disposizione degli operatori del Paese proprio un modo per evitare questo tipo di errore, facendo per tempo delle scelte che poi possano essere rispettate. Le sue domande non hanno, quindi, risposta. Posso fornire una risposta in un quadro di certezze che possa funzionare.
  Per quanto riguarda i ruoli di Acquirente unico, lei mi viene incontro con le domande che finiscono sul SII. Il SII, come ho scoperto di recente incontrandomi con il Commissario per l'Agenda digitale, Francesco Caio, è l'unico sistema informativo del settore pubblico italiano che sia effettivamente interoperabile, in cui, cioè, da ogni settore possono essere trasferiti dati a un altro senza avere di mezzo quei setti di rigidità che hanno tutti gli altri sistemi della pubblica amministrazione, per i quali l'integratore è il cittadino, che si deve muovere da uno sportello all'altro perché i sistemi non si parlano. Il sistema elettrico italiano ha questo vantaggio enorme, che deve essere in grado di cogliere. In quel caso è possibile tutto, ivi compresi il cliente finale che accede ai propri dati, le rinnovabili, le misure che si parlano tra di loro. Si crea, quindi, una situazione trasparente, senza quello scheletro di rigidità rappresentato dalle funzioni degli intermediari tra una cella e l'altra, che costituisce il blocco di questo Paese, non solo nel settore dell'energia, ma anche in tutti gli altri settori. L'interoperabilità di un sistema informativo è la condizione per far cadere il potere degli intermediari che bloccano tutto. Noi nel settore elettrico lo abbiamo realizzato e stiamo lottando per evitare che ce lo smontino.
  Per quanto riguarda la domanda sui pompaggi, non so rispondere. Questo ruolo che noi abbiamo di soggetto terzo nelle varie aree potrebbe anche essere...

  DAVIDE CRIPPA. Le semplifico la domanda: come Acquirente Unico, potete acquistare l'energia sul mercato immaginando di stoccarla all'interno di uno dei pompaggi e poi di utilizzarla laddove serve ?

  PAOLO VIGEVANO, Presidente e amministratore delegato di Acquirente Unico Spa. Non so se sia una cosa che possiamo fare. Direi di sì.

  UBALDO PERLA, Direttore della Direzione operativa di Acquirente Unico Spa. L'immagazzinamento dell'energia, come è noto, è un problema storico da sempre. Il discorso della città intelligente è una questione che riguarda il futuro. Attualmente, l'energia immagazzinata in questo modo per tirare su l'acqua costa oltre il 40 per cento in più di quello che si mette dentro. Facciamo presente questa opportunità, che è una cosa bella. Se fosse possibile, risolverebbe il problema del sistema elettrico, perché non ci sarebbe più il problema della punta. Si potrebbe immagazzinare l'energia, come avviene in tutte le altre produzioni. Gli studi li stanno facendo, ma attualmente questo non è ancora accessibile. È un progetto lungo da venire.

  DAVIDE CRIPPA. Mi spiace dissentire completamente su questo tema. In realtà, stiamo parlando di un prezzo dell'energia a zero. Se io ho un'energia che spesso, come in alcune reti, per esempio in Puglia, viene dispersa, prendo l'energia dispersa o quella a costo zero e la pompo. A quel punto, nel momento in cui la venderò, di sicuro ho un plus nella vendita, che non è un terzo o un quarto della difficoltà di pompaggio.

  PAOLO VIGEVANO, Presidente e amministratore delegato di Acquirente Unico Spa. Salvo i problemi tecnici, che vanno risolti – io non posso ovviamente investire su una tecnologia che non sia solida – formalmente questo è possibile. Ci hanno proposto all'epoca di fare gli stoccaggi del gas. Non vedo perché non possiamo fare la stessa cosa dall'altra parte. Non c’è dubbio. Se il modello funziona, lo possiamo fare. Non so se occorra un provvedimento Pag. 34di legge o se lo possiamo fare autonomamente. Secondo me, ci vuole una legge.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare i nostri ospiti, dichiaro conclusa l'audizione. Autorizzo la pubblicazione in calce della documentazione consegnata da Acquirente Unico Spa (vedi allegato 3).

Audizione di rappresentanti del Movimento consumatori.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla Strategia energetica nazionale e sulle principali problematiche in materia di energia, l'audizione di rappresentanti di Movimento consumatori.

  OVIDIO MARZAIOLI, Vicesegretario generale del Movimento consumatori. Ho consegnato alla Commissione un documento che riporta la nostra posizione sulla Strategia energetica nazionale che chiedo possa essere allegato agli atti di questa audizione. Nel mio intervento intendo concentrarmi sulle questioni connesse al mercato dell'energia, essendo la mia un'associazione di consumatori, La documentazione che ho inviato – lo ripeto – reca la nostra posizione sulla Strategia energetica nazionale in linea generale. Poi vi dirò qualcosa di diretto.
  Sono Ovidio Marzaioli, vicesegretario nazionale del Movimento consumatori, e mi occupo, proprio come attività all'interno dell'associazione, del settore energia elettrica e gas ed energetico in generale.
  Sulla Strategia energetica nazionale abbiamo mandato un documento. Affronteremo tematiche molto interessanti per le associazioni in questo momento, quali ad esempio le prospettive del mercato tutelato. Siamo partiti nel 2003 e nel 2007, nel 2003 per quanto riguarda il gas e nel 2007 per quanto riguarda l'energia elettrica, nella liberalizzazione del mercato retail nei confronti dei consumatori, ossia nel mercato base. Questo mercato ha avuto una divisione tra il mercato tutelato, che era il vecchio monopolista, sia nell'energia elettrica, sia nel gas, e il mercato libero.
  Dal 2007 nell'energia elettrica e dal 2003 per il gas, orientativamente, il passaggio dal mercato tutelato al mercato libero si è basato su un 15-20 per cento, non di più. C’è stato, quindi, un evidente sfavore da parte del mercato nei confronti di questa liberalizzazione, la quale aveva come effetto principale, poiché il mercato liberalizzato era una piccolissima quota, all'incirca il 5-6 per cento del prezzo, il fatto che praticamente nessuno passasse a questo mercato.
  Ci sono stati poi gravissimi problemi nei confronti delle norme che l'Europa ci ha dettato, e che noi abbiamo puntualmente disatteso. Sto parlando delle pratiche commerciali scorrette, che molti di voi conosceranno e che sono quelle che in questo momento ci stanno portando ad avere un enorme problema nei confronti del consumatore.
  A proposito di queste pratiche commerciali scorrette, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas, che avete audito stamattina, parlava di un problema di delibera, la n. 153, nella quale è previsto un procedimento molto farraginoso, molto particolare, che impedisce al consumatore di essere difeso nelle sedi previste dall'Autorità.
  Proprio da pochi giorni è stata finalmente recepita la norma europea sul mercato di concorrenza. Come avete visto, proprio in quel testo è scritto che l'Autorità per l'energia e il gas non ha alcuna competenza. L'unica Autorità competente è l'Antitrust. La normativa che è stata messa in piedi ha, quindi, bloccato tantissimi contratti. Noi siamo stati obbligati a presentare delle denunce penali nei confronti degli operatori che si inventavano un contratto per quanto riguarda queste pratiche commerciali scorrette. In particolare, parlando dell'Europa, l'Europa ci ha dettato anche delle norme particolari per quanto riguarda l'ADR (Alternative Dispute Resolution). Non so se qualcuno abbia parlato in questa sede dell'ADR e del decreto legislativo sull'ADR, Pag. 35che l'Italia non ha nemmeno recepito. Anche in questo caso c’è un ritardo sulla nostra legislazione.
  La parte più importante in questo momento – per questo motivo volevo sottolineare le pratiche commerciali scorrette e soprattutto, ripeto, chiedere se gli altri attori abbiano messo qualcosa in campo – è la questione del SII, il Sistema informativo integrato. L'avete visto. Questo sistema dovrebbe garantire il consumatore da tutte le cosiddette presunzioni che in questo momento sono alla base di tutte le bollette che si chiamano «stimate», ossia delle bollette in cui arriva il nostro fornitore e ci dice: «Io non so quanto hai consumato. Presumo che consumi tanto». Questo sistema dovrebbe eliminare tutte queste problematiche. Si tratta di un sistema che ci è costato finora, senza far nulla, 4 milioni di euro e che non è ancora partito. Dovrebbe partire prima dell'estate, ma sembra che ci sia qualche ulteriore problema di attività.
  Ho sintetizzato raggruppato nel termine «Sind. C. Mor.», perché a molte persone che erano presunte morose arrivava una bella letterina, che diceva: «Caro amico, tu non hai pagato e io ti stacco. Anche se tu non sai perché, o mi paghi, o io ti stacco la luce o il gas». Questi sistemi che l'Autorità ha messo in piedi sono, purtroppo, sistemi che nei confronti dei consumatori hanno solo imposto determinate regole e non hanno preso in considerazione tutte quelle che l'Unione europea continuava a inviarci, come il recepimento delle direttive nn. 72 e 73, il Terzo pacchetto energia, il quale è stato recepito con un decreto legislativo che è rimasto lettera morta.
  Passiamo a un'altra brutta fase, che è quella dei ruoli dei player: quali sono i giocatori in campo, a parte l'Autorità e tutto quello che abbiamo detto ? C’è un distributore, che praticamente non è obbligato a comunicare con noi consumatori, e c’è il venditore. Il distributore è un cosiddetto monopolio naturale, che potrebbe non avere alcuna importanza, perché il prezzo viene stabilito direttamente dall'Autorità. L'operatore, invece, funziona attraverso i sistemi stranissimi delle pratiche commerciali scorrette.
  Noi chiediamo di essere più presenti in questo momento nella fase della decisione nei confronti del Parlamento, di essere più presenti nelle decisioni che si prenderanno. Abbiamo saputo che addirittura in quest'Aula è stata presentata, o si presumeva che sarebbe stata presentata, da parte di un'associazione di venditori la possibilità di cancellare il mercato tutelato attraverso la privatizzazione dell'Acquirente Unico, nonché il GSE come struttura pubblica. Spero che questa proposta sia già stata superata. Finora non se ne è avuta notizia, ma si era parlato in maniera chiara di un intervento diretto di quest'associazione di categoria di imprese, che aveva intenzione di far presentare questo emendamento.
  Ebbene, in questo momento, per come è il mercato, sarebbe bene evitare qualunque attacco al mercato di tutela, anche se in Europa non c’è nulla di simile al nostro, perché i mercati sono molto più maturi rispetto ai nostri. Se io parlo con un qualsiasi consumatore e mi arriva una bella pratica commerciale scorretta, non ho il diritto di attaccare il venditore. L'unica cosa che posso fare è compiere un tentativo di conciliazione – se mi va bene, al massimo forse riesco a non farmi staccare la luce – oppure andare davanti a un giudice. Voi ricordate che la crisi della giustizia italiana è talmente ampia che probabilmente arriveremmo a una denegata giustizia, prima di arrivare a una soluzione del problema.
  L'idea che in questo momento l'Italia si debba piegare a una condizione che in Europa è normale è basata semplicemente su un mercato che funziona all'estero e che da noi non funziona. In Italia il problema vero è che – non so se avete i dati del mercato – il mercato tutelato per 23 milioni di contratti è solo Enel Servizio elettrico. Questo sarebbe il mercato tutelato. Enel è in posizione dominante anche nel mercato libero. Enel Energia ha circa 7 milioni di contratti nel mercato libero.Pag. 36
  Se considerate insieme i due player, 23 più 7 fanno 30 milioni di contratti. Ciò significa praticamente che il mercato rientrerebbe in un monopolio, ma stavolta senza nemmeno la garanzia dell'Autorità per l'energia e il gas sul prezzo. Ci troveremmo, quindi, in un mercato davvero molto complicato da coprire.
  La richiesta che vi facciamo è – e io credo che le altre associazioni faranno altrettanto – di stare attenti a questo cambiamento di mercato. Attualmente l'Italia regge anche per difficoltà economiche. Molte persone sono in difficoltà economiche proprio in queste condizioni. Si rischia di arrivare ad avere un mercato unico in cui ci sia un monopolista di fatto. Molte aziende sono uscite dal mercato. Non posso non pensare al problema Sorgenia, che uscirà dal mercato retail e sicuramente non sarà uno dei player. Anche i nuovi che arrivano sul mercato hanno difficoltà gigantesche a entrare nelle fette di concorrenza del mercato.
  Credo che una delle questioni fondamentali da mettere in campo sia quella di consentire, almeno per i prossimi tempi, almeno per un biennio, se possibile, la conservazione del mercato di maggior tutela e tutelato, che sia gas o energia elettrica, altrimenti davvero avremo enormi problemi.
  Per quanto riguarda le pratiche commerciali scorrette, stiamo cercando di portarci su un punto fondamentale: avere garanzie anche dall'Antitrust, che è forse l'unica garanzia che in questo momento ci permette di continuare.
  Ho concluso. Posso lasciare l'intervento, eventualmente.

  PRESIDENTE. Grazie. Autorizzo la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal Movimento dei consumatori (vedi allegato 4).
  Ringrazio il nostro ospite, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 18.

Pag. 37

ALLEGATO 1

Pag. 38

Pag. 39

Pag. 40

Pag. 41

Pag. 42

Pag. 43

Pag. 44

Pag. 45

Pag. 46

Pag. 47

Pag. 48

Pag. 49

ALLEGATO 2

Pag. 50

Pag. 51

Pag. 52

Pag. 53

Pag. 54

Pag. 55

Pag. 56

Pag. 57

Pag. 58

Pag. 59

Pag. 60

Pag. 61

Pag. 62

Pag. 63

Pag. 64

Pag. 65

ALLEGATO 3

Pag. 66

Pag. 67

Pag. 68

Pag. 69

Pag. 70

Pag. 71

ALLEGATO 4

Pag. 72

Pag. 73

Pag. 74

Pag. 75

Pag. 76

Pag. 77

Pag. 78

Pag. 79

Pag. 80

Pag. 81

Pag. 82

Pag. 83

Pag. 84

Pag. 85

Pag. 86