XVII Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 8 di Martedì 5 novembre 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Abrignani Ignazio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE E SULLE PRINCIPALI PROBLEMATICHE IN MATERIA DI ENERGIA

Audizione di rappresentanti di Anima (Federazione delle associazioni nazionali dell'industria meccanica varia ed affine), Anie (Federazione nazionale imprese elettrotecniche ed elettroniche) ed Energoclub Onlus.
Abrignani Ignazio , Presidente ... 3 
Orlando Andrea (PD) , Direttore Generale di Anima ... 3 
Colli Giampiero , Responsabile associativo di Anima/Co.Aer ... 4 
Musazzi Federico , Responsabile associativo di Anima/Assotermica ... 5 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 7 
Senaldi Angelo (PD)  ... 7 
Petraroli Cosimo (M5S)  ... 7 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 7 
Colli Giampiero , Responsabile associativo di Anima/CO.AER ... 7 
Orlando Andrea (PD) , Direttore Generale di Anima ... 8 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 9 
Porchera Andrea , Responsabile relazione istituzionali di Anie ... 9 
D'Arcangelo Filomena , Responsabile area ambiente di Anie ... 11 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 11 
Benamati Gianluca (PD)  ... 12 
Crippa Davide (M5S)  ... 12 
D'Arcangelo Filomena , Responsabile area ambiente di Anie ... 13 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 15 
Padovan Gianfranco , Presidente di Energoclub ... 15 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 18 
Rizzetto Walter (M5S)  ... 18 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 19 
Padovan Gianfranco , Presidente di Energoclub ... 19 
Rizzetto Walter (M5S)  ... 20 
Capuzzo Sara , Vicepresidente di Energoclub, responsabile della comunicazione ... 20 
Rizzetto Walter (M5S)  ... 21 
Capuzzo Sara , Vicepresidente di Energoclub, responsabile della comunicazione ... 21 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 21 
Rizzetto Walter (M5S)  ... 21 
Padovan Gianfranco , Presidente di Energoclub ... 21 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 22

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE IGNAZIO ABRIGNANI

  La seduta comincia alle 14.45.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti di Anima (Federazione delle associazioni nazionali dell'industria meccanica varia ed affine), Anie (Federazione nazionale imprese elettrotecniche ed elettroniche) ed Energoclub Onlus.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla Strategia energetica nazionale e sulle principali problematiche in materia di energia, l'audizione di rappresentanti di Anima (Federazione delle associazioni nazionali dell'industria meccanica varia ed affine), Anie (Federazione nazionale imprese elettrotecniche ed elettroniche) ed Energoclub.
  La prima audizione prevista per oggi è quella dei rappresentanti di Anima. Sono presenti il dottor Andrea Orlando, direttore generale di Anima, il dottor Giampiero Colli, responsabile associativo, il dottor Musazzi, responsabile associativo, e il dottor Pota, consulente relazioni istituzionali.
  Per quanto riguarda l'organizzazione dei nostri lavori, avverto che, come di consueto, dedicheremo circa mezz'ora per ciascuna audizione, a cominciare dalla relazione introduttiva cui seguiranno le domande dei commissari che vorranno intervenire e infine le repliche degli auditi.
  Do quindi la parola al dottor Andrea Orlando, direttore generale di Anima.

  ANDREA ORLANDO, Direttore Generale di Anima. Il mio intervento sarà solo una breve introduzione dedicata al ruolo della Federazione.
  La federazione Anima, all'interno di Confindustria, rappresenta il settore della meccanica varia ed affine. Sono circa un migliaio di imprese associate e circa 60 settori merceologici suddivisi in 34 associazioni, per un totale di circa 195 mila addetti e 40 miliardi di euro di fatturato, di cui il 57 per cento è dedicato all’export.
  Purtroppo negli ultimi anni questi numeri sono un po’ calati, vista la difficile situazione. Tra i settori che rappresentiamo ci sono il settore della componentistica per la produzione di energia (valvole, turbine, caldareria industriale), e i settori che oggi sono qui rappresentati. Il primo è Assotermica, che rappresenta gli impianti per il riscaldamento (caldaie a condensazione), un settore che impiega 11 mila dipendenti, per 2.200 milioni di euro di fatturato. L'altro settore è il Co.Aer, che rappresenta tutti gli impianti di condizionamento, in particolare pompe di calore e tutte le tecnologie ad alta efficienza. È un settore che rappresenta 8.000 dipendenti e 1.500 milioni di euro di fatturato. Per Co.Aer l'export è il 38 per cento, mentre per Assotermica è intorno al 50 per cento.Pag. 4
  L'obiettivo principale della nostra presenza qui oggi è far presente le esigenze dei settori qui rappresentati, soprattutto con riguardo alla SEN. Anima rappresenta la casa delle tecnologie, che sono tipicamente italiane. Tutte le aziende che noi rappresentiamo realizzano i loro prodotti in Italia. Si tratta di tecnologie sviluppate con un know how italiano, che soddisfano in pieno gli obiettivi della SEN: da una parte, rispondono alla sostenibilità ambientale, in quanto sono tutti prodotti ad alta efficienza, che consentono il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni di CO2; dall'altra parte, essendo prodotti tipicamente italiani, sono un punto di forza per il rilancio della nostra economia.
  Condividiamo in pieno i contenuti della SEN, però vorremmo un'attuazione più marcata dei principi definiti dalla strategia. A questo punto lascerei la parola ai miei colleghi, innanzitutto al dottor Giampiero Colli per la parte relativa agli impianti di condizionamento.

  GIAMPIERO COLLI, Responsabile associativo di Anima/Co.Aer. Buongiorno. Sono Giampiero Colli. Sono il segretario dell'associazione Co.Aer, federata ad Anima. Come diceva il direttore, il Co.Aer è l'associazione che raggruppa i costruttori di macchine e componenti per la climatizzazione a ciclo annuale, quindi non solo climatizzazione estiva, ma anche climatizzazione invernale, in tutte le forme possibili che questa tecnologia è in grado di sviluppare.
  È un settore con un marchio italiano molto forte. Si tratta di industrie italiane concentrate prevalentemente nel Nord-Est, che occupano circa 8 mila dipendenti, per un fatturato di 1.500 milioni. Vorrei sottolineare che è un settore fortemente dedicato all’export (circa il 40 per cento). Direi che questa è la condizione che in questo momento consente a queste aziende di restare sul mercato. Tuttavia, è una filiera tipicamente italiana, che ha un know how e una tecnologia che ci permettono di andare all'estero.
  Per quanto riguarda i contenuti della SEN, noi siamo assolutamente d'accordo sulla necessità di promuovere efficienza energetica e sviluppo delle rinnovabili. Io parlerei di rinnovabili termiche, tanto per precisare in che contesto di rinnovabile operiamo.
  Tuttavia, per far questo è necessario superare determinate barriere che rappresentano un ostacolo all'innovazione tecnologica. Fondamentalmente queste barriere si potranno superare se ci sarà un rafforzamento degli standard per le nuove costruzioni. Dobbiamo dunque cercare di tenere alti gli standard.
  Per quanto riguarda gli strumenti di sostegno, noi abbiamo sempre ribadito la necessità che questi strumenti siano certi, duraturi e strutturali. Infatti, se sono sempre di natura periodica, difficilmente il mercato potrà cambiare in senso strutturale.
  Per quanto riguarda le tipologie, condividiamo la proroga dell'incentivo del 65 per cento, che però non è ancora strutturale. Questo naturalmente ci preoccupa. Per quanto riguarda l'altro strumento (il conto termico), lo riteniamo molto importante, ma in questo momento ha bisogno di essere adeguato perché è scarsamente remunerativo e un po’ complesso.
  Per quanto riguarda le pompe di calore, si tratta di una tecnologia in grado di lavorare per il miglioramento dell'efficienza, che impiega energie rinnovabili termiche. Nella documentazione che abbiamo consegnato e che lasciamo agli atti della Commissione ci sono delle figure che spiegano perché questa tecnologia è in grado di esprimere efficienza energetica e impiega rinnovabili: utilizza l'energia rinnovabile gratuita che troviamo nell'acqua, nel suolo e nell'aria, ed è in grado di produrre caldo e fresco con l'impiego di energie rinnovabili e con alta efficienza.
  Queste caratteristiche sono già state recepite nell'ordinamento italiano. Infatti, il piano d'azione nazionale ha identificato il grosso potenziale in generale di tutte le rinnovabili termiche, e in particolare delle pompe di calore. Su un obiettivo complessivo di 10 Mega TEP di rinnovabili termiche, Pag. 5le pompe di calore sono state quotate per quasi 3 Mega TEP. Si tratta quindi un importante contributo che questa tecnologia può dare sia all'efficienza energetica che alle rinnovabili, e naturalmente, con questo, anche alla riduzione delle emissioni di CO2.
  I vantaggi dello sviluppo del mercato di questo tecnologia, che oggi ancora non vediamo, sono una forte riduzione dei consumi di energia primaria e un impiego di rinnovabili a emissioni locali nulle. Infatti, evidentemente la produzione delle emissioni viene spostata in impianti remoti. Come dicevo, è un'occasione importantissima per l'economia sociale, per l'occupazione delle professionalità e per la crescita economica di tutta la filiera.
  Tengo a sottolineare che lo sviluppo di questo mercato non solo avrebbe dei vantaggi per l'industria produttrice di macchine, ma avrebbe anche vantaggi importanti per tutta la filiera produttiva. Ci sono le macchine, ci sono le componenti d'impianto e i costi d'installazione. Ogni kilowatt di pompa di calore installata equivale a circa 1.500 euro di fatturato per tutto l'indotto, compresa la manodopera. Concluderei fornendovi alcuni dati, tanto per capire l'importanza, anche sull'impatto sociale, con uno studio che è stato presentato da Confindustria lo scorso primo ottobre, riguardo allo Smart Energy Project. Probabilmente qualcuno di voi lo ha già visto. Si tratta di un gruppo di lavoro che riguarda lo smart building (edificio intelligente), in cui c’è un potenziale teorico cumulativo dal 2014 al 2020 di 7,7 milioni di interventi sull'edificio, tra nuovi edifici, edifici ristrutturati e sostituzioni, con uno share dell'80 per cento nel nuovo (dove evidentemente è più facile introdurre questa tecnologia), un 30 per cento nel ristrutturato e un 25 per cento nei vecchi appartamenti.
  Considerando questo share, noi potremmo installare questi sistemi in 3,2 milioni di abitazioni. Questo comporterebbe una riduzione dei consumi di gas metano di circa 7 miliardi di metri cubi, che tradotti in energia primaria sono circa 6 milioni di tonnellate di energia equivalente, e avrebbe una valorizzazione economica di 4 miliardi di euro, con una riduzione di CO2 di 14 milioni di tonnellate, che rappresenterebbe una valorizzazione economica di 232 milioni di euro.
  Tenga presente che se facciamo anche una valutazione costi-benefici, questi piani di sviluppo prevedrebbero investimenti per 51 miliardi di euro, con un costo della policy di 23 miliardi, quindi sono molto convenienti.
  Concludo accennando a due criticità che in questo momento noi vediamo negli strumenti previsti dalla SEN e che ancora non sono attuati. Faccio riferimento al conto termico, che è una tappa essenziale per raggiungere gli obiettivi. È uno strumento strutturale che, oltretutto, avrebbe un'importanza enorme per gli edifici pubblici, che non possono usufruire delle detrazioni fiscali. In questo modo invece potrebbero essere incentivati degli interventi di recupero.
  Purtroppo, al momento, per quanto riguarda le pompe di calore, questo decreto non è applicabile, perché è scarsamente remunerativo. Tenuto conto che parallelamente lavora con il 65 per cento, il conto termico per le pompe di calore oggi dà una remunerabilità intorno al 15-20 per cento, che è troppo poco.
  Infine, c’è il discorso della tariffa elettrica. Queste sono macchine che funzionano elettricamente. Il decreto del cosiddetto «conto termico» prevedeva all'articolo 16, comma 4, l'emanazione da parte dell'Autorità per l'energia di una tariffa speciale. Erano previsti 90 giorni di tempo che sarebbero scaduti ad aprile di quest'anno. Non è stata ancora applicata. Questo, con il sistema tariffario attuale a scaglioni di consumo progressivi, è un elemento estremamente penalizzante per l'introduzione delle pompe di calore nel domestico.

  FEDERICO MUSAZZI, Responsabile associativo di Anima/Assotermica. Buon pomeriggio a tutti. Io sono Federico Musazzi, segretario di Assotermica, l'associazione che rappresenta il comparto della climatizzazione invernale.Pag. 6
  In questo contesto, intervenendo sul documento relativo alla Strategia energetica nazionale, vorrei portare alla vostra attenzione principalmente due questioni, che sono due classiche barriere di tipo non economico alla diffusione di impianti e apparecchi a maggiore efficienza. Innanzitutto, per quanto riguarda il contesto di riferimento, segnalo che è stato appena approvato un regolamento europeo (il regolamento Ecodesign), che prevede un innalzamento dei requisiti minimi degli impianti che saranno installati dal 26 settembre 2015 in avanti. In quanto regolamento, non deve essere recepito e quindi gli Stati membri sono tenuti a rispettarlo senza alcuna possibilità di modifica.
  Tuttavia, c’è un problema in Italia: nonostante abbiamo un settore produttivo che è leader a livello europeo dopo la Germania (il nostro è il secondo Paese produttore di caldaie a condensazione), purtroppo, proprio sul mercato domestico, riscontriamo le maggiori difficoltà a penetrare sul mercato con questa tipologia di caldaie. Ciò avviene sostanzialmente perché c’è una legislazione relativa all'evacuazione dei fumi di scarico per caldaie a condensazione estremamente rigida, che è stata pensata in un determinato contesto storico in cui le caldaie a condensazione ancora non esistevano, e quindi andrebbe rivista.
  La nostra proposta è proprio quella di cercare di abbattere questa barriera di tipo non economico e, di fatto, di non inventarsi nulla di più di quello che hanno già fatto i principali Paesi europei, quali Germania, Inghilterra, Francia, Belgio e Spagna, dove la condensazione è lo standard di riferimento. Sostanzialmente questi Paesi hanno permesso, nel caso d'installazione di caldaie a condensazione, di poter scaricare a parete i fumi della combustione, anziché obbligare ad «andare a tetto» con il classico camino e canna fumaria.
  Sgomberato il campo da qualsiasi problema sulla tipologia di fumi, perché non è altro che vapore di condensa (vapore acqueo), ciò consentirebbe di superare delle barriere di tipo economico e di non dover rifare tutto l'impianto fumario per l'installazione di una semplice caldaia a condensazione. A nostro avviso, ciò permetterebbe di superare i principali ostacoli alla diffusione di questa tecnologia che, come ho detto, è nata in Italia. L'Italia è leader insieme alla Germania, ma proprio sul mercato italiano questa tecnologia trova le maggiori difficoltà.
  Il secondo punto che vorrei sollevare è relativo agli obblighi di copertura dei fabbisogni termici (climatizzazione invernale, climatizzazione estiva e produzione di acqua calda sanitaria nei nuovi edifici e nelle ristrutturazioni importanti con fonti rinnovabili). Esiste un decreto legislativo (il decreto 28 del marzo 2011) che prevede nell'Allegato 3 obblighi di copertura di questi fabbisogni, via via crescenti, con fonti rinnovabili.
  Il problema è che ci si è concentrati su una fetta limitatissima di interventi, cioè sostanzialmente solo sulla nuova edilizia. Sappiamo che la nuova edilizia attualmente rappresenta una componente di gran lunga minoritaria del mercato. Si stanno trascurando tutti i potenziali interventi di ristrutturazione degli impianti e di ristrutturazione edilizia, e si stanno fissando per quella fetta limitatissima di interventi obblighi eccessivamente severi. Infatti, questi obblighi di copertura dei fabbisogni con fonti rinnovabili partono da un 20 per cento complessivo dei consumi che deve essere soddisfatto con le fonti rinnovabili, percentuale che viene elevata, dal 1 gennaio 2014 al 35 per cento, e dopo due anni al 50 per cento.
  Questo significa di fatto tagliare fuori dal mercato quasi tutta la produzione tipicamente nazionale. Si taglierebbero fuori dal mercato della nuova edilizia non solo le caldaie a condensazione, ma anche tipologie quali il solare termico. Se si considera la parte del raffrescamento, anche le pompe di calore hanno delle difficoltà a raggiungere quei valori.
  Quello che noi stiamo chiedendo oramai da tempo è di cercare di rivedere la legislazione sulle rinnovabili con l'obiettivo di promuovere una vera diversificazione delle tecnologie.Pag. 7
  Bisogna cercare di superare questa situazione in cui si hanno degli obiettivi che rischiano di rimanere sulla carta. Questo purtroppo è stato detto non solo da noi di Assotermica, ma da tutti i rappresentanti della filiera: progettisti termotecnici, fornitori di tutte le componenti e di tutti gli apparecchi, installatori. Tutti hanno detto che questi limiti, soprattutto dal 1 gennaio 2014, saranno praticamente solo sulla carta e si rischierà di andare sempre in deroga.
  Infatti, l'Allegato 3 prevede, in caso di mancato raggiungimento di questi valori percentuali sulle rinnovabili, la possibilità di andare in deroga. Non credo che l'obiettivo sia andare in deroga, bensì raggiungere uno sviluppo armonioso delle fonti rinnovabili. Sostanzialmente questi sono i due temi che volevo portare alla vostra attenzione. Grazie.

  PRESIDENTE. Io ringrazio per aver posto queste problematiche. Adesso inizieremo con le domande dei commissari sui temi sollevati.
  Io non inizierò con una domanda, ma con una riflessione. Il mondo dell'efficientamento energetico, come ripeto sempre, interessa come il turismo tutti. Se ne parla come la panacea di tanti mali, perché fa risparmiare, è una filiera italiana, riduce le emissioni eccetera. Tuttavia, c’è la questione di come porsi concretamente rispetto a questo problema, argomento che con altri soggetti abbiamo già affrontato.
  Oggi, in un momento di crisi economica profonda, si possono anche prevedere detrazioni all'80 per cento, però si devono possedere i soldi per fare quel lavoro. La questione è come s'innesca il circuito per poter realizzare quell'efficientamento energetico, oltre che da un punto di vista tecnologico, soprattutto da un punto di vista finanziario-economico.
  Ciò che vorrei sapere è se Anima ha un'idea di come innescare questo circuito dal punto di vista finanziario. Giorni fa sono venuti i rappresentanti di Federesco dicendoci che loro sono disponibili a fare i lavori e ad aspettare; il cliente paga la bolletta per un po’ di anni e loro recuperano, però chi li finanzia ? C’è poi il problema dei certificati bianchi.
  Vorrei quindi capire meglio qual è la posizione di Anima su come innescare questo circuito per poter in qualche modo far partire e non lasciare solo sulla carta questo previsto meccanismo di incentivi per interventi di efficientamento energetico.
  Do la parola ai deputati che intendono intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  ANGELO SENALDI. Vorrei sottolineare un aspetto contenuto nelle premesse dell'intervento svolto dal direttore di Anima, argomento sul quale ci siamo già confrontati più volte all'interno della Commissione. Mi riferisco alla normativa, cioè alla revisione del Titolo V, che voi proponete, rispetto alle attribuzioni differenti previste a livello nazionale, livelli regionali e livelli locali.
  Vorrei che specificaste meglio, per quanto riguarda il vostro punto di vista specifico, quali sono i punti-chiave di queste interferenze fra i vari livelli istituzionali.

  COSIMO PETRAROLI. Dal momento che stiamo discutendo anche il contenuto del nuovo piano dell'acciaio, ho una domanda su questo tema. Mentre la SEN va in una direzione di decarbonizzazione delle fonti energetiche, il nuovo piano dell'acciaio sembra andare in tutt'altra direzione, ovvero quella d'inserire il carbone come elemento indispensabile per l'approvvigionamento delle materie prime.
  Vorrei sapere come vedete la situazione e in particolare questo aspetto che, a mio avviso, è un'incongruenza.

  PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  GIAMPIERO COLLI, Responsabile associativo di Anima/CO.AER. Presidente, lei ha introdotto il problema dei problemi. L'efficienza conviene, come must. Questo è riconosciuto da tutti. Al di là dei riflessi Pag. 8sull'ambiente, che sono importanti, evidentemente il motore che convince l'utente a fare un investimento è il fatto che installa un impianto che gli riduce i consumi, risparmia e quindi diventa un buon investimento.
  Noi diciamo sempre che se gli utenti, invece di mettere i soldi in banca a tasso zero, investissero negli impianti di climatizzazione e conduzione, visti i costi di esercizio, nell'arco di quindici anni di vita dell'impianto recupererebbero un po’ di soldini.
  Tuttavia, come lei giustamente diceva, è chiaro che c’è bisogno di un investimento iniziale. L'investimento iniziale, dal nostro punto di vista, è una questione di strumenti di sostegno strutturali certi. Per questo noi abbiamo sempre detto che, per cercare di cambiare il mercato, gli strumenti, qualunque essi siano, devono essere sufficientemente remunerativi (altrimenti l'utente adotta altri sistemi) e certi per un dato periodo. Se il mercato cambia, e le nuove tecnologie acquistano quote di mercato importanti, diminuiscono i costi e quindi il sistema diventa sempre più competitivo e sempre più accattivante per l'utente finale.
  Nel nostro caso specifico, il discorso delle tariffe è proprio l'aspetto anacronistico del problema. Noi offriamo una tecnologia che è in grado di ridurre i consumi nell'ordine del 40-50 per cento. Purtroppo, facendo lo switch dal gas all'elettricità, la riduzione dei consumi non equivale a una riduzione dei costi.
  Mi spiego: se noi avessimo una tariffa equipollente tra gas e elettricità, e se la riduzione dei consumi a 50 equivalesse a una riduzione dei costi a 50, noi non avremmo neanche bisogno di incentivi, perché l'utente camminerebbe per conto suo.
  Certamente noi dobbiamo uscire dalla situazione di crisi economica in cui siamo. È chiaro che in un contesto come quello di oggi la proposta di questa tecnologia diventa difficile, però se, con tutti i meccanismi di sostegno, riusciamo a rimettere in moto la filiera delle industrie manifatturiere, si avvia un circolo virtuoso e tutte le cose diventano molto più semplici.

  ANDREA ORLANDO, Direttore Generale di Anima. Aggiungo una cosa in risposta alla sua domanda. In realtà, secondo noi non è un problema economico. Ad esempio, nel caso che illustrava il mio collega di Assotermica, è un problema di leggi che andrebbero modificate. Questo non avrebbe un impatto economico né per lo Stato né per l'utente, ma consentirebbe di inserire delle tecnologie ad alta efficienza, semplicemente togliendo una legge che oggi ne vieta l'utilizzo.
  Ciò vale ugualmente per il Titolo V, che la SEN giustamente ha richiamato. Le competenze che vengono affidate alle regioni creano molto spesso delle – passatemi il termine – «pastoie burocratiche», con legislazioni diverse da luogo a luogo, che rendono quasi impossibile installare prodotti in maniera semplice. Questo non è un problema economico, ma è proprio un problema di organizzazione, che un intervento di legislazione statale consentirebbe di risolvere in maniera molto semplice.
  Ogni regione tende a fare una legislazione diversa, in termini di certificazione energetica degli edifici, e quindi l'installatore e il produttore si trovano ogni volta a dover rispondere a una legislazione diversa.
  Tutto ciò in questo momento è inaccettabile. Soprattutto in un momento di crisi come questo andrebbe uniformata la legislazione a livello nazionale, o, per lo meno, questo è il nostro parere. Rispondendo alla sua domanda, per noi non è tanto una questione economica, quanto una questione normativa.
  Per quanto riguarda gli incentivi, è vero che sono importanti, ma non sono fondamentali. Servirebbe comunque un sistema di incentivi e di defiscalizzazione, quantomeno di lungo periodo, perché molto spesso agli interventi che vengono fatti sui settori che ci riguardano sono stagionali.
  Non avere la certezza se determinati incentivi ci saranno tra un mese o due Pag. 9mesi rende di fatto impossibili gli interventi. Spesso gli incentivi arrivano tardi rispetto al piano di interventi che normalmente viene effettuato. Teniamo presente che la sostituzione delle caldaie avviene a impianti spenti. È un periodo molto stretto. Tutto questo, di fatto, non costa. Serverebbe semplicemente una programmazione di più lungo periodo, che nella SEN, tra l'altro, è prevista.
  In realtà, è un problema che a noi tocca indirettamente. Noi siamo utilizzatori di materie prime, ma non siamo noi che spingiamo per una determinata legislazione. Come utilizzatori di materie prime ci atteniamo a quello che i nostri colleghi di altri settori, come Federacciai, stanno proponendo. Se si crea questa criticità, ovviamente è un problema anche per noi. Tuttavia, per noi è molto più importante passare dall'utilizzo del carbone ad altri impieghi. Noi siamo completamente favorevoli a questo passaggio. Non so se Federacciai e altre federazioni stanno spingendo in altre direzioni. Purtroppo anche noi subiamo le pressioni della filiera.

  PRESIDENTE. Ringraziamo i rappresentanti di Anima. Passiamo all'audizione dei rappresentanti della Federazione nazionale delle imprese elettrotecniche ed elettroniche (Anie). Sono presenti il dottor Andrea Porchera, responsabile delle relazioni istituzionali, e l'ingegner Filomena D'Arcangelo, responsabile area e ambiente di Anie.
  Per quanto riguarda l'organizzazione dei nostri lavori segnalo che normalmente diamo un quarto d'ora al massimo per la relazione, a cui seguono le domande dei commissari.
  Do la parola al dottor Porchera per la relazione.

  ANDREA PORCHERA, Responsabile relazione istituzionali di Anie. Buongiorno presidente, buongiorno onorevoli deputati. Vi ringraziamo moltissimo per questa opportunità offertaci. La Federazione Anie, che nell'ambito di Confindustria rappresenta tutti i comparti dell'industria nazionale elettrotecnica ed elettronica, ha auspicato, sostenuto fortissimamente (anche collaborando con il Ministero a suo tempo), e salutato con grande favore l'approvazione del documento sulla Strategia energetica nazionale.
  Detto ciò, una considerazione di ordine generale, dalla quale conseguiranno tutte le altre, è che la Strategia energetica nazionale è stata redatta, per forza di cose, tenendo conto di una situazione oggettiva legata al fatto che il nostro Paese ha già sostanzialmente tracciato una propria strategia energetica di lungo periodo, dicendo «no» al nucleare e vedendo chiaramente il carbone come un male necessario.
  Noi chiaramente siamo soddisfatti dell'accento dato soprattutto alle fonti rinnovabili e ad altri aspetti fondanti il documento. A questo punto l'aspetto cruciale è come definire le strategie che possano rendere sostenibile ed efficace il ricorso fondamentale alle rinnovabili e al gas.
  È nostro parere che si renda assolutamente indispensabile, in tempi relativamente brevi, la redazione di un piano energetico nazionale, che declini le azioni di medio lungo termine e che individui le risorse necessarie a rendere credibili queste strategie.
  Le questioni connesse a questa considerazione generale sono la necessità di una coerenza nella normativa (a nostro parere sarebbe opportuno rivedere il Titolo V per quanto riguarda le competenze in materia energetica) e un intervento che renda più efficace la governance e quindi la capacità del nostro Parlamento e del nostro Governo di incidere in sede europea nella redazione delle norme che impattano in maniera significativa sul settore.
  Io non mi dilungherei troppo nel presentare il documento, che è già lungo di per sé, per lasciare la possibilità ai commissari, se è di interesse, di poterci fare delle domande, a cui l'ingegner D'Arcangelo sarà in grado di rispondere tecnicamente meglio di me.
  Certamente, a nostro parere, alcuni argomenti vanno messi maggiormente a Pag. 10fuoco e vanno individuati dei meccanismi premianti, soprattutto per quanto riguarda l'efficienza energetica, e in particolare le rinnovabili, il fotovoltaico, le smart grid, le reti intelligenti e i sistemi di accumulo a queste connessi.
  Il messaggio che vorremmo dare è che l'industria nazionale è pronta al salto di qualità che ci auspichiamo anche Governo e Parlamento intendano fare in quest'ambito. Le nostre sono tecnologie leader a livello mondiale. Ciò che serve, a nostro parere, nell'ambito dell'efficienza energetica, è un quadro regolatorio capace di rafforzare gli standard minimi e le normative di settore, e un connesso sistema di controlli che renda tali normative efficaci.
  Faccio riferimento, ad esempio, al rendimento degli apparecchi in materia di efficienza energetica. È assolutamente indispensabile che si rafforzi il quadro regolatorio all'interno del quale l'industria e il mercato si muovono, e che ci sia un sistema di controlli efficace, anche per proteggere le nostre industrie da comportamenti o da prodotti di provenienza extraeuropea, che fanno riferimento a determinati standard, ma nei fatti non rispondono alle prestazioni connesse a quel livello di standard.
  Sarebbe importante introdurre meccanismi premianti per investimenti in materia di risparmio energetico. Sarebbe indispensabile prevedere dei meccanismi che possano facilitare l'accesso al credito da parte delle imprese per investimenti di efficienza energetica. In questo ambito, si potrebbe anche ipotizzare il ricorso a una sorta di green bond.
  Per quanto riguarda le rinnovabili e il fotovoltaico, noi riteniamo che la normativa degli ultimi anni e gli investimenti che è stato possibile effettuare sulla base della normativa vigente, abbiano sostanzialmente orientato il sistema verso la generazione distribuita. Occorre, a nostro parere, rafforzare questa tendenza, permettendo, ad esempio, il ricorso ai certificati bianchi per impianti che abbiano una potenza superiore ai 20 chilowattora.
  Si potrebbe altresì estendere la detrazione fiscale per le ristrutturazioni, all'interno delle quali rientra anche la realizzazione di impianti fotovoltaici, non solo alle persone fisiche ma anche le persone giuridiche. Si potrebbero inoltre introdurre incentivi per la rimozione dell'amianto abbinata all'installazione di impianti fotovoltaici, istituire un fondo speciale sul modello di quello del Fondo rotativo di Kyoto per l'accesso al credito per le imprese e prevedere dei meccanismi d'incentivo per i sistemi di accumulo.
  Nel nostro documento abbiamo fatto riferimento al modello tedesco, che sembra funzionare molto bene. Questi meccanismi sono rivolti fondamentalmente alla diffusione di sistemi di storage residenziale uniti a impianto fotovoltaico, per promuovere autoproduzione e autoconsumo.
  Sulle infrastrutture e le reti smart, chiaramente, la nostra attenzione è massima, giocandosi in questo campo una buona fetta della competitività futura del nostro sistema, oltre ad essere fondamentale per la riduzione dei consumi energetici, o meglio per un utilizzo molto più efficace dell'energia.
  In tal senso, l'ampia diffusione dei sistemi della generazione diffusa pone dei nuovi problemi di protezione, gestione e regolazione delle reti, che da passive non possono che diventare attive. Questo permetterebbe da un lato la riduzione consapevole dei consumi, e dall'altro un ridimensionamento dei picchi di consumo.
  In tale contesto, i sistemi di accumulo sono, a nostro parere, una tecnologia nell'ambito della quale l'Italia è comunque molto avanti, ma che richiederebbe una maggior attenzione da parte del legislatore. In tal senso, la previsione fatta dalla SEN d'investimenti sui sistemi di accumulo non nel breve periodo, ma quanto meno nel medio-lungo, andrebbe riconsiderata, anche per permettere alla nostra industria nazionale di poter svolgere un ruolo di leadership a livello mondiale nel settore.
  È evidente che la diffusione dei sistemi d'accumulo comporterebbe una serie di Pag. 11vantaggi enormi per le stesse reti. Oggi esistono taluni problemi, per i quali ancora non è chiaro quale possa essere la soluzione di breve periodo.
  Vi ringrazio, rinviando, come ho detto, al documento che vi abbiamo consegnato. Rimaniamo a disposizione per ogni eventuale approfondimento.

  FILOMENA D'ARCANGELO, Responsabile area ambiente di Anie. Anche a beneficio dell'utilizzo del documento, vorrei sottolineare un aspetto: abbiamo commentato criticamente la Strategia energetica nazionale, soprattutto negli aspetti implementativi. È lo scenario corretto. Si identifica, come diceva il collega, il quadro della struttura energetica del nostro Paese. Per questo si sottolineava che l'Italia ha adottato una scelta nell'ambito delle rinnovabili, nell'ambito del gas e nell'ambito dell'energia elettrica.
  Su quest'ottica, noi abbiamo focalizzato il documento in alcuni punti: efficienza energetica, sviluppo delle rinnovabili e fotovoltaico, smart grid e sviluppo delle infrastrutture energetiche e sistemi di accumulo.
  La caratteristica peculiare di questo documento è che non ci limitiamo soltanto a un'analisi, ma facciamo proposte concrete, perché è proprio questo l'aspetto dove, secondo noi, la Strategia energetica nazionale è manchevole. Mancano le misure di implementazione sostanziale di quanto viene delineato come studio.
  Come si diceva, da anni l'industria elettrica ed elettronica investe sull'innovazione, sulla ricerca e soprattutto sullo sviluppo di prodotti energeticamente più efficienti. I nostri prodotti vanno in tutti i segmenti di mercato (alta, media e bassa tensione). Come potete immaginare, vanno dalla produzione energetica fino all'ambito edificio, laddove il tema «edificio intelligente, nodo intelligente di una rete intelligente» è un aspetto che ci sta particolarmente a cuore.
  Per noi sono tutti temi collegati gli uni con gli altri, che – vi ricordo – naturalmente ci vincolano anche a livello comunitario. L'Italia, come Stato membro, ha obiettivi vincolanti da raggiungere in termini energetici. Di conseguenza è importante che si supporti l'industria che sta investendo in maniera sostanziale su questi prodotti, per favorire la penetrazione di prodotti e applicazioni a maggiore efficienza.
  Questo è un messaggio di fondo che vogliamo rivolgere a questa Commissione, affinché quest'offerta che già c’è sul mercato venga di fatto realmente implementata. Riteniamo che ci siano dei meccanismi che vanno al di là della semplice incentivazione. Come diceva il collega, banalmente anche l'accesso al credito per fare degli investimenti in efficienza energetica è fondamentale.
  Non vorrei essere fraintesa, ma voi sapete che l'industria vive un momento particolarmente complicato. Moltissime sono le imprese che chiudono. Noi abbiamo dei settori particolarmente in crisi, dal mondo dell'elettrodomestico ad altri settori, chi più e chi meno. Quindi è fondamentale valorizzare questo sforzo d'innovazione e ricerca.
  Ricordiamo che le imprese che noi rappresentiamo sono le imprese manifatturiere a più alto tasso di innovazione e ricerca. Una grossa fetta del fatturato delle nostre imprese viene investita nello sviluppo dei prodotti. Tuttavia, è importante che venga tutelato questo sforzo, anche, come si diceva, attraverso i controlli di mercato e l'individuazione dei meccanismi che favoriscono la penetrazione di questi prodotti e di queste soluzioni.
  Ci permettiamo di rivolgere la richiesta di porre attenzione a questo aspetto, che diventa cruciale per la sopravvivenza della nostra industria.

  PRESIDENTE. Ringraziamo i rappresentanti di Anie e passiamo alle domande. Io traggo spunto dalla sua ultima affermazione. È chiaro che l'efficienza energetica è qualcosa che tutti noi vogliamo. Non più tardi di ieri sera, una trasmissione televisiva che va in onda su Raitre (Report) ci raccontava della crisi della nostra industria. Le principali lamentele che venivano dagli industriali intervistati, che cercano Pag. 12di restare competitivi in Europa rispetto alle altre aziende, al di là degli aspetti fiscali e logistici, riguardavano il costo dell'energia, che sicuramente ci rende molto meno competitivi.
  È chiaro che, come lei ha detto all'inizio avendo deciso di non proseguire la via nucleare, dobbiamo cercare di capire come migliorare questa competitività. Però, c’è sempre il problema della crisi che noi ancora viviamo. Dire semplicemente che l'accesso al credito può essere una delle soluzioni, secondo me, non è sufficiente. Questa è una riflessione che ho chiesto anche ad altri vostri colleghi: dobbiamo capire come riuscire a innescare un circuito tale da permettere a famiglie, aziende ed edifici di far partire questo percorso.
  Io, personalmente, ritengo che la detrazione sia una strada possibile, ma non quella risolutiva, perché, come dicevo prima, si deve investire.
  Io penso che questo sia il grande sforzo con cui noi dobbiamo cercare di far capire che la Strategia energetica nazionale passa anche per il finanziamento della Strategia energetica nazionale. Su questo chiedo una vostra riflessione.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIANLUCA BENAMATI. Ringrazio. Sinceramente ci vorrebbe un po’ di tempo per analizzare questo documento, perché è certamente assai complesso. Ci sono comunque alcune questioni sulle quali vorrei un chiarimento.
  Qui parliamo delle imprese elettrotecniche e elettroniche italiane. Nel risparmio energetico e dell'innovazione c’è tutto il tema del «sistema città», su cui credo che l'industria italiana, nella gestione energetica, dai punti luce a tutte le altre situazioni, possa dare un contributo importante per il raggiungimento degli obiettivi e anche per l'avanzamento tecnologico.
  È di questi giorni anche la discussione sulla questione della rete. Per esempio (forse banalizzo), per la trasmissione dati di Telecom, molto spesso nelle città, nel rinnovare un certo tipo di sistema d'illuminazione, si possono avere anche innovazioni nella gestione. Vorrei capire se questa è una delle priorità di questo comparto industriale.
  In secondo luogo, ci sono delle proposte. Ce n’è una che francamente – ammetto la mia limitatezza – non ho molto capito, laddove si parla d'incentivazione degli investimenti nel settore del fotovoltaico, e si propone (d'altronde, facciamo l'indagine conoscitiva anche per avere delle proposte) di utilizzare i risparmi di 2,5 miliardi all'anno in minore acquisizione di combustibile fossile per investirli in questo settore. Si propone inoltre di eliminare dalla bolletta elettrica la voce relativa agli oneri generali di sistema, ad eccezione della componente riferita alle fonti rinnovabili (9 miliardi di contributi).
  Queste due proposte non le ho ben capite. Siccome uno dei temi è oggettivamente come contemperare degli incentivi così alti che paga il cittadino rispetto alla gestione della rete, che richiede degli investimenti notevoli per il cambiamento della fornitura, vorrei capire esattamente cosa significano queste due proposte.

  DAVIDE CRIPPA. Nel ringraziarvi per la documentazione abbastanza puntuale e corposa sui nodi e le criticità, vorrei porre alcune riflessioni. Anch'io mi collego alla richiesta di chiarimenti sui certificati bianchi, perché per impianti superiori ai 20 chilowatt in autoconsumo contemplate questa possibilità.
  Non vorrei che a questo punto si andasse di nuovo a caricare nuovi e ulteriori oneri sempre sulle componenti addizionali della bolletta, e quindi sulla componente A3. I rappresentanti interni in Confindustria ci hanno, infatti, dipinto la componente A3 della bolletta elettrica come il male su cui grava tutta l'economia italiana.
  Ho visto anch'io ieri sera il servizio su Raitre a cui faceva riferimento l'onorevole Abrignani. C'era un messaggio abbastanza chiaro secondo il quale non è tanto il costo dell'energia la discriminante principale Pag. 13della non competitività delle imprese italiane, ma piuttosto le difficoltà di accesso al credito.
  Nel corso di molte audizioni ho sentito numerosi referenti di Confindustria che sono venuti qui a raccontare come la componente A3 abbia già raggiunto un livello esagerato e come essa rappresenti il male su cui grava l'economia del Paese.
  Passando ad un altro argomento, qualche mese fa sono venuto a un vostro convegno sui sistemi di accumulo, durante il quale avete presentato uno studio particolarmente interessante. Vorrei capire se quando parlate di questo meccanismo di incentivi, per cui ovviamente la Germania sta facendo da precursore, vi riferite sempre e solo alle batterie elettrolitiche, oppure anche a una ricerca avanzata nelle batterie al sale o nei componenti di accumulo quali sono, ad esempio, i giacimenti ad aria compressa.
  In Germania da qualche tempo esistono dei sistemi di accumulo ad aria complessa, con rendimenti che definirei indiscutibilmente pessimi. Non so se avete dei dati da darci su questi sistemi oppure se voi, quando parlate di accumulo, vi riferite soltanto alla questione classica delle batterie di odierna conoscenza.
  Un'altra questione riguarda i SEU e i RIU, su cui ovviamente ci troviamo perfettamente d'accordo, anche perché abbiamo la convinzione che nel momento in cui si creano dei distretti energetici, dall'altra parte non si ha la necessità di costruire nuove centrali. Che questo debba essere pianificato all'interno di un piano energetico nazionale è palese.
  Da un lato, forse possiamo dire che questa SEN sembra tutto tranne che un piano energetico, nonostante qualcuno la dipinga come tale. È una strategia che di strategico ha ben poco, nel senso che segue i dettami dell'Unione europea e gli impegni presi per riuscire a arrivare eventualmente a quei valori di standard richiesti.
  I SEU e i RIU, secondo quello che è stato segnalato dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas, ovviamente porterebbero a una mancanza degli oneri di dispacciamento. Nelle bollette a carico degli utenti che farebbero parte dei SEU e RIU, mancando delle utenze dirette, non ci sarebbero gli oneri di dispacciamento della rete nazionale che, di conseguenza, andrebbero di nuovo a gravare su un minor numero di utenti. Questa è la filosofia dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas. Vorrei capire come vi ponete voi nell'ambito di questa diretta presa di posizione sui SEU e sui RIU, a proposito degli oneri di dispacciamento, e in che modo ritenete che questi possano essere valutati come incremento.

  FILOMENA D'ARCANGELO, Responsabile area ambiente di Anie. Inizio dalla sua osservazione, che partiva dalla trasmissione di ieri sera, che purtroppo non ho visto.
  È chiaro che il costo dell'energia viene posto a livello nazionale come un grosso problema. Le stime parlano anche del 30 per cento in più rispetto ad altri Paesi. È anche vero che noi ci ritroviamo in una situazione di struttura della produzione energetica nazionale che è un po’ particolare (con questo rispondo in parte anche al collega che l'ha seguita). Noi ci troviamo delle centrali tradizionali che hanno problematiche di funzionamento, ancora più evidenziate a seguito della forte distribuzione diffusa che si è stabilità sul territorio nazionale, e che chiaramente creano anche questo tipo di problematicità, cioè il classico funzionamento a intermittenza dovuto alle fonti rinnovabili.
  Noi sosteniamo che le rinnovabili non siano un male tale per cui il costo della bolletta energetica sia attribuibile solo ed esclusivamente al fotovoltaico. Sarebbe fare un torto allo sviluppo di una fonte rinnovabile che è fondamentale, la quale comunque non è una scelta soltanto nazionale, ma è anche una prospettiva di sviluppo definita a livello comunitario. Non è quindi un andare in avanti del nostro Stato.
  Sappiamo benissimo che i famosi oneri generali di sistema non sono attribuibili a questo. A nostro modo di vedere, si fa anche un po’ di disinformazione mediatica su questi temi, perché Pag. 14sappiamo che quella componente si divide in tante voci, tra cui c’è ancora lo smaltimento delle scorie nucleari, quando l'Italia non ha mai avuto questo tipo di approccio energetico.
  Siamo noi i primi a dire che ci sono state delle fughe in avanti, che avrebbero dovuto essere maggiormente contenute, però questo non significa che il problema energetico nazionale attuale sia attribuibile alla diffusione del fotovoltaico. Tutt'altro.
  Riguardo al discorso che lei sottolineava sulle detrazioni, ci trova totalmente d'accordo. Noi riteniamo che siano una sorta di palliativo che, in questo momento (non glielo nascondo) specialmente sulle ristrutturazioni, per quanto riguarda il bonus del 50 per cento, ha aiutato alcuni settori. Chiaramente non è una soluzione politica, né una soluzione per l'industria nazionale.
  Se avete la pazienza di entrare nel dettaglio del nostro documento, troverete alcuni di questi aspetti, ma non sono assolutamente gli unici. Noi non riteniamo che le detrazioni fiscali siano l'unico sistema per raggiungere l'obiettivo di rilanciare i consumi e l'industria.
  Come diceva il collega, banalmente molte volte si tratta semplicemente di armonizzare la legislazione nazionale, magari con maggiore coerenza con quella comunitaria. Faccio un banale esempio: pensate agli edifici. Il vostro collega parlava delle città. Le confermo che, come accennavo poc'anzi, la Federazione ANIA ha il suo interno imprese dall'alta tensione fino alla bassa tensione. Parliamo di illuminazione, di elettrodomestici e di componentistica per impianto.
  Oggi noi abbiamo una legislazione nazionale che parla di prestazione energetica degli edifici. Ringraziamo questo Parlamento, perché finalmente con la legge n. 90 dell'agosto scorso sono state introdotte moltissime migliorie riguardo al decreto di recepimento della direttiva sulle performance energetiche degli edifici (decreto n. 192), proprio perché sembra che l'edificio significhi soltanto riscaldamento.
  Come lei giustamente diceva, con un ragionamento più generale, non è soltanto quello, ma ci sono anche l'illuminazione, i sistemi di controllo attivi, tecnologie che oggi di fatto non sono contemplate, non perché non apportino efficienza energetica. Questo è un danno per il sistema Paese, che non riesce a rendicontare i propri investimenti in termini di efficienza energetica e di risultati contabilizzati, ed è una penalizzazione per l'industria, in quanto c’è distorsione sul mercato, visto che ci sono alcune tecnologie che non sono contemplate.
  Questo è un meccanismo che a ci piacerebbe fosse effettivamente riportato nella legislazione. Non stiamo chiedendo nient'altro che questo: avere un riconoscimento de facto degli investimenti che si fanno e avere dei controlli sul mercato tali per cui l'industria che si comporta in maniera virtuosa, con dei prodotti realmente efficienti, venga valorizzata rispetto ai competitors che mettono sul mercato nazionale dei prodotti di minore qualità, con minori performances energetiche, a danno di quell'industria che fa investimenti e produce sviluppo. Non mi dilungo oltre. Dico questo per rispondere alle sue considerazioni.
  Per quanto riguarda i sistemi di accumulo, è chiaro che noi all'interno della federazione Anie abbiamo produttori molto più orientati sulla parte elettrolitica, come avrà visto anche nel convegno a cui ha avuto la bontà di partecipare. Certamente, se ha questa curiosità, possiamo informarci. Chiaramente, come avrà intuito, è un settore che sta facendo grossi investimenti in ricerca e innovazione, perché ci crediamo fermamente.
  Per tornare al discorso sulle città, un'altra fetta su cui stiamo ragionando, per esempio, è quella dell’e-mobility. Sono tutti aspetti ormai strettamente connessi gli uni con gli altri. Quello che vogliamo sottolineare è che ormai non c’è più un approccio tecnologico, ma c’è un approccio di sistema (sistema-edificio, sistema-città eccetera). Ormai c’è un concetto di integrazione, che è l’ unico che può essere Pag. 15portato avanti in beneficio per tutti gli interlocutori: l'industria, i consumatori eccetera.
  Il vostro collega parlava della bolletta elettrica. Immaginiamoci se i consumatori avessero l'effettiva consapevolezza di come stanno consumando, di quanto stanno consumando, di avere dei sistemi sugli edifici o su altro che li aiutino a gestire in maniera migliore i consumi e a rivolgersi a degli interlocutori in maniera più competitiva.
  Oggi parliamo di mercato elettrico libero, ma sappiamo anche che molte volte ci sono state situazioni in cui chi è passato sul mercato elettrico libero si è trovato in condizioni penalizzanti rispetto a chi non l'ha fatto, in esatto opposto rispetto ai propositi del mercato libero.
  Lei parlava di RIU e SEU. La situazione è a grandi linee quella che descriveva l'onorevole Crippa. In questo momento non sono in grado di darle delle stime precise, e quindi mi riprometto di fargliele avere. Le proposte non sono state avanzate, come lei sa, in un'ottica d'incrementare il peso finanziario sull'utenza. Lei fa un ragionamento: se scompare una fetta della torta, chiaramente tutto il resto si ribalta sugli altri. Lei mi chiedeva delle stime. In questo momento non sono in grado di dargliele, ma mi impegno con lei a confrontarmi con i colleghi dell'associazione di riferimento e a mandarle dei dati più dettagliati.
  Sui certificati bianchi, non ho ben capito qual è il suo timore. Noi stiamo semplicemente chiedendo di estendere l'utilizzo dei certificati bianchi agli impianti fotovoltaici sopra i 20 chilowatt. Questa in realtà non è una problematica per il consumatore, perché, come lei sa, il meccanismo dei certificati bianchi è un onere in capo ai distributori, secondo i decreti del 2004. Infatti, i distributori hanno l'obbligo di fare degli investimenti ai fini di rendicontare il loro contributo in termini di efficienza energetica.
  Quindi, in realtà, nello schema generale che caratterizza i certificati bianchi, che si tratti di schede analitiche o di schede tecniche, noi stiamo semplicemente dicendo che non c’è ragione per limitare agli impianti sotto i 20 chilowatt questa possibilità. È una possibilità che non ricade sui cittadini. È bensì un onere in capo ai distributori, che devono raggiungere questi obiettivi di riduzione energetica che loro compete.
  Fino ad oggi, il problema a volte è stato la difficoltà operativa nel gestire il meccanismo dei certificati bianchi, specialmente su alcune tipologie di prodotto, ragion per cui i distributori in primis si sono trovati in difficoltà nell'applicare queste schede tecniche, e quindi questi progetti che loro possono rendicontare per avere il ritorno dell'investimento che fanno attraverso l'acquisizione del certificato bianco.

  PRESIDENTE. Ringraziamo molto i rappresentanti dell'Anie. Passiamo all'audizione dell'Energoclub, rappresentata dal presidente, l'ingegner Gianfranco Padovan, e la vicepresidente, la dottoressa Capuzzo.
  Abbiamo dieci minuti per l'introduzione. La vostra documentazione è stata consegnata a tutti i commissari. Successivamente si passerà alle domande che i commissari vorranno porre.
  Do la parola all'ingegner Gianfranco Padovan.

  GIANFRANCO PADOVAN, Presidente di Energoclub. Grazie. Buonasera a tutti. Ringrazio la Commissione per averci invitato a quest'audizione. Voi avete a disposizione la nostra memoria, e quindi non mi dilungherò moltissimo sulle considerazioni generali.
  Devo solo dire che Energoclub è un'associazione nata formalmente nel 2005, che si occupa di consulenza e di primo orientamento nei confronti delle famiglie. Non facciamo attività professionale, ma facciamo un'attività d'informazione e formazione per le famiglie e per gli enti locali, per rimuovere eventuali ostacoli che questi possono avere nell'intraprendere il cammino del risparmio energetico e dell'uso delle fonti rinnovabili.
  La nostra missione è la riconversione del sistema energetico dalle fossili alle Pag. 16rinnovabili nell'arco di trent'anni. Noi intravediamo un futuro coperto solo dalle rinnovabili, anche perché c’è un motivo molto semplice: oggi le fonti rinnovabili, quelle economicamente sfruttabili, sono più che ampiamente sufficienti per coprire l'attuale fabbisogno di energia, con tutti gli inconvenienti che possano esserci e quelle inefficienze che tutti noi conosciamo.
  Questa è un'opportunità che va colta, anche perché ci sono delle emergenze economiche, ambientali e sociali che sono molto gravi e molto importanti, che abbiamo citato nelle premesse. Ci sono 53 miliardi di euro che potrebbero essere spesi in altre direzioni. C’è un problema ambientale che ci tocca da vicino e riguarda l'intero pianeta, legato alla combustione dei combustibili fossili. Infine, c’è un problema socio-sanitario che è legato all'impatto che l'inquinamento ambientale ha sulla salute delle persone.
  Vi ricordo che qualche giorno fa l'inquinamento ambientale, caratterizzato da PM10 e PM2,5 e da altri contaminanti è stato dichiarato cancerogeno, quindi rientra nella prima categoria, e come tale va trattato.
  Noi, avendo affrontato questi temi e avendo acquisito una consapevolezza su questi argomenti, abbiamo cercato in qualche modo di costruire degli strumenti da trasmettere alle famiglie, ai nostri interlocutori e agli enti locali. Innanzitutto, abbiamo creato un manifesto, che abbiamo proposto a tutti i nostri interlocutori, che è disponibile su Internet. Inoltre, abbiamo realizzato un libro intitolato Questa svolta tocca a noi, che è stato completato quattro mesi fa e tratta di tutti gli interventi che possono essere fatti in famiglia, negli enti locali, nelle regioni e anche a livello politico. Vi si trovano parecchi stimoli e indicazioni per poter progettare attività future.
  Da molto tempo il nostro portale riporta un Piano energetico nazionale. Questo piano è stato aggiornato più volte. Adesso non è aggiornato, ma può costituire una traccia per poter intraprendere quella strada, più che la SEN. Noi vediamo la SEN come qualcosa di temporaneo. Invece il Piano energetico nazionale, che dovrebbe spingersi da qui al 2050, ha sicuramente una funzione diversa.
  Il piano energetico nazionale che proponiamo ha una particolarità: non cita le tecnologie da sviluppare, ma riporta invece le tecnologie da togliere, attraverso delle fasi transitorie di face out, in modo tale da rimuovere dal nostro sistema le fonti fossili e le tecnologie che impiegano le fonti fossili.
  Tanto per darvi un'idea, nel piano energetico nazionale si dice che non si potrà più utilizzare nessun combustibile fossile da una certa data in poi. Ciò vuol dire che tutte le tecnologie quali i motori endotermici, sia per l'uso privato che per l'uso pubblico e per l'uso industriale, andranno eliminate. Sapendo che c’è questa data, un'impresa o un comune sanno che devono fare alcune attività per mettersi in linea per quella data.
  Noi in questo modo cerchiamo di dare certezze ai cittadini e agli imprenditori italiani, che devono avere punti di riferimento nel Piano energetico nazionale. Il messaggio che voglio trasmettervi è che noi siamo convinti che è possibile la transizione dalle fonti fossili alle rinnovabili, con tappe e obiettivi che possono essere decisamente migliori rispetto all'attuale SEN, anche perché questi interventi possono essere supportati parzialmente dallo Stato, attraverso incentivi o alcuni meccanismi di attrazione, ma soprattutto dall'imprenditoria e dalle famiglie. In effetti, alcune nostre iniziative, che proverò a spiegarvi (anche se il tempo non è molto) riguardano proprio le famiglie. Le trovate ai paragrafi 6.2, 6.3 e 6.4 della documentazione che vi abbiamo consegnato. Brevemente posso dire che un aspetto prevalente dell'attuale SEN riguarda lo sviluppo del gas. Noi non crediamo che questa sia la strada da perseguire, prima di tutto perché la richiesta di gas sta sempre più diminuendo. Noi rischiamo di diventare dei commercianti di gas a scapito delle vere priorità della Nazione. Quindi consigliamo Pag. 17di valutare attentamente dei cambi di strategia per quanto riguarda lo sviluppo del metano in Italia.
  Un aspetto molto importante riguarda la decarbonizzazione, anche per i periodi oltre il 2020. Nella memoria mettiamo in evidenza la possibilità di abbinare la decarbonizzazione a un altro problema che noi abbiamo, che riguarda l'agricoltura e la fertilità dei nostri terreni. Tanto per darvi un'idea, oggi nell'aria vi sono oltre 400 parti per milione di biossido di carbonio. Queste concentrazioni sono state introdotte negli ultimi 250 anni, tramite la nostra attività. Tutto il carbonio che c’è nell'aria è dovuto all'uso di combustibili fossili.
  Quel carbonio va riportato nelle sedi di origine e in particolare nel terreno, non nei 2000 metri, ma nel primo metro di terreno, per un motivo semplice: il terreno non è più fertile, e ha bisogno di fertilizzanti di sintesi e di sementi mutate geneticamente. Questo dipende da tutta una serie di escalation negative che hanno portato a desertificare alcune zone d'Italia, in Friuli e in Sicilia. Tutte queste conseguenze negative possono essere evitate se noi riportiamo il carbonio, attraverso un processo che è citato nella memoria, nel primo strato del terreno. In questo caso il carbonio, che ha la particolarità di bonificare il terreno, permette di fissare l'azoto e i batteri utili per rendere più fertile il terreno. Di conseguenza, il problema della decarbonizzazione va abbinato al problema dell'agricoltura, soprattutto di quell'agricoltura che vuole essere biologica, e quindi esente da fertilizzanti.
  Vi ho detto qual è la nostra posizione sul mercato del gas. Un aspetto abbastanza interessante riguarda la produzione di biometano. Il biometano è prodotto dalla fermentazione anaerobica o da processi biochimici, e può costituire una fonte rilevante di energia, soprattutto per i trasporti, nella fase transitoria, fintanto che non arriveremo al trasporto elettrico.
  A questo punto vorrei passare alle nostre proposte. La prima proposta che vorrei sottoporvi è relativa al recupero di fonti economiche per sostenere le fonti rinnovabili. Sappiamo che oggi le fonti rinnovabili gravano sia sulla bolletta elettrica che su quella del gas, per i due conti (conto fotovoltaico in precedenza, e adesso conto energia termico). Il meccanismo che si può immaginare è strettamente abbinato ai costi sanitari. Vi leggo qualche riga della memoria per essere sintetico. «Per far capire il meccanismo che andremo più sotto a proporre è opportuno descrivere un esempio concreto. In Inghilterra hanno diminuito il tasso di incidenti stradali in modo drastico. Come ? Agendo su tre linee: aumentando i controlli di polizia (impiegando cioè più mezzi e personale); trasmettendo più informazioni e istruzione (pubblicità choc, corsi di educazione stradale nelle scuole); e incrementando i mezzi pubblici, con un relativo aumento di spesa. I fondi per sostenere queste azioni li hanno tratti dalla diminuzione dei costi sanitari e sociali (cure mediche, spese per l'invalidità, giorni di lavoro persi) derivati da minori incidenti».
  Questa per noi diventa una best available technique, utilizzabile anche in ambito energetico. Si tratta di quantificare gli effetti dell'introduzione delle fonti di energia rinnovabili (FER) e delle tecnologie per l'efficienza energetica sull'arco di dieci anni, in termini di riduzione di particolato, CO2, ossido di azoto e altre cose, rispetto al mix tradizionale.
  Nel contempo, si recupera da studi epidemiologici la correlazione diretta tra inquinanti da combustione da fonti fossili e la numerosità di tumori ai polmoni e broncopatie. Ricordiamo che PM10 e PM2,5, nonché l'inquinamento outdoor in genere sono stati dichiarati recentemente cancerogeni.
  È noto che le cure del tumore al polmone coprono gli ultimi due anni di vita del paziente, mentre le broncopatie si sviluppano nella vita residua delle persone esposte. Una fetta rilevante del budget per la sanità è delicata propria alla cura dei tumori e delle patologie da inquinamento.
  Con i dati della quantificazione delle emissioni e quelli della quantificazione dei costi sociali si costruisce un modello matematico per calcolare quante persone si Pag. 18ammaleranno nei prossimi anni, se le emissioni resteranno ai livelli attuali, in assenza di azioni. Così, per finanziare strutturalmente le FER e le tecnologie per l'efficienza energetica, basterà quantificare in euro la quota-parte di diminuzione del numero di ammalati e applicare un equivalente taglio alla spesa sanitaria per la voce relativa alle spese per la cura del cancro al polmone e delle broncopatie, e destinare le risorse generate dal taglio della sanità alla voce relativa a detrazione e incentivi fiscali per FER e tecnologie di efficienza energetica, per ridurre l'inquinamento dell'aria. Si propone alla Commissione di mettere a punto il modello, offrendo il know how per calcolare le dimensioni dei tagli per i prossimi 10-20 anni, in relazione alle tecnologie applicate. La Commissione potrà o meno sponsorizzare lo studio.
  L'altra soluzione è quella che noi abbiamo chiamato «Esco fai da te». Innanzitutto la denominazione «Esco» per molti di voi ha un significato: è una compagnia che è predisposta a fare l'investimento per ridurre la bolletta energetica. L'investimento è curato dalla Esco. In questo caso è la famiglia stessa che, aiutata dalla banca, fa da Esco. Come ? Si parte dal presupposto che ogni famiglia spenda da 1.500 a 3.500 euro all'anno tra energia elettrica e energia termica. Con questa somma, andando in banca con un progetto d'intervento, è possibile farsi finanziare tutti gli interventi per un certo numero di anni, in modo tale che la rata del mutuo non sia superiore all'attuale bolletta di energia elettrica e termica. Ciò vuol dire che nei successivi sette, otto o dieci anni (dipende dagli interventi) la famiglia continuerà a pagare la stessa bolletta di energia elettrica e termica, ma nel frattempo la banca fornisce il capitale per poter fare gli interventi. Quali sono i risparmi che si possono ottenere da questo tipo di intervento ? Si può arrivare anche all'80 per cento di risparmio energetico, e quindi la bolletta passa dai 1.500-3.500 al 20 per cento di questo importo. Quest'operazione alla famiglia non costa un euro di più di quanto spende attualmente; deve solo impegnarsi a mantenere questa spesa per il periodo di durata del mutuo.
  C’è poi un'altra proposta, che punta sull'autonomia energetica delle abitazioni e su cui eventualmente, se vorrete farmi qualche domanda, potrò darvi indicazioni ulteriori.

  PRESIDENTE. Grazie, ingegner Padovan, della esaustiva relazione.
  Do la parola ai deputati che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  WALTER RIZZETTO. Ringrazio i nostri ospiti per l'esauriente spiegazione. Ringrazio anche la stessa Commissione. Io sono ospite qui, nel senso che mi occupo di altro, nello specifico della Commissione Lavoro pubblico e privato, però negli anni mi sono interessato a questo settore, che è abbastanza trasversale.
  È sicuramente encomiabile quanto da lei appena esplicato. Sicuramente le idee ci sono e sono giuste. Dovremo entrare un po’ più nel merito delle idee. Lei ha fatto un cappello introduttivo abbastanza ampio rispetto a quello che si può fare passando da un ipotetico prossimo Piano energetico nazionale. Sicuramente noi apprezziamo la vostra proposta e i vostri spunti, anche sulle eventuali coperture rispetto al sostentamento delle energie rinnovabili nel prossimo futuro.
  Lei parlava giustamente di quello che fanno in Inghilterra. Io sicuramente la ringrazio, però ho notato (la mia è una critica costruttiva) qualche idea un po’ confusa su cui potremmo sicuramente sederci attorno a un tavolo e discutere insieme. Questo è poco ma sicuro.
  Vorrei cercare qualche elemento ulteriore da parte vostra rispetto all'attività svolta da Energoclub sul territorio nazionale. Per quanto mi riguarda (è una mia personalissima convinzione, che lei sarà sicuramente così bravo da confutare), Energoclub in questi anni si è sicuramente distinta per un'attività molto ampia sul territorio nazionale, fatta di serate informative e consulenze di primo orientamento.Pag. 19
  Noi qui siamo seduti in Commissione X (Attività produttive). La X Commissione sicuramente ha tra i primi obiettivi – il presidente e i membri di questa Commissione lo confermeranno – il mantenimento e la garanzia del made in Italy e delle aziende italiane. Vorrei capire come si esplica fattivamente l'attività di Energoclub presso i comuni, durante le serate informative o dove mandate i vostri consulenti.
  Se ricordo bene, voi siete una Onlus, e quindi non avete fini di lucro. Vorrei capire se quando andate a proporre alle aziende di aderire a questi gruppi di acquisto c’è un feed che queste aziende riconoscono ad Energoclub, non essendo la vostra associazione a fini di lucro, come abbiamo detto. Soprattutto vorrei un chiarimento sul ruolo di garante delle amministrazioni comunali. Molto spesso Energoclub va a fare questo tipo di presentazioni nelle sale comunali. Vorrei capire quando «salta» un'azienda che voi avete utilizzato quale vincitrice delle vostre gare (ricordo i casi di Solon, di XGroup e di Sata Energy in Friuli) chi garantisce per essa. Quando in itinere un'azienda fallisce, chi garantisce al cliente finale che il percorso rispetto ad un impianto fotovoltaico, ad un impianto termico o ad una piastra ad induzione (mi pare che vi siete occupati anche di quello) venga portato a termine, e soprattutto, in seguito, se si rompe un modulo, da chi vanno a farselo sostituire ?
  Lei prima parlava, tra l'altro, di certezze per gli imprenditori. Io mi permetto di dire, in maniera molto modesta, che Energoclub, secondo me, dovrebbe decidere cosa fare: andare a studiare un virtuosissimo Piano energetico nazionale, oppure accompagnare gli imprenditori e i clienti privati. Mi pare che nel 99 per cento dei casi voi andiate ad applicarvi su gruppi di acquisto per quanto riguarda i privati nelle cittadine dove operate.
  Soprattutto vorrei sapere quali sono le modalità di scelta rispetto alle aziende. Sul vostro sito Internet e sulle vostre presentazioni Power Point voi parlate di qualità dell'azienda, di anzianità dell'azienda eccetera. Mi sembra che questa cosa sia andata un po’ in controtendenza, ad esempio, rispetto alle aziende che vi ho citato prima, che purtroppo sono fallite, chiaramente non per merito o per causa nostra o vostra.
  Ricordo che XGroup era sostenuta da una banca in Veneto. Quando la banca ha chiuso i legacci al portafogli, questa azienda è saltata, lasciando sulla strada centinaia di clienti con dei moduli fotovoltaici a casa, senza che effettivamente i soggetti coinvolti riuscissero a sapere quando e se il proprio impianto fotovoltaico sarebbe andato sul tetto.
  Non vorrei che alla fine ci basassimo soltanto su una mera logica di prezzo. Le aziende di produzione e di commercializzazione di impianti solari, fotovoltaici e termici, di pompe di calore, e di tutto quello di cui ci occupiamo tutti i giorni, sia italiane che europee, sono in evidente difficoltà. Non vorrei che l'unica variabile fosse quella del miglior prezzo da proporre ai clienti privati. In un'economia di scala, rispetto, ad esempio, ad un'azienda di produzione di impianti fotovoltaici, io posso garantirle che con dei prezzi da gruppo di acquisto, quindi sicuramente a favore del cliente finale, un'azienda di produzione a bilancio non ci sta dentro. Vorrei capire meglio questi aspetti. Grazie.

  PRESIDENTE. Ci sono molte domande sulla vostra azienda, anche perché è giusto che anche i componenti della X Commissione sappiano come operate e cosa fate.

  GIANFRANCO PADOVAN, Presidente di Energoclub. Energoclub vive di iniziative che coinvolgono le famiglie e gli enti locali. Noi abbiamo i gruppi d'acquisto come una delle principali attività. I gruppi d'acquisto vengono proposti agli enti locali, quindi noi chiediamo il patrocinio agli enti locali. Abbiamo ricevuto più di 180 patrocini. Abbiamo ricevuto patrocini da alcune province e anche da alcune regioni.
  Come funziona il gruppo d'acquisto ? Il gruppo d'acquisto opera su due linee: da una parte c’è il rapporto con le famiglie e con gli enti locali. Dall'altra, c’è un rapporto Pag. 20che riguarda la selezione dei fornitori. La selezione dei fornitori avviene attraverso un questionario informativo, dove noi raccogliamo una serie di informazioni che tendono in qualche maniera a individuare il fornitore più affidabile.
  Chiaramente può capitare che qualche fornitore abbia dei problemi. Ne siamo consapevoli, ma questo capita in tutte le attività. Non possiamo pensare di avere il fornitore che da qui a cent'anni esisterà ancora. Nonostante tutto, noi, proprio in questi mesi, stiamo cercando di mettere a punto una polizza assicurativa per gli impianti orfani. Ci sono degli impianti che non hanno più un referente nel caso sia necessario attivare la garanzia. In questo caso, c’è una polizza che copre questa necessità.
  Per ritornare sul discorso dei fornitori, i nostri vengono scelti in base al chilometro zero, cioè cerchiamo di avvicinare il più possibile la famiglia oppure il luogo in cui verrà installato l'impianto con il fornitore, dove è possibile. Quando non è possibile, chiaramente ci allarghiamo. Noi non proponiamo i fornitori con il minor prezzo. La scelta che proponiamo è sempre un rapporto qualità/prezzo abbastanza buono, ma non il minor prezzo, anche perché molto spesso i materiali sono collocati sempre in alto nelle classifiche di chi valuta i prodotti, e non in basso. Cerchiamo di tenere alto questo rapporto.
  Una cosa che possiamo dire è che abbiamo aiutato più di 5 mila famiglie a valutare e a capire se potevano o meno installare un impianto fotovoltaico o dotarsi di una pompa di calore o di una piastra a induzione. Attualmente sono circa 1.850 le famiglie che hanno un impianto fotovoltaico grazie a questa iniziativa.
  A volte, come è capitato nella provincia di Brescia, sono gli stessi comuni che ci supportano, anche economicamente, per l'attività di divulgazione e di comunicazione.
  Le nostre entrate sono assicurate, come Energoclub, da una quota che chiediamo ai nostri interlocutori (alle famiglie). Chiediamo un riconoscimento di 10 euro per tonnellata equivalente di petrolio evitata dall'intervento.

  WALTER RIZZETTO. A quanto equivale in termini percentuali ?

  SARA CAPUZZO, Vicepresidente di Energoclub, responsabile della comunicazione. Quaranta euro a kilowatt. Vorrei solo integrare due aspetti relativi alle risposte che sono state date. Per quanto riguarda la formula, noi abbiamo una formula che si sviluppa nel bresciano e una formula che si sviluppa prevalentemente nel resto del Nord Italia. Nel bresciano c’è il supporto dei comuni e degli aderenti, con una quota maggiore. Nel territorio veneto c’è invece una quota più piccola richiesta agli aderenti e una quota riconosciuta dalle aziende che vanno a coprire le spese di comunicazione, la produzione di volantini e di materiali informativi.
  La polizza è una soluzione che abbiamo trovato a questa evenienza che si è verificata più frequentemente nel periodo di crisi del settore, durante il quale gli installatori e i produttori di moduli e di inverter erano in difficoltà o hanno proprio chiuso la loro attività. Questa polizza va a supportare l'aderente proprio in questi casi. Noi abbiamo messo a punto una polizza e abbiamo messo a disposizione un consulente che assiste gli aderenti, per esempio, nel caso in cui l'assicurazione con cui loro hanno firmato non sia disposta a rispondere. Il consulente va a capire se ha ragione l'assicurazione oppure no, e se questa polizza integrativa possa risolvere il problema.
  In alcuni casi ci è capitato anche di rispondere direttamente di situazioni di danno economico subìto dall'aderente per mancata produzione oppure per il blocco dell’inverter. Ovviamente il nostro ruolo è quello di gestire quella minima percentuale (su 1.850 impianti ci sono situazioni critiche), in alcuni casi efficacemente, con la gratitudine dell'aderente, in altri casi con più difficoltà, perché magari la situazione era più controversa o il cittadino era Pag. 21particolarmente ostile. Ovviamente abbiamo anche noi le nostre difficoltà.
  Lei voleva capire se siamo più coinvolti in attività di gruppi d'acquisto o in attività come il Piano energetico. In realtà i gruppi d'acquisto sono solo una delle attività, probabilmente la più visibile, ma facciamo moltissimi progetti. Per esempio, ci occupiamo di biochar, menzionato prima dall'ingegnere e riportato nel nostro documento.
  Inoltre stiamo lavorando sulla messa a punto di questi prodotti finanziari per le famiglie, per poterle mettere in condizione di fare efficienza energetica. Stiamo lavorando con progetti di simbiosi industriale, per far sì che le attività delle imprese siano economicamente più sostenibili e più competitive, attivando dei meccanismi di gestione diversa dei rifiuti, che praticamente non sono più rifiuti, ma risorse secondarie. Abbiamo dunque diverse attività. I gruppi d'acquisto sono i più visibili. Facciamo attività didattiche presso decine di scuole e abbiamo fatto servizio a migliaia di bambini, dalle scuole dell'infanzia alle scuole superiori.
  Io, personalmente, non credo che dobbiamo scegliere una direzione, perché in realtà abbiamo dei gruppi di lavoro che sono specializzati nei vari ambiti. L'obiettivo ovviamente è quello di garantire il miglior servizio. Quando i numeri si espandono rapidamente, come è successo nel 2010, quando c'era molta richiesta, chiaramente non si può curare in modo raffinato il dettaglio. Le situazioni critiche sono state gestite e adesso le attività sono riprese. Come il settore, anche i gruppi d'acquisto hanno subìto un declino, e adesso si ricomincia a poter rispondere alle famiglie interessate.

  WALTER RIZZETTO. Vi ringrazio innanzitutto per la disponibilità e per le risposte, che mi hanno soddisfatto in parte. Lei, presidente, dice che cercate di scegliere quasi sempre il chilometro zero, ma lei sa che il chilometro zero è quasi impossibile da portare vicino ai cittadini e alle famiglie italiane. Fra queste aziende di cui parlavo, l'unica di produzione che poteva essere un chilometro zero rispetto alle tre che vi ho citato poteva essere la XGroup, che purtroppo è fallita.
  Per quanto riguarda le domande che vi ho rivolto prima, siamo sicuri che l'azienda non intervenga monetariamente nei vostri confronti ?

  SARA CAPUZZO, Vicepresidente di Energoclub, responsabile della comunicazione. Come le ho detto prima, c’è una quota che viene riconosciuta dall'azienda. Nel modello adottato nella zona di Brescia, c’è una quota versata dall'amministrazione comunale e dall'acquirente. Nella versione del resto del territorio è versata in parte dall'azienda e in parte dagli aderenti.

  PRESIDENTE. Le chiedo una cortesia. Siccome siamo in sede di audizione, se ha da chiarire ulteriormente qualche aspetto lo potrà fare in un secondo momento.

  WALTER RIZZETTO. Ho finito, presidente. Concludo soltanto con una chiosa. Per quanto mi riguarda, quando ci sono gruppi d'acquisto in una cittadina, che hanno un patrocinio da parte di provincia, regione o comuni, c’è una sorta di concorrenza sleale – permettetemi il termine forte – nei confronti delle aziende del settore di quel territorio. Quando un privato viene ad affidarsi, giustamente, a voi, perché siete stati convincenti e lui si è convinto, e vede il patrocinio del comune, ha un quid in più rispetto al rivenditore, rispetto all'elettricista e rispetto all'azienda.

  GIANFRANCO PADOVAN, Presidente di Energoclub. Devo ammettere che ci può essere quest'impressione, però molto spesso sono le aziende stesse che vengono a proporsi da noi, perché questo è un modo diverso di approcciare alle famiglie. Noi sappiamo che alcuni mercati, tra cui il fotovoltaico, sono stati oggetto di speculazione. Lei non può affermare che c’è una concorrenza sleale. Semmai sono quelli che fanno la speculazione che fanno Pag. 22della concorrenza sleale, perché sono fuori dal mercato, e addirittura a volte «gabbano» i clienti.
  Il meccanismo che fa scattare l'esigenza di un gruppo d'acquisto è proprio la sensazione di subire un trattamento ingiusto.

  PRESIDENTE. La ringrazio per la replica.
  Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti di Anima/Co.aer, di Anima/Assotermica e di Energoclub.
  Dichiaro concluse le audizioni in titolo.

  La seduta termina alle 16.25.