XVII Legislatura

IX Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 29 di Martedì 3 marzo 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL SISTEMA DEI SERVIZI DI MEDIA AUDIOVISIVI E RADIOFONICI

Audizione di rappresentanti di Fastweb SpA.
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 3 
Di Feliciantonio Lisa , Responsabile relazioni istituzionali di Fastweb SpA ... 3 
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 6 
Bruno Bossio Vincenza (PD)  ... 6 
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 6 
Bruno Bossio Vincenza (PD)  ... 6 
Romano Paolo Nicolò (M5S)  ... 7 
Nizzi Settimo (FI-PdL)  ... 7 
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 7 
Nizzi Settimo (FI-PdL)  ... 7 
Di Feliciantonio Lisa , Responsabile relazioni istituzionali di Fastweb SpA ... 8 
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 8 
Coppola Paolo (PD)  ... 8 
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 9 
Di Feliciantonio Lisa , Responsabile relazioni istituzionali di Fastweb SpA ... 9 
Meta Michele Pompeo , Presidente ... 11 

ALLEGATO: Documento depositato dai rappresentanti di Fastweb SpA ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MICHELE POMPEO META

  La seduta comincia alle 13.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di Fastweb SpA.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul sistema dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, l'audizione di rappresentanti di Fastweb SpA.
  Sono presenti la dottoressa Di Feliciantonio, responsabile delle relazioni istituzionali, e il dottor Fabio Fiorini, direttore del settore affari pubblici.
  Darei subito la parola alla dottoressa Di Feliciantonio per la relazione introduttiva.

  LISA DI FELICIANTONIO, Responsabile relazioni istituzionali di Fastweb SpA. Vi ringrazio molto per quest'audizione. Immagino che molti di voi conoscano Fastweb come il principale operatore alternativo in Italia, ma soprattutto come l'operatore che ha fatto della realizzazione di reti in fibra l'elemento fondamentale della sua strategia di mercato. Ad oggi noi copriamo già 5,5 milioni di famiglie con reti in fibra – sarò un po’ più specifica in seguito sulle tecnologie e sulle prestazioni delle nostre reti – e abbiamo appena rilanciato un piano di investimenti che ci consentirà di raggiungere 7,5 milioni di case entro la fine del 2016.
  Le reti in fibra – è inutile che ve lo dica – sono un elemento fondamentale di competitività del Paese, ma hanno anche una valenza straordinaria per il tema dei servizi audiovisivi. Il destino delle reti e il destino dei servizi audiovisivi sono fortemente correlati. Anche su questo sarò un po’ più specifica in seguito e cercherò di fornirvi la nostra prospettiva su questo argomento, mostrandovi come, a nostro avviso, il tema non sia, come spesso si rileva, che la carenza di reti sta bloccando lo sviluppo di servizi audiovisivi, ma il contrario. Forse il problema è da qualche altra parte.
  Intanto è oggettivo il fatto che ci sia un'esplosione di traffico. Il traffico video sulle reti IP cresce a un ritmo ormai praticamente impossibile da prevedere, tanto che sono state inventate nuove unità di misura per descrivere la quantità di traffico.
  Se avete sentito altri operatori di telecomunicazioni prima di noi, forse vi hanno rappresentato questo come un problema, come un tema da gestire. Noi di Fastweb non lo vediamo come un problema, ma come un'opportunità straordinaria e un segnale ottimo, per due motivi.
  Il primo motivo è che l'esplosione del traffico non vuol dire semplicemente che noi consumiamo un maggior numero di video o di contenuti pesanti. Vuol dire anche che ci sono più persone online, il che è sicuramente un dato positivo, perché il nostro Paese soffre di un ritardo molto forte nell'utilizzo dei servizi digitali.Pag. 4
  Il secondo motivo, estremamente positivo, è che più contenuti pesanti vengono utilizzati, più si sentirà il bisogno di reti performanti. Noi abbiamo fatto sempre della qualità l'elemento cardine della nostra strategia e riteniamo questo un aspetto fondamentale.
  Se andiamo a vedere nello specifico quali sono le caratteristiche di questo traffico video, notiamo che, mentre negli Stati Uniti il 78 per cento del traffico Internet è video, e di questo il 48 per cento è video ad alta definizione, in Italia soltanto il 15-16 per cento di questo traffico è video ad alta definizione.
  Ci rendiamo conto, quindi, che esistono due strade diverse: da una parte, c’è un Paese in cui si stanno sviluppando dei servizi video legali di ottima qualità, che si stanno affiancando alla televisione tradizionale e che cambiano completamente il meccanismo di consumo; dall'altra, nel nostro Paese, questa situazione non c’è. È evidente che manca fortemente in Europa, e in Italia in modo particolare, proprio quello sviluppo di servizi audiovisivi online che diventino un elemento, se non alternativo, almeno parallelo alle piattaforme tradizionali e che si affianchi ad esse in maniera rilevante.
  Vediamo di capire il perché di questo sviluppo anomalo che si ha in Europa e in Italia. Mancano le reti o mancano i contenuti ? Facciamo un flash sulle reti. Cercherò di non annoiarvi con i numeri e con i dati. Le reti di tipo ultrabroadband sono di tre tipi. Ci sono le reti via cavo, nelle quali si arriva fino a un dato punto, con piccole centrali, con la fibra e poi dalla centrale a casa dell'utente con il cavo coassiale, ossia quello dell'antenna televisiva tradizionale. Questo tipo di cavo rappresenta uno strumento molto elementare.
  Poi ci sono la rete Fiber-to-the-home, ossia la rete in cui la fibra arriva fino a casa, e la rete Fiber-to-the-cabinet, in cui la fibra arriva fino all'armadio di strada per poi proseguire con il rame.
  La nostra esperienza, guardando in tutta Europa, è che tutte e tre queste tipologie di reti sono perfettamente in grado di veicolare segnali Internet a una velocità di più o meno 70-80-100 megabit al secondo. Noi sappiamo che abbiamo un ritardo dovuto alla mancanza del cavo. Questa mancanza del cavo è il fattore principale che sconta l'Italia nel proprio ritardo, perché nei Paesi europei in cui il cavo, invece, è molto presente si sono generati due effetti positivi fortissimi. Innanzitutto la presenza di cavo ha reso possibile un upgrade molto rapido. Molti Paesi in cui c'era il cavo si sono ritrovati con una percentuale del 40-50 per cento di case già attraversate da una tecnologia molto performante.
  Il secondo aspetto è che, quando gli operatori via cavo hanno fatto questo upgrade delle reti, gli operatori di telecomunicazioni si sono visti costretti a rincorrere questa innovazione. Questo aspetto, chiaramente, in Italia è mancato.
  In Italia, qualcuno di voi saprà che il cavo non c’è stato, o, meglio, che è stato ucciso in culla con la famosa legge sul cavo monocanale degli anni Settanta. Questa è l'innovazione di cui, purtroppo, noi scontiamo ancora oggi l'assenza. Questo è il dato negativo, l'aspetto che ci ha penalizzato.
  Abbiamo, però, anche un elemento positivo. L'elemento positivo è che c’è un operatore, Fastweb, che ha cercato di stimolare la competizione infrastrutturale investendo in fibra.
  Un altro aspetto positivo è che noi abbiamo un'infrastruttura di rete e rame fatta in modo molto particolare. La rete in rame, a differenza di quello che succede negli altri Paesi d'Europa, è molto corta. Parlo della rete in rame d'accesso. La distanza tra la casa e l'armadio di strada è di circa 250 metri. In Francia, invece, è di circa 600 metri, in Gran Bretagna di 800 e in Spagna non c’è proprio l'armadio di strada. Si sono trovati con un problema. Noi abbiamo questa fortuna.
  Questo che vuol dire ? Vuol dire che, arrivando fino all'armadio di strada con la fibra e da lì collegandosi con il rame, con le nuove tecnologie già operative oggi, si trasmette il segnale a velocità eccezionali. Noi abbiamo già fatto una rete di questo tipo che raggiunge all'incirca 3,5-4 milioni Pag. 5di case e i nostri clienti hanno un segnale che viaggia a velocità che vanno dai 70 ai 100 megabit al secondo.
  Siamo un po’ dispiaciuti quando questa tecnologia della fibra fino all'armadio viene associata ai 30 megabit. È un'associazione del tutto formale, che non parte dalla realtà italiana, una realtà in cui abbiamo avuto degli eventi che ci hanno segnato negativamente, ma in cui ci sono anche dei fattori che dobbiamo essere in grado di sfruttare per recuperare il ritardo, che nessuno vuole negare.
  Rispetto ai servizi audiovisivi, è evidente che la presenza di reti sia un dato fondamentale per lo sviluppo dei servizi e degli stili. Noi abbiamo anche valutato, però, che in questo momento già un 30-40 per cento della popolazione italiana è coperta da reti a banda ultralarga, ossia da reti in grado di trasportare servizi molto velocemente.
  Non solo, i servizi audiovisivi, per le tecnologie adesso disponibili, viaggiano bene anche su reti di 10-20 megabit al secondo. Con le tecnologie di progressive download, oggettivamente, una buona rete ADSL è perfettamente in grado di veicolare in modo assolutamente performante i contenuti.
  Veniamo al motivo del mancato sviluppo. Qualcuno si chiede perché non arrivi Netflix in Italia. Il punto non è che Netflix non arriva in Italia perché non ci sono le reti. Netflix non arriva ancora in Italia perché c’è una fortissima difficoltà ad acquisire contenuti per il video on demand, ossia per queste nuove piattaforme, e perché ci sono ancora delle strategie di distribuzione da parte dei detentori dei diritti che penalizzano questo nuovo mezzo.
  Fastweb è stata leader di innovazione non soltanto nelle reti. Noi abbiamo provato anche a creare una nostra televisione via Internet. Forse qualcuno se la ricorderà. Sono passati tanti anni. Forse era troppo presto. Ci siamo scontrati, però, per anni e anni contro la rigidità di alcune pratiche commerciali. Vi faccio l'esempio delle finestre di programmazione. Ancora oggi i diritti di video on demand sono disponibili 3-6 mesi dopo l'uscita in sala del film. Questa è una follia, perché è evidente che la propensione al consumo di un bene digitale è altissima all'inizio del ciclo di vita di un prodotto e che poi va a decrescere. È una follia, perché non si riconosce il fatto che ormai siamo in un contesto in cui non c’è più l'asimmetria informativa che c'era quindici anni fa.
  Quindici anni fa, se qualcuno di voi ha dei figli piccoli, si ricorderà che la Disney gestiva il suo prodotto facendo uscire a distanza di anni un suo film classico. All'epoca questo era possibile, perché non c'era altro modo. Eravamo tutti lì ad aspettare che uscisse il nuovo Biancaneve o Cenerentola. Ormai la creazione di questa «scarsità» artificiale non regge più, perché il cliente si procura il contenuto in un altro modo e, quindi, alla fine c’è una perdita per tutti.
  Un altro tema riguarda le esclusive. Purtroppo, la maggior parte del prodotto cinematografico non è disponibile per il video on demand perché il diritto viene acquistato insieme ai diritti di piattaforme più consolidate. Facciamo un nome a caso: il satellite.
  A quel punto, chi si è preso il diritto esclusivo del video on demand, ma ha già una piattaforma dominante che ha interesse a proteggere, non farà una strategia di vero sostegno alla piattaforma di video on demand. È evidente che avrà una strategia difensiva. Questo è il motivo per cui da noi c’è questo ritardo nello sviluppo delle piattaforme audiovisive.
  Come ultimo passaggio, io non sto nascondendo, nonostante sia convintissima di quello che ho detto, il fatto che le reti esistenti siano perfettamente adeguate a uno sviluppo del sistema audiovisivo online e, quindi, del fatto che il problema stia in altre «incrostazioni» del sistema, e che ampliare e migliorare le reti esistenti sia un must. È una strada che dobbiamo imboccare senza esitazioni. Il dibattito che c’è stato in questi giorni immagino l'abbiate seguito tutti. Aspettiamo proprio oggi una decisione della Presidenza del Consiglio dei ministri su questo tema.Pag. 6
  Fastweb ha una storia e un'esperienza particolari da condividere. Fastweb le reti in fibra ottica Fiber-to-the-home le ha fatte. Noi abbiamo 2 milioni di case attraversate in sette città. L'esperienza in questo senso ce l'abbiamo. Se ci siamo fermati a quei 2 milioni di clienti e a quelle sette città e abbiamo deciso di investire in una tecnologia diversa è perché ci siamo resi conto che questa nuova tecnologia è performante – raggiungiamo esattamente le stesse velocità del Fiber-to-the-home – ed è più veloce. In due anni, nel 2013 e nel 2014, abbiamo realizzato infrastrutture in 3 milioni di case in tecnologia Fiber-to-the-cabinet. Per infrastrutturare 2 milioni di case in Fiber-to-the-home abbiamo impiegato quasi dieci anni e ancora oggi non abbiamo una copertura omogenea. L'ultimo quartiere in Fiber-to-the-home l'abbiamo realizzato tre anni fa nel quartiere Fleming di Roma. Ancora oggi, a distanza di tre anni, quasi la metà dei condomini non ci dà il permesso di entrare dentro il condominio per installare la rete.
  Noi sappiamo perfettamente quali sono le complessità, i costi e i tempi per fare una rete Fiber-to-the-home. Quello che ci siamo permessi di dire è che, se vogliamo recuperare il ritardo che abbiamo senz'altro accumulato in questi anni, per i motivi che ci siamo detti, le reti Fiber-to-the-cabinet ci offrono una straordinaria opportunità.
  Vogliamo parlare dei costi ? Il costo di realizzazione di una rete Fiber-to-the-home per il 70-80 per cento della popolazione è stato stimato dal Governo – la stima a me sembra molto ottimistica, ve lo confesso – in circa 11 miliardi. Per esempio, la Francia, per arrivare al 70 per cento, aveva stimato 20 miliardi. È vero che la Francia è leggermente più grande dell'Italia, ma non è tanto più grande. Con le reti Fiber-to-the-cabinet una spesa di 3 miliardi, di cui la metà è già stata spesa dai privati, è sufficiente a coprire l'80 per cento della popolazione.
  Pertanto, noi auspichiamo sinceramente che venga creato un meccanismo virtuoso, un meccanismo di sussidiarietà tra Stato e quindi sistema pubblico, da una parte, e privati, dall'altra, e che ci sia una divisione dei compiti netta. Poiché il mercato consente agli operatori di investire con le proprie risorse, auspichiamo che ci sia data la possibilità di investire in queste tecnologie e che lo Stato intervenga tempestivamente, come ha già fatto in tante regioni del Sud. Con il Fiber-to-the-cabinet avremmo, nel giro di pochi mesi, delle performance straordinarie.
  Noi auspichiamo che lo Stato si impegni nelle aree cosiddette a fallimento di mercato. Questo, a nostro avviso, consentirà di raggiungere dei risultati eccezionali in tempi brevi e con una spesa di risorse pubbliche estremamente contenuta.
  Vi do un ultimo flash. Per la copertura completa in Fiber-to-the-cabinet di Calabria, Campania, Sicilia e Puglia lo Stato spenderà – in parte è ancora in fase di spesa – 400 milioni di euro. Tutto il resto ce l'hanno messo i privati. Questo è un modello che, a mio avviso, funziona, perché ottimizza le risorse pubbliche e sfrutta al massimo la volontà dei privati di impegnarsi in primo luogo su questo tema strategico. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. A me sembra che quest'audizione, forse un po’ anche giustamente condizionata dalla discussione che in questo momento è in atto nel palazzo a fianco...

  PRESIDENTE. È già in corso ?

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Si terrà oggi pomeriggio, ma la discussione occupa da qualche giorno le pagine di tutti i giornali e mi sembra che abbia messo un po’ più al centro il tema dell'infrastruttura.
  Volevo, molto rapidamente, porre alcune domande e fare alcune riflessioni.
  Voi siete d'accordo con l'idea che ha lanciato anche l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni di fare un catasto Pag. 7delle reti, tale da consentire di conoscere quello che ancora oggi non sappiamo effettivamente, ossia quanta rete sia stata posata effettivamente in Italia e come si possano fare delle ottimizzazioni ?
  L'ultima questione che lei ha posto alla fine del suo intervento sul meccanismo di sussidiarietà è sicuramente legata agli investimenti pubblico-privato, che però, come sappiamo, riguardano le aree Obiettivo 1. È difficile che il tema delle aree a fallimento di mercato del Nord possa essere affrontato in questo modo. Io pensavo che solo la Calabria avesse, su un totale di 409 comuni, 405 comuni a fallimento di mercato. L'altro giorno, però, ho scoperto che, su 8.000 comuni italiani, oltre 7.000 sono a fallimento di mercato rispetto al discorso dell'infrastruttura e della rete.
  C’è sicuramente una questione che va affrontata, come giustamente credo che in queste ore stia facendo il Governo con una convergenza pubblico-privata. Tuttavia, il meccanismo del cofinanziamento attraverso i fondi europei può essere attuato nel Mezzogiorno – per una volta, abbiamo un vantaggio – ma sicuramente non nelle altre aree.
  C’è, dunque, un tema che riguarda anche gli operatori privati e che mi suggerisce la seconda domanda: cosa ne pensate dell'idea, che stamattina veniva riproposta anche da un amministratore di un vostro competitor, Vodafone, di fare quest'azienda pubblico-privata partendo da Metroweb, ovviamente senza la prevalenza di alcun operatore ?
  Passo a una terza questione, in merito alla quale io sono convinta che abbia ragione Raffele Tiscar. Penso, cioè, che il Fiber-to-the-cabinet abbia le stesse performance del Fiber-to-the-building o del Fiber-to-the-home. Mi chiedo, al di là del discorso economico che lei ha fatto, come mai voi abbiate scelto di fare vostri armadi alternativi a quelli di Telecom e non, invece, di puntare immediatamente sul building e sull’home.
  Soprattutto io chiedo a che punto è – visto che ormai, anche per quel che riguarda le regioni del Mezzogiorno, il grosso del cofinanziamento riguarda la fibra all'armadio e non la fibra alle case – la tecnologia del G.fast, che potrebbe magari rispondere positivamente sul passaggio dai 30 ai 100 megabit.

  PAOLO NICOLÒ ROMANO. Anch'io volevo chiedere lumi riguardo alla minaccia da parte del Governo dello switch-off della rete in rame, di cui si sta discutendo proprio in questi giorni. Volevo capire meglio qual è la vostra idea-visione sul futuro della rete, più che altro dell'ultimo miglio, in rame. Secondo voi, per quanti anni può essere ancora sfruttata con le nuove tecnologie ? Cosa pensate dell'ipotesi di uno switch-off forzato della rete in rame, visto che le tecnologie G.fast e vectoring garantiscono alte prestazioni ? E, soprattutto, qual è la differenza in termini sia di costi, sia di tempi, tra l'FTTC e l'FTTH ?
  Come ultima domanda, come valutate l'ipotesi di una società della rete con la partecipazione di tutti gli operatori e quale, secondo voi, dovrebbe essere il controllo di questa nuova società ? Valutate che sia meglio che rimanga in mano pubblica oppure che sia lasciato ai privati ?
  Grazie.

  SETTIMO NIZZI. Nella scorsa legislatura noi proponemmo una modifica per quanto riguarda la possibilità di fare lavori per portare la rete nei condomini e nelle case. Non è stato fatto il decreto attuativo oppure quali sono le motivazioni per cui il Parlamento ha legiferato e poi...

  PRESIDENTE. Lo chiede a lei ?

  SETTIMO NIZZI. Sa perché lo chiedo a lei ? Proprio perché spesso il ministero, Palazzo Chigi e altre istituzioni non sanno rispondere. È la stessa cosa che è successa ieri. Purtroppo, è la stessa cosa che è successa ieri per quanto riguarda il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sul TFR. Nessuno sapeva dove fosse la scheda. Nessuno sapeva rispondere.Pag. 8
  Il problema riguarda soprattutto il fatto che, sempre con norma di legge, a proposito della possibilità di informatizzare tutta l'amministrazione generale dello Stato, sia centrale, sia periferica, e di cercare di buttar via un po’ di carta dagli uffici, è stato fatto un bando di gara che una nota azienda nazionale ha vinto con l'89 per cento di sconto.
  Parliamo sempre di soldi. Si investono moltissimi miliardi. A fronte della copertura del 70-80 per cento della popolazione nazionale, si presume che si spendano in Italia 11 miliardi con il Fiber-to-the-home e in Francia 20. Invece, al cabinet si arriva con soltanto 2-3 miliardi.
  Poiché non ci sono i soldi, essendo il nostro un Paese povero, i soldi lo Stato dice che li mette, ma non li mette, perché non li ha, e i privati vogliono darci servizi con lo sconto dell'89 per cento, io mi chiedo: come mai i privati, che fanno questi sconti e si mettono in competizione per fornire il servizio, non fanno capire a chi oggi riesce a governare dal punto di vista normativo e autorizzativo la possibilità di fornire un servizio importante come quello delle telecomunicazioni che si possono fare le cose e in fretta e che col tempo riusciremo poi a fornire servizi diversi ?
  Dieci anni fa io sono stato per caso a Siena. La fibra ottica dentro casa c’è forse da vent'anni, o giù di lì. In buona parte delle città italiane non sappiamo nemmeno cosa sia la fibra ottica. Abbiamo visto dei tagli nelle strade, con piccole pozzette, ma poi il funzionamento non l'abbiamo.
  Anche in città importanti del Sud dell'Italia manca il servizio. Io avrei voluto installare il servizio Fastweb a casa, ma non l'ho potuto fare, perché voi non servite una città importante della Sardegna. Non fa niente, poi magari ne parliamo. Voglio solo far capire la differenza rispetto a ciò di cui usufruiamo noi. Voi parlate di fibra veloce, noi siamo ancora con l'asinello. Ci deve essere una differenza. Noi portiamo le notizie con i sacchi sull'asinello da una casa all'altra, invece di collegarci a Google e trasferire 2-3 giga di notizie da un posto ad un altro.
  Io penso che uno stimolo da parte vostra nei confronti del Governo sia assolutamente indispensabile. Le aziende che hanno partecipato al bando di gara per le reti telefoniche di ultima generazione a banda larga hanno pagato uno o due miliardi a testa per avere la concessione. Naturalmente non li hanno ancora spesi tutti, ma ci sono aziende che sono venute qui disposte a spendere 1-2-3 miliardi in un anno per fare la rete. Come mai noi in Italia siamo ancora così scoperti ? Perché manca l'integrazione. Ognuno guarda casa sua – sto chiudendo, presidente – ogni azienda guarda la sua casa. Ecco che voi vi siete fatti i vostri impianti, i cabinet, e li avete messi a fianco di quelli della Telecom o magari anche a fianco di quelli di qualche altro concessionario di reti telefoniche. Speriamo che si riesca a far qualcosa di buono, ma non ci credo. Grazie.

  LISA DI FELICIANTONIO, Responsabile relazioni istituzionali di Fastweb SpA. Grazie per la fiducia.

  PRESIDENTE. Alle 14.30 riprendono i lavori d'Aula e dobbiamo sospendere. Facciamo l'ultimo intervento.

  PAOLO COPPOLA. Grazie, presidente. Mi soffermo solo su un altro aspetto, quello dell'offerta. Secondo me, è molto interessante, perché non era emerso in altre audizioni, il profilo relativo alla gestione delle finestre di programmazione e dei diritti esclusivi, che probabilmente rappresentano dei freni alla diffusione dei contenuti e alla domanda di connettività.
  Chiedo se Fastweb, magari attraverso delle partnership, riguardo allo sviluppo dei contenuti faccia qualcosa di innovativo. Una cosa che osservo spesso è che Internet è un canale di comunicazione bidirezionale. Noi assistiamo quasi dappertutto a uno spostamento del paradigma di comunicazione monodirezionale su Internet, Pag. 9che chiaramente è possibile, ma non ne sfrutta appieno le potenzialità.
  Questo sarebbe estremamente importante anche per quanto riguarda lo sviluppo non solo di contenuti, ma anche di interfacce nei confronti di tutta la popolazione over 54. Si tratta di una popolazione che in Italia, rispetto al resto d'Europa, è molto meno alfabetizzata digitalmente. Sviluppare opportunamente un'offerta televisiva di contenuti collegati a Internet, con una possibile interazione, potrebbe essere uno dei meccanismi con cui il nostro Paese cerchi di risalire le classifiche degli utenti che utilizzano la rete Internet.
  In questo senso gli operatori di telefonia o comunque di telecomunicazione potrebbero dare un importante contributo, chiaramente se avessero voglia di allargare il loro modello di business anche a questa tipologia di servizi. Volevo sapere se Fastweb ha intenzione di investire anche nella ricerca e sviluppo di questa tipologia di contenuti e servizi.

  PRESIDENTE. Do la parola alla nostra ospite per la replica. Ha cinque minuti di tempo.

  LISA DI FELICIANTONIO, Responsabile relazioni istituzionali di Fastweb SpA. Sarò rapidissima.
  Sul catasto delle frequenze sono assolutamente d'accordo. È uno strumento fondamentale. È fondamentale, però, che ci siano le infrastrutture civili non solo degli operatori delle telecomunicazioni, ma anche di tutti coloro che hanno delle infrastrutture in grado di far veicolare la fibra.
  Ricordo solo che uno dei motivi per cui noi, come Fastweb, siamo riusciti a realizzare in sette città le infrastrutture in Fiber-to-the-home è perché abbiamo sfruttato i cavi di Socrate, ossia i cavi che Telecom Italia aveva realizzato e non aveva sfruttato. Ci siamo riusciti per una serie di circostanze che in pochi minuti non riuscirei a raccontarvi, ma l'abbiamo fatto. In tutti gli interstizi che abbiamo trovato, sia legali, sia fisici, noi ci siamo infilati per mettere fibra. Non ci siamo mai fermati.
  Alla società della rete, che mi sembra il tema del giorno, io, francamente, non credo. Non ci credo per un motivo, ossia perché ho visto che noi ci comportiamo come se portare la fibra fino a casa sia la fine dell'innovazione. A quel punto, portata la fibra a casa, andrebbe bene anche un'unica società che non avrebbe più bisogno di innovare, di cambiare, di galoppare e di andare forte.
  A mio avviso, non è così. Non è così perché la fibra è come il cavo coassiale o il rame. È un mezzo di trasmissione. Sono le tecnologie attive che fanno la differenza.
  Quando Fastweb passò dalla sua rete in fibra e iniziò a operare sul territorio utilizzando il rame di Telecom, si registrò un problema enorme: portavamo 10 megabit sulla fibra, mentre in quel periodo Telecom Italia andava a 640 kilobit sul rame. Abbiamo dovuto inventare una tecnologia con i vendor per andare a 10 megabit anche sul rame.
  La competizione è essenziale. Dover rimanere a galla, doversi inventare qualcosa ogni giorno per restare sul mercato, è fondamentale in questo settore. È un settore strategico, che non è il gas, in cui – scusate – ci sono gli stessi tubi da più o meno cinquant'anni. C’è tecnologia anche lì, non voglio assolutamente minimizzare, ma è un altro universo. Il nostro è un universo in cui è necessario e fondamentale avere questo modello.
  Mi permetto di ricordare che l'unico modello di società della rete è stato realizzato in Australia. Il Governo australiano, cinque o sei anni fa, non ha creduto nel modello che gli proponeva Telstra, la Telecom Italia locale, che mirava a introdurre la Fiber-to-the-cabinet in tutto il Paese. L'Australia non accettò e comprò la rete in rame – arrivo anche al tema dello switch-off – a 15 miliardi di dollari australiani per poterla spegnere e far passare tutti alla fibra.
  Fu elaborato un Piano da 40 miliardi di dollari australiani – vuoto per pieno, dollaro australiano ed euro non sono molto lontani, per darvi l'idea – che però è stato Pag. 10un fallimento totale, perché una rete unica, non pungolata più da alcun competitor, rallenta, va piano e non ha più alcun motivo di innovare. Dopo quattro anni erano indietro di più della metà del Piano, cioè avevano realizzato solo un 5 per cento delle abitazioni e i costi erano già lievitati del 26 per cento.
  Il Governo australiano ha guardato i conti e ha capito che forse non si poteva fare. Adesso ha un nuovo Piano, tutto Fiber-to-the-cabinet, o, meglio, il 15 per cento è Fiber-to-the-home, tutto il resto è Fiber-to-the-cabinet, che paga lo Stato. La follia australiana è che quello che l'operatore di telecomunicazioni avrebbe già fatto con i suoi soldi adesso lo paga il taxpayer australiano.
  A me questa sembra una storia un po’ paradigmatica. Mi sembra che la nostra intenzione sia un po’ quella. Sul tema dello switch-off, se il Governo vuole andare in questa direzione e comprare la rete di Telecom – è un asset privato iscritto al bilancio e, quindi, necessariamente quello è un passaggio – e spendere 15 miliardi, sappia che dove ci hanno provato, anche in Nuova Zelanda, non è andata bene.
  Quanto al Fiber-to-the-home e al Fiber-to-the-cabinet, nessuno mette in discussione che il Fiber-to-the-home sia meglio del Fiber-to-the-cabinet. Signori, sarei una pazza a venire qui a dirvi il contrario. Io sto parlando di pragmatismo. Sto parlando di una rete che non preclude l'altra. Non ci sono posti sprecati. Si arriva fino a un dato punto e poi si può andare avanti. È una rete che offre le stesse prestazioni – perché i famosi 100 megabit si raggiungono – ma che costa il 20 per cento dell'altra e su cui gli operatori sono disposti a investire i propri soldi.
  Dall'altra parte c’è un Piano in cui noi non vediamo un ritorno sugli investimenti. Noi non siamo in grado di affrontarlo. Ci tiriamo indietro, scusateci, su questa opzione. Ve lo dico con estrema sincerità. Sarei veramente una bugiarda a dirvi il contrario. Dove noi siamo riusciti ad andare ci siamo già andati. Possiamo completare i quartieri, possiamo completare un po’ di spazi in quelle città, ma non vediamo al momento, con la domanda che c’è oggi, un'opportunità.
  Signori, scusate, ma vi vorrei anche far notare un fatto. Sto parlando solo di Fastweb. Su 5,5 milioni di case che hanno la rete Fastweb sapete quanti clienti abbiamo noi in questo momento ? Tra i 400.000 e i 500.000, ossia meno del 10 per cento.
  Peraltro, stiamo regalando la rete. La stiamo dando alle stesse condizioni. Non stiamo facendo pagare alcun premio di prezzo. Questo perché non c’è ancora una domanda tale che le persone siano disponibili non dico a pagare un prezzo in più, ma anche a fare lo sforzo di avere un operaio in casa che installi loro un apparato diverso.
  Passo allo stato dell'arte delle reti e chiudo. A proposito del ritardo effettivo, noi siamo un po’ condizionati da un meccanismo di calcolo che ci viene imposto dalla Commissione europea. La Commissione europea, giustamente, fa di tutta l'erba un fascio, perché deve fornire delle misure che siano uniformi. È qui che nasce l'obbligo di questi famosi 30 megabit.
  È vero che il Fiber-to-the-cabinet dà 30 megabit nel resto d'Europa, ma perché c’è quella caratteristica degli armadi molto lontani. Da noi il Fiber-to-the-cabinet dà quasi 100 megabit senza tecnologie enhancing.
  Con il G.fast, giustamente ricordato dall'onorevole Bruno Bossio – una tecnologia che noi abbiamo già sperimentato e che è già stata standardizzata, il che significa che siamo a un ottimo punto – si raggiungono velocità tra i 300 e i 500 megabit sulla fibra.
  Se ci sono cento persone sul mio cabinet, io ci vado. La sostenibilità per arrivare fino alla casa ce l'avrò, signori, non ci sono dubbi. È adesso che non c’è. Con il 10 per cento dei clienti io non ce la faccio ad arrivare fino alla casa. Quando tutti vorranno l'alta velocità, sicuramente ci sarà una sostenibilità diversa e l'amministratore di condominio non mi Pag. 11chiuderà la porta in faccia, perché i suoi condomini saranno i primi a volere questa innovazione.
  L'approccio graduale, a mio avviso, ha tutti i benefici e non ha alcuna controindicazione, perché non stiamo perdendo nessuna occasione. Stiamo semplicemente andando per tappe.
  Chiedo scusa se ho preso troppo tempo.

  PRESIDENTE. Ringrazio la nostra ospite per il suo intervento e per il documento depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato alla seduta odierna (vedi allegato) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.30.

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ALLEGATO

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