XVII Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Giovedì 10 ottobre 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Crippa Davide , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE E SULLE PRINCIPALI PROBLEMATICHE IN MATERIA DI ENERGIA

Audizione dei rappresentanti di Altroconsumo e Codici (Centro per i diritti del cittadino).
Crippa Davide , Presidente ... 3 
Gabriele Luigi , Responsabile delle relazioni istituzionali e affari regolatori di Codici ... 3 
Crippa Davide , Presidente ... 6 
Crisigiovanni Luisa , Direttore di Altroconsumo ... 6 
Crippa Davide , Presidente ... 8 
Fantinati Mattia (M5S)  ... 9 
Crippa Davide , Presidente ... 10 
Gabriele Luigi , Responsabile relazioni istituzionali e affari regolatori di Codici ... 10 
Crisigiovanni Luisa , Direttore di Altroconsumo ... 10 
Crippa Davide , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DAVIDE CRIPPA

  La seduta comincia alle 13.15.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione dei rappresentanti di Altroconsumo e Codici (Centro per i diritti del cittadino).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla strategia energetica nazionale e sulle principali problematiche in materia di energia, l'audizione dei rappresentanti di Altroconsumo e Codici (Centro per i diritti del cittadino).
  Ringrazio il dottor Gabriele per la disponibilità ad anticipare le audizioni previste. Se i colleghi sono d'accordo, in attesa che ci raggiungano anche i rappresentanti di Altroconsumo, possiamo cominciare la seduta della Commissione.
  Do, quindi, la parola al dottor Gabriele per lo svolgimento della relazione introduttiva cui seguirà il dibattito.

  LUIGI GABRIELE, Responsabile delle relazioni istituzionali e affari regolatori di Codici. Grazie, onorevoli deputati. Come sapete, Codici è una delle associazioni nazionali a tutela del consumatore, come Altroconsumo e altre 18 associazioni di consumatori. Dei due contributi che vi sono stati inviati, uno reca il titolo che è stato già utilizzato – me ne scuso – per l'audizione che abbiamo avuto l'altro ieri in Senato, mentre l'altro è il nostro position paper, presentato all'audizione annuale dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, che ogni anno ci interpella per raccogliere la nostra opinione su quanto accade nel settore.
  Relativamente al tema di oggi, come sapete, il nostro Paese è privo di una strategia energetica nazionale da circa cinquant'anni. L'ultima strategia energetica potrebbe essere stata messa in campo a suo tempo da Mattei, nel 1953-1954, con l'estrazione di idrocarburi e gas; da allora l'unica nostra strategia energetica è quella che troviamo all'interno delle bollette. Immagino che a ciascuno di voi sarà capitato di vedere il frontespizio di una fattura di energia e gas, di quelle che arrivano nelle case dei consumatori finali (sia piccoli utenti sia grandi energivori) e certamente saprete che, in fattura, la distribuzione della strategia energetica fatta in questi anni nel nostro Paese rientra all'interno della famosa voce «oneri generali di sistema».
  Dal momento in cui si è iniziato a capire che in questa voce si potevano inserire più componenti, ne sono state inserite di ogni tipo: dai famosi incentivi alle Ferrovie dello Stato per aver disalimentato e ceduto le loro centrali a Enel, nel momento in cui questa nacque, fino alle odierne politiche delle fonti energetiche rinnovabili. Possiamo condividere o meno queste scelte, possiamo ritenerle Pag. 4onerose o meno ma, in ogni caso, il dato di fatto è che, secondo la strategia politica energetica portata avanti nel nostro Paese, esse sono state pagate dai consumatori finali, cittadini e aziende.
  Tutto questo ha determinato, ovviamente, la crescita esponenziale del costo della bolletta energetica nel nostro Paese, finendo per far perdere il controllo della spesa alla famiglia media, all'azienda e a quei soggetti che, collegati a un'utenza elettrica, si trovano a dover far i conti con una voce che non è quella relativa al consumo o alla vendita. Difatti, il problema del nostro Paese non è che paghiamo molto l'energia – l'energia e il gas li paghiamo anche relativamente poco – ma ciò che paghiamo molto è l'inaudita concentrazione di sussidi incrociati, di oneri e incentivi che sono presenti all'interno della bolletta.
  Non mi dilungherò con l'elenco abnorme delle componenti che si annidano all'interno degli oneri generali di sistema – chi vuole potrà trovare queste informazioni nel grafico all'interno del documento che abbiamo consegnato, con l'analisi delle diverse componenti – ma ci domandiamo se sia giusto fare una strategia energetica nazionale continuando a tenere il peso degli oneri che gravano nei confronti delle famiglie o degli utenti finali così com’è.
  Come sapete, la strategia energetica che fu proposta l'anno scorso da alcune consultazioni a cui partecipammo anche noi si basa innanzitutto sull'efficientamento, sulle politiche sugli idrocarburi, sull'obiettivo di far diventare il nostro Paese un hub del gas e su numerose altri aspetti che, a nostro avviso, sono in parte validi, ma rappresentano soprattutto considerazioni di carattere generale. Non si può fare, infatti, una politica energetica che non dice come far risparmiare i consumatori italiani o gli utenti finali, così come non si può portare avanti una politica energetica che concentra il suo contenuto sull'efficientamento e, nello stesso periodo, emanare decreti come il cosiddetto decreto Passera-Grilli che sostanzialmente ha finanziato le grandi imprese energivore. In questo modo, finanziando gli energivori, erogando gli incentivi incrociati, continuando a dare contributi ed elargendoli, più o meno, a diffusione di massa, continuiamo a dire ai soggetti che consumano energia di non risparmiare, di non fare efficientamento.
  Ci pare evidente che, se vogliamo avere una politica energetica, il punto nodale è capire come consumare meno e come utilizzare le risorse a nostra disposizione. Certo, non possiamo dire che abbiamo una parte di idrocarburi nel sottosuolo, e non li estraiamo; a questo punto, Mattei sarebbe stato un visionario quando, a suo tempo, trovò il gas, allora considerato dalle Sette sorelle come una merce di poco valore. Oggi, come sapete, circa il 30 per cento dell'energia prodotta al mondo viene utilizzata attraverso il metano.
  Non possiamo, però, nemmeno immaginare di perforare tutte le nostre coste, pensando così di abbassare la nostra dipendenza da idrocarburi o di avere a disposizione più petrolio, anche estraendolo dalle nostre aree geografiche, e credere così di risolvere il problema. Infatti, la nostra dipendenza da idrocarburi è oggi stimata in circa 60 miliardi; a regime, se anche estraessimo tutti gli idrocarburi presenti sulle nostre coste, arriveremmo a 5 miliardi. Mi chiedo come facciamo a colmare la differenza di circa 55 miliardi.
  Il prezzo del petrolio, inoltre, non cambierà; che lo si estragga a casa o lo si compri altrove, il petrolio avrà sempre lo stesso prezzo. Certo, potremmo avere qualche beneficio in termini di tassazione, ma il beneficio va considerato e rapportato al gravissimo danno ambientale fatto a territori locali cui non si riesce a dare in cambio quello che, in effetti, gli viene tolto.
  In questi anni, le fonti rinnovabili sono state incentivate in maniera allegra e comoda. Se è vero che abbiamo creato, in qualche modo, un mercato delle fonti rinnovabili, è anche vero che non abbiamo una sola azienda nazionale che produca pannelli fotovoltaici o una rete diffusa di aziende che producono quadri elettrici; non abbiamo, insomma, strutturato un'industria. Pag. 5Inoltre, come sapete, la maggior parte degli impianti a terra di grandissime dimensioni, sia parchi eolici che fotovoltaici, non sono di proprietà dei consumatori, che pagano le fonti rinnovabili attraverso la componente A3 degli oneri generali sistema, ma sono in prevalenza di organismi finanziari e bancari.
  Possiamo pensare, oggi, di rimettere in discussione i famosi incentivi ? Non si tratta di diritti acquisiti; se si può mettere in discussione la pensione di un italiano medio, poiché si va a tagliare lì dove il bilancio dello Stato ne ha bisogno, è necessario anche rivedere i diritti che vengono considerati acquisiti. Se, ad esempio, un grande impianto, al di sopra di un megawatt (quindi, non è la famiglia, né la piccola azienda e nemmeno l'azienda agricola), si è ripagato il suo investimento, non possiamo continuare a dare incentivi da qui ai prossimi vent'anni, pensando di risolvere il problema attraverso l'introduzione di bond, poiché non facciamo altro che traslare il debito nel tempo, alle future generazioni.
  Il nostro problema focale, oltre al tipo di fonte, è la tipologia di distribuzione delle fonti. Noi abbiamo una rete che rimane, per diversi motivi, in una condizione oligopolistica. Quando fu fatta l'Enel, la concentrazione della distribuzione della produzione italiana andò nelle mani di un unico operatore che, anche se di Stato – nulla in contrario alle aziende di Stato – non garantisce alcun tipo di concorrenza. Nel momento in cui, ad esempio, l'omino di Enel distribuzione deve decidere se far passare un'energia prodotta da un impianto fotovoltaico o da un impianto di Enel produzione, secondo voi in favore di chi potrà decidere ? È ovvio che favorirà il suo collega, per ovvie motivazioni; anche io farei la stessa cosa.
  L’asset portante del nostro Paese rimane la rete; possiamo risolvere persino il problema della Telecom se riusciamo ad accorpare la rete telefonica con la rete di distribuzione di energia. Apriremmo immediatamente, in questo modo, la strada alle smart cities; potremmo mettere insieme, in maniera integrata e intelligente, le diverse tecnologie che vanno dalla gestione dei rifiuti all'acqua, al gas, all'energia. Potremmo efficientare e risparmiare, ma dobbiamo liberalizzare la rete. Oggi, lo ribadisco, il nostro problema fondamentale è proprio quello: o liberalizziamo la rete o la diamo, fino alla cabina, fino al cosiddetto ultimo miglio, a un soggetto unico, che sia in grado di permettere a tutti, in maniera equa, di gestire e inserire energia a proprio piacimento.
  Perché un piccolo produttore – penso a una famiglia, a chi ha perso il lavoro o a chiunque decida di intraprendere un tipo di attività diversa, rivolgendosi alla produzione di energia – con un impianto fotovoltaico, che da un momento all'altro decide di mettere in rete e a mercato l'energia, anziché prendere l'incentivo, semplicemente non può fare come fanno gli altri operatori del mercato ? Perché la rete, così com’è, non glielo permette.
  Sono certo che a ognuno di voi sarà capitato di ricevere un conguaglio stratosferico, in ritardo di quattro o cinque anni, oppure di trovare in bolletta la cosiddetta voce «consumo stimato» al posto del consumo effettivo. Vi porto questi esempi perché non si tratta di cose differenti; la distribuzione (e, quindi, la rete) è gestita dagli stessi operatori; i disservizi che stanno sul libero mercato sono gli stessi elementi di negatività che non permettono lo sviluppo energetico di questo Paese.
  È necessario, ovviamente, procedere con adeguati approfondimenti su ciò che è la rete di idrocarburi e la distribuzione, ma non continuiamo a pensare, come dicono alcuni big player, che in questo Paese è sufficiente ridurre il numero delle pompe di benzina per risolvere il problema del prezzo. Anche in questo caso, infatti, siamo di fronte a una falsità; non mi è mai capitato di sentire che se, nel mercato, riduciamo il numero degli operatori, ne guadagna il consumatore finale.
  Il problema non è solo che la nostra rete è obsoleta; in questo Paese, anche nel caso della distribuzione degli idrocarburi, c’è una logica monopolistica e di concentrazione che vede pochissimi operatori Pag. 6che sono i principali detentori della stragrande maggioranza del numero delle reti e non permette ad altri operatori di entrare sul mercato. Non possiamo pensare, però, di andare avanti a petrolio chissà per quanto altro tempo. Se vogliamo fare una ridistribuzione della rete degli idrocarburi dobbiamo unirvi necessariamente una ridefinizione della rete delle nuove tecnologie.
  Negli Stati Uniti, da qualche giorno, Tesla, la più grande produttrice di autovetture elettriche (che intanto hanno raggiunto una tecnologia formidabile per durata, velocità e prestazioni), per svilupparne la vendita ha iniziato a realizzare soprattutto la rete. Come possono gli italiani utilizzare auto o biciclette elettriche se non sanno dove ricaricarle ? Come possono gli italiani, giustamente, dotarsi di un mezzo elettrico se poi impiegano cinque o sei ore per ricaricarlo ? Oggi la tecnologia permette l'abbattimento di questi tempi, ma è necessario predisporre piani di sviluppo per questo tipo di attività.
  Vorrei dire un'ultima cosa sul gas e sull'idea di costruire un hub nazionale, che potrebbe essere importante, ma non so quanto ci porterà in termini di economie. Non so se ne siete a conoscenza, ma la stragrande maggioranza delle gare negli ambiti territoriali dei distributori di gas sono scadute da tredici anni e ci sono aziende di lungo corso che non sanno se da domani potranno continuare a distribuire o meno il gas. Insomma, non pensiamo a risolvere i problemi più immediati, che potremmo risolvere in un giorno, e invece pensiamo di realizzare l’hub europeo del gas. Credo che dovremmo valutare maggiormente questi elementi.
  L'elemento positivo è che oggi si è ricominciato a parlare di Strategia energetica nazionale (SEN), argomento che purtroppo avevamo accantonato. Come sapete, ci sono problemi nel Ministero competente che vi pregherei di risolvere, perché non è possibile che non vi sia un'autorità in grado di esercitare poteri determinanti per sviluppare strategie energetiche. Vi chiedo anche di riaprire velocemente una riflessione tecnica, perché le questioni legate all'energia, vi assicuro, stanno determinando l'impoverimento delle famiglie, la chiusura delle aziende e il disastro economico di questo Paese.

  PRESIDENTE. Do la parola alla dottoressa Crisigiovanni, direttore di Altroconsumo.

  LUISA CRISIGIOVANNI, Direttore di Altroconsumo. Grazie, presidente, e buongiorno a tutti.
  Rispetto a un mercato sicuramente complesso come quello dell'energia, Altroconsumo si è interrogato, ancora una volta, guardando anche al di fuori dei confini nazionali.
  Vorrei usare una frase che ho letto recentemente nella biografia di Steve Jobs (riportata nel libro ma pronunciata da un americano di cui non ricordo il nome): «il miglior modo per prevedere il futuro è inventarselo». Così, ci siamo chiesti se, come gruppo di oltre 350 mila consumatori, potessimo fare qualcosa di più per questo mercato complesso, uno dei tanti, ma sicuramente, come è stato ricordato, un mercato strategico.
  Ancora una volta, imparando dall'esperienza di altri colleghi, di organizzazioni che esistono da cinquant'anni o più in Europa – penso alle organizzazioni inglesi, olandesi e altre ancora – ci siamo resi conto che loro sono stati in grado di organizzare su piattaforme telematiche, dal 2011 in particolare in Olanda, dei gruppi di acquisto di energia e gas, che con successo hanno fatto risparmiare alle famiglie, ovviamente su quella che è la componente del prezzo della commodity, quindi dell'energia, somme variabili dai 50 ai 450 euro l'anno.
  Allora abbiamo pensato di provarci anche noi, di metterci la faccia, e il 27 maggio scorso abbiamo lanciato il primo gruppo di acquisto di energia e gas del nostro Paese. Il 19 settembre scorso, dopo aver comunicato i criteri all'Autorità per l'energia elettrica e il gas e ai concorrenti, si è tenuta l'asta online cui hanno partecipato 12 delle 500 aziende che abbiamo contattato. Le aziende si sono sfidate a Pag. 7colpi di rilanci, ben 32, e il gruppo di acquisto ha avuto una risposta di pre-adesioni di oltre 171 mila persone.
  Proprio nella giornata di oggi, stanno partendo comunicazioni individuali a ciascuno di questi pre-aderenti – l'adesione è libera, non vincolante e gratuita – affinché possano loro stessi giudicare, in sostanza, l'offerta dei tre vincitori d'asta rispetto alle quattro tipologie considerate. I vincitori d'asta sono: Trenta Spa per le categorie solo elettricità monoraria; Alma Energy per la categoria solo gas; Gala per la categoria dual fuel (elettricità bioraria e gas). Per ciascun utente, dicevo, verrà comunicata a seconda del proprio volume di consumo l'entità del risparmio, affinché possa giudicare la convenienza.
  Questo è solo un esempio di quello che un mercato evoluto può fare se ci sono i presupposti di una sana concorrenza; questo avviene, cioè, all'interno del mercato libero.
  Lo abbiamo fatto perché, da una parte, abbiamo ritenuto che le tariffe praticate dal mercato tutelato fossero sì delle tariffe che, come prevede la legge, non possono superare la copertura dei costi, ma che comunque fossero ancora troppo elevate; dall'altra, il fatto che solo un terzo, anche meno, degli utenti dopo dieci anni di liberalizzazione avessero di fatto tentato o potuto approfittare del mercato era, decisamente, un dato pesante che ci diceva anche altre cose, riportate tra l'altro nella relazione annuale dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas dello scorso agosto.
  In breve, il 47 per cento delle famiglie ritiene o ha la percezione di una scarsa trasparenza e chiarezza dei contratti di energia e gas; c’è il timore che cambiando, quindi passando al mercato libero, dove ci sono magari offerte più convenienti, si possano subire disservizi. Il secondo grosso motivo di deterrenza, quantomeno nella percezione degli utenti, è che ci sia scarsa convenienza in generale in relazione al proprio profilo di consumo; questo lo pensa il 42 per cento degli utenti. Infine – cosa a cui probabilmente, in parte, Altroconsumo ha cercato di porre rimedio, ma forse potrebbe fare qualcosa di più anche il legislatore – il 19 per cento delle famiglie ha la percezione che cambiare comporti complicazioni burocratiche e tecniche durante il passaggio. Non c’è più la famiglia che ha paura di rimanere al buio, ma sicuramente c’è la percezione, probabilmente fondata, che chissà quanti problemi si avrebbero nel cambiare fornitore.
  Vi chiedo, allora, che senso abbia battersi per anni per avere dei mercati liberi. Certo, lo prevede l'Unione europea. Serve per creare dei vantaggi, per creare delle spirali competitive più efficienti, ma se poi i consumatori non ne approfittano, a cosa serve ? E perché i consumatori non ne approfittano ? L'idea che ci siamo fatti è che sia ancora troppo complesso; la scelta migliore nel nostro Paese, ma non solo, non è sempre la più semplice. Anzi, direi che non lo è quasi mai.
  Noi abbiamo scommesso su questo per rendere semplice la scelta più conveniente. Non è detto che tutti gli oltre 170 mila aderenti abbiano convenienza a cambiare; ci sarà, però, in ogni caso una risposta semplice che arriverà loro, fatta di cifre in base alle quali potranno dire se sia per loro conveniente o meno.
  Il libretto che vi è stato distribuito è un compendio su che cos’è il mercato elettrico che noi, all'interno di un progetto in parte finanziato dall'Autorità, abbiamo portato in giro per l'Italia in alcuni incontri territoriali, fatti per spiegare alla cittadinanza – anche in luoghi non convenzionali, infatti abbiamo organizzato aperitivi o il caffè con Altroconsumo – che cos’è il mercato elettrico; per rendere, cioè, più familiare alla gente questo concetto che poi è la bolletta che ci si ritrova tutti i mesi, o che arriva in banca, ma che fondamentalmente nessuno guarda, sebbene essa abbia un peso sulle famiglie.
  Quando ci chiediamo in che modo sia possibile non aumentare l'IVA, forse si potrebbe pensare a generare delle energie positive, delle efficienze nello strutturare diversamente questa benedetta bolletta.
  Abbiamo agito, quindi, sul fronte della domanda, aggregandola; quello che riteniamo però si debba fare, come il collega Pag. 8ricordava poco fa – peraltro siamo stati auditi insieme anche in Senato sullo stesso argomento martedì scorso – è intervenire sul lato della distribuzione. La distribuzione, infatti, è per sua natura in mano all'ex monopolista, quindi qui non c’è margine e il trasporto dell'energia è una parte del costo che noi non possiamo controllare. Questo deve essere quindi più efficiente e soprattutto rispondere alle norme sulla concorrenza.
  L'altro capitolo sicuramente impattante (per un terzo sulla bolletta del gas e per il 12 per cento su quella elettrica) è ancora una volta quello delle tasse, degli oneri di sistema che includono i famosi incentivi, ovvero quei 12 miliardi che il Ministro dello sviluppo economico Zanonato immagina di poter spalmare in quattro anni, con un'operazione che ricorda un po’ quella dei derivati, ma che non riteniamo possa essere la risposta migliore a questo problema.
  Se gli incentivi sono stati introdotti, in un certo momento storico, per sviluppare questo settore – e l'obiettivo mi risulta sia stato in parte raggiunto – a questo punto non servono più e vanno tolti, anche se può essere impopolare farlo; bisogna però avere il coraggio di farlo se vogliamo davvero cambiare le cose.
  Certamente c’è un problema di peso e talvolta anche di doppia tassazione, per esempio rispetto al gas, che va risolto e che tocca al legislatore risolvere. Poiché agiamo in un mercato europeo, dobbiamo poterne approfittare e, ribadisco, noi abbiamo fatto del nostro meglio per tentare in qualche modo di creare condizioni di dinamicità anche per questo mercato.
  È interessante vedere come la nostra iniziativa abbia suscitato molto interesse riguardo all'acquirente unico, nei confronti anche dei maggiori player che, guarda caso, non sono i dodici che hanno partecipato all'asta; ma questo ben venga, crea dinamicità. Siamo stati a vedere se effettivamente il prezzo fissato dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas – determinato trimestralmente, come sapete – di fatto fosse più basso o meno di quello che noi avevamo spuntato con gli operatori, un giorno dopo l'asta. Per noi è come se si trattasse di una sfida: va bene che il prezzo dell'energia per quel trimestre si sia abbassato del 7 per cento, ma l'offerta che io richiedo al mercato deve essere più conveniente per generare lo spostamento di un gruppo di consumatori, e così è stato.
  Questa è efficienza, ma le questioni rispetto alle quali noi non abbiamo la forza di incidere sono, certamente, il discorso della fiscalità e quello del dispacciamento. Possiamo, cioè, rendere più consapevoli i consumatori, ma poi sta alle autorità di vigilanza essere più incalzanti rispetto, per esempio, ai contratti; come abbiamo sentito prima – e posso testimoniarlo personalmente – molte delle lamentele della gente riguardano la sottoscrizione di contratti di cui non si ha necessariamente contezza, perché magari sono stati proposti con pratiche commerciali scorrette, oppure il fatto di non riuscire ancora, nonostante tutti gli interventi fatti, a comprendere bene i propri consumi.
  Alla fine l'interesse del consumatore è quello di accendere o spegnere la luce e, anche quando lo si incentiva a migliorare, attraverso il risparmio, un utilizzo efficiente della propria energia, se il famoso contatore digitale è fuori dalle mura domestiche, sfido chiunque ad andare a vedere se sta superando o meno il picco. Anche laddove si parla di smart metering, tecnologia già presente nelle nostre case – vi riporto solo il dato peraltro abbastanza comune a livello europeo – non è detto che, ancora una volta, sia sempre consumer friendly e debba ricadere sulle spalle del consumatore il costo dell'installazione; in ogni caso, poi, questa installazione intelligente deve rispondere ed essere funzionale all'utilizzo all'interno delle case.
  Vi ringrazio per l'attenzione e sono disponibile per rispondere a eventuali domande.

  PRESIDENTE. Grazie. Comunico che per il dibattito, purtroppo, abbiamo appena dieci minuti di tempo. Prima di dare Pag. 9la parola ai colleghi, vorrei subito porre alcune domande di cui ho preso nota durante gli interventi.
  Non ho sentito, nelle vostre relazioni, di problemi legati alla misura. Gli strumenti di misura sia per il gas che per l'elettricità sollevano spesso problematiche legate, ad esempio, a sistemi di taratura che non vengono periodicamente sistemati, o anche al fatto che la richiesta di revisione di un contatore viene fatta a carico dell'utente. Vorrei, pertanto, sapere se avete delle linee di indirizzo in tal senso.
  L'altra questione riguarda la parte degli incentivi e, quindi, dei diritti acquisiti. Capisco la problematica legata ai grandi impianti e al fatto che ci siano, ovviamente, interventi di natura speculativa, in realtà finanziaria, per cui in alcuni casi, specie per gli impianti sopra un megawatt, una volta recuperato l'investimento, si potrebbe decidere di accorciare gli investimenti. Bisogna però mettere in conto che, probabilmente, se in qualche modo oggi andiamo a rivedere un business plan fatto all'epoca, o ridimensioniamo lo stesso business plan, sui singoli utenti, in realtà mettiamo in una situazione di criticità l'utente che ha fatto quel determinato investimento. Faccio l'esempio di una famiglia che ha investito in un piccolo impianto di tre kilowatt, con l'idea che fino a vent'anni comunque avrebbe avuto la possibilità di rientrare dell'investimento e con la sicurezza di avere una produzione energetica. Qualora oggi accorciassimo i termini degli incentivi, per chi ha fatto magari investimenti bancari, anche piccoli, sarebbe un problema perché se arriva a quattordici o quindici anni il tempo materiale di ritorno dell'investimento, non sono poi così tanti gli anni che restano né, soprattutto, gli incentivi, in termini economici, dai quindici ai vent'anni.
  Avete giustamente sollevato il problema della rete e della mobilità green; il concetto è che non siamo attrezzati come rete e stiamo, purtroppo, lasciando un po’ all'iniziativa del privato. Mi riferisco ad esempio alle colonnine di ricarica; Società Autostrade per l'Italia si sta attrezzando sulla Milano-Brescia, se non erro, con punti di ricarica di questa natura.
  È necessario, però, che l'approccio al sistema sia globale. Oggi il problema è che se spostiamo la mobilità veicolare classica da combustibili fossili verso una mobilità elettrica, in realtà non risolviamo il problema di importazione delle fonti, che rimangono prevalentemente fossili. Alla fine, i sistemi di generazione di quella corrente sono sempre legati a combustibili fossili.
  Nel complesso, spostando determinati tipi di mobilità individuale verso altri tipi di mobilità individuale forse non si fa quel gran beneficio, se non in termini puntuali, cioè dal punto di vista sanitario, nel senso che togliamo almeno le emissioni localizzate e le concentriamo in determinati punti. Non sono però così certo che, globalmente, anche dal punto di vista energetico, spostare totalmente questi tipi di consumi potrebbe risolvere alcuni problemi.
  Vorrei chiedere ad Altroconsumo il motivo della richiesta di una tariffa bioraria come offerta di servizio, quando oggi è evidente che il prezzo di acquisto giornaliero e diurno è praticamente lo stesso, specie d'estate, quando c’è il forte apporto delle rinnovabili e la gente non riesce neanche più ad avvertire in bolletta la differenza di costi tra i due sistemi.
  Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MATTIA FANTINATI. Visto che abbiamo poco tempo, sarò davvero telegrafico, e forse anche un po’ provocatorio, intervenendo su una cosa che è stata detta prima.
  C’è la difficoltà, per gli utenti, di cambiare tra un gestore e l'altro, perché spesso non si capisce quanto costa il cambiamento ma, soprattutto, quanto si risparmia. Un'analisi, condotta da alcune autorità, rivela che la stessa cosa avviene nella telefonia e un po’ anche nel settore nelle assicurazioni. In questo contesto generale, si tende a non cambiare. Sembra una Pag. 10condizione quasi voluta. Peraltro, nelle principali compagnie, le persone che siedono nei consigli di amministrazione sono sempre le stesse.
  Chiedo se, come consumatori, avete riscontrato la stessa cosa anche nel settore dell'energia.

  PRESIDENTE. Chiedo ai nostri ospiti di replicare in maniera telegrafica alle osservazioni poste o, in alternativa, vi chiederemo un contributo scritto.

  LUIGI GABRIELE, Responsabile relazioni istituzionali e affari regolatori di Codici. Rispetto alla prima domanda, troverete nel documento che vi abbiamo consegnato una risposta dettagliata. Sottolineo soltanto, riguardo alla distribuzione, che il distributore è colui che fa la rilevazione della misura, cioè la verifica del contatore (che sia teleletto o necessiti fisicamente di un operatore).
  Il problema grave del Paese è che questo distributore, nonostante prenda il 13 per cento della fatturazione nel settore elettrico e una percentuale simile nel gas, non svolge questa attività e di conseguenza non solo non permette al consumatore di essere in linea con i propri consumi, ma genera una serie disastrosa di problemi. Proprio per questo motivo ho ribadito la necessità, sia per il gas che per l'energia, di liberalizzare l'ultimo miglio o, comunque, di trovare una soluzione immediata per uscire dall'oligopolio degli attuali distributori.
  È vero che il Paese deve essere serio; avere più Stato significa avere più mercato. Rivedere gli incentivi ai soggetti finanziari, alle grandi banche e ai grandi fondi che hanno incentivi con un guadagno superiore al 10 per cento, non significa non essere seri, ma al contrario significa essere molto seri, soprattutto in una situazione di crisi come quella attuale. Non ho detto di togliere gli incentivi agli impianti di tre kilowatt; fino al megawatt mi sembra corretto mantenerli, ma è noto che molti degli impianti al di sopra di questa potenza sono esclusivamente di organizzazioni di natura finanziaria.
  Se sono rientrati con l'investimento, garantiamo loro, sicuramente, un surplus ma che non possa superare il 10 per cento. Oggi in alcuni casi supera anche il 35 per cento e stiamo pensando di emettere dei bond per coprire ciò che costituisce l'80 per cento degli impianti di fonti rinnovabili.
  Rinvio al documento che vi abbiamo consegnato per ogni approfondimento e per le altre risposte alle domande che avete formulato.

  LUISA CRISIGIOVANNI, Direttore di Altroconsumo. Rispondo altrettanto telegraficamente, partendo dall'ultima domanda. In sostanza, sulla governance dei consigli di amministrazione, mi riservo di mandarvi una dettagliata analisi dei nostri esperti, ma è certamente una sfida interessante, soprattutto laddove molte società si ammantano di codici deontologici o CSR (Corporate Social Responsibility) che deve essere poi declinata sul campo. Quindi, sostenibilità delle scelte che si fanno e «trasparenza» mi sembra la parola chiave; però è chiaro che la sindrome delle «porte girevoli» di molte autorità dovrebbe dirci qualcosa.
  Rispetto alla tariffa bioraria e, in generale, ai quattro cluster, in realtà noi abbiamo posto come criterio d'asta la formulazione di offerte valide per tutti gli utenti sul territorio nazionale, sia per la bioraria che per la monoraria, perché questo è il mercato attuale. Anche in questo caso vi farò avere i dati su quanti, tra quelli che hanno aderito al gruppo di acquisto, anche divisi per territorio, hanno optato per l'una o l'altra categoria.
  Riguardo al tema della fatturazione, siamo d'accordo con le osservazioni avanzate, come potete leggere nel documento che vi abbiamo consegnato. Questo è uno dei problemi e quello dei conguagli è associato, ancora una volta, alla capacità di capire veramente quanto e quando pagare. Abbiamo segnalato più volte questi temi all'Autorità. Nell'ambito di un progetto che si chiama «Energia: diritti a viva voce», cui partecipano tutte le associazioni, Altroconsumo gestisce, come call Pag. 11center, tutte le segnalazioni, e questa è certamente una delle voci più importanti.
  Torniamo così al discorso della lettura-autolettura; se c’è un contatore digitale la dichiarazione del consumatore deve essere attendibile e presa come veritiera, altrimenti non si comprende a cosa servirebbe il contatore. Anche in questa situazione, la tecnologia e lo strumento specifico possono venire in aiuto, ma il rapporto deve essere biunivoco e, quindi, se l'autolettura è consentita, il consumatore immette i suoi dati e in base a quel volume di consumo deve pagare una determinata cifra.

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti e mi scuso per i tempi davvero eccessivamente ristretti, imposti dai lavori d'Aula.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.