XVII Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Martedì 15 ottobre 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Abrignani Ignazio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE E SULLE PRINCIPALI PROBLEMATICHE IN MATERIA DI ENERGIA

Audizione dei rappresentanti di TAP (Trans Adriatic Pipeline) e di Assoelettrica.
Abrignani Ignazio , Presidente ... 3 
Russo Giampaolo , Country Manager di TAP (Trans Adriatic Pipeline) ... 3 
Crippa Davide , Presidente ... 6 
Nardella Dario (PD)  ... 6 
De Lorenzis Diego (M5S)  ... 7 
Vallascas Andrea (M5S)  ... 7 
Benamati Gianluca (PD)  ... 8 
Crippa Davide , Presidente ... 8 
Russo Giampaolo , Country Manager di TAP (Trans Adriatic Pipeline) ... 8 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 10 
Testa Enrico , Presidente di Assoelettrica ... 11 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 13 
Testa Enrico , Presidente di Assoelettrica ... 13 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 13 
Benamati Gianluca (PD)  ... 13 
Bianchi Mariastella (PD)  ... 13 
Crippa Davide (M5S)  ... 14 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 15 
Testa Enrico , Presidente di Assoelettrica ... 15 
Bianchi Mariastella (PD)  ... 15 
Testa Enrico , Presidente di Assoelettrica ... 15 
Crippa Davide (M5S)  ... 16 
Testa Enrico , Presidente di Assoelettrica ... 16 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 17 

ALLEGATO: Documentazione consegnata da TAP (Trans Adriatic Pipeline) ... 18

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE IGNAZIO ABRIGNANI

  La seduta comincia alle 14.05.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione dei rappresentanti di TAP (Trans Adriatic Pipeline) e di Assoelettrica.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla strategia energetica nazionale e sulle principali problematiche in materia di energia, l'audizione dei rappresentanti di TAP (Trans Adriatic Pipeline) e di Assoelettrica.
  Sono presenti il Country manager, dottor Giampaolo Russo, l'ingegner Pier Francesco Peppoloni e la dottoressa Serena Cedrini.
  Come sapete, abbiamo circa 30 minuti da dedicare a questa audizione. Come anche i colleghi sanno, è stata consegnata relazione introduttiva per la cui esposizione avete a disposizione un quarto d'ora di tempo.
  Do quindi la parola al dottor Giampaolo Russo.

  GIAMPAOLO RUSSO, Country Manager di TAP (Trans Adriatic Pipeline) Grazie, presidente. Buongiorno, onorevoli. Sapendo di avere un tempo di discussione limitato, noi abbiamo distinto tra un documento più sintetico, inviato ieri, e un testo più ampio, che lasciamo comunque agli atti della Commissione.
  Dato l'oggetto dell'audizione di oggi, vorremmo mettere in evidenza quello che secondo noi è l'aspetto di maggiore interesse, ossia la parte relativa alla strategia energetica nazionale del nostro progetto. È un progetto che rappresenta una prima realtà nel contesto energetico ed è la risultante di una competizione tra quattro progetti. All'inizio del 2012 tra questi ne sono stati selezionati due dal consorzio azerbaigiano Shah Deniz, proprietario delle risorse. Nel giugno 2013 il consorzio ha definitivamente chiuso la gara tra noi ed il progetto concorrente, il Nabucco West, e ha aggiudicato la rotta sud del corridoio del gas, che consentirà l'arrivo delle risorse azerbaigiane nel mercato italiano, e poi nel mercato europeo.
  Abbiamo indicato rapidamente gli azionisti del progetto, che sono cambiati, come era previsto, subito dopo la selezione, ossia quest'estate. Tra di essi troviamo un'importante presenza dei membri del consorzio Shah Deniz, oltre ad altri operatori europei e, in particolare, E.On ed Axpo, che non sono soggetti del consorzio Shah Deniz, e Fluxys, che è un operatore di rete nordeuropeo.
  L'elemento che vorrei sottolineare è che TAP rappresenta un progetto vero, e non si basa su scenari del gas non attuali. Lo testimonia il fatto che lo scorso 19 settembre a Baku gli interi volumi che porterà il gasdotto sono stati venduti per 25 Pag. 4anni, con un'operazione da 130 miliardi di euro: la più grossa vendita di gas nella storia dell'energia.
  Nella slide n. 3 illustriamo rapidamente il potenziale di risorse che l'area del Caspio e del Medioriente potrà fornire al continente europeo. Questo è importante. Noi riceviamo continuamente domande, per esempio per capire se parliamo solo dell'Azerbaigian o anche di altre realtà che sono sul Caspio (Turkmenistan, Iran e Iraq). Un domani, con un'area pacificata, questo corridoio potrà essere anche un importante canale di accesso al mercato europeo per le risorse dell'intera area del Caspio.
  È la prima volta che abbiamo la possibilità di far accedere al mercato europeo le risorse dell'Azerbaigian oggi, e forse di altri Paesi domani, attraverso rotte che non siano controllate dalla Russia, ovvero da Gazprom.
  Nella slide n. 4 abbiamo messo in evidenza il sostegno del Governo, che è stato molto importante e continuativo. Nel febbraio di quest'anno, è stato firmato l'accordo intergovernativo tra Italia, Grecia e Albania, seguito il 24 maggio 2013 dal disegno di legge per la ratifica del medesimo approvato dal Governo Letta, che è attualmente all'esame del Senato e dovrebbe andare in discussione domattina in Aula.
  Nella slide n. 5 mettiamo in evidenza perché TAP è importante per l'Italia. Il TAP è citato esplicitamente dalla strategia energetica nazionale, perché porta gas diverso dalle rotte attuali. Sappiamo che l'Italia ha una fortissima dipendenza dal gas naturale per il suo fabbisogno energetico. Il TAP porta un gas diverso, che proviene dall'Azerbaigian. È un gas diverso, in un Paese che notoriamente oggi ha infrastrutture ed importazioni molto al di sopra del consumo annuale. Questo gas è stato già venduto perché costa di meno.
  Il sostegno pubblico che il Governo ha dato trova una concretizzazione nei contratti di vendita che quegli operatori che hanno centrali nel mercato italiano (che non sono solo Enel e Hera, che sono notoriamente italiani, ma anche Axpo e E.ON) hanno sottoscritto. Questi operatori hanno ritenuto di dare una manifestazione del fatto che questo gas costa di meno del gas oggi mediamente presente sul nostro mercato. Si tratta di un'importante fonte di contenimento del costo della nostra bolletta energetica, e non è un caso che nell'ultimo paragrafo della slide in esame trovate indicato questo valore. Nella SEN il Governo ha stimato in 4,1 miliardi la riduzione del costo della materia prima. TAP è il progetto più importante che rappresenta l'architrave di questo percorso di riduzione.
  C’è poi il concetto dell’hub del gas. Al netto delle risorse che verranno vendute in Italia, hub significa la possibilità di avere una piattaforma logistica di trasporto del gas che si impegna su Snam Rete Gas. Senza TAP non ci sarebbe hub, e quindi Snam Rete Gas non potrebbe svolgere questo ruolo e potenziare le sue infrastrutture, anche nell'intesa di portare il gas per la prima volta nella storia da Sud verso Nord. Noi oggi abbiamo infrastrutture unidirezionali: importiamo il gas dalla Russia, e in parte dalla Norvegia, attraverso i corridori Nord. Il gas che importiamo dal Sud lo consumiamo, non lo esportiamo. L'idea è operare un'inversione.
  Nella slide n. 6 abbiamo una veloce descrizione del progetto. Avete i dati più dettagliati nella relazione che vi abbiamo mandato, che spiega la dimensione del progetto sul territorio italiano, e in particolare pugliese. Trovate questi dati nelle slide n. 6 e n. 7.
  Noi abbiamo una condotta sottomarina con un approdo nel Salento, nel comune di Melendugno, attraverso un microtunnel. È un approdo studiato per evitare interferenze sia con la posidonia che con la caretta caretta. Passerà 10 metri sotto la spiaggia, non sarà mai visibile sul territorio, e andrà al punto di consegna con Snam Rete Gas collocato sempre nel comune di Melendugno.
  Il punto di consegna viene chiamato «PRT», cioè terminale di ricezione del gasdotto. Molto spesso sulla stampa, come oggi sul Corriere del Mezzogiorno, viene chiamato «centrale di depressurizzazione», un termine fortemente scorretto perché la centrale di depressurizzazione si Pag. 5ha quando ci sono dei salti di definizione di gasdotto. Noi invece abbiamo un gasdotto ad alta pressione, che consegna a un gasdotto classificato identico da Snam Rete Gas, e quindi non abbiamo bisogno di depressurizzare il gas. Lo consegniamo direttamente.
  Tipicamente le centrali di depressurizzazione sono quelle che collegano le reti ad alta pressione di Snam con le reti urbane di distribuzione. In questo caso c’è un salto di pressione ed è importante avere questa centrale. Noi non l'abbiamo.
  Procedo abbastanza rapidamente per lasciare spazio ad eventuali domande da parte dei componenti della Commissione. Nel percorso autorizzativo previsto, il 10 settembre scorso abbiamo presentato una nuova documentazione d'impatto sociale e ambientale del progetto. La precedente era del marzo 2012. Ricevemmo notevoli richieste d'integrazione da parte del Ministero dell'ambiente.
  Il percorso di forte interazione con l'amministrazione regionale e con il territorio ci ha portato a rivisitare sensibilmente il nostro percorso. Oggi è un percorso che non soltanto ha la caratteristica del microtunnel, ma non ha nessuna interferenza antropica. Non c’è un solo abitante che dovrà spostare la propria abitazione, in quanto abbiamo adottato standard di distanza del gasdotto e del terminale che sono tendenzialmente quattro volte più grandi di quelli previsti dalla normativa italiana.
  Abbiamo predisposto il tracciato in maniera tale da non avere interferenze con nessuna sensibilità archeologica e ambientale del territorio. Il territorio salentino è caratterizzato da costruzioni che si chiamo «pagghiare», che sono dei trulli non abitati, usati solo per rimessa agricola. Hanno un valore simbolico importante per quel territorio, pur non essendo fabbricati e non avendo nessuna tutela. Il gasdotto non avrà nessuna interferenza neanche con le pagghiare, in quanto non passerà né sotto né a fianco delle medesime.
  Dico questo per introdurre il tema del codice che TAP ha volontariamente adottato: avere nella documentazione non solo la valutazione di impatto ambientale, ma anche quella sociale. Ciò vuol dire molto. Vuol dire che TAP ha studiato il territorio nelle sue componenti; ha fatto sondaggi affidati a soggetti terzi, come SWG; ha organizzato focus group per capire il territorio, la sua realtà e anche le preoccupazioni, che sono emerse anche sulla stampa. TAP ha cercato di cominciare ad offrire delle risposte a queste preoccupazioni, attraverso interventi di investimento sul territorio e interventi di mitigazione ambientale, ove queste preoccupazioni siano di natura ambientale.
  Facciamo questo in quanto aderiamo volontariamente ai principi della Banca europea di ricostruzione e sviluppo (EBRD), che vanno al di là di quanto previsto dal quadro normativo italiano.
  Non sfuggirà che, ad esempio, in Italia la normativa parla solo di valutazione d'impatto ambientale, mentre la valutazione dell'impatto sociale non è prevista. È un capitolo nuovo, che sappiamo non troverà una sua analisi giuridica o legale da parte del Ministero, ma piuttosto delle osservazioni inviate dal pubblico del territorio interessato.
  Questo per noi significa anche attuare una politica che viene chiamata di local content, cioè di attenzione al coinvolgimento delle imprese locali sul territorio, affinché abbiano i requisiti per partecipare alle nostre gare. Noi non cambiamo i criteri di gara per riservarne la partecipazione agli operatori del territorio (cosa difficilmente perseguibile dal punto di vista legale), ma facciamo un percorso di mappatura e formazione delle aziende locali, al fine di dare loro gli strumenti per acquisire i requisiti per partecipare alle nostre gare.
  Questo non vale tanto per l'Italia. Per l'Italia, infatti, se vedete il progetto, vi accorgerete che parliamo di 9 chilometri di tubo e di un terminale. Sui circa 33-34 miliardi di euro dell'intero progetto dall'Azerbaigian fino alla Turchia (TANAP), e poi in Grecia, Albania e Italia (TAP) assorbiamo meno dell'1 per cento degli investimenti in conto capitale.Pag. 6
  Le aziende salentine e pugliesi che abbiamo incontrato nei vari incontri con ANCI, Confindustria e i sindacati hanno capito subito che avere le informazioni sulle gare alcuni anni prima rappresenta per loro uno strumento di approdo alle gare in Albania, dove non c’è un tessuto imprenditoriale albanese già formato. Loro hanno un'esperienza ormai ventennale di cooperazione, attraverso diversi programmi INTERREG, con il territorio albanese, e quindi colgono quest'informazione come un'opportunità di acquisire più facilmente un ruolo nelle gare che faremo in Albania, dove il percorso in termini di chilometri è n volte più ampio del nostro.
  Oltre al coinvolgimento delle imprese, la nostra politica comporta anche offrire al territorio e a tutti i soggetti impattati dal progetto, in quanto aventi attività economiche (pescatori, olivicoltori o operatori del turismo), una valorizzazione del proprio reddito ante progetto e un indennizzo, qualora, in qualsiasi momento, il progetto comporti una diminuzione del reddito percepito.
  Questo è già stato attuato all'inizio del 2013 in tre casi, riguardanti dei pescatori, in un caso per le reti danneggiate e in altri casi perché alcune nostre indagini in mare avevano comportato non un divieto di pesca, ma una prescrizione di 1.000 metri di distanza dalle nostre navi. Avendo barche piccole, questo ha impattato sulla loro capacità di andare al largo.
  Ho riportato un esempio molto banale, per dare un'indicazione su queste politiche, che non seguono standard nazionali, e non sono neanche politiche usualmente diffuse tra gli operatori italiani nel settore infrastrutturale. Queste politiche sono un plus che non è dovuto alla gentilezza della società, ma deriva dal fatto che essa appartiene a società che hanno codici d'impegno con stakeholder molto più avanzati. Inoltre, EBRD richiede questi criteri e, tra l'altro, pretende anche una totale trasparenza sulla modalità con la quale questi rimborsi e queste valorizzazioni vengono effettuati.
  Il rapporto con il territorio (slide n. 11) si basa ovviamente su un investimento abbastanza importante della società dal punto di vista del rapporto fisico con i soggetti. La slide n. 12 vi dà una rapida panoramica delle categorie con cui abbiamo parlato. Io sono entrato in TAP esattamente un anno fa. In un anno ho partecipato a più di 170 incontri sul territorio.
  Devo dire che l'amministrazione comunale ieri ha votato la terza delibera contro TAP. Le prime due sono state annullate dal TAR. Adesso siamo alla terza delibera. In nessun momento l'amministrazione comunale ha ritenuto di voler accogliere la richiesta formale e informale di TAP di avere un dibattito pubblico o un consiglio comunale aperto in cui noi potessimo esprimere le nostre posizioni. Grazie.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DAVIDE CRIPPA

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  DARIO NARDELLA. Grazie per questa illustrazione. Ho due domande molto rapide. Innanzitutto vorrei sapere se la strategia sul gasdotto Nabucco è definitivamente abbandonata, in virtù della scelta di TAP.
  In secondo luogo, vorrei avere sue considerazioni sulle dichiarazioni che l'amministratore delegato di ENI ha pronunciato al Senato il 24 settembre 2013, proprio in merito alla TAP, rilevando che questo gasdotto non avrebbe rappresentato la risposta all'approvvigionamento del gas in Europa.
  Infine, le chiedo una considerazione sempre collegata alle strategie dell'ENI. Mi risulta che nel 2007 ENI aveva firmato una collaborazione importante, in merito allo sviluppo del gasdotto TAP, sull'innovazione tecnologica, per aumentare la pressione del gas sulle leghe d'acciaio utilizzate per il gasdotto. Mi chiedo se questo cambiamento di strategia dell'ENI, tra gli accordi avviati a suo tempo e oggi, sia dovuto al diverso assetto aziendale del gruppo e ai rapporti con Snam Rete Gas. Grazie.

Pag. 7

  DIEGO DE LORENZIS. Grazie, presidente. Io, in quanto semplice cittadino, fra l'altro eletto in Puglia e residente a Lecce, farò alcune considerazioni che probabilmente i miei colleghi hanno già fatto al Senato.
  Innanzitutto rilevo che è vero quello che ha detto: paradossalmente TAP sta adottando una serie di precauzioni e d'interlocuzioni che non sono previste in questo tipo di progetti. Ovviamente non lo fa per beneficenza o per altre ragioni, ma semplicemente perché, come lei ha ricordato, ci sono aziende internazionali e multinazionali che investono in questi settori, che sono particolarmente delicati. La popolazione (locale e non solo) dei Paesi interessati va in qualche modo aiutata a comprendere l'utilità di quest'opera. Per queste ragioni c’è una grande opera d'informazione e di sensibilizzazione.
  Il problema è che alcune informazioni non ci risultano corrette. Per esempio, una delle informazioni con cui cercate di promuovere quest'opera alla cittadinanza è che questa avrà un vantaggio in termini di costi della bolletta, così come in termini di benefici occupazionali e quant'altro. È vero invece il contrario. Come ha già ricordato chi mi ha preceduto, il dottor Scaroni in audizione al Senato ha confermato esattamente il contrario.
  Noi siamo effettivamente un Paese che negli ultimi decenni è stato un grande consumatore di gas e anche un grande produttore di energia elettrica da gas, per scelte che riguardano il nucleare e la nostra politica energetica degli ultimi anni. È vero anche che il gas in Europa ci costa tre volte di più di quanto costa negli Stati Uniti. Le centrali a carbone europee vanno a pieno regime, perché il carbone costa tre volte meno, anche se ha un impatto ambientale superiore, con il doppio delle emissioni di CO2 rispetto al metano.
  Vorrei capire come se ne esce. Voi dite che ci sarà un risparmio in bolletta, ma questo non è assolutamente vero, perché il prezzo del gas viene fatto sulle borse internazionali, e quindi il costo italiano è esattamente uguale a quello di Germania e Francia, soltanto che in Italia incide molto di più la parte fiscale.
  Ci dite che quest'opera porterà grandi benefici in termini occupazionali, e anche questo è stato smentito. Voi date per assodato che questo trattato è stato sottoscritto e che quest'opera si farà. È vero che ci tenete molto a fare buona informazione, ma io vorrei che quest'informazione non passasse, se è vero che volete essere trasparenti. Infatti l'accordo non è ancora stato sottoscritto dalle due Camere.
  Inoltre, l'accordo al momento non prevede penali in caso di non sottoscrizione. È vero il contrario: qualora l'accordo verrà sottoscritto, gli enti locali dovranno provvedere a essere il più celeri possibile nella realizzazione delle opere. Non si capisce quindi quale sarebbe il beneficio.
  Un'altra considerazione, che è già stata fatta dal collega, è che questo tipo di progetto in realtà non risolve né il problema del gas, né quello più generale dell'energia italiana.
  Forse voi non siete necessariamente parte in causa, ma io credo che il Parlamento debba essere coinvolto in una discussione più ampia, che riguarda la strategia energetica. Ci sono alcuni Paesi che sono già autosufficienti dal punto di vista dell'energia, mentre noi andiamo ancora inseguendo i combustibili fossili.
  Non dico questo perché ho una visione ideologica. Come è stato detto da esperti mondiali, la disponibilità pro capite di idrocarburi ha avuto il suo picco nel 1981-1982. Ciò vuol dire che per qualunque giacimento che oggi scopriamo, consumiamo tre volte tante risorse. Comunque saremo sempre in deficit. Il prezzo di questi idrocarburi non viene stabilito dal mercato europeo, ma dall'India, dal Brasile e dalle altre nuove potenze.
  L'idea per cui noi facciamo un progetto da qui a trent'anni, che guarda al passato, per noi, francamente, è inconcepibile. Grazie.

  ANDREA VALLASCAS. Sarò più breve del mio collega. Voi avete parlato di convenienza della rete del gas. Vorrei sapere Pag. 8quali sono i costi di questa rete e quanto inciderà sulla bolletta degli italiani. Vorrei inoltre sapere se avere una linea così lunga, che attraversa tanti Paesi, anche economicamente deboli, non possa esporci a azioni ricattatorie proprio da questi Paesi nel periodo invernale, così come avviene con Gazprom, ossia con la Russia e con l'Ucraina.
  Vorrei infine capire meglio un aspetto che sicuramente avete affrontato, ma mi è sfuggito. Mi riferisco all'impatto ambientale, ossia a ciò che accade alla fauna marina, alla pesca e all'attività svolta dai pescatori. Grazie.

  GIANLUCA BENAMATI. Sarò molto veloce, perché molte cose sono state dette.
  A proposito della convenienza, anche economica, della fornitura per questo tipo di provenienza, rispetto a quelle che sono già in essere, per esempio direttamente con la Russia, vorrei sapere qual è il margine, e se questo margine giustifica un così consistente investimento.

  PRESIDENTE. Mi permetto di aggiungere due domande e considerazioni. Durante l'audizione di Anigas ci è stato posto il problema di questo famoso capacity payment, legato al fatto che oggi ci sono centrali a gas totalmente ferme. Ciò non avviene perché manca il gas, ma perché c’è una domanda deficitaria. Pertanto le centrali funzionano 2 o 3 mila ore all'anno, contro le 5 o 6 mila preventivate. Loro ovviamente cercano di fare pressione sulla questione delle fonti rinnovabili. Oggi il problema da gestire è che effettivamente assistiamo a un calo del consumo del gas, dovuto sicuramente alla crisi industriale in atto, ma forse anche a uno spostamento. Queste politiche, probabilmente sovraincentivate, in realtà stanno portando dei benefici tali per cui alcune centrali devono entrare in funzione soltanto in determinati orari della giornata.
  È evidente che abbiano una sovraccapacità di gestione del gas. Ci è stato segnalato più volte che gli stoccaggi che abbiamo (non quelli di emergenza) all'interno del nostro Paese sono vuoti per una questione di convenienza economica, e anche per il fatto che non abbiamo un mercato di utilizzo dello stesso.
  Con tutte queste criticità, mi è difficile pensare che un'opera del genere possa risolvere la situazione. Come ci avete illustrato, avete previsto una serie di compensazioni interessanti e innovative rispetto al passato, che salvaguardano anche altri reparti occupazionali che in qualche modo potrebbero essere messi in difficoltà dall'attività che svolgete. Dall'altro lato, ci si chiede come un'opera di questa natura si pone in relazione alle prospettive che riguardano i rigassificatori e le importazioni dai mercati europei.
  Se dobbiamo diventare l’hub del gas – lungi da me pensare che questa sia una strategia realizzabile – noi abbiamo la convinzione che bisogna essere più realistici. Oggi il problema del gas è che ne abbiamo in più, e che abbiamo fatto contratti d'importazione con prezzi stabiliti, che oggi ci troviamo a dover ritrattare, perché non abbiamo un mercato di utilizzo. Abbiamo soprattutto un prezzo più alto rispetto a quello che ci saremmo aspettati, perché il mercato è andato in un'altra direzione. Ci stiamo chiedendo se sia opportuno fare un'opera che attraverserà tutta l'Italia, con tutta una serie di problemi legati all'attraversamento delle zone tra Albania e Italia.
  Francamente, nella SEN si poneva questo dubbio. Ho notato la vostra certezza nell'affermare che questa opera verrà realizzata. Vorrei capire quali tipi di agevolazioni, dirette ed indirette, eventualmente avete, come garanzia da parte dello Stato o come onere di trasmissione e dispacciamento. Basta ricordare quello che viene fatto sui rigassificatori, dove una buona parte di quell'investimento è a carico della collettività. Vorrei capire se avete dei dati a supporto.
  Do la parola al dottor Russo per la replica.

  GIAMPAOLO RUSSO, Country Manager di TAP (Trans Adriatic Pipeline). Grazie molte. Cercherò di essere molto sintetico, ovviamente con tutta la disponibilità, se Pag. 9ritenete di avere maggiori dettagli. Il Nabucco è un progetto alternativo al TAP. Il consorzio Shah Deniz, quando ha fatto la scelta, ha detto che il Nabucco non muore. È ovvio che il consorzio, che prima pagava le risorse di Nabucco e ora quelle di TAP, essendone azionista, in questo momento non mette in ordine prioritario di realizzare il Nabucco. Non sta a noi valutarlo, ma non credo che Shah Deniz lo consideri morto per sempre.
  Noi abbiamo lo scenario di un progetto che nasce per lavorare almeno cinquant'anni. Si parla della domanda di gas nel 2008, nel 2010 o nel 2012, ma bisogna pensare anche a tempi più lunghi.
  Su Scaroni e la TAP sono state poste diverse domande. Scaroni ragiona come shipper, cioè come colui che ha un mercato del gas, mentre noi siamo un asset company, e quindi non vendiamo il gas. Il gas lo hanno comprato operatori che sono in Italia. Questa è la dimostrazione più ampia che le dichiarazioni di Scaroni vanno interpretate come le opinioni di un soggetto che può avere eventualmente un piacere più o meno ampio a vedere un gas più economico arrivare in Italia. Non sta a noi valutarlo. È ovvio che lui governa delle infrastrutture. Per tanti anni ha agito in una situazione di totale monopolio. Oggi è l'operatore più importante del mercato italiano e ha ovviamente un interesse.
  È corretto dire che TAP non è la risposta all'approvvigionamento europeo. TAP, che nasce con 10 miliardi e potrà arrivare a 20, ha una percentuale piccola. Nel contempo, se dice che l'Europa non ha bisogno di gas, mi devo domandare perché bisogna fare il South Stream, che invece è sei volte il TAP. Forse qualche domandina me la farei anche da questo punto di vista.
  Lei faceva un'osservazione sulla collaborazione. Ricordo che proprio in quel periodo (2007-2008) si è cominciato a parlare di South Stream, in cui ENI è stata cooptata da Gazprom, insieme a EDF e alla BASF tedesca, rispondendo all'obbligo di europeizzazione di un progetto che non ha nulla di europeo. Tra l'altro, ricordo che questo progetto non porta gas nuovo, ma prevede solo una rotta diversa per il gas russo.
  Riguardo alle informazioni non corrette, Scaroni è consapevole che TAP non peserà sulla bolletta, e l'ha anche detto. È un progetto interamente finanziato dai privati e non riceve nessuna agevolazione, diretta o indiretta, da parte dello Stato italiano. Non c’è nessuna garanzia sul rischio. Inoltre, avendo l'esenzione dall'accesso di terzi, si fa carico di tutti i rischi che questo progetto implica.
  I soci di TAP (BP, Statoil, Socar e gli altri) hanno una dimensione economica di gran lunga superiore ai 500 miliardi di euro. Di conseguenza, hanno le spalle robuste e, come dicevo prima, rappresentano la decisione strategica di entrare in un mercato in cui non sono presenti.
  Il gas azerbaigiano o entra tramite TAP o non entra. Siccome l'Azerbaigian è un soggetto che vuole avere un ruolo nel mercato europeo – consapevolezza pienamente acquisita dal Governo anche nell'incontro dell'11 agosto a Baku – ha cominciato a investire in altri Paesi (in Italia non ancora) e ad acquisire reti di distributori di carburanti. In Svizzera o in altri Paesi si può vedere il logo Socar. È un produttore disponibile a minimizzare il margine, pur di avere una quota sul mercato che oggi offre margini molto più bassi.
  Come dicevamo recentemente in un convegno, oggi ragioniamo su infrastrutture che, rispetto a venti o trent'anni fa, lavorano su margini e rischi molto diversi, proprio perché sono entrati prepotentemente sulla scena soggetti e risorse come lo shale gas americano. Lo shale gas costa un terzo, e ha consentito agli americani di ricominciare attività produttive che avevano abbandonato, e di avere un costo per unità di prodotto molto più basso, grazie al costo dell'energia.
  Non è vero che gli idrocarburi hanno avuto un picco nel 1981, perché proprio lo shale gas, che non era previsto in quel periodo, sta offrendo potenziali pazzeschi a Stati Uniti, Cina e altri Paesi. Dunque non è detto che stiamo lavorando con Pag. 10risorse scarse. Pochi giorni fa Daniel Stein, capo del Dipartimento di Stato responsabile per l'energia euroasiatica, intervenendo ad un convegno a Roma sull'Azerbaigian ha detto che loro, come Stati Uniti, cinque anni fa stimavano di importare più di 10 miliardi di metri cubi di gas tramite rigassificatori. Oggi non importano più nulla, ma anzi stanno cominciando a esportare.
  Il valore di uno scenario che è cambiato dà parametri completamente diversi, sia sui dati sia sulle sensibilità. Questo fa sì che per l'Europa e per l'Italia possa essere importante avere una rotta diversa, governata da un produttore e non da un importatore.
  L'ultimo grosso progetto in Italia è stato il rigassificatore di Edison a Rovigo, che tra l'altro non è pagato dalla bolletta. Non è vero che i rigassificatori finiscano sulla bolletta. Il rigassificatore OLT potrebbe essere sulla bolletta, ma non Rovigo. In quel caso c’è dentro Edison. In GALSI c'erano dentro Enel e Edison. In IGI c'era dentro Edison. Sono operatori presenti sull'Italia, che avevano un mercato italiano da servire.
  Questo invece è un produttore che non è mai arrivato in Europa, perché non aveva né il tubo né le navi. Infatti nel Caspio non ci sono navi che possono rigassificare il gas. L'operatore arriva su un mercato nuovo, e quindi è lui che dà il segnale del prezzo più basso. Che il gas costi meno caro non lo dice TAP, ma lo dice il Governo nella SEN. TAP, tra l'altro, non parla di prezzi del gas, perché non è sua competenza. È il governo nella SEN che ha stigmatizzato il tema della bolletta meno cara per l'Italia. Non sono informazioni non corrette.
  TAP non ha mai parlato di un progetto definitivo che va avanti. Noi siamo subordinati alla scelta del Parlamento di votare un accordo intergovernativo. Non lo votiamo noi, ma lo vota il Parlamento sovrano. Non ci sono penali, perché gli accordi intergovernativi non ne prevedono. Non c’è nessuna modifica o alterazione del quadro normativo che l'Italia ha in temi di competenza dello Stato, degli enti locali e delle procedure autorizzative.
  Nell'articolo 6 c’è scritto che il Governo s'impegna a facilitare le procedure. Ciò significa che il Governo svolge un'attività di vigilanza e una governance ispettiva che non si possono comprimere, perché le procedure autorizzative sono determinate dalla disciplina di valutazione d'impatto ambientale, che è europea. Di conseguenza, non si può modificare il potere delle regioni di esprimere un parere. Non si può modificare la Conferenza dei servizi con un accordo intergovernativo, e in nessun articolo si può trovare una modifica delle procedure autorizzative.
  Ci terrei veramente a mantenere scisso il tema ambientale, che ha una sua disciplina autonoma, dall'accordo intergovernativo, che serve a offrire la cornice normativa tra i tre Paesi.
  Si è parlato di combustibili. Mi sembra di aver risposto. Sugli scenari di domanda, credo che nessuno oggi potrebbe dire quanto potrà valere fra cinque o dieci anni avere un giacimento in Russia o in Azerbaigian, perché gli scenari del gas subiscono un'evoluzione enorme.
  Sappiamo che c’è un produttore che ha le sue risorse e che vuole entrare su un mercato. Questa forse è la migliore garanzia sul fatto che porterà un gas più economico. Se non è più economico di quello russo, non potrà venderlo. Tra l'altro, Shaz Deniz, che risponde del prezzo insieme a chi l'ha comprato, offre al governo italiano un gas più economico e con condizioni di tempo e d'indicizzazione diversi da quelli di take or pay che oggi sono sulla nostra bolletta.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE IGNAZIO ABRIGNANI

  PRESIDENTE. Se ritenete potrete anche inviarci per iscritto ulteriori precisazioni ed osservazioni alle questioni poste.
  Ringrazio il dottor Russo per la sua relazione, di cui autorizzo la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).Pag. 11
  Proseguiamo l'indagine conoscitiva con l'audizione di Assoelettrica, che sappiamo essere l'associazione di categoria del reparto elettrico italiano. Sono presenti il presidente Enrico Testa, il direttore generale, dottor Stefano Pupolin, e l'ingegner Luigi Napoli, quale direttore tecnico.
  Queste audizioni dovrebbero durare molto di più, ma purtroppo i tempi sono quelli che sono. Il presidente Testa ha consegnato una relazione che rimane agli atti della Commissione. Le chiedo di esporcela in 10 minuti, in modo da lasciare un po’ di tempo per eventuali domande da parte dei commissari. Grazie.

  ENRICO TESTA, Presidente di Assoelettrica. Grazie, presidente. Grazie, onorevoli. Abbiamo già avuto modo in diverse occasioni di dire cosa pensiamo del documento di programmazione energetica sulla Strategia energetica nazionale, che è stato un prodotto importante del Governo Monti.
  I punti positivi sono abbastanza chiari. Innanzitutto sono positive la definizione di un documento generale di obiettivi di strategia energetica, che sono anche ben modulati tra medio e più lungo periodo, e la centralità che ovviamente viene assegnata al settore energetico. C’è poi il criterio di selettività, che è molto importante: gli investimenti devono essere fatti per ridurre i costi del sistema e non per aumentarli. Inoltre, vi sono l'individuazione delle sette azioni prioritarie e altri aspetti positivi.
  Quali sono i fattori critici ? Ormai sono passati due anni, e poche cose previste da quella strategia energetica nazionale sono state attuate, anzi, rispetto ad alcuni punti presenti in quella strategia, ci sono opposizioni oppure aggravamenti della situazione.
  Il secondo problema chiave è relativo a quello che va considerato uno dei due punti fondamentali della strategia energetica nazionale, vale a dire la riduzione dei costi dell'energia.
  Immagino che i deputati di questa Commissione abbiamo avuto modo di discuterne in varie occasioni, e quindi non mi dilungherò su questo particolare aspetto. Voglio solo esprimere il punto di vista dei produttori di energia elettrica, fondamentalmente termoelettrici. Mentre assistiamo ad un progressivo riallineamento dei prezzi all'ingrosso dell'energia elettrica, anche grazie al riallineamento del prezzo del gas, purtroppo questo non avviene per il prezzo finale dell'energia elettrica, a causa di tutte le altre voci che si aggiungono prima di arrivare al consumatore.
  Voi sapete che il costo dell'energia elettrica è determinato da quattro fattori: il costo di produzione, il costo di distribuzione, il costo di vendita e i cosiddetti oneri di sistema, che sono la voce di gran lunga più cresciuta in questi anni, soprattutto a causa degli incentivi concessi alle fonti rinnovabili, e tra esse, in particolare, all'energia solare.
  Certamente c’è anche un mix energetico italiano molto particolare, che pesa. Vorrei ricordarvi cosa avviene nei due Paesi nostri principali competitori, Francia e Germania. In Francia l'80 per cento dell'energia elettrica viene prodotta con centrali nucleari. In Germania più del 60 per cento dell'energia elettrica viene prodotta con carbone e lignite, che è di gran lunga la fonte più importante, e una parte con l'energia nucleare.
  Anche per sfatare certi miti, ricordo che in Italia nel 2012 le fonti rinnovabili contribuivano al mix energetico per il 28 per cento, contro il 22 per cento della Germania. L'unico Paese che ha un tasso superiore al nostro è la Spagna, che arriva al 30 per cento.
  Oltre a questi, ci sono altri problemi, tra cui le strozzature della rete. Per esempio, la Commissione avrà sentito sicuramente ritornare più volte la questione della Sicilia. In questi giorni il cavo tra la Sicilia e «il continente» è stato messo in manutenzione. Questo ha fatto esplodere i prezzi dell'energia elettrica in Sicilia ma, per il meccanismo del prezzo unico nazionale, è tutto il resto del Paese che paga i costi maggiori della Sicilia. Si ritiene che oggi, in condizioni normali, la strozzatura siciliana pesi per almeno 3 euro al megawattora sul costo totale dell'energia elettrica.Pag. 12
  C’è un altro punto nella SEN che non ci trova d'accordo. La SEN è soprattutto un documento metodologico, che stabilisce le azioni da intraprendere, ma in alcuni punti indica anche obiettivi quantitativi. Per esempio, per le rinnovabili si indica un obiettivo di 120-130 terawattora al 2020. I casi sono due: o si privilegia il criterio del costo minore, e chi è più bravo produce l'energia necessaria, oppure, se invece si pianifica, inevitabilmente si è costretti a prevedere prezzi speciali per determinati settori.
  Vi faccio presente che uno dei problemi principali che il nostro settore attraversa è dato dal fatto che ormai più del 50 per cento dell'energia elettrica che viene consumata in Italia non transita attraverso meccanismi di mercato, cioè non è portata ad alcun confronto con gli altri prezzi. Viene, come si dice tecnicamente, «dispacciata prioritariamente». Sostanzialmente i gestori della rete e i Terna hanno l'obbligo di comprare quest'energia elettrica e la devono comprare ad un prezzo prefissato. È ovvio che nessun settore può essere sano se ci sono alcuni venditori che hanno la loro merce comprata obbligatoriamente a prezzi remunerativi, ed altri che invece sono costretti a confrontarsi sul mercato, che è residuale rispetto alla parte che viene acquistata obbligatoriamente.
  Sapete meglio di me che, oltre tutto, questo s'inserisce in una riduzione complessiva dei consumi elettrici italiani. Oggi consumiamo all'incirca quello che consumavamo nel 2002-2003, salvo che da allora ad oggi, sulla base delle previsioni di crescita, sono stati fatti investimenti per circa 100 miliardi di euro. Trenta miliardi li ha investiti il settore termoelettrico, e 70-80 miliardi sono gli investimenti fatti dalle fonti rinnovabili, ben remunerati dalle tariffe previste.
  Qualcuno dice che abbiamo investito troppo. Ricordo che l'accusa prevalente che veniva fatta al settore termoelettrico a cavallo tra la fine degli anni 1990 e l'inizio degli anni 2000 era di non investire abbastanza, e cioè di non aver assicurato al Paese né impianti sufficientemente moderni, né riserve sufficienti. Questa è la ragione per la quale oggi ci troviamo in un paradosso, che credo sia unico nella storia economica di un Paese: abbiamo un eccesso di potenza installata rispetto alla domanda, il miglior parco termoelettrico d'Europa e la domanda in discesa; ciò nonostante, i prezzi non diminuiscono, ma aumentano. Ovviamente questa, dal punto di vista delle regole economiche, è una situazione assolutamente paradossale.
  Un'ultima questione che voglio ricordare è che, oltretutto, ci sono situazioni veramente paradossali che impediscono persino il consumo di energia elettrica. Vi faccio un esempio molto preciso. Se voi siete titolari di un contratto di energia elettrica tipico di una famiglia italiana da 3 chilowatt, e siete residenti a casa vostra, pagate 19 centesimi a chilowattora. Se lo stesso contratto da 3 chilowatt, con lo stesso consumo, l'avete nella seconda casa, quel chilowattora vi costa 30 centesimi, ossia quasi il doppio.
  Questa faccenda non ha nulla a che fare con la struttura dei costi e con l'effettiva redditività da parte dell'azienda, ma piuttosto con regole che ci siamo autoimposte negli anni 1970, per fronteggiare le due crisi petrolifere e scoraggiare i consumi elettrici. Questo fa sì che il cittadino italiano, quando deve mettere un impianto di condizionamento a casa sua, non pensa a quanto costa l'impianto di condizionamento, ma a quanto costa cambiare il contratto elettrico, passando da 3 chilowatt a 4,5 o 6 chilowatt. Questo cambiamento non gli porta un aumento progressivo e proporzionale del costo, come sarebbe giusto, ma lo porta completamente in un'altra classe di consumo, che non ha nessun paragone con le tariffe che pagava precedentemente. Questo fa sì che fattori di benessere che sono essenzialmente legati al consumo di energia elettrica sono scoraggiati.
  Quindi, se vogliamo in qualche modo ristabilire le cose come devono essere, occorre avere una struttura tariffaria che corrisponda effettivamente, in maniera proporzionale, ai costi, e non invece a Pag. 13politiche incentivanti e disincentivanti che producono danni molto importanti al sistema. Grazie.

  PRESIDENTE. Sono io che la ringrazio, presidente Testa. Indubbiamente il quadro che ci ha illustrato è abbastanza conosciuto da noi, essendo una Commissione competente in materia. Tuttavia, ci ha dato qualche notizia che non conoscevamo. Fortunatamente il collega Allasia non era in Aula quando lei ha raccontato la vicenda della Sicilia e del costo che si scarica.

  ENRICO TESTA, Presidente di Assoelettrica. Se vuole, la racconto di nuovo !

  PRESIDENTE. No, per carità ! Saltando la velata polemica sul costo degli incentivi alle rinnovabili, che ho sentito, e la parte fiscale, andrei direttamente al discorso della produzione.
  Purtroppo sappiamo che noi siamo usciti fuori dal nucleare, per cui il costo della nostra energia è sempre il più alto in Europa (si parla del 20 per cento). Il «purtroppo» lo aggiungo a titolo personale.
  Sotto questo profilo, vorrei inquadrare meglio la questione del costo unitario. È un problema di materia prima, di vettori oppure di vetustà dei nostri sistemi elettrici ? Sul costo, togliendo tutto il resto, saremmo competitivi, oppure anche lì si può fare qualcosa ? Visto che stiamo parlando di Strategia energetica nazionale, forse qualche idea si può dare.

  GIANLUCA BENAMATI. Siccome abbiamo poco tempo, oltre a ringraziare il presidente Testa, vorrei porre solo una domanda che ho già formulato in un'occasione precedente, durante la quale mi è stato detto che a tale domanda avrebbe dovuto rispondere Assoelettrica. Si tratta del tema – che io rinnovo, perché credo che sia cruciale dal punto di vista dell'elettricità – della sovraccapacità elettrica, di cui lei parlava, dovuta alle rinnovabili e soprattutto a un parco modernissimo di generatori a gas di diversa tipologia, che oggi si trova nella condizione di operare in misura molto ridotta rispetto alle proprie possibilità, e quindi attraversa delle crisi di sistema.
  Infatti, come ho già detto altre volte in questa situazione, ci sono centrali di grandi gruppi di turbogas che sono costate centinaia di milioni di euro e che funzionano 1.000-1.500 ore all'anno, ma sono indispensabili al Paese per due ordini di motivi. Innanzitutto, la presenza delle rinnovabili è di per sé una fonte discontinua di energia che ha delle fluttuazioni, e quindi richiede un sistema tampone per garantire la continuità delle forniture ai consumatori. In secondo luogo, oggettivamente, in una strategia di lungo termine del Paese questo tipo di tecnologia di generazione serve.
  A questo profilo si collega un altro tema al quale giriamo sempre intorno. Assorinnovabili dice che sono bravi; Anigas dice che bisogna parlare come Assoelettrica. C’è la questione di come si concilia il pagamento alla disponibilità, che sicuramente serve, che è quella della griglia del gas. Siamo in questa situazione e abbiamo oltretutto anche il noto problema degli ampi incentivi concessi alle rinnovabili.
  Vorrei sapere come si può realisticamente trovare un equilibrio in questo comparto, evitando di scaricare ulteriori oneri a carico della fiscalità generale o della bolletta, che credo siano le uniche cose che non si possono più fare. Vorrei quindi conoscere la vostra proposta, dal momento che stiamo svolgendo questa indagine conoscitiva anche per avere degli spunti. Proposte ce ne sono, però mi piacerebbe sentire anche la vostra. Parliamo di aspetti molto concreti.

  MARIASTELLA BIANCHI. Vorrei porre una domanda che ha già formulato l'onorevole Benamati: quanto pesa, secondo voi, la sovraccapacità di produzione sul costo dell'energia in questo Paese ? Quanto pesa, ad esempio, quello strano fenomeno per cui la tariffa oraria più costosa è diventata quella notturna, invece di essere quella tradizionalmente alta nei momenti di picco, che come sappiamo invece si è molto ridotta ? Ci troviamo in una strana Pag. 14condizione, per cui, nel momento in cui si abbassa la domanda, si alza la tariffa oraria.
  Ringrazio per aver chiarito qual è la percentuale di rinnovabili. Come sappiamo tutti, è molto alta la percentuale di rinnovabili tradizionali, come l'energia idroelettrica, che è sempre stata molto forte nel nostro Paese. C’è chiaramente una crescita anche delle altre fonti, che naturalmente da sole non arriverebbero a quel 28 per cento. Riteniamo che ci sia ancora molto margine per crescere.
  Il presidente Testa faceva riferimento a questo meccanismo per cui si paga un po’ di più l'energia elettrica rispetto al costo. Mi chiedevo se non ritenete utile incoraggiare l'efficienza energetica e il risparmio energetico, vista l'importanza di questo tipo di «nuova energia» (come viene chiamata), anche con meccanismi di maggior peso tariffario su chi ha consumi elevati.
  In fondo il momento di picco massimo si realizza con i condizionatori. Dobbiamo tener conto di tanti elementi e di tantissime esternalità negative che ci portano a ritenere molto utile contenere il consumo di energia.

  DAVIDE CRIPPA. Rispetto al quadro presentato, segnalo alcune criticità che condividiamo su alcuni temi. Che la rete elettrica nazionale oggi sia viziata da una serie di imbuti è palese, soprattutto in relazione a zone come la Calabria e la Puglia, per non citare la stessa Sicilia, dove lo Stato italiano, tramite GSE, eroga incentivi per una corrente di produzione eolica o fotovoltaica che non viene immessa in rete per incapacità gestionale.
  Mi riferisco ovviamente anche alle criticità segnalate sui contatori di energia elettrica domestici. Vorrei inoltre capire la posizione di Assoelettrica sulla questione dei distretti energetici, e quindi dei SEU. A nostra avviso, bisogna considerare un sistema che metta in sicurezza la rete elettrica nazionale, ma vada anche a difendere quel rapporto tra produttore e consumatore, che possano anche non essere nella medesima posizione. C’è il classico esempio del condominio. Se metto il fotovoltaico sul tetto condominiale, vado a cedere la corrente all'aspirapolvere della signora Maria al terzo piano.
  Ci sono delle esemplificazioni che non ci trovano d'accordo, al di là dei passaggi sul nucleare, che noi ovviamente non condividiamo. Quando si parla d'importazione dal mercato elettrico estero, mi sembra di ricordare che ci sia una percentuale abbastanza ridotta di nucleare (intorno al 10-15 per cento). È da sfatare questo mito per cui importiamo l'energia elettrica dal nucleare dei Paesi esteri, perché ovviamente dobbiamo fare un «amarcord» sul nucleare stesso.
  Rimango un po’ basito dalla sua posizione (che peraltro non è nuova, ma è la stessa che lei espresse quando era presidente di Legambiente) sulla questione dell'utilizzo energetico dei rifiuti.
  Oggi stiamo gestendo un panorama energetico nazionale che ha un surplus di produzione, come diceva anche il collega Benamati. Infatti abbiamo queste famose centrali, da poco revisionate, che devono ritornare in qualche modo dell'investimento fatto. Io spero che questo non vada a ricadere sulle componenti tariffarie per i cittadini.
  Non riesco ancora a capire perché insistiamo su questa valorizzazione energetica, che in realtà, secondo il nostro avviso, è un'erronea progettazione del ciclo dei rifiuti e del ciclo delle materie.
  Per quanto concerne anche le centrali, ci piacerebbe ascoltare una netta presa di posizione contro le centrali a carbone. Dato che abbiamo una forte presenza di centrali a gas da poco ammodernate, che evidentemente hanno dei costi sanitari d'impatto ambientale molto più bassi rispetto alle centrali a carbone (benché qualcuno parli di «carbone pulito»), vorremmo capire la sua posizione su questo aspetto. Probabilmente l'obiettivo è sostituire queste centrali a carbone con delle centrali di produzione di energia elettrica a gas.
  Per quanto concerne le rinnovabili, siamo d'accordo che sia stato viziato il mercato. A me piacerebbe che ogni tanto si facesse anche riferimento al fatto che le Pag. 15rinnovabili in alcuni periodi dell'anno sostituiscono totalmente la produzione, e si va incontro ad un mercato elettrico con un prezzo d'acquisto giornaliero bassissimo, dovuto all'eccedenza delle rinnovabili. Questo purtroppo non viene mai scritto. Ci lamentiamo sempre e solo del loro costo, ma non riusciamo a quantificare numericamente il loro beneficio. Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola al presidente Enrico Testa per la replica.

  ENRICO TESTA, Presidente di Assoelettrica. Inizio dalla prima questione, sollevata dall'onorevole Benamati del PD. Lei ha ragione nei fondamenti. Cerco di essere più semplice possibile. Se noi producessimo l'80 per cento dell'energia elettrica con fonti rinnovabili intermittenti (sole in modo particolare), in quei dieci giorni all'anno in cui piove su tutta Italia dovremmo avere una riserva dell'80 per cento. Faccio questo esempio estremo, ma poi ci sono le nuvole, c’è la mancanza di vento, la notte, e tanti fenomeni atmosferici che rendono quest'energia completamente intermittente, per cui bisogna prevedere una riserva quasi pari.
  La Germania calcola che per ogni megawatt eolico installato ci voglia mezzo megawatt termico di riserva. Quindi, al costo degli incentivi e ai costi di dispacciamento (ovviamente l'intermittenza rende molto più difficile tenere in equilibrio la rete) devo aggiungere anche il costo della riserva.
  Questo è il motivo per cui alcuni impianti che lavorano 1.500 ore, come lei ha detto, sono ancora aperti. Sono ancora aperti perché se li chiudessero, probabilmente l'Autorità avrebbe seri problemi. L'Autorità ha chiesto ad Enel di lasciare aperti anche quattro piccoli impianti a olio, perché se si dovesse riprodurre una situazione di crisi come quella che avemmo in Ucraina, per evitare il blackout in alcune zone, avremmo bisogno anche di quell'impiantino che produce 100 ore all'anno. La questione è assolutamente ben posta.
  Un sistema equilibrato dovrebbe funzionare su una combinazione bilanciata tra fonti programmabili, come gas e carbone, e fonti intermittenti, in maniera che non ci siano questi squilibri che stanno provocando grossissimi problemi al nostro Paese.
  Voglio rispondere rapidamente anche all'onorevole Bianchi che diceva che si è invertita la curva. La massima domanda è ancora nelle ore centrali del giorno, ma in quelle ore c’è tutto il fotovoltaico che viene offerto obbligatoriamente, e quindi abbassa il prezzo. Invece, quando il fotovoltaico esce di scena, gli unici che sono in grado di supplire sono gli impianti termici, i quali peraltro, non avendo lavorato durante il giorno, devono essere spinti all'insù nelle ore serali, e quindi viene a mancare una grande quantità di potenza. Di conseguenza, è normale che il prezzo della sera sia più alto rispetto al prezzo del giorno.

  MARIASTELLA BIANCHI. Per i motivi di copertura di offerta.

  ENRICO TESTA, Presidente di Assoelettrica. Esatto, anche perché indubbiamente l'impianto termico che lavora mille ore all'anno in quelle poche ore in cui lavora deve cercare di recuperare gli ammortamenti, il costo del gas e i costi variabili. Gli operai non li mando a casa a mezzogiorno, per poi farli tornare alle sei del pomeriggio.
  Sono assolutamente d'accordo con lei sull'efficienza energetica. Le voglio fare un esempio. Lei ha detto due cose diverse. Io penso, per esempio, come dico sempre, che la possibilità per la gente di dormire senza rivoltarsi nel sudore a giugno e a luglio in buona parte d'Italia (non solo al Sud ma anche al Nord) sia una conquista di civiltà minima. Io sono venuto a lavorare in questa città quando non c'era il condizionamento negli uffici. Non vi dico com'era la situazione. Si passava più tempo al bar a bere acqua minerale che in ufficio. Penso che avere un condizionatore non sia uno spreco. Io ho una madre di ottant'anni e se non le metto il condizionatore d'estate sta malissimo. A parte questi casi, penso che il condizionatore sia un Pag. 16elemento di benessere ormai acquisito in una civiltà matura, e non uno spreco.
  Nessuno di noi deve essere costretto a fare efficienza energetica rinunciando a livelli di benessere minimali.

  DAVIDE CRIPPA. Efficienza non è risparmio.

  ENRICO TESTA, Presidente di Assoelettrica. Esatto. Sono d'accordo. Bisogna comprare un condizionatore che sia efficiente, e non un vecchio baraccone. Non condivido l'atteggiamento moralistico per cui alcuni consumi elettrici sembrano eccessivi. La gente paga per questi consumi. Cito altri casi, che credo siano cari ai deputati Cinquestelle. La pompa di calore consente un risparmio del 50 per cento, in termini energetici, cioè unità di energia consumate a parità di lavoro erogato. Invece il costo è più alto rispetto all'uso del gas o di altre fonti. Questo non ha a che fare con fattori naturali di costo, ma con quella famosa struttura delle tariffe in base alla quale se lei vuole la pompa deve mettere un contatore da 6 chilowatt. A quel punto lei non paga di più perché consuma di più, ma paga di più perché va a giocare in Champions League, anziché stare in un normale campionato in cui se gioca bene vince e se gioca male perde. Questa è una delle cose che chiediamo di sistemare all'Autorità, che peraltro ha aperto una consultazione in merito.
  Sulla questione nucleare, dico solo una cosa che riguarda gli oneri. È evidente che la decisione, legittima e giusta, del popolo italiano di chiudere il nucleare porta con sé una spesa di smantellamento delle centrali nucleari, in quanto precedentemente il popolo italiano aveva deciso di averle. La democrazia è fatta in questo modo.
  Anche i tedeschi stanno pagando quote consistenti per chiudere i propri impianti. I tedeschi, come lei sicuramente sa, sono diventati i principali importatori di carbone al mondo. Mentre gli americani stanno abbandonando il carbone a favore del gas, grazie allo shale gas (il gas non glielo regala nessuno), i tedeschi, a causa della chiusura delle centrali nucleari, stanno diventando i principali importatori di carbone.
  Sui SEU (Sistemi Efficienti di Utenza) ho solo una cosa da dire. Mi riferisco a quanto detto dall'onorevole Benamati. Se io sono in grado di staccarmi dalla rete completamente, perché mi faccio un impianto fotovoltaico e mi metto una batteria, di giorno produco, consumo e accumulo, e la notte vado via. Se piove, c’è il vento o nevica, io non ho bisogno della rete. Se invece il presupposto dell'impianto fotovoltaico è avere una rete in backup, a cui ci si attacca quando arriva la nuvola o va via il sole, onestamente, mi sembra che la pretesa dei produttori fotovoltaici di incassare gli incentivi e non pagare gli oneri di sistema sia quanto di più paradossale possa esistere. Inoltre, come ho detto stamattina al Senato, tenete conto di una cosa molto importante: noi paghiamo 12 miliardi di incentivi all'anno. Lei immagini una frazione al cui numeratore ha 12 miliardi fissi, che non cambiano se si consuma di meno. A denominatore c’è la quantità di chilowattora che costituiscono la base imponibile. Meno chilowattora io metto a denominatore, (perché il Ministero dello sviluppo economico vuole giustamente agevolare i consumatori industriali, altrimenti se ne vanno da un'altra parte dove costa di meno, o perché i SEU escono) più aumenterà il prezzo unitario del kilowattora per chi paga. È quello che sta succedendo. Noi abbiamo un numeratore fisso, o addirittura in crescita, e un denominatore che continua a ridursi, sia perché diminuiscono i consumi sia perché ciascuno in questa ricerca delle agevolazioni cerca di non pagare gli oneri di sistema.
  Sui rifiuti ho poco da dire. I rifiuti sono una risorsa nazionale. Ce li abbiamo. Ho letto l'altro giorno un interessantissimo studio che dimostrava in maniera inoppugnabile che la diossina prodotta dai fuochi d'artificio a Napoli a Capodanno è 100 volte superiore a quella prodotta in un anno di funzionamento del termocombustore. Penso che siano delle macchine fantastiche. Cito il caso di Brescia, che è una città che guadagna tre volte, smaltendo Pag. 17rifiuti a un costo più basso, vendendo energia elettrica e facendo teleriscaldamento che, come lei sa, è una cosa importantissima.
  Aggiungo una considerazione di ordine generale. Io penso che noi italiani siamo bravi, ma non siamo i più intelligenti del mondo. Ho imparato nel mio mestiere d'imprenditore che la cosa intelligente da fare è copiare quelli che fanno meglio di noi. La invito a guardare i modi in cui in Europa si smaltiscono i rifiuti. Nel Nord Europa c’è il 50 per cento di termocombustione e il 50 per cento di riciclaggio. Più si va a Sud e più si trovano discariche. Ciò vale anche per il Sud dell'Italia, dove si riproduce esattamente la stessa situazione che c’è a livello europeo.
  Io vorrei imparare dei norvegesi, dai danesi, dai finlandesi, dai tedeschi, dagli olandesi eccetera. Come per le fonti rinnovabili, anche in questo caso, per favore, guardiamo qual è la composizione energetica degli altri Paesi e che cosa stanno facendo.
  Stamattina un suo collega al Senato ha citato gli Stati Uniti per una determinata cosa. Lei sa che noi abbiamo 18 mila megawatt solari installati, di cui l'80 per cento importati dalla Cina. Lei sa quanti megawatt solari sono installati in Cina ? Alla fine del 2012 erano 4 mila. Negli Stati Uniti d'America erano 3 mila. Siamo i più furbi oppure gli altri sono più svegli di noi ? Io propendo per la seconda tesi.
  Cosa si può fare per ridurre ? Purtroppo, cari colleghi, siamo in una situazione in cui è veramente difficile avere una riduzione dei costi dell'energia elettrica. Si può avere per alcune categorie, ma pagheranno altre. Non sono un demagogo. So che sarebbe molto facile dire che bisogna ridurre la fiscalità generale, che sarebbe giusto. Se il popolo italiano ha deciso di non volere il nucleare, non si capisce perché i costi li debbano pagare i consumatori di energia elettrica, tra l'altro in maniera completamente sproporzionata.
  C’è un problema di equità fiscale molto forte. Qualcuno mi deve spiegare perché la parrucchiera di mia moglie, che ha otto caschi per lavorare e consuma 40 mila chilowattora all'anno, deve contribuire di più alla chiusura del nucleare o agli incentivi per le rinnovabili del notaio che sta sullo stesso piano che, siccome ha solo il computer, consuma un decimo dell'energia elettrica che consuma un artigiano. È così. Sto parlando di una cosa specifica. Gli oneri di sistema vengono pagati proporzionalmente ai consumi elettrici, e questo non ha nulla a che fare con l'equità sociale. Gli oneri di sistema sono la conseguenza di decisioni pubbliche, e non di scelte del consumatore, il quale si trova a dover pagare le rinnovabili, la chiusura del nucleare e i contributi alla ricerca, in proporzione a quanto consuma. Questa è la ragione per cui nel nostro Paese chi consuma energia elettrica per motivi economici o di competitività contribuisce a questi oneri, che ormai hanno raggiunto cifre considerevoli, in maniera più che consistente. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente, anche per il calore che ha messo nella sua esposizione. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.20.

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