XVII Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 17 di Giovedì 13 marzo 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE E SULLE PRINCIPALI PROBLEMATICHE IN MATERIA DI ENERGIA

Audizione di rappresentanti di Ascomac.
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 3 
Corsini Pierluigi , Presidente di Ascomac Cogena ... 3 
Belvedere Carlo , Segretario generale di Ascomac ... 4 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 9 
Crippa Davide (M5S)  ... 9 
Benamati Gianluca (PD)  ... 10 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 12 
Corsini Pierluigi , Presidente di Ascomac Cogena ... 12 
Benamati Gianluca (PD)  ... 13 
Corsini Pierluigi , Presidente di Ascomac Cogena ... 13 
Belvedere Carlo , Segretario generale di Ascomac ... 14 
Corsini Pierluigi , Presidente di Ascomac Cogena ... 15 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 16 

ALLEGATO: Documentazione consegnata dai rappresentanti di Ascomac ... 17

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ETTORE GUGLIELMO EPIFANI

  La seduta comincia alle 11.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti di Ascomac.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla strategia energetica nazionale e sulle principali problematiche in materia di energia, l'audizione di rappresentanti di Ascomac.
  Do la parola ai nostri ospiti per lo svolgimento della relazione introduttiva, cui seguiranno domande e richieste di chiarimento da parte dei colleghi della Commissione.

  PIERLUIGI CORSINI, Presidente di Ascomac Cogena. Innanzitutto, vi ringrazio dell'attenzione e del tempo che ci dedicate.
  Ascomac è la federazione che fa parte di Confcommercio e raduna gli operatori di vari settori, sostanzialmente del settore delle costruzioni, dell'energia, del sollevamento e della nautica, laddove possibile in un'ottica di filiera integrata.
  Ascomac è organizzata su unioni per settori omogenei. Personalmente, sono presidente di Cogena, l'unione che in ambito Ascomac si occupa specificatamente di cogenerazione. Il dottor Carlo Belvedere è il segretario generale di Ascomac.
  Mi limiterò a un'introduzione molto sintetica per cedere la parola al dottor Belvedere, che ci presenterà in maniera più approfondita gli argomenti che intendiamo sottoporre alla vostra cortese attenzione.
  Come dicevo, Cogena riunisce gli operatori del settore della cogenerazione, dove per operatori intendiamo progettisti, fornitori, installatori e anche utilizzatori. La cogenerazione, come immagino molti di voi, se non tutti, già sappiano, è una tecnologia in senso lato che garantisce un'elevata efficienza energetica in un'ottica di generazione distribuita programmabile. Questo è un punto per noi nodale in quanto riteniamo che la programmabilità della generazione distribuita possa essere un'utile integrazione alla generazione distribuita da fonti rinnovabili non programmabili. Andando, infatti, a integrare, può aiutare la rete, le grandi centrali a gestire la criticità dell'irregolarità di erogazione legata a fattori climatici.
  Occupandoci, quindi, di generazione distribuita, siamo molto attenti e sensibili a tutte quelle norme, provvedimenti o farraginosità che a volte, anche senza volerlo, vadano a impattare negativamente sulla possibilità della generazione distribuita o vadano a renderla più critica. Penso, ad esempio, alla politica sulle reti, che crea delle difficoltà, all'applicazione di oneri corrispettivi, all'applicazione di accise, che in maniera direi assolutamente incredibile in alcuni casi vanno a penalizzare il risparmio. Vedremo meglio nel dettaglio questi aspetti. Penso anche alla disomogeneità di norme e di procedure territoriali che, a volte, creano enormi difficoltà Pag. 4agli operatori e, quel che è peggio, a volte del tutto gratuite perché semplicemente legate al fatto che quello che è vero in un'area e non lo è in un'altra e si creano problemi nell'installare degli impianti.
  Faccio un ultimo accenno alla politica di supporto alle grandi aziende energivore. Sappiamo che queste aziende hanno bisogno di competitività, ma riteniamo che una politica di supporto, così come è stata concepita finora, del tutto indipendente da obblighi di audit energetici o da obiettivi di risparmio, di fatto non solo non spinge a efficientare, ma crea un vero e proprio disincentivo all'efficientamento energetico.
  Questo è un tema che oggi mi piace riprendere anche in funzione di quanto è stato annunciato ieri, in maniera sicuramente positiva, ossia un abbattimento dei costi dell'energia per le piccole e medie industrie: ben venga, ma teniamo presente questa criticità. Il nostro suggerimento è di cercare di legare, in ogni caso, questo supporto nel pagamento degli oneri di sistema o dei corrispettivi a obiettivi specifici di risparmio energetico. Oltretutto, se i minori costi non sono pagati dal risparmio, finiscono con l'essere pagati dai consumatori, più deboli, che non hanno nessun tipo di aiuto e di supporto.
  In generale, parlando di generazione distribuita, di accise, di politica energetica, di industrie energivore, ci piacerebbe che le politiche fiscali, intese in senso lato, fossero coerenti con gli obiettivi energetici e ambientali che lo Stato intende darsi. Fatta questa breve introduzione e col permesso del presidente, cedo la parola al dottor Belvedere per alcuni approfondimenti in merito.

  CARLO BELVEDERE, Segretario generale di Ascomac. Ringrazio il presidente e gli onorevoli deputati per l'attenzione che volete dedicare all'illustrazione di questi punti. A livello metodologico, nel fascicolo che lasceremo agli atti della Commissione, trovate una presentazione in slide e un aggiornamento, nel secondo documento del fascicolo, della vision e della politica industriale che stiamo mettendo in atto dal 2007, anno in cui è stata recepita la direttiva 2004/8/CE sulla cogenerazione. Inoltre, vi è la risposta che è stata data al Ministero dello sviluppo economico in occasione della consultazione del 2012.
  Andando molto rapidamente, pensiamo che una Strategia energetica nazionale deve porsi obiettivi molto chiari ed evidenti. Per noi, l'obiettivo finale si deve cogliere attraverso il percorso della cosiddetta decarbonizzazione. Così rimane un termine astratto e generico, ma vedremo come riuscire a realizzarla, come arrivarvi.
  Tralascio tutti i dati tecnici, economici che sono stati elaborati da persone e da associazioni più autorevoli, ma in ogni caso il tema è quello di decarbonizzazione e indipendenza, con la necessità di elaborare un nuovo paradigma energetico e non solo – l'energia è trasversale a tutti gli altri settori – e l'individuazione di una Strategia energetica nazionale non può che collegarsi ad altre strategie per la logistica, per i trasporti, per il piano casa, per il piano per le città. Deve essere tutto connesso. Oserei dire che andrebbe posto tutto su un piano orizzontale e verticalizzato, nei limiti del possibile, contestualmente.
  Non abbiamo trovato una vision nel documento sulla Strategia energetica nazionale proposta nel 2012. Il fatto che la governance sia al settimo posto anziché al primo crea qualche problema. Vogliamo, signor Presidente, creare lavoro subito e, soprattutto, portare gli investitori in Italia, ma non per essere investiti, bensì perché l'investimento, al di là della speculazione, possa giocare un ruolo importante non tanto sulle tariffe e i corrispettivi che vengono pagati dal cliente finale, quanto sull'effettivo risparmio in termini energetici di suolo e di materie.
  Andando per ordine, sarebbe necessaria una serie di iniziative e una vision complessiva. Tanto per farvi sorridere, mi chiamo Belvedere apposta, per cui cerco di guardare un po’ oltre con una strategia e una governance che determini e orienti le scelte, i programmi e, soprattutto, i comportamenti. A suo tempo quando non c'era la domotica, mia madre mi diceva di Pag. 5spegnere la luce, perché il contatore girava. Non ho vissuto in una caverna, anche se mio padre era ufficiale dell'Arma, quindi in una caserma, ma il punto era che, se non serviva, era inutile consumare. Il primo elemento, quindi, è utilizzare, realizzare, generare energia se e laddove serve al momento, quando è opportuno. Diversamente, è inutile utilizzare risorse. Dopodiché, ci risulta che non sia stato trattato l'intero tema delle liberalizzazioni, delle privatizzazioni, delle semplificazioni.
  Andando nel concreto, guardando le slide che vi abbiamo consegnato, se il concetto è di arrivare a uno sviluppo sostenibile, sempre ancora parole vuote, quindi un obiettivo a cui puntare, dove vuole puntare l'Italia, signor Presidente, a livello industriale economico ? Quali sono gli obiettivi ? Turistico ? Alimentare ? Agricolo ? Industriale ? Manifatturiero ? Quali sono ?
  Una volta individuato l'obiettivo di base, bisogna riuscire a determinare nella SEN (Strategia energetica nazionale) il collante che riesca a mettere insieme il piano industriale dei servizi, il piano per i rifiuti, il piano per il consumo del territorio. In sintesi, bisogna usare l'energia laddove serve, con l'ausilio dei dati statistici. Volo rapidamente perché trovate questi dati all'interno del documento consegnato. È possibile che se il signor Presidente della X Commissione chiede a Belvedere quante unità di cogenerazione siano state vendute nel 2013, Belvedere non sappia cosa rispondere se non affidandosi a banche dati pubbliche ?
  Abbiamo Terna, l'Autorità per l'energia ed il gas, il GSE (Gestore dei servizi energetici), l'ENEA. Quelli che ho inserito nel documento sono i dati relativi alla generazione distribuita elaborati dall'Autorità nell'anno 2011, ultimo dato aggiornato. Non è possibile lavorare se non si conoscono i dati e le informazioni. Questo è un elemento primario.
  Poi c’è il tema che riguarda, come ricordava il presidente Corsini, semplificazione e fiscalità energetica, che lascerei per ultimo. Soprattutto, occorrerebbe, vista la rivoluzione dell'ecobonus, cercare di capire come sono spesi questi fondi. È stata effettuata una diagnosi ? È stato detto dove si vuole arrivare ? Basta una finestra, una maniglia o forse sarebbe opportuno scendere dall'appartamento all'edificio e capire di cosa questo, in termini di consumi, oltre che di necessità di generazione, abbia bisogno ? Qualcuno certifica quello che succede ? Avanzerò delle proposte.
  A nostro avviso, legalità, concorrenza, crescita e competitività del sistema si possono attivare da subito attraverso alcuni punti: legalità, generazione centralizzata distribuita, fonti rinnovabili, reti, fiscalità e trasporto e mobilità sostenibile.
  Soffermiamoci su legalità e semplificazione normativa e amministrativa. È stato approvato il decreto-legge n. 63 del 2013. Avevamo posto all'attenzione del Parlamento il fatto che fossero utilizzate due definizioni ambigue e diverse di biomassa. Ce n’è una del decreto legislativo n. 387 del 2003 e una diversa e più completa del decreto n. 28 del 2011: è stata presa la definizione più vecchia e non se ne comprende il motivo. Tra l'altro, avendo lavorato al centro elettronico della Corte di cassazione e all'Ufficio legislativo, all'epoca avevo anche dimestichezza: ho imparato – lo Stato mi ha dato molto – a utilizzare il sistema informatico e questi erano errori immediati. Nel 1983, onorevole Epifani, alla Corte di cassazione, il Centro elettronico era un'eccellenza a livello internazionale per l'intelligenza artificiale nella dottrina e nel diritto e da lì ho molto imparato, come dicevo. Occorrerebbe partire da una chiarezza normativa e delle definizioni, che non sono quelle contenute nel decreto-legge n. 63 del 2013.
  Inoltre, abbiamo avuto momenti di approfondimento sui SEU, sistemi efficienti di utenza e, in relazione al terreno su cui è realizzato l'impianto, la proprietà delle fonti rinnovabili, il SEU, col decreto legislativo n. 115 del 2008, parla del cliente finale; il decreto legislativo n. 387 del 2003 parla del soggetto proponente, che non è il cliente finale, ma si parla di fonti rinnovabili e di due soggetti di cui non si Pag. 6sa chi debba avere il diritto di superficie per costruire. Esistono, peraltro, anche le implicazioni economiche.
  Sempre in relazione alla semplificazione, un altro aspetto è quello dell'emanazione dei decreti ministeriali. Si parla tanto di pubblica amministrazione e di efficientamento: al di là del conto termico, per cui è vero che si va a efficientare la pubblica amministrazione, non si comprende chi paghi la bolletta, in questo caso termica, cioè la bolletta del gas, laddove i corrispettivi oneri servono a valorizzare gli interventi.
  Ho preso a titolo di esempio due provvedimenti: il decreto-legge n. 73 del 2007, per il quale addirittura la pubblica amministrazione potrebbe adire a procedure semplificate, ma manca il decreto attuativo, per cui non può adire alcunché; l'altro è un provvedimento del 2012, di cui siamo ancora in attesa.
  Altro aspetto importante, sempre in termini normativi, è l'emanazione di decreti ministeriali attuativi. Legalità non è semplicemente o soltanto antimafia, ma certezza del diritto affinché situazioni occulte non allignino in questo sistema. Di una legge, dunque, che sia attuato immediatamente il decreto o regolamento che dir si voglia.
  Sull'accisa mi riservo di ritornare.
  Proseguo sempre rapidamente sulla generazione distribuita, generalmente si pensa al fotovoltaico, che costa 13 miliardi di euro annui di costi, ma cominciamo a vedere bene come stanno le cose. La generazione distribuita non è solo fotovoltaico, ma un paradigma che dovrebbe portare in transizione il Paese dal centralizzato al distribuito.
  In fin dei conti, ognuno di noi utilizza una banca dati che nel telefonino, mentre prima era impensabile. In Cassazione, avevamo un salone da 500 metri quadrati con tanto di computer, che adesso invece portiamo con noi, è delocalizzato. Ognuno di noi è un computer, una banca dati, quindi la generazione distribuita, signor Presidente, onorevoli componenti della Commissione, secondo noi ha bisogno di una normativa ad hoc.
  Rispetto alla centralizzata, regolata già ha una serie di provvedimenti normativi, la generazione distribuita dovrebbe avere una sua normativa ad hoc a partire dall'autoproduttore, che impatta sui SEU, come persona fisica o giuridica, ma soprattutto, ancora nel retaggio di una legge del 1999, a 15 anni, chi può fornire energia al cliente finale società, che può fornirla alle società figlie.
  Il trasferimento di energia da unità di produzione a unità di consumo del cliente si configura come attività di distribuzione intesa come servizio di pubblica utilità ? Quali sono le soluzioni impiantistiche finalizzate all'attuazione dell'efficienza energetica in sito, in presenza di concessioni rilasciate ad alcuni soggetti per erogare il servizio di trasmissione e distribuzione ? A me pare chiara l'equazione o, forse meglio, la proporzione – in matematica avevo 6 – per cui la generazione centralizzata sta alla rete pubblica come la generazione distribuita sta alla rete privata, termica o elettrica. L'efficientamento della rete pubblica, l'efficientamento e l'investimento nella rete privata consentono ai due sistemi di dialogare molto rapidamente e, quindi, di fare efficienza in temi di generazione, dal fossile al rinnovabile.
  Prendiamo il caso del condominio. A voi, onorevoli deputati, pare logico che il mio condominio, con la riforma del condominio, inserisca fonti rinnovabili o cogenerazione ad alto rendimento, una tecnologia che produce caldo, freddo, energia elettrica, e l'energia elettrica serva solo per i servizi comuni e debba comprare l'energia elettrica all'esterno ? Se prodotta all'interno, perché si deve versare l'energia all'esterno con il ritiro dedicato, scambio sul posto, per riprenderla onerata di corrispettivi ? Anche qui si pone un tema. Stamattina, leggevo su una rivista che l'ex presidente di un'autorevole società, GSE, parla del fatto che i SEU sarebbero convenienti perché non si pagano corrispettivi e oneri: non è vero.
  Non si tratta di un problema di convenienza o di comodo. Se un investitore decide di investire su un sistema efficiente di utenza non è perché vuole eludere i Pag. 7corrispettivi o gli oneri, ma perché vuole semplicemente efficientare un sistema per produrre energia da fonti rinnovabili o in maniera più efficiente, tutto lì. C’è grande confusione sul tema, ma dopo aver studiato e avendo cercato di capire meglio, posso dire che i corrispettivi sono di trasmissione e distribuzione, che vengono resi, versati, pagati a un concessionario che per conto dello Stato svolge quel tipo di servizio, tariffato infatti dall'Autorità dell'energia elettrica il gas e del sistema idrico. Se, però, l'energia non transita per l'esterno, non è prelevata ed è autoprodotta, perché si devono pagare corrispettivi tariffari di trasmissione e distribuzione ? Se si accende una candela a casa, perché si dovrebbe pagare i corrispettivi trasmissione di quell'energia ? Scusate l'esempio stupido, ma evidente.
  Su questo l'Antitrust ci ha dato ragione. Qui non veniamo a perdere tempo. Abbiamo illustrato, nell'ambito del recepimento della direttiva 2009/72/CE sul mercato elettrico, sistemi di distribuzione chiusi. Pensate che il Governo di allora non li aveva nemmeno attuati. Assieme all'Autorità per l'energia elettrica e il gas, abbiamo sollevato il tema e finalmente è ricomparso l'articolo 38, comma 5, del decreto attuativo. A parte tutta una serie di problematiche, secondo l'Antitrust, l'energia autoprodotta e consumata in sito non transita per la rete pubblica. La generazione distribuita con la rete privata, dunque, è un sistema concorrente per consentire di abbassare i costi sia della produzione centralizzata sia nel trasferimento di energia centralizzata.
  Andando più rapidamente e chiedendo scusa per l'approfondimento, vi è il tema cruciale, come sempre quando si costruisce un rione, un quartiere e così via, dell'infrastruttura. Prima occorrerebbe progettare l'infrastruttura e poi costruire la casa. In realtà, ahimè, si fa sempre il contrario. Bisogna capire come questo nuovo sistema sia dotato delle infrastrutture necessarie e noi abbiamo parlato, appunto, di reti private. Non è, però, Belvedere a sostenere la necessità di una rete privata, ma il decreto legislativo n. 387 del 2003, all'articolo 2, in una delle diverse lettere – nel report – che prevede due attori nell'ambito della rete, chi costruisce la sua rete interna, che dialogherà con la rete del gestore.
  Il decreto sviluppo (n. 83 del 2012) tratta di colonnine elettriche di ricarica anche private nei condomini, quindi si presume che quella colonnina elettrica usufruisca dell'energia del fotovoltaico per ricaricare il veicolo o la bicicletta elettrica situata nel condominio e che non sia prelevata energia dal gestore terzo. Insisto su questo punto perché strategico ai fini di una riforma normativa, che riformi finalmente e pienamente il decreto n. 115 del 2008, articolo 2, lettera t), e l'articolo 10, sistemi efficienti di utenza, che riformi le RIU, reti interne di utenza. L'ingegner Corsini parlava di energivori: ricordate che il testo unico delle accise per gli energivori in prelievo consentiva sconti veramente notevoli ?
  Ricordo che il decreto legislativo n. 79 del 1999 (decreto Bersani), consente agli energivori di pagare in proporzione corrispettivi oneri in maniera proporzionalmente inversa al consumo, che l'Autorità nel TIT, testo integrato di trasmissione, individua una serie di non pagamenti, di oneri corrispettivi, per chi raggiunge una certa soglia di consumi.
  Questo decreto energivori, allora, come ci ricordava l'ingegner Corsini, ci ha lasciato perplessi. Se leghiamo il decreto energivori all'articolo 15 della direttiva n. 96 del 2003, abbiamo il quadro: quell'articolo sulla tassazione energetica, infatti, dice chiaro e tondo che va agevolato il combustibile in ingresso per produzione di energia e l'utilizzo di quell'energia prodotta dalla tecnologia che utilizza quel combustibile, per cui sono due le proposte che l'Unione europea ha avanzato nel 2003 ad ora del tutto inattuate. Oggi, a livello fiscale abbiamo che la tassazione per produzione elettrica è prevista dal punto 11, tabella A, del testo unico n. 504 del 1995, per cui in Gazzetta Ufficiale è scritto «esente». Questo è uno dei temi che vorremmo porre alla vostra attenzione. Attualmente, per esempio, la cogenerazione Pag. 8a livello fiscale paga una quota termica e una quota elettrica, quindi produce energia elettrica, recupera il calore e paga l'accisa sull'energia elettrica e l'energia termica prodotta: non produciamo, però geotermica, ma la recuperiamo, a differenza del termoelettrico, che da sempre gode dell'accisa ridotta. Non riusciamo a capire, allora, e abbiamo segnalato all'Antitrust: l'extracosto fiscale incide, con buona pace dell'articolo 15 della direttiva, in maniera penalizzante sulla cogenerazione e non anche su sistemi ormai, se mi è consentito il termine, non sempre ma anche vetusti, con dispersione del calore nell'ambiente. Questo è un tema strategico per la generazione distribuita, qualunque esso sia.
  L'ultima considerazione è sempre sull'efficienza energetica. Essendo stato ricercatore giuridico, ho verificato che il testo unico delle accise non ne prevedeva nessuna sul gas naturale, all'epoca gas metano, ora gas naturale; in seguito, l'accisa è stata imposta con la carbon tax, con la legge n. 448 del 1998, articolo 8, comma 4, che però è stato abrogato. Abbiamo parlato anche al MEF di questo tema e mi hanno detto che forse stavo seguendo la DEA Professionale oppure il sito di Normattiva.
  In Gazzetta Ufficiale, che ha pubblicato il decreto di semplificazione n. 16 del 2012, convertito nella legge n. 44, trovate che il punto 11, tabella A, n. 504 del 1995, gas naturale per produzione energetica, è esente.
  A questo punto, ci chiediamo se stiamo pagando senza averne titolo dal 1998, quando con DPCM la carbon tax consentiva l'introduzione dell'accisa a partire dal 2005, introducendo con il DPCM anno per anno una serie di aumenti intermedi. Il problema che ci poniamo è perché stiamo pagando senza averne titolo.
  A pagina 29 del modello, ci siamo occupati della questione del cosiddetto ecobonus. L'idea era l'appartamento, in relazione al quale, signor presidente – non ho portato qui le due linee guida dell'Agenzia delle entrate – non si comprende perché non semplificare il 50 e il 65 per cento, prima 36 poi 55. Perché il fotovoltaico deve stare nel 36, ora 55, e anche nel 65 nel conto termico ? Perché tutto questo ? Non ci si può semplificare la vita con un unico strumento che eviti oltretutto l'emanazione di due linee guida, se non altro la carta per stamparle dell'Agenzia delle entrate, sul tema ?
  Altro tema strategico è, presidente, che Renzi parla di interventi sull'edilizia scolastica: com’è ristrutturata quest'edilizia ? Oggi, esistono strumenti all'avanguardia inseriti nella direttiva appalti. Forse siamo stati gli unici in Italia a proporli nel decreto ecobonus. L'avevo illustrato al senatore Tomaselli, relatore di quel provvedimento, ma purtroppo non si è andati oltre. Il BIM (Building Information Modelling), però, non è tirare la volata a Microsoft o a qualcun altro, ma un sistema di modellazione parametrica che consente – mi riaggancio alle banche dati – di avere le informazioni sul prodotto, sull'edificio dove quel prodotto è installato e sull'infrastruttura.
  In relazione al building information modelling richiamato dall'Unione europea nell'edilizia sostenibile, quindi ecobonus, riqualificazione, piano urbano, piano per le città, l'idea che ci è venuta è di andare dall'appartamento all'edificio, al quartiere, al piano per le città. Ristrutturiamo con una cabina di regia informatica una revisione delle nostre città, delle nostre infrastrutture.
  Abbiamo organizzato un convegno a Carrara, dove abbiamo proposto «Porto: città – territorio» e presentato, non avendo esperienza nazionale, la costruzione del porto di New York attraverso il BIM, un metodo di modellazione parametrica che consente di conoscere il parquet che è stato inserito in una certa stanza e di parametrare gli impianti rispetto all'edificio. Lo stiamo lanciando come progetto nel motore a propulsione ibrida che si inserisce nella nave e tutto ha un senso. Penso che sappiate che le navi godono di un certificato internazionale di efficienza energetica e i porti di approdo, in base all'articolo 8 del decreto del 2012 sui titoli Pag. 9di efficienza energetica, essendo grandi infrastrutture, godono dei titoli di efficienza energetica.
  Se riuscissimo a realizzare un prodotto a basso contenuto di carbonio, a ridotto consumo di acqua, ad alta efficienza e riciclabilità, che si inserisce in una nave anch'essa costruita in un certo modo, che va ad approdare in un porto concepito in un certo modo, avremo un percorso logico cui non resta che essere realizzato. In questo caso, avremo, da una parte, una cabina di regia, dall'altra, i fornitori che godono di una serie di dati condivisi con la pubblica amministrazione, che non deve inventarsi nuove banche dati, ma utilizzare quella condivisa da tutti gli operatori, pubblica amministrazione e privati, e il terzo, la certificazione di un organismo ispettivo abilitato per questo. Vogliamo capire dove finiscono i soldi, come sono stati spesi e se i risultati attesi corrispondono a quelli conseguiti.
  Vi descrivo, inoltre, quella che considero una chicca. Nella pagina 29 delle slides, vedete proprio come scende la logica da unità immobiliare ecobonus alle detrazioni, per arrivare al piano casa, articolo 11 del decreto n. 112 – ricordo che l'articolo 11 parla anche di mobilità elettrica sostenibile nel 2008 e non è stato fatto nulla – a interventi che riguardino il quartiere e interventi di ristrutturazione urbanistica. Ampie zone, non solo le caserme, del nostro Paese possono essere riqualificate per arrivare finalmente al piano per le città. Quanto al reperimento dei soldi, abbiamo proposto, seguendo anche il piano d'azione che aveva promosso l'ex signor Ministro per la coesione sociale, Fabrizio Barca, che ha effettuato uno studio encomiabile, proprio collegando la struttura per destinarla al turismo sostenibile. La gente che approda in un porto scende per visitare le bellezze di Venezia e dei dintorni. Riuscendo, così, a passare dalla cellula di base, per arrivare alla città e al territorio, questa potrebbe essere una politica. Il modello operativo è una bellissima iniziativa realizzata in Italia. Siamo, infatti, venuti qua a proporre l'eccellenza, con idee di eccellenza, mi permetta, per portarle in eccellenza e sono state già realizzate.
  A Savona l'università di Genova, ha strutturato, tra tanti, un campus con una rete smart polygeneration microgrid, che ha un sistema di distribuzione energetica elettrica e termica, le stazioni di ricarica per i veicoli elettrici, una sorta di quartiere infrastrutturato, dove peraltro insiste – mi piace ricordarlo come ultima battuta – che è sede della fondazione Cima, centro di eccellenza della Protezione civile sul rischio idrogeologico. Quello che abbiamo proposto, infatti, è un programma di miglioramento antisismico statico energetico.
  L'importante iniziativa realizzata con l'ecobonus non è tanto sulla cogenerazione, che purtroppo ne è rimasta esclusa, ma che finalmente il Parlamento ha varato una norma che consente, anzitutto, di staticizzare gli edifici, renderli antisismici e forse anche energetici, altrimenti cadiamo, signor Presidente, nei capannoni di Modena crollati sotto il peso della Tremonti-ter, del fotovoltaico e delle rendite INAIL causando 14 morti che ancora piangiamo.

  PRESIDENTE. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  DAVIDE CRIPPA. L'esiguità del tempo a nostra disposizione mi impone di entrare subito nel merito delle questioni fondamentali. Avrò probabilmente un preconcetto di partenza sulla cogenerazione: voi partite dal ragionamento in base al quale da una generazione di energia elettrica si deve sfruttare il cascame termico. Personalmente, invece, ho il preconcetto opposto, nel senso che generalmente, quando sono obbligato a produrre energia termica, credo debba diventare un punto cardine che utilizzo anche per produrre energia elettrica. Arriviamo, allora, al paradosso, secondo la mia visione, di non far funzionare gli impianti di cogenerazione d'estate, dal momento che non ho a disposizione la trigenerazione, ma soltanto la produzione di acqua calda sanitaria.Pag. 10
  Pertanto, non vedo in alcuni casi l'utilizzo del cogeneratore all'interno dell'ambiente condominiale funzionare d'estate. Questo è il mio preconcetto di partenza. Mi scuserete per questo, ma per me è così, altrimenti si utilizza un'energia per produrre energia elettrica in un momento in cui potenzialmente, d'estate, si potrebbero utilizzare altre fonti per coprire determinati fabbisogni. Questa è l'idea di base.
  Passando ad altri argomenti, vorrei chiedervi, però, visto che ci sono stati offerti alcuni spunti interessanti, in relazione alla nuova regolamentazione dei SEU approvata dall'Autorità dell'energia elettrica il gas ed il sistema idrico, cosa ne pensiate, quali sono le criticità ad essa legate e cosa c’è ancora da migliorare, credo al concetto dell'Acquirente unico, nel senso che si possa cedere energia solo a quello di fianco e, potenzialmente, non ad altre aziende limitrofe.
  Inoltre, avete parlato di aliquote differenti sull'energia elettrica per la parte termica e citato il paragone con le grandi centrali: come funziona il sistema, invece, paragonandolo a una centrale di teleriscaldamento ? Esistono aliquote diverse sulla produzione dell'energia elettrica e termica, immaginando che il cogeneratore sia in piccolo quello che la centrale di teleriscaldamento è in grande ? Perché, se è così, esistono aliquote differenti ?
  Giustamente, ha citato gli esempi che anch'io cito sempre per stimolare le reti efficienti di utenza e, soprattutto, il concetto di un condominio flessibile, per cui l'energia prodotta da un impianto a cogenerazione o a fotovoltaico dovrebbe essere resa disponibile agli utenti condominiali prima ancora di immetterla nella rete.
  Su questo punto, ovviamente trovate la nostra condivisione. Ovviamente, però, bisogna comunque mantenere sempre la potenza in allaccio: a questo punto, forse avrebbe senso aumentare o discriminare alcune tipologie di transazione sulla potenza dall'allaccio e non tanto sul consumo in sé ? In realtà, questo problema si pone nella gestione dei picchi, per cui, per esempio, le pompe di calore d'estate partono tutte contemporaneamente, 1,5-2 chilowatt ciascuna. L'ultimo black out energetico è infatti avvenuto durante il mese di agosto. Questa può essere una modalità per gestire meglio alcune criticità ?
  Sugli energivori, ovviamente avevamo già cercato di proporre un comportamento virtuale del soggetto energivoro, suggerendo di impegnarsi a ridurre il fabbisogno e a efficientare l'azienda. Tuttavia, in un momento di crisi industriale, credo che debbano essere stimolati anche in maniera diversa e anche come coscienza imprenditoriale.
  Sul tema dell'interrompibilità, sembra che Renzi abbia copiato il nostro emendamento, ma non so come se la vedrà con il Viceministro De Vincenti, che ce l'ha bocciato: qual è la vostra posizione ? In realtà, oggi è forse quello di interrompibilità delle grosse aziende è un concetto un po’ obsoleto.
  Quanto alla questione dell'ecobonus 50-65 per cento, in realtà il fotovoltaico è inserito da una parte e dall'altra. Credo siano due comportamenti diversi: uno è la valorizzazione, eventualmente, anche di un aspetto di generazione termica, per cui mediante fotovoltaico e pompa di calore si sposta sul 65; l'altro è solo una mera produzione elettrica, quindi va nel 50.
  Non possiamo monopolizzare la tecnologia, ma credo che debba esserne discriminato l'utilizzo. Possiamo disquisire sul fatto che si utilizza la pompa di calore di notte, quando il fotovoltaico non funziona, ma questo è un altro discorso.

  GIANLUCA BENAMATI. Anch'io cercherò di focalizzarmi su alcuni punti, anzitutto perché abbiamo poco tempo e perché la presentazione è stata così ampia che rischia di farci perdere l'oggettività di alcune tematiche toccate e che meriterebbero un approfondimento, magari anche una modifica legislativa.
  Da un punto di vista generale, condivido alcune delle osservazioni del collega Crippa, per cui non mi ripeterò, ma mi limiterò a richiamarle brevemente. Nella vostra introduzione, avete posto molti temi di carattere generale. Sinceramente, quanto al modello di sviluppo del Paese – Pag. 11turismo, manifattura, industria, servizi – capisco che l'introduzione dell'audizione fosse ampia, ma questo è il cuore dei temi della politica italiana di oggi.
  È chiaro che questo è un Paese che all'industria non può rinunciare. Questo, infatti, ha degli impatti sul sistema energetico. Nella questione del riparto tra il centralizzato e il distribuito, su cui credo tutte le forze politiche che si intendono di queste cose non possano che convenire, ha un significato un Paese di grande manifattura, cioè di servizi e di trasformazione. Quella che è la sua indicazione in linea del tutto teorica rispetto a una proficua collaborazione e intersezione tra privato e pubblico, tra le microreti e la macrorete – definiamo così il sistema – deve comunque articolarsi. Sappiamo, infatti, che il sistema della rete nazionale presenta problemi non indifferenti sia all'interno sia con le interconnessione esterne anche rispetto all'estero nell'ottica di un mercato comune dell'energia. Il sistema delle microreti o, comunque, delle grid locali presenta, oltretutto, il tema di una regolazione penalizzante.
  Inoltre, vorrei porre anch'io alcune questioni sulla questione delle SEU, su cui avete anche posto delle riflessioni, per cui questo è un problema assai rilevante che non possiamo risolvere qui. Questo ciclo di audizioni in ogni caso può essere utile a riflettere anche su tali aspetti. Avete posto due temi su cui mi piacerebbe che ci fossero anche degli spunti più significativi al di là dell'indicazione dei titoli, che sono sostanzialmente quello dei dati, quello della fotografia della situazione e quello delle valutazioni, quello che oso chiamare delle certificazioni degli interventi.
  Questo Paese, al di là delle tante chiacchiere, ha poi il problema che, quando si valuta la situazione per fare proiezioni e scelte strategiche, risulta difficile ottenere risposte precise perché nessuno degli attori tende a sbilanciarsi oltre una certa misura. Abbiamo una serie di realtà importantissime, da enti di ricerca a strutture competenti, ad autorità indipendenti. Il tema dell'analisi del sistema per la visione di scenario è quindi essenziale.
  Su questo, oltre i titoli, visto che siete anche una realtà di tipo «confindustriale», che conosce i sistemi di questo Paese, quali sono i problemi più significativi ? Il Governo interviene col Ministero dello sviluppo economico, poi c’è una miriade di attori, enti di ricerca tecnologica come l'ENEA, che hanno competenze, le autorità, il GSE, l'Acquirente unico, un intero sistema. C’è quindi un problema: qual è la soluzione che proponete ?
  Mi piacerebbe sentire la vostra opinione anche sulla certificazione. Tra tutti i temi che solleviamo – adesso sono io forse a dilungarmi, ma vado a concludere – c’è anche l'aspetto certificativo rispetto a tutti gli interventi, anche quelli sussidiati. Mi consentirà, ma in relazione al decreto-legge n. 63 del 2013, relativo all'ecobonus, che considero in applicazione della disciplina europea sul contenimento energetico negli edifici e quant'altro – ci sarà, peraltro, il recepimento della disciplina europea sull'efficienza energetica – il tema vero è che molto spesso tutte questi dati sono calcoli a priori. Qui c’è un mondo – si discute molto anche in questa Commissione – che vede solo l'inizio nella misura dei consumi di corrente elettrica mediante sistemi contatori idonei, mediante la valutazione dei consumi termici. Sento parlare di enti certificatori, di valutazioni: qual è la vostra opinioni vera, la proposta concreta ?
  Tre titoli, inoltre, tre questioni di dettaglio mi hanno colpito. Onestamente, non sapevo della questione della doppia accisa e mi pare che sia di una certa delicatezza. Dove nasce e come si può intervenire ? Questo tema è presente nel vostro documento ?
  Quanto all'accisa sul gas naturale per la produzione di energia elettrica, sugli impianti termoelettrici, ci sarebbe una contraddizione legislativa essendo stata cancellata in una delle numerose opere di semplificazione e cancellazione di norme. I Governi passati hanno cancellato migliaia di norme legislative, poi non sappiamo bene cosa abbiamo cancellato nel passato quando un illustre Ministro del Nord ha fatto le «carriolate» di leggi, di Pag. 12cui non si è accorto nessuno. Su questo, vorrei che mi fornisse qualche riferimento più preciso. Mi interesserebbe effettivamente capire.
  Come il collega Crippa, anch'io sono interessato a capire il limite sulle SEU in merito alla questione dello scambio sul posto e dell'autoconsumo. Credo anch'io che, comunque, ci sia una quota – nessuno è un'isola e l'edificio ha un attacco di potenza perché serve – ma il tema vero, se vogliamo stringere sulle questioni, è come compartecipa quel sistema agli oneri generali che dà la possibilità al sistema di stare in piedi.
  Mi sembra intelligente che l'autoconsumo non debba passare per il polmone della rete. Credo che oggi uno dei motivi per cui passa sulla rete sia anche quello di una politica di oneri che andrebbe superata, ma che comunque va indirizzata in altra maniera perché, in ogni caso un onore al sistema si crea.
  L'ultimo tema, che si collega all'intervento del collega onorevole Crippa, è la questione dell'interrompibilità, su cui però abbiamo un concetto chiaro: serviva anni fa, non serve oggi. Probabilmente, non è passata di recente perché il tema di quelle misure era già consistente rispetto a quel tipo di clientela, mentre oggi il taglio sull'interrompibilità è correttamente posto a carico di un sistema di piccole e medie aziende che hanno una necessità e che non sono state ritoccate negli interventi precedenti.
  Questa è una mia interpretazione al momento, ma vedremo e, in ogni caso, sull'interrompibilità credo sia interessante sentire la vostra opinione.

  PRESIDENTE. Do la parola agli auditi per la replica.

  PIERLUIGI CORSINI, Presidente di Ascomac Cogena. Nella misura in cui siamo in grado, cercheremo di rispondere alle varie osservazioni formulate. Le ho appuntate e spero che nulla mi sia sfuggito. Inizio dall'intervento dell'onorevole Crippa, il concetto di cogenerazione e le problematiche tecniche correlate.
  È correttissimo dire che, sostanzialmente, la cogenerazione è progettata sulla base del calore prodotto perché altrimenti si va in scarsa efficienza. Quando, però, parliamo di cogenerazione, parliamo sempre in termini di alto rendimento. Laddove, infatti, la cogenerazione non fosse ad alto rendimento, l'investimento non avrebbe di fatto convenienza economica.
  Se parliamo di cogenerazione ad alto rendimento, è perché recuperiamo tutto il calore che è ragionevole recuperare rispetto all'energia elettrica che produciamo e perché abbiamo, tra l'altro, anche risolto il problema dell'utilizzo del calore, ad esempio, d'estate. Diversamente, impianti che possano recuperare calore solo d'inverno mentre d'estate non lo fanno, non riescono più a rispettare i parametri dell'alto rendimento e non hanno più i ritorni economici che li rendono convenienti. Le tecnologie attuali, grazie alla trigenerazione, che giustamente ha citato, quindi assorbitori, sali e così via, consentono di produrre freddo dal calore e, di fatto, di realizzare impianti di cogenerazione solo laddove si recupera calore durante tutto l'anno, altrimenti non si sta conducendo un'operazione di efficienza. Chiaramente, la cogenerazione ad alto rendimento è tale solo nella misura in cui realizza un risparmio di energia primaria rispetto a soluzioni separate di produzione di energia elettrica e produzioni di calore al meglio della tecnologia.
  Inoltre, si chiedeva della recente delibera dell'Autorità sulle SEU. Sicuramente, abbiamo molto apprezzato il fatto che, forse anche grazie alla nostra segnalazione, è passato il principio che, per quanto riguarda i corrispettivi di trasmissione di dispacciamento, non c’è addebito per la parte di energia che non transita attraverso la rete. Questo è un principio importantissimo finora disatteso e, di fatto, rappresentava un pagamento improprio di corrispettivi a qualcuno per un servizio mai utilizzato.
  Tra gli aspetti che, più che non piacerci, possono preoccuparci, c’è anzitutto quello per cui gli oneri di sistema sono comunque addebitati. Capiamo che sia Pag. 13corretto sostenere che debbano pagarli tutti proprio in quanto di sistema, ma forse è più giusto che stiano in una fiscalità generale. Se sono di sistema, fanno parte di un onere generale della Nazione, ma voi siete i rappresentati della Nazione che meglio potete valutare quest'aspetto.
  Inoltre, la delibera finora uscita è relativa alle configurazioni definite molto semplicisticamente «un produttore – un consumatore». Laddove andiamo a esaminare le configurazioni un produttore – molti consumatori, andiamo a configurazioni tipiche di condomini o centri commerciali, nei quali si possono realizzare grandi risparmi di efficienza termica, ma in questo momento ci si scontra forse su una serie di interpretazioni più che di carenze o contraddizioni legislative. Non è chiarissimo a tutti che, ad esempio, in quanto possessore di un centro commerciale, si possano fatturare consumi energetici ai singoli negozi senza per questo diventare distributore, quindi essere soggetto a tutt'altre normative. Questo è un punto delicato che, a mio avviso, se chiarito, potrebbe aprire la strada a tantissimi interventi di efficientamento. Penso ai centri commerciali, ai condomini, ai grossi centri residenziali.
  Quanto al discorso su energivori ed efficientamento, ci rendiamo assolutamente conto dell'esigenza di competitività delle nostre aziende, ma pensiamo che, legando questi interventi a obblighi di verifica energetica di efficientamento, non necessariamente si creino esclusivamente costi aggiuntivi. L'efficientamento di per sé, infatti, deve poi essere pagato creando un risparmio, ma di fatto si creano anche molti posti di lavoro per tutto il sistema nazionale che lavora in quest'ambito.
  L'interrompibilità è stata citata da entrambi gli onorevoli. È chiaro che è un concetto ormai un po’ superato, come giustamente si diceva. Parliamo di generazione distribuita programmabile. Un mio collega delle fonti rinnovabili diceva che, quando in Italia brilla il sole e fischia il vento, c’è una super-produzione delle centrali termiche e le grandi centrali termiche vanno in crisi.
  Le nostre centrali distribuite, a differenza di queste, sono programmabili e possono integrarsi ed essere gestite per produrre o non produrre in modo da stemperare «picchi di produzione» atmosferici. Questo è il punto di vantaggio che diamo alla generazione distribuita programmabile così come la intendiamo.
  Veniamo al discorso dell'accisa e della penalizzazione sul recupero termico. Molto semplicemente, se vogliamo anche semplicisticamente, se si prende un gruppo elettrogeno e si realizza energia elettrica e si disperde calore nell'ambiente, si paga una certa accisa; se, anziché disperdere quel calore dell'ambiente, si cerca di recuperarlo, quindi si realizza un'opera energeticamente meritoria, si paga un'accisa maggiore perché secondo l'Agenzia delle dogane si è recuperato calore e l'accisa sulla produzione di calore è più alta di quella sulla produzione elettrica.

  GIANLUCA BENAMATI. Questo deriva da una norma o da un'interpretazione dell'Agenzia delle dogane ?

  PIERLUIGI CORSINI, Presidente di Ascomac Cogena. Per me, deriva da un'interpretazione dell'Agenzia delle dogane. Non so cosa ne pensi l'esperto legislativo, il mio collega Belvedere.
  Di fatto, con un provvedimento dell'Agenzia delle dogane – il dottor Belvedere ci spiegherà meglio i dettagli dei riferimenti normativi – si è introdotto il concetto per cui, se si realizza solo produzione elettrica, si applica una certa accisa; se si realizza anche produzione di calore, bisogna misurare quanto, la quantità di energia elettrica e poi fare una proporzionalità, ma come se – consentitemi qui di essere puramente tecnico – col carburante si andasse, da una parte, a produrre calore e, dall'altra, a produrre elettricità: non è così. È sempre elettricità quella che si sta producendo, ma il calore, anziché disperderlo, si recupera. Il concetto introdotto dall'Agenzia delle dogane Pag. 14è, invece, quello di due produzioni separate, ma non è così.

  CARLO BELVEDERE, Segretario generale di Ascomac. Quest'interpretazione fu superata perché creava una serie di problemi non irrilevanti e il legislatore, come dicevo, col decreto n. 16 del 2012, articolo 3-bis, introduce un'aliquota di accisa per cogenerazione. Tanto per sgombrare il campo su come la pensiamo rispetto ad altre associazioni, per noi va sostenuto un regime di sostegno diverso dall'aiuto all'investimento, su cui magari dopo, se mi è consentito, spenderò qualche parola. Nel regime di sostegno fiscale sul combustibile, articolo 15, tutto il combustibile, secondo il comma 1 dell'articolo 3-bis del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 44 del 2012, è soggetto ad aliquota di accisa elettrica che deve essere rideterminata con decreto ministeriale che purtroppo stiamo ancora aspettando. Il comma 2 dello stesso articolo sostiene l'esatto contrario, che l'aliquota di accisa per produzione elettrica è applicata a quella parte, non a tutto, dopodiché la chicca delle chicche è che avevamo un'unità di cogenerazione di produzione combinata di energia elettrica e calore, tutto il combustibile in accisa per produzione elettrica rideterminata con decreto ministeriale – lo aspettiamo dal 2012 – e nel frattempo, con proroghe successive, anche con l'ultimo Milleproroghe, si parla solo di una parte del combustibile utilizzato dall'unità di produzione combinata energia elettrica e calore per la parte elettrica: prima tutto il combustibile andava in parte elettrica; ora perché soltanto una parte ? Inoltre, la microcogenerazione ad alto rendimento, non la produzione combinata in energia elettrica e colore, quella proprio regina, la migliore cogenerazione ad alto rendimento è micro, cioè 0,50 kilowatt: signori, il decreto ex Ministro Tremonti del 27 ottobre 2011 prevede due aliquote, una per la termica e una per l'elettrica. È di tutta evidenza che nei residenziali, se, nel caso in cui serva, si mette una macchina che faccia certe cose, si paga un'aliquota di accisa che non è 0,0004, ma 0,180. Questo non comporta l'adozione di un sistema che dovrebbe essere, invece, utilizzabile. Il 40 per cento, infatti, come secondo l'Unione europea, del residenziale è la causa dell'inefficienza del sistema.
  È necessaria un'ulteriore distinzione. Un conto è l'aiuto all'investimento e un conto è il sostegno all'esercizio. Oggi, signor presidente, le bollette gravano per un motivo chiaro: con la tariffa onnicomprensiva 0,28 e quant'altro si andava – adesso l'Autorità sta riducendo, per fortuna – retribuendo e remunerando il costo di esercizio di quella tecnologia perché la bolletta deve remunerare la migliore energia realizzata in un certo modo in quanto l'investimento è stato fatto col 55 per cento, quindi l'investimento è fiscale, e l'energia e il costo di esercizio è parafiscale. Questo è il tema serio su cui concentrarsi.
  Dovete spiegarmi – lo dico in maniera retorica – perché chi ha acquistato un'automobile, il cui bene di ammortamento fiscale è di 3 anni, deve diluirlo per 20 anni. Quell'automobile risulta, nel ventesimo, diciottesimo, quindicesimo anno, inefficiente e inefficace, ma si continua a prendere lo stesso corrispettivo: qual è il motivo ? Per quale motivo si deve innescare un meccanismo di questo genere ?
  Quanto alla delega fiscale, purtroppo, diversi parlamentari sia della Camera sia del Senato hanno ripreso una certa posizione. Giustamente, onorevole Benamati, poneva un'osservazione seria: massimi sistemi, nel senso nobile del termine, ma sulla rilocalizzazione delle imprese la proposta era chiara. Visto che c’è una delega fiscale che dovrebbe rimettere mano a tutto, compresi i sussidi, per le fonti rinnovabili, vogliamo cominciare a tassare, più che le emissioni, il prodotto ? L'idea non è nostra, ma dell'Autorità, del 2010. Tassiamo il prodotto, al di là di dov’è realizzato, in base al contenuto di carbonio. Noi ci abbiamo ragionato e abbiamo aggiunto che bisognava ragionare anche in base al ridotto contenuto di acqua, water footprint oltre che carbon footprint. Ci siamo anche ricollegati al fatto che quel Pag. 15prodotto fosse ad alta riciclabilità. È il cliente finale che sceglie il prodotto più o meno carbonioso, è lì la differenza, e quindi evita il dumping ambientale. I furbi vanno fuori, dove magari certe regole non si rispettano, ma importano in Italia allo stesso prezzo: deve spiegarmi perché un autoveicolo prodotto in un'altra Nazione, dove l'operaio è pagato 400 euro, l'industria ha avuto aiuti di Stato, deve essere pagato sempre 20 mila euro. Dovrebbe essere pagata 5 mila euro ! Non cito nomi né modelli. Tassiamo il prodotto. Troverete tutti i riferimenti nel nostro documento.
  In secondo luogo, è prodotto il nucleo base che poi condiziona l'edificio e l'infrastruttura, ecco perché dicevo che andrebbe valorizzato il prodotto, il cantiere nautico. Troverete nell'illustrazione Ascomac cantieri a impatto zero. La nostra idea è di fare in modo che la macchina operatrice ibrida che entra nel cantiere e costruisce l'edificio sostenibile consenta a quell'edificio di diventare A3+. Tutto, infatti, fa parte del costruito, non sono elementi sparsi a caso.
  Infine, sui SEU, dico con molto orgoglio che nella precedente legislatura questa Commissione – lo troverete nella parte finale del documento – aveva deliberato nella modifica del decreto legislativo n. 56 del 2010 di modifica del n. 115 del 2008, per rispondere all'onorevole Crippa, che il tema del SEU cogente forte è la pluralità di clienti finali.
  Ecco perché mi riaggancio per massimi sistemi all'autoproduttore, che prevede come cliente finale la cooperativa, la società capofila e le società figlie, ma non i condomini, che nulla hanno a che vedere tra di loro ma che potrebbero essere – è questa la soluzione, onorevole Benamati – l'attuazione di programmi di miglioramento di efficienza energetica, rivolti a pluralità o a gruppi di clienti finali tramite la Esco. Questa, al di là di Belvedere, sceglierà questa o quella caldaia, tutto sommato riesce a individuare la migliore soluzione a prescindere dalla cogenerazione per quell'edificio.
  Quanto ai programmi di miglioramento di efficienza energetica, l'allegato 4 della direttiva 2006/32/CE prevedeva degli esempi: utilizzo della cogenerazione e delle fonti rinnovabili per non comprare l'energia dall'esterno. Questo è il filo logico che ci ha indotto certi ragionamenti.
  Quanto all'aiuto all'investimento, alla fine abbiamo lasciato perdere perché il vero incentivo è il risparmio che quella tecnologia riesce a conseguire, non gli incentivi di Stato. Uno start-up, però, come secondo la direttiva 2004/8/CE, per 2-3 anni forse darebbe un po’ una spinta, non di più, tant’è vero che nella proposta di legge delega si diceva che gli incentivi si bloccassero al 2020 per andare a vedere se ancora era o non era.
  Nell'articolo 8, comma 10, della n. 448 del 1998, carbon tax, si prevedeva un aiuto all'investimento per motori per produzione di energia elettrica: siamo stati esclusi, al di là delle pompe di calore. Seguire una logica, caro onorevole Crippa, significa che, quando si mettono delle pompe di calore energivore, si preleva e, se si preleva, si capisco che il termoelettrico sta avendo grossissime difficoltà.
  La direttiva 2010/31/CE, articolo 6, prevedeva 4 sistemi alternativi ad alta efficienza: teleriscaldamento, fonti rinnovabili, cogenerazione e un quarto che non ricordo e non siamo tra quelli, non rientriamo in nessun aiuto all'investimento benché la legge n. 448 del 1998 ci desse indicazioni su come promuovere l'efficienza.
  Chiediamo al Parlamento tramite le vostre persone di ragionare sul tema e, volendo, di inserire una delle tecnologie. Siamo alternativi.

  PIERLUIGI CORSINI, Presidente di Ascomac Cogena. Intervengo per brevissimo inciso. Non siamo presenti come cogenerazione nell'ambito del conto termico. Riteniamo che questo possa essere un limite da superare. Oltretutto, guardiamo adesso al prossimo recepimento della direttiva 2012/27/CE sull'efficienza energetica. Come sapete, uno dei suoi punti nodali è che il 3 per cento degli edifici pubblici vadano efficientati; di Pag. 16fatto, come sapete molto meglio di noi, il grosso problema sarà quello del reperimento delle fonti di finanziamento per questi interventi di efficientamento.
  Secondo pareri che abbiamo raccolto al Ministero dello sviluppo economico, una delle fonti privilegiate potrebbe essere il conto termico da parte dell'amministrazione pubblica, che vi ha accesso. Non essendoci la cogenerazione del conto termico, questo potrebbe essere estremamente penalizzante, non per la tecnologia in sé o perché rappresentiamo la cogenerazione, o quantomeno non solo per questo, ma semplicemente perché potrebbero essere privilegiati interventi di molto minore impatto. Si finirà col mettere solo doppi vetri o simili escludendo interventi più efficaci.

  PRESIDENTE. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti di Ascomac (vedi allegato).
  Ringrazio gli auditi e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.45.

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